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Old 24-10-2005, 01:52   #1
Adric
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La situazione in Siria e Libano

Domenica 23 Ottobre 2005

L’ANALISI
di MARCO GUIDI

TEMPI duri per la Siria. Il rapporto dell’Onu sull’omicidio del libanese Rafiq Hariri su cui il presidente Bush ha chiesto una sessione straordinaria delle Nazioni Unite rischia di trasformarsi in una bomba per il regime di Bashar el Assad. Come noto nell’indagine del tedesco Detlev Mehlis vengono messe in luce le responsabilità del vertici siriani e delle loro interfacce libanesi. Da una parte, sebbene segretati in un secondo tempo, ecco i nomi del fratello minore del dittatore di Damasco Maher, noto per il suo carattere focoso e capo delle truppe di sicurezza presidenziali, poi il cognato di Assad, Assef Shawkat, capo dei servizi segreti militari e poi il capo dei servizi siriani in Libano Rustom Ghazali. Dall’altra gli uomini più vicini al presidente-fantoccio libanese Emile Lahoud: Jamil Sayyed e lo stesso capo della guardia presidenziale Mustafa Hamdan. La storia è semplice: questi uomini, coadiuvati da altri ufficiali siriani e libanesi avrebbero deciso di sbarazzarsi del troppo indipendente Hariri e di far cadere la colpa su Al Qaeda o su una fazione filoiraqena.
Nel rapporto non vengono menzionati i nomi di Assad e di Lahoud, ma la domanda è ovvia: è possibile che i due ignorassero quello che si stava preparando? Anche perché il solo a opporsi all’attentato pare sia stato proprio il ministro degli Interni siriano, quel Gazi Kanaan, suicidatosi in modo così opportuno nei giorni scorsi e sepolto in tutta fretta senza nemmeno gli onori militari.
Ora il regime di Assad (che si basa sulla setta alawita, che non supera il 13% della popolazione) ha già molti problemi, tra cui una disastrosa situazione economica e una energetica sempre più preoccupante per sopportare le probabili misure di embargo che gli capiteranno quasi certamente in testa. A questo punto per Damasco si possono prospettare due vie: o cedere alle richieste americane, bloccare cioè l’infiltrazione di terroristi in Iraq dai confini siriani, aprire almeno un po’ alla democrazia, abbandonare il sostegno agli hezbollah libanesi oppure chiudesi a riccio. Così facendo però, il regime diviso tra faide interne (tra il vecchio establishment alawita e i nuovi seguaci di Bashar) si compatterebbe. Ma quanto tempo resisterebbe alle pressioni e all’embargo esterno e all’insoddisfazione interna cavalcata dagli islamisti e dalla borghesia sunnita (i sunniti sono il 70% del Paese, poi ci sono i cristiani e gruppi minori)?
Ora il presidente Bashar el Assad ha definito “lontano dalla verità” il rapporto ma sa che ha poche armi per contrastarlo, perché il rapporto non solo dice la verità, ma dice una verità che in tanti sapevano già.

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La Siria contesta i risultati del rapporto Onu che l’accusa dell’omicidio del presidente libanese

di ERIC SALERNO
L'imbarazzo della leadership siriana di fronte al primo rapporto della commissione d'inchiesta dell'Onu sull'assassinio del presidente libanese Rafik Hariri è scontato e poco aggiunge, per ora, alla vicenda se non la consapevolezza che potrebbe condurre a una ulteriore destabilizzazione mediorientale. Cinque siriani, tra i quali uno dei fratelli del presidente Assad, sono tra gli «implicati» nel delitto politico e Damasco, per bocca di un assistente del ministero degli Esteri, si è limitato a respingere le accuse, a ribadire che l'uccisione di Hariri va «contro gli stessi interessi siriani» e che le modalità dell'inchiesta e soprattutto il modo in cui le sue conclusioni sono trapelate «è un'indicazione della sua politicizzazione». Le «accuse sono pericolose e potranno avere un impatto politico enorme», ha dichiarato il ministro dell'Informazione siriano.
Che la Siria, accusata di favorire la resistenza irachena alle forze della Coalizione, sia nel mirino degli Stati Uniti (i primi a insistere per la convocazione già in settimana di una riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu per esaminare «tutta una serie di opzioni») è cosa nota. E’ altrettanto chiaro, vista la storica volontà siriana di non cedere il suo controllo sul Libano, che ci voleva poco a indicare nella dirigenza di quel paese i mandanti e gli organizzatori dell'assassinio di Hariri eseguito con la complicità, a leggere ora i risultati dell'indagine, di esponenti libanesi di spicco. Un'ombra di sospetto è stata fatta calare sullo stesso presidente filosiriano Emile Lahoud che, secondo l'inchiesta, avrebbe ricevuto una telefonata da uno dei sospettati siriani pochi minuti prima dell'attentato del 14 febbraio.
Lahoud ha subito smentito le affermazioni degli inquirenti. Damasco, dal canto suo, ha sempre negato ogni addebito, ma non gioca a favore della credibilità del regime il fatto che dopo aver promesso di facilitare l'opera del capo degli investigatori dell'Onu, il magistrato tedesco Detlev Mehlis, non soltanto gli è stato dato poco aiuto - si sostiene nel rapporto - ma, in alcuni casi, informazioni importanti sono state nascoste.
Il mandato di Mehlis, esteso al 15 dicembre, è stato commentato positivamente dal secondogenito ed erede politico di Hariri. «Invitiamo la comunità internazionale a rafforzare il suo sostegno alla Commissione d'inchiesta Onu sull'assassinio del premier Hariri per scoprire tutta la verità e far giudicare i colpevoli in un tribunale internazionale», ha detto Saad Hariri. «Il martirio di Rafik Hariri non è stato casuale», ha poi aggiunto affermando che il progetto di suo padre era quello di «riconquistare la libertà e l'indipendenza del Libano, a dispetto dei pericoli che lo circondavano».
L'attenzione della commissione d'inchiesta è incentrata sul ruolo di alcuni esponenti dell'establishment siriano. Il rapporto parla di indizi, offre poche prove e soprattutto lascia pensare che il complotto contro Hariri possa essere stato ordito dai vertici del potere e dai servizi di sicurezza ma non necessariamente con il beneplacito di Bashir Assad. Se fosse così, sarebbe la riprova di gravi contrasti interni e il presidente potrebbe decidere di allontanare dal suo fianco alcuni «fedeli collaboratori» anche per ridurre la pressione americana, per ora soltanto politica ed economica.
Appena due giorni dopo l'assassinio di Hariri, Assad scelse un nuovo capo degli 007 siriani rimuovendo dall'incarico il potente Hassan Khalil, indicato dalla commissione Mehlis come uno dei responsabili del delitto insieme con Bahjat Suleiman, altro capo dei "servizi" e Maher Assad, fratello minore del presidente che guida i reparti della Guardia repubblicana.
Il rapporto di Mehlis è stato accolto con soddisfazione dal governo libanese che lo ha definito «una solida base per rivelare i dettagli del crimine, il che richiederà altro tempo e altri sforzi». Emile Lahoud non ha partecipato alla riunione straordinaria nel corso della quale il premier Siniora ha affermato con abbondanza di diplomazia: «Qualunque cosa accadrà, non danneggerà le fraterne relazioni con la Siria». La polizia di Beirut sostiene di aver scoperto un complotto siriano per destabilizzare il Libano.

(Il Messaggero)
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Old 26-10-2005, 14:57   #2
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Lunedì 24 Ottobre 2005

Il dossier Onu sull’omicidio Hariri finirà davanti al Consiglio di sicurezza che deciderà eventuali provvedimenti

Bush e Blair, uniti contro la Siria

Un piano per isolare Assad: blocco diplomatico subito, poi le sanzioni

dal nostro corrispondente
ANNA GUAITA

NEW YORK - Gran Bretagna e Stati Uniti di nuovo uniti contro un nemico arabo. I responsabili della polita estera dei due Paesi, Condoleezza Rice e Jack Straw, hanno espresso ieri pareri identici sulla questione del coinvolgimento siriano nell’uccisione del leader dell’opposizione libanese alla Siria, ed ex-premier, Rafik Hariri. Sia per Rice che per Straw, la faccenda «è molto seria», e «va affrontata». I due ovviamente si preparano a portare la loro lotta davanti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, dove ci si aspetta che il fronte anglo-americano chieda sanzioni severe contro il governo di Damasco. Vari esperti americani sono convinti che l’Amministrazione Bush voglia usare l’inchiesta Onu sul complotto libanese-siriano contro Hariri, per isolare il presidente siriano Bashar al-Assad, un po’ come Washinghton fece contro Gheddafi dopo che la Libia fece esplodere il jumbo della Pan Am, nel dicembre del 1988.
La strategia contro Gheddafi ha però richiesto molto tempo: solo dopo un decennio di pressioni internazionali il capo libico ha accettato di collaborare, di consegnare i sospetti dell’attentato, e di offrire dei risarcimenti alle sue vittime. Bush ha però fretta, e vorrebbe risultati ben più velocemente. Allo stesso tempo, sa di non poter stritolare il governo di Assad, se non altro perché in Siria non ci sono partiti con disposizioni amichevoli verso gli Stati Uniti, né esistono gruppi di esiliati siriani filo-occidentali, come era stato il caso per l’Afghanistan e l’Iraq. Far cadere precipitosamente la presidenza di Bashar al-Assad potrebbe significare spalancare la porta alla “Fratellanza Islamica”, il più forte gruppo di opposizione, che creerebbe un governo religioso e anti-occidentale.
Per il momento dunque, e in attesa che l’inchiesta Onu condotta dall’investigatore tedesco Detlev Mehlis si concluda, il prossimo 15 dicembre, Bush avrebbe preparato un piano “minimalista”, in cui si chiederebbe alla Siria di smettere di intromettersi negli affari dei Paesi circostanti: il Libano in primis, ma anche l’Iraq e i territori palestinesi. Niente più manipolare la politica del governo di Beirut, niente più porte aperte ai ribelli che vogliono andare in Iraq via Siria, niente più invio di armi ai gruppi palestinesi violenti.
Minimalista per quanto sia, il piano dovrà essere approvato dal Consiglio di Sicurezza, dove è presumibile che si voglia prima conoscere la conclusione dell’inchiesta di Mehlis. Nel frattempo però le cose non stanno ferme: il capo druso Walid Jumblatt, che negli anni Ottanta fu uno dei sostenitori del legame politico e militare del Libano con la Siria, ha ieri raccomandato che si faccia pienamente luce sul presunto complotto fra i generali dei due Paesi per l’omicidio di Hariri, e ha proposto l’apertura di un tribunale internazionale, proprio come è stato richiesto anche dal figlio di Hariri al Parlamento libanese.
Il New York Times ha intanto reso noti i particolari dell’attentato dello scorso febbraio, come sono riassunti nel rapporto compilato finora dall’Onu, e che si leggono come un vero giallo: i generali libanesi e siriani che avevano deciso di uccidere Hariri per le sue posizioni antisiriane, avevano comprato un furgone che era stato rubato in Giappone. Il furgone bianco era stato riempito di esplosivi in una base militare siriana e portato fino in Libano da un colonnello. A Beirut era stato consegnato a un kamikaze iracheno, che era stato convinto di essere sul punto di uccidere non Hariri, ma il presidente iracheno Ayad Allawi. Nel frattempo, uno dei generali del complotto aveva preparato il capro espiatorio, il giovane Ahmad Abu Adass, che era stato costretto sotto la minaccia di un fucile, a sostenere in un video di essere un militante di Al Qaeda e di essere pronto a uccidere Hariri. Dove sia finito Adass, nessuno sembra saperlo. Gli investigatori Onu sono convinti che sia stato portato in Siria e ucciso in una prigione lì.
(Il Messaggero)
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Old 26-10-2005, 21:37   #3
Ewigen
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Fuoco di sbarramento di Damasco contro il rapporto Mehlis

24 Ottobre 2005
SIRIA – LIBANO – ONU
Fuoco di sbarramento di Damasco contro il rapporto Mehlis
di Jihad Issa

Manifestazioni di piazza e dichiarazioni di politici a favore del regime di Assad, alla vigilia della riunione del Consiglio di sicurezza. Da Beirut Siniora e Joumblatt “consigliano” ad Assad di collaborare. Sempre più delicata la posizione del presidente Lahoud.

Damasco (AsiaNews) - Fuoco di sbarramento di Damasco alla vigilia della presentazione, in programma domani, al Consiglio di sicurezza dell’Onu del rapporto Mehlis sul coinvolgimento del governo siriano nell’assassinio dell’ex primo ministro libanese, Rafic Hariri.

Ma se Usa, Francia e Gran Bretagna sembrano intenzionati a chiedere sanzioni internazionali contro il governo Assad, le conclusioni della Commissione d’inchiesta stanno creando conseguenze anche in Libano, dove l’arresto di Mahamoud Abdel-Al, il libanese che il rapporto Mehlis afferma coinvolto nella strage di San Valentino, rende sempre più delicata la posizione del presidente della Repubblica, il filosiriano Emile Lahoud, le dimissioni del quale sono richieste da voci sempre più pressanti.

Manifestazioni di piazza, oggi a Damasco, contro il raporto Mehlis, accusato dal direttore del giornale governativo “Al Sawra" (La rivoluzione), Fayez El Sayegh, di essere pieno di errori, di aver rovinato l'inchiesta e politicizzato la verità. “La Siria –scrive - non piegherà la testa sul banchetto degli interessi americani, francesi e britannici...",

Ieri lo stesso presidente siriano, Bachar El Assad, in un messaggio rivolto ai capi dei Paesi membri del Consiglio di sicurezza, (ma non a USA, Francia e Gran Bretagna) ha replicato alle accuse “ingiuste e false” contro il suo Paese. Il vice-ministro degli Affari esteri siriano, Walid El Mouallem, che qualche mese prima del ritiro delle truppe siriane dal Libano era stato nominato da Assad responsabile del dossier libanese, ha affermato in una dichiarazione che le accuse riportate contro di lui nel rapporto Mehlis, di aver minacciato di morte Hariri se non avesse accettato il prolungamento del mandato del presidente Lahoud, sono false, perché tra lui e Hariri regnava un clima di amicizia e di rispetto.

Il fronte interno siriano appare formalmente compatto nella difesa del regime. Il gruppo degli otto partiti politici, (Fronte nazionale El Baas) in un comunicato diffuso dalla SANA ha definito il rapporto Mehlis, “distruttore della verità sull'assassinio di Hariri”, perché “basato su testimonianze false di persone ostili alla Siria e non credibili" ed ha affermato che il governo di Damasco ha risposto a tutte le domande fatte dalla commissione internazionale, che ha selezionato le risposte adatte ai suoi scopi. “Tutto questo mostra che la commissione internazionale era stata influenzata dalle forze estere che vogliono intimidire la Siria”.

A livello popolare, a Damasco regna un clima di paura da una parte e di attesa dall'altra. Ieri molte persone si sono recate nei luoghi di culto cristiani e musulmani per pregare Dio di allontanare questa situazione, che minaccia la pace e la tranquillità del Paese”. L'archimandrita Nicolaos Loutfi, nell'antica chiesa di Saydanaia ha rivolto una preghiera perché Dio allontani le sofferenze che colpiscono tutto il popolo. “Vogliamo vivere in pace con Dio, con noi stessi e con i nostri vicini. Noi rifiutiamo l'ingiustizia,e tutti vogliono sapere ed arrivare alla verità”. Cheikh Mouhsen Sakkal, responsabile della moschea di Hasakeh, ha dichiarato ad AsiaNews che tutto il popolo della Siria sta vivendo momenti critici e regna un sentimento di abbandono. Egli si chiede “perché molti hanno dimenticato la Siria” e si e mostrato deluso dall'atteggiamento di molti libanesi “che hanno dimenticato il ruolo della Siria nel ristabilimento della pace molti anni fa”.

Eco positiva delle proteste di Damasco c’è stata, finora, solo a Teheran. Il quotidiano “Al-Qods” riporta oggi le affermazioni di Hussein Roioran, esperto delle questioni siro-lbanesi, che chiede “ai Paese che rispettano i diritti, di rifiutare il rapporto per impedire il deterioramento della situazione nella regione”. Per un altro giornale, “Rissalat”, il rapporto creerà maggiore tensione nella regione e permetterà ad Israele di portare avanti i suoi piani. Per “Syassat Rose”, infine, Stati Uniti ed Israele stanno cercando di creare una crisi tra Siria e Libano.

Nel Paese dei cedri ci sono in effetti reazioni sia sul piano interno che su quello dei rapporti con la Siria. Il presidente del parlamento Nabih Berry ha giudicato “buono” il rapporto, il primo ministro Fouad Sinora e Walid Joumblatt, capo del Psp, hanno “consigliato” il presidente siriano a “collaborare per stabilire la verità” sull’assassinio di Hariri.

“La Siria da domani in stato d’accusa davanti al Consiglio di sicurezza”, titola oggi “L’Orient Le jour”, che evidenzia anche l’infittirsi delle richieste di dimissioni di Lahoud, il presidente della Repubblica generalmente considerato filosiriano e del quale parla anche il rapporto Mehlis. A lui, infatti, Mahamoud Abdel-Al, il libanese che sarebbe coinvolto nell’uccisione di Hariri, avrebbe telefonato 1 minuto prima dell’esplosione che ha ucciso l’ex primo ministro. Fouad Sinora ha ripetuto ieri che “sarebbe meglio che Lahoud prendesse l’iniziativa di dimettersi”. Analogo parere è stato espresso da esponenti politici cristiani di primo piano come Samir Geagea e Michel Aoun.
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Old 26-10-2005, 21:42   #4
Ewigen
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21 Ottobre 2005
SIRIA - LIBANO
Rapporto ONU: La Siria “implicata” nell’assassinio di Hariri

Damasco (AsiaNews /Agenzie) – Alcune nazioni occidentali chiederanno al Consiglio di Sicurezza Onu delle sanzioni contro la Siria, ora che il rapporto Mehlis dimostra che essa è implicata nell’assassinio del defunto premier libanese Rafiq Hariri.

Dopo 4 mesi di investigazioni, le Nazioni Unite hanno prodotto un rapporto in cui si afferma che “molte direzioni puntano direttamente a personaggi della sicurezza siriani, coinvolti nell’assassinio” di Hariri lo scorso febbraio.

Il rapporto afferma che l’attacco con auto-bomba è stato pianificato mesi prima e eseguito da un gruppo con grandi risorse e possibilità.

L’inchiesta conclude che l’assassinio non potrebbe essere stato condotto a termine senza la collusione di alte personalità libanesi.

Gli investigatori, guidati dal tedesco Detlev Mehlis, affermano che le autorità siriane hanno cooperato con l’inchiesta solo in minima parte; essi accusano diversi intervistati di “aver tentato di confondere l’inchiesta”. Essi accusano pure il Ministro siriano degli esteri Faruq al-Shara di aver mentito in una lettera inviata alla commissione.

Gli investigatori hanno prove che il maggior generale Asef Shawkat, cognato del presidente siriano Bashar al Assad, ha pianificato l’attentato, costringendo un noto militante, Ahmed Abu Adass, a registrare un video in cui egli si autoaccusa per l’assassinio, diverse settimane prima che avvenisse.

Il rapporto afferma che la decisione di uccidere Hariri “ non avrebbe potuto essere presa senza l’approvazione dei massimi ufficiali della pubblica sicurezza siriana e non avrebbe potuto essere organizzata senza la connivenza della loro controparte nei servizi libanesi della sicurezza”.

Kofi Annan, segretario dell’Onu, ha ricevuto il rapporto Mehlis ieri; in serata egli lo ha trasmesso al Consiglio di Sicurezza e al governo libanese.

Hariri era sempre stato fortemente critico del pluri-decennale dominio siriano sul Libano; molti libanesi hanno subito sospettato un’implicazione delle autorità siriane nell’uccisione di Hariri.

Il suo assassinio, insieme a quello di altre 20 persone in un attacco suicida nelle strade del centro di Beirut, ha scatenato le proteste internazionali e quelle dei libanesi che hanno portato al ritiro dell’esercito siriano dal paese.

La Siria ha sempre negato ogni coinvolgimento nell’assassinio di Hariri. Il Ministro dell’informazione ha subito definito come “politico” il rapporto Mehlis. Il Consiglio di Sicurezza discuterà il rapporto all’inizio della prossima settimana.


21 Ottobre 2005
SIRIA - LIBANO - ONU
Il rapporto Mehlis, un colpo al cuore del regime siriano
di Jihad Issa e Youssef Hourany

Damasco cerca di contestare il documento e chiede ai media arabi di negarne la veridicità, ma anche nelle moschee c’è eco della preoccupazione con la quale si aspetta la riunione del Consiglio di sicurezza.

Damasco (AsiaNews) – Una vera bomba politica che colpisce al cuore il regime siriano: questa la prima valutazione che si dà in Libano alla pubblicazione del rapporto Mehlis, secondo il quale "tutto porta a credere ragionevolmente che la decisione di assassinare Rafic Hariri non ha potuto essere presa senza l’approvazione di alti responsabili della sicurezza siriana e che il crimine non avrebbe potuto essere organizzato senza la complicità dei loro omologhi libanesi".

La prima reazione da parte siriana è venuta dal ministro dell’informazione, Mehdi Dakhlallah, che ha definito il documento "parziale, politicizzato e lontano dalla verità". Si tratta, ha aggiunto, "di un manifesto politico contro la Siria", "basato sulle testimonianze di persone note per la loro ostilità al nostro Paese". In una conversazione telefonica con il nostro corrispondente a Damasco Jihad Issa, il ministro ha criticato duramente il rapporto, contestandone il contenuto soprattutto per ciò che concerne l’affermata stretta collaborazione con l’attentato del genero del presidente Assad, il generale Assaf Chawkat. Il ministro ha annunciato che il governo siriano sta preparando una nota politico-informativa e risponderà all’Onu per via diplomatica. Tutto l'interesse degli Stati Uniti verso il Libano, a suo parere, è dovuto in primo luogo al fallimento della sua politica in Iraq e la causa principale che ha creato tutto questo conflitto con gli americani bisognerebbe cercarla in Iraq e non in Libano. Per migliorare i rapporti tra la Siria e gli Stati Uniti, in definitiva “bisognerebbe fare qualcosa sul piano irakeno”. Damasco intanto sta chiedendo a tutti i mezzi di comunicazione e soprattutto alle televisioni arabe che trasmettono via satellite di dare avvio ad una campagna contro il rapporto. Per impedire una falsa lettura del rapporto si chiede alla comunità internazionale di leggerlo “in modo imparziale”, perché “è molto influenzato dallo stato attuale delle cose che derivano dal peggioramento dei rapporti tra la Siria e la comunità internazionale”.

La replica del ministro libanese del’istruzione, Khaled Qabbani, che ha giudicato il rapporto "altamente tecnico, basato su prove e niente affatto politicizzato" lascia intravedere gli sviluppi, polemici e politici, della questione. Fonti diplomatiche occidentali a Beirut affermano da parte loro che il giudice tedesco ha dato prova di precisione e di serietà nelle investigazioni.

A Damasco come a Beirut c’è attesa per quanto avverrà martedì prossimo, quando il Consiglio di sicurezza dell’Onu si riunirà proprio per affrontare la discussione sul rapporto Mehlis. A sollevare preoccupazione sono anche le implicazioni dell’affermazione del giudice Mehlis, che tocca alla Siria "chiarire una parte considerevole di tutto ciò che non ha trovato risposta".

Oggi intanto, nel primo giorno dopo la diffusione del rapporto i siriani si sono svegliati preoccupati. Le vie delle città si sono riempite di striscioni che inneggiano al presidente Assad: “siamo con te Bachar, leone degli Arabi", "Siamo innocenti! Chiedete agli americani che ha ucciso Hariri!", "America via dall'Iraq e saremo in pace".

Dello stesso tono le loro prediche di questo venerdì del mese di Ramadan nelle moschee, con diffuse accuse di aver falsificato la situazione. "Il nostro problema reale con gli americani - ha detto cheikh Hassan Safi, imam di Homs - non è dovuto alla situazione del Libano, ma bisognerebbe cercarlo nel vicino Iraq". Nelle moschee si segnala un generale clima di frustrazione e di disagio: ci si chiede se è vero ciò ha detto Mehlis, oppure se fa parte di una politica internazionale che vuole piegare i siriani.
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Old 26-10-2005, 21:55   #5
Tenebra
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Originariamente inviato da Ewigen
“Vogliamo vivere in pace con Dio, con noi stessi e con i nostri vicini. Noi rifiutiamo l'ingiustizia,e tutti vogliono sapere ed arrivare alla verità”. .....
si e mostrato deluso dall'atteggiamento di molti libanesi “che hanno dimenticato il ruolo della Siria nel ristabilimento della pace molti anni fa”.

Sono senza vergogna... vogliono vivere in pace coi vicini e si chiedono come mai i libanesi li odiano, intanto però l'esercito nel paese dei "vicini" l'hanno mantenuto loro...

Il rapporto Mehlis non ha fatto altro che mettere nero su bianco quello che era già evidente e corroborato da tante prove da essere imbarazzante.
Le proteste anti-americane e il tirare in ballo Israele sono solo un modo per cercare di attirarsi le simpatie dei paesi islamici vicini, perchè da qualunque parte si guardi non c'è nè logica nè fondamento nelle loro proteste.

L'azione è stato condotta malissimo (l'assassinio politico, s'intende) e praticamente in flagranza di reato, cosa si aspettavano? Una pacca sulle spalle e un "non è stato nessuno, è esploso così, per autocombustione" ?

Il problema ora è: appurato che è stato l'estabilishment siriano a commettere l'attentato (come se qualcuno potesse essere convinto del contrario...) cosa può fare la comunità internazionale? Le sanzioni non hanno senso, colpirebbero solo la popolazione e non i mandanti dell'omicidio, ovvero le autorità siriane.
Vedrei meglio aiuti, sia militari che economici, al Libano: non fai soffrire inutilmente la popolazione siriana e metti in condizione i "vicini ingrati" di evitare ulteriori ingerenze da parte dei loro criminali vicini.
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Tenebra
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Originariamente inviato da Ewigen
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“è molto influenzato dallo stato attuale delle cose che derivano dal peggioramento dei rapporti tra la Siria e la comunità internazionale”.
Sempre peggio...
Di chi è la colpa del "peggioramento dei rapporti"? Un'improvvisa ondata di sentimenti anti siriani oppure la logica conseguenza del fatto che la Siria continua indefessa a spedire armi e guerriglieri nelle zone calde (ivi compreso l'Iraq che citano proprio loro) avendoli prima indottrinati nelle proprie moschee e addestrati nei propri campi nascosti sul territorio siriano?
Forse c'entra qualcosa anche il fatto che almeno metà dei kamikaze che hanno compiuto attentati negli ultimi mesi, e di cui si è potuta stabilire l'identità, erano passati per la madrasse siriane, come i tristemente famosi kamikaze di Londra?

Bella l'immagine della Siria, col pugnale in mano grondante sangue ma che nega e fa la vittima agitando lo stesso coltello per colpa del quale viene accusata.
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Ewigen
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29 ottobre 2005 15.34
DAMASCO
HARIRI: SIRIA ANNUNCIA PROPRIA COMMISSIONE D'INCHIESTA

La Siria istituirà una propria commissione d'inchiesta sulla morte di Rafik al-Hariri, l'ex premier libanese e capofila dello schieramento ostile a Damasco, assassinato il 14 febbraio scorso sul lungomare di Beirut con un attentato dinamitardo costato la vita ad altre 21 persone, dietro il quale da più parti è stata denunciata appunto un'orcherazione del potente Paese vicino. Gli inquirenti siriani collaboreranno con quelli delle Nazioni Unite, già all'opera da tempo. Lo ha annunciato l'agenzia di stampa ufficiale "Sana".(Avvenire)
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Sempre peggio...
Di chi è la colpa del "peggioramento dei rapporti"? Un'improvvisa ondata di sentimenti anti siriani oppure la logica conseguenza del fatto che la Siria continua indefessa a spedire armi e guerriglieri nelle zone calde (ivi compreso l'Iraq che citano proprio loro) avendoli prima indottrinati nelle proprie moschee e addestrati nei propri campi nascosti sul territorio siriano?
Forse c'entra qualcosa anche il fatto che almeno metà dei kamikaze che hanno compiuto attentati negli ultimi mesi, e di cui si è potuta stabilire l'identità, erano passati per la madrasse siriane, come i tristemente famosi kamikaze di Londra?

Bella l'immagine della Siria, col pugnale in mano grondante sangue ma che nega e fa la vittima agitando lo stesso coltello per colpa del quale viene accusata.

29 ottobre 2005 18.17
DAMASCO
SIRIA NEGA OSPITARE ESPONENTI JIHAD ISLAMICA

La Siria ha negato di ospitare sul proprio territorio esponenti della Jihad Islamica, che solo ieri il Quartetto di Madrid l'aveva sollecitata a espellere; e, in apparente replica alle pressioni dell'organismo internazionale di mediazione, ha puntualizzato che gli uffici di quella e di "altre organizzazioni palestinesi sono stati chiusi ormai da tempo". Citate dall'agenzia di stampa ufficiale 'Sanà, fonti del ministero degli Esteri siriano hanno quindi sottolineato: "Le attività militari e paramilitari sono lanciate dai territori palestinesi occupati, non dal nostro".

Il Quartetto, stando a quanto riferito da un portavoce del Dipartimento di Stato americano, aveva ingiunto a Damasco di "intraprendere immediate iniziative" per impedire a gruppi armati di compiere "attacchi terroristici" approfittando dell'accoglienza suppostamente ricevuta: palese allusione all'attentato suicida di mercoledì a Hadera, nel centro-nord d'Israele, costato la vita a cinque civili nonchè il ferimento di altri venti e rivendicato proprio dalla Jihad.
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Old 31-10-2005, 13:57   #9
Ewigen
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31 Ottobre 2005
LIBANO
Il Libano vive un momento difficile e guarda al patriarca Sfeir
di Youssef Hourany

Aoun e Geagea si dicono pronti a seguire le indicazioni del cardinale, che parla di “molte strade pericolose” davanti al Paese. Da Joumblatt l’invito all’unità delle forze cristiane per decidere il futuro presidente della Repubblica, che dovrà essere, dice, maronita. Il leader druso ammonisce Assad a non rifiutare la collaborazione con la comunità internazionale.

Beirut (AsiaNews) – E’sempre di più punto di riferimento nazionale, non solo per i cristiani, il patriarca maronita Nasrallah Sfeir. Lo evidenzia il momento difficile che il Libano sta vivendo per le ripercussioni interne del rapporto Mehlis e le discussioni sul futuro del presidente della Repubblica Emile Lahoud.

Ancora ieri, il patriarca, nella sua omelia, ha sottolineato la necessita di un risveglio spirituale basato sui valori della fede nel sacramento dell'Eucaristia ed ha espresso la sua preoccupazione di fronte allo stato delle cose odierne: si assiste ad una "perplessità, che ha raggiunto il massimo nelle mente dei libanesi, che sono al ‘bivio di molte strade’ e tutte le strade sono piene di pericolo”. Il cardinale ha quindi rivolt un appello forte alla “prudenza ed alla saggezza, prima di giudicare le cose e le persone”, insistendo sull'importanza dell'unita nazionale. E’ “l'unica via sicura che ci tiene lontani dalla divisione e dalla disgregazione”; per tale obiettivo, tutti debbono evitare la ricerca dei "beni personali", cercando "il bene di tutti", perché non c'e spazio nel momento presente per le persone "egoiste", che cercano i propri interessi. Il patriarca Sfeir ha infine innalzato la sua preghiera perché Dio Onnipotente, principe della pace, allontani dalla nostra patria i pericoli che la stanno minacciando.

In questo periodo molto critico, Bkerke, dove è la sede del patriarca, è testimone della centralità del ruolo del card. Sfeir. Il patriarca, dopo il suo rientro da Roma, la settimana scorsa, sta ricevendo molte persone, che si dichiarano disposte ad accettare le soluzioni che egli proporrà. Il generale Michel Aoun, che era stato ricevuto dal Patriarca la settimana scorsa, ha affermato che bisognerebbe seguire le direttive del “saggio anziano di Bkerke”, che “non chiede nulla per sé” ed ha aggiunto che “la voce profetica del patriarca è l'unica capace di chiarire ed illuminare la gente”.

Anche il leader delle forze Libanesi, Samir Geagea, che è stato ricevuto per più di un’ora nella tarda serata di ieri, ha detto al nostro corrispondente che “c'è un consenso unanime con il patriarca, che chiede a tutti di ‘trattenere il fiato’ e di non correre troppo”. Geagea ha ribadito “il pieno appoggio delle forze libanesi alle proposte del patriarca”. Il Libano, ha aggiunto, sta vivendo un periodo “transitorio” che non dovrebbe durare molto, prima del passaggio ad un tempo di pace e di stabilita interna, “spero di vedere nell'arco di un paio di mese la rinascita dello Stato giusto,tanto desiderato da tutti”.

Da parte sua, il leader druso Walid Joumblatt, in una intervista alla televisione "Al Arabya" (L'Araba), ha lanciato un appello a tutte “le forze politiche cristiane”, perché si uniscano il più presto possibile sotto l'egida del Patriarca Sfeir, per discutere sul futuro del presidente Lahoud e della presidenza della repubblica, affermando che tutti vogliono eleggere “un presidente cristiano maronita, come è ovvio”, ed ha richiamato l'attenzione di tutti sul pericolo che sta minacciando tutti, prevedendo l'approvazione da parte del Consiglio di sicurezza di “una risoluzione molto forte contro la Siria". Joumblatt ha ammonito il presidente siriano Bachar El Assad sul percolo che corre se rifiuta la piena collaborazione con la comunità internazionale, “nel caso contrario lo aspetta un futuro peggiore di quello di Saddam Hussein”, facendo sua la preoccupazione del patriarca se le cose proseguono nella stessa maniera.
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Old 31-10-2005, 15:51   #10
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29 Ottobre 2005
SIRIA – EGITTO - ONU
Damasco spera che l’intervento egiziano allontani le sanzioni Onu
di Jihad Issa
Preoccupazione in Siria, anche se le prese di posizione di Russia e Cina contrarie a sanzioni allontanano i peggiori timori

Damasco (AsiaNews) – C’è preoccupazione a Damasco per la riunione di lunedì al Palazzo di vetro, anche se le posizioni annunciate di Russia e Cina, che si sono dette contrarie a sanzioni contro la Siria, e la mediazione offerta dall’Egitto offrono qualche margine di ottimismo.

Particolare valore viene dato in Siria alla improvisa visita, venerdì, del presidente egiziano Hosni Moubarak, a capo di una delegazione ufficiale, composta, fra l’altro, dal ministro degli Esteri, Abou El Ghaitt, e dall'inviato speciale di Moubarak in Arabia Seoudita, Omar Souleiman, di ritorno dalla consegna, il mercoledì, una lettera della massima importanza al re saudita, riguardante gli ultimi sviluppi della situazione dopo la publicazione del rapporto Mehlis e le voci che parlano di una probabile sanzione contro la Siria.

Nell’ambito della visita, c’è stata una riunione a porte chiuse tra i due presidenti, Moubarak e Assad, durata più di un'ora, alla fine della quale l'agenzia SANA ha riaffermato la piena disponibilita della Siria di collaborare con la commissione d'inchiesta internazionale sull'assassinio dell'ex premier libanese Rafic Hariri ed il suo rifiuto categorico di qualsiasi "manipolazione del rapporto a fini politici", orientato in modo da servire alcuni interessi internazionali.

Da parte sua il ministro degli Esteri d'Egitto, Ahmed Abou El Ghaitt ha ribadito la disponibilità del suo governo ed ha dato credito ale affermazioni dei responsabili siriani, rifiutandosi di considerare il problema attuale come risultato "del peggioramento dei rapporti tra il Libano e la Siria". Il ministro egiziano ha anche affermata la necessità di ridare stabilità e pace alla regione Mediorientale.

In Siria viene vista con favore l'iniziativa del presidente egiziano la mediazione del quale viene giudicata "Unico e ultimo rimedio". Eco del clima sulla stampa siriana, secondo la quale la riunione di lunedì all'ONU dei ministri degli Affari Esteri e del Libano non sarà in grado di produrre nessun effetto, “perché ormai tutto il mondo sa cosa vogliono gli Americani con i loro alleati dal Rapporto "politicizzato"e" non definitivo" di Mehlis”, che “mira a rendere servizio ad Israele, Paese protetto dagli Americani".


31 Ottobre 2005
SIRIA-ONU
L’”agonia” di Damasco che attende il verdetto Onu
di Jihad Issa

Il ministro degli Esteri siriano a New York per premere sui Paesi “amici”, ma non si prevedono “veti”.

Damasco (AsiaNews) - La Siria sta vivendo in questi momenti una dura “agonia”, nell’attesa, tra poche ore, della riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, con la partecipazione di 11 ministri degli Esteri. Ci si aspetta una risoluzione molto dura contro la Siria, malgrado le mosse siriane, a cominciare dal decreto presidenziale che ha formato una commissione nazionale d'inchiesta sull'assassinio del presidente Hariri, con un ampio potere.

A New York è andato il ministro degli esteri siriano Farouk El Chareh, per sostenere la posizione del suo governo con alcuni membri del Consiglio di Sicurezza, ma finora non si sa se Russia o Cina useranno il loro diritto di veto contro il progetto di risoluzione di Usa, Francia e Gran Bretagna. Sembra anzi che ci sarà solo l’astensione di tre Paesi, i due sopraindicati con l'Algeria unico Stato arabo membro del Consiglio di sicurezza.

In Siria l’attesa è grande: quasi tutte le strade principali sono vuote, da una parte per il Ramadan e dall'altra perché c'e una vera paura del futuro, soprattutto dopo le ultime minacce contro la Siria. Si teme il probabile “futuro nero” del regime dopo l'insistenza degli americani e dei loro alleati sulla scarsa collaborazione con la commissione d'inchiesta internazionale di Mehlis.

Nelle chiese anche oggi si prega per la pace e la concordia: iniziative molto apprezzate anche dagli imam musulmani, che si stanno preparando per celebrare la festa della fine del mese di digiuno del Ramadan.

Da parte governativa, il vice-ministro degli Esteri, Walid El Mouallem, che ha incontrato molti responsabili dei Paesi del Golfo, ha ribadito la piena disponibilità della Siria a collaborare con la Commissione del’Onu ed ha ricordato i compiti della commissione d'inchiesta nazionale sull’assassinio di Hariri, voluta dal presidente El Assad, che ha ampia facoltà di interrogare qualsiasi esponente civile o militare.

Il vice ministro,ha ringraziato il presidente Mubarak per la sua mediazione, invitando tutti ad assumere una posizione "giusta e onesta" nei riguardi del suo Paese. La stessa gratitudine è stata espressa per il re di Giordania, che sta giocando in queste ultime ore un ruolo molto importante presso il governo Britannico, Paese membro del Consiglio di sicurezza con diritto di veto. Anche

l'iniziativa del presidente del Pakistan Musharraf sull'urgenza di trovare una soluzione degna e giusta del problema posto dal progettodi risoluzione americano-francese-britannico dopo la pubblicazione del Rapporto di Mehlis è stata molto apprezzata qui in Siria, malgrado le sue critiche contro il regime iraniano.


31 ottobre 2005 14.47
MOSCA
HARIRI, RUSSIA MINACCIA VETO A RISOLUZIONE ONU ANTI-SIRIA

La Russia potrebbe esercitare il diritto di veto, che le compete in qualità di membro permanente, per bloccare un'eventuale risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che minacciasse sanzioni a carico della Siria nel caso in cui quest'ultima non collaborasse pienamente all'inchiesta Onu sull'assassinio di Rafik al-Hariri: l'ex premier libanese ucciso il 14 febbraio scorso a Beirut in un attentato dinamitardo che costò la vita ad altre 21 persone.
Lo ha riferito l'agenzia di stampa indipendente russa "Interfax", che citava fonti riservate della rappresentanza permanente di Mosca presso il Palazzo di Vetro.(Avvenire)
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Ultima modifica di Ewigen : 31-10-2005 alle 15:56.
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Old 31-10-2005, 17:30   #11
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31 ottobre 2005 17.09
NEW YORK
HARIRI, OCCIDENTE OFFRE RINUNCIA SANZIONI ECONOMICHE A SIRIA

Nell'intento di ottenere l'unanimità in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e di eliminare così il rischio di un'opposizione del veto da parte della Russia, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia per bocca dei rispettivi ministri degli Esteri si sono detti pronti a rinunciare all'inserimento della minaccia di sanzioni economiche contro la Siria nella bozza di risoluzione in cui s'ingiunge a Damasco piena collaborazione nell'inchiesta internazionale sull'omicidio di Rafik al-Hariri, l'ex premier libanese e capofila del fronte anti-siriano assassinato in febbraio a Beirut. I tre Paesi occidentali sono i promotori della risoluzione da sottoporre al Consiglio di Sicurezza.: la loro disponibilità ad ammorbidirne la portata è stata riferita da fonti diplomatiche riservate al Palazzo di Vetro.
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Old 31-10-2005, 17:50   #12
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31 ottobre 2005 17.47
NEW YORK
LIBANO, HARIRI: RISOLUZIONE ONU APPROVATA ALL'UNANIMITÀ

Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, riunito oggi a New York a livello dei ministri degli esteri, ha approvato all'unanimità una risoluzione, la 1636, che chiede alla Siria di cooperare all'inchiesta internazionale sull'omicidio dell'ex premier libanese Rafik Hariri.
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Old 01-11-2005, 00:24   #13
Tenebra
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E' finito tutto a tarallucci e vino, come sempre.
Le risoluzioni Onu che non comportano sanzioni sono carta straccia e come tale sono viste dai paesi che non ne fanno parte, e spesso anche da chi ne fa parte.
La Siria taccerà di "manovra politica" ogni conclusione che la accusi, e dato che ogni rapporto con un minimo di serietà non potrebbe far altro, si arriverà ad un rapporto fumoso, censurato ed inconcludente.
Morale: nessuna giustizia per l'assassinio politico perpetrato dalla Siria, ma nel frattempo le dichiarazioni siriane su Israele assomigliano in maniera sempre più preoccupante a quelle iraniane.
Naturalmente, senza sanzioni. Se fosse stata una nazione europea ad ordire e perpetrare un assassinio politico ai danni di un paese confinante ed a piazzarci l'esercito in pianta stabile, si sarebbe ritrovata in ginocchio dopo due giorni. Idem se avesse fatto dichiarazioni allucinanti sul diritto all'esistenza di un altro stato.

E' l'ennesima riprova che il palazzo di vetro è ormai un palazzo di cartapesta, bloccato dai veti di convenienza. Inutile, a questo punto, continuare a sfornare risoluzioni e dichiarazioni di "indignazione" buone solo a salvarsi la faccia, perchè tutto il mondo si è ormai accorto dell'impotenza derivante dall'impossibilità di accordarsi delle cosiddette potenze.

E non mi piace che uno stato trovi l'unità e si raggruppi attraverso e per mezzo di un'autorità religiosa, anche se una volta tanto di matrice cristiana e non islamica. Questa deriva porterà il Libano solamente ad essere considerato il bersaglio numero due dell'area (dopo, ovviamente, Israele) da parte di TUTTI i vicini, uniformemente accomunati da una religione che vede come unico cristiano buono quello soggiogato o morto.
Complimenti per il coraggio, ma il Libano non ha la potenza militare e d'intelligence di Israele... saranno facile preda, ed il palazzo di cartapesta non potrà far altro che stare a guardare: dopo aver praticamente perdonato un lampante assassinio politico, questo sarà il prevedibile prossimo passo.
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Old 01-11-2005, 00:43   #14
von Clausewitz
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E' finito tutto a tarallucci e vino, come sempre.
Le risoluzioni Onu che non comportano sanzioni sono carta straccia e come tale sono viste dai paesi che non ne fanno parte, e spesso anche da chi ne fa parte.
La Siria taccerà di "manovra politica" ogni conclusione che la accusi, e dato che ogni rapporto con un minimo di serietà non potrebbe far altro, si arriverà ad un rapporto fumoso, censurato ed inconcludente.
Morale: nessuna giustizia per l'assassinio politico perpetrato dalla Siria, ma nel frattempo le dichiarazioni siriane su Israele assomigliano in maniera sempre più preoccupante a quelle iraniane.
Naturalmente, senza sanzioni. Se fosse stata una nazione europea ad ordire e perpetrare un assassinio politico ai danni di un paese confinante ed a piazzarci l'esercito in pianta stabile, si sarebbe ritrovata in ginocchio dopo due giorni. Idem se avesse fatto dichiarazioni allucinanti sul diritto all'esistenza di un altro stato.

E' l'ennesima riprova che il palazzo di vetro è ormai un palazzo di cartapesta, bloccato dai veti di convenienza. Inutile, a questo punto, continuare a sfornare risoluzioni e dichiarazioni di "indignazione" buone solo a salvarsi la faccia, perchè tutto il mondo si è ormai accorto dell'impotenza derivante dall'impossibilità di accordarsi delle cosiddette potenze.

E non mi piace che uno stato trovi l'unità e si raggruppi attraverso e per mezzo di un'autorità religiosa, anche se una volta tanto di matrice cristiana e non islamica. Questa deriva porterà il Libano solamente ad essere considerato il bersaglio numero due dell'area (dopo, ovviamente, Israele) da parte di TUTTI i vicini, uniformemente accomunati da una religione che vede come unico cristiano buono quello soggiogato o morto.
Complimenti per il coraggio, ma il Libano non ha la potenza militare e d'intelligence di Israele... saranno facile preda, ed il palazzo di cartapesta non potrà far altro che stare a guardare: dopo aver praticamente perdonato un lampante assassinio politico, questo sarà il prevedibile prossimo passo.
ottime e illuminanti considerazioni
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Old 02-11-2005, 18:44   #15
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2 Novembre 2005
SIRIA – LIBANO - ONU
Tensione in una Siria che si sente “isolata e circondata”
di Jihad Issa

Si contesta la risoluzione 1636 dell’Onu, che chiede di cooperare con la Commissione Mehlis, ma anche il “silenzio” dei Paesi arabi. Manifestazioni a Damasco: giovani tentano di entrare nell’ambasciata Usa.

Damasco (AsiaNews) – Tensione a Damasco, dopo la pubblicazione della risoluzione 1636 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. I giornali controllati dal governo contestano la decisione delle Nazioni Unite, ripetono che la Siria è pienamente disponibile a collaborare con l’inchiesta dell’Onu, ma evitano di pubblicare il testo della risoluzione, che è stata approvata all’unanimità e contestano “il silenzio” dei Paesi arabi.

Di fronte alle pressioni internazionali, in Siria si sta diffondendo la preoccupazione di un “mare di sangue”, che molti prevedono invitando a guardare la storia recente dell'Iraq e del suo presidente Saddam Hussein. Dietro queste visioni pessimistiche e le quinte del palazzo presidenziale si continua ad affermare la “piena disponibilità di collaborare con la Commissione d'inchiesta internazionale", sostenendo la “ferma volontà del governo siriano di arrivare alla verità sull'assassinio di Hariri”. Si promette di far subire “le pene dovuti ai responsabili di questo crimine feroce”, mentre si continua a criticare l'atteggiamento “ingiusto” dell'Onu nei riguardi della Siria, si sostiene che nessun siriano è complice dell'omicidio di Hariri e si accusa Israele di essere dietro tutti i problemi della regione. La critica alla risoluzione 1636 si estende al fatto che essa è stata votata all'unanimità, perché questo indica che “sono gli americani che comandano all'Onu”. La 1636, si sostiene infine, non ha detto altro che quanto scritto nel rapporto di Mehlis ed essa “macchia il volto dell'ONU".

La stampa siriana scrive di “menzogne” che accusano la Siria “di non aver dato sincera e onesta collaborazione a Mehlis” e continua ad affermare la piena e totale disponibilità delle autorità ad offrire la sua collaborazione “secondo le norme previste dal diritto internazionale”, ma evita di riferire ai lettori il contenuto completo della risoluzione 1636, soprattutto per ciò che si riferisce al capitolo VII della carta delle Nazioni Unite, che può creare problemi interni, alla luce della “Dichiarazione di Damasco" dell’ottobre scorso. La dichiarazione è stata diffusa dal gruppo dei cinque partiti politici proibiti in Siria, che hanno radunato ultimamente un buon numero di persone dei Fratelli musulmani, perseguitati in Siria e chiede il “rovesciamento del Regime guidato dalla famiglia El Assad, a capo del partito Baas dagli inizi del 1960”.

Fayez El Sayegh, direttore del giornale “El Sawra” (La Rivoluzione) nel suo editoriale di oggi continua la sua campagna contro l'ONU, affermando che “non è la prima volta che la Siria subisce delle pressioni forti: anche negli anni passati abbiamo avuto delle difficoltà, che siamo riusciti a superare, e anche questa volta saremo in grado di farlo, malgrado le difficoltà dovute alla coalizione di molti Paesi contro di noi. Anche se siamo consapevoli della pericolosità delle pressioni attuali, siamo sicuri che la Siria supererà queste difficoltà e nessuno sarà in grado di calpestare e mettere in ginocchio il popolo siriano”.

L'altro giornale governativo,"Tichrine"(Ottobre) ha ribadito nella sua edizione odierna la necessita di risvegliare i cittadini sul pericolo di essere “offerti al tavolo delle compromesse internazionali e degli interessi regionali” e critica “il silenzio degli Arabi, che stanno assistendo a un complotto internazionale senza fare una mossa”, con un riferimento al fallimento della missione del vice-ministro degli Esteri siriano, Walid El Mouallem, al rientro da una visita nei Paesi del Golfo.

Continuano anche le manifestazioni ed il "sit in" nelle vicinanze dell'ambasciata americana a Damasco. Nella piazza principale Al Rawdah (Il Paradiso) più di 10.000 manifestanti hanno gridato contro gli americani e le pressioni dell'ONU, con slogan che dicevano: “Non abbiamo nascosto nulla, siamo innocenti”; “America, America la Notte non durerà molto"; "Attaccati dal veleno americano". Delle tende e dei materassi sono stati offerti a tutti dalla Società siriana per le relazioni generali. Molti giovani hanno tentato oggi di entrare nell'ambasciata degli Stati Uniti, ma le forze dell'ordine siriane l'hanno impedito.

In molte province siriane si sono organizzati sit in simili, come protesta contro le pressioni dell'ONU, con la presenza di leader religiosi musulmani e cristiani. L'archimandrita Paulo, rettore della chiesa di S. Anna ha invitato “tutto il popolo siriano a scendere in piazza per difendere e mostrare l'innocenza della Siria e l'ingiustizia degli americani”, l'imam Hassan, responsabile della moschea principale di Homs, ha implorato la misericordia divina, perché, in questo fine mese del Ramadan, allontani dal Paese ogni pericolo, assicurando a tutti che Dio Onnipotente non abbandonerà la Siria e il Libano”.
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2 novembre 2005 15.15
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SIRIA, ASSAD ORDINA RILASCIO 190 DETENUTI POLITICI

Il presidente siriano Bashar al-Assad ha ordinato oggi il rilascio di 190 detenuti politici. Lo hanno riferito all'Ansa fonti informate a Damasco.

La decisione del presidente Assad giunge mentre la Siria è sottoposta a crescenti pressioni internazionali, dopo che il Consiglio di sicurezza ha approvato due giorni fa la risoluzione 1636 in cui ha ingiunto a Damasco di "cooperare pienamente" alle indagini Onu sull'uccisione dell'ex premier libanese Rafik Hariri.
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Old 04-11-2005, 23:14   #17
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grazie Adric e scusa per non essermi accorto del thread madre
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SIRIA 4/11/2005 16.32
OMICIDIO HARIRI, PRESIDENTE EGITTO OTTIMISTA SU COLLABORAZIONE DAMASCO


In un’intervista rilasciata al quotidiano filo-gevernativo del Cairo ‘Al Ahram’, il presidente egiziano Hosni Mubarak ha espresso “fiducia nella saggezza” del suo omologo siriano Bashar al Asad a proposito delle indagini sull’omicidio dell’ex-primo ministro libanese Rafik Hariri, ucciso dall’esplosione di un’autobomba a Beirut lo scorso 14 febbraio. “Ho discusso con Al Asad le formule attraverso le quali la Siria continuerà a collaborare con la missione investigativa dell’Onu, presieduta dal pubblico ministero tedesco Detlev Mehlis, e rispetterà l’ultima risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite” ha detto Mubarak, ricordando il suo recente viaggio a sorpresa a Damasco, che ha contribuito ad allentare la pressione attorno al governo siriano, accusato di non aver collaborato con la missione Onu e di avere avuto responsabilità dirette o indirette nell’assassinio di Hariri. A proposito dell’atteggiamento di Damasco, il presidente egiziano ha infine confermato i prossimi “passi positivi” recentemente annunciati da Damasco, da alcuni anni inserita nella lista Usa dei cosiddetti ‘Stati canaglia’ in quanto considerati schierati a fianco del terrorismo.
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10 novembre 2005 11.12
DAMASCO
SIRIA, ASSAD: PREMIER LIBANO SCHIAVO DI UNO SCHIAVO

Il premier libanese Fuad Siniora è "uno schiavo di uno schiavo". Lo ha dichiarato stamani il presidente siriano Bashar al-Assad, in un discorso pronunciato all'Università di Damasco.(Avvenire)





10 Novembre 2005
SIRIA – LIBANO
Delusione e paura in Libano per le aspre parole di Assad
di Youssef Hourany

Preoccupa l’atteggiamento del presidente siriano: disponibile verso la comunità internazionale che teme, duro con i libanesi.

Beirut (AsiaNews) – Dura reazione e profonda delusione da parte del mondo politico libanese al discorso pronunciato da Bashar Assad all’università di Damasco. Intanto le strade di Beirut sono vuote per la paura di ciò che può succedere, date le forte pressioni internazionali contro la Siria.

Il discorso di Assad questo pomeriggio era pieno di slogan del tipo: "Quelli che denunciano la Siria sono nemici degli arabi"; "Quelli che accusano la Siria sulla responsabilità dell'assassinio di Hariri,sono amici d'Israele". Tutto l’impianto era un tentativo di preservare la Siria e il suo governo dalle accuse rivolte dall’Onu di non voler collaborare con la Commissione internazionale Mehlis, la cui inchiesta accusa i servizi segreti siriani e membri della famiglia Assad quali responsabili dell’assassinio dell’ex primo ministro Rafic Hariri. Il presidente siriano da una parte ha promesso di collaborare nell’inchiesta Onu; dall’altra si è detto a più riprese “quasi certo” dell’innocenza della Siria nel delitto Hariri.

Un nutrito gruppo di politici, legati al figlio di Hariri, il deputato Saad, al druso Joumblatt, ai falangisti di Gemayel e alle Forze libanesi di Samir Geagea, definisce il discorso del presidente Assad come “un secondo assassinio di Hariri” perché si aspettavano molte più aperture da Assad che invece parla degli accusatori della Siria come “i commercianti del sangue di Hariri”.

Secondo questi politici libanesi, il discorso di Assad è “cauto verso la comunità internazionale - di cui Assad ha paura – e violento verso il Libano e i libanesi, il paese più debole della regione”.

Essi accusano la Siria di un “nuovo crimine”, che è la difesa degli assassini di Hariri e insistono che durante l’occupazione siriana del Libano, nulla poteva avvenire senza il consenso esplicito o implicito della Siria “principale attore dell’assassinio di Hariri e di tutti gli altri atti terroristi”.

La situazione nel paese è molto tesa: le strade di Beirut sono quasi vuote e fra la gente vi è “angoscia” per l’insicurezza del futuro. Oltre a possibili reazioni violente del vicino siriano, si teme anche un vuoto di potere a Beirut: molti deputati continuano a richiedere le dimissioni del presidente Emile Lahoud, mentre perdura “il silenzio del Patriarca maronita Nasrallah Sfeir”. Negli ultimi tempi il patriarca e i vescovi maroniti hanno chiesto ai libanesi “rispetto per la costituzione e per la carica del presidente”, in quello che molti interpretano come un indiretto sostegno a Lahoud, provocato proprio dalle difficoltà del momento.
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The World Is My Parish John Wesley|NO Nazist Noglobal Communist Laicist Satanic Legalizations against life and alliances with their defenders..EVIL WILL NEVER BE GOOD!

Ultima modifica di Ewigen : 10-11-2005 alle 19:05.
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