Piracy Shield: che caos! Ha bloccato anche Google Drive! Cos'è e cosa è successo?

Piracy Shield: che caos! Ha bloccato anche Google Drive! Cos'è e cosa è successo?

Piracy Shield, il sistema nazionale anti-pirateria, ha erroneamente bloccato domini critici di Google, tra cui Google Drive, causando significativi disservizi in tutta Italia. L'incidente ha sollevato serie preoccupazioni sulla robustezza della piattaforma e sulla necessità di una revisione del sistema di contrasto alla pirateria online.

di pubblicata il , alle 09:54 nel canale Web
 

La serata di sabato 19 ottobre 2024 rimarrà negli annali della storia digitale italiana come il giorno in cui Piracy Shield, la piattaforma nazionale anti-pirateria, ha compiuto quello che potremmo definire un clamoroso autogol: il blocco di alcuni domini critici di Google, tra cui l'essenziale Google Drive. Un errore che ha messo in luce tutte le criticità di un sistema nato con nobili intenti ma che, come molti esperti avevano previsto, rischia di creare più problemi di quanti ne risolva.

Il blackout di Google Drive: anatomia di un disastro

Tutto è iniziato alle 18:56 di quel sabato sera, quando Piracy Shield ha attivato il blocco dell'indirizzo drive.usercontent.google.com. Questo dominio, apparentemente uno dei tanti nell'universo di Google, è in realtà una risorsa cruciale per il funzionamento di Google Drive. Il risultato? Migliaia di utenti si sono trovati nell'impossibilità di scaricare i propri file dalla piattaforma cloud, con un effetto domino che ha coinvolto non solo privati cittadini ma anche aziende, scuole e università che si affidano a Google Workspace per le loro attività quotidiane.

La tempistica dell'incidente, avvenuto durante il weekend, ha paradossalmente limitato l'impatto immediato sulle attività lavorative, ma ha generato ore di ansia tra gli utenti che, svegliandosi la domenica mattina, si sono trovati di fronte a un servizio sostanzialmente inutilizzabile. E non è stato solo Google Drive a subire le conseguenze: anche una cache di YouTube è finita nel mirino del sistema, causando problemi a cascata su vari servizi Google, incluso Google Foto.

Piracy Shield: un sistema nato zoppo?

Ma come è stato possibile che un sistema progettato per combattere la pirateria online abbia finito per colpire uno dei colossi mondiali del web? Per comprenderlo, dobbiamo fare un passo indietro e analizzare il funzionamento di Piracy Shield, istituito dalla legge 93 del 24 luglio 2023.

La piattaforma, nata da una collaborazione tra la Lega Serie A e l'AGCOM, funziona raccogliendo le segnalazioni dei detentori dei diritti sportivi (come Lega Serie A, Mediaset, Sky e DAZN) sugli indirizzi IP sospettati di trasmettere illegalmente contenuti protetti. Una volta ricevuta una segnalazione, il sistema invia automaticamente un alert agli Internet Service Provider (ISP), che hanno appena 30 minuti per implementare il blocco. Una tempistica che, come è facile immaginare, non lascia spazio a verifiche approfondite.

Il nodo della whitelist

Teoricamente, il sistema dovrebbe essere protetto da una whitelist contenente circa 11.000 elementi, ovvero domini che non dovrebbero mai essere bloccati. Tuttavia, l'incidente di Google Drive ha dimostrato che questa lista presenta lacune significative. Come è possibile che domini critici di uno dei più grandi colossi tecnologici mondiali non fossero inclusi in questo elenco di protezione?

Il commissario dell'AGCOM Massimiliano Capitanio ha fornito una spiegazione che solleva ulteriori interrogativi: Google, non avendo partecipato ai tavoli tecnici di Piracy Shield, non avrebbe avuto accesso alla possibilità di indicare le proprie risorse da includere nella whitelist. Una giustificazione che appare debole, considerando l'importanza strategica dei servizi Google per l'intero ecosistema digitale italiano.

La gestione dell'emergenza: un sistema nel caos

La gestione dell'incidente ha evidenziato un'altra criticità fondamentale: l'assenza di un centro operativo di sicurezza (SOC) dedicato. La scoperta del blocco di Google è stata gestita attraverso un improvvisato sistema di telefonate e messaggi tra professionisti del settore, senza un coordinamento centralizzato. Questo ha portato a una risposta frammentata e disomogenea da parte degli ISP: mentre alcuni operatori come TIM e Wind3 hanno proceduto allo sblocco del dominio, altri hanno mantenuto le restrizioni, creando una situazione a "macchia di leopardo" sul territorio nazionale.

L'incidente ha scatenato immediate reazioni nel mondo politico. Giulia Pastorella, deputata di Azione, ha annunciato un'interrogazione parlamentare per far luce sull'accaduto. Lorenzo Basso e Antonio Nicita, senatori del PD, hanno sottolineato come già un anno fa avessero presentato un emendamento per introdurre una whitelist più efficace, che avrebbe potuto prevenire simili disservizi. La vicenda assume particolare rilevanza alla luce dei recenti emendamenti al decreto Omnibus, proposti da Forza Italia e Fratelli d'Italia, che hanno ulteriormente rafforzato i poteri di Piracy Shield. La piattaforma può ora bloccare indirizzi IP anche quando l'attività illegale è solo "prevalente" e non più necessariamente "univoca", un allargamento delle maglie che potrebbe portare a nuovi errori simili a quello di Google Drive.

Un sistema da ripensare

L'incidente ha messo in luce come Piracy Shield sembri progettato senza tenere conto della reale architettura di Internet moderna, dove su uno stesso dominio possono coesistere molteplici risorse legittime. È come se, per fermare un'attività illegale in un appartamento, si decidesse di evacuare l'intero quartiere. Giovanni Zorzoni, presidente dell'Associazione italiana internet provider, ha sollevato un punto cruciale: se si fosse trattato di un piccolo operatore invece di Google, ci sarebbe stata la stessa solerzia nel risolvere il problema? La questione evidenzia la necessità di maggiore trasparenza nel sistema, a partire dall'identificazione di chi effettua le segnalazioni, attualmente protetta da un velo di segretezza.

L'incidente di Google Drive rappresenta un campanello d'allarme che non può essere ignorato. Mentre la lotta alla pirateria rimane un obiettivo importante, è evidente che gli strumenti attuali necessitano di una profonda revisione. La tecnologia deve essere al servizio della legalità, ma non a scapito della funzionalità dell'intero ecosistema digitale.

La vicenda solleva interrogativi fondamentali sulla gestione della sicurezza digitale in Italia e sulla necessità di un approccio più moderno e consapevole alla regolamentazione di Internet. Il caso Google potrebbe e dovrebbe rappresentare un punto di svolta per ripensare l'intero sistema di contrasto alla pirateria online, privilegiando soluzioni più precise e meno invasive, che tengano conto della complessità dell'infrastruttura digitale contemporanea.

In attesa di sviluppi, una cosa è certa: la strada per un efficace contrasto alla pirateria online è ancora lunga e richiederà un dialogo più costruttivo tra tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni agli operatori tecnologici, passando per i fornitori di servizi internet e i detentori dei diritti. Solo attraverso un approccio collaborativo e tecnicamente consapevole sarà possibile sviluppare soluzioni che bilancino efficacemente la tutela dei diritti d'autore con la necessità di mantenere un'infrastruttura digitale funzionale e affidabile.

35 Commenti
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baruk21 Ottobre 2024, 09:58 #1
Personalmente non sono stato toccato dalla faccenda, ma immaginate se una persona avesse dovuto lavorare nel fine settimana o uno studente avesse dovuto operare con dei file importanti per un esame o una tesi. Fossi Google fare partire immediatamente una richiesta danni.
Paganetor21 Ottobre 2024, 10:17 #2
a me stupisce (e spaventa) che si lascino "legiferare" e agire persone che non solo sono incompetenti, ma talvolta anche in malafede.

Un po' come se facessero gestire a una enoteca un centro per il recupero degli alcolisti.
gd350turbo21 Ottobre 2024, 10:21 #3
Immagino, che questa ricerca di streaming illegali, venga compiuta da sub-sub-sub-sub appaltati, che dato i costi prendono chi si accontenta di un "tozzo di pane" per passare il weekend a setacciare google cercando le partite trasmesse illegali, da qui, si capisce la professionalità applicata.
E si capisce anche che la serie a, ha più potere di qualsiasi altra cosa !
E questo è triste, molto triste !
Macota21 Ottobre 2024, 10:23 #4
Dovrebbero lottare contro l'evasione fiscale, invece di sprecare risorse, soldi e fare figure del piffero.
Per me posso andare a pascolare le capre.
TheDarkAngel21 Ottobre 2024, 10:27 #5
Originariamente inviato da: Macota
Dovrebbero lottare contro l'evasione fiscale, invece di sprecare risorse, soldi e fare figure del piffero.
Per me posso andare a pascolare le capre.


Premesso che la "lotta"ai problemi non è seriale ma può tranquillamente essere parallela, farei un appunto, chiaramente non può una classe politica votata da evasori essere contro gli evasori.
wobbly21 Ottobre 2024, 10:35 #6
Originariamente inviato da: baruk
Personalmente non sono stato toccato dalla faccenda, ma immaginate se una persona avesse dovuto lavorare nel fine settimana o uno studente avesse dovuto operare con dei file importanti per un esame o una tesi. Fossi Google fare partire immediatamente una richiesta danni.


Non si può...se ti fanno accettare una licenza che che il servizio è AS-IS c'è poco da fare. Vedi quello che è successo per Crowdstrike, l'azienda ci ha solo rimediato un danno di immagine ma nessun risarcimento.

Stessa cosa per questo disservizio..difficilmente i provider ti offrono SLA sui singoli servizi Internet.
Diciamo che se vuoi un alta affidabilità delle cose devi poter accedere ai dati indipendentemente da Internet, anche le VPN spesso e volentieri nel corso di un anno hanno più di un problema e non stiamo parlando delle vpn software con un client openvpn per navigare (da 10-15 euro al mese) ma di quelle aziendali che collegano gli stabilimenti aziendali ai datacenter. Una volta si usava la tecnologia MPLS più affidabile a mio parare (specialmente se ridondata) ma è molto più cara e ha una banda limitata.
Lobokill21 Ottobre 2024, 10:41 #7
Rub@t3 e amm@z@ate... ma non toccate il calcio...
Italia, paese sempre più ridicolo
sbaffo21 Ottobre 2024, 11:34 #8
Originariamente inviato da: baruk
Personalmente non sono stato toccato dalla faccenda, ma immaginate se una persona avesse dovuto lavorare nel fine settimana o uno studente avesse dovuto operare con dei file importanti per un esame o una tesi. Fossi Google fare partire immediatamente una richiesta danni.
Immagina invece se fosse accaduto in piena settimana lavorativa il disastro che sarebbe successo, una pletora di aziende che si appoggiano ai servizi di big G bloccate, e a cascata molte di quelle che dipendono dai servizi delle prime. Praticamente un piccolo crowdstrike italiano.

Originariamente inviato da: Lobokill
Rub@t3 e amm@z@ate... ma non toccate il calcio...
Italia, paese sempre più ridicolo
Sembra ormai che la pirateria sia il nemico pubblico N.1, peggio dei pedofili e dell'Isis.
Se dedicassero un decimo delle risorse a combattere il telemarketing selvaggio serebbe già sconfitto.
jepessen21 Ottobre 2024, 11:34 #9
Originariamente inviato da: baruk
Personalmente non sono stato toccato dalla faccenda, ma immaginate se una persona avesse dovuto lavorare nel fine settimana o uno studente avesse dovuto operare con dei file importanti per un esame o una tesi. Fossi Google fare partire immediatamente una richiesta danni.


Nonostante sia d'accordo con te, dobbiamo sempre ricordarci che sono servizi web, e che possono essere non disponibili per svariati motivi, anche per qualche guasto alla linea internet di casa.

Se io devo lavorare con file online utilizzo la sincronizzazione, ad esempio quella di OneDrive, in maniera tale da poterci lavorare tranquillamente anche in assenza di connessione sul mio PC. Se tu lavori da interfaccia web devi tenere conto delle problematiche, e se DEVI farlo (magari perche' il software utilizzato dalla tua azienda ha solamente un'interfaccia web) devi anche avere un backup della linea internet in caso di problemi, ad esempio utilizzando il cellulare come hotspot. Se non la vuoi avere allora ti accolli il rischio di non poter lavorare se qualcosa va male, esattamente come quelli che non hanno un backup dei dati si accollano un rischio decisamente maggiore di perdere i loro dati.
gd350turbo21 Ottobre 2024, 11:40 #10
Originariamente inviato da: sbaffo
Sembra ormai che la pirateria sia il nemico pubblico N.1, peggio dei pedofili e dell'Isis.
Se dedicassero un decimo delle risorse a combattere il telemarketing selvaggio serebbe già sconfitto.

per come sono le cose adesso si, sembra che il reato più "perseguito" sia quello di vedere le partite a sbafo, comico e allo stesso tempo preoccupante, per essere coerenti dovrebbero modificare la costituzione scrivendo che è fondata sul calcio, allora avrebbe un senso questa caccia alle streghe.

per combattere il telemarketing, cosa che mi costringe ad usare truecaller e a bloccare le chiamate da numeri non in rubrica, basterebbe la volontà di farlo, e senza impiegare grossi capitali.

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