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#82 | ||||||||
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Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
Città: Padova
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Prova tu il contrario. Quote:
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#83 | ||||
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Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
Città: Padova
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che c'entra il passato dell'industria IT con il presente? Non si parlava di questo? Quote:
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i grandi scienziati americani ci sono stati soprattuto fino al XIX secolo, nel XX Time sai chi metteva qualche hanno fa? Einstein e Von Braun. Non per nulla il sostituto dell'Hubble si chiama James Webb Space Telescope (e sono sicuro che tu sappia che JW è stato l'amministratore della NASA nei primi anni sessanta). Io ho avuto il privilegio di conoscere mio zio che ha lavorato ed insegnato negli USA, ho una vaga idea di questi argomenti.
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#84 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
Città: Padova
Messaggi: 1638
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Secondo questo sito (che prende i dati dal CIA World Factbook), nel 2004 i grandi paesi che crescono sono in questo ordine: 1. Cina - 9.1 % 2. India - 7.6 % 3. Russia - 7.3 % (pari con il Vietnam) 4. Iran - 6% 5. Pakistan - 5.4% 6. Turchia - 5.0 % 7. Arabia Saudita - 4.7 % 8. Polonia - 3.6% 9. USA - 3.1% 10. Giappone - 2.3%
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#85 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2002
Città: AnTuDo ---------- Messaggi Totali: 10196
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Ps: Iran al 6%? ok capito tutto Ps: l ultima guerra fatta dalla Cina quale e stata? a si credo, anni 60... e l ultima bomba atomica usata? a si vero...ma l onu puo andare nelle carceri cinesi come in quelle usa?
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“ Fiat iustitia, et pereat mundus”-המעז מנצח -
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#86 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2002
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#87 | ||
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
Messaggi: 1910
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http://www.cia.gov/cia/publications/.../2001rank.html magari usare google, giusto quei 15 secondi.... Quote:
1 World $ 55,500,000,000,000 2004 est. 2 United States $ 11,750,000,000,000 2004 est. 3 European Union $ 11,650,000,000,000 2004 est. 4 China $ 7,262,000,000,000 2004 est. 5 Japan $ 3,745,000,000,000 2004 est. 6 India $ 3,319,000,000,000 2004 est. 7 Germany $ 2,362,000,000,000 2004 est. 8 United Kingdom $ 1,782,000,000,000 2004 est. 9 France $ 1,737,000,000,000 2004 est. 10 Italy $ 1,609,000,000,000 2004 est. Ah, spero che tu non voglia ritenere L'UE una nazione, Primi gli USA, seconda la Cina, terzo, per ora, il giappone. Ma l'India cresce più in fretta...
Ultima modifica di jumpermax : 22-11-2005 alle 21:23. |
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#88 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2002
Città: AnTuDo ---------- Messaggi Totali: 10196
Messaggi: 1521
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http://en.wikipedia.org/wiki/List_of..._%28nominal%29 http://en.wikipedia.org/wiki/List_of..._GDP_%28PPP%29 http://en.wikipedia.org/wiki/List_of...%29_per_capita
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#89 | |
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Bannato
Iscritto dal: May 2004
Città: Cagliari
Messaggi: 704
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allora.......... quello che stai postando tu sono pil, ma secondo il criterio della parità di potere d'acquisto del mercato interno, vi sono altri criteri e quello ufficiale di calcolo è come dico io cmq queste sono cifre e statistiche a mo' di Trilussa allora invece di 15 secondi di google, un paio di minuti, ma senz'altro questo link che disamina l'economia cinese, scritto da gente competente in materia, è molto più interessante e smentisce molti dei vostri assunti, tuoi e di gio (gio, mi raccomando nota il riferimento alle mateire prime, di cui secondo te la Cina non importa perchè "autonoma") e fa giustizia di molte sciocchezze che vengono scritte in proposito mi raccomando a tutti leggetelo!!! http://www.cobrand.ilsole24ore.com/f...040689&chId=41 Cina Rischio politico Rischio macroeconomico Contesto monetario Previsioni di lungo termine Profilo di rischio economico estero Profilo di rischio commerciale Rischio politico Dal punto di vista politico la Cina mostra una certa stabilità in quanto non esistono le condizioni di base che, combinate insieme, darebbero vita a trasformazioni significative nel sistema politico: ad esempio, la crisi economica, una dura pressione esterna e una forza politica in grado di costituire un’alternativa di governo. Da una parte infatti, la pressione occidentale sui diritti dei lavoratori, la questione tibetana e la necessità di riforme rappresentano argomenti in parte affievoliti. Dall’altra, gli attivisti a favore della democrazia, i separatisti del Tibet e dell’Uighur e il culto spirituale di Falung Gong sono stati ridotti all’estinzione dalle autorità cinesi con scarso riflesso sui media occidentali. I valori democratici restano comunque profondi tra i cittadini cinesi, ma con scarse conseguenze visto che i dissidenti, che cercano di creare consenso anche attraverso internet, subiscono arresti da parte delle forze dell’ordine e sono comunque privi di un partito o di un programma politico. Anche la crescente disoccupazione finisce per essere una debole minaccia alla stabilità, ma le conseguenze di una società fortemente frammentata e diseguale sono evidenti. Le famiglie e le comunità dei territori rurali interni vedono sempre più persone spostarsi per cercare lavoro e, in questa situazione, è piuttosto improbabile la creazione di una opposizione organizzata. Il governo centrale nell’intento di preservare una certa stabilità sta cercando non solo di mantenere la crescita economica, ma anche di mettere le basi per un sistema di welfare. Permangono comunque elementi di incertezza per la leadership cinese che potrebbero minare la politica di governo di Pechino: il bisogno di acqua, energia e la sicurezza del cibo, ma anche l’insieme di interessi acquisiti all’interno del Partito comunista cinese e del governo locale. La sfida del governo cinese è quella di riuscire a creare un’economia nazionale integrata che non isoli larghe aree della Cina e di garantire una crescita stabile non soggetta a cicli di crollo ed esplosione. Altra sfida impegnativa per il governo di Pechino è la capacità di costruire un sistema di welfare che sappia arrivare a gran parte della popolazione. Rischio macroeconomico Con un Pil stimato a 1600 mld di dollari, la Cina è diventata nel 2004 la quinta potenza economica mondiale e la seconda del continente asiatico, anche se ha ancora caratteristiche da Paese emergente con un reddito lordo pro capite di 1080 dollari nel 2003, dato che media i livelli di ricchezza fortemente differenziati delle aree di Pechino e Shangai (dove il reddito pro capite è rispettivamente di 2700 e 4000 dollari) e delle regioni interne più povere come Guizhou e Henan. Proprio la complessa geografia economica del Paese costituisce uno degli elementi più problematici che contribuiscono, secondo Dun Bradsteet, a mantenere elevato il rischio macroeconomico nonostante i ritmi di crescita degli ultimi anni che hanno viaggiato alla media dell’8,9% e che ora sono spinti più dagli investimenti fissi che dai consumi privati. L’incertezza sull’economia cinese, che nel 2003 era stata alimentata dalla minaccia della Sars, è ora dovuta al timore che la crescita impetuosa vada incontro ad un “hard landing”. Inoltre, una certa cautela nel giudizio sul futuro dell’economia cinese è suggerito dal fatto che i dati ufficiali diffusi da Pechino sono stati corretti al ribasso per evitare di rendere evidente la volatilità agli investitori stranieri. Le previsioni di D&B parlano comunque di una crescita del Pil reale in linea con la media degli ultimi anni per il 2004 (+8,9%) e di un calo al 7,5% nel 2005. GRAFICO Crescita del consumo privato nominale I consumi privati, che fino al 2001 pesavano sul Pil per il 47% , hanno registrato nel biennio 2002-03 un rallentamento forse originato da una maggiore inclinazione al risparmio a motivo dei profondi cambiamenti sociali in atto. Il risultato evidente è stato il minor contributo dei consumi alla crescita del Pil che dal 50% degli anni ‘90 è sceso ad un terzo nel 2002-03. La spinta delle vendite al dettaglio, con incrementi a doppia cifra nelle aree urbane e comunque buoni anche per le zone rurali, dovrebbe invertire il trend dei consumi nel 2004 e soprattutto nel 2005 per i quali D&B prevede rispettivamente un +8 e un +8,5%. È evidente come si stia sviluppando in Cina una società del consumo dove la domanda di beni di prima necessità degli anni ‘80 e ‘90 sta lasciando spazio, soprattutto nei centri urbani, alla domanda di telefonia mobile, computer e automobili. In particolare nel 2003 è cresciuto notevolmente il mercato dell’auto che ha livelli di vendita mensili paragonabili a quelli del Regno unito. TABELLA Risparmio interno e Investimento interno Ma il vero boom del 2003 è rappresentato dagli investimenti fissi che hanno fatto segnare un +25%, balzo che non si è fermato nel primo trimestre del 2004 quando gli investimenti nell’industria sono cresciuti del 66% e quelli del settore immobiliare del 41%. Un incremento insostenibile e spesso di natura speculativa con gli imprenditori, i governi locali e le società di proprietà dello stato che hanno cercato di sfruttare la loro disponibilità di capitali intuendo la crescente domanda di materie prime per gli impianti (cemento, acciaio e alluminio). Il rischio è che si vengano a creare settori “gonfiati” con una probabile crescita del debito e depressione della domanda nei prossimi anni. GRAFICO Crescita delle esportazioni e delle importazioni Nonostante un +39% nel 2003 in termini di volumi di commercio, le esportazioni nette hanno fornito un contributo alla crescita del Pil nominale inferiore all’1% negli ultimi dieci anni a causa della natura degli investimenti fortemente dipendente dalle importazioni e dalla forte necessità di materie prime dall’estero. Per quanto l’export viaggi a ritmi elevati (+33% nel 2003, +24% stimato per il 2004), l’importazione di beni cresce in misura maggiore. Di conseguenza, sarà la domanda di trasformazioni strutturali in Cina a determinare l’andamento delle esportazioni nette nei prossimi anni e non tanto fattori come la fluttuazione dello yuan e l’atteggiamento protezionistico di Pechino. GRAFICO Bilancio pubblico I consumi pubblici sono destinati a crescere nei prossimi anni visto che nel 2002 la spesa pubblica superava di poco il 20% del Pil rimanendo ben al di sotto dei principali paesi dell’Ocse come Usa (35%), Francia(53%) o Giappone (38%). La necessità di costruire un apparato amministrativo in grado di supportare settori fondamentali come la sanità e l’istruzione dovrebbe portare ad incrementare naturalmente la spesa pubblica. Sul fronte del bilancio statale, la Cina ha registrato un deficit del 2,5% del Pil nel 2003, ma gli introiti derivanti dalle maggiori tasse dovrebbero già portare nel 2004 ad una riduzione del deficit. Contesto monetario GRAFICO Inflazione annuale Negli ultimi due anni la Cina è passata da un regime deflativo ad un contesto di inflazione con l’indice dei prezzi al consumo che a giugno 2004 segnava +5% e, secondo le stime, ha chiuso l’anno al 4,2%. Alla base dell’impennata dei prezzi al consumo, resa ancora più evidente dal fatto che sono invece calati i prezzi di capi d’abbigliamento, elettrodomestici e mezzi di comunicazione, c’è la crescita dei prezzi delle materie prime e del petrolio, il balzo a doppia cifra del grano e una politica monetaria e fiscale approssimativa. Le previsioni sono per una prosecuzione della crescita economica cinese accompagnata dall’inflazione, che potrebbe anche scendere al 3,4% nel 2005. GRAFICO Tassi d'interesse Con la crescita dell’inflazione, il tasso d’interesse sui depositi è entrato in terreno negativo(2%) nel corso del 2004 e anche il tasso offerto(5,6%) si è mantenuto di poco in positivo. In questo senso le autorità cinesi sono divise sull’opportunità di un atteggiamento più restrittivo in materia monetaria. Mentre l’incremento del costo del credito dovrebbe contribuire a porre un freno alla crescita dei prestiti, ciò potrebbe anche attrarre fondi speculativi da oltremare e spingere in alto l’offerta di moneta. Previsioni di lungo termine Il principale rischio per l’economia cinese è costituito dalle differenze politiche e geografiche. Anche ipotizzando una certa stabilità politica nei prossimi anni, lo sviluppo economico varierà notevolmente all’interno del territorio cinese e si giocherà sui temi della sicurezza alimentare, sulla disponibilità di acqua ed energia nonché sulle infrastrutture e sulla costruzione di un sistema legale. La crescita cinese nel lungo termine dovrà fare poi fare i conti con due fattori di rischio. In primo luogo, i motori della crescita economica, come l’accumulazione di capitali, potrebbero inaridirsi data la legge della diminuzione dei profitti e gli investimenti estensivi di bassa qualità che il governo di Pechino ha cercato di frenare con scarsi risultati. In secondo luogo, l’economia cinese potrebbe contenere ancora profonde crepe strutturali in grado di provocare una improvvisa esplosione e una brusca interruzione della crescita. Tenuto conto di questi elementi D&B ritiene che nello scenario più ottimistico, la crescita annuale del Pil sarà in media dell’8% fino al 2010. Rischio economico estero La bilancia dei pagamenti cinese è in una fase di forte evoluzione dopo che nel 2003 e 2004 si è verificata un’ondata di afflussi anche di natura speculativa spinti sia dalla possibile rivalutazione dello yuan sia dai profitti derivanti dai tassi di interesse interni, più alti rispetto a quelli degli Stati Uniti. GRAFICO Bilancia di conto corrente Dopo il surplus del 3,3% registrato nel 2003 in linea con lo sviluppo del commercio asiatico, D&B si aspetta per il 2004 un contenuto deficit di conto corrente (–0,4%) originato dall’incremento delle importazioni finanziate attraverso investimenti diretti e dalla crescita dell’import delle merci. In particolare, nel 2004 la crescita delle importazioni di petrolio e di combustibili ha contribuito ad azzerare il surplus commerciale. In deficit anche la bilancia dei servizi dovuta alla presenza di multinazionali estere nel settore servizi: la Cina si sta infatti specializzando nell’esportazione di beni, ma ha affidato i servizi a società estere. L’export cinese sta allargando i propri obbiettivi geografici. Incrementi a doppia cifra sono stati registrati sia verso gli Stati Uniti sia verso l’Ue, mentre solo in Giappone, dove l’onda del commercio cinese è arrivata prima, la crescita ha un passo più lento. L’espansione ha interessato soprattutto le tecnologie della comunicazione e dell’informatica, mentre hanno segnato il passo il tessile, le calzature e l’abbigliamento, settori maturi in cui forti margini di sviluppo sono più difficili. Per quanto possa vantare un surplus commerciale nei confronti di molti paesi, la Cina è invece in deficit con i suoi fornitori di bei strumentali (Corea del sud, Germania, Giappone), di materie prime (Thailandia, Canada e Australia) e di energia (Arabia Saudita, Iran, Indonesia e Australia). Il trend di importazioni è ormai a forte rischio di insostenibilità: benché l’import di rame, petrolio, plastica e acciaio iniziano a calare, dopo le pressioni del governo sulle concessioni di credito ai settori fortemente dipendenti dalle materie prime, le importazioni dovrebbero crescere complessivamente del 40% nel 2004 rispetto all’anno precedente. La bilancia dei pagamenti sarà mantenuta in terreno positivo dal conto finanziario e capitale che rimarrà in surplus sia nel 2004, per il quale D&B stima un + 3,8%, sia per il 2005 (+3,2%). TABELLA Tassi di cambio dello Yuan Dopo la svalutazione dello yuan nel 1998 che ha rafforzato l’ancoraggio al dollaro della moneta cinese, dal 2003 le crescenti riserve di valute estere e gli afflussi di investimenti diretti hanno messo pressione alla moneta di Pechino. Nonostante le spinte per una rivalutazione, ad esempio da parte del Giappone, è improbabile che tale legame stabile con il dollaro venga modificato nel breve termine anche il governo centrale non vuole ulteriori fattori di incertezza. Rischio commerciale Il rischio commerciale in Cina è elevato e riflette una rudimentale struttura legale. Per questo si attendono segnali concreti di Pechino per dotare il Paese di una legislazione più vicina ai modelli occidentali soprattutto in materia di bancarotta e di contratti, ma anche sulla corporate governance. Inoltre la debolezza dell’apparato giuridico fa sì che le sentenze siano da una parte poco prevedibili e dall’altra scarsamente applicate con ulteriori posizioni di svantaggio per le società estere che si trovano di fronte ad un sistema spesso vicino agli interessi locali. Nella prima parte del 2004 è riemersa inoltre la tendenza di alcune banche cinesi a non rispettare le lettere di credito contestando delle irregolarità nei documenti. Questo atteggiamento è stato riscontrato soprattutto nel caso di importazioni di merci (come acciaio, semi di soia o lana) che hanno registrato evidenti cadute dei prezzi sul mercato mondiale. Il rischio di credito dovrebbe riservare delle sorprese nel 2005 per l’intervento del governo centrale che intende riformate i sistemi di allocazione del credito puntando a frenare il boom del credito senza far crollare la crescita complessiva. Già nel 2004 le sorpese hanno riguardato il crollo della domanda di semi di soia e minerali di ferri, eccessivamente gonfiati nell’import, e il congelamento del credito in settori come l’acciaio e l’immobiliare. GRAFICO Performance di pagamento La performance di pagamento è leggermente peggiorata a partire dal 2002 con la ripresa economica e la rinnovata fiducia interna, comunque se i pagamenti fatti dal 120esimo giorno oltre i termini sono cresciuti le altre categorie sono rimaste sostanzialmente stabili. Il rapporto di aziende che pagano prontamente è sceso però dal 52,9% del 2001 al 44,6% del 2003. Mentre sono molte le società che commerciano a conto aperto con la Cina, le lettere di pagamento rimangono il termine standard. GRAFICO Percezione della corruzione per i Paesi asiatici scelti, 2003 La corruzione e gli affari economici sono strettamente legati in Cina anche in presenza di una dura legge penale in materia. In assenza di rapporti giuridicamente regolati, gli affari tendono a rinforzare famiglie o connessioni sociali con una rete di obbligazioni e di reciprocità estesa all’intera società. Anche se tali connessioni non sono necessariamente sinonimo di corruzione, la Cina resta una delle economie asiatiche con più alto livello di corruzione, secondo il rapporto 2003 di Transparency International, inferiore all’Indonesia, ma al di sopra della Corea del Sud e del Giappone. ps sull'UE lo sai come la penso e come ormai la pensano la maggioranza, a pompare l'UE è rimasto solo gio e pochi altri povera UE e pensare che doveva sbarcare sulla Luna, sarà già tanto se alla prossima riunione di tutti contro tutti non si manderanno reciprocamente a quel paese in modo più plateale di quanto fatto sinora è sempre la cara vecchia europa, ma che dico vecchia, di più, stravecchia fra le vecchie
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Senior Member
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Bannato
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in mezzo alle tue contraddizioni su cui non mi soffermerò ulteriolemnte, ti volevo solo far notare da questo link che l'università Jiao Tong University di Shanghai e quindi non sospettabile di partigianeria ha stilato in base a vari parametri, con un suo studio, la seguente classifica: http://www.eurodesk.it/news/nov_185.htm "Classifica delle migliori università a livello mondiale La Shanghai Jiao Tong University ha pubblicato la classifica internazionale annuale delle università, che quest'anno registra un lieve progresso nella posizione degli istituti europei, 36 dei quali si trovano adesso tra i primi 100 (rispetto ai 31 dell'anno scorso). Per ciascuna università la classifica tiene conto dei premi Nobel, i ricercatori citati con una certa frequenza, gli articoli pubblicati in 'Nature' o in 'Science', gli articoli inclusi nello 'science citation index-extended' o nel 'social science citation index', i risultati accademici di ciascuna facoltà. Quest'anno, per la prima volta, la classifica cerca anche di misurare la 'qualità dell'insegnamento', calcolando il numero di alunni di ciascuna istituzione che hanno ricevuto il Nobel o una "Field Medal". Anche questa volta tra le prime dieci università se ne contano solo due dell'UE, entrambe britanniche: l'università di Cambridge al terzo posto, quella di Oxford all'ottavo. I primi posti sono dominati dagli USA; tra le prime venti università se ne trovano solo tre non americane (le due britanniche e l'università di Tokyo). Le successive università europee nella lista sono l'Imperial College e l'University College, entrambi di Londra, che si collocano rispettivamente al 23° e al 25° posto, lo Swiss Federal Institute of Technology, al 27° posto, e l'università di Utrecht al 39°. Tra le prime cento classificate appaiono anche alcune università austriache, danesi, finlandesi, francesi, italiane, norvegesi, svedesi e tedesche. Nessuna università dei nuovi Stati membri compare tra le prime cento internazionali, o comunque tra le prime cento europee, e le università dell'Europa meridionale mostrano risultati inferiori a quelle dell'Europa settentrionale. L'Italia è il solo paese mediterraneo a comparire nella lista delle prime cento università internazionali, grazie all'università di Roma che si colloca al 93° posto. I compilatori della classifica ammettono che i criteri da loro usati si basano essenzialmente sulle scienze classiche e non su quelle sociali." Per consultare l'intera classifica, visitare il sito: http://ed.sjtu.edu.cn/ranking.htm da questo sito ti do il link delle prime cento: http://ed.sjtu.edu.cn/rank/2005/ARWU2005_Top100.htm le quali sono in stragrande maggioranza americane, addirittura fra le prime 20, ben 17 sono statunitensi, poi c'è scalando la classifica qualcuna europea, canadese, giapponese, australiana, israeliana e mi pare una russa di quelle indiane e cinesi, manco l'ombra in quanto agli scenziati è proprio il contrario di quello che affermi tu sino a che le università americane si formavano e andavano crescendo, attingevano molto dall'intellighenzia europea, che beninteso, erano lieti, anzi orgogliosi di ospitare, intellighenzia europea in fuga per le più svariate ragioni, spesso per ragioni politiche e addirittura razziali Einstein, Oppeneinehr, Fermi ecc.(guarda cmq che c'erano anche fisici statunitensi, mai sentito nominare Teller?) rientrano in questa tipologia von Braun è un altro caso, diverso, ma su questa scia e solo gli americani potevano mettere a disposizione delle sue capacità e soprattutto della sua immaginazione i mezzi per far arrivare l'uomo sulla Luna in seguito una avolta annulato il gap, hanno continuato volentieri ad ospitarli, ma hanno anche formato una intellighenzia autoctona, di nativi americani, e volevo ben vedere parlando di premi nobel ecco un altro link: http://66.102.9.104/search?q=cache:x...+nazioni&hl=it "LA PRIMA NOTIZIA La prima notizia giungerà a pochi come nuova: le cose non vanno bene. Laricerca in Europa sta perdendo nella gara con gli Stati Uniti. Se si trattasse di calcio saremmo minacciati di un arretramento in classifica o saremmo addirittura giàretrocessi in serie B. Mi spiego. 50 anni fa, il numero dei premi Nobel era diviso fifty-fifty tra Europa e gli Stati Uniti. 25 anni fa, gli Stati Uniti si erano aggiudicati la prima posizione, ma eravamo ancora temibili. A titolo di esempio, il Golden Trianglebritannico (Cambridge, Oxford, Londra) era paragonabile alle migliori squadrestatunitensi. Negli ultimi 15 anni la situazione si è deteriorata. Il Golden Triangle non è più tanto golden! I premi Nobel attribuiti a scienziati europei sono in caduta libera. Su 101 premi Nobel attribuiti in questi ultimi 15 anni, 68 sono andati a scienziati che lavorano negli Stati Uniti e solo 23 a scienziati che lavorano in Europa. Vincono gli Americani 3 a 1!" parla anche del giappone che secondo te e jumpermax non esite "Durante questo periodo il Giappone ha migliorato la sua posizione in modospettacolare. Dopo decenni di assimilazione della scienza occidentale e di graduale conquista di una grande competenza tecnologica, il Giappone produce ora ricercatori del più alto rango. Tra il 1900, anno in cui fu attribuito il primo premio Nobel, e il 1998, cioè su un periodo di quasi 100 anni, i Giapponesi hanno avuto solo 3 premi Nobel. In questi ultimi 4 anni, ne hanno avuti ben 4!" un riferimento anche alle pubblicazioni "pesanti" "Se paragoniamo gli articoli scientifici pubblicati da ricercatori americani edeuropei, constatiamo che per il numero di pubblicazioni l’Europa non è molto lontana dalla produzione americana. Le pubblicazioni per numero di abitanti sono le seguenti: 926 pubblicazioni per milione di abitanti negli Stati Uniti e 818 pubblicazioni per milione di abitanti in Europa. Ma la situazione cambia se prendiamo inconsiderazione solo le pubblicazioni che hanno un notevole impatto. In questo caso, gli Stati Uniti hanno una percentuale di 1.64% sul totale delle loro pubblicazioni, il Giappone ne ha 0.59% e l’Europa solo 0.25%. Anche se le statistiche sono sempre da utilizzare con cautela, non possiamo nasconderci che un problema c’è!" in conclusione ci sono naturalmente anche stranieri come ho scritto anch'io che faranno pubblicazioni e prenderanno magari il nobel, che si sono formati, studiano, lavorano nelle università ameircane, ma naturalmente la stragrande maggioranza sarà costituita (anche dei nobel, ma per saperne di più vatteli a cercare non posso fare tutto io) da nativi americani non da stranieri e solo uno a cui piace andare per caricature sull'america può pensare che ivi non possano nascere scienziati o per te l'unico alto prodotto dell'intelletto umano autoctono americano sono le emerite fregnacce geopolitiche di noam chomsky?
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#92 | ||
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Bannato
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europa che non ho mai visto ed è per quello che mi lascia indifferente se non infastidito, cosa che tu non vuoi capire |
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#93 | |||||||
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PS: chi sono i nativi americani, i pellerossa? Hai mai fatto un giro in una università americana? hai visto le facce dei ricercatori? Quote:
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#94 |
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Bannato
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va bene Gio, ho capito
gli americani, i nativi americani pellerossa e non, sono un popolo di tarati, che vincano nobel o facciano pubblicazioni di rilievo non conta contano solo quelle degli stranieri che ivi riescono a ottenere risultati equivalenti, quelli si che sono dei geni ormai il tuo antiamericanismo sta sconfinando nel razzismo pre le università americane che secondo alcune classifiche sono tra le migliori in realtà sono quasi di pari livello con quelle cinesi e indiane che ivi non vi compaiono spero con queste conclusioni di aver chiuso degnamente la discussione ps ho letto che per l'ultima misisone dello shuttle si sono mobilitati qualcosa come 1500 ingegneri, immagino in maggioranza sino-indiani, altrimenti che ingegneri sarebbero? e lo shuttle come sarebbe partito? è ovvio poi che i pochi nativi americani che ci saranno stati erano sicuramente degli incapaci e degli ignoranti, altrimenti che nativi americani sarebbero? |
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#95 | ||||
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Senior Member
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Città: Padova
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si si, sono tutti cattivi, ho proprio detto questo... sono stato io a parlare di nobel dei russi e cinesi... si si, vabbè, notte! Quote:
però dai, uno dei due aveva una camicia e i panaloni a stelle e strisce il giorno dell'arrivo si Spirit sul pianeta rosso... Quote:
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#96 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Messaggi: 740
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Fortuna, che hai postato te cose sensate, altrimenti mi toccava cercarmi link e contro - link per testimoniare quante "bagianate" sono state dette sulla presunta "potenza" cinese.... La verita' e che per ora sono ancora in fase di sviluppo , e' un paese cosi diviso al suo interno e dove malattie degne del medioevo li' nascono, e si diffondono , in onesta ' un paese cosi', non mi da preoccupazioni... Sono 1 miliardo di persone? e con cio? Da che mondo e mondo, la potenza di una nazione non e' mai stata quotata in base al numero di individui che ci vivono , ma siamo ancora ai tempi della WWII? dove certi "governanti" ritenevano che la potenza di una nazione era dettata dal numero dei suoi abitanti? bah........ Fosse cosi, mi si dovrebbe spiegare perche la potenza "nigeriana" non e' temuta da nessuno (non sono un miliardo, ma nemmeno 4 gatti...)....... La Cina e' un paese al suo interno con gradi differenti di sviluppo , solo la costa pacifica e la vera cina "sviluppata", basta addentrarsi all'interno e ci si ritrova nel medioevo, pensare che vadano sulla luna in 50 anni, e' un pensiero a dir poco ottimistico il mio (per chi si fosse fatto 4 risate)............ Fin quando in una nazione vi e' un grado di sviluppo non equo, e vi e' una fortissima disparita' sociale, nonche disomogeneita' delle condizioni di vita della popolazione a livello estremo, si puo' parlare di futura super potenza? per me ,sono nazioni che anziche' pensare a rivaleggiare con "l'occidente" , spendendo soldi in armi (spesso facendo voce grossa), devono pensare alla loro popolazione (come sfamarla piu che altro) , che ,ripeto, per grandi fasce nella cina continentale vivono in una condizione di vita che definire medievale e' gia tanto.....la futura super potenza.....bah'..........ne deve fare di strada..... ma proprio tanta...........se prima non crollera' su se stessa........
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Ho concluso positivamente con: Mammabell, Lunaticgate , Kaikchul, Barto2,Micene.1,Sochmell,Mornir ! |
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#97 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
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Non me ne frega un cazzo di quello che hanno scritto altri, io ho parlato ANCHE della popolazione per far capire quanto possono SELEZIONARE i cinesi e gli INDIANI (si è parlato di entrambi i paesi) cosa che non è possibile in occidente, per ovvi motivi... Ho parlato di crescita economica... se per te due giganti come India e Cina che crescono al 7-9% all'anno non sono indicatori di potenze ECONOMICHE (e quindi politiche) buon per te... e qui non si è parlato della condizione di vita in cina che, come in India (che pure è molto più democratica secondo il significato che tipicamente viene dato a questo concetto), è ben al di sotto degli standard occidentali ancora in gran parte della nazione (senza considerare che il divario tra ricchi e poveri non diminuisce di certo)... ma paesi che producono sempre più autonomamente, che consumano sempre di più, che vedono crescere la ricchezza a questi ritmi e che sono in grado di sfornare milioni di ingegneri all'anno (3.1 milioni solo l'India), se non sono potenze economiche del PRESENTE e sempre più del futuro, fai come vuoi.
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#98 | |
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Iscritto dal: Feb 2004
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Fesserie? Quali fesserie? cio' che ho detto sulla cina e' un dato di fatto evidente..... Non ho detto la benche' minima fesseria sullo stato della "nazione" cinese.... Ok ...cina ed india crescono ad un ritmo forsennato, ma mi sembra anche "logico" per nazioni che sono in un processo di sviluppo ...... Il punto e':"Quanto tutto cio reggera'? per quanto tempo?" Che ci posso fare ,diro' "fesserie" , ma fin quando te mi dici sono tot miliardi di persone producono tanto, ma in sostanza ampie fascie della popolazione si puzzano letteralmente di fame, per me, sto sistema non reggera' , sono destinate a crollare su un sistema di sviluppo forsennato ed iniquo, se non cambiano rotta, non le vedo nel ruolo di super potenza , se per super potenza e sufficiente possedere l'arma nucleare ,a sto punto, anche il Pakistan e' una super potenza... Per me, una super potenza non e' solo una nazione che ha armamenti ultra sofisticati ,quindi militare, una vera super potenza ti trasmette il suo stile di vita , il suo modo di svilupparsi, a me tutto pare,ma tranne che il modello cinese sia condiviso,piu che condiviso e' criticato da tutti,e piu che noi condizionati dalla Cina, e' la Cina che si sta sempre piu "occidentalizzando" basta guardare le sue citta e i nuovi impiegatelli intendi a vestire alla moda, a comprare valentino , e girarsi bellamente il mondo, la cina "orientale", la cina "comunista"... ma dove? Un paese sempre piu "occidentalizzato" nelle sue citta', e sempre meno (molto meno) comunista (comunista, se non di facciata, per mantenere il potere di pochi "eletti"...) ......
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Ho concluso positivamente con: Mammabell, Lunaticgate , Kaikchul, Barto2,Micene.1,Sochmell,Mornir ! Ultima modifica di StarBlazers : 23-11-2005 alle 14:04. |
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Ah, spero che tu non voglia ritenere L'UE una nazione, Primi gli USA, seconda la Cina, terzo, per ora, il giappone. Ma l'India cresce più in fretta...








