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#22 | |
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Bannato
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Città: LA CITTA' PLURI-CAMPIONE D'ITALIA!
Messaggi: 5903
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Gli usa nn sn paragonabile alla corea del nord. In USA vige una democrazia (apparte le battute scontate,sn cmq stati gli americani ad eleggere Bush) e non una dittatura che priva di cibo persino gli abitanti del CDN. Se analizziamo i paesi che hanno la Bomba atomica si nota che India e pakistan le hanno costruite per proteggersi l'una dall'altra. La Russia ne ha più di tutte ma dubito che possano essere lanciato e che siano tantomeno aggiornate tecnologicamente.Israele le ha per i soliti problemi palestinesi (metterei cmq la mano sul fuoco che la produzione sia statunitense..ma questa è un'altra storia).. Il regno unito..nn capisco di cosa se ne possa fare..è l'alleato #1 degli USA..in caso di necessità nn dovrebbero sollevare nemmeno un dito per chiedere aiuto a Bush. La Francia ha sempre avuto la sua autonomia bellica e nella corsa al nucleare si è mantenuta coerente. La crescita economica e bellica della Cina sono ben visibili anche nel possesso delle 40 bombe atomiche,credo che la costituzione di tali armi sia da imputare più che altro ad una dimostrazione di forza più che una minaccia concreta (Ultime parole famose Rimangono fuori da questa lista: Corea del nord e Iran..e guarda caso sono i due paesi di cui bisogna più avere paura. 1.Nessuno e ripeto nessuno ha mai messo piede nella corea del nord da 50 anni e come sappiamo l'ignoto fa più paura della realtà delle cose...Un isolamento come quello coreano provoca paura e sconforto in tutto il mondo,nessuno sa realmente cosa stia avvendendo in quel paese.. 2.L'Iran...sinceramente pensare ad un paese così "influenzabile" con in mano delle testate nucleari (si vocifera che la tecnlologia nucleare le sia stata venduta in maniera nn proprio "pulita") fa più paura di chiunque altro..Il medio oriente è un vulcano pronto ad espoldere e immaginare un paese con in mano una creazione così devastante deve solo preoccupare. Ultima modifica di Ser21 : 10-02-2005 alle 18:45. |
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#23 | |
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#24 | |
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Bannato
Iscritto dal: Sep 2002
Città: LA CITTA' PLURI-CAMPIONE D'ITALIA!
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#25 | |
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#26 |
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Senior Member
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Città: BOLZANO/BOZEN
Messaggi: 14871
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io dico che l'Iran sarà il prossimo obiettivo...
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#27 | |
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Senior Member
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Città: troppo poco lontano dal confine con il Po
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Sperem!
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Dal 1899 la seconda squadra di milano ![]() 24/04/2010 Per chi fosse interessato, vi suggerisco di puntare 1000€ sulla vittoria della coppa libertadores da parte dell'Internacional di Porto Alegre. Galliani spalmati sotto un treno |
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#28 | |
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#29 | |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2003
Città: troppo poco lontano dal confine con il Po
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No solo mi rallegra vedere la forza degli Usa
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Dal 1899 la seconda squadra di milano ![]() 24/04/2010 Per chi fosse interessato, vi suggerisco di puntare 1000€ sulla vittoria della coppa libertadores da parte dell'Internacional di Porto Alegre. Galliani spalmati sotto un treno |
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Città: Chicago, IL (USA)
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Io concordo con REd_Star: non vedo cosa abbia da ridire ad un paese che ne ha 5 uno che ne ha 10000....
e se devo essere sincero se penso a qualcuno che possa lanciare un simile ordigno, nonché a qualcuno che ne abbia davvero le capacità tecniche, beh mi viene in mente solo un paese...e mi vengono anche i brividi pensando alle conseguenze
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Senza lilleri e un si lallera |
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#31 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2001
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#32 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2001
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Per il momento gli unici che hanno minacciato l'uso di tali ordigni sono stati proprio i democraticissimi americani. Dal Vietnam sino ad arrivare a Bush, che ha addirittura teorizzato l'uso di piccole armi atomiche come se fossero roba convenzionale. Come vedi, democrazia non è sinonimo di garanzia di non utilizzo. Inoltre, pensi davvero che Iran e Corea utilizzerebbero questi ordigni per primi? Così, tanto perchè li hanno? Credi che non sanno che verrebbero annientati? Ma il punto è proprio questo. Finchè gli americani continueranno con il vizietto di fare liste di paesi del bene e di paesi del male. Chiediti perchè la Corea non è stata attaccata prima (certo, i fattori sono molteplici)? Oppure se l'Iraq in possesso di armi atomiche sarebbe stato attaccato? Purtroppo, la politica americana è assai miope, per non dire stupida. Il messaggio che sta gridando a gran voce al mondo intero, a tutti i paesi è uno solo. Se volete difendervi dalla mia "democrazia" costruitevi qualche bomba atomica. Puoi immaginare a cosa porta il tutto. |
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#33 |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2004
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Vai CONDY! Sei tutti noi!!!!
http://www.repubblica.it/2005/b/sezi...arlacondi.html INTERVISTA/ Parla il Segretario di Stato Condoleezza Rice "Non abbiamo intenzione di attaccarli, ma devono trattare" "Il nucleare di Iran e Corea una minaccia per il mondo" "Le sfide in Iraq sono ancora tante, c'è un Paese da ricostruire Non serve più la coalizione militare, Usa e Ue lavorano insieme" dal nostro inviato NICOLA LOMBARDOZZI Condoleezza Rice LUSSEMBURGO - Condoleezza Rice perde per un attimo l'aria rilassata e un po' stanca da fine tour europeo. Toni e sorrisi da conversazione in salotto spariscono bruscamente: "È chiaro che siamo preoccupati. Molto preoccupati. Ma la Corea del Nord non ha altra via che tornare subito ai negoziati". Dunque nessuna opzione militare, almeno per il momento. "Né attacchi, né invasioni. Il regime nordcoreano sa bene che deve fare marcia indietro. Ne ha tutte le ragioni". L'annuncio di Pyongyang sul proprio arsenale di armi atomiche coglie di sorpresa il segretario di Stato americano proprio all'ultima tappa del viaggio di riconciliazione con il Vecchio Continente. Abito vagamente orientale abbottonato fino al collo, due vecchi orecchini di Bulgari, un velo di rosso sulle guance, tiene intrecciate le lunghe dita eredità della mamma pianista. Cita Bush ogni volta che può e si compiace nello scandire con enfasi "il presidente degli Stati Uniti d'America". La Corea del Nord dopo l'Iran, due stati "canaglia" che hanno o rischiano di avere armi nucleari, sono al centro dei suoi pensieri: "Teheran e Pyongyang sanno bene che non possono avere arsenali di quel tipo, spero che arrivino presto a conclusioni ragionevoli". Veramente non vi aspettavate una simile sfida dai coreani del Nord? "Da almeno dieci anni gli Stati Uniti sono perfettamente a conoscenza delle capacità tecnologiche di quel regime. Sappiamo da tempo che hanno materiale e strutture sufficienti". Allora cos'è che non ha funzionato nella politica di dissuasione? Ieri il New York Times parlava chiaramente di fallimento. "Abbiamo voluto i famosi colloqui a sei, proprio per il rispetto delle preoccupazioni di Corea del Sud, Giappone, Russia e Cina. Il regime di Pyongyang sa bene che l'unico modo che ha per migliorare la sua disperata situazione economica è tornare alle trattative". Non sarà che siete preoccupati per quei più di quarantamila soldati americani a un passo dalla linea di confine? "Sia chiaro che gli Stati Uniti sono perfettamente in grado di contenere ogni possibile minaccia militare possa venire dal regime di Pyongyang. Che siano minacce per i nostri soldati o per l'intera penisola coreana è lo stesso". L'altra minaccia intanto viene da Teheran. L'Iran è stato il leit motiv del suo viaggio europeo. Crede alla versione iraniana che il nucleare finora sviluppato sia destinato solo a scopi civili? E soprattutto, ha fiducia nella mediazione di Francia, Germania e Gran Bretagna? "Ne abbiamo parlato molto perché la questione del nucleare è la questione più importante al momento per il Medio Oriente e per il mondo intero. L'Iran sa che ha un obbligo davanti alla comunità internazionale: non può produrre armi nucleari nascoste. Hanno sempre cercato di eludere la questione, di cambiare discorso. Sono stati molto vaghi. Per questo stiamo molto attenti". Molte fonti vicine al governo americano hanno spesso criticato gli approcci politici ed economici dei paesi europei nei confronti dell'Iran. Teme che possano legittimare quel regime? "L'Iran ha cercato molte volte altre sponde per tagliare fuori gli Stati Uniti. La questione però è molto semplice: devono dare garanzie all'Aiea di non aver in progettazione armi atomiche. Dopo si potranno fare tutti i colloqui e gli accordi del caso". Dall'Iraq liberato continuano ad arrivare ogni giorno bollettini di sangue e di morte. Molti alleati europei pensano ad una via di uscita, qualcuno è già andato via. Pensa che la coalizione dei volenterosi, come la chiamò Bush, sia arrivata alla fine? "Le sfide in Iraq sono ancora tante. Non si tratta solo di fermare il terrorismo ma anche di aiutare il nuovo Iraq democratico, di ricostruire il paese in tutti i sensi, economici e politici. Per questo generi di interventi stiamo cercando nuovi contributi. Insomma non si tratta più nei soli termini di una coalizione militare che pure resta ancora necessaria. C'è un paese da rimettere in piedi". Ma il nuovo Iraq può riservare delle sorprese imbarazzanti. L'ayatollah Sistani che ha di fatto stravinto le elezioni chiede l'applicazione delle leggi coraniche alla nuova Costituzione. Che effetto fa una cosa del genere a un segretario di Stato come lei, così sensibile ai diritti delle donne? "Non io, ma il governo degli Stati Uniti ha a cuore i diritti delle donne. Non solo in Iraq ma in tutte le aree del mondo islamico. La questione Sistani è ovviamente particolare. Rappresenta gli sciiti che sono la maggioranza degli iracheni, ha spinto la gente a partecipare al voto democratico e prima l'aveva spinta a ribellarsi al regime di Saddam che negava brutalmente i diritti a tutti, non solo alle donne. Inoltre ha un ruolo fondamentale nel coinvolgimento della parte sunnita della popolazione. In quanto alla Costituzione siamo all'inizio di un processo politico, di una discussione che prima non era possibile. Ci saranno trattative, compromessi, piccole svolte. Certamente Sistani ha avuto un ruolo importante per l'Iraq e credo che continuerà ad averlo in futuro". Ritiene un passo verso la democrazia anche le prime elezioni di ieri in Arabia Saudita? Negate alle donne. "Anche un piccolo passo può aprire scenari interessanti. E' un inizio". Dal nord dell'Iraq non arrivano notizie rassicuranti. I curdi di Kirkuk chiedono sempre più autonomia e la stampa americana, ieri, registrava addirittura voci di un possibile intervento militare turco. Le sembra possibile? "Le minoranze, i curdi ma anche i turkmeni, hanno subito persecuzioni e atrocità sotto Saddam. E' naturale che adesso vogliano diritti, autonomie e soprattutto garanzie. L'unica strada percorribile è quella di una costituzione che dia a tutti eguale dignità. Ma una cosa non va messa mai in dubbio: l'integrità del paese". Lo scopo principale di questo suo viaggio, che prepara quello di Bush di fine mese, era quello di ritrovare una sintonia con l'Europa che si era un po' perduta negli ultimi tempi. Come è andata? "Direi bene. Ho constatato personalmente quanto gli europei sentano sempre più il bisogno di una agenda comune. Ebbene io ho visitato Gran Bretagna, Germania, Polonia, Italia e Francia prima di andare alla Commissione europea e al Parlamento europeo e ho scoperto che anche nei cosiddetti incontri bilaterali le posizioni dei diversi paesi sono molto simili. L'agenda comune è insomma un progetto molto vicino alla realizzazione". Vuol dire che si può ritenere chiusa la polemica aperta prima dalla guerra da una definizione non troppo felice del capo del Pentagono Donald Rumsfeld che parlò di Vecchia Europa e di Nuova Europa? "Noi cooperiamo con forza per un'Europa compatta. Crediamo in una sorta di Unione transatlantica. Quello che chiediamo però è una maggiore partecipazione della Ue ai processi di democratizzazione dei paesi meno liberi. E credo che lo stesso allargamento verso est stia contribuendo a rafforzare questo interesse". Qualche screzio comunque non manca. Proprio mercoledì a Bruxelles lei ha invitato l'Europa a non togliere il bando alla vendita di armi alla Cina. Ed è sembrato un intervento molto deciso. A cosa servirà? "Mi basta che, qualunque decisione venga presa, l'Europa tenga conto del nostro parere sulla Cina. Noi non abbiamo niente contro quel paese. Anzi, auspichiamo che possa crescere ancora economicamente e che questa crescita possa produrre nuove aperture in democrazia e in fatto di diritti umani". Nel suo viaggio ha espresso toni concilianti più o meno con tutti tranne che con il ministro degli Esteri russo. Ed è stato rinviato ancora una volta un vertice da tenere a Mosca. Si può parlare di tensione tra i due paesi? "Il vertice è saltato a causa di impegni di entrambi i presidenti. Bush e Putin avranno comunque l'occasione di incontrarsi a Bratislava. Noi collaboriamo con la Russia in molti campi ma non posso negare che ci siano molte preoccupazioni. Sul processo di democratizzazione ad esempio, sulla libertà di stampa, per finire sullo smantellamento degli arsenali nucleari in disuso, lo stoccaggio delle scorie". Ma non temete la politica di Mosca di controllare il territorio dell'ex Unione Sovietica? Durante le tormentate elezioni ucraine, ad esempio, ci sono state dure polemiche. "Sappiamo di questa abitudine russa. Per questo dobbiamo intensificare il dialogo tra di noi". Usa moltissimo la parola dialogo. Insiste sulla priorità della via diplomatica anche contro gli stati "canaglia". Quanto è cambiata l'amministrazione Bush in questo secondo mandato? "E' il mondo che è cambiato. Non dimenticate che noi abbiamo affrontato l'11 settembre. E abbiamo dovuto imparare in fretta molte cose. Siamo intervenuti contro Al Qaeda che dominava l'Afghanistan, abbiamo recuperato in pochi giorni i rapporti con il governo del Pakistan che è una chiave strategica fondamentale. Poi siamo intervenuti contro Saddam". E adesso? "Adesso che abbiamo combattuto due guerre e creato condizioni nuove in quell'area possiamo usare con più efficacia la diplomazia. E la nuova meta è quella di arrivare alla pace tra Israele e palestinesi. All'accordo di mercoledì siamo arrivati con il lavoro diplomatico, il dialogo, l'appoggio dell'Europa. Per la prima volta da tanti anni abbiamo l'opportunità di realizzare una tregua duratura grazie solo al lavoro della diplomazia". E' diventata ottimista? "Credo che quello che abbiamo fatto finora, anche certe difficili decisioni che il presidente Bush ha dovuto prendere, ci diano adesso la meravigliosa opportunità di realizzare questi obiettivi". "Meravigliosa opportunità". Crede davvero di essere a una svolta epocale? "Ho assistito a cose che sembravano impossibili, lo sgretolamento dell'impero sovietico senza violenze, l'unificazione delle due Germanie. So che certe decisioni difficili, prese per tempo, possono scatenare processi positivi". (11 febbraio 2005) |
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Ha il diritto che gli viene dall' essere una democrazia, ha il diritto che gli viene dall'essere un paese di tipo occidentale (che nel bene o nel male sono i paesi che tengono maggiormente alla propria cittadinanza), ha il diritto che gli viene dall'aver aderito al trattato di non proliferazione nucleare....etc... Non mi pare che in Iraq abbiano fatto uso di armi atomiche. Avrebbero potuto, avrebbero vinto in un attimo. Ma non l'hanno fatto...
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Senior Member
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pfffff che pagliacci,con cosa pensano di lanciarle con una fionda gigante?
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Senior Member
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#39 | |
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Senior Member
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In una democrazia nessun politico dichiarerebbe un attacco atomico visto che deve fare i conti con l'opinione pubblica. Non mi pare che si stia parlando di atomiche "tattiche" a bassa potenza ma proprio di bombe a "piena potenza". Non si tratta di accampare diritti ma solo di disarmare paesi che non sono affidabili. Il fatto che alcuni siano nostri alleati può essere d'aiuto ma non basta (vedi Pakistan) a garantirne la sicurezza. mentre per gli USA, GB, Francia etc c'è la ragionevole certezza che useranno il loro arsenale solo in caso di attacco ne i loro confronti lo stesso non si può dire per Corea, Iran etc... Non mi pare poco.
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#40 |
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Senior Member
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gli stati uniti ridurranno entro il 2012 le testate da 11270 a 5500....la russia ne ha 17000 e continua a sviluppare ICBM e rafforzare la sua flotta di sottomarini con capacità di lanciare SLBM....
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