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#1 |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2000
Città: Strada in Chianti, Firenze
Messaggi: 12998
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[BASILEA 2] - Proviamo a fare un po' di chiarezza?
Chi sa con precisione cosa comporterà l'entrata in vigore di Basilea2? Cosa succederà e come dovranno muoversi le aziende?
grazie
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#2 |
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Member
Iscritto dal: Jan 2004
Città: New York-Milano
Messaggi: 287
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Detto proprio alla spicciola anche le imprese più piccole dovranno avere un rating sulla base del rischio di insolvenza,quindi sarà più difficile poter ottenere credito dalle grandi banche o da altri intermediari finanziari per coloro i quali presenteranno bilanci e scenari di sviluppo tentennanti.
Per l'Italia è chiaramente uno svantaggio visto e considerato il nostro tessuto imprenditoriale costituito dall'80 % di PMI che alternano periodi ottimi a periodi disastrosi.
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" Torno a ribadire, per chi ancora non ha capito e soprattutto per chi non ha voglia di capire, che noi non alzeremo le tasse ma le abbasseremo " Romano Prodi |
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#3 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2000
Città: Strada in Chianti, Firenze
Messaggi: 12998
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Quote:
Più o meno era quello che avevo intuito io... la "formula" con cui sarà calcolato il rating è disponibile? Si baserà solo sulle insolvenze o anche su altri paramentri economici (indici, capitale sociale, ecc ecc)?
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#4 |
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Member
Iscritto dal: Jun 2000
Città: Italy
Messaggi: 84
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Al fine di armonizzare il requisito patrimoniale con la rischiosità della clientela, il Comitato di Basilea, nella prima proposta del Nuovo Accordo (1999), introdusse il concetto secondo cui il livello di patrimonio di vigilanza fosse da collegare con la rischiosità dei singoli prenditori, attraverso l’utilizzo dei rating esterni. Tali rating, sostanzialmente quelli assegnati dalle tre principali agenzie (Moody’s, Standard and Poor’s e Fitch) sono abbastanza oggettivi ed omogenei e quindi ben si prestano ad uniformare le esigenze di capitalizzazione del sistema bancario internazionale; essi hanno però il difetto di essere assolutamente poco diffusi in alcune economie, tra le quali l’Italia, caratterizzate da un tessuto produttivo di media grandezza che ha scarsa propensione ad utilizzare il mercato dei capitali invece del ricorso al debito bancario.
Così il Comitato ha rivisto la sua proposta (2001) introducendo il concetto di rating interno, ovvero una scala di valori sulla quale deve essere misurato, all’interno di ogni Gruppo Bancario, il livello di rischio della clientela espressa come probabilità di insolvenza (PD) ad un anno. Tale scala di valori deve avere una serie di caratteristiche, tra cui le principali sono: deve riflettere tutte le informazioni a disposizione dell’istituto circa il prenditore; deve essere utilizzata nella prassi creditizia; deve essere sviluppata e monitorata internamente dalla banca e riflettere le metodologie comunemente utilizzate nelle fasi di istruttoria, monitoraggio e gestione del credito. Sostanzialmente si tratta di codificare, anche attraverso supporti informatici, le migliori prassi interne di analisi del rischio creditizio in modo da esprimere in un giudizio sintetico la qualità creditizia lungo una scala alfa/numerica. Ognuna delle “classi” così ottenute deve essere costruita in modo da poter associare una probabilità di insolvenza ad un anno; devono, cioè, essere in grado di prevedere con un anno di anticipo quanti clienti appartenenti a una certa classe avranno difficoltà a far fronte ai propri impegni nell’anno successivo. Per far questo, la quasi totalità degli istituti bancari sta compiendo delle analisi statistiche sui propri dati storici (bilancio, Centrale Rischi ed andamentali interni) che permettano, attraverso un’analisi discriminante, di trovare quali sono le variabili più significative per stimare l’insolvenza, creando un indicatore (score) sintetico. Tale indicatore verrà integrato con un questionario qualitativo, che permetterà di completare il giudizio con informazioni sull’azienda non colte dai dati numerici. I rating interni, quindi, permetteranno di codificare le caratteristiche della clientela, dividendola in classi, senza però stravolgerne la natura. Questo vuol dire che se, ad esempio, una banca avrà ottenuto bassi livelli di insolvenza con una popolazione di clientela scarsamente patrimonializzata, il fatto di essere scarsamente patrimonializzato non sarà un fattore penalizzante ai fini della determinazione del rating di Basilea. Speriamo così di avere sfatato uno dei miti che continuano a circolare su Basilea 2, ovvero quello secondo cui, dopo l’introduzione del Nuovo Accordo, tutte le aziende dovranno adeguare i loro bilanci a degli standard ottimali. Tale convinzione è alimentata soprattutto dalla confusione che la parola rating può provocare, in quanto i rating delle Agenzie sono basati su stringenti standard di patrimonializzazione e di redditività, mentre quelli che verranno sviluppati internamente dalle banche sono basati sulla “storia” del rapporto di una banca con la propria clientela, che porterà sì a far emergere le caratteristiche di quella migliore senza però stravolgerne la natura. Questo non vuol dire che il sistema imprenditoriale italiano non soffra di alcune anomalie quali la sottocapitalizzazione o il ricorso, superiore alla media europea, al debito bancario; ma tali caratteristiche sono da intendersi non tanto come penalizzanti nel rapporto Banca/Impresa in Italia dopo l’entrata in vigore di Basilea 2, quanto come indicatori di un sistema paese che dovrà, molto probabilmente, adeguarsi a standard internazionali se vuole emergere nelle competizioni globali. Fonte: Banca Lombarda. Poi in rete ci sono altri documenti, ma per ora non ho trovato nessuna 'formula' precisa...
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- E lui diede questa opinione: che chiunque facesse crescere cinque pannocchie di grano o due fili d'erba la' dove prima ne cresceva uno solo, avrebbe fatto un miglior servizio al suo paese che tutta la razza dei politici messa assieme... ("I viaggi di Gulliver") - Kia Ora! |
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#5 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2000
Città: Strada in Chianti, Firenze
Messaggi: 12998
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