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Old 06-04-2007, 14:57   #1
generals
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Rossi: la mia verità su Telecom

Intervista al presidente: "Un mercato da Chicago negli anni '20
Non mi presento all'assemblea del 16". Passera, appello alle banche
Rossi: "La mia verità su Telecom
Tronchetti mi ha eliminato"
di FEDERICO RAMPINI

Rossi: "La mia verità su Telecom Tronchetti mi ha eliminato"

Guido Rossi

"Adesso posso dirlo: mi sento sollevato, mi sono tolto un peso. Da metà settembre fino a martedì scorso ho passato sei mesi d'inferno. Alla mia età è giunta l'ora di rinunciare alle illusioni: il sogno di salvare la Telecom, come quello di risanare il calcio italiano. Erano le illusioni di un vecchio signore che ancora pensa di fare il riformista. E' tempo che mi passino dalla testa". Il giorno dopo l'ultimo scontro con Marco Tronchetti Provera, Guido Rossi pronuncia giudizi severi e lapidari ma con il tono sereno, di chi davvero è convinto di aver chiuso una pagina.

Può parlare in libertà, può dare la sua versione, può fare un bilancio di questi sei mesi (poco più) che lo hanno visto tornare alla testa del gruppo che lui stesso aveva guidato nella privatizzazione. Il giurista, ex presidente della Consob, promotore della legislazione antitrust in Italia, da questa vicenda trae la conferma di una diagnosi spietata sui mali profondi del capitalismo italiano, sulla sua incapacità di cambiare. Tronchetti; il vizio antico delle scatole cinesi; le banche; la politica; nessuno si salva: e se questo è lo stato del paese allora ben vengano gli stranieri, è la sua lezione finale.

Professor Rossi, cominciamo dall'inizio, cioè da settembre. Visto com'è andata a finire, non era una missione impossibile la sua? E perché Tronchetti venne a cercare proprio lei, se stava scritto che i vostri disegni sarebbero risultati incompatibili?
"Perché è venuto a cercarmi? Perché era troppo nei guai, perché era alle strette sia con l'Antitrust che con l'Authority delle Comunicazioni, perché la sua situazione sembrava irrecuperabile, perché aveva bisogno di credibilità. Io mi sono fatto carico di questa responsabilità nell'interesse dell'azienda, l'ultima grande impresa tecnologica italiana, un gruppo al quale mi sentivo legato dalla storia della sua privatizzazione. Ma quando ho cercato di fare pulizia nel conflitto d'interessi fra Tronchetti e la Telecom, per il bene dell'azienda, del mercato e del paese, siamo entrati in rotta di collisione. Sono diventato pericoloso per lui, andavo eliminato. Naturalmente anche negli scontri c'è modo e modo di comportarsi. Che mancanza di stile, avvertirmi solo la sera prima che Olimpia non mi avrebbe ricandidato per il rinnovo del consiglio d'amministrazione...".

Ma già prima di questa resa dei conti finale, c'erano stati scontri strategici. Si è detto che lei ha fatto saltare un primo accordo, quello che Tronchetti stava negoziando con la spagnola Telefonica. Sarebbe stato, dopotutto, se non una soluzione italiana almeno un esito europeo.
"Ma chi ha messo in giro questa fandonia? Ho l'impressione che mentre io mi occupavo dell'azienda, c'è chi passava più tempo a parlare con i giornali per accreditare queste tesi. Quella che io avrei ostacolato il dialogo con Telefonica è una menzogna. Al contrario, da un certo momento sono stato l'unico a tenere i rapporti con Cesar Alierta. Il presidente di Telefonica era scandalizzato per la tracotanza di Tronchetti. Venne a trovarmi a casa, passò un'intera domenica pomeriggio a parlarmi. Aveva capito che Tronchetti voleva incassare tutto il premio di controllo, per un controllo che non ha. Telefonica è una public company, mi disse Alierta, certe cose non può farle. Ecco come si parla quando si ha rispetto per il mercato".

Si è detto anche che lei con il suo ostruzionismo di fatto stava spianando la strada all'ingresso della Fininvest di Silvio Berlusconi, l'unico gruppo italiano con i mezzi per subentrare nel controllo di Telecom.
"E' un'accusa ignobile. Purtroppo in questo paese sembra non sia facile trovare persone libere, non condizionate da logiche d'appartenenza. E così le dietrologie sfidano anche le regole della verosimiglianza. Io appoggerei Berlusconi? Guardi, ho vissuto altri momenti drammatici per l'economia italiana, e basti ricordare il crac Ferruzzi-Montedison, ne ho viste tante ma questa è davvero la vicenda peggiore. Al conflitto d'interessi di Tronchetti si sono mescolate le grandi manovre del risiko bancario, le eterne tentazioni di commistione della politica. Non so se gli stranieri che si affacciano hanno capito con quale paese hanno a che fare".

Questa volta però il presidente del Consiglio ha deciso di non intervenire sul caso Telecom.
"Sì, ma il risiko bancario è ancora e sempre impregnato di politica, è percorso da tensioni fra Prodi e i Ds. Tronchetti si sente appoggiato da Banca Intesa. Prodi forse pensa di condizionare la vicenda, di garantire un ancoraggio italiano, attraverso le banche. In tutto questo si perde di vista l'unica questione seria: nonostante gli anni di difficoltà, i ridimensionamenti, le occasioni perdute, la Telecom è l'ultima grande impresa italiana che è ancora in grado di fare ricerca tecnologica, e la fa. Nel 2006 ha investito più di 3 miliardi di euro in ricerca, innovazione e sviluppo, per l'Italia sono volumi importanti. E' un patrimonio del paese. Il suo indebitamento è dovuto solo a quelli che l'hanno scalata, a chi sta ai piani superiori. L'azienda è sana, ha un cash flow straordinario, genera utili. Non merita di essere al centro di un gioco al massacro".

Il 16 aprile è convocata l'assemblea della Telecom. Lei fino a quell'assemblea è ancora il presidente. Che farà?
"Non credo proprio che mi presenterò. Che cosa farei, in mezzo a una lista di amministratori designati per obbedire a chi di suo ha investito lo 0,6% del capitale, e pretende di controllare la società? Qui vengono a galla problemi strutturali del nostro capitalismo, che ho denunciato da decenni. Si paga il prezzo delle riforme mai fatte, delle opportunità sprecate anche quando il centro-sinistra era al governo. Di recente è diventato di moda scoprire il sistema dualistico di governance d'impresa, il modello tedesco: lo scopriamo noi proprio quando la Germania per modernizzarsi prende le distanze da una formula vecchia di settant'anni. Ci si trastulla con questi inutili diversivi, nessuno invece osa toccare le anomalie patologiche del nostro sistema: le scatole cinesi, i patti di sindacato. Questa vicenda Telecom passa tutta sopra la testa del mercato, ecco l'unica certezza: i piccoli azionisti sono resi impotenti, e saranno beffati come sempre. E un paese che soffre di una così grave mancanza di regole naturalmente è il terreno ideale per chi vuole approfittarne, per chi pensa a portar via più soldi che può. Invece del fare, c'è l'arraffare. Questa sembra la Chicago degli anni Venti, sembra il capitalismo selvaggio dei Baroni Ladri nell'America del primo Novecento. Ma almeno in America un secolo non è passato invano. Là semmai con la Sarbanes-Oxley oggi hanno addirittura il problema opposto, quello di un sistema iper-regolato".

Tronchetti ha aperto ufficialmente un tavolo di trattativa per la cessione del controllo di Telecom all'americana AT&T associata coi messicani di America Movil. The Wall Street Journal sostiene che si sono rimessi in moto altri due contendenti stranieri, France Télécom e Telefonica. Alla fine sono tutti gruppi esteri, con eventuali soci bancari italiani nella funzione di comprimari. Una parte della sinistra preme su Prodi perché difenda l'italianità della Telecom. Lei che ne pensa?
"Ma ben vengano gli stranieri! Il nostro sistema paese sta dando il peggio di sé. In questa situazione mi par di vedere dei ricorsi storici, torniamo a un'epoca in cui un pezzo d'Italia era sotto gli austriaci, un altro sotto gli spagnoli... Fuor d'ironia, non sono mai stato un nemico della globalizzazione. Se veramente si hanno a cuore gli interessi dell'Italia, vanno difesi in altri modi. Bisogna creare le condizioni ambientali, dalla formazione dei giovani nelle università alla ricerca scientifica, perché questo sia un paese dove è comunque vantaggioso mantenere attività ad alto valore aggiunto, centri d'innovazione. Chi predica la difesa dell'italianità, dov'era quando occorreva costruire le fondamenta di un mercato dei capitali moderno, cos'ha fatto per definire regole serie in difesa degli azionisti? Questo è un paese disperante per chi ha creduto nelle riforme. E' un paese dove ormai o si muove la magistratura - e lei stessa è sempre più paralizzata dalle inefficienze - oppure non succede più niente".

Mercoledì lei è stato a Mediobanca, dove il polo bancario alternativo a quello di Banca Intesa ha chiesto il suo parere su un eventuale contropiano da opporre a quello di Tronchetti.
"Ho risposto che ho già dato. Ora sono fatti loro, tra azionisti, che trovino qualcun altro".

A sei mesi di distanza, le sembra di rivivere un film già visto con lo scandalo del calcio?
"La trama è diversa, il finale è lo stesso: il trionfo della restaurazione".

E adesso cosa farà il professor Rossi?
"Quello che per fortuna non ho mai smesso di fare. Mi dedicherò ai miei studenti universitari. Finirò il ciclo di lezioni sulla pena di morte e i diritti umani. L'unico terreno su cui l'Europa è rimasta all'avanguardia nel mondo, e l'America farebbe bene a imparare da noi. Il tema del mio prossimo libro".
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Una conferma (semmai ce ne fosse stato bisogno) della condizione ignobile in cui versa il capitalismo italiano e di cui approfittano personaggi arroganti e senza scrupoli come Tronchetti Provera che continuano ad arricchirsi a danno dei risparmiatori (ecco cosa significa l'investimento azionario in Italia e con questo mi collego al tfr destinato ai fondi altr abella trovata) ma anche a danno del nostro sistema industriale. E' una vergogna
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Old 06-04-2007, 15:09   #2
Cfranco
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Una conferma (semmai ce ne fosse stato bisogno) della condizione ignobile in cui versa il capitalismo italiano e di cui approfittano personaggi arroganti e senza scrupoli come Tronchetti Provera che continuano ad arricchirsi a danno dei risparmiatori ma anche a danno del nostro sistema industriale. E' una vergogna
I risparmiatori erano "il parco buoi" , e continuano ad esserlo
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Old 06-04-2007, 17:21   #3
-kurgan-
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Francia o Spagna...

Dopo l’annuncio delle trattative di Pirelli con AT&T e America Movil, il mercato si è sbizzarrito a immaginare scenari alternativi: France Télécom, Deutsche Telekom, Telefonica... E ancora una volta si levano le voci di chi vuol difendere a tutti i costi l’italianità di Telecom. Ma chi li paga questi costi? Dal 1997, anno della privatizzazione, Telecom è già stata “scalata” due volte, da soggetti italianissimi ma squattrinati: il primo ne è uscito indenne, il secondo è rimasto col cerino in mano e cerca di scapparne ora, pur in perdita. Ma non è l’unico a pagare. Il gioco di scalate e fusioni ha fatto esplodere i debiti di Telecom: nel 1997 erano “solo” 8 miliardi di euro, un terzo dell’attività, a fine 2006 erano oltre 37 miliardi, quasi i 2/3 dell’attività. Situazione che ha penalizzato da un lato i clienti Telecom, spremuti a dovere, dall’altro i piccoli azionisti. È vero che la necessità di Pirelli di ripagarsi l’acquisto ha portato Telecom a distribuire dividendi generosi, ma non è bastato a compensare gli azionisti. Chi avesse aderito all’Opv Telecom nel 1997 avrebbe oggi il doppio di quanto investito, ma puntando su tutta la Borsa avrebbe in più un altro 70%! Perché difendere una gestione che non ha brillato né finanziariamente né industrialmente (nel 2006 il rapporto tra utili industriali e fatturato è inferiore al 1997)? Ben vengano gli stranieri! Francia o Spagna... se l’azionista di minoranza ci guadagna.

http://www.soldi.it/map/show/2431/src/4825963.htm

non so se i non registrati al quel sito possono verificare il link..
-kurgan- è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 06-04-2007, 17:39   #4
sempreio
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E adesso cosa farà il professor Rossi?
"Quello che per fortuna non ho mai smesso di fare. Mi dedicherò ai miei studenti universitari. Finirò il ciclo di lezioni sulla pena di morte e i diritti umani. L'unico terreno su cui l'Europa è rimasta all'avanguardia nel mondo, e l'America farebbe bene a imparare da noi. Il tema del mio prossimo libro".
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Una conferma (semmai ce ne fosse stato bisogno) della condizione ignobile in cui versa il capitalismo italiano e di cui approfittano personaggi arroganti e senza scrupoli come Tronchetti Provera che continuano ad arricchirsi a danno dei risparmiatori (ecco cosa significa l'investimento azionario in Italia e con questo mi collego al tfr destinato ai fondi altr abella trovata) ma anche a danno del nostro sistema industriale. E' una vergogna
e guido rossi e un angelo sceso dal cielo per salvarci , ma va.... si sanno solo dare la colpa fra di loro
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Old 06-04-2007, 18:30   #5
generals
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e guido rossi e un angelo sceso dal cielo per salvarci , ma va.... si sanno solo dare la colpa fra di loro
devi essere contento, solo quando litigano tra loro c'è possibilità per noi comuni mortali di conoscere la verità e gli sporchi giochi che sono abituati a fare, non soltanto intuirli...
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Old 06-04-2007, 18:31   #6
17mika
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e guido rossi e un angelo sceso dal cielo per salvarci , ma va.... si sanno solo dare la colpa fra di loro
No.. è solo una persona per bene (più o meno capace) che cerca fare il proprio lavoro.
In Telecom questo era evidentemente impossibile.. d'altronde la politica di Tronchetti Provera in Telecom non ha certo fatto bene agli azionisti della società... e ora che ha visto che a lungo termine le cose le sta pagando anche lui, vende.
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Old 07-04-2007, 12:09   #7
generals
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La soluzione sarebbe creare «una società di garanzia di transito»
Prodi: «Si rischia lo spezzatino messicano»
Il premier sul caso vicenda Telecom: «Il governo non è assente, se potesse farebbe di più ma questo in Italia è impossibile»

Il premier Romano Prodi (Ansa)
ROMA - Sul caso Telecom il governo «non è né assente né reticente». Il presidente del Consiglio Romano Prodi, in un'intervista rilasciata al direttore del Sole 24 ore De Bortoli, all'indomani delle dimissioni del presidente Rossi, spiega che il governo rispetta il mercato ma potendo farebbe molto di più. Cosa impossibile in Italia, sottolinea il premier, specie dopo il «caso Rovati», che definisce «un folle attacco al governo. Una vicenda infame, un attacco inqualificabile». Perché in nessun altro Paese, così De Bortoli riassume il pensiero di Prodi, si farebbero portar via sotto il naso il principale operatore delle telecomunicazioni. Berlino per esempio tiene ben saldo il controllo, in mani pubbliche, di Deutsche Telekom. Per non dire di Parigi con France Telecom. Nel corso della giornata Prodi è tornato a parlare della società telefonica a Bologna, rispondendo alle domande dei cronisti. «Ho detto tutto quello che dovevo dire. Questa è l'unica cosa che posso aggiungere: troveranno una soluzione».
SOCIETA' DI GARANZIA - Una vicenda, quella di Telecom dopo le dimissioni di Guido Rossi, che dovrebbe essere affrontata secondo Prodi con la creazione di «una società di garanzia di transito». Il presidente del Consiglio si dice contrario a riportare la rete in mano pubblica, pensa invece a una rete che svolga un servizio pubblico nel senso di essere accessibile a tutti gli operatori, non di proprietà o di controllo statale. Lo schema, secondo l'interpretazione del direttore del Sole, sarebbe vicino al modello inglese Open Reach (una divisione di British Telecom non separata societariamente). Quindi, una società di garanzia di transito che metta a disposizione un monopolio naturale, un «sistema nervoso» più tecnologico ed efficiente di quello attuale, con l'obiettivo finale di offrire servizi e contenuti ai consumatori a costi concorrenziali senza per questo indebolire l'operatore principale.

Guido Rossi e Marco Tronchetti Provera in una foto d'archivio (Ansa)
RISCHIO SPEZZATINO - Per quanto riguarda gli investitori stranieri, Prodi dice di ritenere che la dichiarazione di interesse per Telecom non sia americana e messicana, ma soltanto messicana. E dettata quasi unicamente dall'interesse di Slim per Tim Brasile. E che alla fine il rischio di uno spezzatino sia tutt'altro che remoto. «A me lo spezzatino piace, ma solo a tavola» sottolinea il premier. Poi una stoccata ai capitalisti italiani. «Che cosa posso dire di quello che sta succedendo? Una sola cosa. Che bel capitalismo, complimenti. E dicono ancora "è il mercato, bellezza!" Ma c'è da morir dal ridere... È tutta una corsa a chiedere protezioni e favori». Per Prodi il bosco poco folto degli attori industriali italiani è un panorama desolante. «Avremmo bisogno - commenta il premier - di forti piante...».
IMPRESE ITALIANE - Prodi sottolinea infine che il governo sta facendo di tutto «seriamente e concretamente» per favorire le imprese italiane all'estero. Anche come azionista. Il riferimento all'Enel che «silenziosamente» sta conquistando Endesa in Spagna e, insieme all'Eni, parte delle attività Yukos in Russia. «Abbiamo fatto soltanto il nostro dovere - dice Prodi - ma lo abbiamo fatto». Il premier non si dice preoccupato per le dichiarazioni di Di Pietro e Giordano sulla vicenda Telecom. «Non le ritengo pericolose - dice Prodi -, è normale dialettica politica all'interno di un esecutivo e di una maggioranza che vanno avanti per la loro strada».
07 aprile 2007

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Old 07-04-2007, 12:18   #8
drakend
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Iscritto dal: Aug 2002
Messaggi: 1334
L'unica soluzione intelligente è nazionalizzare la rete telefonica con questi obiettivi:
1) garantire a tutti gli operatori la possibilità di stipulare contratti con i clienti e dare la possibilità ai clienti di cambiare operatore con la massima rapidità e trasparenza.
2) estendere la copertura adsl a tutta l'Italia... e per tutta intendo fino alla cima del Monte Bianco.
3) Eliminare il canone telefonico: il fatto che ci sia usura nelle reti telefoniche è una cazzata. Se ci devono essere interventi di miglioramento del servizio o di risoluzioni di problematiche tecniche se la sbriga il gestore di rete con gli operatori telefonici.

La rete telefonica fissa deve essere vista come una risorsa strategica al parti di quella elettrica, di quella autostradale eccetera. Siccome però non si può pretendere che le mummie che stanno su (di sinistra e destra!) capiscano questo concetto non aspettiamoci certo dichiarazioni di Prodi in tal senso. Ah è vero, ha già dichiarato il contrario...
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