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Old 12-11-2005, 18:31   #21
Ewigen
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12 novembre 2005 15.29
MEDIO ORIENTE
LIBANO: HARIRI, SIRIA CHIEDE
CAIRO COME SEDE INTERROGATORI

Fonti diplomatiche siriane al Cairo hanno confermato oggi la richiesta di Damasco di condurre presso la sede della Lega araba nella capitale egiziana gli interrogatori nell'inchiesta internazionale per l'assassinio dell'ex primo ministro libanese Rafic Hariri.

In precedenza, fonti giornalistiche siriane avevano detto che la Siria ha rifiutato di consentire che sei suoi responsabili della sicurezza, tra i quali il fratello e cognato del presidente Bashar al Assad, vengano ascoltati in Libano dagli investigatori dell'Onu.

Non ci sono al momento reazioni dalla Lega araba.(Avvenire)
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Old 13-11-2005, 00:54   #22
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LIBANO 12/11/2005 12.28
OMICIDIO HARIRI, INVESTIGATORI ONU INTERROGANO PRESIDENTE

Il presidente della repubblica libanese, il filo-siriano Emile Lahoud, è stato interrogato ieri a Beirut dalla commissione d’inchiesta Onu, guidata dal magistrato tedesco Detlev Mehlis, in qualità di testimone nell’ambito delle indagini per l’attentato del 14 febbraio scorso in cui, nella capitale libanese, morirono l’ex-primo ministro Rafik Hariri e altre 22 persone. Lahoud è stato sentito a proposito delle chiamate telefoniche fatte da Mahmud Abdel Aal - un personaggio che l'inchiesta dell'Onu riterrebbe coinvolto nella strage e per questo da alcune settimane detenuto - al suo numero fisso presso la presidenza della repubblica e al suo telefono cellulare personale nei minuti attorno all'attentato, e in particolare tra le 12:47 e le 12:49 (l’autobomba esplose alle 12:50). Secondo un comunicato diffuso dall’ufficio della presidenza libanese subito dopo la fine dell’interrogatorio, il capo di tato avrebbe informato Mehlis e i suoi collaboratori “del contenuto veritiero e dettagliato delle comunicazioni telefoniche, così come delle indiscrezioni relative a queste chiamate fatte dai mezzi d’informazione”. Mehlis ha potuto incontrare Lahoud ieri per la prima volta, nonostante alcuni tentativi fatti prima della pubblicazione del rapporto dell’Onu, consegnato a Kofi Annan e al Consiglio di sicurezza ormai tre settimane fa. L’interrogatorio di Lahoud è giunto, tra l’altro, il giorno dopo il drastico rifiuto del presidente siriano Bashar al Assad di permettere alla commissione Onu di interrogare sei alti funzionari di Damasco ritenuti coinvolti a vari livelli nell’attentato.
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Old 22-11-2005, 21:40   #23
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22 Novembre 2005
LIBANO - SIRIA
Nel giorno della festa dell'indipendenza libanese, Mehlis torna a Beirut

I maggiori esponenti politici libanesi insieme alla parata militare, ma divisi subito dopo. Braccio di ferro tra Mehlis e la Siria sul luogo degli interrogatori dei siriani ritenuti informati sull'assassinio di Hariri.

Beirut (AsiaNews/Agenzie) - Oggi, giorno nel quale il Libano festeggia il 62/mo anniversario dell'indipendenza dalla Francia,è tornato a Beirut Detlev Mehlis, capo della commissione d'inchiesta dell'Onu sull'assassinio dell'ex primo minstro libanese Rafic Hariri, in seguito al quale la Siria è stata costretta ad evacuare le sue truppe dal Paese dei cedri.

L'anniversario ha quindi assunto quest'anno un carattere particolarmente festoso, anche se sono state evidenti le divisioni politiche lasciate da 29 anni di occupazione siriana, mentre gli scontri tra esercito israeliano ed hezbollah, nel sud del Paese ricordavano fragorosamente la mancata realizzazione del processo di pace.

Se la consueta parata militare nella piazza dei Martiri, a Beirut, ha visto fianco a fianco le masime autorità dello Stato, dal presidente della Reubblica Emile Lahoud al premier Fuad Siniora e al presidente del Parlamento, Nabih Berri, le divisioni sono emerse subito dopo, con il filosiriano Lahoud nel suo palazzo di Baabda per il tradizionale ricevimento, boicottato da molti ambasciatori, mentre gli altri esponenti politici della maggioranza antisiriana si univano alle migliaia di libanesi raccolti attorno alla tomba di Hariri, vicino alla vicina Grande Moschea. "Spero che per il prossimo anniversario dell'indipendenza avremo scoperto la verità", ha dichiarato Siniora, riferendosi all'inchiesta Onu sull'assassinio di Hariri, di cui era stato uno dei più stretti collaboratori.

L'inchiesta sta vivendo un momento delicato per il braccio di ferro in atto tra Melis e le autorità siriane. Motivo formale del contendere il luogo nel quale il capo della commissione Onu potrà interrogare i 6 ufficiali ed esponenti di Damasco ritenuti "informati" sull'attentato ad Hariri. Tra loro anche il cognato del presidente siriano Bashar al Assad. Mehlis li vorrebbe al quartier generale della commissione, alla periferia di Beirut, (cioè in Libano, dove ha il potere di trattenere i sospetti) ma Assad in persona si è detto contro l'ipotesi che i suoi uomini siano ascoltati in Libano. La Siria ha proposto il quartier generale dell'Onu che è sul Golan, lungo la linea del cessate il fuoco o la sede della Lega araba, al Cairo. Malgrado un incontro tra Mehlis e il consigliere giuridico del Ministero degli esteri di Damasco, svoltosi venerdì a Barcellona, la questione non ha ancora trovato soluzione. Ambienti diplomatici affermano che Mehlis potrebbe tornare davanti al Consiglio di sicurezza prima del 15 dicembre, se la Siria non si deciderà a cooperare.

In proposito il segretario dell'Onu, Kofi Annan, ha dichiarato che i leader dei Paesi mediorientali vorrebbero che Damasco cooperasse con l'Onu, in quanto temono che la Siria possa divenire "un nuovo Iraq".
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Old 25-11-2005, 21:11   #24
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25 novembre 2005 17.34
SIRIA, HARIRI: DAMASCO ACCETTA INTERROGATORI A VIENNA

La Siria ha accettato stasera di fare interrogare nella sede Onu di Vienna cinque dei suoi responsabili dei servizi di sicurezza, dal capo degli investigatori Onu che indagano sull' assassinio dell' ex premier libanese Rafik Hariri.

Lo hanno riferito all' Ansa fonti informate a Damasco. Le fonti hanno aggiunto che la richiesta è stata invece respinta per un sesto responsabile dei servizi di sicurezza, il capo dell'intelligence militare, Assef Shawqat, cognato del presidente Bashar El Assad.


25 novembre 2005 18.34
NEW YORK
HARIRI: ONU CONFERMA INTESA CON SIRIA SU INTERROGATORI

Il procuratore tedesco Detlev Mehlis, capo della commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sull'omicidio dell'ex premier libanese Rafik al-Hariri, ha effettivamente concluso con la Siria un accordo perchè cinque funzionari di Damasco, sospettati di coinvolgimento nel delitto, siano sottoposti sì a interrogatorio ma presso il quartier generale dell'Onu a Vienna, e non in Libano come originariamente intendeva lo stesso Mehlis.

La conferma del compromesso con le autorità siriane è venuta da una portavoce del Palazzo di Vetro, Marie Okabe: "Il segretario generale Kofi Annan ha parlato con il signor Mehlis, il quale gli ha confermato che è stata trovata un'intesa con le autorità della Siria", ha dichiarato Okabe. In Libano il numero uno della commissione d'inchiesta internazionale avrebbe anche potuto arrestate le persone sottoposte a interrogatorio, tra le quali vi sarebbe lo stesso cognato del leader di Damasco, Nashar al-Assad. L'accordo era stato reso noto per primo dal vice ministro degli Esteri siriano, Walid Mouallem.(Avvenire)
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Old 28-11-2005, 19:08   #25
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28 Novembre 2005
SIRIA - LIBANO - ONU
Mehlis pronto ad interrogare a Vienna i siriani coinvolti nell'assassinio Hariri

Ma non si sa né quando cominceranno gli interrogatori, né quali saranno le persone sentite dalla Commissione d'inchiesta dell'Onu. Si parla di una mediazione dell'Arabia saudita.

Beirut (AsiaNews/Agenzie) - Tutto è pronto a Vienna per dare inizio agli interrogatori delle 5 personalità siriane che hanno avuto il via libera del governo di Damasco per rispondere alle domande di Detlev Mehlis, capo della Commissione di inchiesta internazionale sull'assassinio dell'ex primo ministro libanese Rafic Hariri. La scelta della sede Onu di Vienna come luogo accettato da Damasco per gli interrogatori chiesti da Mehlis è frutto di un lungo braccio di ferro tra lo stesso capo della Commissione, che voleva avvenissero in Libano, ed il governo siriano che, definendo "offensiva" tale ipotesi, proponeva località nella stessa Siria o in Egitto. Contrasti ci sono anche sui nomi, visto che gli interrogati saranno, almeno per ora, solo 5, rispetto ai 6 chiesti. Nel silenzio dele fonti ufficiali - il portavoce di Mehlis ha rifiutato ieri di dare qualsiasi indicazione - la stampa libanese dà per scontato che dal'elenco sarebbe stato depennato Assef Chawkat, cognato del presidente Bashar al Assad. Gli altri nomi che erano stati avanzati da Mehlis sono quelli di responsabili dei servizi segreti siriani a Damasco e a Beirut. Ma null'altro si sa sui nomi, sulla data di inizio degli interrogatori, né sui contenuti di un incontro, avvenuto ieri, tra lo stesso Mehlis ed il consigliere giuridico del ministero degli esteri siriano Riad Daoudi. Sembra che oggetto dell'incontro sia stata la richiesta di garanzia che gli interrogati non saranno trattenuti e potranno fare ritorno in Siria. Su tutte le questoni ci sono comunque, scrive il libanese L'Orient Le jour, "indicazioni contraddittorie" e "totale mancanza di trasparenza".

I giornali arabi danno invece per certo che il raggiungimento dell'accordo tra la Siria e l'Onu sarebbe frutto di una mediazione condotta dall'Arabia Saudita. Il principe Bandar Bin Sultan, inviato speciale saudita, avrebbe incontrato "per caso" all'aeroporto di Parigi il segretario dell'Onu Kofi Annan, prima di recarsi dal presidente Chirac, che gli avrebbe dato il suo "via libera" per l'accordo. L'agenzia siriana Sana dice che re Abdallah ha inviato, tramite lo stesso principe Bandar, un messaggio ad Assad per "congratularsi" dell'accordo con l'Onu. La stessa fonte parla anche di un precedente colloquio telefonico tra i 2 capi di Stato.

L'intervento saudita non sarebbe l'unico avvenuto in questi giorni: altri Paesi arabi avrebbero fatto discrete pressioni su Damasco.

La stampa siriana ha anche sottolineato la "soddisfazione" con la quale è stata accolta a Damasco la dichiarazione del portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Adam Early, al giornale arabo "Al Hayat", nella quale il presidente Assad è detto "piu ragionevole di Saddam Hussein" e vengono auspicate "soluzioni, prima di imporre delle sanzioni internazionali". Prosegue, ciò malgrado, il sit in dei "giovani" di Damasco nella piazza Al Rawdah, vicino all'ambasciata degli Stati Uniti, con slogan che collegano al rifiuto del presidente Assad della "guerra ingiusta in Iraq" l'atteggiamento della comunità internazionale e specialmente degli americani e dei loro alleati.

Dalla Malaysia, dove è in visita, il ministro siriano per l'economia, Abdallah Dardari, ha sostenuto oggi che il contrasto con l'Onu per la vicenda Hariri non ha avuto alcuna influenza sugli investimenti stranieri nel suo Paese, soprattutto di quelli provenienti dai Paesi arabi. "Tra adesso e la fine dell'anno - ha aggiunto - dovremmo avere un miliardo di dollari dai Paesi del Golfo".
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Old 17-12-2005, 19:55   #26
Ewigen
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16 Dicembre 2005
SIRIA
Timori a Damasco, dopo la risoluzione 1644 dell’Onu
di Jihad Issa

Strade e negozi quasi vuoti. Numerosi i posti di blocco, perché si temono possibili attentati. A Beirut il patriarca Sfeir invita a “seppellire l’odio”.

Damasco (AsiaNews) – La preoccupazione regna a Damasco, dopo l’adozione, da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu, della risoluzione 1644, anche se la stampa di regime dà spazio a considerazioni positive sul fatto che non sono state imposte sanzioni contro il Paese. Nelle strade si sente la tensione. Non si vedono gli alberi giganti del Natale, perché anche il governo è preso da altri interessi, i negozi sono quasi vuoti, qualche macchina si ferma per vedere i prezzi, e dopo riparte. Sono numerosi i posti di blocco di militari e polizia, perché anche qui si temono le auto-bombe, soprattutto il regime non riesce a mantenere e controllare tutto, dopo le ultime dichiarazioni che chiedevano la rimozione del regime di Bachar El Assad. Il clima è comunque pesante, con la gente che guarda con timore alle pressioni internazionali. E’ in crescita il numero di coloro che chiedono un visto per lasciare il Paese, in cerca di destinazioni ove poter crescere con serenità la propria famiglia.

Sui giornali si sottolinea il rifiuto delle Nazioni unite di accogliere tutte le richieste del governo libanese, che rischia la crisi a causa del boicottaggio dei 5 ministri che fanno riferimento ad Hezbollah e ad Amal. Il Libano sta vivendo dei momenti molto critici, dopo le decine di autobomba; molte chiese hanno cancellato le messe di mezzanotte, perché si temono atti terroristici. I giovani del 14 marzo hanno campeggiato nel centro di Beirut, in risposta all'appello di Samir Geagea e di Walid Joumblatt.

Il patriarca maronita, il cardinale Nassrallah Sfeir, che pubblicherà la settimana prossima il suo messaggio per il Natale 2005, si è mostrato molto triste, oggi, ricevendo il rettore dell'università antoniana, padre Antoine Rajeh, con il suo consiglio. Il patriarca ha espresso la sua inquietudine e la sua preoccupazione invitando a lasciare spazio al perdono, indicando che questa "politica della morte" che uccide è una politica anti-umana. Egli ha invitato le università cattoliche ad “assumere il loro dovere nei riguardi della gioventù che può salvare il Libano" e, ricevendo il deputato Nassib Lahoud, ha rivolto un appello perché seguono le parole del padre di Gebran Tueini, Ghassan, "di seppellire l'odio con Gebran".
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Old 17-12-2005, 20:18   #27
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Da quanto ne sapevo il rapporto Mehlis è una, tipo, bufala...
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Old 19-12-2005, 23:02   #28
Adric
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Mehlis accusa direttamente la Siria per l'omicidio Hariri

Sabato, 17 dicembre
Appunti
Dopo averlo adombrato nei suoi due rapporti relativi all'andamento delle indagini, il capo uscente della commissione d'inchiesta dell'Onu sull'omicidio dell'ex premier libanese Rafik al-Hariri ha dichiarato esplicitamente di essere certo che dietro il delitto ci sia la Siria, della cui ingerenza in Libano lo stesso Hariri era uno strenuo oppositore. "Le autorita' siriane sono responsabili", ha dichiarato il numero uno degli inquirenti internazionali, il procuratore tedesco Detlev Mehlis, in un'intervista rilasciata al quotidiano arabo 'Asharq al-Awsat'.

Il giornalista gli aveva chiesto se fosse "perfettamente convinto della responsabilita' siriana nell'assassinio di Hariri": e Mehlis, pur non volendo entrare nei dettagli, ha risposto senza esitare in senso affermativo.
(canisciolti.info)
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Old 19-12-2005, 23:40   #29
EugenioCazzidui
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[...]
Il nome è quello di Detlev Mehlis, il procuratore tedesco che, al termine dell'inchiesta commissionatagli dall'ONU sull'assassinio del libanese Rafik Hariri, ha accusato la Siria e i suoi servizi dell'attentato.
L'accusa, portata al Consiglio di Sicurezza, è il preliminare per sanzioni o anche azioni militari contro Damasco.
La Siria, ovviamente, nega disperatamente: a che scopo avrebbe ammazzato Hariri, se la reazione internazionale l'ha poi costretta ad abbandonare il Libano?
Ma a Damasco, si sa, nessuno crede: non è un regime terrorista, che appoggia i terroristi in Iraq?
Però qualche dubbio nasce in un settore insospettabile di filo-arabismo.
Il settimanale tedesco Der Spiegel, per esempio.

In una propria inchiesta sull'inchiesta (1), Der Spiegel ha scoperto che
il teste chiave usato da Mehlis per sostenere l'accusa, tale Zuheir al-Siddiq, è un noto truffatore, più volte condannato in Siria per sottrazioni di denaro.
Siddiq ha detto invece di sé, alla Commissione d'inchiesta ONU, di essere un ex agente dei servizi siriani.
Dapprima ha detto di aver lasciato Beirut due mesi prima dell'attentato ad Hariri; poi ha cambiato versione: non solo era a Beirut, ma aveva preso parte alla preparazione dell'assassinio.
Aveva ospitato a casa sua vari agenti siriani venuti per uccidere il capo libanese.
Come mai questa auto-accusa, con relativa e utile chiamata in correità? Der Spiegel ha forti sospetti che Siddiq sia stato pagato per cambiare versione.

I giornalisti hanno intervistato dei familiari e amici di Siddiq che, dicono, hanno ricevuto da lui telefonate esultanti da Parigi, l'estate scorsa: «sono diventato un miliardario», gridava lui tutto allegro.
Spiegel ha scoperto come Mehlis aveva trovato un così utile teste chiave, oggi per sua ammissione miliardario.
Ha scoperto che a raccomandare Siddiq è stato Rifaat al-Assad: uno zio del presidente siriano in carica, fuggiasco dalla Siria per oscure ragioni, e nemico giurato del regime attuale.
Questo Assad si è spesso auto-candidato come «il possibile presidente alternativo della Siria».
Insomma una faida familiare nel clan alawita. [...]


(Maurizio Blondet)
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Old 24-12-2005, 11:32   #30
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23 Dicembre 2005
LIBANO
Sfeir: la comunità internazionale non lasci il Libano da solo
di Youssef Hourany

Il patriarca maronita è preoccupato per la ripresa del terrorismo e chiede ai libanesi di continuare a credere nel dialogo, unica via per uscire dalla crisi. Saad Hariri accusa la Siria di aver lanciato “una guerra terroristica” contro Beirut e Joumblatt chiede al segretario della Lega araba di fermare Damasco.

Beirut (AsiaNews) – Preoccupato per la ripresa degli atti di terrorismo, il patriarca maronita Nasrallah Sfeir chiede ai libanesi di credere nel dialogo “unica via” per far uscire il Paese dalla crisi ed alla comunità internazionale di non lasciare il Libano da solo e di fare chiarezza sugli ultimi atti di violenza. Ci sono timori e speranza nel messaggio natalizio del card. Sfeir, che invita i cristiani libanesi a “leggere i segni dei tempi” ed esprime fiducia nel risveglio religioso della sua gente. Gli atti terroristici, scrive tra l’altro il Patriarca, “non possono mai essere parte della tradizione libanese, basata sulla comprensione reciproca e sul dialogo, l'unica via necessaria per salvare il Paese dalla crisi attuale”.

Il Patriarca spiega che il Natale è la festa dei modesti e dei poveri, che annuncia a tutti la necessità della conversione come "via sicura, capace di donare alla festa il suo significato". I libanesi, in effetti, si preparano a festeggiare la nascita di Gesù in giornate di freddo tremendo ed in una crisi economica che costringerà molti a non vivere la festa. A tale proposito, il patriarca Sfeir conclude il suo messaggio con un invito ai responsabili perché si prendano cura delle necessità e dei bisogni di molti, assicurando l'appoggio della Chiesa a ogni iniziativa capace di far uscire il Paese della crisi.

Ma mentre il patriarca si preoccupa del problema di ricostruire un’anima del Paese, a Beirut si evidenzia la profondità del contrasto con la Siria. Oggi Saad Hariri, figlio dell'ex premier Rafic Hariri assassinato il 14 febbraio, ha accusato la Siria di aver lanciato "una guerra terroristica per rovesciare la democrazia del Libano". Da parte sua il leader druso Walid Joumblatt ha chiesto al segretario della Lega arba, Amr Moussa, di andare a Damasco per fermare gli omicidi politici in Libano ed ha accusato la Siri di “terrorizzare” i Paesi arabi.
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Old 24-12-2005, 13:32   #31
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Messaggi: 2821
Quote:
Originariamente inviato da EugenioCazzidui
[...]
Ha scoperto che a raccomandare Siddiq è stato Rifaat al-Assad: uno zio del presidente siriano in carica, fuggiasco dalla Siria per oscure ragioni, e nemico giurato del regime attuale.
Questo Assad si è spesso auto-candidato come «il possibile presidente alternativo della Siria».
Insomma una faida familiare nel clan alawita. [...]
(Maurizio Blondet)
Perche' non lhai citato completamente quell' articolo di Blondet?
Credi che faccia piacere leggere solo le panzanate meravigliosamente quotate che ci rifilano i giornali d'oltreoceano?
Un'altro paese e un'altro popolo sono minacciati di essere distrutti, sterminati e bombardati e non sto' parlando della Libia.
ciao


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Kars2
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Old 27-12-2005, 21:38   #32
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27 Dicembre 2005
LIBANO
Il card. Sfeir invita Lahoud ad assumersi le sue responsabilità
di Youssef Hourany

Nell’omelia di Natale l’intervento del patriarca nella questione delle dimissioni del capo dello Stato, col quale ha avuto un lungo incontro. I leader religiosi chiedono alla comunità internazionale di non lasciare solo il Paese ed ai libanesi di ritrovare le strade del dialogo.

Beirut /AsiaNews) – Un invito del patriarca maronita Sfeir al presidente della repubblica libanese “ad assumere pienamente le sue responsabilità”, l’appello del metropolita greco-ortodosso Awde alla comunità internazionale a non abbandonare il Paese, l’invito al dialogo dell’'arcivescovo maronita di Beirut, mons Paul Matar hanno scandito il Natale dei libanesi.

Il Libano, che sta vivendo un periodo di crisi, ha fatto una cauta sosta in questi giorni natalizi, nel continuo timore delle auto-bombe, che ormai hanno seminato paura, silenzio e morti.

Il Natale di quest'anno è stato molto diverso dal precedente, perché si nota la crescita da un lato della crisi economica e dall’altra la preoccupazione per gli ultimi sviluppi della situazione. In questo periodo pochi parlano dell'ex-presidente Hariri, assassinato il 14 febbraio scorso, per non dire nessuno, soprattutto dopo la dimissioni del giudice tedesco Detlev Mehlis che guidava la commissione internazionale d’inchiesta e la risoluzione dell'ONU 1644.

Il patriarca maronita, il cardinale Nassrallah Sfeir, che è l'unico punto di riferimento per tutti i libanesi, ha presieduto la messa del giorno di Natale nella sede del patriarcato maronita a Bkerke, presente del presidente libanese Emile Lahhoud, che prima della messa ha anche avuto un incontro con il patriarca, durato più di un'ora.

Il patriarca ha pronunciato una omelia molto significativa, che ha costituito per molti osservatori un passo nuovo, in quanto ha invitato il presidente Lahoud ad assumere la sua piena responsabilità, con riferimento alle voce che chiedono le sue dimissioni ed ha richiamato l'attenzione sulla necessita di rispettare la costituzione senza aver paura di nessuno.

Il metropolita di Beirut, mons Elias Awde, greco-ortodosso, ha lanciato durante la messa un appello alla comunità internazionale perché si assuma le sue responsabilità nei riguardi del Libano e ponga fine alla situazione che colpisce il Paese.

L'arcivescovo maronita di Beirut, mons Paul Matar, che ha presieduto la messa nella cattedrale di S.Giorgio, ricostruita dopo la guerra, nel centro di Beirut, ha rinnovato la sua fiducia nella ricchezza spirituale del Libano, terra di dialogo e tolleranza, chiedendo a tutti di cominciare una conversione capace di ridare a ciascun libanese la sua vera identità.

L'abate Semaan Abou-Abdou, superiore generale dell'Ordine Maronita Mariamita, ha presieduto la messa nella chiesa della Nostra Signora di Lwaize-Zouk Mosbeh, a nord di Beirut, durante la quale ha ripetuto le parole del patriarca che condannavano la violenza e che richiamavano l'attenzione di tutti sulla necessita della solidarietà inter-libanese per poter far uscire il Paese dalla crisi.

I libanesi hanno festeggiato il Natale sotto la neve e un freddo mai visto nella storia recente del Libano; molti hanno preferito passare queste feste nella preghiera e nel silenzio, come un giorno di 2000 anni fa a Betlemme.
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Old 28-12-2005, 01:16   #33
Tenebra
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Eh no, non cominciamo con l'antiamericanismo e con le trollaggini anche in questo thread, per favore.
Blondet, la fonte delle fonti

Il rapporto Mehlis è espressione di quell'ONU che TUTTI hanno invocato a gran voce per la guerra in Iraq.
Ora cosa si fa, si rifiuta pure questo approccio perchè incrimina di fatto uno dei paesi già additati degli USA?
Ma la coerenza dov'è?

Per vostra informazione, il rapporto in questione è frutto di un'equilibrismo politico senza precedenti per diminuire quanto più possibile l'impatto di un'incriminazione in piena regola della Siria, sommersa da un'imbarazzante quantità di prove che indicano il locale regime come mandante e (frettoloso nonchè goffo) esecutore di non uno ma più omicidi politici in Libano.
Il rapporto Mehlis e tutte le mascherate di gala che ne seguono, come la "miracolosa" cancellazione del cognato del presidente siriano o la comodissima scelta del luogo degli interrogatori agli indiziati (che hanno in pratica già in mano la certezza di tornare nel proprio paese da uomini liberi anche se trovati colpevoli), è l'ennesima riprova di quale debole e farraginoso pachiderma sia ormai l'ONU.

Di fronte agli assassinii politici più eclatanti degli ultimi vent'anni, adesso mi volete venire a dire che LA SIRIA è perseguitata dagli americani?!?!

Cioè, un Paese confinante CON LE TRUPPE DA ANNI DENTRO AL PAESE VICINO e che l'ha di fatto occupato per lungo tempo, fa saltare per aria i maggiori oppositori all'occupazione e si fa beccare in pieno...

... e piuttosto che essere indignati e sgolarvi per la libertà del Libano, voi ne ricavate l'impressionante teoria che il vero oppresso è il regime siriano, ed oppresso dal solito, immancabile, immarcescibile Bush

Non vi passa per la testa che, come più volte dimostrato, al cowboy non servono certo sotterfugi diplomatici così complicati e dall'esito certo per attaccare briga...

...non vi date la pena di guardare dietro al rapporto e capire il senso del teatrino di manovre in atto per farla passare liscia al regime siriano...

...non vi passa nemmeno per l'anticamera del cervello che non serve Sherlock Holmes per capire chi siano gli UNICI in tutto il mondo ad aver avuto una motivazione per questi due omicidi...

...no, tutto quello che ne traete è il solito "USA guerrafondai": non ve ne frega una mazza se i siriani si accorpano il Libano nell'indifferenza generale, l'importante è sputare su tutto quello che va contro ad un QUALUNQUE paese inviso agli USA.

Desolante.
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Old 28-12-2005, 18:39   #34
Ewigen
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28 Dicembre 2005
LIBANO
Per la prima volta la giustizia libanese arresta un siriano per l’attentato a Tueni

Raid dell’aviazione israeliana a sud di Beirut: 2 feriti in un campo dell’Fplp.

Beirut (AsiaNews/Agenzie) – L’arresto di un siriano ritenuto coinvolto nell’assassinio di Gebran Tueni riempiva questa mattina le prime pagine dei giornali di Beirut, quando gli aerei con la stella di David sono tornati a compiere un raid sui cieli libanesi. A distanza di 18 mesi dall’ultima volta, l’aviazione israeliana ha attaccato, pochi chilometri a sud di Beirut, una base del filosiriano Fronte popolare di liberazione della Palestina, accusato di aver lanciato ieri 7 razzi Katiuscia dal Libano meridionale contro il nord di Israele. I razzi hanno colpito la zona di Kyriat Shmona. "Israele – ha detto un portavoce militare israeliano - ha il diritto di difendere i propri cittadini. Il governo libanese è responsabile per non aver smantellato le organizzazioni terroristiche".

L’attacco sembra aver provocato solo 2 feriti, ma è stato definito da un portavoce del Fplp come “uno strumento” usato da Israele per sollevare la questione del disarmo delle milizie palestinesi in Libano, peraltro previsto dalla risoluzione 1559 dell’Onu.

A tenere banco sulle prime pagine dei giornali libanesi oggi era l’arresto del siriano Abdel-Kader, sospettato di essere coinvolto nell’attentato costato la vita a Gebran Tueni, deputato e direttore di An Nahar, il maggiore quotidiano il lingua araba di Beirut. “E’ la prima volta che la giustizia libanese arresta un sospettato siriano”, sottolinea oggi l’autorevole L’Orient Le jour.

Abdel-Kader, un venditore ambulante di 30 anni, è stato arrestato su mandato del giudice istruttore Rachid Mezher. La mattina dell’attentato di trovava a Mkalles, luogo dell’attentato. A rendere sospetta la sua situazione sono 2 chiamate che ha fatto col suo telefonino, prima e dopo l’esplosione. Con lui sono state interrogate altre 2 persone, anch’esse di nazionalità siriana.
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Old 30-12-2005, 17:51   #35
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30 Dicembre 2005
Gli sciiti sono la chiave per risolvere la crisi politica libanese
di Youssef Hourany

Un deputato sciita accusa Sinora di cercare una Camp David libanese con Israele, ma per Joumblatt è la Siria ad essere responsabile del peggioramento della situazione. Geagea giudica indispensabile la presenza sciita nel governo. Mehlis ammonisce la Siria a collaborare con l’Onu.

Beirut (AsiaNews) – Non si sblocca la crisi politica che il Libano sta vivendo dopo il congelamento della partecipazione sciita alle riunioni del governo presieduto dal primo ministro Fouad Senioura, considerato il portavoce del deputato Saad Hariri, che vive lontano dal Libano da più di tre mesi, dopo le minacce che ha ricevuto. La questione sciita ed il rapporto con la Siria si confermano al centro delle difficoltà. Il presidente del gruppo parlamentare del partito di Dio (Hezbollah), il deputato sciita Mouhammad Raad, in una dichiarazione alla stampa ha accusato il primo ministro Siniora di essere artefice del progetto di una “Camp-David” libanese con Israele e contro la resistenza sciita nel Sud-Libano.

Raad ha annunciato una probabile riunione con il presidente della Camera dei deputati, Nabih Berri, leader dell'altro movimento sciita Amal, fondato dall'imam scomparso in Libia, Moussa Sadr. Dal canto suo, il capo-carismatico dei musulmani sciiti in Libano, Mouhammad Houssein Fadlallah, in una intervista ha espresso la sua fiducia nel futuro del Libano, ma ha definito "il sistema confessionale libanese come un sistema da rivedere". Egli ha affermato la necessita e l'esigenza di "rendere il dialogo inter-libanese un dialogo più umano, lontano dall'estremismo e dal fondamentalismo" ed ha insistito sul ruolo del Paese nella regione. Mouhammad Houssein Fadlallah ha ribadito la volontà di tutti di vedere un Libano libero e sovrano ed ha indicato in Israele il "nemico del Libano" e dell’intero Medio-Oriente, portando ad esempio il ruolo negativo che sta svolgendo nei riguardi dei palestinesi e della chiesa Greco-ortodossa in Gerusalemme, con il rifiuto di riconoscere l'elezione di un nuovo patriarca, dopo la destituzione del patriarca precedente.

Il leader druso Walid Joumblatt, che pure sta vivendo momenti difficili dopo le minacce che gli sono state rivolte, in una dichiarazione ad Asianews ha accusato il regime siriano di essere l'unico responsabile del peggioramento della situazione nel Sud-Libano ed ha criticato la mancata collaborazione del governo di Damasco con la Commissiuone d'inchiesta internazionale dell'ONU, presieduta dal giudice tedesco Detlev Mehlis. Joumblatt ha anche criticato le pressioni esercitate da Damasco contro Mehlis, ammonendo di non esercitare le stesse pressioni contro il nuovo presidente della Commissione, il giudice belga Serge Bramerts.

Joumblatt ha poi evidenziato negativamente le ultime dichiarazioni del ministro degli Esteri siriano, Farouk Chareh, contro il primo ministro libanese Fouad Sinora e contro l'ex-presidente assassinato il 14 febbraio scorso,Rafic Hariri: “il ministro Chareh – ha detto - è colpevole nel crimine del secolo, ha assassinato Rafic Hariri”.

Il leader delle Forze libanesi, Samir Geagea, parlando con la nostra agenzia, ha sostenuto “la necessita del pieno rispetto degli Accordi di Taeff, firmati in Arabia Saudita nel 1989, che hanno posto fine alla guerra del Libano”, ed ha chiesto di distinguere tra la presenza armata palestinese e quella del partito di Hezbollah, perché i palestinesi sono stranieri, gli aderenti a Hezbollah sono libanesi".

Geagea ha poi espresso "stima nei riguardi dell'ex-presidente della Commissione d'inchiesta dell'ONU, Detlev Mehlis, che è riuscito a giungere alla verità sull'assassinio dell'ex-premier Rafic Hariri, indicando la Siria come responsabile del crimine e degli altri assassini politici seguiti, da Samir Kassir fino a Gebran Tueini". Geagea ha infine indicato ribadito alcuni principi che ritiene essenziali per garantire la stabilita del Libano:

- necessita della presenza dei ministri sciiti, del movimento Amal e di Hezbollah nel governo del primo ministro Seniora e quindi la fine del congelamento della loro partecipazione;

- rifiuto categorico ed assoluto di un nuovo "Accordo del Cairo";

- pieno rispetto degli Accordi di Taeff.

Nel frattempo il giudice tedesco Detleev Mehlis, arrivato in Libano per concludere la sua missione prima dell'arrivo del suo successore, il giudice belga Serge Bramerts, ha insistito sull'importanza della collaborazione del governo di Damasco con la Commissione dell'ONU ed ha auspicato la fine degli atti terroristici in Libano.
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Old 31-12-2005, 16:50   #36
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Omicidio Hariri: Khaddam accusa il presidente Assad

Sabato, 31 dicembre
Appunti
L'ex premier libanese Rafiq Hariri, ucciso in un attentato a Beirut il 14 febbraio scorso, fu oggetto di ripetute minaccie da parte del presidente siriano Bashar al-Assad e da altri esponenti del suo entourage. È quanto ha detto ieri sera l'ex vice presidente siriano Abdel Halim Khaddam in una intervista alla tv satellitare al-Arabiya. "Lo stesso Assad ebbe modo di raccomntarmi di avere usato parole molto, molto dure nei confronti di Hariri, gli disse tra l'altro che non avrebbe esitato a schiacciare chiunque osasse disobbedire alla Siria", ha raccontato Khaddam nell'intervista. Secondo un'indagine dell'Onu, diversi esponenti siriani sono implicati nella strage di San Valentino in cui morirono in tutto più di 20 persone.

Khaddam, dimessosi dalla sua carica lo scorso giugno, ha detto di non volere fare illazioni sugli autori del sanguionoso attentato di Beirut ma ha sottolineato che in Siria, in ogni caso, nessun organismo di governo o dei servizi di sicurezza "potrebbe da solo prendere una decisione del genere". "Questa è una operazione importante che dietro di sè ha avuto un certo apparato, di quale apparato si sia trattato lo deve stabilire la commissione d'inchiesta (dell'Onu)", ha aggiunto. Khaddam ha criticato anche il presidente libanese Emile Lahoud e altri uomini politici per avere "aizzato" Assad contro Hariri. L'ex vicepresidente, un esponente della vecchia guardia del partito Baath al potere, ha avuto parole critiche per l'amministrazione Assad ed ha detto che in Libano, paese da cui ha dovuto ritirare le truppe siriane lo scorso aprile, ha commesso parecchi errori. Khaddam ha detto anche che Rustom Ghazali, l'ex capo dei servizi segreti siriani in Libano, proprio in Libano si era comportato come se avesse una autorità assoluta. Nonostante ciò il regime continua a "proteggerlo".
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Old 02-01-2006, 20:11   #37
Ewigen
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2 Gennaio 2006
SIRIA-LIBANO-ONU
Minaccia un terremoto la richiesta della Commissione Onu di interrogare Assad

La domanda, legata all’inchiesta sull’assassinio di Hariri, segue alle dichiarazioni dell’ex vicepresidente Kaddam, secondo il quale “nessun servizio segreto poteva agire senza che Assad lo sapesse”. Coinvolto anche il presidente libanese Lahoud.

Damasco (AsiaNews/Agenzie) – La Commissione d’inchiesta dell’Onu che indaga sull’assassinio dell’ex primo ministro libanese Rafic Hariri ha chiesto di poter interrogare “al più presto” il presidente sirano Assad, insieme con il ministro degli esteri di Damasco, Farouk Chareh, ed all’ex vicepresidente Abdel Halim Khaddam. La richiesta, della quale si parlava già da ieri, è stata resa nota ufficialmente oggi dalla portavoce della Commissione, Nasrat Hassa, che ha detto di essere in attesa della risposta di Damasco. All’origine del passo, che prevedibilmente avrà pesanti conseguenze sull’intera regione, ci sono, con ogni evidenza, le dichiarazioni rese venerdì proprio da Kaddam, secondo il quale Assad aveva rivolto esplicite minacce ad Hariri e non poteva ignorare il progetto dell’attentato che il 14 febbraio è costato la vita al leader libanese e ad altre 20 persone. “Nessun servizio segreto – ha spiegato – poteva agire senza che Assad lo sapesse”.

Nella capitale siriana, ieri, Ali Sadrudin Al-Bayouni, capo dei Fratelli musulmani, gruppo a lungo perseguitato dal regime di Assad, ha espresso la convinzione che “la testimonianza di Kaddam romperà il monopolio del potere in Siria” e permetterà un cambio di regime con un’evoluzione verso la democrazia.

Già da tempo le indagini della Commissione stavano puntando il dito contro il regime di Damasco ed ambienti della sicurezza libanese ai tempi dell’occupazione siriana. Una risoluzione dell’Onu, la1644, ha imposto alla Siria di collaborare lealmente con l’inchiesta e ora l’onda di quello che un esponente della esigua opposizione siriana, lo scrittore Akram Al-Beni, ha definito “un terremoto” per il regime di Assad, minaccia di colpire anche Beirut. Lo stesso Kaddam, cha da 6 mesi ha dato le dimissioni e vive in esilio a Parigi, nel corso di un’intervista alla televisione El-Arabia, ha infatti accusato l’attuale presidente libanese Emile Lahoud e l’ex direttore della Sicurezza libanese, Jamil Sayyed, di aver “incitato” Assad ad agire contro Hariri. Contro Lahoud c’erano già in parlamento richieste di dimissioni.

L’ex vicepresidente Kaddam, che quando prese parte ai funerali di Hariri appariva visibilmente colpito, ha sostenuto che qualche tempo prima della morte del leader libanese lo aveva consigliato di “lasciare il Libano, perché a Damasco la sua situazione si stava complicando”.

Nessuna reazione ufficiale è ancora giunta da Damasco, che ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento nell’assassinio di Hariri e che per mesi ha tentato di screditare il lavoro della Commissione Onu, guidata dal tedesco Detlev Mehlis. Ma già sabato il partito Baath ha deciso di espellere Kaddam. Lo stesso giorno in parlamento, dominato dai fedeli di Assad, numerosi deputati hanno definito l’ex vicepresidente un traditore. Il portavoce Mahmoud Al-Abrash ha riferito all’assemblea che il centralino era stato sommerso dalle chiamate di cittadini che chiedevano di imputare Kaddam di tradimento. Richiesta peraltro espressa in aula dal deputato Suad Bakkour, che ha chiesto ed ottenuto una mozione perché Kaddam sia portato in tribunale.

Oggi poi il quotidiano ufficiale As-Saoura ha annunciato che il governo “prenderà le decisioni necessarie per far giudicare Kaddam per alto tradimento e per aprire un’inchiesta sul suo coinvolgimento in una serie di affari di corruzione”. Il giornale annuncia un sequestro dei suoi beni.
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Old 03-01-2006, 18:54   #38
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3 Gennaio 2006
SIRIA-LIBANO-ONU
La Siria non permetterà alla Commissione ONU di interrogare Assad
di Jihad Issa

Damasco afferma la sua disponibilità a cooperare, purché sia fatta salva la dignità del presidente. C’è possibilismo sulla richiesta di interrogare il ministro degli Esteri ed attesa per ciò che uscirà dalla visita di Mubarak in Arabia Saudita.

Damasco (AsiaNews) – La Siria esclude la possibilità di accogliere la richiesta della Commissione d’inchiesta del’Onu di interrogare il presidente Assad a proposito dell’assassinio di Hariri. E’ quanto affermano fonti di Damasco, dove si conferma l’arrivo della richiesta della Commissione di sentire Bachar el-Assad e il miniustro degli Esteri Farouk El Chareh.

"Vogliamo un Medio-Oriente pacificato e riconciliato, malgrado tutte le pressioni nemiche": con questo editoriale pieno di fiducia nel futuro, il giornale governativo "Al Sawra" (La Rivoluzione) si è indirizzato oggi al popolo siriano, sostenendo che "La Siria sarà in grado di calmare la tempesta, perché siamo innocenti". Questa affermazione del giornale di oggi viene dopo la conferma del portavoce della Commissione d'inchiesta dell'ONU, Nasrat Hassan, della richiesta della stessa Commissione sull'assassinio di Hariri di ascoltare Assad e El Chareh. Domanda seguita alle dichiarazioni dell'ex vice-presidente siriano Khaddam alla televisione "Al Arabya", che ha rivelato un ruolo importante del presidente siriano e dei suoi collaboratori nell'assassinio di Hariri, il 14 febbraio scorso.

Fonti siriane ben informate hanno rivelato ad Asianews che il "governo siriano sta leggendo con molta attenzione la richiesta” della Commissione ed hanno ribadito la “piena volontà” del governo di Damasco di collaborare con le richieste dell'ONU, “a condizione di non attaccare la sovranità del Paese e la dignità del presidente, che è il simbolo della sovranità dello Stato". La domanda dell'ONU è stata sottoposta ad un attento studio giuridico da parte di numerosi esperti di diritto internazionale.

Le stesse fonti, che hanno preferito mantenere l'anonimato, hanno comunque escluso l'adesione del governo di Damasco alla richiesta della Commissione dell'ONU, perché "minimizza il ruolo della Siria nella regione e attacca il presidente, che gode di una protezione internazionale, come ogni presidente nel mondo". Non esclusa invece una risposta positiva per il ministro degli Esteri Farouk Chareh, "per chiarire certi punti".

La reazione della gente in Siria non è univoca: molti considerano le accuse di Khaddam come una reazione al suo allontanamento dalla carica di vice-presidente, nel giugno scorso; altri collocano le sue dichiarazioni nel quadro della vendetta per l’offesa alla sua dignità personale, soprattutto perché egli gode di una grande ricchezza. Costoro hanno un atteggiamento critico nei suoi riguardi e considerano le sue posizioni nel quadro anti-siriano, dicendosi convinti della estraneità del governo nell'assassinio di Hariri.

Hassan Abd El Rahman El Azim, portavoce del movimento democratico di protesta, che ha pubblicato molti mesi fa "La dichiarazione di Damasco” che chiese la destituzione del regime del partito Al Baath di Assad, parlando con AsiaNews ha incluso le dichiarazioni di Khaddam "nel quadro di una rivolta che bisognerebbe favorire” ed ha considerato le ultime decisioni del parlamento siriano, che ha chiesto di far giudicare Khaddam dal supremo tribunale, come "una decisione ingiusta che non sarà applicata, perché il regime attuale sarà rovesciato prossimamente”. Egli afferma che le dichiarazioni di Khaddam vanno prese seriamente, perché "faceva parte del regime e conosce tutte i suoi intrighi".

Qui in Siria regna la preoccupazione,ma c'è anche speranza, nella convinzione che il mondo arabo non vuole abbandonarla. C’è attesa per quanto dirà il presidente egiziano Housni Mubarak, che compie oggi una visita in Arabia Saudita, dove avrà un'incontro con il Re Abdallah e con molti responsabili per discutere sugli ultimi sviluppi della situazione tra la Siria ed il Libano, dopo la richiesta della Commissione di ascoltare il presidente Assad e a pochi giorni del rientro probabile dell'ambasciatrice degli Stati Uniti in Siria, previsto per il 6 di questo mese.
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Old 04-01-2006, 14:59   #39
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4 Gennaio 2006
SIRIA – LIBANO - ONU
Pressing sulla Siria perché ceda alle richieste dell’Onu

Oggi a Damasco un alto esponente saudita, dopo l’incontro tra Mubarak e Abdallah. Anche Chirac chiede alla Siria di essere “più cooperativa”. Attesa per la nuova apparizione televisiva di Kaddam. Toni minacciosi del primo ministro siriano verso Joumblatt.

Damasco (AsiaNews) – Tensione oggi a Damasco: il clima è segnato dall’attesa per l’annunciata seconda apparizione alla tv dell'ex-vice presidente siriano Abd El Halim Khaddam, questa volta su Al Jazira, e per le conclusioni del vertice tra il presidente egiziano Mubarak ed il re saudita Abdallah, che oggi dovrebbero essere illustrate a Damasco da un alto funzionario saudita, probabilmente l'ex ambasciatore negli Usa principe Bandar bin Sultan. La missione, decisa ieri, avrebbe lo scopo di chiedere alla Siria di collaborare con la Commissione dell'Onu incaricata delle indagini sull'assassinio di Hariri. Da Kaddam ci si aspetta poi che ripeta le sue accuse contro il regime di Assad e riveli alcuni dettagli sull'assassinio di Hariri.

Gli umori popolari variano tra coloro che ritengono necessario consentire alla Commissione d'inchiesta di sentire il presidente Bachar El Assad, il suo ministro degli Esteri Farouk El Chareh e altri esponenti, come il generale Asaf Chawkat, capo dei servizi segreti e marito della sorella del presidente, Bouchra, considerata nel primo rapporto di Mehlis complice nella preparazione dell'assassinio di Hariri e chi invece oppone un rifiuto categorico alla richiesta. Tra questi ultimi, coloro che si sentono costretti ad appoggiare il regime della famiglia di Assad perché vedono nella richiesta dell'ONU “uno strumento delle pressioni internazionali per attaccare la stabilità del regime” del partito El Baath, soprattutto dopo le ultime voci che sostengono la necessità di rovesciare il regime, dopo la “dichiarazione di Damasco”.

Una prima espressione delle conclusioni dell’incontro di Ryad è venuta da una dichiarazione del portavoce della presidenza d'Egitto, l'ambasciatore Souleiman Awad. Egli ha affermato la necessita di rafforzare i legami tra i Paesi arabi, sostenendo la ferma volontà dei due leader di svolgere un ruolo per convincere il presidente siriano alla collaborazione con la commissione dell'ONU, perché “il raggiungimento della verità sull'assassinio di Hariri risponde alle aspirazioni della comunità internazionale”. Awad ha anche insistito sulla necessità di mantenere e rispettare i legami storici che legano il Libano alla Siria, evidenziando "l'obbligo di tutti gli arabi di difendere e proteggere la popolazione libanese da tutti i pericoli e le minacce e garantire protezione alla Siria, nel caso della sua totale collaborazione con la Commissione dell'ONU”.

Oggi intanto il presidente Moubarak è in Francia per discutere sugli ultimi sviluppi della situazione in Medio-Oriente con il presidente francese Jacques Chirac, dopo il rifiuto del governo di Damasco di consentire alla Commissione dell'ONU di ascoltare il presidente Assad. Il presidente francese, nel corso di un incontro con la stampa, ha oggi sostenuto che “la Siria dovrebbe essere maggiormente cooperativa con la Commissione internazionale”, aggiungendo la considerazione che “tutto ciò che destabilizza il Libano finirà per rivoltarsi contro la Siria” e che “la situazione è seria e occorrerà fare molta attenzione”.

La stampa siriana continua a lanciare attacchi contro le dichiarazioni di Khaddam, ma ha anche indicato la piena disponibilità dell'ex responsabile dei servizi segreti in Libano, Roustom Ghazale "a dimettersi, se lo chiede il bene della patria", smentendo le voci di un suo probabile suicidio dopo le ultime accuse di Khaddam.

Il primo ministro, Naji el OItari, in una dichiarazione alla stessa televisione "Al Arabiya" che venerdì scorso ha trasmesso le dichiarazioni di Khaddam, ha accusato "Khaddam di essere il responsabile del peggioramento dei rapporti tra il Libano e la Siria, durante questi ultimi trent'anni, perché Khaddam era l'incaricato del dossier libanese sotto la presidenza del presidente Hafez e all'inizio del mandato di Bachar". Il primo ministro siriano ha ribadito la necessità di migliorare i rapporti tra i due Paesi vicini, indicando con toni minacciosi la responsabilità di alcuni leader libanesi in questi ultimi mesi, come Walid Joumblatt, “che cerca di distruggere al posto di costruire". A Beirut, intanto, è atteso per oggi il ministro degli esteri inglese Jack Straw.
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Old 07-01-2006, 23:45   #40
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7 Gennaio 2006
SIRIA - LIBANO
Khaddam incontra la Commissione Onu sull’assassinio Hariri
di Jihad Issa

L’ex vice-presidente siriano accusa Assad di essere responsabile della morte dello statista libanese. Il governo di Damasco ha confiscato beni della famiglia Khaddam e lo accusa di alto tradimento.

Damasco (AsiaNews) – L’ex vice-presidente siriano Abdel Halim Khaddam ha dichiarato di aver incontrato ieri personalità della commissione Onu che indagano sull’assassinio di Rafic Hariri. L’incontro è avvenuto ieri a Parigi dove Khaddam vive da diversi mesi insieme alla moglie, i figli e i nipoti.

Khaddam, è stato per decenni uno degli artefici della politica siriana in Libano. Da oltre una settimana egli si è lanciato in interviste su media occidentali ed arabi accusando il presidente siriano Bashar Assad di essere implicato nell’uccisione di Rafic Hariri e di averlo personalmente minacciato di morte. Il 5 gennaio egli ha concesso un’intervista alla Rete 3 francese in cui ha di nuovo chiesto la destituzione di Assad, accusato di essere “l’unico responsabile del deterioramento della posizione siriana nel mondo”. Egli ha anche dichiarato che il rovesciamento di Bashar Assad “è questione di poco tempo” e ha chiesto alla comunità internazionale di rafforzare misure di sicurezza per proteggere personalità libanesi antisiriane.

La reazione di Damasco è forte: tutti i beni mobili ed immobili di Khaddam e della sua famiglia sono stati confiscati; il ministero della Giustizia ha istituito un tribunale speciale per giudicare Khaddam incriminato di “offesa e rinnegamento del giuramento di fedeltà al partito e alla patria”.

A Rete 3 Khaddam ha dichiarato che ritornerà in Siria dopo la caduta di Assad.

La “conversione” di Khaddam non convince però la dissidenza siriana. Yasin al-Haji Saleh, ex prigioniero politico sospetta che dietro le dichiarazioni dell’ex vice-presidente vi siano piani in accordo con potenze internazionali. Altri puntano il dito al suo opportunismo. Omar Amirallay, regista dissidente afferma: “’E vero che le sue rivelazioni sono di aiuto alla Siria, perché spingono alla caduta del regime, ma questo non lo scusa in nessun modo per tuttle le malefatte che ha commesso”.

Dopo le accuse di Khaddam, il presidente Assad ha ricevuto messaggi di solidarietà dal libico Gheddafi e dal presidente iraniano Ahmadinejad.
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