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#1 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2004
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Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers
Re Carlo tornava dalla guerra lo accoglie la sua terra cingendolo d'allor al sol della calda primavera lampeggia l'armatura del sire vincitor il sangue del principe del Moro arrossano il ciniero d'identico color ma più che del corpo le ferite da Carlo son sentite le bramosie d'amor "se ansia di gloria e sete d'onore spegne la guerra al vincitore non ti concede un momento per fare all'amore chi poi impone alla sposa soave di castità la cintura, ahimè è grave, in battaglia può correre il rischio di perder la chiave" così si lamenta il Re cristiano s'inchina intorno il grano gli son corona i fior lo specchi di chiara fontanella riflette fiero in sella dei Mori il vincitor Quand'ecco nell'acqua si compone mirabile visione il simbolo d'amor nel folto di lunghe trecce bionde il seno si confonde ignudo in pieno sol "Mai non fu vista cosa più bella mai io non colsi siffatta pulzella" disse Re Carlo scendendo veloce di sella "De' cavaliere non v'accostate già d'altri è gaudio quel che cercate ad altra più facile fonte la sete calmate" Sorpreso da un dire sì deciso sentendosi deriso Re Carlo s'arrestò ma più dell'onor poté il digiuno fremente l'elmo bruno il sire si levò codesta era l'arma sua segreta da Carlo spesso usata in gran difficoltà alla donna apparve un gran nasone e un volto da caprone ma era sua maestà "Se voi non foste il mio sovrano" Carlo si sfila il pesante spadone "non celerei il disio di fuggirvi lontano, ma poiché siete il mio signore" Carlo si toglie l'intero gabbione "debbo concedermi spoglia ad ogni pudore" Cavaliere egli era assai valente ed anche in quel frangente d'onor si ricoprì e giunto alla fin della tenzone incerto sull'arcione tentò di risalir veloce lo arpiona la pulzella repente la parcella presenta al suo signor "Beh proprio perché voi siete il sire fan cinquemila lire è un prezzo di favor" "E' mai possibile o porco di un cane che le avventure in codesto reame debban risolversi tutte con grandi puttane, anche sul prezzo c'è poi da ridire ben mi ricordo che pria di partire v'eran tariffe inferiori alle tremila lire" Ciò detto agì da gran cialtrone con balzo da leone in sella si lanciò frustando il cavallo come un ciuco fra i glicini e il sambuco il Re si dileguò Re Carlo tornava dalla guerra lo accoglie la sua terra cingendolo d'allor al sol della calda primavera lampeggia l'armatura del sire vincitor.
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"Le statistiche sono come le donne lascive: se riesci a metterci le mani sopra, puoi farci quello che ti pare" Walt Michaels |
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#3 |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2003
Città: Rescaldina (Mi)
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bella, ma chi l'ha scritta? complimenti all'autore.. certo un' incisione non ci starebbe male.D
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Ho concluso Affari con: cuorern, iasudoru, sesshoumaru, panuccio, gioygiovy, albanomax |
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#4 |
Member
Iscritto dal: Feb 2001
Città: Altrove, ogni tanto
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Fabrizio De André e Paolo Villaggio.
Ti consiglio l'ascolto perché è fenomenale. (Come tutte le canzoni del Faber d'altronde. ![]()
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"There is no dark side of the moon really. Matter of fact it's all dark." |
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#5 | |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2004
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Quote:
![]() Postum Scriptum: Paolo Villaggio?!
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#6 | |
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Iscritto dal: Feb 2001
Città: Altrove, ogni tanto
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Quote:
![]() E' co-autore del testo insieme a De André.
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#7 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2004
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Mi prendi alla sprovvista [e meno male solo lì
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#8 | |
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Iscritto dal: Feb 2001
Città: Altrove, ogni tanto
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Quote:
![]() Qui c'è un intervista a Paolo Villaggio su De André: http://www.educational.rai.it/railib...iste.asp?id=94 e qui c'è la "certificazione" che Villaggio gli scrisse il testo per questa canzone: http://www.viadelcampo.com/html/nuvole_barocche.html Ciao. ![]()
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#9 |
Member
Iscritto dal: Feb 2001
Città: Altrove, ogni tanto
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D. Fu in quel periodo che scriveste insieme la canzone su Carlo Martello?
R. No quello venne dopo e la scelta dell’ambientazione medioevale fu tutta farina del mio sacco; Fabrizio ci mise solo la musica. Cioè avvenne il contrario, lui aveva già la musica ed io ci misi le parole. Fu così: era una giornata di pioggia del novembre del 1962 io e Fabrizio, a Genova a casa mia in via Bovio, eravamo tutti e due in attesa del parto delle nostre signore, che poi partorirono lo stesso giorno, infatti Cristiano e il mio Pierfrancesco sono “gemelli”. Ebbene, forse per distrarci o per passare il tempo, Fabrizio con la chitarra mi fece ascoltare una melodia, una specie di inno da corno inglese e io, che sono di una cultura immensa, cioè in realtà sono maniaco di storia, ho pensato subito di scrivere le parole ispirandomi a Carlo Martello re dei Franchi che torna dalla battaglia di Poitiers, un episodio dell’ottavo secolo d.C., tra i più importanti della storia europea visto che quella battaglia servì a fermare l’avanzata, fino ad allora inarrestabile, dell’Islam. Erano arrivati fino a Parigi, senza Carlo Martello sarebbe stata diversa la storia dell’Europa. Comunque mi piaceva quella vicenda e la volli raccontare, ovviamente parodiandola. In una settimana scrissi le parole di questa presa in giro del povero Carlo Martello. D. Che poi fu inserita nel primo album di De Andrè. Che effetto ebbe quella canzone così particolare? R. La canzone passò abbastanza inosservata, Fabrizio ancora non aveva inciso La canzone di Marinella e non era quindi famoso, tantomeno io. Qualcuno però notò questa strana filastrocca che sbeffeggiava il potente Re dei Franchi: fu un pretore, mi pare di Catania, che ci querelò perché la considerava immorale soprattutto per quel verso: “E’ mai possibile, o porco di un cane, che le avventure in codesto reame debban risolversi tutte con grandi p….”. E pensare che noi eravamo già stati censurati e avevamo dovuto trasformare il verso finale che in originale suonava: “frustando il cavallo come un mulo, quella gran faccia da c...” con: “frustando il cavallo come un ciuco, tra il glicine e il sambuco…”. Ma a parte questo pretore nessuno notò la nostra canzone che fu riscoperta quando Fabrizio divenne famoso dopo Marinella.
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#10 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2004
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Il testamento di Tito [Ale Bordin inside]
Non avrai altro Dio, all'infuori di me,
spesso mi ha fatto pensare: genti diverse, venute dall'est dicevan che in fondo era uguale. Credevano a un altro diverso da te, e non mi hanno fatto del male. Credevano a un altro diverso da te e non mi hanno fatto del male. Non nominare il nome di Dio, non nominarlo invano. Con un coltello piantato nel fianco gridai la mia pena e il suo nome: ma forse era stanco, forse troppo occupato e non ascoltò il mio dolore. Ma forse era stanco, forse troppo lontano davvero, lo nominai invano. Onora il padre. Onora la madre e onora anche il loro bastone, bacia la mano che ruppe il tuo naso perché le chiedevi un boccone: quando a mio padre si fermò il cuore non ho provato dolore. Quando a mio padre si fermò il cuore non ho provato dolore. Ricorda di santificare le feste. Facile per noi ladroni entrare nei templi che rigurgitan salmi di schiavi e dei loro padroni senza finire legati agli altari sgozzati come animali. Senza finire legati agli altari sgozzati come animali. Il quinto dice "non devi rubare" e forse io l'ho rispettato vuotando in silenzio, le tasche già gonfie di quelli che avevan rubato. Ma io, senza legge, rubai in nome mio, quegli altri, nel nome di Dio. Ma io, senza legge, rubai in nome mio, quegli altri, nel nome di Dio. Non commettere atti che non siano puri cioè non disperdere il seme. Feconda una donna ogni volta che l'ami, così sarai uomo di fede: poi la voglia svanisce ed il figlio rimane e tanti ne uccide la fame. Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore, ma non ho creato dolore. Il settimo dice "non ammazzare" se del cielo vuoi essere degno. guardatela oggi, questa legge di Dio, tre volte inchiodata nel legno. guardate la fine di quel nazareno, e un ladro non muore di meno. Guardate la fine di quel nazareno, e un ladro non muore di meno. Non dire falsa testimonianza e aiutali a uccidere un uomo. Lo sanno a memoria il diritto divino e scordano sempre il perdono. Ho spergiurato su Dio e sul mio onore e no, non ne provo dolore. Ho spergiurato su Dio e sul mio onore e no, non ne provo dolore. Non desiderare la roba degli altri, non desiderarne la sposa. Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi che hanno una donna e qualcosa: nei letti degli altri, già caldi d'amore non ho provato dolore. L'invidia di ieri non è già finita: stasera vi invidio la vita. Ma adesso che viene la sera ed il buio mi toglie il dolore dagli occhi e scivola il sole al di là delle dune a violentare altre notti: io nel vedere quest'uomo che muore, madre, io provo dolore. Nella pietà che non cede al rancore, madre, ho imparato l'amore.
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#11 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2004
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Un Blasfemo
Mai più mi chinai e nemmeno su un fiore,
più non arrossii nel rubare l'amore dal momento che Inverno mi convinse che Dio non sarebbe arrossito rubandomi il mio. Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vino, non avevano leggi per punire un blasfemo, non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte, mi cercarono l'anima a forza di botte. Perché dissi che Dio imbrogliò il primo uomo, lo costrinse a viaggiare una vita da scemo, nel giardino incantato lo costrinse a sognare, a ignorare che al mondo c'e' il bene e c'è il male. Quando vide che l'uomo allungava le dita a rubargli il mistero di una mela proibita per paura che ormai non avesse padroni lo fermò con la morte, inventò le stagioni. ... mi cercarono l'anima a forza di botte... E se furon due guardie a fermarmi la vita, è proprio qui sulla terra la mela proibita, e non Dio, ma qualcuno che per noi l'ha inventato, ci costringe a sognare in un giardino incantato, ci costringe a sognare in un giardino incantato ci costringe a sognare in un giardino incantato.
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#12 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2002
Città: Macerata
Messaggi: 7645
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Prefersico il De Andrè un po' meno impegnato
Quando la morte mi chiamerà forse qualcuno protesterà dopo aver letto nel testamento quel che gli lascio in eredità non maleditemi non serve a niente tanto all'inferno ci sarò già ai protettori delle battone lascio un impiego da ragioniere perché provetti nel loro mestiere rendano edotta la popolazione ad ogni fine di settimana sopra la rendita di una puttana ad ogni fine di settimana sopra la rendita di una puttana voglio lasciare a Bianca Maria che se ne frega della decenza un attestato di benemerenza che al matrimonio le spiani la via con tanti auguri per chi c'è caduto di conservarsi felice e cornuto con tanti auguri per chi c'è caduto di conservarsi felice e cornuto sorella morte lasciami il tempo di terminare il mio testamento lasciami il tempo di salutare di riverire di ringraziare tutti gli artefici del girotondo intorno al letto di un moribondo signor becchino mi ascolti un poco il suo lavoro a tutti non piace non lo consideran tanto un bel gioco coprir di terra chi riposa in pace ed è per questo che io mi onoro nel consegnarle la vanga d'oro ed è per questo che io mi onoro nel consegnarle la vanga d'oro per quella candida vecchia contessa che non si muove più dal mio letto per estirparmi l'insana promessa di riservarle i miei numeri al lotto non vedo l'ora di andar fra i dannati per rivelarglieli tutti sbagliati non vedo l'ora di andar fra i dannati per rivelarglieli tutti sbagliati quando la morte mi chiederà di restituirle la libertà forse una lacrima forse una sola sulla mia tomba si spenderà forse un sorriso forse uno solo dal mio ricordo germoglierà se dalla carne mia già corrosa dove il mio cuore ha battuto un tempo dovesse nascere un giorno una rosa la do alla donna che mi offrì il suo pianto per ogni palpito del suo cuore le rendo un petalo rosso d'amore per ogni palpito del suo cuore le rendo un petalo rosso d'amore a te che fosti la più contesa la cortigiana che non si dà a tutti ed ora all'angolo di quella chiesa offri le immagini ai belli ed ai brutti lascio le note di questa canzone canto il dolore della tua illusione a te che sei costretta per tirare avanti costretta a vendere Cristo e i santi quando la morte mi chiamerà nessuno al mondo si accorgerà che un uomo è morto senza parlare senza sapere la verità che un uomo è morto senza pregare fuggendo il peso della pietà cari fratelli dell'altra sponda cantammo in coro già sulla terra amammo tutti l'identica donna partimmo in mille per la stessa guerra questo ricordo non vi consoli quando si muore si muore si muore soli questo ricordo non vi consoli quando si muore si muore soli. Fabrizio De André, Il Testamento, # 7 Fabrizio De André, 1976. Di chissu che babbu ci ha lacátu la meddu palti ti sei presa lu muntiggiu rúiu cu lu súaru li àcchi sulcini lu trau mannu e m'hai laccatu monti múccju e zirichèlti. Di quello che papà ci ha lasciato la parte migliore ti sei presa la collina rosa con il sughero le vacche sorcine e il toro grande e m'hai lasciato pietre, cisto e lucertole. Ma tu ti sei tentu lu riu e la casa e tuttu chissu che v'era 'ndrentu li piri butìrro e l'oltu cultiato e dapói di sei mesi che mi n'era 'ndatu parìa un campusantu bumbaldatu. Ma tu ti sei tenuto il ruscello e la casa e tutto quello che c'era dentro le pere butirre e l'orto coltivato e dopo sei mesi che me n'ero andato sembrava un cimitero bombardato. Ti ni sei andatu a campà cun li signuri fènditi comandà da to mudderi e li soldi di babbu l'hai spesi tutti in cosi boni, midicini e giornali che to fiddòlu a cattr'anni aja jà l'ucchjali. Te ne sei andato a vivere coi signori, facendoti comandare da tua moglie e i soldi di papà li hai spesi tutti in dolciumi, medicine e giornali che tuo figliolo a quattro anni aveva già gli occhiali. Ma me muddèri campa da signora a me fiddòlu cunnosci più di milli paráuli la tòja è mugnedi di la manzàna a la sera e li toi fiddòli so brutti di tarra e di lozzu e andaràni a cuiuàssi a a calche ziràccu. Mia moglie vive da signora e mio figlio conosce più di mille parole la tua munge da mattina a sera e le tue figlie sono sporche di terra e di letame e andranno a spostarsi a qualche servo pastore. Candu tu sei paltutu suldatu piagnii come unu stèddu e da li babbi di li toi amanti t'ha salvatu tu fratèddu e si lu curàggiu che t'è filmatu è sempre chiddu chill'èmu a vidi in piazza ca l'ha più tostu lu murro e pa lu stantu ponimi la faccia in culu. E tu quando sei partito soldato piangevi come un bambinetto e dai padri delle tue avanti t'ha salvato tuo fratello e se il coraggio che ti è rimasto è sempre quello ce la vedremo in piazza chi ha la testa dura e nel frattempo mettimi la faccia in culo. Fabrizio De André, Zirichiltaggia, # 8 Rimini, 1978. |
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#13 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2004
Messaggi: 19347
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Il bombarolo
Chi va dicendo in giro
che odio il mio lavoro non sa con quanto amore mi dedico al tritolo, è quasi indipendente ancora poche ore poi gli darò la voce il detonatore. Il mio Pinocchio fragile parente artigianale di ordigni costruiti su scala industriale di me non fara mai un cavaliere del lavoro, io son d'un 'altra razza, son bombarolo. Nel scendere le scale ci metto più attenzione, sarebbe imperdonabile giustiziarmi sul portone proprio nel giorno in cui la decisione è mia sulla condanna a morte o l'amnistia. Per strada tante facce non hanno un bel colore, qui chi non terrorizza si ammala di terrore, c'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo, io son d'un altro avviso, son bombarolo. Intellettuali d'oggi idioti di domani ridatemi il cervello che basta alle mie mani, profeti molto acrobati della rivoluzione oggi farò da me senza lezione. Vi scoverò i nemici per voi così distanti e dopo averli uccisi sarò fra i latitanti ma finché li cerco io i latitanti sono loro, ho scelto un'altra scuola, son bombarolo. Potere troppe volte delegato ad altre mani, sganciato e restituitoci dai tuoi aeroplani, io vengo a restituirti un po' del tuo terrore del tuo disordine del tuo rumore. Così pensava forte un trentenne disperato, se non del tutto giusto quasi niente sbagliato, cercando il luogo idoneo adatto al suo tritolo, insomma il posto degno d'un bombarolo. C'è chi lo vide ridere davanti al Parlamento aspettando l'esplosione che provasse il suo talento, c'è chi lo vide piangere un torrente di vocali vedendo esplodere un chiosco di giornali. Ma ciò che lo ferì profondamente nell'orgoglio fu l'immagine di lei che si sporgeva da ogni foglio lontana dal ridicolo in cui lo lasciò solo, ma in prima pagina col bombarolo. ![]()
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#14 |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2003
Città: Gallipoli
Messaggi: 814
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Il mitico De Antrè...
Ha saputo dsempre esprimere i propri sentimenti, sia nell'amore che nel suo rifiuto della religione!!!
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(\_/) Questo è Bunny. (°_°) Copia Bunny (> <) nella tua firma per aiutarlo a dominare il mondo |
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#15 | |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2004
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Quote:
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#16 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2002
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Quote:
infatti...
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«Sono cristiano con Copernico, Descartes, Newton, Leibniz, Pascal, Eulero, Gerdil, con tutti i grandi astronomi e fisici del passato. E se mi si chiedessero le mie ragioni sarei felice di esporle» (Cauchy) /// I shall fear no evil, for Thou art with me ![]() ![]() |
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#17 |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
Città: Casteddu
Messaggi: 532
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stupenda
![]() conoscete al ballo mascherato? Cristo drogato da troppe sconfitte cede alla complicità di Nobel che gli espone la praticità di un'eventuale premio della bontà. Maria ignorata da un Edipo ormai scaltro mima una sua nostalgia di natività, io con la mia bomba porto la novità, la bomba che debutta in società, al ballo mascherato della celebrità. Dante alla porta di Paolo e Francesca spia chi fa meglio di lui: lì dietro si racconta un amore normale ma lui saprà poi renderlo tanto geniale. E il viaggio all'inferno ora fallo da solo con l'ultima invidia lasciata là sotto un lenzuolo, sorpresa sulla porta d'una felicità la bomba ha risparmiato la normalità, al ballo mascherato della celebrità. La bomba non ha una natura gentile ma spinta da imparzialità sconvolge l'improbabile intimità di un'apparente statua della Pietà. Grimilde di Manhattan, statua della libertà, adesso non ha più rivali la tua vanità e il gioco dello specchio non si ripeterà "Sono più bella io o la statua della Pietà " dopo il ballo mascherato del celebrità. Nelson strappato al suo carnevale rincorre la sua identità e cerca la sua maschera, l'orgoglio, lo stile, impegnati sempre a vincere e mai a morire. Poi dalla feluca ormai a brandelli tenta di estrarre il consiglio della sua Trafalgar e nella sua agonia, sparsa di qua, di là, implora una Sant'Elena anche in comproprietà, al ballo mascherato della celebrità. Mio padre pretende aspirina ed affetto e inciampa nella sua autorità, affida a una vestaglia il suo ultimo ruolo ma lui esplode dopo, prima il suo decoro. Mia madre si approva in frantumi di specchio, dovrebbe accettare la bomba con serenità, il martirio è il suo mestiere, la sua vanità, ma ora accetta di morire soltanto a metà la sua parte ancora viva le fa tanta pietà, al ballo mascherato della celebrità. Qualcuno ha lasciato la luna nel bagno accesa soltanto a metà quel poco che mi basta per contare i caduti, stupirmi della loro fragilità, e adesso puoi togliermi i piedi dal collo amico che m'hai insegnato il "come si fa" se no ti porto indietro di qualche minuto ti metto a conversare, ti ci metto seduto tra Nelson e la statua della Pietà, al ballo mascherato della celebrità.
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Uccidere un nemico significa vincere, vederlo implorare la morte quello è il trionfo! |
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#18 |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2004
Città: Frusinate
Messaggi: 1195
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... al ballo mascherato l'ho ascoltata poco, canzone molto in linea con il resto delle canzoni dell'album "Storia di un impiegato".
Ciao ciao. |
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#19 |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2004
Città: Frusinate
Messaggi: 1195
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... eh si tante opinioni, ma è anche giusto che sia così, altrimenti sai che Balls se tutti la pensassimo alla stessa maniera
![]() ... a mio giudizio De Andrè non rifiuta la religione, infatti scrive un album intero, La Buona Novella (anche se tratto da i vangeli apocrifi)... secondo me rifuta i sacerdoti, i templari, i santoni, i simboli "occasionali" di Dio in terra, i pregiudizi della religione... ...è una opinione, se ne può discutere ma senza polemiche ![]() Ciao Ciao. |
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#20 |
Member
Iscritto dal: Feb 2001
Città: Altrove, ogni tanto
Messaggi: 174
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La ballata dell'amore cieco
Un uomo onesto, un uomo probo, tralalalalla tralallaleru s'innamorò perdutamente d'una che non lo amava niente. Gli disse portami domani, tralalalalla tralallaleru gli disse portami domani il cuore di tua madre per i miei cani. Lui dalla madre andò e l'uccise, tralalalalla tralallaleru dal petto il cuore le strappò e dal suo amore ritornò. Non era il cuore, non era il cuore, tralalalalla tralallaleru non le bastava quell'orrore, voleva un'altra prova del suo cieco amore. Gli disse ancor se mi vuoi bene, tralalalalla tralallaleru gli disse ancor se mi vuoi bene, tagliati dei polsi le quattro vene. Le vene ai polsi lui si tagliò, tralalalalla tralallaleru e come il sangue ne sgorgò, correndo come un pazzo da lei tornò. Gli disse lei ridendo forte, tralalalalla tralallaleru gli disse lei ridendo forte, l'ultima tua prova sarà la morte. E mentre il sangue lento usciva e ormai cambiava il suo colore, la vanità fredda gioiva, un uomo s'era ucciso per il suo amore. Fuori soffiava dolce il vento tralalalalla tralallaleru ma lei fu presa da sgomento, quando lo vide morir contento. Morir contento e innamorato, quando a lei nulla era restato, non il suo amore, non il suo bene, ma solo il sangue secco delle sue vene.
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