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Old 31-07-2006, 17:56   #1
Adric
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Sud America, chi controlla l'acqua ?

Diritti: Chi controlla l'acqua in Sud America?
Domenica, 30 luglio

I movimenti sociali di Argentina, Bolivia, Brasile, Cile e Uruguay, che hanno lavorato per restituire allo stato i servizi idrici privatizzati negli anni ’90, si sono incontrati in questa città argentina per condividere le loro esperienze e decidere i passi successivi, ora che diverse multinazionali stanno lasciando il Sud America.

”La grande sfida, forse anche superiore alla lotta per ripristinare il controllo dello stato sulle compagnie dell’acqua privatizzate, è l’attuazione di una gestione alternativa per questa risorsa che sia pubblica e anche partecipativa”, ha detto all’IPS Oscar Olivera, portavoce del Coordinamento boliviano per la difesa dell’acqua e della vita. Un energico movimento contro la privatizzazione dell’acqua e dei servizi fognari è nato qualche anno fa in Bolivia, e cinque persone sono state uccise durante manifestazioni per le strade di La Paz e del quartiere proletario El Alto, alle quali hanno partecipato circa 500.000 persone.

Nel 2000, i boliviani hanno organizzato proteste massicce contro i rincari sulle tariffe fino al 300 per cento, che hanno aumentato le bollette dell’acqua e inciso del 20 per cento sui budget familiari. La compagnia francese Suez-Lyonnaise des Eaux, che nel 1999 aveva ottenuto le concessioni su acqua e servizi fognari per 40 anni, sta per lasciare la Bolivia, che oggi ha un nuovo Ministero dell’acqua e un movimento sociale disposto a partecipare alla gestione idrica nel paese. ”Il governo (di sinistra) di Evo Morales ha dovuto tenere fede al proprio mandato, e istituire il ministero”, ha detto Olivera. Gruppi della società civile provenienti da tutta la regione hanno partecipato al Forum dei popoli per la sovranità e l’integrazione, terminato la settimana scorsa con una marcia nella capitale della provincia argentina di Córdoba, 800 km a nord-ovest di Buenos Aires, parallelamente al vertice del Mercosur (Mercato comune del sud). Il blocco commerciale Mercosur comprende Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay; il Venezuela sta per diventare il quinto socio, e Bolivia e Cile sono membri associati.

La Commissione popolare per la riconquista dell’acqua di Córdoba, costituita da organizzazioni sociali, sindacati e partiti politici, fa appello ai gruppi del Sud America che lottano per restaurare il controllo pubblico sull’acqua in diversi paesi, chiedendo loro di analizzare il fallimento dei tentativi di privatizzazione nel settore e discutere i possibili modelli di gestione pubblica della risorsa. Nell’ultimo anno, Suez ha rinunciato, o è in procinto di farlo, all’amministrazione dell’acqua in Argentina, Bolivia e Uruguay, dove i servizi idrici erano stati privatizzati negli anni ‘90. A descrivere l’esperienza della gestione pubblica dell’acqua è stato Dieter Warshof, dell’Associazione brasiliana di aziende municipali per acqua e sistemi fognari, che rappresenta circa 1.500 aziende amministrate in Brasile da governi cittadini, spesso con la partecipazione di gruppi sociali. Tuttavia, la grande preoccupazione dei partecipanti è stata costruire un “nuovo” modello di gestione dell’acqua e dei servizi fognari. “I nostri sforzi contro le compagnie privatizzate sono stati utili, ma non abbastanza nel proporre un modello alternativo”, ha dichiarato l’attivista Alberto Muñoz della provincia nord-orientale argentina di Santa Fe.

Quella posizione è stata condivisa da molti dei partecipanti. Muñoz è un membro di Utenti e consumatori (Usuarios y Consumidores) di Rosario, un’organizzazione per i diritti dei consumatori che fa parte dell’Assemblea provinciale per il diritto all’acqua di Santa Fe. ”Dobbiamo distinguere l’idea di compagnia di stato da quella di compagnia pubblica, perché lo stato non sempre rappresenta l’interesse pubblico”, ha dichiarato. ”È necessario sentirci coinvolti”, ha sottolineato l’attivista, che nella sua provincia guida la lotta contro la privatizzazione della compagnia dell’acqua di proprietà dello stato, che era nelle mani di Suez. Anil Naidoo, coordinatore del Progetto Pianeta Blu, organizzazione internazionale che fa capo al Consiglio dei canadesi – un gruppo per gli interessi dei cittadini – è stato il solo intervento non sudamericano. “In questo processo è importante non sostituire un impero con un altro, e avere un’idea molto chiara di cosa si vuole fare”, ha detto.

In un’intervista con l’IPS, Naidoo ha detto che in questo momento il Sud America è “il cuore del movimento per il diritto umano all’acqua”, aggiungendo che “proprio in questa regione stanno prendendo forma le nuove idee su come gestire questa risorsa”. ”Il movimento è forte, e noi abbiamo intenzione di sostenerlo”, ha detto entusiasticamente. Il sindacalista Luis Bazán, che coordina la commissione popolare a Córdoba per il ripristino del controllo pubblico sull’acqua, ha detto all’IPS: “Vogliamo disegnare una politica unica sulla gestione dell’acqua nel Mercosur, che consideri questa risorsa un bene pubblico e un diritto fondamentale”. ”Chiederemo ai presidenti di includere questo principio a livello istituzionale: in alcuni paesi le compagnie si stanno ritirando grazie alla perseveranza dei movimenti sociali, ma ci sono ancora casi ambigui, come quello dell’Argentina”, ha dichiarato.

Il presidente argentino Néstor Kirchner ha deciso quest’anno di rescindere il contratto con Suez per i servizi idrici e fognari della zona di Grande Buenos Aires e di istituire una nuova compagnia pubblica, simile a quella realizzata nella provincia di Santa Fe. Muñoz ha fatto notare che Suez è stata estromessa all’inizio di quest’anno dopo solo 10 anni, anziché i 30 concordati, per inosservanza del contratto, ingiustificati aumenti delle tariffe, e scarsa qualità del servizio. Messo sotto pressione dall’Assemblea provinciale per il diritto all’acqua di Santa Fe, il governo si è mosso per cancellare il contratto di Suez. Oggi, il 50 per cento della compagnia idrica Aguas de Santa Fe è di proprietà del governo provinciale, il 40 per cento appartiene ad amministrazioni municipali, e il 10 per cento ai sindacati. ”È una transizione; non è esattamente quello che vogliamo. Ma almeno siamo stati capaci di sconfiggere la compagnia privatizzata, che era totalmente inefficiente”, ha detto Muñoz.

“Per noi, questo rappresenta l’ultimo stadio dell’era della privatizzazione, ma vogliamo una partecipazione maggiore di università e organizzazioni sociali nelle decisioni della compagnia”. Córdoba, invece, malgrado il movimento contro la privatizzazione abbia fatto pressione su Suez perché annunciasse il proprio ritiro, non è riuscita a far sì che il governo provinciale assumesse il controllo sui servizi idrici e fognari. L’amministrazione ha però offerto di trasferire le quote a un’azienda privata argentina, alla quale la commissione popolare ha risposto con una sfida legale. “Il contratto afferma che le quote non possono essere trasferite ad altra compagnia”, ha detto Bazán. In attesa della decisione del tribunale, il movimento sta discutendo su quali saranno i passi successivi. Per il momento sta studiando le altre esperienze nella regione. La partecipazione dei sindacati alla gestione dell’acqua è osteggiata da quasi tutte le organizzazioni che hanno combattuto la privatizzazione. “Difendono gli interessi aziendali, e a volte anche gli interessi delle stesse compagnie private”, ha denunciato l’attivista boliviano Olivera. Tuttavia, tutti i movimenti concordano sul fatto che una nuova compagnia pubblica debba rispettare il principio che l’acqua è un bene sociale, non una merce, e che l’accesso a questa risorsa è un diritto umano fondamentale.

Chiedono anche che le tariffe siano proporzionali al reddito, e che si applichino tariffe più elevate ai più ricchi, e stanno trattando sul divieto di tagliare il servizio per mancato pagamento. ”Il presidente Kirchner ha nuovamente nazionalizzato la compagnia Aguas Argentinas e ha creato l’azienda Agua y Saneamiento S.A. Ma anche la nuova compagnia di proprietà dello stato prevede l’interruzione del servizio per mancato pagamento, e non è questo che vogliamo”, ha dichiarato durante la sessione plenaria un attivista arrivato a Córdoba da Buenos Aires. Un altro partecipante proveniente dalle provincia sud-occidentale argentina di Río Negro ha ricordato che nel suo distretto i servizi idrici non sono mai stati privatizzati, ma l’amministrazione della compagnia è stata parzialmente messa nelle mani di aziende private. “Hanno spogliato la compagnia delle sue risorse, e non hanno fatto nulla di positivo”, ha denunciato. In un referendum del 2004 l'Uruguay ha votato per un emendamento costituzionale che dichiarasse l’acqua un bene pubblico e proibisse la privatizzazione dei servizi idrici e fognari.

Le concessioni date a Aguas de la Costa (appartenente alla spagnola Aguas de Barcelona, in parte di proprietà di Suez) e Uragua (affiliata di un’altra compagnia spagnola, Aguas de Bilbao), che controllavano i servizi idrici nella provincia sud-orientale di Maldonado, sono state revocate poco dopo il referendum. Tuttavia, Sebastián Valdomir dell’organizzazione ambientalista Redes Amigos de la Tierra – membro della Commissione nazionale per la difesa dell’acqua e della vita in Uruguay – ha detto all’IPS che le compagnie hanno intrapreso un’azione legale contro l’Argentina di fronte al Centro internazionale per la risoluzione delle controversie in materia di investimenti (ICSID) della Banca Mondiale, chiedendo un risarcimento. ”Bisognerebbe lanciare una campagna in tutta la regione per denunciare questa strategia delle compagnie”, ha dichiarato. “L’acqua non può essere soggetta a quello che decide l’ICSID“.

Infine, Olivera ha dichiarato che, nonostante i nuovi governi di sinistra sudamericani vadano verso il ripristino del controllo pubblico sull’acqua, c’è ancora molto da fare. In Bolivia, ha aggiunto, vengono valutate le proposte da sottoporre all’assemblea costituente che riscriverà la costituzione, per dare spazio a una maggiore partecipazione pubblica alle decisioni. ”La politica oggi deve essere de-privatizzata, e bisogna porre fine al monopolio delle elite politiche sulle parole, perché la gente possa iniziare ad essere ascoltata”, ha concluso.

Ips - Marcela Valente - 26 luglio 2006
(canisciolti.info)
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