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Old 02-07-2009, 01:23   #21
Steinoff
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Di tutte queste cose ti dovrebbe parlare un ingegnere nucleare...per quanto mi riguarda, credo di essere rimasta tra i pochi scemi che si rendono conto di non esserlo e che non credono che si possa diventare qualcosa di equipollente raccattando nozioni in rete quando a priori non si è nemmeno in grado di giudicarne la correttezza e l'attendibilità.

Da semplice ingegnere meccanico a cui due cose sugli impianti per la produzione di energia elettrica è stato insegnato attraverso il percorso tradizionale (quello che prevede la frequenza di una facoltà di ingegneria e il superamento di qualche decina di esami), ti posso però già indicare un grosso punto critico nelle tue informazioni...il costo del combustibile nucleare non è nemmeno paragonabile al costo del combustibile tradizionale termoelettrico (gas, olio, carbone) e il costo del kWh elettrico nel caso di un impianto nucleare è dovuto prepotentemente al costo d'impianto piuttosto che a quello d'esercizio, mentre nelle centrali tradizionali avviene il contrario.
Ti bastano 40 anni di lavoro prima al CNEN e poi all'ENEA?
Non miei direttamente, ma di mio padre. Esperienza diretta, comunicata direttamente.
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Old 02-07-2009, 01:26   #22
zerothehero
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Grillo...il vate del nulla.
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Old 02-07-2009, 01:29   #23
Steinoff
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Di tutte queste cose ti dovrebbe parlare un ingegnere nucleare...per quanto mi riguarda, credo di essere rimasta tra i pochi scemi che si rendono conto di non esserlo e che non credono che si possa diventare qualcosa di equipollente raccattando nozioni in rete quando a priori non si è nemmeno in grado di giudicarne la correttezza e l'attendibilità.

Da semplice ingegnere meccanico a cui due cose sugli impianti per la produzione di energia elettrica è stato insegnato attraverso il percorso tradizionale (quello che prevede la frequenza di una facoltà di ingegneria e il superamento di qualche decina di esami), ti posso però già indicare un grosso punto critico nelle tue informazioni...il costo del combustibile nucleare non è nemmeno paragonabile al costo del combustibile tradizionale termoelettrico (gas, olio, carbone) e il costo del kWh elettrico nel caso di un impianto nucleare è dovuto prepotentemente al costo d'impianto piuttosto che a quello d'esercizio, mentre nelle centrali tradizionali avviene il contrario.
Considerando stoccaggio, smaltimento, lavorazione, estrazione, reperibilita' e messa in sicurezza di tutta la filiera, il costo del carburante nucleare e' ben piu' alto di quello derivato dal petrolio, anche se il petrolio e' logico supporre arrivera' prima o poi a costi maggiori rispetto ad ora. Ma lo stesso trend si puo' logicamente applicare anche al primo.
Circa il mercato dell'energia, non serve assolutamente a nulla calcolare il costo al kw della singola centrale. Non funziona cosi'. Devi analizzare il costo al kw di tutta la rete di centrali, stabilire quale sia la piu' costosa e li' fare il prezzo. Tutto il resto e' guadagno. L'utente finale paga la stessa attuale cifra perche' e' conveniente e lucrativo mantenere una vecchia centrale a carbone sulla stessa rete di altre 15 centrali nucleari.
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Old 02-07-2009, 02:17   #24
Εlektra
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Ti bastano 40 anni di lavoro prima al CNEN e poi all'ENEA?
Non miei direttamente, ma di mio padre. Esperienza diretta, comunicata direttamente.
Ok, mio nonno era medico, e mi raccontava e spiagava tante cose interessanti...ma non per qusto mi sento in grado di salire in cattedra accanto ai medici veri nel commentare i casi di attualità...

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Considerando stoccaggio, smaltimento, lavorazione, estrazione, reperibilita' e messa in sicurezza di tutta la filiera, il costo del carburante nucleare e' ben piu' alto di quello derivato dal petrolio, anche se il petrolio e' logico supporre arrivera' prima o poi a costi maggiori rispetto ad ora. Ma lo stesso trend si puo' logicamente applicare anche al primo.
Circa il mercato dell'energia, non serve assolutamente a nulla calcolare il costo al kw della singola centrale. Non funziona cosi'. Devi analizzare il costo al kw di tutta la rete di centrali, stabilire quale sia la piu' costosa e li' fare il prezzo. Tutto il resto e' guadagno. L'utente finale paga la stessa attuale cifra perche' e' conveniente e lucrativo mantenere una vecchia centrale a carbone sulla stessa rete di altre 15 centrali nucleari.
I costi d'impianto e di esercizio delle due tipologie di centrale sono quelli che ho descritto e così li insegnano in tutti i corsi di macchine e impianti d'Italia.

I costi di "stoccaggio e messa in sicurezza" fanno parte dei costi d'impianto anche qualora vi aggiungessi il computo del costo del deposito definitivo delle scorie; la piscina di decadimento, il deposito, fanno parte degli "oggetti che devi costruire" per operare una centrale, così come l'edificio della centrale e la sala macchine. Il costo del combustibile è un costo di esercizio e non ci aggiungi il costo del robottone che serve a caricare le barre nuove e scaricare le barre esaurite o della piscina dove le metti a rinfrescare tot anni, sono due concetti diversi che si mentengono distinti non per fregare la gente (che poi sai che vantaggi dire che il combustibile costa pochissimo ma la centrale tantissimo, piuttosto il contrario...) ma perché tecnicamente serve distinguerli.

Le centrali "vecchie" sono quelle a rendimento basso e solitamente si cerca di farle partire per soddisfare la richiesta di punta del carico...in questo modo il pessimo rendimento pesa percentualmente meno perché incide nel momento in cui il kWh viene pagato di più. Proprio questa è una delle ragioni per cui le rinnovabili come il solare sono ottime candidate per sostituire questo parco di vecchie centrali, pur se il loro kWh costasse ancora abbastanza.

Quanto al mercato dell'energia, avrei bisogno di mesi per comprendere a fondo come funziona...è economia pura, ci sono due borse mondiali dove si vendono i kWh in anticipo. Noi ingegneri abbiamo il compito di proporre impianti competitivi, valide alternative, preferibilmente vantaggi rispetto al "vecchio". Centrali che facciano lo stesso lavoro delle vecchie e magari meglio (con meno emissioni, con rendimento più alto, eccetera). A ognuno il suo lavoro.
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Old 02-07-2009, 02:52   #25
tulifaiv
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Io posso anche apprezzare certe iniziative di Grillo: in quanto comune cittadino penso che sia da apprezzare il suo "impegno" per molte delle cose che fa.

Però l'energia, come ci ricordano gli esperti (sempre che ce ne fosse bisogno) non è un campo che dà molto spazio alle chiacchiere, e allora mi chiedo: oltre a mandare a fanculo tutti, Grillo ha proposte davvero serie, precise e motivate riguardo all'energia? Cosa propone, lui, per superare la dipendenza dal petrolio senza nucleare?
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Old 02-07-2009, 08:29   #26
luxorl
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Avrei preferito più un V-Day sulla giustizia... anche se IDV ha già raccolto le firme contro il Lodo Alfano e si accinge a raccoglierle anche contro il bavaglio intercettazioni...

Ma sul nucleare che Referendum si può fare? C'è un testo da abrogare?
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Old 02-07-2009, 08:53   #27
rgart
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scusate ma perchè io non trovo nulla sul sito di beppe?

non è che sia un fake? il nome V-Day porta molto soldi e qualcuno potrebbe approfittarne...
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Old 02-07-2009, 11:04   #28
danysamb
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L'appello anche se non apparso sul suo blog è stato lanciato da Grillo al termine del suo intervento al Palapartenope di Napoli il 23 maggio scorso e ribadito nel comunicato politico n. 22.
dall'articolo iniziale.
poi sinceramente ho sentito il suo appello anche in una intervista che gli hanno fatto quelli di radio ZOO 105 che è disponibile su youtube.
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Old 02-07-2009, 11:08   #29
Marco!
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scusate ma perchè io non trovo nulla sul sito di beppe?

non è che sia un fake? il nome V-Day porta molto soldi e qualcuno potrebbe approfittarne...
Gli obiettivi politici sono stati raggiunti. Primo obiettivo: Luigi de Magistris e Sonia Alfano sono stati eletti al Parlamento Europeo. De Magistris con quasi mezzo milione di preferenze è secondo. Tallona lo psiconano. Un magistrato all'inseguimento di un corruttore. Sonia Alfano eletta con 165.000 preferenze. Tutte dalla Rete, tutte da voi. Non ha avuto spazi in televisione o sui giornali. Secondo obiettivo: le Liste Civiche a Cinque Stelle sono entrate in almeno 30 Comuni, tra questi Bologna, Ancona, Ferrara, Forlì, Cesena, Reggio Emilia, Livorno, Rivoli... E' solo l'inizio. I consiglieri comunali a Cinque Stelle faranno informazione verso i cittadini attraverso questo blog. Sosterremo le loro proposte per tutta la durata del mandato. In alcuni Comuni si va al ballottaggio tra PDL e PDmenoelle, per me sono uguali. Nessun apparentamento o sostegno. Nessun mercimonio per i voti a Cinque Stelle. Il blog pubblicherà foto e profili di tutti gli eletti tra qualche giorno. Terzo obiettivo: ho illustrato la proposta di legge popolare Parlamento Pulito alla Commissione affari costituzionali. Dopo la raccolta di 350.000 firme l'otto settembre di due anni fa, dopo la consegna delle firme all'allora presidente del Senato Franco Marini e la loro validazione, mi hanno dovuto ascoltare. La proposta di legge dovrebbe essere discussa ora in Senato, non mi è stata fornita alcuna data, forse non ci sarà alcuna data. Io non mi arrendo, voi non vi arrendete, e questo Parlamento cloaca sarà, prima o poi, disinfestato, dovessi recarmi all'ONU. Ho deciso di lanciare il terzo Vday. Sarà un referendum per impedire la costruzione di centrali nucleari in Italia. Un'energia anti economica e pericolosa che vive solo di sussidi statali. Senza l'aiuto dello Stato il nucleare francese non esisterebbe. Negli Stati Uniti non vengono costruite nuove centrali da più di un decennio. Nessuna compagnia di assicurazione si impegna a coprire i rischi di una centrale. Una Chernobyl in Italia renderebbe la penisola inabitabile per migliaia di anni. Chi vuole le centrali vuole in realtà i nostri soldi per far quadrare i bilanci. Come la Marcegaglia degli inceneritori. Il petrolio sta finendo? L'uranio, necessario per le centrali, finirà prima, entro il 2050. E di uranio in Italia non c'è traccia. Invece abbiamo il vento, il sole, l'acqua, le energie alternative e la possibilità di ridurre gli sprechi enormi delle nostre abitazioni e dei trasporti. Insieme a Greenpeace sto producendo un film per settembre con alcune tra le voci più importanti del pianeta, tra questi Brown, Stiglitz, Rifkin, Pollan.Tutti, da diversi punti di osservazione contro il nucleare e per le rinnovabili. Non lascerò ai miei figli un Paese con una pistola nucleare carica alla tempia. Lo psiconano se ne deve andare insieme ai suoi deliri e al piazzista Sarkozy. Vday, Vday, Vday. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

http://www.beppegrillo.it/2009/06/gli_obiettivi_p.html
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Old 02-07-2009, 11:19   #30
Steinoff
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Ok, mio nonno era medico, e mi raccontava e spiagava tante cose interessanti...ma non per qusto mi sento in grado di salire in cattedra accanto ai medici veri nel commentare i casi di attualità...



I costi d'impianto e di esercizio delle due tipologie di centrale sono quelli che ho descritto e così li insegnano in tutti i corsi di macchine e impianti d'Italia.

I costi di "stoccaggio e messa in sicurezza" fanno parte dei costi d'impianto anche qualora vi aggiungessi il computo del costo del deposito definitivo delle scorie; la piscina di decadimento, il deposito, fanno parte degli "oggetti che devi costruire" per operare una centrale, così come l'edificio della centrale e la sala macchine. Il costo del combustibile è un costo di esercizio e non ci aggiungi il costo del robottone che serve a caricare le barre nuove e scaricare le barre esaurite o della piscina dove le metti a rinfrescare tot anni, sono due concetti diversi che si mentengono distinti non per fregare la gente (che poi sai che vantaggi dire che il combustibile costa pochissimo ma la centrale tantissimo, piuttosto il contrario...) ma perché tecnicamente serve distinguerli.

Le centrali "vecchie" sono quelle a rendimento basso e solitamente si cerca di farle partire per soddisfare la richiesta di punta del carico...in questo modo il pessimo rendimento pesa percentualmente meno perché incide nel momento in cui il kWh viene pagato di più. Proprio questa è una delle ragioni per cui le rinnovabili come il solare sono ottime candidate per sostituire questo parco di vecchie centrali, pur se il loro kWh costasse ancora abbastanza.

Quanto al mercato dell'energia, avrei bisogno di mesi per comprendere a fondo come funziona...è economia pura, ci sono due borse mondiali dove si vendono i kWh in anticipo. Noi ingegneri abbiamo il compito di proporre impianti competitivi, valide alternative, preferibilmente vantaggi rispetto al "vecchio". Centrali che facciano lo stesso lavoro delle vecchie e magari meglio (con meno emissioni, con rendimento più alto, eccetera). A ognuno il suo lavoro.
[Joke mode: on]
"Ingegnere" fino in fondo eh...
[Joke mode: off]

Ho avuto modo in quel lungo periodo di accedere a letture tecniche specializzate, non di pubblica divulgazione (nulla di top secret eh, quelle ce le ho sul Classe Akula-Tifone) e mi sono formato delle idee precise proprio in base a quella esperienza.
Torno a ripetere, il nucleare adesso costa troppo.
Ed anche il mercato dell'energia, non serve essere laureati in Economia e commercio con master pluridecorati per comprenderlo e capirne le dinamiche... Basta anche Statistica
L'importante e' conoscerne le dinamiche e le semplici regole. In ogni caso mi riferivo al mercato nazionale, non a quello internazionale.
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Old 02-07-2009, 11:33   #31
Εlektra
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Ho deciso di lanciare il terzo Vday. Sarà un referendum per impedire la costruzione di centrali nucleari in Italia. Un'energia anti economica e pericolosa che vive solo di sussidi statali. Senza l'aiuto dello Stato il nucleare francese non esisterebbe. Negli Stati Uniti non vengono costruite nuove centrali da più di un decennio. Nessuna compagnia di assicurazione si impegna a coprire i rischi di una centrale. Una Chernobyl in Italia renderebbe la penisola inabitabile per migliaia di anni. Chi vuole le centrali vuole in realtà i nostri soldi per far quadrare i bilanci. Come la Marcegaglia degli inceneritori. Il petrolio sta finendo? L'uranio, necessario per le centrali, finirà prima, entro il 2050. E di uranio in Italia non c'è traccia. Invece abbiamo il vento, il sole, l'acqua, le energie alternative e la possibilità di ridurre gli sprechi enormi delle nostre abitazioni e dei trasporti.
Detto chiaro e tondo che sono sfavorevole al nucleare in Italia perché tra appalti e subappalti non si finirebbe mai una centrale e anche se si finisse sarebbero soldi sprecati perché i simpatici ambientalisti nostrani (che per parere internazionale sono i più invasati, ignoranti e scriteriati del mondo, lo sapete? hanno vietato la costruzione di turbine eoliche in luoghi non abitati perché, a loro avviso, facevano rumore...dove nessuno sarebbe passato se non i lavoratori! nota a latere: e comunque non fanno più rumore da anni) non lo permetterebbero...quello che leggo è vergognoso. Disinformazione e demagogia allo stato più puro e disgustoso.

Chernobyl in Italia? Ma se lo sanno anche i polli che quelli erano reattori progettati al risparmio e costruiti con i piedi, che fuori dall'URSS non avrebbero mai ottenuto la licenza di costruzione, figuriamoci poi quella d'esercizio. A proposito, quanti ambientalisti sanno che esistono queste due licenze? Sicuramente tutti!

Contributi statali? Aiuto dello Stato? Che indicibile nefandezza! Andiamo a dirlo ai francesi e a tutti gli altri, sicuramente non se ne sono accorti, del resto ci vuole il genio italiano per intuire l'esistenza di certe scelte così profondamente sbagliate! Però i contributi statali per l'eolico e il fotovoltaico no, quelli vanno bene, sono un'altra cosa...

Disgusto in crescita fattoriale, da disiscriversi dal thread. E la gente ci crede, a questi qua.
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Old 02-07-2009, 11:39   #32
Steinoff
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Che gli ambientalisti siano un zinzino invasati hai perfettamente ragione, circa il contributo statale c'e' stato un referendum, l'eolico non fa rumore, Chernobyl erano poco piu' che capannoni, le licenze sono molto precise, insomma mi tocca darti ragione

Il problema e' tuttavia il normale esercizio.... nonche', come hai scritto anche te, i tempi di realizzazione, i costi di costruzione (che decuplicheranno di anno in anno con fattore esponenziale) e la bonta' del manufatto (in tempi in cui il cemento dei palazzi viene "alleggerito" dei componenti piu' costosi e piu' importanti, per risparmiare e guadagnarci su, non e' che io mi fidi molto...)
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Old 02-07-2009, 17:51   #33
dr-omega
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Originariamente inviato da REN88 Guarda i messaggi
mi passeresti il link? spero nn sia la solita accozzaglia di roba presa da siti che iniziano per eco... o green... o peggio da beppe grillo....

E sono Antiberlusconiano eh...

io invece gli direi di fare meno v-day e di confrontarsi con qualcuno una volta tanto... Grillo è molto simile a Berlusconi nel suo modo di fare...
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Originariamente inviato da Εlektra Guarda i messaggi
Dimostrato da chi? Da un pool di ingegneri elettrici, ingegneri nucleari e specialisti in economia energetica, oppure dai soliti teoretici del complotto che hanno studiato la questione ben 15 giorni su wikipedia?
Beh, è dimostrato che il combustibile nucleare si trova facilmente e a costo zero, non ha bisogno di essere trattato per l'utilizzo e si può infilare nella centrale come con la legna nella stufa.
E' inoltre palese che gli scarti delle lavorazioni, i materiali impiegati, il materiale esausto hanno tutti impatto zero e che la centrale stessa si costruisce con un nonnulla, la puoi inserire in contesti urbani o anche "agresti", non ha bisogno di manutenzioni particolari e/o procedure di sicurezza, a fine vita si smonta e via, tutto come prima e tra l'altro possono essere costruite anche molto lontane dai fiumi/laghi/mari.
La gente è felice di sapere che a non troppi Km c'è una centrale, una cava di materiale, una zona di stoccaggio dei residui e quindi in un Paese come l'Italia dove il turismo e o l'agricoltura incidono economicamente quasi per nulla e dove si cerca di non dare troppo peso all'ecosostenibilità è fattibile perseguire ADESSO la via del nucleare.

Vogliamo infine accennare alla qualità dei manufatti realizzati a regola d'arte e alla serietà/onestà delle persone che lavoreranno durante tutta la filiera e il ciclo di vita?

Siamo seri, non impelaghiamoci in qualcosa più grande di noi, non cediamo ne alle accuse di catastrofismo, ne a chi che pensa che l'atomica è un'energia pulita, apriamo gli occhi e ragioniamo con tutti i dati possibili per poter decidere con cognizione.
...e lasciamo perdere le balle dei nostri politici che se non lo avete ancora capito NON vogliono il bene del Paese, ma solo il bene proprio.

Dal canto mio sono per dare voce a gente come Rubbia, che negli altri Paesi detti "civilizzati" è preso seriamente in considerazione.

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Originariamente inviato da Marco! Guarda i messaggi
...cut...E di uranio in Italia non c'è traccia....cut...
Magari!!!Link vecchio, ma in questi giorni sono tornati alla carica.

Link aggiornato
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>>World of Warships HWU thread<<.~~~~~~~~~~~~~~__/\__~~~~~
>>World of Warships player info and stats. Arrr!<<~~~\____/~~~~~~

Ultima modifica di dr-omega : 02-07-2009 alle 17:56.
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Old 02-07-2009, 17:51   #34
Ludicolo
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Qualcuno mi parla del "gottoro" di Grillo?
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Old 02-07-2009, 17:53   #35
rgart
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e che cavolo è?
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Old 02-07-2009, 17:55   #36
Ludicolo
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Originariamente inviato da rgart Guarda i messaggi
e che cavolo è?
Credo sia...

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Dalle partite di pallone con Donato Bilancia e Antonio Ricci ai primi lavori nell'azienda del padre e poi come piazzista di jeans. Il ragioniere mancato che ingannava persino i contadini
Il nostro uomo, una delle fonti incontrate nella nostra due giorni genovese, comincia a esser stanco: «Poi va be’, ci sono storie personali, che non si possono scrivere». Dica. «Non si possono scrivere». Dica. «Ma niente, lui a un certo punto stava in questo suo attico in corso Europa, che era tutto bello, col pianoforte, e ogni tanto ci portavamo le ragazze che gli procuravo quasi sempre io. Tra l’altro sotto il letto nascondevamo un mangianastri per registrare le cose, gli amplessi, poi riascoltavamo e ci ammazzavamo dal ridere. Avevamo un gergo nostro: lui, il coso, lo chiamava “il gottoro”, e urlava sempre questa parola alle ragazze che non capivano: “Gottoro! Ecco il gottoro!”. Il problema è che un giorno sua madre trovò le cassette e si mise ad ascoltarle, un macello». È questa la storia personale? «Aspetti. Un giorno portammo nell’attico due ragazze, mi ricordo che una era sposata. I suoi, del Giuse, erano nella casa di Savignone. Ma niente: ognuno cominciò a fare le cose sue e a un certo punto lui fece un urlo bestiale, ma bestiale, corse da me tutto nudo e disse “Guarda, guarda! Che mi succede?” e io glielo guardai e lui... lui...».
La disavventura sessuale, oggettivamente ridicola, ebbe epilogo al pronto soccorso dell’ospedale San Martino, praticamente lì di fronte. Censura: anche se il soggetto non la meriterebbe perché lui una storia del genere (di un altro) l’avrebbe raccontata di sicuro: si parla di una persona, un comico, che ebbe a chiamare «Alzheimer» l’ex capo del governo e «venditore di bava» l’ex capo dell’opposizione, uno che ha mandato letteralmente affanculo decine di persone e che di fronte alla critica di un direttore di telegiornale, Mauro Mazza, ha replicato testualmente: «E se sparassero nel culo a lui?». La battuta sul Papa manco ce la ricordiamo, sta di fatto che qui, di fronte al grillismo, stanno saltando tutte le regole, si sta riscrivendo il galateo della politica per adeguarlo a quello dell’antipolitica: dunque la tentazione di adeguarci c’è, la voglia di non censurarci pure, come a dire: Grillo eccoci, siamo pronti, se questo è il ballo si balla anche noi, si fa all’americana come predicano tanti giornalisti amici suoi: e ti si contano anche i peli del bulbo. Da qui, come modesto e sperimentale assaggio, la nostra due giorni genovese e questa modesta inchiesta.
Il Giuse. Giuseppe Piero Grillo è nato il 21 luglio 1948 a Savignone, Valle Scrivia. Secondo l’imbarazzante e compiaciuta agiografia «Beppe Grillo», forse il più insignificante libro pubblicato da Mondadori negli ultimi vent’anni, Beppe da Bambino «lanciava urli (sic) alla James Brown» e il padre commentava affettuosamente: «Sembra una bestia. Tuo figlio è un idiota». La famiglia, in ogni caso, di base stava a Genova nel quartiere di San Fruttuoso della celebratissima piazza Martinez, fucina di geni e lazzaroni dove piccoli leader minimi e massimi sedevano tra il bar Cucciolo e la fermata dell’autobus. Qualche bici, poche motociclette, le ragazze migliori della zona e in qualche modo anche il giovane Grillo, patito di calcio come tutti gli altri. «Aveva 12 anni e lo portai a fare un provino per una squadra locale sponsorizzata dalla Shell», racconta uno che c’era, «il problema è che il Giuse era una balena, lo chiamavamo Porcellino. Aveva un buon tocco di palla, ma l’allenatore ricordo che mi disse: “Ma chi mi hai portato?”».
Giocava a pallone anche Antonio Ricci, che era di Albenga e però a piazza Martinez, assieme a Roby Carretta, era in qualche modo collaterale: «Ma Ricci non era molto portato. Mi ricordo che nella sua squadra c’era anche Donato Bilancia, il serial killer. Stava sempre al bar Cucciolo». È vero: ma era un tipo innocuo e lo chiamavano Belinetta. Del giro era anche Vittorio De Scalzi, quello dei New Trolls. L’unico davvero portato per il calcio pareva il Portento, Orlando Portento, il bello della compagnia nonché un talento comico che quasi tutte le fonti indicano come il vero mentore e inventore di Beppe Grillo, privo tuttavia della sua pervicacia. Portento giunse alla serie B, e nella Sampdoria dei giovani Marcello Lippi e Roberto Vieri, padre di Bobo, ma poi s’infortunò. È tornato clamorosamente alla ribalta, Portento, come cabarettista e come marito di quell’Angela Cavagna che ha partecipato al reality show La Fattoria. Un paio di fonti indicano come vero scopritore di Grillo, invece, il gallerista Luigi De Lucchi, fondatore dell’Instabile, localino di cabaret forse unico nel suo genere.
Senza denti. Il giovane Grillo tutto sommato stava economicamente benino. Si diplomò ragioniere all’Ugolino Vivaldi, che era un istituto privato per rampolli-bene con retta piuttosto esosa. S’iscrisse anche a Economia e commercio, ma presto la piantò lì. Il padre, Enrico, possedeva una fabbrica di fiamme ossidriche (la Cannelli Grillo) e lo reclamava, ma lui da principio non ci pensava neanche. Secondo il più interessante libro «Beppe Grillo» di Paolo Crecchi e Giacomo Rinaldi (Ariberti editore) «il ragionier Grillo prova a lavorare nell’azienda di papà con scarsi risultati, rimettendoci 200mila lire degli anni Sessanta». Altrimenti consigliato, per un certo periodo fece il piazzista di jeans per la Panfin, ma fu licenziato. Era un ragazzo normale, un po’ buffo, tifava Sampdoria, vestiva decentemente, aveva i jeans Sisley che furoreggiavano, andavano di moda le basette lunghe che lui però non aveva: le improvvisava schiacciandosi giù i capelli col sapone. Non era bello, ma sopperiva con la simpatia.
Era secondogenito e un po’ il cocco di casa, suo padre non disdegnava di prestargli la Fiat 1100 che per rimorchiare si rivelò fondamentale, anche se aveva il difettuccio del pesare come una balena e quegli incisivi molto sporgenti: e con le ragazze era un problema, dicevano che baciandolo le pungeva. La soluzione fu drammatica: un giorno, alla discoteca Peppermint che era la più importante di Genova, ebbe la pensata di tampinare la ragazza di un certo Luciano Rovegno, che non era propriamente uno stinco di santo: e infatti reagì dandogli una tale testata da fargli saltare tutti gli incisivi che restarono lì, sparsi per terra. Glieli rimisero. Dritti.
Le melanzane di plastica. La celebre tirchieria di Grillo (parsimonia, si dice a Genova) in quel periodo prende le forme di incontrollabili leggende. Ben quattro presunti testimoni raccontano che girasse con una tuta appositamente senza tasche per non avere soldi da spendere. All’epoca fumavano tutti, ma lui prendeva le Hb nel pacchetto da dieci. Non pagava mai niente, non offriva mai niente, e questo lo dicono davvero tutti: occorre tener conto che dei genovesi che lamentano la tirchieria altrui sono come dei napoletani che accusassero qualcuno d’essere chiassoso. «Non era tirchio, era malato» racconta un suo ex sodale: «"Offri qualche caffè ogni tanto, risparmierai col cardiologo", gli dicevamo sempre».
Più avanti, nel 1980, la concessionaria Fiat Piave di Genova gli regalò una Punto: lui si lamentò perché non aveva l’autoradio. Altra leggenda vuole che nella sua villa di Sant’Ilario abbia frutti e ortaggi di plastica, e la citata biografia di Crecchi e Rinaldi conferma tutto: «Era guardato con diffidenza dai contadini perché rifiutava ostinatamente di coltivare le sue fasce di terra, ma un giorno ha avuto un’intuizione delle sue sistemando ortaggi di plastica turgidi e coloratissimi tra gli ulivi e i pitosfori».
Andrea detto Andreino, il fratello minore, ha raccontato alla Stampa d’avergli prestato un completo di gabardine nero salvo riaverlo completamente liso. «Mi deve ancora restituire una giacca a soffietto che gli prestai negli anni ’70» racconta invece Portento, «e mi deve ancora pagare una camicetta da donna che regalò a un’amica», dice l’ex amico che ai tempi aveva un negozio di abbigliamento. Antonio Ricci ha raccontato che «io sparecchiavo, e se buttavo via delle briciole Beppe le recuperava dalla spazzatura e il giorno dopo ci impanava la milanese». È stata invece la seconda moglie di Grillo, Parvin Tadjk, intervistata a Crozza Italia su La7, a parlare degli snervanti controlli del marito sugli scontrini della spesa. Dopo la balzana ipotesi che Beppe Grillo si sia fatto crescere la barba per risparmiare sulla lamette, altro ritornello genovese, la carriera di Grillo entra nel vivo. (1. Continua)
Beppe, il «grande ingrato» che rubava battute a tutti
Le prime tracce visive di un Beppe Grillo volontariamente comico sono del 1970: un cortometraggio in super 8 diretto da Marco Paolo Pavese e scritto e interpretato e doppiato dal citato Orlando Portento; lì si vede il primo Grillo, imberbe. Mediaset ne mandò in onda degli spezzoni qualche anno fa. Ma Grillo, già da tempo, aveva cominciato a fare qualche seratina di cabaret accompagnandosi con la chitarra: circolini, qualche discoteca, molte feste e festicciuole politiche per liberali e socialdemocratici e democristiani e socialisti. «Gl’importava zero della politica» dice ora Portento, «era un frivolo, un cinico», anche se Grillo ogni tanto raccontava di qualche simpatia familiare per i liberali di Giovanni Malagodi. L’avvocato Gustavo Gamalero, boss dei liberali genovesi, lo ingaggiò per alcune cene elettorali prima delle elezioni regionali: 15mila lire a serata. Più di 20mila, in giro, non se ne spuntavano: per questo gli amici lo aiutarono dopo che la famiglia chiuse o quasi i rubinetti. Lo aiutava anche qualche giovane imprenditore che voleva mettersi in vista; lo aiutava la bella ragazza con la quale stette per quasi dieci anni, Graziella, che vanamente cercò di farsi impalmare; lo aiutava qualche giornalista cui Grillo pietiva qualche buona recensione, e tra questi ha memoria buona Vittorio Siriani, ai tempi al Corriere Mercantile. Insomma lo aiutavano tutti, e va benissimo: ma ce ne fosse uno che non lamenti ingratitudine. In quel periodo i localini di cabaret furoreggiavano: il Kaladium dietro la chiesa di Santa Zita, oppure il Meeting, o ancora il citato Instabile di via Trebisonda che apparteneva al pure citato Luigi De Lucchi, altro mentore di Grillo che tuttavia una sera dovette avvedersi dell’ormai storica ingratitudine del suo ormai ex pupillo. Lo aveva invitato appunto all’Instabile, il 27 dicembre 1977, oltretutto per consegnargli un premio; centinaia di spettatori aspettavano trepidanti, ma niente: Grillo telefonò e fece sapere che non ce la faceva, che era stanco. Disastro: De Lucchi dovette rimborsare tutti i biglietti salvo accorgersi, il giorno dopo, che Grillo in realtà aveva preferito esibirsi in un altro localino, il P4: perché lo pagavano di più.
Il vero problema di Grillo, all’epoca, era che a dispetto del talento non aveva ancora un repertorio tutto suo: prendeva a destra e a manca. Il gran suggeritore rimaneva Portento, per il resto rubacchiava qua e là: cantava sempre, tra altre, le canzoni di Pippo Franco che all’epoca nessuno conosceva. O quasi: «Gli organizzai un provino con un boss di Telemontecarlo, il ragionier Moracca, e il Giuse cantò due canzoni con la chitarra», racconta Portento, che certo non nasconde una forte antipatia per Grillo. «Poi Moracca mi prese da parte e mi disse: “Orlando, ma è questo il fenomeno? Uno che canta le canzoni di Pippo Franco?”. Ai tempi Grillo non aveva niente di suo: solo la faccia, i denti digrignati».
Bullonate. Quanta cattiveria. A ogni modo fu nei primi anni Settanta, per cercar di sfondare, che Grillo provò a trasferirsi a Milano. Pagavano anche 25mila a serata, da quelle parti. Si fece crescere la barba. Andreino, il fratello, tempestò tutti di telefonate affinché lo convincessero a tornare: «Fallo provare ancora un anno, è bravo» gli rispose Portento. Poi, più o meno al terzo anno milanese, la grande occasione: al localino «La Bullona» venne Pippo Baudo con una commissione Rai. Grillo s’inquietò, chiamò Portento, si rispolverarono vecchie battute. La sera fatidica Portento sbarcò alla «Bullona» con una sostanziosa claque e tutto scivolò liscio, o quasi. Grillo, sul suo sito, ha scritto che quella sera “improvvisò un monologo”, ma secondo Portento non improvvisò niente. Anzi, rischiò, perché Baudo fu curiosamente attratto proprio da Portento. Più tardi, anche se il provino del Giuse era andato benissimo, attorno a Portento si formò un capannello dove spuntava il testone di Baudo, e Grillo non resse la scena. Se ne andò, ingelosito. Una scena analoga a quella raccontata da Dino Risi a margine del film «Scemo di guerra», anno 1984: «Già depresso perché ridotto al ruolo di spalla», ha detto il regista al Corriere della Sera, «Beppe si ingelosì del rapporto speciale che avevo con Michel Coluche: e così, per ripicca, fece la mossa classica dell’attore indispettito e si diede malato. Per due mesi dovemmo sospendere le riprese. Finché qualcuno non gli fece sapere che se non fosse tornato avrebbe dovuto pagare una penale. Parola magica: da buon genovese si ripresentò sul set». Il controllo legale chiesto dalla casa cinematografica ebbe buon gioco. Grillo girò altri due film, purtroppo sfortunati e distrutti dalla critica: «Cercasì Gesù» di Luigi Comencini e «Topo Galileo» di Francesco Laudadio. A Dino Risi è rimasto il dente avvelenato: «La cosa che gli è riuscita meglio è la svolta antipolitica, anche perché è più attore oggi di quando cercava di farlo per davvero. Attenzione, però: non c’è niente di vero nel personaggio che interpreta».
Te la do io Reggio Calabria. Qui ricomincia l’avventura. E qui si perfeziona la straordinaria attitudine di Grillo di mollare quelli di cui non ha più bisogno. Normale? Dipende. Altri personaggi come Paolo Villaggio e Tullio Solenghi, a Genova, te li raccontano come saldamente legati ad amici e radici genovesi: Grillo no. Trovare qualcuno che te ne parli bene, in città, è un’impresa. Sarà l’invidia. Per cominciare, appena ebbe successo, mollò la fidanzata. Altri non lo ricordano volentieri: «È l’essere più falso e opportunista che abbia mai conosciuto in vita mia» racconta il presentatore Corrado Tedeschi, «e non ha neanche un pizzico di umanità. C’è stato un periodo in cui ci siamo frequentati insieme alle nostre compagne, pensavo che ci fosse stato un minimo di amicizia, poi seppi che parlava malissimo di me». Pare che Walter Chiari non avesse un’opinione molto diversa, ma vallo a sapere. Anche il rapporto con Portento cominciò ad allentarsi, ma resistette perché ancora utile: dopotutto era stato Portento a scrivere «Te la do io la Francia» nel 1969, ben prima dei fortunati «Te la do io l’America» e «Te lo do io il Brasile»: «Dovevamo anche fare “Te la do io Reggio Calabria”, perché io sono di Bagnana Calabra, ma non se ne fece più nulla» dice l’ex amico. Grillo ormai era lanciatissimo. Nel 1977-78 sulla Rai partecipò a «Secondo voi» e nel 1979 a «Luna Park», stesso anno in cui esordì come presentatore a «Fantastico» assieme a Loretta Goggi, programma di Antonio Ricci. Di lì in poi potrà scegliersi nuovi autori che gli scrivano le battute: Ricci medesimo e Stefano Benni tra questi. Fu il successo vero, e nondimeno i soldi veri che il fratello Andreino prese a gestirgli: anche perché il Giuse non si fidava di nessuno. La Cannelli Grillo era stata ceduta agli stessi operai che ci lavoravano, e cominciarono altri investimenti. L’attico di corso Europa venne trasformato in un centro benessere (massaggi, ecc.) curato da certo professor Mario Miranda: ma l’impresina fallì quasi subito. Ben prima di acquistare una villa al Pevero, in Costa Smeralda, acquistò tre appartamenti nel residence Marineledda nel golfo di Marinella, dove Silvio Berlusconi ha la sua famosa villa. Ottenne forti sconti, Grillo, promettendo che sarebbe venuto a fare delle serate di cui non si ha notizia. Fece tutto col fratello, da cui rileverà la maggioranza assoluta (99 per cento) dell’immobiliare Gestimar di Genova. Cominciò anche la sfilza delle belle auto, in ordine sparso: Porsche, Chevrolet Blazer, secondo alcuni una Maserati, e sicuramente, più avanti, una Ferrari 308 bianca e una Ferrari Testarossa (rossa, chiaro) che terrà parcheggiata davanti alla discoteca Davidia di Genova, coperta da apposito telone.
Jeep, ville e guai giudiziari. La vita spericolata di Beppe
Il fustigatore dei pregiudicati fu condannato per aver provocato un incidente nel quale persero la vita due suoi amici e un bimbo. E si salvò da un abuso edilizio con i condoni che adesso critica
Alla fine degli anni Settanta Giuseppe Piero Grillo prende moglie: a Rimini conobbe la proprietaria di una pensioncina, Sonia Toni, e in breve si sposarono. Avranno una figlia, Valentina, e Davide, nato purtroppo con dei problemi motori. Il girovagare di Grillo tra i residence di Roma e Milano, tuttavia, renderà le cose difficili molto presto. Su un importante quotidiano nazionale, pochi anni dopo, la moglie rilascerà un’intervista in cui accuserà il marito di non andarla a trovare praticamente mai e soprattutto di lasciarle sempre pochissimi soldi. Ma oggi i rapporti sono ottimi: anche se si è vista negare, da ex candidata per i verdi a Rimini, il famoso bollino grillesco che suo marito rilascia alle liste civiche. Si è arrabbiata molto.
Il giorno più nero. Il tardo 1981 e non il 1980, come erroneamente riferito nel suo blog, è l’anno in cui il comico diviene protagonista di un episodio destinato a segnalarlo per sempre. Il 7 dicembre, da Limone Piemonte, decide di partirsene con alcuni amici alla volta di Col di Tenda, un’antica via romana tra la Francia e la Costa ligure: in pratica sono delle strade sterrate militari in alta quota che portano a delle antiche fortificazioni belliche. Con lui ci sono i coniugi Renzo Giberti e Rossana Guastapelle, 45 e 33 anni, col figlio Francesco di 8, oltre a un altro amico che si chiama Alberto Mambretti. Per farla breve: quel viaggio, d’inverno, è una follia. È una strada d’alta quota non asfaltata, e un altro gruppo di amici, nonché un’opportuna segnaletica, sconsigliano vivamente: a esser precisi, la strada è tecnicamente chiusa. Fa niente: Grillo ha uno Chevrolet Blazer, un costoso ed enorme fuoristrada rivestito esternamente di legno e peraltro inquinantissimo. Un quinto amico, Carlo Stanisci, forse si avvede del pericolo e decide di scendere assieme alla fidanzata e al cane. Finisce malissimo: all’altezza di Bec Rouge, alpi francesi, l’auto sbanda su un ruscelletto ghiacciato e scivola verso una scarpata; Grillo riesce a scaraventarsi fuori dall’abitacolo, ma gli altri no, e l’auto rotola nella scarpata per un’ottantina di metri. Mambretti sopravvive non si sa come. I due coniugi muoiono, e ciò che resta del figlio viene trovato sotto la fiancata dell’auto.
Sconvolto, Grillo si rifugia nella casa di Savignone che divide col fratello. Aspettando il processo, non si ferma: ha appena ultimato «Te la do io l’America», nel 1982 è protagonista di «Cercasi Gesù» diretto da Luigi Comencini e nel 1984 l’attende «Te lo do io il Brasile». E qui c’è un episodio, pure raggelante, raccontato in parte dall’Unità del 21 settembre scorso. Grillo accetta di partecipare alla Festa dell’Unità di Dicomano (nel fiorentino) per un cachet di 35 milioni. La sera dello spettacolo però diluvia, gente pochina e di milioni se ne incassano 15. Flop. I compagni di provincia cercano di ricontrattare il compenso, niente da fare: neppure una lira di sconto. Della segreteria comunista, tutta giovanile, l’unico che ha una busta paga si chiama Franco Innocenti, un 26enne: deve stipulare un mutuo ventennale nonostante abbia la madre invalida al cento per cento.
Poi i citati film. Nell’84 c’è il processo per l’omicidio colposo. Emblematico l’interrogatorio in aula: «Quando si è accorto di essere finito su un lastrone di ghiaccio con la macchina?»; «Ho avuto la sensazione di esserci finito sopra prima ancora di vederlo»; «Allora non guardava la strada». Il 21 marzo, dopo una lunga camera di consiglio, Grillo venne assolto dal tribunale di Cuneo con formula dubitativa, la vecchia insufficienza di prove: questo dopo aver pagato 600 milioni alla piccola Cristina di 9 anni, unica superstite della famiglia Giberti. La metà dei soldi furono pagati dall’assicurazione: «La stampa locale, favorevolissima al comico, gestì con particolare attenzione la fase del risarcimento» racconta il collega Vittorio Sirianni. Il Secolo XIX, quotidiano di Genova, s’infiammò con un lungo editoriale a favore dei giudici e dell’avvocato Pasquale Tonolo, ma l’entusiasmo fu di breve durata: l’accusa propose Appello e venne fuori la verità, ossia le prove: il pericolo era stato prospettato, oltretutto, da una segnaletica che nessun giornalista frattanto era andato a verificare. La strada era chiusa al traffico, fine.
La Corte d’appello di Torino, il 13 marzo 1985, lo condannò a un anno e quattro mesi col beneficio della condizionale, ma col ritiro della patente: «Si può dire dimostrato, al di là di ogni possibile dubbio, che l’imputato risalendo la strada da valle, poteva percepire tempestivamente la presenza del manto di ghiaccio (...). L’esistenza del pericolo era evidente e percepibile da parecchi metri, almeno quattro o cinque, e così non è sostenibile che l’imputato non potesse evitare di finirci sopra», sicché l’imputato «disponeva di tutto lo spazio necessario per arrestarsi senza difficoltà», ma non lo fece, anzi decise «consapevolmente di affrontare il pericolo e di compiere il tentativo di superare il manto ghiacciato. Farlo con quel veicolo costituisce una macroscopica imprudenza che non costituisce oggetto di discussione».
Non andrà meglio in Cassazione, l’8 aprile 1988: pena confermata nonostante gli sforzi dell’avvocato Alfredo Biondi, che nel settembre scorso è stato peraltro inserito da Grillo nella lista dei parlamentari condannati e dunque da epurare: il reato fiscale di Biondi in realtà è stato depenalizzato e sostituito da un’ammenda, tanto che non figura nemmeno del casellario giudiziario, diversamente dal reato di Grillo che perciò, secondo la sua proposta di non candidatura dei condannati, non potrebbe candidare se medesimo.
La villa di Sant’Ilario. Ma la vita continua. Nel 1986, poco in linea con certe sue intransigenze future, fu protagonista di alcuni spot per gli yogurt Yomo: «Ci hanno messo 40 anni per farlo così buono», diceva indossando una felpa con scritto «University of Catanzaro». «Lo yogurt è un prodotto buono», si difese lui. Per quella pubblicità vinse un Telegatto. È il periodo in cui andò a vivere a Sant’Ilario, la Hollywood di Genova: una bellissima villa rosa salmone, affacciata sul Monte di Portofino, con ulivi e palme e i citati frutti e ortaggi di plastica. Non fece scavare una piscina, ma due: cosa che piacque poco ai vicini e soprattutto al dirimpettaio Adriano Sansa, già poco entusiasta del terrazzo di 100 metri quadri che Grillo fece interamente ricoprire inciampando in un clamoroso abuso edilizio cui pose rimedio con uno di quei condoni contro cui è solito scagliarsi. Qualche modesto provincialismo anche all’interno, tipo la foto di lui avvinghiato a Bill Clinton appoggiata sopra il pianoforte.
Poi c’è la telenovela dei pannelli solari, pardon fotovoltaici. L’ex amministratore delegato dell’Enel, Chicco Testa, si è espresso più volte: «Grillo diceva che a casa sua, con il solare, produceva tanta energia da vendere poi quella in eccesso. Ma feci fare una verifica e venne fuori che da solo consumava come un paesino». In effetti si fece mettere 20 kilowatt complessivi contro i 3 kilowatt medi delle case italiane, sicché consumava e consuma come 7 famiglie. L’Enel, dopo varie lagnanze di Grillo, nel 2001 decise di permettere l’allacciamento alla rete degli impianti fotovoltaici (come il suo) e addirittura di rivendere l’elettricità in eccesso all’Enel stessa: quello che lui voleva. Il suo contratto di fornitura, con apposito contatore, fu il primo d’Italia. E da lì parte la leggenda dell’indipendenza energetica di Grillo: in realtà il suo impianto di Grillo è composto da 25 metri quadrati di pannelli e produce al massimo 2 kilowatt, buoni per alimentare il frullatore e poco altro.
A ogni modo le polemiche ambientaliste di Grillo ebbero a salire proprio in quel periodo: «Anche Chicco Testa dovrebbe essere ecologista, e tutto quello che sa dire è che ci vuole più energia quando il 90 per cento di energia di una lampadina va sprecata. Non si tratta di produrre più energia, ma di risparmiarla». Giusto. Lui però intanto consumava, e consuma, come una discoteca di Riccione.
L’antipolitica di Beppe, un business da 4 milioni
Quest’ultima puntata è dedicata alla decodificazione di alcune balle su Beppe Grillo e di Beppe Grillo. Anzitutto delle precisazioni. Come visto, Giuseppe Piero Grillo non ha solo fruito due volte di un condono fiscale tombale, ma anche di un condono edilizio nella sua villa di Sant’Ilario. Come visto, poi, la pretesa di impedire la candidatura di chi abbia avuto delle condanne penali in giudicato (regola che non esiste in nessun Paese del mondo) precluderebbe ogni candidatura di Beppe Grillo medesimo, che è pregiudicato per omicidio colposo plurimo. A questa condanna, raccontata nella puntata di ieri, va aggiunto un patteggiamento per aver definito Rita Levi Montalcini «vecchia p...» in un suo spettacolo del 2001: dovette pagare 8400 euro e la causa civile è ancora in corso, anche perché Grillo sostenne che la scienziata ottenne il Nobel grazie a un’azienda farmaceutica. A proposito dei referendum promossi dalle piazze grillesche, invece, vediamo che anche il promotore Antonio Di Pietro invoca che un parlamentare non resti tale per più di due mandati: ma non ha detto che lui, di mandati, ne ha già collezionati cinque, per un totale di anni 11. Anche Marco Travaglio, venerdì, ha tuonato contro i finanziamenti pubblici all’editoria: ma non ha detto che il suo giornale, l’Unità, percepisce più contributi di tutti, e non «come tutti i giornali italiani» (parole sue, rivolte alla folla beona del V-day), bensì nella modalità assai più danarosa riservata alla stampa politica; dalla Rai all’Unità, insomma, Travaglio è pagato coi soldi dei contribuenti. Per chiudere con la manifestazione di venerdì: Piazza San Carlo è grande 168 per 76 metri, dunque 12.768 metri quadri che moltiplicati per 3 (tre persone ogni metro, e sono già tante) dà 38.304 persone totali, non 120mila come dal blog di Grillo: «Eravamo in 120.000. Chi era presente lo sa e anche chi può informarsi in Rete».
Grillo non a caso riconosce solo la rete, per quanto la cosa, nel tempo, si sia configurata come un’ossessiva paura del confronto. Interviste non ne rilascia, ed è nota l’esperienza del giornalista Sandro Gilioli: nel gennaio scorso si mise d’accordo col comico per un’intervista di quattro pagine, ma poi si vide respingere le domande perché definite «offensive e indegne»: tuttavia, una volta rese pubbliche, si sono rivelate del tutto ordinarie.
Poi c’è il capitolo libri: Grillo, semplicemente, è solito bloccare qualsiasi volume che lo riguardi. Nel 2003 fece diffidare e bloccare «Grillo da ridere» di Kaos edizioni, biografia a lui favorevole: la scusa fu che conteneva un’eccedenza di testi dei suoi spettacoli. Nel 2007 invece ha diffidato e bloccato «Chi ha paura di Beppe Grillo?» di Emilio Targia, Edoardo Fleischner e Federica De Maria, scritto per Longanesi: tre studiosi che hanno seguito Grillo per anni; aggiornato due volte, Longanesi infine ha lasciato perdere per non avere grane. Il libro, dopo che per analoghi motivi era stato rifiutato da ben 23 editori, è uscito infine per Selene edizioni giusto in questi giorni. La biografia «Beppe Grillo» uscita infine per Aliberti, e scritta da Paolo Crecchi e Giorgio Rinaldi, è nelle librerie dal novembre scorso nonostante le minacce fatte recapitare da Grillo, ai due autori, a mezzo del giornalista della Stampa Ferruccio Sansa, figlio del suo dirimpettaio Adriano. Tutte le cause, infine, per risparmiare, sono promosse dallo studio legale del figlio di suo fratello Andrea. Va anche detto che l’atteggiamento di Grillo, casta di se stesso, probabilmente non è solo ascrivibile alla preservazione di un culto della propria personalità: semplicemente, vuole essere l’unico a guadagnare col proprio nome.
Il blog che non lo è Sotto questo profilo, la definizione corretta del suo celebre blog, aperto il 26 gennaio 2006, è «sito commerciale»: come tale è infatti classificato. I numeri parlano chiaro: un anno prima del blog, nel 2004, Grillo ha fatturato 2.133.720 euro; nel 2006, due anni dopo, ne ha fatturati 4.272.591. La politica del Vaffanculo sta rendendo bene. Nel citato «Chi ha paura di Beppe Grillo», i tre autori hanno monitorato il sito per tre anni osservando come Grillo, spesso con la scusa della battaglia per la democrazia e il finanziamento dei V-day, venda ogni genere di gadget: video del V-day, dvd dello spettacolo Reset, libro «Tutte le battaglie di Grillo», eccetera. Anche i circolini politici rendono: chi vuole aprire un fan club deve pagare 19 dollari per un mese (dollari, perché la piattaforma è negli Usa) che sono scontati a 72 per chi prenota un semestre. Per ora i circoli sono poco più di 500, ed è già un bel rendere.
Solo alla rete e a Grillo, dunque, dovremmo affidare le verità su Grillo. Tipo questa: «Ho avuto una Ferrari, ma l’ho venduta». Fine. Salvo scoprire, certo non sulla rete, che di Ferrari ne ha avute due, più Porsche, Maserati, Chevrolet Blazer, eccetera. Oppure, sempre parole sue: «Ho due case, una a Genova e una in Toscana». Fine. Salvo scoprire, certo non sulla rete, che una in effetti è a Bibbona, Livorno, 380 metri quadri e 5.600 metri quadri di terreno; ma risulta intestato a lui anche l’appartamento di Rimini dove stava con l’ex moglie, senza contare che la Gestimar, la sua società immobiliare gestita dal fratello, possiede i tre appartamenti a Marinelledda, una villa a Porto Cervo, due locali più garage a Genova Nervi e infine un esercizio commerciale a Caselle, oltreché un garage in Val d’Aosta. Oppure, ancora: «Ho avuto la barca, ma l’ho venduta». Salvo scoprire, certo non sulla rete, che di barche ne avute diverse; una forse l’avrà anche venduta, ma il panfilo «Jao II» di 12 metri, in realtà, risulta affondato alla Maddalena il 5 agosto 1997. C’erano a bordo anche Corrado Tedeschi (che oggi odia Grillo pubblicamente) con la sua compagna Corinne. La barca finì su una secca peraltro segnalatissima, e fu salvato dalla barca dei Rusconi, gli editori. Grillo fu indagato per naufragio colposo, procedimento archiviato. Un’altra volta, il 29 maggio 2001, riuscì nell’impresa si insabbiare un gommone nel profondissimo mar Ligure, alla foce del Magra: con lui c’era Gino Paoli, fu una giornata senza fine. Del condono tombale chiesto e ottenuto per due anni e per due volte dalla citata Gestimar, dal 1997 al 2002, diamo conto velocemente. Fu certo lecito, ma non obbligatorio. Il problema è che era esattamente il genere di condono contro il quale Grillo si era scagliato più volte, e in particolare con una lettera indirizzata al direttore di Repubblica risalente al giugno 2004. Se vorrà ne riparlerà Grillo medesimo, tra un vaffanculo e l’altro.
Il nuovo Coluche. Difficile scacciare l’idea che Grillo non sogni di potersi ispirare un giorno a Michel Coluche, l’attore e comico francese che peraltro ebbe l’onore di conoscere sul set del film «Scemo di guerra» di Dino Risi: «Beppe si ingelosì molto del rapporto speciale che avevo con Michel», ha detto il regista. Coluche, idolo del box office transalpino, dai suoi spettacoli metteva alla gogna i politici e un bel giorno annunciò la candidatura all’Eliseo. Si ritirò solo all’ultimo, ma i sondaggi parevano garantirgli una messe incredibile di voti.
Forse qualcuno avrebbe potuto già insospettirsi dall’esordio cinematografico di Grillo: «Cercasi Gesù», dove appunto interpretava un Cristo moderno anticipando la sindrome «Joan Lui» dell’altro aspirante santone, Adriano Celentano. Anche la discesa in campo di Silvio Berlusconi nel 1994, e relativo successo, deve averlo alquanto impressionato. Come rilevato da Libero il 3 ottobre scorso, Grillo mise il suo primo bollino elettorale proprio su Berlusconi: «Sono da mandare via, da mandare via questa gente qua, da votare gli imprenditori, ecco perché sono contento che è venuto fuori Berlusconi: lo voglio andare a votare». E qui siamo appunto nel 1994. Nella primavera successiva, vediamo, Grillo modificò il suo giudizio e lo spruzzò di venature appena megalomani: «Candidarmi sarebbe un gioco da ragazzi, prenderei il triplo del Berlusca» disse a Curzio Maltese su Repubblica. «Mi presento in tv e dico: datemi il vostro voto che ci divertiamo, sistemo due o tre cose. Un plebiscito». Poi, nel 2003, la svolta: «Per arrivare a Berlusconi dobbiamo essere diventati parecchio stupidi». Già covava. Ma una vera discesa in campo, Giuseppe Piero Grillo, non l’ha ancora fatta. Deve ancora discuterne col commercialista.
di Filippo Facci.


Giacomo Amadori per “Panorama”

Vaffa... a chi dice che l’onestà non paga». Sembra di sentirlo il ragionier Giuseppe Grillo, classe 1948, mentre gongola davanti al suo estratto conto e srotola la sua inconfondibile cantilena. Infatti lui, l’instancabile fustigatore di furbetti e mariuoli, di privilegi e clientele, ha praticamente raddoppiato il suo reddito da quando indossa i panni scuri (rigorosamente oversize) del Savonarola «crossmediale» (la definizione è contenuta in un saggio recente), a cavallo tra la piazza virtuale di internet e quelle reali dei «V-day» (venerdì 25 aprile l’appuntamento è a Torino per manifestare contro la «casta dei giornalisti» in nome di «una libera stampa in un libero stato»).
La svolta per le sue finanze arriva con l’apertura, il 26 gennaio 2005, del cliccatissimo blog internettiano e con il tour teatrale Beppegrillo.it: il primo caso di uno spettacolo che promuove l’indirizzo di un sito. Ma vediamo i dettagli. Panorama ha esaminato le sue ultime dichiarazioni dei redditi e ha avuto conferma, innanzitutto, che Grillo paga le tasse. Molte. Visto che l’Istat non prevede l’attività di predicatore online, il commercialista di Grillo, il genovese Stefano Cecchi, denuncia i guadagni del cliente alla voce «creazioni nel campo della recitazione». Come un comico o un attore qualsiasi.

Anche gli introiti non sono quelli di un leader politico, più o meno virtuale. Infatti Grillo ha dichiarato nel 2006 un reddito imponibile di 4.272.591 euro, 20 volte quello del presidente del Consiglio uscente, Romano Prodi (217 mila euro nel 2006). Gli anni precedenti per Grillo («Ragioniere che sa fare bene i suoi conti» lo definisce scherzando l’ex compagno di scuola Roby Carletta), senza sito e spettacolo tematico, erano stati meno remunerativi.

Nel 2004 e nel 2003 gira l’Italia con lo show Black out, facciamo luce e dichiara rispettivamente 2.633.720 euro e 2.133.694; nel 2002 batte i teatri con il tour Va tutto bene e le entrate sono più o meno le stesse: 2.214.286. Insomma, sebbene la moglie di Grillo, la signora Parvin, a un’amica abbia confidato che non si vive di soli V-day, certo essi aiutano.

Dal gennaio 2005 Grillo elettrizza l’etere con il suo blog: il settimanale statunitense Time nel 2005 dichiara lo showman genovese uno degli «eroi europei» dell’anno e nel 2008 promuove il suo diario internet tra i 25 più influenti del globo. Un palco virtuale da cui il tribuno arringa in media, si dice, 200 mila persone al giorno. Da qui spedisce sfratti a parlamentari e ministri, liquida i partiti, licenzia manager e impartisce lezioni ecologiste.
Ma se le prediche e la discesa in campo, per ora, non hanno dato i risultati sperati a livello elettorale (alle recenti amministrative le nove liste di «amici di Grillo» presenti in regioni e capoluoghi di provincia hanno racimolato in tutto un deputato siciliano e un paio di consiglieri comunali), dal punto di vista economico si sono rivelate un trionfo.
Come sottolinea Aldo Marangoni, manager dell’agenzia che lo segue da circa trent’anni: «Da quando è partito il blog è stato un successo crescente». Una media di 5 mila spettatori per 80-90 date a tournée, quasi mezzo milione di persone pronte a pagare dai 20 ai 30 euro per ascoltarlo nei palasport. «Le date registrano il tutto esaurito in tempi sempre più brevi» aggiunge Marangoni. Che nel 2005 ha versato a Grillo 3.942.038 euro (cifra cresciuta negli anni successivi).

E il resto della torta? Nella dichiarazione 2006, 512.132 euro provengono dalla Società italiana degli autori ed editori (Siae); 69.784 dalla Casaleggio associati, l’agenzia che gestisce il suo blog (quell’anno all’esordio); 45 mila dalla Feltrinelli (con cui ha pubblicato Tutto il Grillo che conta); 15.500 dal settimanale Internazionale, per cui scrive. Gli fruttano anche gli investimenti fatti presso la Banca Antonveneta che nel 2005 subiva la scalata della Banca popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani, arrestato a dicembre di quell’anno per aggiotaggio, insider trading, truffa aggravata e associazione per delinquere. Quella volta Grillo, al contrario di altre occasioni (per esempio nella vicenda Parmalat), non era riuscito a preconizzare quello che sarebbe accaduto.

Certo le apparenti contraddizioni non spaventano l’uomo. Lo sanno bene gli amici dell’infanzia, quelli che si radunavano in piazza Martinez per sfidarsi con le grette o nelle gare di sputi, o magari per organizzare scherzi feroci (una volta rischiarono di ustionare un barbone che dormiva). «Giuse, come lo chiamavamo» dice Carletta, cabarettista pure lui, «nel ’68 non si interessava di politica. Tra di noi chi metteva l’eschimo lo faceva per cuccare ai festival dell’Unità».

Mentre a scuola venivano organizzate le prime assemblee studentesche, Grillo scarabocchiava alla lavagna i testi delle canzoni di Celentano. All’impegno preferiva le vasche con gli amici in via XX Settembre, il repertorio di Pippo Franco e Duilio Del Prete e le feste con paste secche e vermut. «Quando ballava a guancia a guancia nella penombra era l’unico momento in cui lo vedevamo serio» ricorda ancora Carletta.
Un giorno «porcellino» (il suo soprannome, vista la silhouette tondeggiante) corteggiò la ragazza del giovane sbagliato che in cambio gli ruppe i denti con una testata. Quasi una fortuna visto che gli incisivi sporgenti erano poco telegenici. E che la politica non lo interessasse lo conferma l’ex amico Orlando Portento: «Ha fatto spettacoli per tutti i partiti, ma non certo per motivi ideologici». All’epoca alla politica preferiva le auto sportive e le donne, sebbene sia sempre stato accompagnato dalla fama di genovese parsimonioso: «Ricordo che a Nervi girava con una tuta senza tasche e io gli dicevo che era meglio pagare un caffè che un cardiologo» conclude Portento.

Nel 1990 cambia tutto, Grillo, scovato da Pippo Baudo in un cabaret milanese, viene cacciato dalla tv per una battuta sui socialisti: scopre così l’impegno e i teatri. Nel 1991, secondo un sondaggio Abacus, è il comico più popolare. Iniziano i discorsi all’umanità e le sue performance televisive entrano nel circuito dei programmi di culto. Sino alla scoperta del blog e della sua capacità di rilanciare temi e polemiche che incrementano il fenomeno commerciale. Un meccanismo esaminato nel saggio Chi ha paura di Beppe Grillo? pubblicato in questi giorni dalla Selene edizioni.

I tre autori hanno tenuto sotto osservazione il sito per quasi tre anni. «Chi spera di trovare un blog in realtà entra in uno splendido negozio con un sistema di vendita che funziona benissimo» afferma Edoardo Fleischner, saggista e docente di nuovi media e società all’Università Statale di Milano.

Via internet Grillo vende ogni genere di gadget. Basta cliccare sul sito www.beppegrillo.it per rendersene conto. Di fianco ai vari «comunicati politici» e agli aggiornamenti sul V2day c’è un suq dove manca solo la boccetta con il fiato di Grillo: in catalogo il video del V-day 2007 (l’offerta è libera, ma Grillo precisa: «Chi vuole la mia rovina economica e non verserà neppure un centesimo dovrà almeno pagare le spese di spedizione»), il dvd dello spettacolo Reset (10,20 euro), il libro Tutte le battaglie di Grillo (9,40) e molto altro. Non manca un’area riservata ai negozi.

I librai non possono acquistare meno di 25 pezzi e non è previsto il reso. Questa è la legge di Grillo. Che trasforma in «palanche» tutto quello che tocca. Persino le sezioni virtuali del partito fruttano.

Chi vuole aprire un fan club deve collegarsi alla piattaforma statunitense Meetup.com e pagare una quota: 19 dollari per un mese, scontati a 72 per chi prenota un semestre. Visto che i meetup segnalati sul sito sono 508 (per 360 città e 72 mila iscritti), i conti sono presto fatti: garantiscono un introito di almeno 73 mila euro l’anno. Non è chiarito se quei denari vengano incassati interamente dagli americani. Di certo iscriversi è facile: anche Panorama, utilizzando un solo indirizzo email, ha fondato tre «Beppe Grillo meetup»: «Libera stampa», «Mondadori» e «Segrate». In pochi minuti erano già prenotabili online (sul sito Meetup.com) magliette (16,95 dollari), cappellini (11,95), tutine per neonati (16,95) e tazze (12,95) con i loghi dei nuovi gruppi.

Il sito di partenza (Beppegrillo.it) è gestito dalla Casaleggio associati di Milano, società nata nel 2004 e specializzata nel far fruttare al massimo la rete. Nel 2005 ha dichiarato un volume di affari di 40.525 euro e perdite per 66.833 euro, l’anno successivo, dopo il necessario rodaggio e l’incontro con Grillo, il fatturato è schizzato a 1.187.724 con un reddito imponibile di 380.505 euro.

Il guru dell’agenzia è il perito informatico Gianroberto Casaleggio, 53 anni e riccioli alla Angelo Branduardi. Tra i suoi best-seller Il Web è morto, viva il Web e Web ergo sum. Il merito della conversione a internet di Grillo è suo (nel 2000 l’ex comico genovese apriva gli spettacoli spaccando computer con una mazza da baseball). Nell’introduzione di un libro di Casaleggio, Beppe racconta il loro incontro in un camerino di un teatro livornese: «Cominciò a parlarmi di rete. Di come potesse cambiare il mondo. (...) Tutto fu chiaro, era un pazzo. Pazzo di una pazzia nuova, in cui ogni cosa cambia in meglio grazie a internet».

Le antenne di Grillo si alzarono subito, forse perché la vera specialità di Casaleggio e soci è trasformare l’etere in euro. Per esempio a marzo la sua società ha presentato un focus su «tendenze, strategie, numeri e opportunità dell’e-commerce in Italia». Così oltre a mettere in vendita i prodotti del V-ideologo, Casaleggio è diventato pure il suo editore.
Non tutte le idee rivoluzionarie di Casaleggio seducono Grillo. Per esempio, non sembra averlo convinto la battaglia per l’abolizione del copyright, visto che nei mesi scorsi il predicatore di Sant’Ilario ha fatto un esposto contro la vendita su eBay dei dvd taroccati dei suoi spettacoli. Risultato: il vicentino Alessandro B., 19 anni, si è trovato la Guardia di finanza in casa e il computer impacchettato.

Casaleggio non si è scoraggiato e ha trasformato il blog di Grillo in un laboratorio. Basta leggere sul sito della società: «L’obiettivo è sviluppare in Italia una cultura della rete (...) con la creazione di gruppi di pensiero e di orientamento». E che cosa sono i grillini se non questo? Il marketing virale (il vecchio passaparola), uno dei cavalli di battaglia di Casaleggio, a settembre ha portato in piazza circa 1 milione di persone per il V-day.
Casaleggio, secondo alcuni, direbbe la sua anche sui contenuti del sito, oltre che sulle strategie. Fleischner è esplicito: «Grillo ha confessato che gli spunti sono suoi, ma che per la stesura dei suoi temutissimi articoli riceve degli aiutini».

Molte delle idee di Grillo, come la repentina (e ora un po’ sopita) passione per il mondo virtuale di Second life (trasmessa pure ad Antonio Di Pietro, altro cliente famoso di Casaleggio), sono ispirate dal perito informatico milanese. Però la sua biografia non è quella del ribelle estraneo all’establishment. I biografi raccontano che alla fine degli anni 90 lavora all’Olivetti di Roberto Colaninno, poi diventa amministratore delegato della Webegg (società con 600 dipendenti), joint-venture tra Olivetti e Telecom che si occupa di consulenza strategica per internet.

Nel 2000 siede con Michele Colaninno (il figlio minore di Roberto) nel consiglio di amministrazione della Netikos, un’altra agenzia internettiana. Nel 2004 Webegg viene ceduta alla Value partners e Casaleggio insieme con altri fuoriusciti dalla Webegg si mette in proprio. Tutta gente che si muove bene nel mondo finanziario, tanto che qualche maligno rilegge in filigrana alcune delle battaglie nell’agenda di Grillo.

Ma i cacciatori di pagliuzze rinfacciano al Beppe nazionale altre incoerenze. Lo accusano di promuovere una legge per lasciare fuori dal Parlamento i politici condannati in primo grado, sebbene abbia una condanna definitiva per omicidio colposo in un incidente stradale. Gli appunti dei puristi non finiscono qui: nel 2003 la Gestimar, l’immobiliare di famiglia di cui Giuse è socio insieme con il fratello Andrea (nel 2006 hanno denunciato 12 appartamenti in provincia di Genova, per un reddito imponibile di 53.530 euro), ha usufruito del berlusconiano condono tombale, uno dei bersagli preferiti negli spettacoli di Grillo.

Peccati veniali che non intaccano la fiducia dei fan. Anche perché le disavventure giudiziarie non risparmiano neppure loro. A Genova, la capitale del grillismo, uno degli organizzatori del V2-day, che ha presentato in questura il preavviso per la manifestazione del 25 aprile, nel 2007 è stato condannato (patteggiando) a 1 anno e 4 mesi per bancarotta fraudolenta. Ma questa è un’altra storia.
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Old 02-07-2009, 17:57   #37
rgart
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troppo lungo.

riassunto e fonte.

se viene da panorama o dal rotolo igenico puoi anche risparmiarmi il riassunto...
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Old 02-07-2009, 18:00   #38
Ludicolo
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troppo lungo.

riassunto e fonte.

se viene da panorama o dal rotolo igenico puoi anche risparmiarmi il riassunto...
Questo testo l'ho letto su Facebook. I vari "pezzi" singoli li lessi qua e la. Alla fine sono dati documentati dagli stessi amici di Grillo. Amici che aveva.
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Old 02-07-2009, 18:03   #39
gabi.2437
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Ma con tutte le cose contro cui protestare, proprio sulla più furba si va a perder tempo?

Cioè, ridicoli, stanno buttando miliardi a destra e a manca e qua protestano "contro il nucleare" (che dove lo vedono, non si sa, per ora siamo a zero)
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Old 02-07-2009, 18:48   #40
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Credo sia...

di Filippo Facci.
Giacomo Amadori per “Panorama”


Che fai le domande e dopo due post ti rispondi da solo?

Dopo aver letto le prime cinque righe casualmente mi era venuto in mente qualcuno... Facci ??!? Quel Facci che tra le altre cose ha fatto censurare la sua pagina su wiki?
"La rete non esiste" cit.
"Esiste sicuramente una parte di internettiani che a mio avviso è sottoacculturata e che secondo me occupa la maggior parte del blog di Grillo, ho il massimo disprezzo per la maggioranza di quelli che io ritengo essere i grillini, i grillanti o quelli che volete. Quindi, se questo è il terreno, il nuovo linguaggio della politica, visto che posso permettermelo perché non sono un politico, la risposta al vaffanculo di Grillo è: vaffanculo ci vada lui e quelli che lo sostengono" cit.
"Craxi ha modernizzato negli anni '80 il Paese e l'ha arricchito."cit.
"Enzo Biagi, uno che piace solo alle vecchie e ai deficienti." cit.


E chi è l'altro? Il famoso Amadori che si è fatto dare le foto da zappaddu per incastrarlo e che adesso si è preso l'impegno di "sputtanare" De Magistris?
Siamo messi proprio male eh...
__________________
Mio padre diceva: La vita è una strada, e ogni giorno è una pietra miliare, se non rallenti ogni tanto, ti perderai quello che ciascun miglio ha da offrire; ma c'è un rovescio della medaglia, a volte puoi sbagliare svolta e ritrovarti su un pezzo di strada dannatamente schifoso, e le ruote girano e tu preghi che non sia un vicolo cieco...
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