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#21 |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2003
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per capire chi è e cosa fa l'italiana rapita:
Clementina «la peste» che difende le donne Milanese, 32 anni, guida un progetto per le vedove afghane «La vita da ufficio? Non è per me: io voglio rendermi utile» «Il mio nome non mi rende giustizia. Ma quale Clementina... Io non sono clemente per niente, soprattutto con i maschi e i maschilisti di questo Paese ». Le chiama «pillole di saggezza», o, più milanesamente, «stupidate», queste e altre freddure con cui Clementina Cantoni è solita «raggelare» amici, colleghi e conoscenti nei sempre più rari momenti di relax della vita a Kabul. «Di solito mi vengono meglio la sera, e qui ora è mattina — ci ha scritto in una email dall’Afghanistan— purtroppo vedo che la mia vena si sta esaurendo. Vorrei scrivere un libro con queste mie parole di saggezza nate fra queste aride montagne (oh! quanto mi manca la mia Valtellina!) e che hai avuto la fortuna di sentire con le tue orecchie. Ti autorizzo, dall’alto della mia magnanimità, a citarle quando rientri nella mia Milano». Può sembrare fuori luogo, in un momento come questo, ricordare la Clementina Cantoni rapita ieri sera nel centro di Kabul piena di ironia, beffarda, allegra, impertinente, tagliente di lingua e — solo apparentemente — spigolosa di carattere. Clementina la peste, l’ha ribattezzata infatti la comunità italiana in Afghanistan, che ha cominciato a conoscerla 3 anni fa, quando è sbarcata nel Centro Asia per l’organizzazione danese Care, di cui cura un programma di assistenza per 10 mila vedove nei distretti 5-6-7-8 della capitale. Perché Clementina non fa sconti a nessuno sia quando scherza sia quando lavora. Ma dietro l’essenzialità e la serietà lombarde nasconde un animo giulivo, solare, mediterraneo. Non cela per nulla invece la sua volontà ferrea e la sua dedizione per gli altri, soprattutto le «vedove di Kabul. Sono tante, almeno 60 mila — ripete Clementina —e sono le più sfortunate, le più reiette». La filosofia di vita di Clementina è molto semplice e lineare, ma radicale: «Non sono fatta per la vita di ufficio, non sopporto la vita da impiegata: se devo faticare per vivere, preferisco farlo servendo gli altri e rendendomi utile a chi ha bisogno. Non amo la Milano da bere, preferisco una birra, se la trovo». Eppure non le mancava nulla per vivere meno pericolosamente, per una vita di successo nella sua «grand Milàn»: di famiglia per bene, nata in una zona per bene, nel cuore di Città Studi, corso di laurea all’estero, un fratello a New York (dove vive la sua adorata nipotina), un altro in un’altra parte del mondo — come ha ricordato ieri sera un cugino a Milano, che ha fatto da portavoce e da scudo alla famiglia, schiantata dalla notizia del sequestro. «Ci scriveva ogni giorno — ha detto — era serena come sempre, certo non si poteva immaginare un evento simile». E’ stata lei stessa una sera in cui era particolarmente loquace per la felicità di andarsene in ferie, prima in Valtellina, poi a New York e quindi a Boston, a tracciare una sua succinta biografia: «Sono nata a Milano nel 1973 (due giorni fa ha compiuto 32 anni, ndr), ho due fratelli, Stefano e Davide, un nipotino in America. Sono a Kabul dall’inizio del 2002, ma ho cominciato a fare lavoro umanitario nel 1977: ho lavorato in Bulgaria, in Kosovo... Ho tanti amici. Etanta pazienza per vivere in Afghanistan ». Pazienza per le condizioni di vita oppressive imposte anche (soprattutto) alle donne occidentali, da una società «maschilista». Concetto che ribadì quando la intervistammo per «Io Donna» con altre italiane impegnate in Afghanistan, proprio sulla condizione di «espatriata» in un Paese islamico e conservatore appena uscito dal medioevo talebano. «Mi sento onorata di essere intervistata su un tema serio quale quello delle donne occidentale in un Paese come questo, dove non si sopravvive se non fosse per il nostro senso umoristico e un po’ cinico», rispose, usando quasi le stesse parole di Simona Lanzoni, responsabile di Pangea, di Silvye Garoia, unica occidentale in Procura a Kabul, di Carla Ciavarella e Carmen Colitti che lavorano per il progetto giustizia in Afghanistan, dell’architetto Anna Soave dell’Aga Khan Trust. «Ma sì — specificò Clementina — i pesi della vita qui non sono tanto il poter prendersi una vacanza solo ogni tre mesi, anche se una volta ho battuto il record di permanenza senza interruzione: ben 6 mesi! Ciò che è insopportabile è la mancanza di ogni libertà, di privacy.. Quando esci sei sempre scrutata, qualche volta insultata dai uomini afghani, non puoi guidare l’auto, la security. Insomma le solite menate..» Così Clementina, con ennesimo tocco di milanesità, liquidava i pericoli insiti nel suo lavoro e nel suo risiedere in Afghanistan. Non certo perché fosse incosciente, soprattutto dopo gli ultimi allarmi su possibili sequestri di occidentali, lanciati in questi giorni dall’organizzazione che si occupa della sicurezza degli stranieri impegnati nell’Onu o nelle varie agenzie umanitarie. Era molto prudente, come tutte le sue amiche e colleghe. Ogni sera rispondeva all’appello radio, non si muoveva da sola. Ma ieri sera tutte le precauzioni non sono bastate. Resta una email sul computer: «Che cosa mi ha spinto a fare tutto ciò? Boh, non riesco a fare lavoro d'ufficio e se devo stare 8/10 ore ogni giorno a guadagnarmi il pane quotidiano, preferisco farlo impegnandomi in un’attività che m'appassiona: lavorare in Paesi post-conflict con le persone del posto, a cercare di ricostruire il loro Paese, insieme». Paolo Foschini Costantino Muscau 17 maggio 2005 http://www.corriere.it/Primo_Piano/C.../lapeste.shtml |
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#22 | |
Bannato
Iscritto dal: Mar 2004
Città: Galapagos Attenzione:utente flautolente,tienilo a mente
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#23 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
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#24 | |
Bannato
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#25 |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2005
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Comunque pare che per il momento la ragazza stia bene. Forse è stato chiesto uno scambio di ostaggi da parte dei rapitori.
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Tanto poco un uomo si interessa dell'altro, che persino il cristianesimo raccomanda di fare il bene per amore di Dio. (Cesare Pavese) "Sono un liberale di destra, come potrei votare uno come Berlusconi?" Marcello Dell'Utri, fondatore del partito Forza Italia, è stato condannato per mafia. |
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#26 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2003
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Speriamo si possa liberare senza pagare riscatti in moneta o politici. Non fosse possibile, con tutte le cautele del caso, forse sarebbe giusto che il governo ripensasse alla strategia tenuta fino ad ora.
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G.G. "Il tutto è falso" In letargo intermittente... Comunque vi si legge, ogni tanto ci si desta ![]() |
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#27 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2005
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Tanto poco un uomo si interessa dell'altro, che persino il cristianesimo raccomanda di fare il bene per amore di Dio. (Cesare Pavese) "Sono un liberale di destra, come potrei votare uno come Berlusconi?" Marcello Dell'Utri, fondatore del partito Forza Italia, è stato condannato per mafia. |
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#28 | |
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#29 | |
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Iscritto dal: Apr 2004
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#30 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2002
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non mi stupirei che qualcun'altro loro amico avesse partecipato all'uccisione della presentatrice di Tolo tv denunciata da Emergency criminali che non hanno alcuna voce in capitolo, e che per fortuna hanno poco da spartire con l'iraq sequestri S.p.A........ ciao
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..soltanto quando è abbastanza buio si riescono a vedere le stelle.. |
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#31 |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2002
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Apc-CANTONI/ BONIVER: NO A STRUMENTALIZZAZIONI DEL SEQUESTRO
Le Ong hanno chiesto alla Nato di restare ed estenere missione Roma, 19 mag. (Apcom) - Nella comunicazione alle Commissioni Esteri di Camera e Senato, il sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver ha sottolineato la volonta' del governo di "vigilare sul rischio di strumentalizzazioni" politiche del sequestro di Clementina Cantoni. "A quanti hanno tratto spunto dal rapimento di Clementina Cantoni per chiedere il ritiro delle truppe italiane dall'Afghanistan - ha detto Boniver - vorrei ricordare che è un dato di fatto che erano state proprio le ong, e soprattutto Care International (l'organizzazione per cui lavora Cantoni, ndr) a chiedere con forza fin dall'autunno 2003 che la Nato consolidasse la propria missione nel territorio afgano, e addirittura la espandesse". Le organizzazioni non governative, ha sottolineato Boniver, "sostengono infatti la richiesta del governo Karzai di una presenza internazionale di sicurezza che contribuisca alla stabilizzazione del Paese". E' un appello, ha proseguito il sottosegretario, che "non possiamo disattendere". La comunità internazionale, e la Nato in particolare, ha ricordato Boniver, "dovrebbero aumentare i loro sforzi per garantire una presenza adeguata e nella misura richiesta dalle autorità afgane". L'Italia e' presente in Afghanistan con circa 500 militari nell'ambito della missione Isaf, guidata dalla Nato. ------ Quello che ho evidenziato mi sembra un passaggio molto interessante
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#32 |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2004
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infatti è stato fatto, sono attivi in Afghanistan 5 PRT (provincial recostruction teams), in particolare quello di Herat è affidato agli Italiani in collaborazione con francesi e ungheresi
Ultima modifica di easyand : 19-05-2005 alle 14:20. |
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#33 |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2002
Città: Roma
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si certo, avremo tra poco anche il comando ISAF, oltre ad avere gistito sin dall'inizio il Lead Giustizia, ovviamente non ancora concluso...
Vorrei aggiungere che mi amareggia molto leggere oggi sui giornali le polemiche sulla mancata partecipazione dell'opinione pubblica a questa vicenda...
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..soltanto quando è abbastanza buio si riescono a vedere le stelle.. Ultima modifica di mrmic : 20-05-2005 alle 11:21. |
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#34 |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2003
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Fassino: sosterremo il governo. La donna avrebbe parlato al telefono
Cantoni: si tratta fra allarmi e smentite I rapitori: «L'abbiamo uccisa». Ma il governo di Kabul nega: «Le abbiamo parlato». Inviti nelle moschee: basta azioni disumane KABUL - Il susseguirsi di allarmi e smentite sul sequestro di Clementina Cantoni fa pensare a tempi lunghi e a un gioco al rialzo per liberarla. È quello che temono gli investigatori che parlano di «una matassa intricata». E pensare che solo giovedì si credeva di essere vicini alla svolta. «Il governo afghano - dicevano - ha aperto alle richieste dei rapitorii». Nella confusione che regna a Kabul - con caos che sembra riflettersi nelle notizie contraddittorie, nello stillicidio delle informazioni date e poi smentite - è come essere tornati al primo giorno quando ancora non si sapeva dove andare a parare. L'ALLARME - E in questo contesto è piombata venerdì l'indiscrezione peggiore, quella dell'uccisione di Clementina Cantoni. Timoor Shah, il presunto rapitore che nei giorni scorsi aveva fatto sentire la sua voce tramite un'emittente radiofonica, ha detto che la donna è stata uccisa dopo che il presidente Karzai ha rifiutato di accettare le sue richieste. «L'abbiamo strangolata con una corda alle 9 di giovedì sera» ha detto contattato attraverso il cellulare della Cantoni. «Non consegnerò il suo corpo a nessuno», ha aggiunto. SMENTITE - Una versione smentita da diverse fonti afghane. Una di queste ha riferito che Clementina Cantoni è viva, sta bene, e avrebbe parlato al telefono alcune ore fa con una autorità afghana che è in contatto con i rapitori. Un'altra smentita alla voce dell'uccisione della giovane arriva da Jawed Ludin, portavoce di Karzai: «Sta mentendo. Ha fatto questi commenti per fare pressione sul governo», ha affermato il portavoce. «Ho assicurazioni dal ministero degli Interni che è viva. Le trattative vanno avanti». Anche l'intelligence italiana non crede alle notizie sull'uccisione diffusa da Kabul. E liquida la questione come un modo per rilanciare la trattativa per la liberazione delle volontaria italiana. La Cantoni, secondo le stesse fonti, «è viva, sta bene, e i canali per ottenere la sua liberazione sono tutti aperti». IPOTESI - Ma allora perché questa uscita di Timor Shah? «Forse per disorientare, per gettare benzina sul fuoco. O forse è in difficoltà: non riesce più a gestire il sequestro all'interno di un gruppo che è diventato sempre più numeroso», dice una fonte molto vicina all'inchiesta. L'importanza della vicenda, esaltata dai media, avrebbe infatti suscitato gli appetiti di molti. Finora, a quanto si è appreso, non si è parlato di soldi. In corso, potrebbe esserci un regolamento di conti per la leadership della banda. E questo, ovviamente, non aiuta gli investigatori e gli uomini dell'intelligence. Questi, con le tecniche di indagine tradizionali, sarebbero riusciti a circoscrivere la possibile area del covo, ma oggi non si parla più di rastrellamenti, dopo che il presidente Karzai ha assicurato che «nessuna azione verrà fatta senza il consenso italiano». «Anche perchè - aggiunge la fonte - è assai probabile che i componenti della banda siano divisi in rifugi diversi e che l'ostaggio, oggi, non si trovi più dove era ieri». LEADER TRIBALI E MULLAH IN CAMPO - Nessuna pista resta intentata. Un gruppo di leader religiosi e tribali - componenti della Jirga, cioè il consiglio degli anziani, e dell'associazione delle scuole coraniche - è stato attivato per fare pressioni sui rapitori e un primo contatto lo avrebbero avuto in giornata. Anche i mullah sono stati invitati a fare appelli dalle loro moschee. Così è avvenuto anche nella principale moschea della capitale: «Dio mi chiede di fermare ogni azione disumana» ha detto il mullah parlando ai fedeli e con implicito riferimento al sequestro della cooperante italiana. In Italia, intanto, si continuano a vivere ore di apprensione. La Farnesina resta mobilitata e proseguono le iniziative diplomatiche e di intelligence. Il segretario dei Ds, Piero Fassino, ha invece fatto sapere che la Quercia darà tutta la collaborazione necessaria al governo affinché si giunga rapidamente alla liberazione della ragazza. Infine arrivano le parole di Care International in Afghanistan, l'organizzazione per la quale Clementina lavora. Il portavoce Paul Barker ha detto di non sapere cosa c'è di vero nelle ultime voci: «Non sappiamo se le ultime informazioni sono accurate o meno, continuiamo a fare il possibile per lei». 21 maggio 2005 http://www.corriere.it/Primo_Piano/E...0/mullah.shtml |
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