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#21 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Messaggi: 1163
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Chiediamo scusa.
Ora io,Ser21,sider,Lorekon (e chiunque abbia OSATO criticare il vostro idolo) canteremo santo subito per quei 10-15 minuti,in modo da espirare almeno in parte cotanto affronto.
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Anche voi non prendete fischi per fiaschi: solo questo è un fischio maschio senza raschio! |
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#22 | |
Member
Iscritto dal: Oct 2007
Messaggi: 65
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#23 |
Bannato
Iscritto dal: Sep 2001
Messaggi: 3918
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#24 |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2004
Città: verona
Messaggi: 1467
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Dj ... perdonali ... non sanno quello che dicono ...
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#25 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Messaggi: 1163
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Anche voi non prendete fischi per fiaschi: solo questo è un fischio maschio senza raschio! |
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#26 |
Bannato
Iscritto dal: Sep 2002
Città: LA CITTA' PLURI-CAMPIONE D'ITALIA!
Messaggi: 5903
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Il problema di fondo è che "noi" non diciamo niente,sn fatti acclarati dalla magistratura e non solo quella italiana ovviamente...
Sarebbe interessante leggere da parte vostra un contrasto nel merito delle nostre affermazioni e non una difesa d'uffico dell'ex papa. |
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#27 |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2005
Città: Torino
Messaggi: 349
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#28 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2003
Città: Trento
Messaggi: 14897
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un grande uomo finito nella peggiore azienda di sempre...perchè secondo me la Chiesa è proprio così...
ricordiamoci che il papa decide ben poco...è come un capo di stato..rappresenta ma praticamente nn ha poteri.. ![]()
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#29 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2002
Messaggi: 863
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Concordo...
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CASE:Cooler Master HAF-X-MOBO:Asrock Extreme4 Z77-CPU:Core I5 3570k@4.5-RAM:2*4GB Corsair vengeance black-VIDEO:Sapphire 7950Vapor-X 1200/1350 day-DATA:Crucial M4 128GB-PSU: Corsair TX650-CONTROL:Logitech G5 |
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#30 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2002
Città: Vercelli
Messaggi: 1874
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Quote:
E le occasioni di parlare in pubblico, anche in mondovisione, per un pontefice non mancano. Come potere direi che non è poco. Quanto a GPII, un uomo estremamente sopravvalutato imho.
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"Personalmente non ho nulla contro chi crede in un Dio, non importa quale. Sono contrario a chi pretende che il suo Dio sia l’autorità che gli permette di imporre delle restrizioni allo sviluppo e alla gioia dell’umanità" (Alexander S. Neill, «Summerhill», 1960). |
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#31 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Messaggi: 1163
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![]() Le lobby sanno sempre come convincerti...
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Anche voi non prendete fischi per fiaschi: solo questo è un fischio maschio senza raschio! |
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#32 | |
Bannato
Iscritto dal: Sep 2002
Città: LA CITTA' PLURI-CAMPIONE D'ITALIA!
Messaggi: 5903
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Quote:
Ha poteri totlai in quanto a nomine,la decisione della prelatura spettava solo a lui ed infatti fu lui a decidere,seppur su innumerevoli pressioni di Montini ed altri. In ogni caso,essendo il capo assoluto del Vaticano,è un capo di stato a tutti gli effetti e le sue decisioni sn finali e definitive. |
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#33 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2002
Città: Vercelli
Messaggi: 1874
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Quote:
Certo, puoi rischiare di fare la fine del suo predecessore. Ma il capo di una consistente porzione dei seguaci di Cristo dovrebbe mostrare anche un po' di coraggio, no?
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"Personalmente non ho nulla contro chi crede in un Dio, non importa quale. Sono contrario a chi pretende che il suo Dio sia l’autorità che gli permette di imporre delle restrizioni allo sviluppo e alla gioia dell’umanità" (Alexander S. Neill, «Summerhill», 1960). |
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#34 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2002
Messaggi: 2910
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INTERESSANTE
http://groups.google.com/group/it.cultura.cattolica/msg/3087bef837a24add "Il papa passa, il dittatore trapassa" di Gianmario Pagano L'espressione, che girava tra la gente dell'America Centrale, mi fu riferita, nella seconda metà del 1987, da un giovane venuto da Haiti a Roma per diventare sacerdote cattolico. Mentre pranzavamo insieme, parlavamo di attualità e della condizione della Chiesa nel suo paese e nel mondo. Gli riferivo le mie perplessità sul viaggio del papa in Uruguay, Cile e Argentina, che si era svolto dal 31 marzo al 13 aprile di quell'anno. Erano tre dittature militari, a quei tempi. Tutta l'Europa però era rimasta scandalizzata soprattutto dalla foto, che aveva fatto il giro del mondo, del papa affacciato al balcone della Moneda con Pinochet, e anche io esprimevo la mia preoccupazione per quella che tutti allora interpretavamo come una specie di legittimazione morale e politica di un regime disumano. Allora lui mi spiegò come vedeva le cose, dall'angolazione di quello che allora veniva chiamato ancora Terzo Mondo. Il papa era stato ad Haiti nel 1983, di passaggio, in una serie di tappe che lo avevano condotto per l'America Centrale. Era stato infatti in quell' occasione anche in Nicaragua, dove aveva ricevuto una forte contestazione organizzata, e poi a El Salvador, il paese straziato da quella stessa giunta militare sulla quale pesava la responsabilità della morte di un pastore zelante e nemico dell'ingiustizia come l'arcivescovo Oscar Romero. Ma qualche tempo dopo il suo passaggio ad Haiti, un piccolissimo paese al quale la cronaca aveva dato quasi nessuno spazio, il regime dittatoriale locale fu finalmente scalzato dai ribelli che da lì a poco avrebbero dato alla luce una fragile democrazia. I problemi del suo paese erano immensi, e il sangue scorreva a fiumi fra le fazioni in lotta. Ma questo giovane aveva ben chiara un'idea: la visita del papa aveva cambiato le cose, perché aveva dato alla gente un soffio di libertà e una speranza per credere in se stessi e nei loro sogni. Allora la sua affermazione mi sembrò eccessiva, perché non riuscivo a vedere un rapporto di causa-effetto tra la visita del papa e la successiva caduta di un regime dittatoriale, e in parte la trovo eccessiva anche ora, per lo stesso motivo. Tuttavia, a distanza di tempo, sono convinto che contenga una profonda verità. Sono andato a parlarne con Domenico del Rio, che ha seguito personalmente il papa nei suoi viaggi come corrispondente del quotidiano "La Repubblica" fino al 1993. "Probabilmente questo detto - il papa passa e il dittatore pure - vale in pieno solo per la Polonia e per la caduta dei regimi comunisti dell' Est", commenta, "davanti a lui il Comunismo era come la grande statua della visione del re Nabucodonosor che viene raccontata dalla Bibbia: un gigante con la testa d'oro, il corpo di bronzo e i piedi d'argilla. Lui ha battuto con tutte le sue forze sul piede d'argilla, sul punto debole: la Polonia. Ed è riuscito nell'intento, dando tutto l'appoggio possibile a Solidarnosc". Non c'è dubbio che il Papa venuto dall'Est, dopo aver sperimentato la tremenda occupazione nazista, ha sempre visto nel comunismo l'altro grande nemico della libertà e dell'umanità. Portandosi nel cuore la Polonia, ha sempre portato nel cuore questa battaglia. Ed ha mobilitato per essa vittoriosamente, ironia della Storia, tutte le "divisioni" di cui disponeva. Gli chiedo degli altri paesi, in particolare il Cile, di cui si è sempre discusso molto. "Forse la presenza del papa e le sue parole sono state un seme, che ha portato in seguito il suo frutto, anche se ovviamente non la concausa diretta della caduta di altri regimi". Insisto su Pinochet. Mi rassicura: "Wojtyla si è sempre sottomesso a malincuore a tutte le cerimonie ufficiali pubbliche nelle quali incontrava i capi di stato e i rappresentanti dei governi locali, ma non poteva fare altrimenti. Se andava in un Paese, non poteva ignorarne le istituzioni, senza andare troppo per il sottile distinguendo tra buoni e cattivi regimi". Lo interrompo, pensando di fare bella figura dicendo che il Papa andava principalmente ad incontrare le Chiese locali. Del Rio precisa: "Andava per due scopi. Incontrare le Chiese locali, certo, dare sostegno ai credenti del luogo, era un motivo per i suoi viaggi, ma ce n'era un altro, non meno importante: incontrare la gente". E' in queste occasioni che probabilmente Giovanni Paolo II ha dato il meglio di sé. "In Europa tutti si scandalizzarono per il suo apparire sul balcone della Moneda con Pinochet, ma in Cile nessuno diede importanza a questo fatto. Molto, molto più significativo fu per i Cileni l'incontro che ebbe con la gente il pomeriggio di quello stesso giorno in una spianata polverosa a sud di Santiago. Lì la gente gridò il proprio desiderio di libertà. E Wojtyla sosteneva, incoraggiava ed infiammava questo desiderio". Quel pomeriggio Santiago era mantenuta deserta dai carabineros, ma su quella spianata il papa ricevette l'abbraccio corale dei pobladores. Riporto letteralmente l'evento come viene descritto dallo stesso Del Rio: "A questo punto sale sul palco una donna. Ha il volto scavato, un povero vestito a fiori. Legge un testo durissimo e freme di commozione. A un certo punto si incespica e piange. "Chiediamo una vita degna per tutti", dice "senza dittatura; vogliamo giustizia; vogliamo che le autorità ci ascoltino". Chiede al Papa di intercedere per quattordici prigionieri politici condannati a morte; chiede che venga tolta la pena di morte. Grida al pontefice: "Vogliamo che tornino i nostri sacerdoti espulsi dal Paese". Tutti i pobladores scoppiano in un immenso applauso. Sul palco sale una ragazza: "Ci manca la libertà", grida anch'essa, "ci manca la libertà di esprimerci e di partecipare. Quando tentiamo di farlo, ci danno oppressione e morte. Molti giovani per questo sono morti o sono stati feriti". Un giovane dice al papa: "Ecco, noi adesso parliamo, anche se siamo sottoposti a censura". Wojtyla, seduto in una poltrona di vimini, ascolta attentamente, approva con il capo e alla fine abbraccia la donna, la ragazza e il giovane. "La Chiesa", dice il papa ai pobladores, "come una madre ha una speciale sollecitudine per quei suoi figli che soffrono, per gli infermi, i poveri, per gli indigenti. Essa solidarizza con voi quando vi vede patire la fame, il freddo, l'abbandono". La moltitudine dei poveri di Santiago applaude il papa, applaude questa Chiesa cilena che sta dalla loro parte, che ha perso sacerdoti, morti o esiliati. "Noi non vogliamo nessuna violenza", aveva gridato prima la donna davanti al pontefice. Ma quando Wojtyla lascia la spianata, cominciano a volare i primi sassi contro i carabineros". Commento il fatto con Domenico del Rio dicendo che probabilmente ci fu una visione parziale della vicenda, soprattutto da parte della sinistra. Del Rio conclude: "A quei tempi scrivevo per un giornale che non aveva certo simpatia per il Vaticano, tuttavia fui uno dei pochi a difendere il papa, balcone compreso. Erano più che altro i dittatori a cercare ovviamente di sfruttare il più possibile la visita del papa per legittimarsi. Il papa pagava il pedaggio, ma poi si rifaceva sulla piazza, dove la gente parlava liberamente e nessuno poteva impedirglielo, proprio perché il papa era lì. E il mondo, in quelle occasioni, poteva vedere la sofferenza della gente esprimersi. Era una celebrazione della libertà. Del resto il papa si è comportato sempre così, senza fare distinzioni tra destra e sinistra, perfino in tempi recenti a Cuba, dove la gente gridava "libertà, libertà!". In effetti scene simili si sono ripetute praticamente in quasi tutti i viaggi del papa dove, per un motivo o per un altro, la gente soffriva la dittatura, oltre che la povertà. Se è vero però che la gente ha avuto modo in quelle occasioni di gridare la propria sete di giustizia, ascoltando nello stesso momento il messaggio del papa che invitava sempre alla riconciliazione, alla rinuncia alla violenza, a preferire la "solidarietà" alla "lotta di classe", è anche vero che il papa stesso ha imparato molto da questi incontri, e dalla marea di sofferenza e di ingiustizia che tiene incatenata tanta parte dell'umanità. E' forse questo, insieme all'esperienza personale del dolore e della malattia, che ha sicuramente maturato col tempo l'umanità di quest'uomo, portatore di un messaggio più grande di lui, rendendola più "morbida" è più vicina a tutti, qualunque sia la loro interpretazione politica o religiosa della società. E il papa, da buon cristiano, ha sempre creduto nella parabola del seme, che prima o poi porta frutto. L'autore ringrazia Domenico del Rio per la sua disponibilità e gentilezza anche per l'avermi permesso di attingere dai suoi libri. Cito in particolare: "Wojtyla, un pontificato itinerante", Edizioni Dehoniane e "Il frutteto di Dio - Storia di Karol Wojtyla", Vita e Pensiero.
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...Grazie caro Lolek! |
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#35 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Messaggi: 1163
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Però o ti svegli di punto in bianco e decidi di far la sparata o mentre pianifichi l'azione rischi che ti blocchino prima di compierla. Senza contare che: 1)Non capisco cosa avrebbe dovuto fare. Se GP2 è arrivato a quei livelli vuol dire che bene o male condivideva quegli ideali. 2)Negli ultimi anni era semplicemente una persona anziana logorata dalla malattia. E' per questo che è così amato. Vedere un vecchino che sbava mentre cerca di fare un'angelus ha rafforzato l'idea di martire (guardacaso l'apprezzamento nei confronti di GP2 ha una forma parabolica,con impennata sul finire degli anni '90),mentre a me ha solo dato l'idea di cattiveria. Usi una persona fino alla morte (e anche oltre) piuttosto che mandarla in pensione.
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#36 | |
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#37 |
Bannato
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E allora perdoni anche tutti i cattolici di questo forum che hanno chiaramente detto che NON reputavano Giovanni Paolo II il grande papa che i media hanno costruito, ma che preferiscono Benedetto XVI, perchè è più "papa" e meno "grande uomo".
Se permetti, io SO BENISSIMO quello che dico, e non ci vuole nulla a disquisire oggettivamente su quello che un papa fa o non fa, partendo dalla cosa più importante per un papa: le ENCICLICHE. Sono quelle le cose che restano alla Chiesa, non i viaggi. Il problema è che è del tutto inutile parlare con chi crede nei "Grandi Uomini". Tu infatti reputi un grandissimo uomo Benito Mussolini e l'hai più volte detto e confermato: non ha senso parlarne bene o male perchè parti dall'ipotesi che è un "grand'uomo" e quindi rimarrai sempre inamovibile nella tua posizione per cui Benito Mussolini è un grande. Ultima modifica di lowenz : 03-04-2008 alle 12:03. |
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#38 | |
Senior Member
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Volevo solo farlo notare a chi sosteneva che il Papa è poco più di un rappresentante cerimoniale, in balia delle alte gerarchie vaticane.
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"Personalmente non ho nulla contro chi crede in un Dio, non importa quale. Sono contrario a chi pretende che il suo Dio sia l’autorità che gli permette di imporre delle restrizioni allo sviluppo e alla gioia dell’umanità" (Alexander S. Neill, «Summerhill», 1960). |
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#39 | |
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#40 |
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