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#21 |
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Iscritto dal: Feb 2008
Città: dire paesino sarebbe essere generosi :asd:
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Paghiamo certo cosi ogni volta che gli serviranno dei soldi sanno dove andarli a prendere,non dagli americani non dagli inglesi ma ovviamente da pantalone.
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Sampdoria o Lazio,ditemi voi chi ha bruciato di piu,la sconfitta diretta o la sconfitta morale? |
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#22 |
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Iscritto dal: Aug 2008
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#23 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Città: levante
Messaggi: 2260
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Quote:
però gli addestreremo le truppe in modo tale che potranno pattugliare i mari. cioè tradotto pagheremo uomini e mezzi per far addestrare qualcuno che nn sò fino a quanto si invischierà in caso di squestri come questi,giacchè la maggiorparte delle volte gli ostaggi nn sono di quelle stesse parti.
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ho condotto diverse trattive ma sono troppo pigro per segnarmele. CMR 2.0 tornante - AMIGA 600 |
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#24 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Città: levante
Messaggi: 2260
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la parola nuclearizzare ,ora che l'avete imparata e che sapete che fa figo, potete usarla x polleggiarvi con gli amichetti al bar.
per il resto a me nn frega niente dei soldi,è una questione di principio nn dobbiamo sborsare un cent. se nn quelli che servono per ricompare i proiettili usati x il blitz. ![]()
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#25 |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2000
Messaggi: 351
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Francesi ed americani hanno liberato i loro ostaggi con un blitz .. noi ne avevamo le opportunità ma a quanto pare hanno perso l'occasione ..
non resta che pagare !!!
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#26 |
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Iscritto dal: Aug 2008
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#27 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2003
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#28 |
Member
Iscritto dal: Feb 2008
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Qui non si tratta di una faccenda umana ma una questione di buon senso e di tattica perchè se paghiamo adesso con un po di fortuna tornare vivi tutti quanti,ma se paghiamo è sicuro rapiranno ancora e ancora e ancora sicuri che potranno batter cassa e piu aumentano i casi di rapimento piu aumenta la possibilità che qualcosa vada storto quindi oltre al fattore sicurezza in sè cambierebbe anche il fattore di rischio vite umane.
Cosi facendo pregiudichiamo solo la sicurezza delle nostre navi e quella dei nostri marinai,per una volta anzichè pensare solo al quieto vivere e alla poltrona pensassero a tirare fuori gli attributi i nostri "leader".
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#29 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Città: levante
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per parlare in un forum nn è necessario mostrare la propria foto.
ovviamente qui nn siamo in iraq,nn stiamo aggredendo ,sono dei cittadini italiani (Stato in cui voi che fate tanto gli ironici abitate) che sono stati sequestrati - questo a molti nn frega granchè ,ma del resto il senso di amor patrio per alcuni vale solo ai mondiali.
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#30 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
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Io un blitz lo tenterei, se ve ne fosse la possibilità..e francamente dubito che i sequestratori abbiano portato gli ostaggi nel Putland.
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We are the flame and darkness fears us ! |
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#31 | ||
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2003
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Frasi come: (sulla strage di civili) e Quote:
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#32 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Città: levante
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Quote:
tu che faresti? oltre ad animare il forum con il tuo "umorismo" ....
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#33 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2008
Messaggi: 808
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niente blitz? e che cavolo ci sta a fare il col moschin e il gis?
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#34 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Città: levante
Messaggi: 2260
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Per le milizie e i gruppi armati impegnati a contendersi il territorio somalo reperire risorse economiche rimane vitale per comprare armi, patteggiare gli aiuti alimentari e sostenere il proprio clan. Recentemente il business più redditizio a cui si dedicano è quello degli aiuti internazionali e i finanziamenti con i quali l’Occidente cerca di tamponare l’aggravarsi della crisi, un modo per evitare di risolvere alla radice il problema.
In Somalia questo l'hanno capito e stranamente c'è stata una recrudescenza del fenomeno della pirateria nell'ultimo biennio. Il clamore internazionale che esso suscita in tutto il mondo, serve infatti a far giungere nel Paese del Corno d'Africa nuovi aiuti internazionali che rendono ben di più delle stesse azioni piratesche. Ogni volta che i Paesi «donatori» per la Somalia si incontrano, viene sempre stanziata una cospicua somma di denaro per gli aiuti umanitari e da un po’ di tempo anche in chiave antipirateria. E' questa infatti la nuova voce inserita nell'agenda di ogni incontro. Gli interventi umanitari dell'Italia in Somalia, finanziati finora con circa 26 milioni di euro nel biennio 2007-2008 e poi con una successiva erogazione di oltre 43milioni di euro nell'arco degli ultimi quattro anni, collocano saldamente l'Italia tra i primi cinque di questo gruppo di donatori del Paese africano. Purtroppo il governo somalo di transizione, TFG, del Presidente Sharif Ahmed forse non riuscirà a gestire fino in fondo questi aiuti ma una buona parte li riceverà e chissà potrebbe riuscire a distribuirli anche se appare difficile visto che controlla solo una piccola parte del territorio somalo; il resto è in mano ai miliziani islamici. Il 10 giugno scorso in un rapporto dell'Unione africana, UA, pubblicato in prima pagina dal quotidiano panarabo “al Hayat”, l'organizzazione africana si diceva molto preoccupata per la precaria situazione generale nel Paese. Nel documento è scritto chiaramente che: “La popolarità del presidente somalo Ahmed continua a scemare, giorno dopo giorno, da quando è stato eletto a gennaio”. “L'appoggio garantitogli dal suo clan, gli Abgal, sottoclan degli Hawiye - continua il rapporto dell'UA - non è all'altezza dei pericolo che si trova ad affrontare”. Inoltre il rapporto afferma che il Presidente somalo avrebbe ricevuto aiuti finanziari da alcuni Paesi Occidentali per ottenere l'appoggio del suo clan, sia morale sia militare. Circa 20mila giovani volontari Abgal avrebbero così risposto all'appello del presidente di arruolarsi nell'esercito e nella polizia, ma la maggior parte di questi sono attratti soprattutto dai soldi e dalle armi, e solo poco più di un centinaio di loro combatte veramente. Questo spiegherebbe anche l'enorme divario tra i combattenti islamici, che si battono per uno scopo, e le milizie governative, che combattono per denaro e non credono affatto nel governo e nei suoi ministri, sottolinea in particolare il rapporto. Tuttavia, continua il rapporto del'UA, l'opposizione non ha le capacità per rovesciare il governo transitorio fino a quando saranno presenti le forze africane. Per costituire un pericolo reale, gli islamici hanno bisogno di altri 6 mesi. Per ora i combattimenti stanno garantendo agli islamici una notorietà che tornerà loro utile per ottenere sostegno all'estero ed esperienza militare, necessaria per i prossimi conflitti, sottolinea il rapporto. Un quadro davvero allucinante quello dipinto dal rapporto dell'UA ma che rispecchia la realtà. Il governo somalo ha i mesi contati eppure l'Italia e altri Paesi continuano ad erogare aiuti economici pur sapendo che forse difficilmente arriveranno a destinazione. Forse l'operazione nasconde altre verità e intenti. Di recente è stata promossa la proposta di istituire una Guardia Costiera somala sotto l’egida del governo di transizione somalo, dimenticando sempre che per ora esso ha il controllo solo di alcuni quartieri della capitale. Quindi sarà stanziato un nuovo flusso di denaro che i «donors» occidentali dovrebbero devolvere al TFG. Un fatto questo che ha risvegliato enormi interessi; il rischio, che gran parte di questo denaro finisca nelle mani di chissà quali personaggi, è fortissimo. Subito dopo la conferenza internazionale sulla Somalia svoltasi nei giorni scorsi a Roma, dove è nata la proposta, nel porto di Harardhere, che è il più importante covo pirati sulla costa orientale somala, si è creato spontaneamente un «Comitato di sorveglianza antipirateria» che avrà il compito di contrastare il fenomeno e mediare i riscatti. Sagole Ali, portavoce da sempre dei «Somali Marine», la gang di pirati che hanno base ad Eyl, l'altro importante covo pirata sulla costa somala, ne fa parte. Questo dovrebbe essere indicativo per tutti e far capire quale è il vero intento dell'operazione “guardia costiera somala”. D'altronde i «Somali Marine» sono niente di meno che la banda dei pirati che ha catturato il rimorchiatore Buccaneer sequestrato l'11 aprile scorso nel Golfo di Aden. La nave è tuttora nelle loro mani e con essa sono trattenuti in ostaggio anche i 16 marinai dell'equipaggio di cui 10 italiani a bordo e 5 romeni e un croato. I pirati quindi si trasformano in Guardie Costiere? Indubbiamente chi legge avrà abbozzato un sorriso! Ebbene non ci si deve stupire. A questo punto entra in gioco la convenienza e l’opportunità. Potrebbe essere un mezzo che permetta di ottenere la liberazione dei marittimi italiani ostaggi da oltre due mesi dei pirati somali. Questa è la vera chiave di lettura per comprendere anche il netto rifiuto delle autorità della regione del Puntland, sulle cui coste hanno le basi i pirati e per questo è considerata la nuova Tortuga, ad ogni forma di mediazione su base economica con i pirati ma invece disponibili a un'azione militare per liberare gli ostaggi del Buccaneer. Il governo, autoproclamatosi, della regione autonoma del Puntland per mezzo delle sue strutture amministrative e di polizia in passato ha svolto sempre un ruolo di mediazione nelle trattative con le bande di pirati, intascando ovviamente un compenso per l'opera prestata, oggi invece, è contrario a qualunque accordo e spinge verso una soluzione militare. Un modo questo per apparire credibile agli occhi della Comunità internazionale e sedersi poi al tavolo degli aiuti e partecipare al banchetto. Però il gioco è stato scoperto! Quando all'inizio di maggio il sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver si è recata in missione nella regione per trattare il rilascio degli ostaggi del Buccaneer c'è stato l'epilogo della vicenda. La Boniver ha accusato a chiare lettere il presidente del Puntland, Abdirahaman Mohamed Farole, di essere d'accordo con i pirati e ha chiesto che gli ostaggi del Buccaneer fossero liberati immediatamente e senza condizioni. Aggiungendo che qualsiasi atto ostile compiuto nei loro confronti sarebbe stato ritenuto come un atto ostile compiuto contro l'Italia. A riprova di questo i rappresentanti del Puntland sono stati significativamente i grandi esclusi alla conferenza internazionale sulla Somalia svoltasi a Roma. Il Puntland era avvisato e da allora tante cose sono accadute ma ai 10 marinai italiani non è stato torto un capello. Dei loro compagni di sventura, i 5 romeni e il croato, da quando sono stati sbarcati a terra non si è saputo più nulla ma dei 10 marittimi italiani, la Farnesina continua ad informare le loro famiglie in Italia assicurando che i loro cari stanno bene e presto ritorneranno a casa. Forse per fine mese come ha recentemente affermato il sottosegretario agli Esteri Enzo Scotti in un colloquio telefonico avuto con le famiglie dei marittimi campani. Nel bel mezzo di questi giochi di denaro e di potere ci sono quindi gli ostaggi del Buccaneer e ovviamente i circa 200 marittimi delle oltre 15 navi catturate e ancora trattenute dai pirati. L'intuito porta a pensare che la pirateria nel mare del Corno d'Africa dimostra un grave pericolo per gli interessi commerciali legati alla navigazione. In altri posti del mondo come il Borneo e l'Indonesia il fenomeno è piuttosto ampio ma in quei luoghi non è scattato l''allarme rosso '. Nel mare della Somalia invece è stata inviata una flotta internazionale in armi i cui costi per mantenerla sono davvero altissimi mentre la loro presenza appare relativamente utile. In molti però tendono a mascherare questa “relativa utilità” nel fatto che la flotta non ha un coordinamento unico ma bensì suddiviso. Per pattugliare un mare così ampio ci vorrebbero almeno 500 navi da guerra che ora invece sono appena 25. Senza considerare che l'area dove agiscono i pirati si sta allargando ancora di più. Gli abbordaggi si stanno verificando anche al largo dell'arcipelago delle Seychelles. Non è questo il modo per difendere la libertà di navigazione e di libero commercio; se si continua su questa strada la comunità internazionale rimarrà per sempre presa nel gioco dei pirati e di iniziative come quella delle sedicenti Guardie Costiere. Sarebbe opportuno una convinta e decisa azione politica internazionale congiunta per promuovere una mediazione tra tutte le parti coinvolte in Somalia. Ferdinando Pelliccia http://www.liberoreporter.it/NUKE/news.asp?id=3986 avete mai sentito parlare negli ultimi 30 giorni,di questa vicenda in TV? eppure quando per la sgrena la copertura mediatica fù sicuramente maggiore. da mettere un tag :"italiani dimenticati"
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#35 |
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ehhhmm
nn hai risposto alla mia domanda ![]() ed è pasata una settimana. tipico di chi nn ha argomenti ,ma sa' solo provocare ![]()
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#36 | |
Senior Member
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Quote:
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#37 |
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http://www.viaemilianet.it/notizia.php?id=2655
117 giorni. Buccaneer, quattro mesi di angoscia Ancora in stallo la situazione del rimorchiatore italiano sequestrato l'11 aprile scorso dai pirati della Somalia. Il gm della Micoperi: "La trattativa va avanti, procediamo con cautela". RAVENNA, 6 AGO 2009 - Continua l'odissea dei 16 componenti dell'equipaggio del Buccaneer, il rimorchiatore ostaggio dei pirati somali. Sono passati 117 giorni, quasi 4 mesi, da quell'11 aprile quando la nave, proprietà della società ravennate Micoperi, fu attaccata e sequestrata mentre transitava nel golfo di Aden. Il rimorchiatore era stato acquistato dalla Micoperi a Singapore e stava navigando verso l'Italia, dove doveva essere riconvertito per lavori subacquei. Al momento del sequestro stava trainando al rimorchio due bettoline, una di proprietà del cantiere ravennate e un'altra egiziana. I CONTATTI CON I PRIGIONIERI Da allora i contatti dei prigionieri con le famiglie sono stati sporadici, seppur rassicuranti: le loro condizioni di salute sarebbero buone, anche se ormai sono tutti esasperati dalla lunghissima prigionia. NO AL BLITZ Purtroppo, le notizie sulle trattative per la liberazione non sono molto positive. Un mese fa, il ministro degli esteri Franco Frattini aveva decisamente scartato l'ipotesi dell'intervento di forza: "Abbiamo una nave da guerra molto ben attrezzata in quell'area (la fregata Maestrale, ndr), ma un blitz sarebbe controproducente, perché metterebbe a rischio l'incolumità dei marinai". L'unica strada percorribile, dunque, è quella della trattativa con i pirati. Su questo versante, il governo italiano ha recentemente incassato il pieno appoggio del primo ministro somalo Omar Abdirashid Ali Sharmarke, che ha garantito, in un contatto telefonico con Frattini, il suo "impegno personale" per una conclusione positiva della trattativa. LA TRATTATIVA Il general manager della Micoperi, Silvio Bartolotti, intervistato da un quotidiano locale si è dichiarato ottimista: "La trattativa va avanti e non sarà necessario pagare alcun riscatto per la liberazione del Buccaneer - ha detto Bortolotti - Pensavo che la vicenda potesse chiudersi positivamente molto prima, ma in questi casi bisogna procedere con estrema cautela. Richieste di denaro non sono giunte, se non quelle nella fase iniziale delle trattative". La fine della vicenda, purtroppo, non sembra ancora affatto vicina. CHI SONO I PRIGIONIERI Ecco i nomi dei 16 prigionieri, di cui 10 italiani, 5 rumeni e un croato: Mario Iarloi, comandante, iscritto alla Capitaneria di porto di Ortona (Chieti); Mario Albano, primo ufficiale di coperta, Porto di Gaeta (Latina); Tommaso Cavuto, secondo ufficiale di macchina, Porto di Ortona (Chieti); Ignazio Angione, direttore di macchina, Porto di Molfetta (Bari); Vincenzo Montella, marinaio, Porto di Torre del Greco (Napoli); Giovanni Vollaro, marinaio, Porto di Torre del Greco (Napoli); Bernardo Borrelli, marinaio, Porto di Torre del Greco (Napoli); Pasquale Mulone, marinaio, Porto di Mazara del Vallo (Trapani); Filippo Speziali, marinaio, Porto di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno); Filomeno Troino, cuoco, Porto di Molfetta (Bari); Nicusor Marinescu, capo ingegnere (Constanta); Adrian Gilca, diving officer (Constanta); George Dorel, montatore (Constanta); Marius Aragea, operatore e conducente (Constanta); Stefan Borcan, ufficiale ponte nave (Bucarest); Del marinaio croato si conosce solo che è uno studente di Fiume, che ha 25 anni e si è imbarcato sul Buccaneer come elettricista
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#38 |
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#39 |
Senior Member
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Quelli che ora fanno i Pirati sembra siano proprio ex-pescatori somali i quali, non riuswcendo più a pescare, sono costretti a 'fare qualcos'altro' e cos'altro di più remunerativo e 'giusto' se non depredare dalle ricchezze tutti quelli che passano davanti e all'interno delle Loro acque e che hanno contribuito in modo più o meno diretto all'inquinamento di quel mare, l'unica risorsa su cui potevano fare conto?
La pesca indiscriminata DI NAVI OCCIDENTALI, l'inquinamento ANCHE NUCLEARE SCARICATO DALLE STESSE hanno portato ad una sostanziale sparizione della fauna dal Golfo di Aden, dove per anni le superpetroliere hanno lavato e tuttora lavano le proprie stive, il continuo passaggio nonchè scarico di rifiuti tossici delle industrie occidentali. Questi pirati sono molto difficili da prendere in quanto hanno l'appoggio di tutta la popolazione, ed è naturale, visto che, oltre a farne parte, ogni volta che riescono ad ottenere un riscatto ne danno una percentuale (si dice dal 30% al 50%) alle popolazioni della costa, le quali gli fanno da supporto insomma le nostre navi arrivavano lì, scaricavano inquinanti chimici e nucleari, pescavano di frodo e il pesce lo rivendevano lucrosamente in europa (e potete capire quanto sano è) pesce per loro non ce n'era più, la gente muore di fame e di malattie da inquinamento... ora CHI E' IL PIRATA??? |
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#40 | |
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