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Old 11-07-2009, 08:29   #21
ilguercio
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Vedo tante persone intorno al mio mondo che riescono a mantenere il buonumore, riescono a gioire e divertirsi con cazzate...io, invece, da praticamente sempre non riesco a fare tutto ciò, non riesco ad impormi il buonumore, non riesco a gioire per le piccole cose, sento che mi manca sempre qualcosa...qual é il segreto del buonumore??? Come fare per fare "esercizi" per riuscire a raggiungerlo??? E' una parte del carattere innato o può essere "allenato"??? Non ce la faccio più a essere così, a prendermela per ogni piccola cosa, a essere perennemente "stanca" di tutto...
Spesse volte la felicità non è l'obiettivo che raggiungi ma l'impegno che metti per arrivarci.Non è mia,ma vi aderisco pienamente.
Solo che,purtroppo,non ho un mezzo obiettivo da raggiungere ultimamente e mi trovo decisamente insoddisfatto e giù di umore.
A peggiorare la situazione ci sono i vari casini che ho a casa che mi portano ad essere nervoso e irritante con tutti.
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Old 11-07-2009, 09:30   #22
KarinSama
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mi sa che noi si soffre più o meno dello stesso male, con l'aggravante che io sono una di quelle persone che a prima vista diresti essere sempre allegro e solare e che non ama molto portare in pubblico i propri problemi, quindi la gente tende pure ad attaccarsi a me quando vuole conforto credendomi depositario di chissà quale fonte inesauribile di buonumore, quando poi sarei invece io ad averne più bisogno.

Venendo dunque alla tua domanda, io credo che non ci siano esercizi specifici a riguardo. Credo che l'unico modo per arrivare a qualche risultato sia cercare di essere sinceri quantomeno con se stessi senza prendersi in giro, cercare di capire quali sono gli ostacoli che ci impediscono di essere sereni e provare ad affrontarli uno alla volta.
Credo che ciascuno debba imparare a capire come trovare il bandolo della propria matassa: nel fare questo c'è chi si aggrappa a Dio, sperando di avere da lui le risposte, sperando che possa rappresentare un sostegno che dia un significato al tutto. C'è chi si getta tra le braccia della prima persona che gli dona attenzione, per poi pentirsene perchè in cuor suo sa che non le potrà dare ciò che realmente cerca. C'è chi sceglie di ignorare la propria situazione e fare finta di nulla.
Personalmente io preferisco fare affidamento all'unica persona di cui mi posso fidare, ovvero me stesso ( che poi anche il fatto che io possa fidarmi di me stesso è una cosa in realtà alquanto discutibile ), tant'è che una cosa che ho scoperto essermi molto d'aiuto è stata prima la fotografia e poi la poesia, sia leggerne che scriverne, è una cosa che ti fa sentire meno "incompreso". Leggere le parole di qualcuno che con la propria grande sensibilità sia stato in grado di sviscerare ciò che senti dentro ti fa sentire meno solo. La gente normale queste cose le prova con due cialtroni come Vasco Rossi o Ligabue, io purtroppo ho bisogno di Prevert o Neruda. Cercare di comporre una fotografia, di esprimere il proprio punto di vista attraverso di essa, o cercare di comporre una poesia, trovando in se stessi le parole, lasciando che esse fluiscano sincere, per me è fondamentale e infondo sono due arti molto simili. Mi libera, anche se a volte solo temporaneamente, del mio senso di oppressione, mi permette di provare a capirmi. A volte rileggo cose che ho appena scritto e resto stupito di ciò che ho scritto proprio perchè magari fuoriescono aspetti di me che razionalmente non ero mai stato in grado di elaborare.
Ed in tutto questo ho capito una cosa: vivo la mia condizione con dolore ma non farei mai a cambio. Perchè se vedo con quanta superficialità, con quanta stupidità e leggerezza molte persone affrontano la propria vita provo ribrezzo al sol pensare di poter esser come loro: l'idea che i risultati di una squadra di calcio o l'eliminazione del mio beniamino da un reality possano condizionare il mio animo, come vedo per alcune persone, semplicemente mi darebbe disgusto.

So che sembra assurdo dirti che per provare buonumore ci si debba gettare nel malumore ma personalmente credo che se si vuole imparare a volare prima sia necessario spezzare le catene che ci legano al suolo, altrimenti non saremo mai realmente liberi ma saremo come uccelli in una voliera, che possono volare solo quel tanto che le sbarre gli permettono di farlo.

Considerando che l'ultima persona cui ho di recente teso la mano è stata una ragazza che s'è presa la mano con attaccato tutto il cuore e credo li abbia usati per pareggiare le gambe di un tavolino per non farlo traballare dovrei seguire il buonsenso ed evitare per un po' di offrire spalle alla gente ma non ci posso fare niente, quando sento persone che soffron del mio male il mio altruismo è secondo solo alla mia stupidità percui se pensi che possa esserti d'aiuto m'iscrivo alla discussione.
credo che questa sia la mia descrizione e quella di tante altre persone che io considero come piccole stelle, pochi punti luminosi avvolti dall'oscurità di questo mondo.
la mia gioia non è aiutare gli altri, la mia gioia come la tua è quella di essere apprezzata dalle persone che ritengo importanti. aiutarli è un istinto troppo forte da reprimere. non sempre dopo che ho aiutato qualcuno, quello si dimostra gentile con me, ma con le persone che lo diventano stringo grandi amicizie e fremo dalla voglia di vederli, di parlarci e di giocarci.

io trovo la mia felicità anche nella mia cagnetta (amo tantissimo gli animali), solo coccolandola mi perdo in uno stato di felicità immensa. la cosa più bella è vedere quanto il mio amore sia ricambiato. (penso sia anche più semlice perchè con un animale non puoi litigare, con le persone si)
comunque, mi sono circondata da tante persone che mi vogliono bene e cui voglio bene a loro volta: il mio ragazzo, le mie amiche, il mio cane, la mia mamma, la mia zia,... cerco di farmi più amici possibili. da un certo punto di vista: così facendo la mia dose di felicità giornaliera si propaga per tutte le ore in cui sono sveglia.. ed è... bello
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Old 11-07-2009, 10:08   #23
mixkey
 
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Vedo tante persone intorno al mio mondo che riescono a mantenere il buonumore, riescono a gioire e divertirsi con cazzate...io, invece, da praticamente sempre non riesco a fare tutto ciò, non riesco ad impormi il buonumore, non riesco a gioire per le piccole cose, sento che mi manca sempre qualcosa...qual é il segreto del buonumore??? Come fare per fare "esercizi" per riuscire a raggiungerlo??? E' una parte del carattere innato o può essere "allenato"??? Non ce la faccio più a essere così, a prendermela per ogni piccola cosa, a essere perennemente "stanca" di tutto...
Ci si allena pian piano a convivere con le avversita' della vita. Le persone che definisci "di buonumore" hanno problemi come tutti.
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Old 11-07-2009, 10:16   #24
netsky3
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Si vede che sei una bella persona, pensa tu se non piacessi a nessuno e non potessi nemmeno gioire di quelle situazioni

Per il resto anche io penso a volte di dover migliorare il mio pessimo approccio con resto del mondo, ma mi viene male non apparire quella che sono
Non devi fingere, qualcuno a cui piacerai c'è sempre
Anche il fatto di essere una "bella persona" è molto relativo.
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Old 11-07-2009, 10:59   #25
andrzej
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Secondo me dipende molto dal carattere, come già detto da qualcuno di voi. I problemi gli abbiamo tutti, chi di un tipo o dell'altro, e quello che magari vediamo noi, o che vedi tu benzodiazepina ( bel nick ) è solo una parte momentanea, ma non sai come quella persona sta realmente poi quando è solo. Io per esempio sono sempre stato definito un ragazzo solare, piacevole, ottimista ecc ecc, eppure la sera, le mie preoccupazioni le ho, ma sono una persona che fondalmentalmente è felice. Non cerco di vivere sempre al centro dell'attenzione, e nemmeno mi pongo di essere sempre perfetto, e mi sa che è qui il tuo errore. Vorresti cercare di essere felice sforzandoti, invece è una cosa che viene naturale. Bisogna vivere un po' più alla leggera senza convincersi troppo che un qualche cosa non va. Non ci vuole molto secondo me. Io ho trovato molta felicità nei miei hobby, nelle cose che faccio, anche cavolate. Secondo me il metodo migliore è essere felici e stare bene per prima cosa da soli, poi ci si può espandere agli altri. Non c'è nulla di più sbagliato che non essere felici e cercare a tutti i costi di relazionare con delle persone per raggiungere questo, perchè poi, appena si è di nuovo soli, si crolla.

Ultima modifica di andrzej : 11-07-2009 alle 11:02.
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Old 11-07-2009, 11:26   #26
blu_eye4
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mmm... la regola del buonumore...? avere qualcuno vicino...
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Old 11-07-2009, 11:41   #27
deggungombo
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Vedo tante persone intorno al mio mondo che riescono a mantenere il buonumore, riescono a gioire e divertirsi con cazzate...io, invece, da praticamente sempre non riesco a fare tutto ciò, non riesco ad impormi il buonumore, non riesco a gioire per le piccole cose, sento che mi manca sempre qualcosa...qual é il segreto del buonumore??? Come fare per fare "esercizi" per riuscire a raggiungerlo??? E' una parte del carattere innato o può essere "allenato"??? Non ce la faccio più a essere così, a prendermela per ogni piccola cosa, a essere perennemente "stanca" di tutto...
penso che per gioire delle piccole cose sia necessario vederle le piccole cose... nessun esercizio... spesso quando sono indaffarato, quando ho pensieri per la testa, o magari quando mi faccio problemi inutili, e capita spessissimo, molte di queste piccole cose mi passano sotto il naso, non le vedo, come non esistessero.

invece, al contrario, quando riesco a fermarmi un attimo, ad entrare in contatto col mio lato emotivo, mi capita di sentirmi pieno di una gioia indescrivibile, per un tramonto su un campo di girasoli, per la canzone che dalla funzione random della radio, arriva esattamente al momento giusto come perfetta colonna sonora del momento.

...ma mi sento anche terribilmente appagato quando riesco a passare una bella serata con gli amici, bere una birra, parlare senza aspettarsi che possa capitare chissà quale miracolo... è proprio in quelle sere che il miracolo capita veramente.

insomma, per me la soluzione è "take it easy", proprio quando riesco a spogliare la mia esistenza da regole imposte, ingessature inutili, sento di essere vivo!



p.s. complimenti per le foto su flickr, hanno bellissimi colori
__________________
Now that you've found it, it's gone. Now that you feel it, you don't. You've gone off the rails.

Ultima modifica di deggungombo : 11-07-2009 alle 11:44.
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Old 11-07-2009, 12:23   #28
Jammed_Death
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ci sono anche le persone che fingono, in genere per gli altri (o è quello che mi hanno detto)...sono quelle che finiscono suicide tra i 30 e i 40 anni e poi tutti dicono "era una persona allegra e buona"
__________________
...continuate a morire finchè non viene giorno...
...forse solo uno che si erge con la spada infranta dalla più profonda disperazione...
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Old 11-07-2009, 12:25   #29
ilguercio
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ci sono anche le persone che fingono, in genere per gli altri (o è quello che mi hanno detto)...sono quelle che finiscono suicide tra i 30 e i 40 anni e poi tutti dicono "era una persona allegra e buona"
Beh,ho finto spesse volte.
Magari viene da te una persona che sta male e in quel caso fingi di stare bene per farlo riprendere.Ma non significa nulla...
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Old 11-07-2009, 12:26   #30
Jammed_Death
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Beh,ho finto spesse volte.
Magari viene da te una persona che sta male e in quel caso fingi di stare bene per farlo riprendere.Ma non significa nulla...
ma non in quel senso, nel senso spesso sento dire "eh non posso essere sempre incazzato, quindi faccio la persona allegra per non dar fastidio agli amici" e roba simile

per me è una fesseria
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...forse solo uno che si erge con la spada infranta dalla più profonda disperazione...
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Old 11-07-2009, 12:39   #31
Lukez
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Potrà sembrarti scemo ma passa qualche minuto con un neonato di 6-9 mesi.
La mia cuginetta è pazzesca, sta sempre a ridere per ogni cosa! Dobbiamo imparare da loro, se ti capita anche una scemenza(tipo trovare 2 cents a terra o trovare parcheggio senza fare tremila giri dell'isolato) gioiscine!!
Altra cosa che può sembrare sciocca ma che spesso funziona è ridere. Semplicemente ridere anche se bisogna sforzarsi.
Io lo faccio spesso dopo che litigo con la mia ragazza(sapessi che litigi) e ridere mi aiuta a recuperare un pò di salute che se n'era andata

Buona fortuna
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Old 11-07-2009, 14:05   #32
Stev-O
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Si vede che sei una bella persona, pensa tu se non piacessi a nessuno e non potessi nemmeno gioire di quelle situazioni

Per il resto anche io penso a volte di dover migliorare il mio pessimo approccio con resto del mondo, ma mi viene male non apparire quella che sono
asterisco

cmq non è l'approccio: a volte puoi apparire un po' dura, ma in fondo in fondo imho sei buona
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Old 11-07-2009, 14:51   #33
Dream_River
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Io aggiungo



Oppure, in caso di "intolleranza" alla patata

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Old 11-07-2009, 17:20   #34
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io aggiungo una cosa che se non da buonumore da sola, combinata con quanto citato sopra è il non plus ultra

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Old 11-07-2009, 18:31   #35
Stev-O
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che poi innesca il dispiacere per lo scompenso calorico innescato oltre ad eventuali effetti collaterali che specie in luglio
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Old 11-07-2009, 18:36   #36
Kharonte85
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Vedo tante persone intorno al mio mondo che riescono a mantenere il buonumore, riescono a gioire e divertirsi con cazzate...io, invece, da praticamente sempre non riesco a fare tutto ciò, non riesco ad impormi il buonumore, non riesco a gioire per le piccole cose, sento che mi manca sempre qualcosa...qual é il segreto del buonumore??? Come fare per fare "esercizi" per riuscire a raggiungerlo??? E' una parte del carattere innato o può essere "allenato"??? Non ce la faccio più a essere così, a prendermela per ogni piccola cosa, a essere perennemente "stanca" di tutto...
Ti rispondo proponendoti un pezzo di un articolo di "psicologia positiva":
Quote:
...

La soddisfazione globale di una persona può essere suddivisa nella soddisfazione rispetto ai vari ambiti della sua vita come il lavoro, la famiglia, lo svago e le amicizie, e all’interno di ciascun ambito è possibile individuare altre molteplici sfaccettature nelle quali si declina la soddisfazione della persona. Nell’affettività positiva (presenza di buon umore) è possibile individuare esperienze emotive differenti come quelle di gioia, orgoglio, entusiasmo, mentre nell’affettività negativa (presenza di malumore) è possibile distinguere altrettanti vissuti differenziati come quello di paura, colpa e tristezza. In una prospettiva eudaimonica si parla di benessere psicologico (Ryff & Singer, 1998) consistente nel cercare la perfezione che rappresenta la realizzazione del vero potenziale di ciascuno, promossa da autonomia (autodeterminazione, indipendenza, capacità di resistere alle pressioni sociali), crescita personale (sentimenti di continuo sviluppo, apertura nei confronti delle esperienze, sensazione di realizzare le proprie potenzialità), autoaccettazione (atteggiamento positivo verso il proprio sé, accettare le proprie qualità positive e negative, avere sentimenti positivi nei confronti della propria vita passata), scopo nella vita (avere scopi nella vita e un senso di direzionalità, sensazione che la propria vita abbia un significato), padronanza (senso di padronanza e competenze nel gestire l’ambiente, capacità di controllare una gamma complessa di attività), relazioni positive (relazioni interpersonali soddisfacenti, caratterizzate da fiducia, mostrare interesse per il benessere altrui, essere capaci di empatia, affetto, intimità).

...

Dott.ssa Annalisa De Filippo

http://www.psiconline.it/print.php?sid=6240
Queste sarebbero le dimensioni sulle quali (teoricamente) bisognerebbe concentrarsi (a meno che tu non abbia un problema piu' specifico)...poi è chiaro che ogni individuo differisce abbastanza per esigenze, temperamento ecc...

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Originariamente inviato da momo-racing Guarda i messaggi
mi sa che noi si soffre più o meno dello stesso male, con l'aggravante che io sono una di quelle persone che a prima vista diresti essere sempre allegro e solare e che non ama molto portare in pubblico i propri problemi, quindi la gente tende pure ad attaccarsi a me quando vuole conforto credendomi depositario di chissà quale fonte inesauribile di buonumore, quando poi sarei invece io ad averne più bisogno.

Venendo dunque alla tua domanda, io credo che non ci siano esercizi specifici a riguardo. Credo che l'unico modo per arrivare a qualche risultato sia cercare di essere sinceri quantomeno con se stessi senza prendersi in giro, cercare di capire quali sono gli ostacoli che ci impediscono di essere sereni e provare ad affrontarli uno alla volta.
Credo che ciascuno debba imparare a capire come trovare il bandolo della propria matassa: nel fare questo c'è chi si aggrappa a Dio, sperando di avere da lui le risposte, sperando che possa rappresentare un sostegno che dia un significato al tutto. C'è chi si getta tra le braccia della prima persona che gli dona attenzione, per poi pentirsene perchè in cuor suo sa che non le potrà dare ciò che realmente cerca. C'è chi sceglie di ignorare la propria situazione e fare finta di nulla.
Personalmente io preferisco fare affidamento all'unica persona di cui mi posso fidare, ovvero me stesso ( che poi anche il fatto che io possa fidarmi di me stesso è una cosa in realtà alquanto discutibile ), tant'è che una cosa che ho scoperto essermi molto d'aiuto è stata prima la fotografia e poi la poesia, sia leggerne che scriverne, è una cosa che ti fa sentire meno "incompreso". Leggere le parole di qualcuno che con la propria grande sensibilità sia stato in grado di sviscerare ciò che senti dentro ti fa sentire meno solo. La gente normale queste cose le prova con due cialtroni come Vasco Rossi o Ligabue, io purtroppo ho bisogno di Prevert o Neruda. Cercare di comporre una fotografia, di esprimere il proprio punto di vista attraverso di essa, o cercare di comporre una poesia, trovando in se stessi le parole, lasciando che esse fluiscano sincere, per me è fondamentale e infondo sono due arti molto simili. Mi libera, anche se a volte solo temporaneamente, del mio senso di oppressione, mi permette di provare a capirmi. A volte rileggo cose che ho appena scritto e resto stupito di ciò che ho scritto proprio perchè magari fuoriescono aspetti di me che razionalmente non ero mai stato in grado di elaborare.
Ed in tutto questo ho capito una cosa: vivo la mia condizione con dolore ma non farei mai a cambio. Perchè se vedo con quanta superficialità, con quanta stupidità e leggerezza molte persone affrontano la propria vita provo ribrezzo al sol pensare di poter esser come loro: l'idea che i risultati di una squadra di calcio o l'eliminazione del mio beniamino da un reality possano condizionare il mio animo, come vedo per alcune persone, semplicemente mi darebbe disgusto.

So che sembra assurdo dirti che per provare buonumore ci si debba gettare nel malumore ma personalmente credo che se si vuole imparare a volare prima sia necessario spezzare le catene che ci legano al suolo, altrimenti non saremo mai realmente liberi ma saremo come uccelli in una voliera, che possono volare solo quel tanto che le sbarre gli permettono di farlo.

Considerando che l'ultima persona cui ho di recente teso la mano è stata una ragazza che s'è presa la mano con attaccato tutto il cuore e credo li abbia usati per pareggiare le gambe di un tavolino per non farlo traballare dovrei seguire il buonsenso ed evitare per un po' di offrire spalle alla gente ma non ci posso fare niente, quando sento persone che soffron del mio male il mio altruismo è secondo solo alla mia stupidità percui se pensi che possa esserti d'aiuto m'iscrivo alla discussione.
Quello che adotti è un meccanismo psichico di "difesa"

Quote:
La sublimazione permette l'espressione di desideri, impulsi o affetti che il soggetto inibisce volontariamente a causa delle loro ripercussioni sociali potenzialmente negative. Il soggetto li incanala invece in espressioni socialmente accettabili. Gli obiettivi e gli oggetti originari degli impulsi, desideri e affetti sono spesso considerevolmente modificati, risolvendosi in un'attività o prodotto creativo.
La tua sublimazione "in poesia" è sicuramente non del tutto negativa ed è una difesa adattiva e matura e magari ci consegna un grande risultato ...quello che è interessante sarebbe pero' capire perchè ritieni di essere "incompreso" e che quello che c'è in te (sottoforma di affetti, sentimenti, emozioni ecc...) possa essere non accettabile e non accolto dagli altri...bisogna fare attenzione perchè molto spesso ci convinciamo che sia così per non esporci troppo e per non soffrire ma poi va a finire che ci autocensuriamo preventivamente anche nel rapporto con gli altri col risultato che diventiamo sicuramente infelici e/o distruggiamo le relazioni interpersonali a cui teniamo.

Poi ti faccio leggere questo:

Quote:
Immaginate di poter assistere, senza essere visti, ad una seduta di psicoterapia e di poter ascoltare quello che un paziente dice al suo psicoterapeuta. Siete curiosi, vero? Probabilmente, una delle conversazioni che ascoltereste con maggior frequenza riguarderebbe l'insoddisfazione per i propri rapporti con gli altri. A questo proposito, una delle " lamentele" più ricorrenti potrebbe suonare più o meno così: " Io do moltissimo e faccio tanto per gli altri, ma in cambio ottengo poco o niente".

La sensazione di sentirsi poco amati ed apprezzati è purtroppo molto comune e riguarda ogni tipo di relazione sia essa di carattere sentimentale, piuttosto che amicale, familiare, lavorativo, ecc?


Fortunatamente, è sempre possibile imparare a farsi apprezzare e costruire con gli altri delle relazioni più soddisfacenti.

Dare e ricevere: un problema universale
In una ricerca di psicologia sociale fu chiesto a un numero cospicuo di coppie sposate di fare un bilancio di quello che davano e ricevevano nel loro rapporto sia dal punto di vista pratico che da quello affettivo. Inoltre, ciascuno dei partner doveva indicare chi fosse il più generoso della coppia. Il risultato fu sorprendente: sia il marito che la moglie percepivano se stessi come la persona che dà di più nel rapporto.

Da un certo punto di vista, questo risultato non sorprende : fa parte della natura umana considerarsi migliori di quello che si è ,e reputarsi più generosi e più disponibili di quanto non si sia in realtà.

Ma questo studio mette in luce un punto importante: in molti rapporti si creano delle dinamiche psicologiche per cui si tende a non riconoscere e quindi a non apprezzare quello che l'altro fa per noi.

Perché do tanto e ricevo in cambio così poco?

Ogni individuo ha il suo modo particolare di rapportarsi agli altri e di esprimere il proprio affetto.

Per fare un esempio banale ma efficace, alcune persone preferiscono dimostrare il loro amore con i fatti, prendendosi cura del partner dal punto di vista pratico e materiale. Anche quando amano profondamente, queste persone fanno fatica a dire " ti amo" e sono parchi di abbracci e coccole, ma non fanno mai mancare il loro sostegno al partner. Per loro una camicia perfettamente stirata o riparare un rubinetto che perde sono l'equivalente di un appassionata dichiarazione d'amore.

Altre persone, invece, sono espansive ed affettuose e per sentirsi amate hanno bisogno di dialogo, abbracci e tenerezze.

Se come spesso succede, una persona che esprime il suo affetto in modo pragmatico si sposa con un partner più emotivo e passionale, è facile che, con il tempo, ciascuno dei due finisca per sentirsi poco amato e poco apprezzato. Sempre per proseguire con l'esempio, supponiamo che il tipo pratico sia il marito e il tipo più affettivo sia la moglie. In questo caso, il marito farà di tutto (dal suo punto di vista) per far funzionare il rapporto: si impegnerà sul lavoro, aiuterà nei lavori domestici, non le farà mancare niente di materiale e non capirà come mai la moglie sia sempre così scontenta.

Inoltre, si lamenterà del disordine che regna in casa e del fatto che sua moglie sia così fredda a letto.

Dal canto suo, la moglie potrebbe soffrire per i troppi impegni lavorativi del marito, per la mancanza di dialogo e di tenerezza e potrebbe sentirsi trascurata e poco amata, nonostante la sicurezza finanziaria ed emotiva che il marito le offre.

Nei confronti della loro vita sessuale, la moglie potrebbe lamentarsi perché il marito che la ignora completamente durante il giorno, la cerca solo quando vuole fare l'amore.

In realtà, ciascuno dei membri della coppia dà e riceve molto, ma dal momento che quello che riceve è diverso da quello che desidererebbe, ha la sensazione di non ricevere niente. Nessuno dei due, infatti, si sforza di capire che cosa è importante per l'altro e di soddisfare i suoi bisogni.

Ovviamente queste dinamiche non si verificano solo nel rapporto di coppia ma in tutti i tipi di relazione umana. Tuttavia, è possibile migliorare qualsiasi relazione sviluppando la capacità di mettersi nei panni dell'altro.

Il segreto per farsi apprezzare.
Provereste gratitudine se qualcuno vi facesse un regalo costosissimo ma che voi reputate orribile ed inutile? O preferireste invece un regalo molto più economico, una piccola cosa, che però desiderate veramente? Nelle relazioni con gli altri funziona lo stesso principio: perché quello che diamo sia veramente gradito deve rispondere ai bisogni dell'altro.

Le persone tendono a dare nella relazione quello che loro desidererebbero dagli altri, ma questo non sempre coincide con quello di cui gli altri hanno bisogno.

Tuttavia, se non si sviluppa la capacità di mettersi nei panni dell'altra persona, si rischia di dare tantissimo e di non essere apprezzati.

Un esempio classico di questo meccanismo psicologico potrebbe essere quello di un ipotetica madre che vive in funzione del figlio. Questa mamma al figlio dà tutto (affetto, consigli, attenzioni, regali ecc) tranne l'unica cosa che lui vorrebbe veramente, e cioè che la madre fosse meno presente nella sua vita e rispettasse di più i suoi spazi e il suo bisogno di autonomia.

Paradossalmente questa madre riceverebbe di più nel rapporto con il figlio imparando a dare di meno.

Dedicato a chi dà troppo
Alcune persone danno tantissimo nei rapporti con gli altri ma in cambio ricevono veramente poco.

In genere questo tipo di persona ha un grandissimo bisogno d'amore ed è disposto a fare di tutto per accattivarsi le simpatie dell'altro sia che si tratti di un amico, di un potenziale partner, di un parente ecc. Queste persone quando tengono a qualcuno lo sommergono di manifestazioni d'affetto, attenzioni, regali e piaceri. In ufficio sono quelli che fanno anche il lavoro degli altri e si sobbarcano tutti i lavori più ingrati, in tutte le situazioni della vita considerano le esigenze degli altri più importanti delle proprie.

Ma tanta generosità può avere un risvolto negativo: questi individui, a livello inconscio, si ritengono immeritevoli d'amore e danno per "comprare" la benevolenza degli altri.

La loro disponibilità verso il prossimo nasce più dall'insicurezza che da un reale interesse verso l'altro: dal momento che disperano di essere amati per quello che sono, si accontentano di essere utili, anzi indispensabili. Il dare compulsivo nasconde in realtà una forte richiesta di attenzione e di amore. Gli altri lo avvertono inconsciamente e provano disagio perché si sentono in debito e obbligati a ricambiare e a dare più di quanto non farebbero normalmente.

Come ricevere di più nei rapporti con gli altri
Alcuni consigli per stabilire con gli altri delle relazioni più soddisfacenti.

1) Date per il piacere di farlo
Alcune persone hanno nei confronti degli altri un atteggiamento "da contabile", tendono, cioè, a fare una specie di "bilancio mentale" di quello che danno e ricevono nelle loro relazioni. Fanno volentieri dei piccoli favori, ma in cambio si aspettano che il beneficiario delle loro attenzioni restituisca loro il favore con la massima solerzia, e se questo non avviene, si sentono delusi e poco apprezzati. Per esempio, ci rimangono male se un'amica non ricambia a breve l'invito a pranzo e se un collega, a cui hanno dato un passaggio, non si sdebita offrendo qualcosa da bere.

Paradossalmente, è proprio la paura di non ricevere abbastanza nei rapporti con gli altri che impedisce a queste persone di ricevere di più, mentre un atteggiamento più generoso e rilassato nei confronti del prossimo garantirebbe loro quell' apprezzamento e quell' affetto che desiderano ardentemente.

2) Imparate ad apprezzare quello che ricevete
La maggior parte delle persone, quando ha la sensazione di non ricevere abbastanza da un rapporto, tende a diventare critica nei confronti dell'altra persona e a concentrare l'attenzione su quello che l'altro non riesce a fare o a dare, sottovalutando invece gli aspetti positivi della relazione. Ma, sottolineare in continuazione l'egoismo o la pigrizia del partner, del figlio, del collega, non spingerà l' altro a dare di più, ma a dare sempre di meno. Infatti, l'altra persona, sentendosi criticata e messa in discussione, smetterà di fare anche quel poco che fa. Per invertire questo circolo vizioso, occorre invertire la rotta e iniziare ad apprezzare quello che riceviamo per quanto inferiore alle nostra aspettative possa essere. Infatti, mostrando di notare e di apprezzare quello che l'altra persona fa per noi, la motiveremo da dare di più.

3) Esplicitate le vostre aspettative
Ogni persona ha il suo modo peculiare di percepire la realtà, anche e soprattutto per quanto riguarda il rapporto con gli altri. Molte incomprensioni nascono da una divergenza di aspettative che non è mai stata esplicitata. Non date per scontato che gli altri capiscano quello che volete, anche se si tratta di una cosa ovvia: spesso quello che è evidente per una persona, può non esserlo per un'altra.

Dottoressa Anna Zanon


http://www.ilmiopsicologo.it/pagine/...gli_altri.aspx
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Vedo tante persone intorno al mio mondo che riescono a mantenere il buonumore, riescono a gioire e divertirsi con cazzate...io, invece, da praticamente sempre non riesco a fare tutto ciò, non riesco ad impormi il buonumore, non riesco a gioire per le piccole cose, sento che mi manca sempre qualcosa...qual é il segreto del buonumore??? Come fare per fare "esercizi" per riuscire a raggiungerlo??? E' una parte del carattere innato o può essere "allenato"??? Non ce la faccio più a essere così, a prendermela per ogni piccola cosa, a essere perennemente "stanca" di tutto...
Escludendo un deficit di serotonina (se ti chiami benzodiazepina sai di che parlo..) e tralasciando il discorso della fede e religione....

Ti consiglio di leggerti qualcosa sulla PNL, programmazione neuro linguistica.
__________________
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