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#141 | |
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Iscritto dal: Aug 2003
Città: milano
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La ragazza quindi essendosi ribellata all'autorità assoluta del padre deve essere punita perchè è una poco di buono che decide persino di convivere con un "non musulmano" al di fuori del matrimonio. Quindi il clan (cugini, padre etc..) della famiglia allargata ha punito la ragazza per aver disobbedito al padre e alle tradizioni uccidendola. Probabilmente gli avranno detto: guarda tua figlia, cosa fa e come si comporta...è una p.... In Pakistan immagino che i matrimoni combinati siano nella norma. |
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#142 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 1999
Città: Roppongi
Messaggi: 1582
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Scusa littlelux, ma tu puoi vedere tutte le luci, tutti i pesi, e tutte le misure che vuoi, tuttavia, io riferisco della mia luce e del mio peso, che consiste del vivere qutidiano e di tutte le sue problematiche. Come ho evidenziato nei post precedenti, l'immigrazione incoltrollata e priva di integrazione provoca problemi di vario tipo, e se quei problemi vanno ad intaccare il quieto vivere della comunita, se quei problemi vanno a intaccare il pensiero e la coscienza della comunita', e' giusto ragionare su quei problemi, e trovarne i rimedi, senza che qualcuno se ne esca con fatto che " a qualcuno comunque fa' comodo questa situazione per approfittarne sul lavoro nero, sugli affitti irregolari, su qualsiasi altra cosa", perche' non e' la sfera che mi riguarda, perche' della situazione ne ricevo solo dei danni. Spetta alle istituzioni controllare sullo sfruttamento della manodopera extracomunitaria, spetta alle istituzioni vigilare sui subbaffitti agli extracomunitari, ma sopratutto spetta alla giustizia applicare la legge affinche queste vicende come lo sgozzamento, siano punite con pene esemplari, e spetta allo stato vigilare affinche' certi modi di pensare non possano arrecare danno alla comunita, sia che questa mentalita' sia importata, sia che nasca dall'interno. Ma visto che oramai i governi, come si e' visto chiaramente con l'indulto, non sono piu' espressione del popolo, ma sono espressione di "alcuni poteri", che , emanano leggi che non migliorano la situazione, ma anzi la peggiorano, permetti che qualcuno si possa anche incazzare dell'andazzo ? Guarda, sono cinico, ma vista la mentalita' buonista verso l'islam e gli extracomunitari, sono pronto a scommettere che per l'omicidio della figlia, il padre a processo concluso, prendera' una pena irrisoria......oramai non mi meraviglia piu' nulla... ciao!
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#143 | |
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Senior Member
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#144 |
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Member
Iscritto dal: Nov 2004
Città: Vicenza
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tralasciando il resto del topic...
Nella riunione di oggi del Consiglio dei ministri il parere dell’Avvocatura. «Cittadinanza solo a chi rispetta i diritti rosa» «Governo parte civile contro il padre di Hina» Il ministro Pollastrini: basta silenzi sulla condizione di queste donne. Più soldi per i centri antiviolenza
ROMA—«Credo che Hina, la ragazza pachistana che ha avuto il coraggio di ribellarsi e di amare, debba essere il simbolo di un impegno per tutti noi...». Di ritorno a Roma per il Consiglio dei ministri, la responsabile delle Pari Opportunità, Barbara Pollastrini (Ds), lascia intendere che il governo potrebbe prendere a breve decisioni importanti per sottolineare, anche con un atto formale, la gravità dell’omicidio compiuto dal «padre padrone» di Brescia: «Stiamo approfondendo tutti gli aspetti di una questione molto delicata ma c’è la volontà mia affinché ministero dei Diritti e delle Pari Opportunità si costituisca parte civile contro il padre che verrà processato per omicidio». Resta da vedere, tuttavia, se l’Avvocatura generale riuscirà effettivamente ad individuare l’«interesse leso» dello Stato dalla barbara esecuzione famigliare. Paradossalmente, un appiglio giuridico solido ci sarebbe stato se il padre di Hina, Muhammad Saleem, avesse già prestato giuramento per diventare cittadino italiano. Oggi la questione potrebbe essere ripresa in Consiglio dei ministri. Così come, all’ordine del giorno della maggioranza, ci sono a questo punto le indicazioni previste dal Dpef per i centri antiviolenza e il destino del disegno di legge Amato che dimezza (da 10 a 5 anni) i tempi di attesa per l’accesso alla cittadinanza. Barbara Pollastrini è convinta che il ddl Amato sia una base di partenza «saggia, equilibrata ed umana» ma, aggiunge, ben vengano i contributi del Parlamento: «È un disegno di legge che merita tutta l’attenzione e gli arricchimenti che possono arrivare dal confronto parlamentare. Il testo non contiene solo l’indicazione dei 5 anni ma anche la delega per individuare i criteri di adesione necessari ad acquisire la cittadinanza». E tra questi il ministro per le Pari Opportunità, come ha già fatto Giuliano Amato, inserisce senza esitazioni un punto fermo: «Era già nelle nostre intenzionima questa vicenda di Hina, un’enormità che ci annichilisce e scuote le coscienze, ora ci induce a specificare ancora di più che il primo criterio per la cittadinanza sia legato alla condivisione del rispetto della libertà e dell’autonomia delle donne». Il dramma di Hina, insiste ilministro, a questo punto «dovrebbe responsabilizzare le coscienze di tutti noi per squarciare il velo di silenzi che ancora oggi occulta la realtà su quanto subiscono le donne nel mondo». Due dati: «In Europa, la prima causa di morte delle donne nella fascia di età 16-60 anni è dovuta alla violenza. Più degli incidenti stradali. E, sempre in Europa, ogni 4 morti violente una riguarda donne uccise dal marito o dal fidanzato». Si spiega meglio il ministro: «Qui stiamo parlando di un dramma che è frutto del fanatismo religioso e del fondamentalismomaschilista e proprietario, ma va pure ricordato che in Italia la legge di revisione del delitto d’onore è dell’81 e che in Europa tante conquiste che oggi ci sembrano acquisite sono frutto delle lotte delle donne». Si tratta, allora, di investire ancora di più nella tutela di quelli che le Nazioni unite hanno voluto chiamare «Diritti umani delle donne ». Con quali strumenti? «Non solo criteri per ottenere la cittadinanza ma anche politiche sociali, coinvolgimento della Conferenza Stato-Regioni-Comuni e investimenti culturali ». Il ministro Pollastrini dice di aver «molto apprezzato Emma Bonino che da commissario Ue andò a parlare con queste donne dei loro diritti nei loro Paesi d’origine». Ma ora per l’Unione c’è la Finanziaria che incombe. «Proporrò che vengano confermate le indicazioni del Dpef a favore di campagne informative, centri antiviolenza e di accoglienza e dei numeri verdi, 1522 e 800901010, che vivono della competenza di operatori capaci di fornire informazioni puntuali nelle diverse lingue». Dino Martirano corriere.it
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Sono contrario al matrimonio dei preti: se fanno figli, siamo finiti. (cit) |
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#145 | ||
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 1999
Città: Roppongi
Messaggi: 1582
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Io voglio far credere ? Io non ho la bacchetta magica, io non ho il potere di risolvere questi problemi, Io faccio solo presente che i problemi ci sono, che il disagio e' reale, che qualche provvedimento va' preso immediatamente, poi nessuno si arroga il fatto che quel provvedimento possa essere la soluzione a tutti i problemi. Quote:
E' bello constatare inoltre che , gli industriali, oltre ad essere evasori, sfruttatori e criminali, dovrebbero essere anche autolesionisti a criticare l'immigrazione clandestina, quando invece a loro fa' comodo... A me invece sembra che a lamentarsi siano solo i comuni cittadini, perche' finora di industriali che si lamentano per immigrazione incontrollata non ne ho ancora sentito uno, a meno che questo sia leghista o di AN. Di realismo ho a che fare tutti i giorni, dal luogo di lavoro, alla piazza del mio paese, all'atrio del palazzo in cui abito, e non e' con il buonismo che si risolvono i problemi....
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#146 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2001
Messaggi: 1009
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Ecco, bravo, continua a ragionare con la pancia, così si che risolverai e ti risolveranno i problemi. Continua a ragionare così, e troverai solo politici pronti a dirti che il tuo mal di pancia è sacrosanto è che hai ragione ad essere incazzato, ma sii cosciente che quelli stessi politici che gratificano il tuo bel mal di pancia sono gli stessi che non troveranno mai una soluzione ai tuoi problemi intestinali, perchè fino a che ne soffrirai per loro rappresenti un voto sicuro. |
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#147 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2001
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#148 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2001
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#149 |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
Città: milano
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Governo parte civile contro il padre di Hina
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#150 |
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Junior Member
Iscritto dal: Mar 2004
Messaggi: 5
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La morte di Hina è solo la punta di un iceberg che si è vergognosamente cementato sotto l'indifferenza di tutti; la situazione non è visibile, perché le donne immigrate, mogli e madri, sono senza voce, strette dal laccio delle relazioni famigliari e dei loro codici.
Ignoranti della lingua, alcune addirittura semianalfabete, perché le risorse economiche vengono tenute per i maschi o i figli, prive di agganci col mondo esterno, di amicizie, di legami che non siano quelli del gruppo d'origine, incapaci di muoversi in un mondo tecnologico, anche in senso fisico (quante immigrate si vedono a guidare una macchina, ad es? oppure a uscire la sera con le amiche per locali?), non costituiscono un capitale umano con potenzialità e nemmeno una forza lavoro appetibile; a nessuno interessa realmente la sorte delle immigrate, che per le suddette ragioni valgono, in capacità economico-produttive, molto meno dei famigliari maschi. Le politiche d'integrazione promosse dai governi si fermano (questo non solo in Italia), e per l'eredità liberale, sull'uscio di casa delle famiglie immigrate e hanno come destinatari prevalentemente gli uomini, oppure i bambini, mai la donna. Dalle moschee, alle mense, agli stores di prodotti locali, alle case popolari agli asili, tutto è offerto perché il gruppo, non i singoli individui, s'inserisca; il gruppo così com'è, con le sue regole, i suoi modelli e le sue gerarchie, con il marito capofamiglia che conta e vale e gestisce le relazioni con l’esterno e la moglie che cura i bambini nella sfera famigliare e delle parentele, fa da mangiare, silenziosa, e non parla o non si muove in pubblico se non autorizzata. Come vivono le donne immigrate poco importa agli occidentali, ciò che si consuma tra le mura domestiche sono fatti privati della famiglia stessa; persino gl’insulti sono indirizzati ai maschi immigrati, non alle donne, fantasmi col velo più che soggetti di diritto. Questo è il prezzo che viene pagato dalle madri naturalizzate per le figlie e le nipoti native, quando non reimpatriate, che, inserite nella cultura occidentale, potranno più facilmente sviluppare quel progetto di libertà che alle loro madri è negato. Quest'apertura a lungo termine credo avverrà, nonostante i tentativi più o meno atroci d’impedirlo dei famigliari: chi assaggia la libertà difficilmente la rifiuterà per ritornare ad una vita da schiava. L'insolita notizia che posto di seguito (per essere la leader della comunità marocchina ha dimostrato un coraggio non da poco, anche se favorita dall'indotto della tragedia di Hina) mi fa ben sperare che la cortina di omertà che copre le condizione di molte immigrate cominci ad essere scoperchiata; perché la si smetta, una buona volta, di urlare ai 4 venti astratti principi di parità uomo-donna: fatti, azioni e politiche ad hoc sono l’unico strumento per rendere concreti ed effettivi i diritti, non parole al vento per racimolare due-tre consensi o per tranquillizzare l’opinione pubblica. Sbai ad Amato: "Le musulmane in Italia vivono nel terrore" La denuncia della presidente della Confederazione dei marocchini in Italia in una lettera al ministro dell'Interno: ''All'arrivo in Italia mariti e padri sottraggono loro i documenti'' Brescia, 18 ago. - (Adnkronos/Aki/Ign) - ''Le donne musulmane oggi vivono nel terrore, sì nel terrore!''. E' questa la denuncia fatta da Souad Sbai, presidente della Confederazione dei marocchini in Italia, in una lettera indirizzata oggi al ministro dell'Interno Giuliano Amato. La nota attivista marocchina per i diritti delle donne musulmane in Italia nella missiva, di cui AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL è in grado di anticipare i contenuti, chiede la convocazione della Consulta islamica per affrontare con urgenza il tema delle violenze subite dalle donne islamiche del nostro paese. ''I documenti vengono loro sottratti dai mariti o padri all'arrivo in Italia - denuncia la Sbai - o peggio ancora non viene richiesto per loro il rinnovo del permesso di soggiorno, per ridurle alla clandestinità e impedire qualsiasi denuncia da parte loro per maltrattamenti o violenze subite. Inoltre quante donne minori musulmane devono ancora subire la malvagità del rimpatrio forzato appena raggiunta l'età del matrimonio (14-15 anni) per marocchine, pakistane ecc..? Esse sono obbligate dai genitori, contro la loro volontà, al ritorno nel paese d'origine e divengono vittime di matrimoni combinati''. Secondo la Sbai, si vuole impedire a queste ragazze di diventare italiane, processo che invece dovrebbe avvenire non solo attraverso il mero ottenimento della cittadinanza, ma grazie alla condivisione dei valori di libertà e democrazia propri della cultura occidentale. ''La motivazione è sempre quella di impedire che diventino occidentali - spiega - (Che siano, ndr) italiane non solo sui documenti, ma soprattutto nella cultura e nella condivisione dei nostri valori. Queste bambine, signor Ministro, non hanno nessuna patria che le difenda: immigrate in Italia e straniere nel paese d'origine''. (segue) La Sbai denuncia infine il pericolo rappresentato dagli imam integralisti islamici che intendono creare nel nostro paese una giustizia parallela basata sulla Sharia. ''Noi donne musulmane non vogliamo tribunali paralleli alla giustizia italiana - conclude - Noi donne musulmane non vogliamo la pena di morte comminata da giustizieri strumentalizzati da religiosi estremisti e imam ''fai da te'', che da garage o macellerie trasformati in centri islamici non adeguati da anni hanno alimentato, e ancor oggi alimentano, l'odio contro le donne, che terrorizzano le nostre comunità islamiche e che hanno rallentato il processo di integrazione degli immigrati". Qundi la presidente del Cmi invita il ministro Amato ad affrontare la questione della violenza subita dalle donne musulmane in Italia nella prossima Consulta islamica. Quest'ultima scrive: "deve affrontare il problema delle violenze sulle donne musulmane in Italia partendo proprio dalla vicenda di Hina Saleem, uccisa dal padre pakistano perché voleva essere italiana''. E il dramma di Hina ha scosso la coscienza di tutti. Il governo stesso potrebbe prendere decisioni severe per evidenziare la gravità dell'omicidio compiuto dal padre-padrone di Brescia. Il ministro delle Pari Opportunità, Barbara Pollastrini, ha lasciato, infatti, intendere in un intervista al Corsera che lo stesso governo "potrebbe costituirsi parte civile" sempre che l'Avvocatura generale riesca ad individuare l'"interesse leso" dello Stato. http://notizie.interfree.it/cgi-bin/desc.cgi?id=66320
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"Sono ateo, grazie a Dio" - Luis Bunuel Beati i miti, perché erediteranno la terra (Mt 5,5) In quella che per tutti gli esseri è notte, l'uomo compiutamente signore di sé è sveglio (Bh.-g, II) |
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#151 |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2002
Città: Evangelical Ecumenical Empire
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La denuncia di Hina nel 2003
«Mi hanno tolta da scuola perché fumo. E mi picchiano perché faccio la cristiana» Hina, la ragazza pachistana uccisa dal padre a Brescia (Emmevi) BRESCIA — «Si accaniscono su di me, mi accusano di assumere atteggiamenti da cristiana e non da musulmana. Mi dicono: sei una cretina, una stupida maledetta. Mia madre, come il resto della famiglia, si limita agli insulti e ai richiami. Mio padre invece ...». Il primo j'accuse di Hina viene raccolto nero su bianco nella caserma dei carabinieri di Villa Carcina. Sono le 11.50 del 4 marzo 2003. La ragazza ha 17 anni. È stata rintracciata dopo l’ennesima fuga da casa. Quando si rende conto che la vogliono riconsegnare alla famiglia, decide di raccontare ciò che prima aveva sussurrato solo alle amiche più intime: «Con i miei ho un rapporto conflittuale. Mi impediscono di vivere come una qualsiasi ragazza di cultura occidentale. Mi hanno ritirato dalla scuola, nonostante io studiassi con profitto e nonostante volessi continuare ad andare a scuola, perché un amico dei miei genitori li aveva avvertiti che io fumavo sigarette, e siccome alla donna, stando alle leggi coraniche, è vietato fumare, per potermi controllare meglio mi hanno impedito di continuare gli studi». Allontanandosi dalla famiglia, Hina è fuggita dal presente ma anche dal futuro. E spiega: «Io sono promessa sposa a un mio cugino, figlio della sorella di mia madre, che neanche conosco e che attualmente vive in Pakistan e con il quale dovrei unirmi in matrimonio non so quando. I miei genitori mi contestano sempre il fatto che io assumo comportamenti e seguo i modi di vivere della cultura italiana anziché rispettare la tradizione pakistana e per questo vengo maltrattata sia moralmente che verbalmente e fisicamente. Questo sia da parte dei miei genitori che da parte delle mie sorelle, fratelli e anche di mio cognato Mahmood (il terzo uomo ricercato per il delitto, ndr), marito di mia sorella». Arrivata in Italia con madre, sorelle e fratelli nel 1999, Hina si era ricongiunta al padre quando aveva quattordici anni. Ha subito imparato la lingua, stretto amicizie, insistito per andare a scuola. I primi, violenti litigi in famiglia, risalgono all’estate del 2002. «Era luglio, non ricordo la data esatta - racconta Hina - mio padre tornava dal lavoro intorno alle 18.30, mi picchiava davanti all’intera mia famiglia armato di un bastone di legno con il quale mi colpiva su tutte le parti del corpo, tra l’indifferenza totale dei miei familiari. Nonostante le ferite non sono mai stata portata all’ospedale». Poi ricorda di essere stata trasportata al pronto soccorso dell’ospedale di Gardone Valtrompia. Il bastone impugnato dal papà le aveva rotto il pollice della mano sinistra. «Mi hanno medicata e messo una stecca - racconta Hina - Il medico ha chiesto come avevo fatto a farmi male e la mamma ha risposto che ero caduta con la bicicletta ». Dai pugni, al coltello. Era il mese successivo, agosto. «In casa non c’era nessuno - ricorda Hina - mia mamma si trovava in Pakistan. Uno zio che abita a Inzino aveva raccontato a mio padre che continuavo a fumare. Lui allora mi ha preso a schiaffi e rinchiuso in camera a chiave. Poi è tornato con un taglierino: mi ha preso il braccio sinistro ferendomi all’altezza dell’avambraccio e del polso. Io mi sono difesa dandogli uno schiaffo e un calcio nelle parti intime ». Il rapporto con il padre si carica di tensioni. Hina «la ribelle» non solo osa fumare, addirittura reagisce con violenza alla violenza del genitore che «la vuole domare». Hina sta diventano un «problema» per l'intero gruppo parentale. Ed è sempre quando qualcuno «fa la spia» che si scatena la violenza tra le mura domestiche. «Tra novembre e dicembre dell’anno scorso - racconta ancora Hina ai carabinieri - qualcuno aveva raccontato a mio cugino, figlio della sorella di mia madre, che avevo fumato mentre ero in ospedale a Brescia per accudire il mio fratellino che era ricoverato. Quando sono tornata a casa sia mia madre sia mio cugino, alternandosi, mi hanno picchiato con schiaffi su tutto il corpo». Il racconto di Hina prosegue, e affonda nel dolore e nell’angoscia più intima. Emerge il profilo di un padre-padrone che arriva anche a sostituire la mano dispotica e violenta con quella incestuosa: «...Nell'allontanarmi gli dicevo: cosa stai facendo? - racconta Hina - sono tua figlia, lo dico alla mamma. E lui mi ha risposto: lo sa già». Hina non sa dire se è vero o falso. Sa solo che le attenzioni morbose del padre si moltiplicano. Ha paura. «Una settimana fa - racconta - mentre facevo i mestieri mi ha chiamato in salotto dicendomi che doveva farmi vedere una cosa che era sporca. L’ho raggiunto e mi ha afferrato per il polso sinistro, torcendomi il braccio dietro la schiena mentre con la mano destra mi tappava la bocca e con il piede destro socchiudeva la porta. Mi ha spinto sul divano-letto che si trova accanto alla porta. Dopo avermi messo supina mi ha imbavagliato la bocca con la sciarpa che avevo al collo per impedirmi di gridare». Lui sul suo corpo di ragazzina indifesa e terrorizzata. Il ricordo è recente, particolari pochi, ma inequivocabili. «Sono riuscita a liberarmi e a urlare - racconta Hina - sono arrivati nel salone i miei due fratellini: mio padre diceva che dovevano andar via, io li invitavo a restare con me. Allora è andato via lui». Solo bugie, per il padre e la madre. Imbarazzanti bugie che aggiungono fango ad una famiglia già messa all'indice per la «figlia ribelle». Aveva diciassette anni, Hina, quando ha avuto il coraggio di mettere nero su bianco la sua prima denuncia, che poi smentirà a denti stretti. Di denunce contro il padre-padrone ne farà altre due. E ritirerà pure quelle. Nunzia Vallini 19 agosto 2006 http://www.corriere.it/Primo_Piano/C.../vall1ni.shtml
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The World Is My Parish John Wesley|NO Nazist Noglobal Communist Laicist Satanic Legalizations against life and alliances with their defenders..EVIL WILL NEVER BE GOOD! |
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non capisco dato le denuncie che ha fatto, perchè non sia stata affidata ad un altra famiglia, anche se non so se si può fare a 17 anni
comunque bene che il governo si sia mosso,l' importante è che dopo una settimana non ci si dimentichi di questa cosa come al solito invito a tutti voi (chi vuole) di mandare un email alla Pollastrini, Amato, Prodi: [email protected] o [email protected] o mailto:[email protected] [email protected] o [email protected] [email protected] Presidenza del Consiglio dei ministri Palazzo Chigi Piazza Colonna 370 00186 Roma - Italy tel. +390667791 Riprendendo le parole di Serra su repubblica (thx flisi71) Si intitoli una strada alla povera Hina. E si inviti la comunità pachistana all'inaugurazione, per fargli intendere quale sia il nostro giudizio sulla questione. Che nessuna legge religiosa, nessun tabù sociale può permettersi di possedere una persona più di quanto questa persona possieda se stessa e la propria vita. La nostra legge è per tutti, ed è, qui in Italia, l'unica che vale. Chi non la riconosce, la impari o se ne vada Invitate i ministri e Prodi di darsi da fare e di riprendere la proposta di Serra
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#157 | |
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#158 | |
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#159 | |
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