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#42 | |
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Iscritto dal: Nov 2005
Città: 3° Anello Blu San Siro
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#43 |
Bannato
Iscritto dal: Jan 2002
Città: Padova
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Certe volte tendo a credere che tutti quegli avvistamenti (se ce nè qualcuno di vero) non siano alieni,ma noi che in un lontano futuro abbiamo dato vita ad una macchina del tempo ma....nel farlo (in quel tempo) si siano causati enormi danni all'ambiente terrestre,pertanto questo viaggiatori del tempo ci tengono d'occhio onde evitare che l'vento catastrofico si ripeta cambiando anche si di pochissimo alcuni avvenimenti ben mirati)
Certe volte mi stupisco della mia fantasia ![]() |
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#44 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2004
Città: Verona
Messaggi: 2364
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![]() ma quanto erano messi male? ![]() |
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#45 | |
Member
Iscritto dal: Nov 2005
Città: 3° Anello Blu San Siro
Messaggi: 159
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#46 | |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2002
Città: Singularity
Messaggi: 894
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echo 'main(k){float r,i,j,x,y=-15;while(puts(""),y++<16)for(x=-39;x++<40;putchar(" .:-;!/>"[k&7])) for(k=0,r=x/20,i=y/8;j=r*r-i*i+.1, i=2*r*i+.6,j*j+i*i<11&&k++<111;r=j);}'&>jul.c;gcc -o jul jul.c;./jul |Only Connect| "To understand is to perceive patterns" Isaiah Berlin "People often speak of their faith, but act according to their instincts." Nietzsche - Bayesian Empirimancer - wizardry |
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#47 | |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2005
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#48 |
Bannato
Iscritto dal: Aug 2001
Città: Berghem Haven
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#49 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2005
Messaggi: 2052
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Comunque se si ipotizzano 400 miliardi di stelle per la via lattea, con una media di 3 pianeti per sistema solare e 300-400 miliardi di galassie nell'universo, si ottengono 4,8 * 10^23 pianeti.
Dai, non posso credere che Dio abbia sprecato tutta questa energia e spazio solo noi... chissà che bolletta! ![]() PS: Ma se il nostro universo fosse solo una particella virtuale che è emersa dal vuoto quantistico di un'altro universo ed è destinata ad evaporare o implodere in un tempo di Planck (dell'altro universo, che sarebbe uguale a 10^1076 anni se non erro che è il tempo di evaporazione del nostro universo) ? E se ogni particella virtuale che emerge ogni instante nel vuoto interstellare e ovunque fosse un'universo a se stante? Magari il multi-verso è una matriosca infinita di universi con gli estremi a c +infinito e -infinito. E ogni multiverso è contenuto in infinite matriosche di multi-versi.
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ciao |
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#50 | |
Member
Iscritto dal: Nov 2005
Città: 3° Anello Blu San Siro
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#51 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2006
Città: OzzerA
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Le prime tra motivazioni fanno convergere verso il fatto che per raggiungerci ci vorrebbe così tanto tempo da far morire di vecchiaia un ipotetico equipaggio in visita verso la Terra. Il fatto è che il tempo è RELATIVO: per oggetti in moto il tempo risulta rallentare. Quindi mentre noi possiamo pensare che per raggiungere un determinato pianeta impiegheremmo X anni, per chi viaggia all'interno del mezzo può vessere x/10.000 PS)In "Teoria" esisterebbero particelle il grado di superare la velocità della luce (tachioni)
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Fai una vita da cani? Regalati un cuccia! |
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#52 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2004
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#53 | |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2005
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#54 | |
Moderatrice
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Città: Vatican City *DILIGO TE COTIDIE MAGIS* «Set me as a seal on your heart, as a seal on your arm: for love is strong as death and jealousy is cruel as the grave.»
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In altre parole, tachioni e bradioni sono due classi disgiunte di particelle. ![]()
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«Il dolore guida le persone a distanze straordinarie» (W. Bishop, Fringe)
How you have fallen from heaven, O star of the morning, son of the dawn! You have been cut down to the earth, You who have weakened the nations! (Isaiah 14:12) |
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#55 |
Bannato
Iscritto dal: Jan 2002
Città: Padova
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A parte che per raggiungere velocità anche prossime alla luce ci vorrebbero almeno sei mesi di accellerazione costante e poi altri sei mesi di decellerazione prima di arrivare a destinazione.
Forse faremo prima con i nostri mezzi a raggiungere un piccolo buco nero (a trovarlo) per vedere che effetto che fà ![]() |
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#56 | |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2005
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ciao |
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#57 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2006
Città: OzzerA
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![]() ![]() ![]() Ammetto la mia ignoranza in materia, la mia affermazione era dovuta alla definizione trovata girellando tra le voci correlate di wikipedia: Il tachione (dal greco ταχύς {tachýs}, "veloce") è una particella ipotetica che viaggia ad una velocità superiore a quella della luce.
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#58 |
Bannato
Iscritto dal: Jan 2002
Città: Padova
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Leggete stà pappardella
![]() ICONVENIENTI. Ma per ora questa "linea economica per il paradiso" resta nel cassetto dei sogni. Oggi per lasciare il nostro Pianeta usiamo ancora sistemi propulsivi che risalgono anche a cinquant'anni fa e lo sviluppo di tecnologie alternative procede molto a rilento, dopo un periodo particolarmente rigoglioso coinciso con il programma lunare Apollo. I continui progressi nelle conoscenze, nei materiali e nelle tecniche hanno permesso di aumentare a dismisura prestazioni e affidabilità dei veicoli spaziali, ma non hanno potuto incidere significativamente sull'aspetto chiave che caratterizza il lancio: la quantità di energia necessaria. Pensiamo che ogni volta che lo Space Shuttle decolla da Cape Canaveral si ripete un autentico miracolo tecnologico: per otto minuti e mezzo - tanto ci vuole per raggiungere l'orbita ellittica preliminare - viene impiegata un'energia equivalente a una piccola bomba nucleare che dev'essere rilasciata in modo perfettamente controllato, pena l'aborto o il fallimento catastrofico della missione. Ebbene, tuttora il sistema propulsivo di tipo chimico, basato sulla combustione di un propellente solido, o di un combustibile e un comburente liquidi, come idrogeno e ossigeno fluidi, eroga senza dubbio spinte elevate, ma ha l'inconveniente di essere assai poco efficiente, in quanto la velocità di espulsione dei gas è relativamente modesta. Ecco perché i nostri razzi sono così grandi rispetto al carico trasportato. Nel caso dello Shuttle, solo il 4% della massa che lascia la rampa di lancio raggiunge l'orbita terrestre, percentuale che si ridurrebbe ulteriormente se ci si spingesse più lontano nello spazio. Considerate queste gravi limitazioni della tecnica propulsiva disponibile, è comunque stupefacente quanto l'uomo abbia potuto realizzare in soli quarant'anni, esplorando mondi diversi e acquisendo conoscenze prima inimmaginabili. Si può affermare che per qualche decennio ancora si consoliderà la tendenza attuale a cercare di "spremere" il massimo dalle tecnologie esistenti, in termini di miniaturizzazione di componenti elettronici, strumenti, meccanismi e sottosistemi, supportata dall'allettante introduzione delle nanotecnologie. Ma, affinché il desiderio ancestrale dell'homo sapiens sapiens ad esplorare, modificare l'ambiente circostante e colonizzarlo, possa realizzarsi nel tempo, c'è bisogno di nuove forme di energia per muoversi più velocemente nello spazio extraterrestre e coprire in tempi ragionevoli le enormi distanze dell'Universo. VASCELLI NUCLEARI. Che piaccia o no, la candidata più matura e promettente è l'energia nucleare: attualmente non siamo in grado di utilizzare sorgenti di energia più potenti e compatte. Già oggi l'esplorazione del Sistema Solare esterno è possibile solo grazie a piccoli e inefficienti generatori termoelettrici al plutonio, ma le prossime esplorazioni planetarie, soprattutto con uomini a bordo, dipenderanno dallo sviluppo di reattori ed altri dispositivi a fissione nucleare, usati per la propulsione, per produrre elettricità o per entrambi gli scopi. La propulsione nucleare fornirebbe, a parità di peso di combustibile, una spinta doppia rispetto agli attuali sistemi chimici. Gli specialisti dunque la ritengono conveniente rispetto ai vettori tradizionali per la messa in orbita di carichi pesanti, e addirittura indispensabile per missioni interplanetarie come l'esplorazione di Marte, per la quale potrebbe dimezzare i tempi di andata e ritorno da 13 mesi a 6 e mezzo. Finora, però, non è stata mai utilizzata per far andare veicoli nello spazio. La difficoltà sta nel disporre di materiali leggeri in grado di resistere a differenze di temperatura di alcune migliaia di gradi. In un motore nucleare spaziale, infatti, l'idrogeno liquido stivato a bordo è iniettato nel "nocciolo" di un reattore ad uranio arricchito, dove passa istantaneamente da -253° a 2.500° C ed è espulso con violenza dall'ugello. In pratica, serve sia per il raffreddamento del reattore sia come massa propulsiva. La propulsione nucleare - i cui studi furono impostati negli anni Cinquanta ma finirono nel dimenticatoio nel 1972 - potrebbe, quindi, prendersi la rivincita, consentendo di costruire veicoli in grado di affrontare lunghi viaggi in minor tempo e a costi limitati. Ma un motore spaziale di questo tipo ha un rapporto di efficienza piuttosto basso e anche alternative come la propulsione nucleare a bassa spinta, o quella che sfrutta il plasma (il gas ionizzato) come propellente, o la tecnologia della fusione hanno tutte degli svantaggi e non possono essere adatte ad applicazioni ad hoc. PROGETTO 242. E allora, perché non utilizzare la fissione nucleare, in altre parole la scissione degli atomi, come avviene nelle centrali nucleari attuali? Questa è stata l'idea lanciata nel 1998 dal professor Carlo Rubbia, Premio Nobel per la Fisica. In pratica un "tubo", nel cui interno una reazione nucleare scalda idrogeno e produce così in modo continuo un getto velocissimo di plasma ad un milione di gradi che spinge a velocità altissima l'astronave, riducendo la durata di un ipotetico viaggio Terra-Marte ad un paio di mesi anziché sei-sette, o anche molto meno se il tragitto fosse più diretto, invece che percorrere un'orbita curva, secondo i dettami della meccanica celeste. La proposta è stata fatta propria dall'Agenzia Spaziale Italiana che ha finanziato uno studio di fattibilità per approfondire gli aspetti fisici, chimici e dei materiali. Il progetto 242, così denominato dal numero atomico dell'americio, l'elemento coinvolto nella reazione nucleare, passerà poi a una seconda fase, con la costruzione di un prototipo, lavoro che interesserà l'Enea, il Cnr, l'Istituto di Fisica Nucleare, il Politecnico di Milano e l'Università di Pavia. In sostanza, il motore di Rubbia prevede una camera di combustione con pareti interne rivestite di americio che, colpito da neutroni, ne emette altri in gran quantità provocando il surriscaldamento dell'idrogeno che attraversa la camera ad alta velocità con grande efficienza e senza dispersioni. Rubbia ammette la complessità tecnologica dell'impresa e i notevoli problemi tecnici da risolvere (in primo luogo il fatto di dover confinare il plasma con campi magnetici, in quanto non esiste nessun contenitore in grado di resistere a temperature tanto elevate). Ma quando si dovesse mettere a punto un motore così concepito, basterebbe un veicolo leggero, risolvendo gli svantaggi degli attuali mezzi con motori a combustibili chimici: per dare un'idea, basterebbero "solo" 200 anni per raggiungere Alpha Centauri, la stella più vicina al Sole, distante da noi 4,1 anni luce, e solo un mese per arrivare ad Europa, satellite di Giove. La questione della sicurezza, spina nel fianco dei vettori nucleari, non è di secondo piano in questi progetti, anche se Rubbia molto ottimisticamente afferma che i rischi per equipaggi e atmosfera non risulterebbero superiori a quelli delle odierne missioni spaziali e persino in uno scenario catastrofico di incidente in fase di rientro a Terra l'emissione radioattiva corrisponderebbe a venti milionesimi di quella irradiata negli ultimi test nucleari. Conclude Rubbia: «La ricerca fondamentale è divertente, ma la scienza ha un ruolo da svolgere per migliorare la vita, soprattutto se utilizza denaro pubblico. Spetta ai politici la decisione finale sulle soluzioni proposte dagli scienziati». OBIETTIVI. E l'America cosa sta meditando in tema? Si chiama Prometheus - come il mitologico personaggio che ingannò Zeus per rubare il fuoco agli dei e donarlo agli uomini - il progetto con il quale la Nasa pensa di portare l'esplorazione umana ai confini del Sistema Solare e oltre, nello spazio interstellare. L'agenzia americana ha compiuto il primo passo verso questo obiettivo assegnando al colosso aeronautico Lockheed Martin un contratto di sei milioni di dollari per ideare lo Jimo (Jupiter Icy Moons Orbiter). L'idea di fondo è costruire un vascello propulso da un reattore nucleare raffreddato a gas di tipo magnetoidrodinamico in grado di produrre abbastanza elettricità per andare a perlustrare le profondità dello spazio, in primo luogo i satelliti di Giove, come Europa, Callisto e Ganimede, sotto la cui superficie ghiacciata è stata rilevata la presenza di veri e propri oceani d'acqua. Il nuovo veicolo, che con molta buona speranza dovrebbe essere pronto per il 2011, avrebbe una velocità tripla rispetto agli attuali Shuttle e i tempi di viaggio di conseguenza sarebbero assai ridotti. |
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#59 | |
Senior Member
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![]() Scherzi a parte, da dove è tratto l'articolo e di che anno è? (si parla del 2011... mi sembra troppo vicino o troppo ottimista)
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#60 | |
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