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KTC H27E6 a 300Hz e 1ms: come i rivali ma a metà prezzo
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KTC lancia il nuovo monitor gaming H27E6, un modello da 27 pollici che promette prestazioni estreme grazie al pannello Fast IPS con risoluzione 2K QHD (2560x1440). Il monitor si posiziona come una scelta cruciale per gli appassionati di eSport e i professionisti creativi, combinando una frequenza di aggiornamento di 300Hz e un tempo di risposta di 1ms con un'eccezionale fedeltà cromatica
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Realizzato da Lenovo e installato presso il Cineca di Casalecchio di Reno, Pitagora offre circa 44 PFlop/s di potenza di calcolo ed è dedicato alla simulazione della fisica del plasma e allo studio dei materiali avanzati per la fusione, integrandosi nell’ecosistema del Tecnopolo di Bologna come infrastruttura strategica finanziata da EUROfusion e gestita in collaborazione con ENEA
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Rullo di lavaggio dei pavimenti abbinato a un potente motore da 28.000 Pa e a bracci esterni che si estendono: queste, e molte altre, le caratteristiche tecniche di Z60 Ultra Roller Complete, l'ultimo robot di Mova che pulisce secondo le nostre preferenze oppure lasciando far tutto alla ricca logica di intelligenza artificiale integrata
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Old Oggi, 06:31   #1
Redazione di Hardware Upg
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Link alla notizia: https://www.hwupgrade.it/news/web/je...ra_146064.html

Jensen Huang, CEO di NVIDIA, ha respinto il paragone tra il boom dell'AI e la bolla delle Dot-com: oggi ogni GPU è in uso, segno di una domanda reale di calcolo. L'intelligenza artificiale, spiega, richiede potenza in tempo reale e dà vita a un'industria basata su "fabbriche di intelligenza".

Click sul link per visualizzare la notizia.
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Old Oggi, 06:46   #2
riaw
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"This time is different"
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La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché. Noi abbiamo messo insieme la teoria e la pratica: non c'è niente che funzioni... e nessuno sa il perché!
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Old Oggi, 07:02   #3
Doraneko
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Si beh, mi stupirei se avesse detto il contrario, col lavoro che fa
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Old Oggi, 08:10   #4
AtaruGolan
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Il discorso della "bolla dell'IA" è una narrazione comoda per chi guarda solo ai mercati finanziari, non alla realtà tecnologica. Se qualcosa dovesse "scoppiare", sarà il prezzo delle azioni non l'uso dell'intelligenza artificiale. L'IA non è un hype passeggero: è un cambiamento strutturale, un nuovo livello della civiltà industriale digitale.

La realtà è che ogni GPU, come dice Jensen Huang, è accesa e lavora: serve a produrre modelli, sistemi, automatismi che già oggi stanno ridefinendo l'intera economia. Parlare di "bolla" serve solo a tranquillizzare gli investitori spaventati o chi teme per il proprio posto di lavoro. Ma non c'è nessuna bolla nel processo di sostituzione graduale dell'uomo c'è solo un bias cognitivo: il cervello che tenta di rendere "accettabile" una trasformazione che spaventa.

Le grandi aziende non stanno costruendo l'IA per democratizzare la conoscenza, ma per ridurre costi, aumentare produttività e, dove possibile, sostituire il fattore umano. Lo stesso Goldman Sachs Research ha stimato che fino al 14 % dei lavori nei Paesi sviluppati potrebbe essere dislocato dall'adozione piena dell'IA e questa è la previsione "ottimista". Ma anche in quello scenario, la produttività globale crescerebbe di oltre il 15 %. In altre parole: l'efficienza economica aumenterà, ma il numero di persone necessarie per mantenerla diminuirà.

Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, ha dichiarato che l'IA "potrebbe influenzare quasi il 40 % dei posti di lavoro nel mondo, sostituendo alcuni e complementandone altri". È un modo diplomatico per dire che quasi metà dell'economia mondiale dovrà riconvertirsi. E la storia ci insegna che queste riconversioni non avvengono senza dolore.

Anche gli studi accademici confermano che non sono soltanto i lavori manuali a rischio. Una ricerca del 2024 (Ozgul et al.) mostra che persino i ruoli "non routinari" ad alto livello analisi, consulenza, marketing, perfino programmazione sono "susceptible to automation". L'IA non è più una minaccia solo per i ruoli ripetitivi: è un concorrente cognitivo, capace di ragionare e generare.

C'è chi, come la Wharton School, invita a non cedere al catastrofismo, ricordando che l'IA spesso "complementa" più che sostituire, e che nuove mansioni emergeranno accanto alle vecchie. Ma la domanda vera è: quanti potranno permettersi il tempo e la formazione per adattarsi? E quanti Paesi, soprattutto in Europa, hanno la struttura industriale per assorbire l'urto?

L'Europa, infatti, rischia di essere la principale vittima di questo cambio di paradigma. Senza una strategia tecnologica sovrana, il Vecchio Continente si ritroverà a importare tecnologie statunitensi e cinesi, pagando il prezzo della propria dipendenza. Sopravviveranno solo pochi grandi marchi, alcuni settori manuali e l'agricoltura. Ma anche lì la pressione economica e la concorrenza faranno sì che si cerchi di automatizzare il più possibile.

Che accada nel 2026, nel 2027 o nel 2030, il risultato non cambia: stiamo entrando nella più grande transizione del lavoro umano mai avvenuta. Una crisi che non sarà solo economica, ma anche sociale e culturale. I miliardari di oggi diventeranno i padroni dei mezzi di pensiero non più solo di produzione e quando la conoscenza stessa sarà proprietà privata, la distanza tra chi crea e chi subisce sarà irreversibile.

Non è una bolla. È un cambio di era. E chi ancora pensa di poterne restare fuori, non ha capito che il futuro non sta arrivando: è già acceso, e sta lavorando.


Edit
Aggiungo: una soluzione semplice non esiste, ma una direzione sì ed è politica e legislativa.
Serve agire ora, non quando la crisi sarà già esplosa. Occorre impostare leggi europee chiare e vincolanti che proteggano il lavoro, l'industria e la sovranità tecnologica.

Bisogna sostenere con finanziamenti mirati le aziende che scelgono di restare in Europa, incentivare la produzione locale e rendere conveniente produrre sul territorio europeo anche per i grandi colossi globali. Allo stesso tempo, occorre vincolare l'accesso al mercato europeo: chi vuole vendere in Europa deve contribuire alla sua economia reale, assumendo personale europeo e pagando tasse in Europa.

Va inoltre limitato se non vietato l'uso sistematico dell'outsourcing, pratica ormai abusata per ridurre i costi a scapito dei lavoratori e delle competenze interne. Le aziende devono essere incentivate a formare e riqualificare il personale locale, non a sostituirlo con manodopera remota o con automazioni incontrollate.

Servono anche investimenti pubblici in ricerca, semiconduttori, energie rinnovabili e intelligenza artificiale etica: senza una filiera autonoma, l'Europa resterà sempre dipendente da chi controlla le infrastrutture tecnologiche globali.

Infine, è indispensabile un nuovo "patto sociale europeo" che riconosca il diritto alla transizione: formazione continua, redditi di reinserimento, e soprattutto la garanzia che il progresso tecnologico non serva solo a generare profitti, ma a mantenere dignità, sicurezza e prospettive per chi lavora.


Se l'Europa non agirà ora, diventerà un museo tecnologico, osservando da lontano il mondo che crea il proprio futuro altrove.
Non servono slogan, servono leggi, coraggio e visione.
Perché la vera rivoluzione non è l'intelligenza artificiale è decidere chi la governa.
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Old Oggi, 08:12   #5
sbaffo
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ormai anche Bill Gates parla di bolla, e lui arriva sempre tardi:
https://www.msn.com/it-it/money/stor...A0/ar-AA1Q8jIH

gli unici due che la difendono guardacaso sono giacchetta e altman (che ha aperto al p.rno visto che ha potenza di calcolo da sprecare...), e se devono scendere in campo loro, e autosostenersi finanziariamente (gli accordi di nvidia coi suoi clienti, in pratica li finanzia per comprare da lei)...
mi sa che ci saranno dei bei botti a capodanno...
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Old Oggi, 08:27   #6
sbaffo
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Il discorso della "bolla dell'IA" è una narrazione comoda per chi guarda solo ai mercati finanziari, non alla realtà tecnologica. Se qualcosa dovesse "scoppiare", sarà il prezzo delle azioni non l'uso dell'intelligenza artificiale. L'IA non è un hype passeggero: è un cambiamento strutturale, un nuovo livello della civiltà industriale digitale.

La realtà è che ogni GPU, come dice Jensen Huang, è accesa e lavora: serve a produrre modelli, sistemi, automatismi che già oggi stanno ridefinendo l'intera economia. Parlare di "bolla" serve solo a tranquillizzare gli investitori spaventati o chi teme per il proprio posto di lavoro. Ma non c'è nessuna bolla nel processo di sostituzione graduale dell'uomo c'è solo un bias cognitivo: il cervello che tenta di rendere "accettabile" una trasformazione che spaventa.

CUT

Che accada nel 2026, nel 2027 o nel 2030, il risultato non cambia: stiamo entrando nella più grande transizione del lavoro umano mai avvenuta. Una crisi che non sarà solo economica, ma anche sociale e culturale. I miliardari di oggi diventeranno i padroni dei mezzi di pensiero non più solo di produzione e quando la conoscenza stessa sarà proprietà privata, la distanza tra chi crea e chi subisce sarà irreversibile.

Non è una bolla. È un cambio di era. E chi ancora pensa di poterne restare fuori, non ha capito che il futuro non sta arrivando: è già acceso, e sta lavorando.
Anche internet fu una rivoluzione permanente, ma la bolla dot.com fu reale.
E ricordi "l'ufficio senza carta" pronosticato da Bill Gates (e non solo da lui) ai tempi di Windows95? che fine ha fatto?
E quante volte abbiamo sentito dire che i robot avrebbeto sostituito gli uomini, fin dai tempi del Luddismo? e i pc avrebbero ucciso le segretarie...
In parte è vero, ci sono i robot industriali nelle catene di montaggio, le email hanno ridotto l'uso della posta cartacea, ecc. ma tutto molto ridimensionato rispetto alle previsioni.

che tutte le Gpu sono accese e al lavoro è una bazza, smentita già settimana scorsa da Nadella (hanno le gpu ma non la corrente e i datacenter per farle andare) infatti lo dice anche Jensen "quasi":
https://www.hwupgrade.it/news/server...te_145673.html

altrove avevo letto che ormai stanno finenedo i dati per addestrare l'ia, e l'addestremento tra ia concorrenti non da buoni risultati.

E' come la guida autonoma, doveva arrivare in un paio di anni, poi 5, intanto qualche miglioramento c'è stato davvero, ma dopo 10 anni la stiamo ancora spettando....

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Old Oggi, 08:45   #7
pachainti
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Dai che sta per finire questa psicosi di massa creata e sostenuta da chi ha interessi in gioco.
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Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario. George Orwell

Il vero valore di una persona non si misura dai valori in cui sostiene di credere, ma da che cosa è disposto a fare per proteggerli. Se non pratichi i valori in cui credi, probabilmente non ci credi fino in fondo. Edward Snowden

Coloro che rinuncerebbero alla libertà essenziale, per acquistare un po' di sicurezza temporanea, non meritano né libertà né sicurezza. Benjamin Franklin
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Old Oggi, 09:02   #8
AtaruGolan
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Anche internet fu una rivoluzione permanente, ma la bolla dot.com fu reale.
E ricordi "l'ufficio senza carta" pronosticato da Bill Gates (e non solo da lui) ai tempi di Windows95? che fine ha fatto?
E quante volte abbiamo sentito dire che i robot avrebbeto sostituito gli uomini, fin dai tempi del Luddismo? e i pc avrebbero ucciso le segretarie...
In parte è vero, ci sono i robot industriali nelle catene di montaggio, le email hanno ridotto l'uso della posta cartacea, ecc. ma tutto molto ridimensionato rispetto alle previsioni.

che tutte le Gpu sono accese e al lavoro è una bazza, smentita già settimana scorsa da Nadella (hanno le gpu ma non la corrente e i datacenter per farle andare) infatti lo dice anche Jensen "quasi":
https://www.hwupgrade.it/news/server...te_145673.html

altrove avevo letto che ormai stanno finenedo i dati per addestrare l'ia, e l'addestremento tra ia concorrenti non da buoni risultati.

E' come la guida autonoma, doveva arrivare in un paio di anni, poi 5, intanto qualche miglioramento c'è stato davvero, ma dopo 10 anni la stiamo ancora spettando....
Internet ha portato una rivoluzione, è vero. Ma è importante ricordare come lo ha fatto.
Ha trasformato tecnologie, non le ha annientate. La carta è diventata file digitale, il negozio è diventato e-commerce, la posta è diventata e-mail. In ogni caso, dietro ogni passaggio c’era sempre un essere umano: un cervello che scriveva, programmava, decideva. Internet ha moltiplicato il lavoro umano, non lo ha sostituito. Ha digitalizzato l’uomo, ma non lo ha cancellato.

L’intelligenza artificiale invece rappresenta un salto qualitativo completamente diverso.
Internet non lavora da solo: ha bisogno di noi.
L’IA no: lavora, produce, decide, e impara da sola.

Internet ha trasformato il lavoro manuale in digitale e ha creato miliardi di nuovi impieghi: sviluppatori, analisti, marketer, creatori di contenuti, esperti di sicurezza, sistemisti, designer, e così via.
L’IA non fa questo. Non ha senso dire "nasceranno nuovi lavori" non nella stessa scala. Perché l’unico luogo in cui possono nascere nuovi ruoli è là dove serve una mente umana, un pensiero originale. Ma se la mente stessa viene sostituita da un sistema che pensa milioni di volte più in fretta, più a lungo e in modo collettivo, allora non resta spazio. L’umano diventa irrilevante, e non per ideologia, ma per semplice efficienza.

E mentre si lavora anche sugli automi fisici robot sempre più avanzati, umanoidi che già camminano e interagiscono non è difficile immaginare che anche i lavori manuali verranno progressivamente colpiti.
Chi oggi dice "un idraulico o un muratore non saranno mai sostituiti" dimentica che vent’anni fa si diceva lo stesso dei traduttori, dei fotografi, dei grafici, dei giornalisti. È solo questione di tempo, non di possibilità.

Il punto non è che l’IA "sostituisce alcuni lavori": è che sostituisce la mente umana stessa.
E la mente è ciò che ci rende unici e utili nel sistema economico. È la nostra differenza competitiva, la nostra identità cognitiva.
Oggi, le aziende stanno letteralmente estraendo questa risorsa le esperienze, le idee, le intuizioni dei propri dipendenti per addestrare le proprie IA. Non è una metafora: accade ogni giorno.
Io stesso, come milioni di altri, vengo costretto a "insegnare" all’intelligenza artificiale. Non per scelta, ma per necessità. "Vuoi continuare a lavorare? Allora addestra la macchina che domani ti sostituirà."
Molti non se ne accorgono. Credono davvero alla retorica aziendale: "l’IA serve per aiutarti". Ma se il tuo ruolo è solo correggere una macchina che un giorno non avrà più bisogno di te, chi sta davvero aiutando chi?

Continuare a paragonare l’IA alle dotcom o alla rivoluzione industriale è un errore logico. Quelle rivoluzioni spostavano il lavoro, non lo distruggevano.
La rivoluzione industriale sostituiva il braccio, ma aveva bisogno del cervello.
L’IA sostituisce il cervello stesso e quando il pensiero diventa automatizzabile, il lavoro umano smette di avere valore economico.

Nessun essere umano può lavorare ventiquattro ore su ventiquattro, né possiede una memoria collettiva istantanea o una capacità di calcolo distribuita su milioni di server.
Per le aziende moderne, l’essere umano è diventato una variabile inefficiente, un costo da ridurre. E molti dei miliardari che oggi finanziano questa corsa lo hanno dichiarato apertamente da decenni: il loro sogno è una società con meno persone e più automazione. Ora hanno finalmente l’arma perfetta per realizzarlo.
Un’intelligenza artificiale che non solo li renderà ancora più ricchi e potenti, ma che potrà anche ridurre lentamente, silenziosamente ciò che loro chiamano "sovrappopolazione".
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Old Oggi, 09:06   #9
AlexSwitch
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Il discorso della "bolla dell'IA" è una narrazione comoda per chi guarda solo ai mercati finanziari, non alla realtà tecnologica. Se qualcosa dovesse "scoppiare", sarà il prezzo delle azioni non l'uso dell'intelligenza artificiale. L'IA non è un hype passeggero: è un cambiamento strutturale, un nuovo livello della civiltà industriale digitale.

La realtà è che ogni GPU, come dice Jensen Huang, è accesa e lavora: serve a produrre modelli, sistemi, automatismi che già oggi stanno ridefinendo l'intera economia. Parlare di "bolla" serve solo a tranquillizzare gli investitori spaventati o chi teme per il proprio posto di lavoro. Ma non c'è nessuna bolla nel processo di sostituzione graduale dell'uomo c'è solo un bias cognitivo: il cervello che tenta di rendere "accettabile" una trasformazione che spaventa.

Le grandi aziende non stanno costruendo l'IA per democratizzare la conoscenza, ma per ridurre costi, aumentare produttività e, dove possibile, sostituire il fattore umano. Lo stesso Goldman Sachs Research ha stimato che fino al 14 % dei lavori nei Paesi sviluppati potrebbe essere dislocato dall'adozione piena dell'IA e questa è la previsione "ottimista". Ma anche in quello scenario, la produttività globale crescerebbe di oltre il 15 %. In altre parole: l'efficienza economica aumenterà, ma il numero di persone necessarie per mantenerla diminuirà.

Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, ha dichiarato che l'IA "potrebbe influenzare quasi il 40 % dei posti di lavoro nel mondo, sostituendo alcuni e complementandone altri". È un modo diplomatico per dire che quasi metà dell'economia mondiale dovrà riconvertirsi. E la storia ci insegna che queste riconversioni non avvengono senza dolore.

Anche gli studi accademici confermano che non sono soltanto i lavori manuali a rischio. Una ricerca del 2024 (Ozgul et al.) mostra che persino i ruoli "non routinari" ad alto livello analisi, consulenza, marketing, perfino programmazione sono "susceptible to automation". L'IA non è più una minaccia solo per i ruoli ripetitivi: è un concorrente cognitivo, capace di ragionare e generare.

C'è chi, come la Wharton School, invita a non cedere al catastrofismo, ricordando che l'IA spesso "complementa" più che sostituire, e che nuove mansioni emergeranno accanto alle vecchie. Ma la domanda vera è: quanti potranno permettersi il tempo e la formazione per adattarsi? E quanti Paesi, soprattutto in Europa, hanno la struttura industriale per assorbire l'urto?

L'Europa, infatti, rischia di essere la principale vittima di questo cambio di paradigma. Senza una strategia tecnologica sovrana, il Vecchio Continente si ritroverà a importare tecnologie statunitensi e cinesi, pagando il prezzo della propria dipendenza. Sopravviveranno solo pochi grandi marchi, alcuni settori manuali e l'agricoltura. Ma anche lì la pressione economica e la concorrenza faranno sì che si cerchi di automatizzare il più possibile.

Che accada nel 2026, nel 2027 o nel 2030, il risultato non cambia: stiamo entrando nella più grande transizione del lavoro umano mai avvenuta. Una crisi che non sarà solo economica, ma anche sociale e culturale. I miliardari di oggi diventeranno i padroni dei mezzi di pensiero non più solo di produzione e quando la conoscenza stessa sarà proprietà privata, la distanza tra chi crea e chi subisce sarà irreversibile.

Non è una bolla. È un cambio di era. E chi ancora pensa di poterne restare fuori, non ha capito che il futuro non sta arrivando: è già acceso, e sta lavorando.


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Aggiungo: una soluzione semplice non esiste, ma una direzione sì ed è politica e legislativa.
Serve agire ora, non quando la crisi sarà già esplosa. Occorre impostare leggi europee chiare e vincolanti che proteggano il lavoro, l'industria e la sovranità tecnologica.

Bisogna sostenere con finanziamenti mirati le aziende che scelgono di restare in Europa, incentivare la produzione locale e rendere conveniente produrre sul territorio europeo anche per i grandi colossi globali. Allo stesso tempo, occorre vincolare l'accesso al mercato europeo: chi vuole vendere in Europa deve contribuire alla sua economia reale, assumendo personale europeo e pagando tasse in Europa.

Va inoltre limitato se non vietato l'uso sistematico dell'outsourcing, pratica ormai abusata per ridurre i costi a scapito dei lavoratori e delle competenze interne. Le aziende devono essere incentivate a formare e riqualificare il personale locale, non a sostituirlo con manodopera remota o con automazioni incontrollate.

Servono anche investimenti pubblici in ricerca, semiconduttori, energie rinnovabili e intelligenza artificiale etica: senza una filiera autonoma, l'Europa resterà sempre dipendente da chi controlla le infrastrutture tecnologiche globali.

Infine, è indispensabile un nuovo "patto sociale europeo" che riconosca il diritto alla transizione: formazione continua, redditi di reinserimento, e soprattutto la garanzia che il progresso tecnologico non serva solo a generare profitti, ma a mantenere dignità, sicurezza e prospettive per chi lavora.


Se l'Europa non agirà ora, diventerà un museo tecnologico, osservando da lontano il mondo che crea il proprio futuro altrove.
Non servono slogan, servono leggi, coraggio e visione.
Perché la vera rivoluzione non è l'intelligenza artificiale è decidere chi la governa.
Tutto molto interessante, soprattutto le tue riflessioni sulla necessità di un controllo legislativo sull'adozione dell'IA in ambito lavoro, ma, il rischio di scoppio della bolla c'è ed è concreto.
Questo perchè gli immensi capitali già investiti e che ne dovranno essere in futuro, provengono tutti dal mercato finanziario. In altre parole 80% del capitale d'investimento globale nell'IA è a prestito e quindi è un rischio che le banche, fondi e finanziarie hanno già " assicurato " con prodotti derivati collegati.
OpenAI, per esempio, come già evidenziato in un altro thread, dovrebbe vantare da subito degli utili quasi fantascientifici per onorare il rimborso del suo debito e sostenerlo.
Comunque tutti i maggiori attori nell'ambito IA, sia attivi che passivi, ancora non hanno saputo rispondere al problema di come reinserire i lavoratori sostituti ( non affiancati ) dall'IA e di conseguenza come garantire la redditività da lavoro.
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Old Oggi, 09:16   #10
AlexSwitch
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Comunque sia, notizia di pochissimi minuti fa, la giapponese SoftBank ha liquidato completamente il suo stock di azioni Nvidia pari a 5.8 Miliardi di USD.
L'operazione è stata portata a compimento nonostante SoftBank abbia riportato profitti superiori alle attese.
Rimane da capire se questa mossa sia riferibile alla natura di " venture capitalist " di SoftBank , oppure sia un primo segnale di calo di fiducia nel settore IA.

https://finance.yahoo.com/news/japan...dH-6Awp6covqzp
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Old Oggi, 09:19   #11
AtaruGolan
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Tutto molto interessante, soprattutto le tue riflessioni sulla necessità di un controllo legislativo sull'adozione dell'IA in ambito lavoro, ma, il rischio di scoppio della bolla c'è ed è concreto.
Questo perchè gli immensi capitali già investiti e che ne dovranno essere in futuro, provengono tutti dal mercato finanziario. In altre parole 80% del capitale d'investimento globale nell'IA è a prestito e quindi è un rischio che le banche, fondi e finanziarie hanno già " assicurato " con prodotti derivati collegati.
OpenAI, per esempio, come già evidenziato in un altro thread, dovrebbe vantare da subito degli utili quasi fantascientifici per onorare il rimborso del suo debito e sostenerlo.
Comunque tutti i maggiori attori nell'ambito IA, sia attivi che passivi, ancora non hanno saputo rispondere al problema di come reinserire i lavoratori sostituti ( non affiancati ) dall'IA e di conseguenza come garantire la redditività da lavoro.

Sì, vero: la bolla è un rischio reale, ma molte persone e lo si vede in tanti commenti non capiscono che la bolla è soltanto finanziaria, non tecnologica.
Il rischio di collasso riguarda il mercato del capitale, non l'esistenza o l'evoluzione dell'intelligenza artificiale.

Se la bolla scoppiasse, assisteremmo a un crollo violento delle borse, fallimenti di società gonfiate da finanziamenti eccessivi, e un'ondata di crisi per chi ha costruito castelli di carta sui prestiti e sui derivati. Ma questo non fermerebbe l'IA.
Perché la tecnologia non "dipende" dal valore azionario: dipende dal suo utilizzo reale, e ormai è entrata nel cuore produttivo di ogni grande azienda del pianeta.

Le IA che la gente conosce quelle pubbliche, usate per fare immagini, testi, video e altri esperimenti creativi sono solo la superficie. Servono principalmente per raccogliere dati, addestrare modelli e ottimizzare sistemi.
Le vere IA, quelle che contano, sono interne: modelli proprietari aziendali che nessuno vede, e che imparano da miliardi di interazioni reali ogni giorno.
È lì che si gioca la partita vera. E quella non si fermerà per un calo in borsa.

Pensare che il crollo finanziario possa bloccare lo sviluppo dell'IA è come dire che, durante la caduta di una bomba, si possa sperare che "forse non esploderà perché una volta un'altra non è esplosa". È un'illusione di sicurezza.
Anche se il settore subisse una crisi di liquidità, gli Stati e le Big Tech continuerebbero a investire. Perché l'IA è ormai vista come infrastruttura strategica, non come un semplice business.

Chi parla di bolla spesso lo fa da un punto di vista puramente economico, senza rendersi conto che l'IA non è un prodotto, ma un processo.
Una bolla finanziaria scoppia quando il valore percepito non corrisponde al valore reale: ma in questo caso, il valore reale esiste eccome. Io lo vedo ogni giorno nel lavoro.
Vedo come le aziende la integrano, come riducono personale, come centralizzano conoscenza e automatizzano interi reparti.

È vero, alcuni approfittano della corsa all'oro dell'IA per speculare, come accadde con le dot-com o nel 2008. Ma la differenza è sostanziale: allora sotto non c'era nulla, solo promesse.
Qui, sotto la speculazione, c'è un motore che funziona davvero un motore che già sta cambiando il mondo del lavoro e che non ha bisogno della finanza per continuare a girare.


La bolla può scoppiare, sì, ma ciò che resterà non sarà un vuoto: sarà una macchina che non si ferma.
Il rischio non è economico, è umano. E quando ci accorgeremo che la mente è stata sostituita, non ci sarà più mercato da salvare, ma una società da ricostruire.
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Old Oggi, 09:24   #12
AlexSwitch
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Guarda che senza finanza, visti i capitali richiesti, l'IA non sarebbe nemmeno partita e/o sarebbe ferma al palo! Se crolla il castello finanziario che sorregge tutto l'infrastruttura, hardware e software, questa volta si porta giù tutto.

No money -> No IA!!
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Old Oggi, 09:41   #13
AtaruGolan
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Guarda che senza finanza, visti i capitali richiesti, l'IA non sarebbe nemmeno partita e/o sarebbe ferma al palo! Se crolla il castello finanziario che sorregge tutto l'infrastruttura, hardware e software, questa volta si porta giù tutto.

No money -> No IA!!

Hai ragione, all'inizio la finanza è stata indispensabile: senza i capitali di partenza, l'IA non sarebbe mai decollata.
Ma quella fase è finita.
I finanziamenti iniziali sono già stati investiti, le infrastrutture costruite, le GPU acquistate, i datacenter eretti, e i modelli di base addestrati.
La macchina ormai esiste.
Quello che vediamo adesso non è il "finanziamento della rivoluzione", ma la speculazione sulla rivoluzione.

Oggi si buttano soldi su soldi per inseguire rendimenti a breve termine, per far salire le azioni e permettere agli investitori di uscire prima del crollo. Ma la base tecnologica sotto è ormai solidissima, e non sparirà anche se il mercato dovesse sgonfiarsi.
È come costruire una città e poi giocare in borsa con i mutui: anche se la borsa crolla, la città resta in piedi.

Le grandi aziende hanno già capito dove stanno andando le cose.
Hanno investito miliardi, ma sanno che nel lungo periodo ne risparmieranno trilioni.
Perché l'IA è la chiave per tagliare il loro costo maggiore: gli esseri umani.
Un'azienda con centinaia di sedi nel mondo, alcune di proprietà, altre in affitto, con decine/centinaia di migliaia di dipendenti: può chiuderle, venderle, automatizzarle.
Ogni sede smantellata, ogni lavoratore licenziato, ogni funzione centralizzata in un modello linguistico rappresenta miliardi di risparmio.
E questo processo è già cominciato.

Chi parla ancora di "finanziamenti fondamentali" fotografa un passato che non c'è più.
Ora i fondi servono solo a gonfiare il valore azionario e a garantire profitti a chi specula, non a sostenere la tecnologia.
E i giganti lo sanno benissimo: Microsoft, Google, OpenAI, Meta, Dell, Musk… tutti sanno come andrà a finire.
Sanno che anche se la bolla scoppia, la tecnologia resta e continuerà a sostituire persone con processi.

E qualcuno dice: "sì, ma senza esseri umani chi comprerà?".
Il problema è che fino a quando gli esseri umani esistono, devono comprare.
Devono lavorare, pagare, consumare.
E chi controlla i sistemi produttivi e informativi controllerà anche il modo in cui quelle persone vivono e spendono.
È un ciclo perfetto di dipendenza.

Per questo non è fantascienza parlare di un mondo "cyberpunk".
Le grandi corporazioni che governano al posto degli Stati non sono un sogno distopico: sono semplicemente l'estensione logica di un capitalismo tecnologico che ha trovato la formula per autoalimentarsi senza più limiti morali né politici.
È la stessa mentalità che l'umanità ha sempre avuto solo che ora è confezionata meglio, più elegante, più silenziosa… e infinitamente più potente.
__________________
Cresciuto tra floppy, BBS e sogni pixelati.
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💀 Dark & Thrill (20:00) – horror e misteri moderni.
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Explore the unseen side of the AI age – where data replaces people.
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Old Oggi, 09:58   #14
ninja750
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Comunque sia, notizia di pochissimi minuti fa, la giapponese SoftBank ha liquidato completamente il suo stock di azioni Nvidia pari a 5.8 Miliardi di USD.
L'operazione è stata portata a compimento nonostante SoftBank abbia riportato profitti superiori alle attese.
Rimane da capire se questa mossa sia riferibile alla natura di " venture capitalist " di SoftBank , oppure sia un primo segnale di calo di fiducia nel settore IA.

https://finance.yahoo.com/news/japan...dH-6Awp6covqzp
eppure il titolo continua a salire
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Old Oggi, 10:10   #15
AlexSwitch
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Originariamente inviato da AtaruGolan Guarda i messaggi
Hai ragione, all'inizio la finanza è stata indispensabile: senza i capitali di partenza, l'IA non sarebbe mai decollata.
Ma quella fase è finita.

I finanziamenti iniziali sono già stati investiti, le infrastrutture costruite, le GPU acquistate, i datacenter eretti, e i modelli di base addestrati.
La macchina ormai esiste.
Quello che vediamo adesso non è il "finanziamento della rivoluzione", ma la speculazione sulla rivoluzione.

Oggi si buttano soldi su soldi per inseguire rendimenti a breve termine, per far salire le azioni e permettere agli investitori di uscire prima del crollo. Ma la base tecnologica sotto è ormai solidissima, e non sparirà anche se il mercato dovesse sgonfiarsi.
È come costruire una città e poi giocare in borsa con i mutui: anche se la borsa crolla, la città resta in piedi.

Le grandi aziende hanno già capito dove stanno andando le cose.
Hanno investito miliardi, ma sanno che nel lungo periodo ne risparmieranno trilioni.
Perché l'IA è la chiave per tagliare il loro costo maggiore: gli esseri umani.
Un'azienda con centinaia di sedi nel mondo, alcune di proprietà, altre in affitto, con decine/centinaia di migliaia di dipendenti: può chiuderle, venderle, automatizzarle.
Ogni sede smantellata, ogni lavoratore licenziato, ogni funzione centralizzata in un modello linguistico rappresenta miliardi di risparmio.
E questo processo è già cominciato.

Chi parla ancora di "finanziamenti fondamentali" fotografa un passato che non c'è più.
Ora i fondi servono solo a gonfiare il valore azionario e a garantire profitti a chi specula, non a sostenere la tecnologia.
E i giganti lo sanno benissimo: Microsoft, Google, OpenAI, Meta, Dell, Musk… tutti sanno come andrà a finire.
Sanno che anche se la bolla scoppia, la tecnologia resta e continuerà a sostituire persone con processi.

E qualcuno dice: "sì, ma senza esseri umani chi comprerà?".
Il problema è che fino a quando gli esseri umani esistono, devono comprare.
Devono lavorare, pagare, consumare.
E chi controlla i sistemi produttivi e informativi controllerà anche il modo in cui quelle persone vivono e spendono.
È un ciclo perfetto di dipendenza.

Per questo non è fantascienza parlare di un mondo "cyberpunk".
Le grandi corporazioni che governano al posto degli Stati non sono un sogno distopico: sono semplicemente l'estensione logica di un capitalismo tecnologico che ha trovato la formula per autoalimentarsi senza più limiti morali né politici.
È la stessa mentalità che l'umanità ha sempre avuto solo che ora è confezionata meglio, più elegante, più silenziosa… e infinitamente più potente.
Assolutamente no!
In un suo recente studio di massima UBS, solamente per il biennio 2025 - 2026, ha rivisto al rialzo le stime in conto capitale per gli investimenti a livello globale nell'AI:

- 423 MLD vs 375 MLD stimati entro il 2025;

- 571 MLD vs 500 MLD per il 2026.

Le proiezioni entro il 2030 sono di un tasso di crescita delle spese del 25% annuo per un totale stimato al 2030 di circa 1,3 Trilioni di USD.

Quello che ti sfugge, sul lato finanziario/economico dell'IA, è che a differenza di quanto successo con la bolla immobiliare USA e dei mutui subprime con relativi default per un totale di 3,2 Trilioni di USD, la maggior parte dei prestiti in conto capitale sono per beni non durevoli non ascrivibili al valore patrimoniale delle società finanziate.
Dopo 3 anni una GPU per AI è vecchia e meno efficiente e andrà sostituita, senza tenere conto inoltre di variabili importanti sui costi come il consumo energetico ( in aumento ) e la necessità di reperire basi di dati sempre più precise e sempre più scarse per addestrare i modelli.
Insomma quanto è sostenibile questa IA in un panorama di investimenti capitali molto veloce e dove gli utili dai servizi venduti sono sempre rinviati?
Il debito OpenAI, Anthropic e compagnia cantante come lo ripagheranno?
Mi pare che su questo si stia sorvolando abbastanza e la storia finanziaria recente ci duramente dimostrato che il " tuo big to fail " non esiste!!
__________________
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Old Oggi, 10:34   #16
s12a
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Il discorso della "bolla dell'IA" è una narrazione comoda per chi guarda solo ai mercati finanziari, non alla realtà tecnologica. Se qualcosa dovesse "scoppiare", sarà il prezzo delle azioni non l'uso dell'intelligenza artificiale. L'IA non è un hype passeggero: è un cambiamento strutturale, un nuovo livello della civiltà industriale digitale.[...]
OK, ma piantala di usare LLM per scrivere i tuoi messaggi. È più che ovvio a chiunque li abbia usati in maniera approfondita, anche solo in Inglese.
__________________
~

Ultima modifica di s12a : Oggi alle 10:36.
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Old Oggi, 11:02   #17
AtaruGolan
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Originariamente inviato da s12a Guarda i messaggi
OK, ma piantala di usare LLM per scrivere i tuoi messaggi. È più che ovvio a chiunque li abbia usati in maniera approfondita, anche solo in Inglese.
Tranquillo, i pensieri sono i miei, non di un modello linguistico, le cose che scrivo sono effettive e quelle che penso.
Se li esprimo in modo ordinato è solo perché mi piace dare un minimo di forma alle idee, anche quando sono scomode.
Non serve un'IA per dire le cose come stanno, basta un po' di coerenza e qualche ricerca, oltre che magari a lavorarci dentro.
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Old Oggi, 11:16   #18
AtaruGolan
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Assolutamente no!
In un suo recente studio di massima UBS, solamente per il biennio 2025 - 2026, ha rivisto al rialzo le stime in conto capitale per gli investimenti a livello globale nell'AI:

- 423 MLD vs 375 MLD stimati entro il 2025;

- 571 MLD vs 500 MLD per il 2026.

Le proiezioni entro il 2030 sono di un tasso di crescita delle spese del 25% annuo per un totale stimato al 2030 di circa 1,3 Trilioni di USD.

Quello che ti sfugge, sul lato finanziario/economico dell'IA, è che a differenza di quanto successo con la bolla immobiliare USA e dei mutui subprime con relativi default per un totale di 3,2 Trilioni di USD, la maggior parte dei prestiti in conto capitale sono per beni non durevoli non ascrivibili al valore patrimoniale delle società finanziate.
Dopo 3 anni una GPU per AI è vecchia e meno efficiente e andrà sostituita, senza tenere conto inoltre di variabili importanti sui costi come il consumo energetico ( in aumento ) e la necessità di reperire basi di dati sempre più precise e sempre più scarse per addestrare i modelli.
Insomma quanto è sostenibile questa IA in un panorama di investimenti capitali molto veloce e dove gli utili dai servizi venduti sono sempre rinviati?
Il debito OpenAI, Anthropic e compagnia cantante come lo ripagheranno?
Mi pare che su questo si stia sorvolando abbastanza e la storia finanziaria recente ci duramente dimostrato che il " tuo big to fail " non esiste!!
Sì, certo i dati UBS sono giuste, e nessuno nega che ci sia un'enorme massa di capitali in movimento. Ma quello che molti non considerano è la direzione di quei capitali. All'inizio servivano a costruire, oggi invece servono soprattutto a consolidare.

Le infrastrutture di base dell'IA sono già state costruite, non è più come prima, i datacenter, le GPU, i modelli fondativi, gli ecosistemi software. La fase "senza soldi non si fa nulla" è già alle spalle.
Ora stiamo assistendo alla fase di speculazione, in cui si continua a iniettare denaro non per creare, ma per gonfiare e trarre profitto. Quando la bolla scoppierà se scoppierà non farà sparire ciò che è stato costruito.
Le perdite saranno finanziarie, non tecnologiche, ripeto, non sparisce quello che è già costruito e che sta macinando già miliardi senza aiuti finanziari esterni.

I grandi gruppi lo sanno perfettamente.
Le Big Tech hanno ormai una base solida, un'infrastruttura propria e strategie di autosostentamento.
Molti stanno già progettando o costruendo centrali energetiche dedicate, reti fotovoltaiche, impianti eolici, e in alcuni casi persino microcentrali nucleari modulari destinate ai propri datacenter, e non è fantasia è realtà.
Non si tratta più di "aziende che usano energia", ma di soggetti che producono la propria energia, senza contare tutti i progetti in mano a queste stesse aziende don nuovi fonti di energie, o di progetti "per la medicina avanzata in mano a privati che la faranno ancora più commerciale"

E quando arriverà la crisi, il modo più rapido per compensare le perdite sarà semplice: tagliare i costi umani, cosa che la gente ancora non comprende.

I dipendenti sono il costo maggiore di ogni multinazionale, e l'IA serve esattamente a questo, ridurli, sostituirli o eliminarli. Immagina cosa significa per un gruppo con più 150.000 dipendenti sparsi nel mondo (e non sono poche ad avere questi numeri) poter automatizzare anche solo il 50%. A una media (bassa) di 10.000 euro al mese tra stipendi, benefit e costi di gestione, parliamo di oltre un miliardo e mezzo di euro risparmiati al mese. E questo senza contare uffici, forniture, manutenzione, viaggi, energia, vitto e logistica. Sono numeri che rendono irrilevante anche un crollo di mercato temporaneo.

Ecco perché oggi i licenziamenti massicci vengono frenati:

Licenziare troppo presto rischierebbe di scatenare l'opinione pubblica e accelerare regolamentazioni.
Ogni dipendente, per ora, serve ancora come "addestratore inconsapevole e/o anche se consapevole forzato da metriche aziendali" delle IA interne.
Il vero punto di svolta arriverà solo tra 2-3 anni, quando i sistemi saranno sufficientemente autonomi.
In questo momento, i finanziamenti non servono più a "sostenere lo sviluppo", ma a completare l'autonomia, ottimizzare modelli, creare IA che addestrano altre IA, e costruire infrastrutture energetiche e computazionali indipendenti.
Una volta raggiunto questo livello, anche se la finanza dovesse crollare, le grandi aziende resteranno in piedi e più tranquille, più efficienti e con una forza economica enormemente maggiore, crescente...


In fine direi, che la vera bolla non è quella finanziaria, ma è quella umana, l'ullusione dell'essere umano, di comunque sia essere indispensabile, che senza di lui l'economia muore, che senza la forza di lavoro non ci può essere futuro, questa è la bolla vera che scoppierà e le goccie che spariranno nel nulla saranno gli umani che saranno nient'altro che gocce destinate ad evaporare.
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Old Oggi, 11:31   #19
supertigrotto
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Dai cantate con me:
Non è una bolla non è una caramella e allora che cos'è? Nvidiella oè,la puoi programmare la devi masticare è come piace a te......
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Old Oggi, 11:36   #20
AtaruGolan
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Dai cantate con me:
Non è una bolla non è una caramella e allora che cos'è? Nvidiella oè,la puoi programmare la devi masticare è come piace a te......
Ideale per i commenti memorabili
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