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Bannato
Iscritto dal: Mar 2008
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#82 | |
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Registered User
Iscritto dal: Mar 2007
Messaggi: 1239
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E poi è sbagliato dire "destra" o "sinistra", perché la definizione di queste cambia da paese a paese. Un esempio: Blair in Inghilterra non era certo di destra, ma qui lo sarebbe. Anche in Francia Blair sarebbe di destra. Infine, Travaglio e Montanelli in Inghilterra sarebbero di centrosinistra, come Blair. |
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#83 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2002
Città: Reggio Calabria -> London
Messaggi: 12112
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vabbè...mi arrendo.
Quindi non sarebbero di destra... mi sa che c'è qualcuno che si sta rivoltando nella tomba in questo preciso istante...
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#84 |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2003
Città: Trento
Messaggi: 14897
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beh...di cosa stiamo parlando..ovvio che parlavo dell'italia
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#85 | |
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Bannato
Iscritto dal: Jan 2007
Città: Verona... finchè non mi buttano fuori :D
Messaggi: 3224
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#86 |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2005
Città: Trentino
Messaggi: 1084
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UP. Magari qualcuno s'è perso il tutto.
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#87 | |
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Member
Iscritto dal: Jan 2007
Messaggi: 41
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E infatti,sei poco informato. Marco Travaglio e' di destra,una destra liberale e legalitaria. Una destra non presente attualmente in Italia. Marco Travaglio ad Affari: "Sono un antiberlusconiano di destra" Parliamo un pò di tv. Non crede che la crescita di Sky e delle altre tv satellitari, il digitale terrestre, la diffusione della tv via internet finiranno per indebolire di molto il duopolio Rai-Mediaset, aumentando il pluralismo? "Forse questo sarà vero tra venti anni. Non credo prima. Il satellite non ha ancora un pubblico sufficientemente vasto e fino ad ora non ho visto esempi di informazione scomoda sulle reti di Murdoch. Quanto al Dtt sarà in grado di sfruttarne le potenzialità chi oggi ha i mezzi per sperimentare, ossia Rai e Mediaset". Ma non c’è niente che salva in Rai e in Mediaset? "C’è stata una fase, negli anni ’80, in cui le reti Fininvest hanno contribuito a rinnovare la tv. La Rai era ancora ingessata e paludata, mentre Fininvest trasformava il linguaggio del varietà, avvicinava la tv agli strati popolari, portava sugli schermi il sesso. L’innovazione è terminata quando il modello Fininvest è diventato unico e totalizzante, anche in Rai". Che futuro auspica per la Rai? "Credo che si debbano svincolare le nomine dalla politica. Penso a nomine di durata decennale, fatte da un’autorità indipendente dai partiti e con una cadenza temporale diversa da quella delle elezioni politiche. Le scelte in Rai devono essere fatte da artisti, registi, produttori e uomini di cultura". E' contrario a privatizzare la Rai? "Oggi sì. Anche perché la Rai è già controllata da organizzazioni private come i partiti. Solo dopo aver approvato una legge che impedisca a qualunque soggetto privato di controllare più di una rete generalista e dopo aver stabilito che chi è proprietario di tv non può fare politica, si potrà ridurre la Rai a due reti, una finanziata dal canone e l’altra dalla pubblicità". Nel suo ultimo libro “Intoccabili” parla di mafia. Secondo lei negli ultimi anni la criminalità organizzata è cambiata, ha maturato strategie nuove? "C’è stato un salto di qualità. Se prima la mafia cercava un’alleanza con il potere, oggi la mafia si è fatta potere e siede in Parlamento". (Affari Italiani 13.06.2005) |
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#88 |
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Member
Iscritto dal: Jan 2007
Messaggi: 41
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Il paradosso Montanelli Questo articolo è tratto dal numero 84 (luglio-agosto 2004) di Reset Che una certa destra sia finita a votare a sinistra è una delle anomalie dell'Italia degli ultimi dieci anni. Ma perché la destra di governo non rivendica l'esperienza di Indro Montanelli, uno dei più importanti simboli dell'anticomunismo e del conservatorismo italiano del dopoguerra? Lo abbiamo chiesto a Marco Travaglio, che al suo maestro di giornalismo ha dedicato l'ultimo libro, Montanelli e il Cavaliere. Storia di un grande e di un piccolo uomo (Garzanti, 2004, euro 14,50). Quella tra Montanelli e Berlusconi, lei ha scritto, è stata la storia di "un divorzio senza matrimonio". Che vuol dire? Che Montanelli non ha mai "sposato" Berlusconi. C'è stato un matrimonio di interessi reciproci: il primo aveva bisogno di un editore solido e il secondo di un fiore all'occhiello, di un biglietto da visita per il salotto buono, perché in quel momento era un palazzinaro poco addentro alla Milano che conta. Ma si è capito subito che il Cavaliere era in difficoltà non appena ha manifestato, volente o nolente, interessi politici. Nell'83, Craxi era Presidente del Consiglio, e nelle telefonate che sono state intercettate si lamentava con Berlusconi, perché il suo giornale lo attaccava. Craxi gli diceva: "questo Montanelli è una 'merdolina', mi fa la guerra, c'è solo l'Unità che è peggio". Berlusconi, che era in difficoltà perché aveva fatto un patto di non interferenza, ha tentato di bypassare Montanelli chiamando il condirettore, utilizzando la redazione romana per cercare di neutralizzare o attutire i pezzi fortemente anticraxiani del direttore. Le sue interferenze politiche sono state stoppate finché è stato possibile, finché non ha preteso che il suo giornale diventasse un giornale di partito. In realtà non c'è mai stato un matrimonio vero, perché i due sono troppo diversi. Il periodo abbastanza lungo che va dalla fondazione del "Giornale" nel '74 fino a buona parte degli anni '80 non fu conflittuale. Berlusconi e Confalonieri parlavano di Montanelli con il rispetto che si deve al monumento di un vecchio tipo di giornalismo, che a loro non piaceva più tanto. La cosa che incuriosisce è che uno come lei, che arriva nell'87 al "Giornale", trova un vecchio quotidiano, dalla logica un po' ammuffita anche nella grafica. Ma lei lì era a suo agio? Ero un ragazzino di 23 anni, innamorato degli articoli di Montanelli. Decisi che dovevo fare il giornalista quando cominciai a leggerli, più o meno a 12-13 anni. Ero affascinato dal suo modo di scrivere più che dalle sue idee, che in quel momento non ero neanche in grado di capire. Io d'altronde sono sempre stato abbastanza conservatore, finché c'erano i comunisti ero anticomunista. Quindi mi trovavo a mio agio. È ovvio che i berluscones, abituati alle televisioni culi-e-tette, ai giornali- panino-di pubblicità, ai sorrisi-e-canzoni, soffrissero quel tipo di quotidiano che non attirava pubblicità, era antipatizzante, non piacione come tutto il resto dei loro prodotti editoriali. Pensavano di infilarci dentro promozioni e oggettistica varia. Montanelli, invece, si opponeva fieramente, e nel farlo ci si divertiva anche. Come mai un vero conservatore come Montanelli, il giornalista campione dell'anticomunismo, di una visione atlantica del mondo, della cultura della conventio ad excludendum contro i comunisti, non è stato e non viene oggi rivendicato dalla destra? Perché Montanelli era tutte le cose che avete detto, ma da posizioni liberaldemocratiche. Dal '37 è antifascista, riceve la condanna a morte. Non frequenta i circoli golpisti e reazionari degli anni '60 e '70. Non lo trovi nella P2, sebbene ci sia il suo editore. Non frequenta il famoso convegno del 1965 dell'Istituto Pollio, dove quasi si stabiliscono le strategie della tensione. Appoggia la 'maggioranza silenziosa' di Massimo De Carolis, e poi lancia l'idea dei cento nomi (tra cui ci sono anche Scalfaro, Mario Segni e Bartolo Ciccardini): fa un po' da levatrice di una parte non catto-progressista della Dc, contraria al compromesso storico. Montanelli è molto meno a destra dei suoi lettori. Certo, nell'ambito della sua collocazione nella guerra fredda, a volte prende anche lui delle cantonate, come con De Carolis, o sulla mafia. O anche sul Vajont. A me però quello che ha affascinato è che quando finisce la guerra fredda e nel 1989 cade il nemico, Montanelli smette completamente l'anticomunismo. Oggi tutti i montanelliani rimasti ne "Il Giornale", o comunque in quell'area, dicono ancora le stesse cose che dicevano trent'anni fa, come se il muro non fosse caduto. Lui invece a ottant'anni puliti dice "non sparo sui morti", "quando i comunisti erano vivi non c'era nessuno qua intorno, adesso arrivano gli anticomunisti senza comunismo". È impressionante la sua freschezza mentale nell'abbandonare completamente quei panni e nell'occuparsi di cose attuali, come i nuovi pericoli che arrivavano per la democrazia italiana e che erano dovuti proprio all'affarismo berlusconiano e all'azienda che si faceva Stato. È per questo che la destra di oggi non lo rivendica. Montanelli era un conservatore. Sì, certamente. Si ricollegava al Risorgimento, ai liberali, a De Gasperi, ma dirà di non esser mai stato un reazionario, uno che apprezzava che si sparasse sulla folla, uno contrario alle riforme sociali. Il suo ideale è Giolitti, non Salandra, sebbene avesse molti salandrini a "Il Giornale" e moltissimi tra i lettori. Ecco perché dico che è sempre stato più a sinistra dei suoi lettori: quando è andato a "La Voce" tutti quelli che erano alla sua destra non l'hanno seguito, ed erano la maggioranza. Staglieno, nel suo volume Montanelli, novant'anni controcorrente (Mondadori), ha riconosciuto però che il "Corriere della Sera" che faceva Spadolini (e con il quale Montanelli si trovava bene) era terribilmente conservatore, distante in maniera astrale dai giovani. Quando arriva Ottone è una liberazione, inizia una storia diversa, perché da lì nascerà "la Repubblica" e per "Il Giornale" stesso ci sarà un processo evolutivo, liberatorio per l'opinione pubblica italiana. Questo lo pensa anche lei? Sì, quel "Corriere" era un giornale insopportabile, però Montanelli non ha mai scritto un editoriale politico prima della nascita de "Il Giornale". Il problema non era che non poteva attaccare i comunisti sul "Corriere" da quando c'era Ottone, ma che quel "Corriere" stava diventando un'altra cosa, in cui i vari Montanelli e Bettiza non erano più centrali (poi anche lì pesò molto il fattore umano e caratteriale, perché Ottone era il simbolo della borghesia chic che lui detestava). Di fatto Spadolini non gli piaceva tanto per il giornale che faceva, quanto perché gli lasciava fare tutto quello che voleva: lì era la firma numero uno, il grande inviato, e poteva fare campagne come quella contro Gronchi o contro le malversazioni. Montanelli non era il trombone del giornale trombonesco, anzi era l'aspetto imprevedibile e la parte più brillante del giornale trombonesco. Poi avvertì che stava cambiando qualcosa nei suoi confronti, che veniva considerato il "fascista" (in quel momento il liberalconservatore e il fascista erano la stessa cosa). E c'è l'aspetto sgradevole di Ottone, che va a dirgli "non c'è più spazio per te nel Corriere". Quello era il periodo in cui sul resto della stampa italiana Calabresi era un "fascista" e "il commissario finestra", in cui i grandi intellettuali (anche persone stimabilissime) si fanno prendere dall'ubriacatura e firmano quegli infami appelli contro Calabresi "torturatore". Sulle Br solo Montanelli e Pansa, tra i grandi giornalisti, dicevano "guardate che sono Br davvero, non sono tutti fascisti travestiti". Ancora una volta contava molto il suo spirito di "Bastian contrario": Montanelli diceva di non capire niente di politica, ma detestava il correre verso il carro di quelli che sembravano essere i vincitori (che poi per la verità non hanno mai vinto). Mentre negli altri che lasciavano il "Corriere" c'era molta ideologia, Montanelli ha sempre portato avanti la sua etica e la sua estetica personale, molto più che la politica. Gian Antonio Stella, sul "Corriere della Sera", ha parlato molto bene del suo libro. Però non si trova affatto d'accordo con lei, quando scrive che, se fosse vivo, oggi Montanelli non scriverebbe su questo "Corriere terzista". Che cosa replica? Resto della mia idea. È ovvio che Montanelli, essendo tornato al "Corriere" nel '95, oggi ci scriverebbe. Il problema è diverso. Se "La Voce" chiudesse oggi, il "Corriere" si riprenderebbe Montanelli? E gli darebbe lo spazio che gli diede nel '95? Oggi non si legge più quello che si scriveva sul "Corriere" nel '95, la durezza estrema con cui Montanelli combatteva Berlusconi anche durante l'ultima campagna elettorale, tutti i giorni sulla pagina delle lettere, prendendo a sberle lui e i lettori berlusconiani. Montanelli parlava di "regime" non nel 2001, ma nel '94. Anche su un giornale libero come il "Corriere" si fanno delle critiche, ma senza usare toni così forti. C'è una tendenza a edulcorare, al terzismo, che esce dal "Corriere" e che arriva anche in molta stampa vicina al centrosinistra. La nostra categoria non si è distinta in battaglie in difesa di Biagi e di tutti gli altri. Io sono convinto che Montanelli avrebbe oggi dei problemi ad avere lo spazio che aveva soltanto due anni fa, e non perché penso che il "Corriere" sia il giornale "di Berlusconi", ma perché è passata questa linea che non sei riformista se dici certe cose, che sei massimalista, demonizzatore, ossessionato. Un montanelliano in Italia è destinato a votare a sinistra finché c'è Berlusconi, o magari anche dopo? Finché c'è Berlusconi è sicuro. Dopo bisognerà vedere che cosa c'è, perché credo che Montanelli avesse ragione quando diceva: "Io ce l'ho con questi qua molto più di quanto ce l'abbia uno di sinistra, perché in Italia dopo il passaggio di Berlusconi in politica per cinquant'anni bisognerà lavarsi la bocca ogni volta che si parla di destra". E con due destre importanti dell'Occidente di oggi, come quella francese di Chirac e Sarkozy e quella americana di Bush, come si troverebbe? Credo che gli piacerebbe molto la destra di De Villepin, una destra elegante, colta, non ideologica, ma in qualche modo etica. Nel libro troverete le cose durissime che Montanelli ha detto a proposito dei primi passi di Bush junior alla Presidenza americana: lui che ha sempre sostenuto i Repubblicani disse che se avesse potuto avrebbe votato Al Gore. C'è una liberazione totale dopo il crollo del muro di Berlino, c'è il crollo di tutti i vecchi punti di riferimento, per cui Montanelli diventa non di sinistra, ma imprevedibile. Anche in persone che stanno dall'altra parte vede incarnare i suoi ideali di politica moderata, senza fughe in avanti, riformatrice. Da quella destra lì è veramente l'unico che ha il coraggio di staccarsi subito. Poi arriveranno i Sartori, i Dini, ma all'inizio è veramente lui e basta, tanto che viene molto comodo dire che è "rincoglionito", che ha ceduto alla sindrome di Stoccolma o che è diventato comunista. E la sua posizione nella guerra fredda? Negli anni Settanta incontra in segreto Enrico Berlinguer, perché secondo la sua etica gli sembra una persona da conoscere. Anche il suo rapporto con Fortebraccio è un indizio del fatto che Montanelli stava sì in uno dei due schieramenti, ma ci stava già a modo suo, anche se spesso non traspariva dal giornale che faceva, che a volte sembrava scritto per colonnelli in pensione. Ma Montanelli ha svolto anche un compito, ha tenuto ferma una destra che avrebbe potuto dilagare in tutti quei movimenti golpistici che serpeggiavano negli anni Settanta. Per esempio non ha mai votato Msi, mai ha avuto alcun tipo di rapporto con Almirante, mentre molti dei suoi lettori erano proprio fascisti. Quando va in Ungheria e fa quei bellissimi reportage rompe il suo rapporto con Longanesi, perché non racconta la storia che vogliono sentirsi raccontare gli anticomunisti italiani, cioè che si trattava di una rivolta liberaldemocratica contro il comunismo. Spiega che la rivolta d'Ungheria è tutta interna, che gli ungheresi non vogliono gli americani, ma un comunismo diverso. Tutto questo dimostra il suo modo personalizzato, originale, di stare nella guerra fredda. Montanelli era un uomo dall'orgoglio fortissimo, al punto che forse si può dire sia stato più spesso ispirato dal temperamento che dal ragionamento freddo. Era uno che la giurava, come altri la giuravano a lui. Montanelli non è mai stato mosso da rancore, piuttosto da orgoglio, da puntiglio personale. Nelle sue battaglie si sente tutto l'aspetto umano e antropologico, che secondo me per lui conta molto più che non l'aspetto politico: c'è anche il lato estetico, il lato caratteriale del Bastian contrario che vede tutti andare a sinistra e quindi rimane orgogliosamente a destra. Ma non era rancoroso, era orgoglioso. Una somiglianza da maestro ad allievo: si può parlare di Montanelli come di un suo maestro? Sì, certamente. Lui mi diceva "datti una calmata". Ma aggiungeva "perché sennò quelli ti segano le gambe", non perché non fosse giusto. Io non so se il mio essere sia più mosso da orgoglio o da spirito "rompicoglioni". Da questo punto di vista lui era più "sereno". Non ha fatto "La Voce" per rancori personali, ma perché credeva giusto fare un nuovo giornale, così come pensava fosse giusto fare il vero "Corriere", e così come nel '94 riteneva giusto fare il vero "Giornale", cioè evitare che si potesse dire che la destra era Berlusconi, far vedere che ci può essere anche una destra liberaldemocratica, che prende il conflitto d'interessi come punto di non-ritorno, come cosa massimamente inaccettabile per una democrazia. Che non fosse rancoroso lo dimostra inoltre il fatto che quando Berlusconi crolla la prima volta, Montanelli smette di sparargli addosso. Poi, quando nel 2000, dai primi sondaggi si capisce che Berlusconi sta ritornando alla grande, allora ricomincia ad attaccarlo, mai con rancore, ma perché si rende conto del pericolo che sta emergendo. È sempre stata una cosa abbastanza ragionata, ancora una volta partendo dall'aspetto umano, perché lui conosceva Berlusconi e conosceva gli italiani, ed era più preoccupato degli italiani che non di Berlusconi, perché vedeva che c'era una certa Italia che sembrava fatta apposta per Berlusconi. Montanelli cita la frase di Mussolini: "Come si fa a non diventare dittatori in un paese di servi?". Sa che c'è un'Italia pronta a inginocchiarsi per i tipi da balcone. Gli italiani da balcone lo preoccupavano molto più di Berlusconi al balcone. Daniele Castellani Perelli |
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#89 |
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Member
Iscritto dal: Feb 2007
Città: Romagna ma col cuore in Toscana, e spero nel prossimo futuro in Spagna
Messaggi: 362
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Per quanto stimi Travaglio, lei a idee ben diverse dalle mie, per ciò penso che lui faccia bene a votare IDV ma per quanto mi riguarda, il massimo partito che mi rappresenta è SA
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Chiesa Valdese - Remember, my child: Without innocence the cross is only iron, - Grazie Daniele di regalarmi ogni giorno il tuo amore! - Per l'Alternativa - Chi ci pensa nel miele, annega - La Filosofia è come la Russia, piena di paludi e spesso invasa dai tedeschi. (Roger Nimier) |
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#90 |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2002
Città: AnTuDo ---------- Messaggi Totali: 10196
Messaggi: 1521
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sempre attento a tutto quello che passa, il marco
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“ Fiat iustitia, et pereat mundus”-המעז מנצח -
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#91 |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 1999
Città: Mestre
Messaggi: 3277
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Alla camera potrei votare IDV ... ma al Senato? IDV e PD sono sempre distinti?
Altrimenti chi si vota?
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Diablo III |
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#92 | |
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Bannato
Iscritto dal: Jun 2005
Città: Milano
Messaggi: 146
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Marco Travaglio ha più volte dichiarato di essere della destra liberale. Ora portare avanti la tesi che si però in confronto alla destra della Moldavia o del New Jersey potrebbe essere di sinistra, mi sembra una cosa comica. fg |
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#93 |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2001
Città: Arenzano, in provincia di Genova
Messaggi: 1750
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AMD Ryzen 2600, Corsair H100i, AsRock X370 Gaming K4, 16GB Apacher Panther Rage 2666@3000 C15, Asus RX Vega 56 Strix, Sound Blaster ZX, SSD Crucial P1 NVMe 500GB, SSD Samsung EVO 850 500GB, SSD Crucial M500 250GB, Seagate 3TB, Corsair RM 750W, Cooler Master H500, LG 34UM57 |
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#94 | |
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Registered User
Iscritto dal: Mar 2007
Messaggi: 1239
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Quindi, dire in Italia che Travaglio è di destra (destra o sinistra non sono ideologie politiche) è sbagliato, perché la destra italiana (cioè quella sociale) è tutta un'altra cosa. |
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#95 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jan 2002
Città: Sant'Angeles-Lodi
Messaggi: 3692
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"E' un lodo che potrebbe essere chiamato lodo Orwell; lodo “Fattoria degli animali”. Ricordate forse che nella “Fattoria degli animali” c’era una specie di animali più uguali degli altri. Erano i maiali." cit.:Marco Travaglio Questa non è la destra, questo è il manganello. Gli italiani non sanno andare a destra senza finire nel manganello - Montanelli |
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#96 |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2007
Città: Brescia
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Parla per te..o per lui.
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Milanista Dissidente...espatriato!
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#97 |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2002
Città: ROMA
Messaggi: 2615
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Non capisco cosa cambia se Travaglio è di destra o di sinistra.
E' così difficile leggere delle dichiarazioni senza doverle obbligatoriamente etichettare e schierare? Le buone idee e la buona politica possono stare da entrambe le parti. Almirante e Berlinguer vi dicono nulla? Politica d'altri tempi, distante anni luce dalla politica attuale e dal berlusconismo... Non so ancora chi voterò (anche se so per certo chi NON voterò!), in ogni caso mi trovo d'accordo con le ragioni di Travaglio.
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PC1: Cooler Master Stacker STC-T01 - Corsair HX750i - Asus Crosshair IV Formula - AMD Phenom II X6 1100t + Noctua NH-U12S - Corsair Vengeance DDR3 1866 CL9 2x8Gb - PowerColor RX 480 Red Devil 8Gb - SanDisk Extreme Pro 480 Gb - Creative SB Z - Sony KDL-32EX500. PC2: Cooler Master Elite 334 - Tagan TG480U01 - ASRock 939SLI32-eSATA2 - AMD Opteron X2 165@2,4Ghz - DDR400 4x1Gb Cl3 - XFX AMD 6970 2Gb (Galaxy nVidia 7900Gt 256Mb in pensione) - WD Raptor 74Gb - Creative SB Audigy 2 - HP f2105. |
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#98 |
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Senior Member
Iscritto dal: Nov 2002
Messaggi: 3076
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Grandissimo travaglio, sottoscrivo in pieno
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#99 |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2007
Città: Naples
Messaggi: 523
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Essendo lui una persona che vota NON il meno peggio ma colui in cui crede ed è il più vicino al suo pensiero(d'accordissimo),ed avendo votato anche in passato l'Italia dei Valori,Travaglio in consoderazione della nostra classe politica è di centrosonistra.
Poi che ci sia gente che continua a dire che di Pietro non sa parlare (tanto ha fatto Silvio che continuando ad offenderlo ed a mettere in dubbio la sua laurea,ha resso comune questa cosa,soprattutto tra coloro che odiano Antonio) senza neanche dare uno sguardo al suo blog ed al programma,non c'è molto da fare... Osservate Belusca quando attacca di Pietro o quando lo fanni i suoi cagnolini,ci credono davvero,veramente lo odiano,lo schifano perchè gli fa paura. Il mio sogno è vedere di Pietro ministro della giustizia,probabilmente al nano gli verrebbe un infarto Guardatevi qualche video simpatico a riguardo. Di Pietro infuriato, su De Magistris, a Porta a Porta Beppe Grillo, Di Pietro e la battuta su Mastella Antonio Di Pietro vs Sandro Bondi (Bugiardo!!!) -Ballarò- Per chi non segue il blog di Antonio,già dal 2007 di Pietro si è tecnologicamente evoluto,ha infatti uno "spazio" (un'siola) su Second Life,cosa molto divertente Videdo su youtube
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Codice:
DELL'UTRI CONDANNATO A 7 ANNI IN APPELLO ►LA STAMPA ESTERA SU BERLUSCONI BLU NOTTE: Berlusconi,Dell'Utri,Mangano e la Mafia in politica [dal min 13.52] (2°parte) ►Il magistrato A.Ingroia su Berlusconi ►Craxi salva le tv dell'amico Silvio ►Berlusconi difende spudoratamente l'amico Dell'Utri (Chi è?) ►Incontro con il senatore Marcello Dell'Utri ►Berlusconi e Mafia |
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#100 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2005
Città: Trentino
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