OnePlus raccoglie e immagazzina dati personali senza consenso: l'accusa dal Congresso USA

Due membri del Congresso statunitense chiedono un'indagine ufficiale sui dispositivi OnePlus, sospettati di trasmettere dati personali sensibili a server cinesi senza il consenso degli utenti. L'iniziativa si inserisce in una tensione crescente tra Cina e Stati Uniti
di Vittorio Rienzo pubblicata il 02 Luglio 2025, alle 11:27 nel canale TelefoniaOnePlus
Negli Stati Uniti, i deputati John Moolenaar (Repubblicano) e Raja Krishnamoorthi (Democratico), entrambi membri della Commissione della Camera dedicata alle relazioni con la Cina, hanno ufficialmente sollecitato il Dipartimento del Commercio a verificare se i dispositivi venduti da OnePlus rappresentino un potenziale rischio per la sicurezza nazionale.
Come riportato da Reuters, in una lettera indirizzata all’agenzia, i due parlamentari fanno riferimento a un’analisi tecnica fornita da una società privata secondo cui alcuni dispositivi OnePlus commercializzati sul territorio statunitense potrebbero raccogliere e trasferire dati personali sensibili verso server situati in Cina senza il consenso esplicito degli utenti.
Tra i prodotti menzionati figurano modelli attuali come OnePlus 13 e OnePlus Pad 3, disponibili su piattaforme come Amazon e BestBuy. Tuttavia, al momento né i deputati né la fonte dell’analisi tecnica hanno fornito pubblicamente prove documentali a sostegno delle accuse.
I legislatori chiedono che l’Office of Information and Communications Technology and Services (OICTS), organo interno al Dipartimento del Commercio, conduca un’indagine approfondita.
In particolare, l'attenzione dovrebbe concentrarsi sulla natura dei dati raccolti – incluse informazioni personali e potenzialmente anche screenshot – e sull’eventuale trasferimento degli stessi a infrastrutture sotto giurisdizione cinese. OnePlus, con sede a Shenzhen, non ha rilasciato commenti ufficiali in merito. Anche il Dipartimento del Commercio si è, per ora, astenuto dal rispondere.
Questa nuova iniziativa si inserisce in un contesto più ampio di crescente tensione tra Washington e Pechino che ha visto società come Huawei e ZTE subire il divieto di vendita dei loro dispositivi sul suolo statunitense per motivi legati alla sicurezza nazionale, mentre altre società come DJI e Xiaomi sono state oggetto di indagini o sanzioni.
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