Phoenix HyperSpace: l'evoluzione del BIOS
Le tecnologie Hyperspace, sviluppate dal leader nel settore dei BIOS Phoenix, permettono l'esecuzione di applicazioni instant on da un ambiente virtuale accessibile anche a PC spento
di Fabio Boneschi pubblicata il 07 Novembre 2007, alle 12:19 nel canale ProgrammiPhoenix promette di risolvere uno dei principali problemi relativi all'uso del pc: l'attesa dell'avvio completo prima di poter avviare una specifica applicazione. Il problema è mal tollerato anche da chi utilizza i notebook. Alcuni produttori hanno cercato di ovviare all'attesa installando sui portatili soluzioni embedded dedicate alla multimedialità, e in genere basate su linux.
Quanto propone Phoenix con le tecnologie HyperSpace è ben altro, infatti, la soluzione documentata a questo indirizzo promette la possibilità di creare un layer tra hardware e sistema operativo, accessibile anche a PC spento. Con HyperSpace i produttori di hardware avranno la possibilità di installare in una specifica area di memoria alcune applicazioni software, accessibili attraverso tasti dedicati.
Le applicazioni presenti nello spazio gestito da HyperSpace saranno utilizzabili in pochi secondi a sistema operativo non avviato: questa è una delle particolarità più significative della nuova soluzione Phonenix basata, lo ricordiamo, sulle specifiche EFI. Phoenix ha creato un ambiente virtuale in grado di interagire con le principali componenti hardware del PC - hard disk e schede di rete comprese - e capace di supportare anche le richieste provenienti dal sistema operativo.
HyperSpace dovrebbe anche consentire tempi di start up e di accesso al sistema operativo più rapidi perché, pare, che tali tecnologie si prendano anche carico dell' inizializzazione dei driver di sistema. Di fatto il sistema operativo è come se facesse sempre un boot 'a caldo' partendo da una condizione simile allo stand-by. In merito a questo specifico aspetto mancano dettagli e cercheremo di approfondire in seguito.
Gli utenti più attenti alle questioni di sicurezza avranno notato che HyperSpace crea un ambiente virtuale al cui interno le applicazioni restano isolate dal sistema operativo principale. Questo aspetto rende possibile l'esecuzione di applicazioni come browser e posta elettronica, esposte a maggiori rischi, in un ambiente fisicamente isolato dal restante ambiente di lavoro; in tal caso sarà poi necessario attuare efficaci metodi per garantire l'interoperabilità tra i due ambienti preservando la sicurezza.
Phoenix suggerisce HyperSpace per l'installazione di applicazioni legate alla sicurezza: antivirus, personal firewall e simili software potrebbero beneficiare di tali tecnologie. HyperSpace permette anche di accedere al sistema da remoto per effettuare aggiornamenti software o altre azioni di manutenzione: questa caratteristica può essere sfruttata vantaggiosamente in ambiti aziendali.
Agli esempi appena citati si aggiungono tutte le possibili applicazioni multimediali. HyperSpace promette la possibilità di avere un sistema instant-on, o quasi, e l'abbinamento con i poco diffusi display aggiuntivi - funzionalità Sideshow- potrebbe avere interessanti applicazioni pratiche per il mercato dei PC, notebook compresi.
La soluzione di Phoenix non è la sola proposta in questo periodo, infatti alcuni produttori di hardware hanno di recente presentato soluzioni simili, ma non identiche. Asus propone sulla scheda madre P5E3 una soluzione sviluppata da DeviceVM: anche in tal caso viene creata una virtual machine capace di gestire alcune applicazioni. Nelle prossime settimane pubblicheremo una prova dedicata alla P5E3 e analizzeremo in dettaglio tutte le opzioni disponibili.
Phoenix può far valere la propria posizione di leader di mercato ma saranno i produttori di hardware a dover fare gran parte del lavoro, infatti, avranno a propria disposizione nuove e interessanti strumenti per sviluppare soluzioni utili e personalizzate da implementare specifici prodotti. Forse, per una volta, non sarà possibile dare la colpa al solo sistema operativo.
17 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoMa lo spazio onboard quanto sarebbe poi?
Ma sinceramente NAV non ce lo vedo proprio a girare li...altro che instant on......
Copioni....
l'ho postato sul mio blog in sec fa ditemi che ne pensate http://onofalt.blogspot.com/o mi sbaglio?
ciao
i bios EFI sono molto promettenti, proprio per via del layer software che possono interporre tra' HW e sistema operativo.
sarebbe molto bello ad esemplio l'emulazione di HDD creati fisicamente su partizioni di memoria RAM con driver virtuali, caricati dall'HDD fisico, od un layer realmente totale capace di virtualizzare l'HW; si avrebbe percio' la possibilita' di caricare diversi sistemi operativi per compiere lo switch da uno all'altro, come piu' o meno fa' vmware, con la sola differenza che il layer del driver sarebbe prodotto direttamente dal produttore dello specifico hw (ad esempio della scheda video), consentendo di ottenere non una generica scheda in virtualizzazione, ma esattamente quello che si ha nel PC.
o mi sbaglio?
ciao
niente marmellata l'hanno mangiata i 3 porcellini...
non sanno + cosa inventare....
Link ad immagine (click per visualizzarla)
Bella idea comunque.
sarebbe molto bello ad esemplio l'emulazione di HDD creati fisicamente su partizioni di memoria RAM con driver virtuali, caricati dall'HDD fisico, od un layer realmente totale capace di virtualizzare l'HW
a cominciare dal sistema delle option rom a bordo di certe classi di schede di espansione e contenenti assembly x86 a 16 bit per i firmware locali, sostituiti da driver in bytecode interpretato - ma sempre non nativi
questo Hyperspace invece, sarebbe un sistema multilivello , dotato da una parte di un componente di appoggio per la virtualizzazione di sistemi operativi diversi, dall'altra di un ambiente operativo grafico, (come già l' analogo Splashtop, basato su linux, di cui sarebbe dotata la asus p5e) avviato direttamente al posto di un OS completo e (pare) eseguito interamente in RAM senza ricorrere allo swap (il che vuol dire, che sarà necessaria una discreta quantità di memoria per lavorare senza troppe limitazioni ) e inoltre dotato di un numero di applicazioni limitato e in versione specifica, cioè limitata rispetto alla controparte generica per windows o linux
pare che phoenix escluda la possibilità per l' utente finale di installare autonomamente nuove applicazioni, e preferisca cercare accordi di collaborazione con gli sviluppatori delle più importanti applicazioni open source "orizzontali", per la creazione di versioni "embedded" da integrare direttamente nella piattaforma, che quindi sarà "semi-closed"
Ma lo spazio onboard quanto sarebbe poi?
[QUOTE]Ma sinceramente NAV non ce lo vedo proprio a girare li...altro che instant on......
il problema è che il progetto non ha sufficienti risorse per assicurare la compatibilità con "tutte" le MB (vecchie e nuove) in circolazione (grazie alla disponibilità delle specifiche, esiste il supporto per un certo numero di chipset, ma anche a parità di chipset ogni MB fa spesso storia a sè, l' unico modo per avere una massiva migrazione dell' "infrastruttura" si ha quando qualche azienda con una certa rilevanza commerciale e settoriale come appunto intel, phoenix o ami, fa da elemento trainante cavalcando l' onda di iniziative come questa "PC 3.0"...
Copioni in che senso scusa??
Personalmente la prima implementazione di EFI l'ho trovata su un server Intel SR2100... ed è passato già un po' di tempo...
Senza contare le macchine Itanium...
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