Due bambini nati sordi ora sentono: il segreto è un orecchio bionico impiantato in Italia
Due giovani pazienti del Bambino Gesù di Roma hanno riacquistato l’udito grazie a un impianto cocleare robot-assistito. L’intervento ha utilizzato due robot di precisione, Otoarm e Otodrive, per impiantare quello che potremmo definire un orecchio bionico, ma con un tasso di rischio sensibilmente ridotto
di Vittorio Rienzo pubblicata il 08 Ottobre 2025, alle 11:51 nel canale WebUn orecchio bionico di ultima generazione e due robot chirurgici hanno permesso a due bambini del Bambino Gesù di Roma di sentire di nuovo. La prima, una ragazza di 14 anni affetta da sordità progressiva; il secondo, un bambino di tre anni nato completamente sordo. Entrambi hanno potuto percepire i suoni per la prima volta grazie a una tecnica che unisce robotica e chirurgia otologica di precisione.
Il team diretto dal professor Marsella ha impiantato la protesi attraverso due sistemi robotici: Otoarm, un braccio meccanico progettato per garantire la traiettoria più precisa possibile durante l’intervento, e Otodrive, incaricato di inserire fisicamente la protesi nella coclea. Questa sinergia ha permesso di ridurre al minimo i rischi di danni all’orecchio interno, una delle aree più delicate del corpo umano.
Gli esami post-operatori hanno confermato che la procedura robot-assistita non ha compromesso l’udito residuo dei pazienti, dimostrando l’efficacia e la sicurezza della tecnologia impiegata. Con oltre 1.000 interventi per la sordità infantile già all’attivo, il Bambino Gesù si conferma un centro di riferimento europeo per la cura dell’ipoacusia in età pediatrica.
La protesi impiantata è un impianto cocleare di nuova generazione, progettato per riprodurre le funzioni della coclea naturale. Trasforma le onde sonore in impulsi elettrici inviati alle vie uditive, restituendo la capacità di percepire suoni e linguaggio. Il dispositivo è composto da due unità: una interna, che riceve e stimola il nervo acustico, e una esterna, che cattura i suoni ambientali.
Questo approccio rappresenta un importante passo avanti nella chirurgia robotica applicata all’udito. L’utilizzo di Otoarm e Otodrive promette di rendere gli impianti cocleari più precisi e meno invasivi, offrendo a molti bambini la possibilità di tornare a vivere un’esperienza sonora completa.










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6 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoIo però da sognatore spero in un futuro dove non serviranno nemmeno più questi strumenti ma si riuscirà ad agire direttamente sugli organi in modo che si rigenerino magari anche andando a toccare il DNA.
Sicuramente se sono nati sordi qualcosa nel dna da poter “correggere” esiste.
Io però da sognatore spero in un futuro dove non serviranno nemmeno più questi strumenti ma si riuscirà ad agire direttamente sugli organi in modo che si rigenerino magari anche andando a toccare il DNA.
Sicuramente se sono nati sordi qualcosa nel dna da poter “correggere” esiste.
Arriveremo. É questione di tempo, ma stiamo facendo passi da gigante.
Posso solo immaginare e sognare con il supporto delle varie intelligenze artificiali quanto più in fretta si raggiungeranno nuovi traguardi anche in campo medico.
È un rimedio parziale per chi ha perso l'udito.
È un rimedio parziale per chi ha perso l'udito.
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