OpenAI fa infuriare Walter White (Bryan Cranston): Sora 2 usava la sua voce senza permesso

OpenAI fa infuriare Walter White (Bryan Cranston): Sora 2 usava la sua voce senza permesso

Dopo le proteste di Bryan Cranston e del sindacato SAG-AFTRA, OpenAI ha introdotto nuove tutele contro l'uso non autorizzato di voci e volti in Sora 2. L'azienda ha rafforzato i controlli e riaffermato il sostegno al NO FAKES Act, normativa federale che mira a proteggere interpreti e creatori dalle repliche digitali non consensuali.

di pubblicata il , alle 06:11 nel canale Web
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OpenAI ha annunciato una serie di misure aggiuntive per impedire la generazione non autorizzata di voci e volti tramite Sora 2, la sua piattaforma di creazione video basata su intelligenza artificiale. La decisione arriva dopo le segnalazioni dell'attore Bryan Cranston e dell'associazione SAG-AFTRA, che hanno denunciato la presenza di clip realizzate con la voce e l'immagine dell'attore senza consenso né compenso.

Cranston, noto per i suoi ruoli in Breaking Bad e Malcolm, ha espresso preoccupazione per l'impatto che simili tecnologie possono avere su interpreti e creativi: "Ero profondamente preoccupato non solo per me stesso, ma per tutti gli artisti il cui lavoro e la cui identità possono essere utilizzate in modo improprio in questo modo. Sono grato a OpenAI per la sua politica e per aver migliorato le sue misure di sicurezza, e spero che loro e tutte le aziende coinvolte in questo lavoro rispettino il nostro diritto personale e professionale di gestire la riproduzione della nostra voce e della nostra immagine".

L'azienda ha ammesso che alcuni contenuti generati durante la fase di lancio "a inviti" di Sora 2 hanno riprodotto la voce e l'aspetto di Cranston senza consenso, nonostante la piattaforma richiedesse già una politica di opt-in per l'uso dell'identità di persone reali. In risposta, OpenAI ha rafforzato le barriere di sicurezza e introdotto nuovi meccanismi per impedire l'uso improprio di dati biometrici o vocali.

La collaborazione con SAG-AFTRA si estende anche a United Talent Agency (UTA), Creative Artists Agency (CAA) e all'Association of Talent Agents (ATA), con l'obiettivo di definire standard condivisi per la gestione del consenso e la tutela dei diritti d'immagine. Queste organizzazioni hanno più volte criticato l'uso di materiale protetto senza autorizzazione, considerandolo un rischio concreto per i propri assistiti.

Il CEO di OpenAI, Sam Altman, ha ribadito l'impegno dell'azienda nel prevenire la "l'appropriazione indebita della voce e dell'immagine dei performer", sottolineando che l'azienda è stata una delle prime a sostenere il NO FAKES Act. La proposta di legge federale mira a creare uno standard nazionale per impedire la riproduzione digitale non autorizzata di persone reali, con particolare attenzione agli artisti e ai personaggi pubblici.

Il presidente di SAG-AFTRA, Sean Astin, ha definito il caso Cranston un precedente importante: "Questa vicenda dimostra che le tecnologie di replicazione devono basarsi sul consenso esplicito. L'opt-in è l'unico modo per garantire un ecosistema creativo sostenibile ed etico".

Il problema dei deepfake non riguarda solo gli attori contemporanei: OpenAI ha recentemente dovuto bloccare video generati con l'immagine di Martin Luther King Jr. dopo la richiesta della famiglia, mentre Zelda Williams, figlia del compianto Robin Williams, ha invitato gli utenti a smettere di diffondere video AI del padre.

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