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#161 | |
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Città: Roma
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ai tempi della balena bianca da quel dì che la crisi di governo era già stata decretata, non si può cambiare la colonna vertebrale del governo senza cambiare il premier, significa che chi ha formato il governo è un inetto, cazzo cambia i 3 ministri + importanti è lui non fa una piega? I vostri 3 ministri pesano come i 3 premier del csx, voi non avete nessun altro Premier a disposizione dopo Berlusconi e la sua fine equivarrebbe alla fine della destra in Italia, o quantomeno alla fine di questa fantomatica CDL, ecco il perchè il berluska ve lo dovete tenere. |
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#162 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2000
Città: Strada in Chianti, Firenze
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#163 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
Città: Roma
Messaggi: 373
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perchè guarda che non esiste nulla di normale in una situazione del genere, se in un paese civile quale l'inghilterra, blair decidesse di fare fuori i ministri di interni, esteri e economia, lo impalerebbero in pubblica piazza, e gli spiegerebbero che deve accomodarsi anche lui accanto a loro. |
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#164 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2000
Città: Montesilvano (PE)
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Pace e Bene |
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#165 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2000
Città: Strada in Chianti, Firenze
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#166 | |
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Amministratore
Iscritto dal: Jan 2001
Città: Luino (VA)
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Io sono tendenzialmente contrario al fatto che abbiano rimosso Tremonti. Per quanto il personaggio non mi andasse proprio giù, trovo sbagliato cambiare così radicalmente un punto cardine del governo democraticamente eletto. Così come sono contrario alla crisi. Per me un governo, sia esso di destra o sinistra, deve durare per tutta la legislatura, tanto i conti si fanno alla fine. Il vero problema sono state le elezioni, sfavorevoli a FI e favorevoli ai propri alleati. Ciò ha portato a richieste da parte di questi ultimi al grande capo. AN si è sentita legittimata (aggiungo giustamente) a chiedere maggiore peso nelle decisioni, essendo tutto in pratica in mano a FI e Lega, quest'ultima sproporzionatamente coinvolta in rapporto al suo 5%. Il tutto con la stessa fornazione di governo. Evidentemente c'erano dei paletti di Tremonti del tutto incompatibili con le scelte di AN, inaspriti dal giudizio di quest'ultima all'operato dell'ex Giulio. Secondo me Tremonti lo ha fatto per tenere buona AN e salvare la coalizione; per me "manovrerà" ancora dietro il sipario, da qui la decisione di Berlusca di un interim lungo. UDC e AN, che non sono così polli, già adesso richiedono un ministro di spessore, storcendo il naso all'interim. Ovvero casini su casini (non il politico con la moglie A mio avviso Tremonti doveva "piegarsi" ma non dimettersi, a costo di perderci la faccia (tanto lo ha fatto lo stesso). Concedere qualcosa ad AN e non fare tutto e sempre di testa sua e di Bossi/Berlusconi. Adesso il governo è orfano di uno dei suoi cavalli di battaglia, nel bene o nel male. |
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#167 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2003
Città: Imola
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1) Ruggiero era un ministro esterno alla coalizione, ed è stato sostituito prima dal premier e poi da un suo fedelissimo, per cui direi che la coalizione è uscita più forte dal cambio 2) Scajola ha giustamente pagato la cattiva gestione di una sua competenza e le folli dichiarazioni che rilasciò su Biagi. Non capisco cosa c'entri con gli equilibri politici. 3) La perdita di Tremonti è il vero problema, che dovrà significare forse anche una crisi lampo e un nuovo patto di governo. Per mio conto, come già scritto, è stato un grave errore sacrificarlo (a proposito, le tabelle Tremonti hanno passato il vaglio Ecofin). Ora non ci resta che sperare che Bossi stia migliorando ed eviti la deriva assistenzialista al governo. Questa purtroppo non è solo una fantasia di qualche leghista o tremontiano, come si capisce leggendo il commento di uno che per mesi è stato definito "antitremontiano": Da www.corriere.it Lettera allo sconfitto di FRANCESCO GIAVAZZI Ho criticato le ricette miracolose («Ci vuole uno shock all'economia»), la pericolosa illusione che si possa salvare l'industria italiana con il protezionismo, gli artifici contabili (Scip 2, una cartolarizzazione che gli si è rivoltata contro, e poi l'uso disinvolto della Cassa Depositi e Prestiti per spostare spese fuori bilancio) e tuttavia, temo, lo rimpiangerò. Perché dietro il contrasto tra Fini e Tremonti c'era molto di più dell'antipatia personale: c'erano due visioni opposte del ruolo dello Stato nell'economia e non ho dubbi su quale delle due, nonostante tutto, sia più vicina al liberismo. Non c'è vicenda che meglio di Alitalia lo illustri. Il ministro dell'Economia voleva, secondo me giustamente, lasciarla fallire, come hanno fatto svizzeri e belgi, e poi ripartire da zero, con un'azienda pulita e soprattutto non più soggetta al ricatto dei sindacati; Fini ripeteva che l'azienda andava salvata così com'è, e con denaro pubblico. Ha prevalso, e infatti stiamo aspettando l'improbabile via libera di Bruxelles agli aiuti di Stato, senza i quali Alitalia, anziché chiudere lo scorso febbraio, chiuderà quest'estate, avendo nel frattempo bruciato altri milioni di euro. Nella gestione delle imprese pubbliche Tremonti ha dato il meglio di sé, resistendo giorno dopo giorno alla pressione di Alleanza Nazionale, che attraverso il vice-ministro Baldassarri premeva per mettere propri uomini in ciascun consiglio di amministrazione: Enel, Eni, Finmeccanica, le Ferrovie, aspirazione storica di An, sono state salvate. La gestione delle imprese pubbliche sarà l'aspetto meno visibile, ma più importante del dopo-Tremonti. Perché Fini è troppo intelligente per opporsi a una politica di bilancio rigorosa, senza la quale il downgrading del debito è dietro l'angolo. Ciò di cui ha bisogno è un ministro dell'Economia prestigioso che tenga a bada i mercati, ma non si occupi di nomine e di assunzioni nelle imprese pubbliche: una piccola quota dei profitti di Enel ed Eni è più che sufficiente per accontentare i tanti clienti che si lamentano di Tremonti e dei manager che lui ha nominato. Rimpiangerò anche il suo coraggio nella battaglia con il governatore della Banca d’Italia: comunque andrà a finire la nuova legge sul risparmio - e probabilmente andrà a finire male - un fatto rimane, al di là delle parole e delle opinioni: nel luglio 2003, e poi ancora in ottobre, quando il governatore disertò la riunione del Comitato per il Credito e il Risparmio, il ministro dell’Economia lasciò a verbale le sue preoccupazioni per le obbligazioni Parmalat: erano i giorni in cui le banche continuavano tranquillamente a collocare quelle obbligazioni nei dossier delle famiglie. Oggi Tremonti paga due errori, entrambi gravi. Il primo, il più grave, non aver attuato la riforma fiscale nel giugno del 2001. Era stato eletto per quello, che cosa aspettava? Per funzionare le riforme fiscali richiedono tempo; se avesse abbassato le tasse allora, oggi ne cominceremmo a vedere i benefici. Invece trascorse l'estate del 2001 nell'infantile battibecco sul «buco», con tanto di tabelloni portati in televisione. In quell'occasione non sembrò molto intelligente. Secondo errore, non essere riuscito a frenare l'assalto al bilancio: in tre anni le spese correnti delle pubbliche amministrazioni sono cresciute, al netto degli interessi, del 5,4 per cento l'anno, quasi due punti più del pil, trascinate dal costo dei dipendenti pubblici (»5,1%) e degli acquisti (»6%, il doppio dell'inflazione). Un anno fa le proteste che accompagnarono il decreto «taglia- spese» fecero ben sperare: evidentemente le pressioni di ministri e governatori delle Regioni hanno avuto la meglio sulle buone intenzioni del ministro dell'Economia. Il risultato è che per fare fronte alle nuove spese la pressione fiscale è stata aumentata: oggi è di mezzo punto del pil più elevata che alla fine dei governi di centro-sinistra. Nonostante tutto, quasi mi rammarico di avergli detto di no quando tre anni fa mi offrì il posto di Ragioniere Generale dello Stato: oggi mi sarei dimesso con lui.
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G.G. "Il tutto è falso" In letargo intermittente... Comunque vi si legge, ogni tanto ci si desta Ultima modifica di tatrat4d : 05-07-2004 alle 17:22. |
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#168 | |
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Senior Member
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#169 | |
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G.G. "Il tutto è falso" In letargo intermittente... Comunque vi si legge, ogni tanto ci si desta |
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#170 | |
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Bannato
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Reputo l'Italia migliore dell'Inghilterra sotto molti aspetti...ma quando si parla di ECONOMIA e POLITICA non ci sto: il regno unito e' su un altro pianeta. Saluti |
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#171 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2000
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#172 | |
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Bannato
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Ma il presidente del milan e padrone di mediaset, nonche' proprietario di mondadori e de Il Giornale aveva dato ben altre promesse. Sembra di assistere alla peggior prima repubblica, fatta di democristiani ed ex camice nere. No. Berlusconi non ce la fara' alle prossime elezioni. Ne sono convinto sempre piu'. Saluti |
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#173 |
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Senior Member
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fonte: Il sole 24 ore (on-line)
Il tecnico e la politica (L.Festa) Mario Monti farà il ministro dell’Economia del Governo Berlusconi? La decisione è ancora sospesa. Ma già oggi si possono fare supposizioni su quale sarebbe lo stile del supercommissario nel ministero di via XX settembre, se accettasse l’incarico. La sua storia e cultura sono sufficienti per capirne il futuro comportamento. Monti è in grado di assumersi responsabilità difficili in prima persona come ha dimostrato nella gestione dell’Antitrust europeo: è improbabile, dunque, innanzitutto, che accetterebbe ridimensionamenti del ministero che è stato gestito sino a oggi da Giulio Tremonti. La forza che gli viene dall’essere invocato da un Centro-destra in gravi difficoltà, sarebbe tale da consentirgli di resistere a qualsiasi pressione. Alcune scelte tremontiane largamente riconosciute come positive (la selezione di una struttura ministeriale competente e non classificabile politicamente, e un metodo nelle nomine pubbliche che privilegiava la qualità sull’appartenenza politica) non sarebbero certamente rovesciate dall’ex rettore e ora presidente della Bocconi. D’altra parte Monti ha dimostrato come membro della Commissione di essere un ottimo elemento di una squadra. Certi difetti relazionali imputati a Tremonti sarebbero sicuramente evitati dal commissario europeo. E senza dubbio non mancherebbe la sua disponibilità a una maggiore collegialità, purché non la s’intenda come disponibilità all’accettazione di compromessi deteriori o anche solo minori. Il ruolo di Monti sarebbe naturalmente indipendente dai partiti. Ma è evidente come l’assumere la responsabilità del ministero dell’Economia non significhi compiere una scelta neutra come presiedere un’Authority. In tutta Europa (negli Stati Uniti con un esecutivo presidenziale e una dialettica Governo-Parlamento del tutto difformi da quelli europei, la situazione è sostanzialmente diversa) i ministri dell’Economia (da Gordon Brown a Nicolas Sarkozy) sono quasi sempre i veri delfini, più o meno amati o contestati, dei primi ministri (e in Francia del presidente). In Germania Hans Eichel, ministro delle sole Finanze, pur essendo un quadro socialdemocratico di provata fede, può essere considerato un ministro dal profilo tecnico perché "il politico" che fa le scelte economiche è il ministro dell’Economia Wolfang Clement, a lungo considerato come il possibile successore di Gerhard Schröder. Se le decisioni sulle entrate, definiti alcuni criteri politici generali, possono essere gestite in modo sostanzialmente neutro (forse un po’ meno da un Governo che fa del taglio delle tasse il suo obiettivo politico fondamentale), le decisioni fondamentali sulla spesa non possono che essere fortemente politiche: anzi sono l’essenza della politica. D’altra parte basta vedere le preoccupazioni del Centro-sinistra per un’eventuale entrata di Monti nel Governo per comprendere come la scelta del supercommissario abbia un fondamentale aspetto politico. Palmiro Togliatti diceva alla fine degli anni ’40 come in Italia vi fossero quattro partiti che contavano davvero: la Dc, il Pci, il Psi e quello della grande borghesia del Nord, che schierandosi coi Governi degasperiani portava il suo decisivo valore aggiunto alla maggioranza. Oggi, per fortuna, non c’è più la Guerra fredda, gli imprenditori si possono schierare come vogliono, la Confindustria può essere rigorosamente autonoma, non esiste più il "quarto partito". Però, è evidente come con Monti (al di là della sua competenza tecnica che è garantita ed è solo sua) "entrerebbero" nel Governo opinioni, ambienti, influenze che oggi non fanno parte della maggioranza. Un bene probabilmente per il Centro-destra e in parte per la governabilità del Paese (che è un bene per tutti). Una difficoltà per il Centro-sinistra. Una scelta, però, che per essere veramente positiva, per evitare futuri equivoci e incomprensioni, dovrebbe coincidere con una discussione sul programma aperta e trasparente tra tutti i cinque componenti della maggioranza: Forza Italia, la Lega, l’Udc, An e Mario Monti.
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#174 | |
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Senior Member
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#175 | |
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Senior Member
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ma io mica chiedo di andare al voto anticipato, del resto non lo chiede neanche fassino, chiedo la crisi di governo ed eventualmente un secondo governo, volendo anche guidato da berlusconi stesso. |
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#176 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
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Ma io so paraxulo, ce devo provà. e poi non mi risulta sta cosa. Ultima modifica di parax : 05-07-2004 alle 17:32. |
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#177 | |
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Senior Member
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Esaurita la doverosa premessa, tornerei al punto: caduto il premier se ne facevano altri due o si tornava alle urne? Nella mia ignoranza mi consta il secondo caso ma lieto di cambiare idea se ho informazioni errate. Per il tema generale direi che concordo con l'analisi di Alessandro Brodin o Bordinbello che dir si voglia
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Pace e Bene |
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#178 | |
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Senior Member
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1) lasciargli mano libera sui tagli 2) deve accettare di essere un ministro di parte, non si deve ripetere l'errore fatto con Ruggiero, visto che il bonus ce lo siamo già giocato Per quello che penso la cosa è difficilmente fattibile (anche se Monti sembra che apprezzi la riforma fiscale proposta da Tremonti). Credo che alla fine vadano allo scorporo dei ministeri e alla divisione del bottino tra AN e UDC da una parte e Bossi - Tremonti dall'altra. Il premier potrebbe anche sfruttare la crisi per un'accelerazione in chiave pienamante liberale (Martino o cose simili), ma tanto prima delle elezioni di solito si va sempre e solo al ribasso e alla caccia di consenso (costoso per le casse dello Stato)
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G.G. "Il tutto è falso" In letargo intermittente... Comunque vi si legge, ogni tanto ci si desta |
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#179 | |
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Iscritto dal: Oct 2000
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In ogni caso avevi dimenticato di dire che la politica e l'economia del cazzo in Gran Bretagna sono migliori
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Pace e Bene Ultima modifica di StefAno Giammarco : 05-07-2004 alle 17:40. |
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#180 | |
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