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Old 15-07-2004, 11:01   #1
teogros
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Berlusconi!

L'organizzazione guidata da Epifani lascia il tavolo. Cisl e Uil: una scelta "incomprensibile.

Strappo della Cgil al tavolo tra Confindustria e sindacati che ieri sera avrebbe dovuto sancire la ripresa della concertazione tra le controparti. Dopo circa
due ore la delegazione guidata da Guglielmo Epifani ha abbandonato la sede dell'associazione degli industriali, bocciando il documento presentato da Luca Cordero di Montezemolo e Alberto Bombassei. Mentre Cisl e Uil hanno proseguito l'incontro e si sono date appuntamento per la prossima settimana; senza però fissare una data e nella speranza di recuperare la Cgil
al tavolo.
«La concertazione parte non benissimo», ha commentato il vice presidente di Confindustria Bombassei, che tanto ha lavorato nei giorni scorsi per preparare questo incontro. «Ma nessuno si era illuso - ha aggiunto -. Ci voleva un miracolo. Speriamo di recuperare». E l'auspicio che la confederazione guidata da Epifani possa avere un ripensamento arriva anche dal sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi: «Spero che la posizione della Cgil non si traduca in un veto, ma in una disponibilità a mediare».


La rottura si è consumata sulla proposta di Confindustria, accettata da Cisl e Uil, di iniziare il confronto sulla revisione del sistema contrattuale in autunno. Una proposta bocciata dalla Cgil, contraria a fissare qualunque tipo di scadenza su un tema così delicato.
«C'è una parte del documento sulle politiche di sviluppo e sulla competitività - ha spiegato Epifani lasciando viale dell'Astronomia scuro in volto - sulla quale siamo disposti a lavorare. C'è poi una parte sulla politica salariale e sui
contratti, sulla quale non siamo d'accordo». «Dunque - ha aggiunto il leader della Cgil - se il documento resterà quello, per noi non va bene, non è condivisibile».
Prima che tra Cgil e Confindustria, dunque, lo scontro è di nuovo tra le tre confederazioni sindacali, come testimonia l'umore dei tre segretari generali. Per i leader di Cisl e Uil la decisione della Cgil di abbandonare il tavolo è
«incomprensibile». «La Cgil pone di nuovo un veto, e io non credo che ci possano essere degli argomenti tabù», ha detto Pezzotta al termine dell'incontro, auspicando comunque un ripensamento da parte di Epifani. E non escludendo un chiarimento nei prossimi giorni.
«L'ipotesi che era stata proposta - ha spiegato il leader della Cisl - era quella di avviare da ottobre un confronto sul sistema contrattuale, una volta terminato a fine settembre il lavoro della commissione di Cgil, Cisl e Uil su questa materia. Dunque - ha aggiunto - non ho capito perchè la Cgil ha deciso di andarsene. Se qualcuno vuole sfuggire al confronto lo dica con
chiarezza. Spero comunque - ha concluso - che, passate le arrabbiature, le incomprensioni si superino, perchè è un nostro dovere capire cosa Confindustria vuole fare su certe materie. E per andare al confronto col Governo con una posizione chiara».
Sulla stessa linea Angeletti, che ha confermato la disponibilità della Uil a discutere sugli assetti contrattuali a partire da ottobre. «Avevamo assolutamente chiarito che tutti contratti aperti devono essere chiusi prima di aprire il confronto», ha detto, definendo la scelta della Cgil «non positiva, non utile, perchè in una situazione come questa sarebbe stato importante che Confindustria e i sindacati fossero stati in grado di dare un segnale positivo». Angeletti ha quindi spiegato che già domani potrebbe essere fissata la data per il prossimo incontro con Confindustria. «Ci hanno proposto un documento. Noi - ha detto - abbiamo fatto delle osservazioni chiedendo delle modifiche perchè c'erano degli aspetti da noi non condivisi, come un richiamo alla decontribuzione per i nuovi assunti nel Mezzogiorno e una valutazione sull'aspetto salariale che non ci convince. Confindustria analizzerà queste nostre controproposte e nei prossimi giorni ci incontreremo nuovamente per sapere quali sono le risposte».
Conferma Bombassei: «Si tratta di un documento nella stragrande maggioranza condiviso, dove alcuni punti saranno oggetto di approfondimento».


Fonte: Repubblica.it
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Old 15-07-2004, 13:35   #2
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Old 15-07-2004, 23:27   #3
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Old 16-07-2004, 17:09   #4
SaMu
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16/07/2004: "In gioco il potere di veto"
di Angelo Panebianco

Corriere della Sera, 16 luglio 2004

Perché il leader della Cgil Guglielmo Epifani ha abbandonato platealmente, due giorni fa, il tavolo del confronto fra Confindustria e sindacati? Il casus belli è stata la proposta confindustriale di rimodulazione degli assetti contrattuali, ma gli altri leader sindacali, Savino Pezzotta e Luigi Angeletti, hanno giudicato incomprensibili le motivazioni addotte dalla Cgil per stroncare sul nascere il dialogo con la Confindustria.
In verità il comportamento, apparentemente bizzarro e bizzoso dei vertici della Cgil, non è affatto inspiegabile. Epifani sembra avere voluto mettere in chiaro, sia dinanzi alla associazione degli imprenditori sia, e forse soprattutto, dinanzi alla Cisl e alla Uil, che la Cgil detiene tradizionalmente un diritto/potere di veto su qualunque questione di interesse sindacale e a quel diritto/potere di veto non intende rinunciare. In sostanza, la Cgil ha gonfiato i muscoli per chiarire subito, prima ancora che inizi davvero una reale trattativa con la controparte imprenditoriale, chi davvero comandi. È una vecchia storia. La Cgil ha una lunghissima abitudine all'esercizio del potere di interdizione, un potere che ha sempre esercitato senza remore sia nei confronti delle altre organizzazioni sindacali sia nei confronti di eventuali governi «amici». L'esistenza di quel potere di interdizione non è mai dipesa solo dal fatto che la Cgil fosse, e sia, il sindacato più forte, con più iscritti. La sua forza politica non è mai stata solo organizzativa. Era anche il frutto degli appoggi politici che la Cgil ha sempre potuto mettere in campo. Ne sanno qualcosa gli altri sindacati. Tutte le volte che si sono trovati a rompere con la Cgil (all'epoca dello scontro sulla scala mobile negli anni Ottanta con il governo Craxi, all'epoca del conflitto fra la Cgil e il governo Berlusconi sulla questione della riforma del mercato del lavoro) hanno pagato prezzi molto alti. Perché la Cgil, un tempo spalleggiata dal Pci (di cui era, in verità, il braccio esecutivo sul terreno sindacale), è sempre stata in grado di mobilitare, contro gli altri sindacati, vigorose campagne di piazza e massmediatiche. Mettersi contro la Cgil significava, per gli altri sindacati, correre il serio rischio di essere bollati come «sindacati gialli», al servizio del padrone (governativo o imprenditoriale che fosse). Con tutte le spiacevoli conseguenze del caso.
Ma anche i governi «amici» hanno sperimentato sulla propria pelle cosa significhi sfidare l'ira della Cgil. Nella passata legislatura, all'epoca dei governi di centrosinistra, fu la Cgil di Sergio Cofferati a mettersi di traverso (e a spuntarla) impedendo non solo una riforma del welfare state ma persino una seria discussione (che, all'epoca, soprattutto Massimo D'Alema tentava di impostare) su quella necessaria riforma. È stata infatti questa la vera grande novità prodotta dalla fine del partito comunista. Ai tempi del Pci la Cgil era, sostanzialmente, sottomessa al partito. Finito il Pci, la Cgil ha acquistato una forza politica autonoma e la capacità di imporre i propri diktat ai partiti di sinistra.
Insomma, la storia passata rende del tutto comprensibile il tentativo odierno della Cgil di riaffermare se stessa come depositaria di un potere di veto, si tratti di costruire piattaforme comuni con gli altri sindacati, dialogare con la Confindustria, o trattare con il governo.
Il problema, naturalmente, è che né l'economia del Paese né, men che mai, la democrazia politica possono rimanere appese al potere di veto di una organizzazione sindacale più portata a dire no a qualsiasi proposta di riforma che a negoziare, con spirito costruttivo, i contenuti della proposta.
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Old 16-07-2004, 17:11   #5
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La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché. Noi abbiamo messo insieme la teoria e la pratica: non c'è niente che funzioni... e nessuno sa il perché!
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Old 16-07-2004, 17:12   #6
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16/07/2004: "L'obbligo del dialogo"
di Giulio Anselmi

La Repubblica, 16 luglio 2004

Pura immagine. Il giudizio sulla nuova stagione aperta in Confindustria da Luca di Montezemolo arriva spietato come una sentenza senza appello. La pronunciano i nemici interni ed esterni, coloro che nel governo, tra gli industriali e nei sindacati vorrebbero poter dimostrare che quella del presidente è una nobile illusione, ma un'illusione: con la Cgil non si può trattare, la guidino Cofferati o Epifani la maggiore organizzazione sindacale resterà schiava del suo passato e del potere della Federazione dei metalmeccanici.
Metterla così fa comodo a tanti: al ministro del welfare Roberto Maroni e al sottosegretario Maurizio Sacconi che flirtavano con la precedente gestione di Antonio D'Amato interprete di una linea di rottura e sono rimasti spiazzati dal nuovo corso; ai duri dell'associazione imprenditoriale, nostalgici della stagione dello spaccatutto; ai sindacalisti come Giorgio Cremaschi, della segreteria nazionale Fiom, convinto che a cambiare siano stati solo i toni, non la sostanza.
E non dispiace ai vertici di Cisl e Uil, infastiditi dalla luna di miele tra Montezemolo ed Epifani (i soli a darsi del tu) e interessati a riprendere il ruolo di interlocutori privilegiati nelle trattative. Ma si tratta di un calcolo miope: trasformare l'episodio dell'interruzione del confronto al suo nascere nel sintomo dell'impossibilità di un nuovo corso nelle relazioni industriali, significa accettare che la crisi italiana si aggravi fino a un punto di non ritorno. Come se la deriva della politica trascinasse l'intero Paese sulla via dell'impotenza e della rinuncia e il "fare sistema" evocato da Ciampi e Montezemolo acquistasse una drammatica valenza capovolta.
In realtà era inevitabile che dopo l'enunciazione di principio del ritorno al metodo della concertazione, concausa dell'inizio di una (breve) luna di miele tra Confindustria e sindacato, si dovessero fare i conti con i problemi concreti. Concertazione, nella nuova stagione, dovrà significare "dialogo", senza mitizzazioni: non si può dimenticare, nonostante i grandi benefici complessivi del protocollo del '93, che i tavoli tripartiti tra governo e parti sociali si sono trasformati, in alcune occasioni, in freni allo sviluppo del Paese. Anche nel mondo operaio ci sono parecchie perplessità: da Livorno, pochi giorni dopo il discorso d'investitura dell'Eur, la Fiom ha fatto sapere che i vecchi strumenti erano irripetibili. Ma i temi già condivisi sono molti: dagli investimenti su ricerca e innovazione allo sviluppo del Mezzogiorno, dalla crescita delle imprese al taglio dell'Irap.
Lo strappo sui contratti nasce da un conflitto interno al sindacato. È stata la Cisl a pretendere che tra le priorità contenute nel documento confindustriale e destinate a diventare oggetto di altrettante trattative, figurassero accanto allo sviluppo, all'inflazione, ai fondi pensione. Altrimenti ce ne andiamo noi, aveva minacciato Pezzotta. Il rapporto con Bombassei, l'"asse bergamasco", aveva funzionato ed Epifani si era trovato in agenda un tema che, secondo lui, doveva restare fuori. Non si tratta di una questione di puntiglio. Il leader Cgil teme che la trattativa sulle politiche salariali e contrattuali, se inizia subito, vada a impattare col rinnovo del contratto dei metalmeccanici, che deve essere firmato entro l'anno, provocando un rinvio che la potentissima Fiom non gli perdonerebbe.
Quello dei contratti è un fronte che vede contrapposte le due maggiori confederazioni, mentre la Uil si cura principalmente del livello dei salari. Attualmente esistono due livelli di contrattazione, nazionale e aziendale. La Cisl è favorevole all'innovazione di una contrattazione territoriale, la Cgil considera un totem l'esistente: la posta in palio è naturalmente la rappresentatività, il peso di ciascun sindacato, e il tentativo di quello cattolico di accrescere il proprio. Per gli industriali il problema principale è non introdurre un terzo livello, che risulterebbe insostenibile per le piccole imprese. Ma sotto il conflitto cova la cenere di vecchi incendi: avere inserito nel documento una frase sull'applicazione «della legislazione esistente» sembrerebbe pleonastico e ovvio, ma, nel contesto, ha rappresentato un diretto riferimento alla legge Biagi, subita dalla Cgil, e quest'ultima lo ha interpretato come un gratuito dito in un occhio. Come nella verifica di governo, irrisolte difficoltà nei rapporti personali hanno aggravato il contrasto.
Ieri Montezemolo ha ribadito che il Paese ha bisogno di dialogo e ha auspicato un segnale unitario dai sindacati. Ha ragione. Il ritorno alla stagione degli accordi separati, come sulle pensioni e sull'articolo18, svuoterebbe le aperture di credito che hanno accompagnato la sua scelta e lo renderebbe meno "magic" (come lo hanno definito i giornali anglosassoni). E questo sarebbe già un problema, dato il bisogno di riferimenti credibili. Ma il problema più serio sarebbe il riproporsi di una stagione di intollerabile conflittualità. Invece, mentre è plasticamente evidente l'inadeguatezza del governo a svolgere il suo compito, affrontando con determinazione l'emergenza economica, cresce l'esigenza che imprenditori e sindacati facciano la loro parte, per produrre più ricchezza e dividerla più equamente. I primi devono dimostrare di saper interpretare le responsabilità di classe dirigente, i secondi devono essere consapevoli che un rivendicazionismo selvaggio e un isolamento settario colpirebbe innanzitutto loro.
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Old 16-07-2004, 17:15   #7
cerbert
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L'altra campana:

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Montezemolo insiste, in linea con gli altri imprenditori europei, a voler cambiare il modello contrattuale
Confindustria va alla guerra

«Un documento importante che ha l'obiettivo di condividere coni il sindacato un progetto Italia da discutere con il governo». All'indomani del rifiuto della Cgil, Luca Cordero di Montezemolo rilancia il testo dell'ex presidente di Federmeccanica Bombassei. Un documento in cui, tra l'altro, si legge che occorre «un impegno preciso ad approfondire le ragioni di questa specificità italiana e ad individuare possibili soluzioni, in un quadro generale di ragionamento in cui inserire, oltre al tema dell'inflazione, alcune riflessioni su produttività, variabili occupazionali e potere d'acquisto delle retribuzioni». Tanti, forse troppi (circa due pagine), giri di parole per dire che il contratto nazionale è da buttare. Tuttavia, la fase è ancora quella della "offensiva diplomatica". E ieri, il presidente di Confindustria ha dichiarato che si aspetta «un segnale unitario di risposta». Un modo per fugare le paure della Cgil, che teme un altro accordo separato. Un tasto quasi obbligato visto che il documento di Confindustria, a leggerlo in trasparenza, è zeppo di richiami alla Fiom.

Arriverà il segnale unitario? A cadavere ancora "caldo" il Consiglio generale della Cisl ha mandato a dire che per ora l'unità è un bene prezioso di cui gode solo il sindacato di via Po, approvando un documento di sostegno alla relazione svolta dal segretario generale, Savino Pezzotta. Ffin qui quasi nulla di strano. Ma in un passaggio si parla esplicitamente della necessità di un rilancio strategico della concertazione e della politica dei redditi, «e dell'avvio di un confronto in proposito con il governo». Non una parola, ovviamente, sulla Cgil e sull'unità.

Per Gian Paolo Patta, della segreteria nazionale, la Cgil ha abbandonato il tavolo del confronto con Confindustria per «senso di responsabilità». L'apertura del confronto, è questa la tesi del segretario Cgil, «in assenza di una proposta comune di Cgil, Cisl e Uil sulla struttura della contrattazione, si sarebbe inevitabilmente trasformata in una rottura grave tra le confederazioni». «Un accordo separato - aggiunge - sul modello contrattuale basato sul ridimenzionamento del contratto nazionale e il via libera all'applicazione della legge 30 porterebbe ad un conflitto generalizzato ben più grave di quello avvenuto tra i metalmeccanici». «La Cgil - conclude Patta - ritiene che occorradefinire preliminarmente una proposta unitaria che assuma come punti discriminanti la riconferma del ruolo del contratto nazionale ed il contrasto alla precarietà, piuttosto che fissare le date per un confronto al buio che comporterebbe anche il rinvio dei contratti ancora aperti a cominciare da quello del pubblico impiego».

Per Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom, la conclusione dell'incontro di mercoledì sera in viale dell'Astronomia a Roma «dimostra che non c'era e non c'è nessuna svolta». «L'operazione di Confindustria è una operazione neocentrista», aggiunge. «Non a caso sono gli stessi obiettivi del Libro bianco di Maroni. E' in pura continuità con una politica che ha al centro l'attacco al contratto nazionale», continua. La brutalità con la quale si è palesata l'offensiva degli imprenditori, «è la testimonianza del fatto che i margini al loro interno sono del tutto inesistenti». Per quanto riguarda i rapporti con Cisl e Uil, «è chiaro che con questa impostazione non si può proseguire. La rottura sul sistema delle regole è profonda».

Fabio Sebastiani
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Sono certo che anche i francesi si indignarono per il fatto che i tedeschi, piuttosto che veder dissolvere la loro nazione, preferirono il nazismo. Chi non impara la storia...
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Old 16-07-2004, 17:22   #8
teogros
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Old 16-07-2004, 17:28   #9
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...ma non vi danno un po' di dispiacere..... quei corpi in terra senza più calore??
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Old 16-07-2004, 17:29   #10
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Bisognerebbe chiedersi anche a che cosa serve e se è utile la concertazione.

In Germania c'è un governo socialdemocratico, che ha fatto della concertazione con i sindacati il metodo della sua politica economica. Dopo 6 anni di quel metodo hanno una crescita economica nulla, da 2 anni sfondano il 3% deficit previsto dal trattato di Mastricht, e quest'anno addirittura prevedono di sfondare il 5%.

Che la concertazione sia un metodo fallimentare, se ne è reso conto persino Schroeder. Da mesi ormai ha rotto con i principali sindacati (a cui è iscritto). Settimana scorsa li ha mandati (letteralmente) a quel paese.

Se non ce la fa Schroeder a concertare con l'IG Metall, come può farcela Montezemolo con la CGIL?

Come e perchè un metodo che si è rivelato fallimentare in Germania, possa funzionare in Italia, è tutto da capire.

Ultima modifica di SaMu : 16-07-2004 alle 18:40.
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Old 16-07-2004, 17:31   #11
prio
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Bisognerebbe chiedersi anche a che cosa serve e se è utile la concertazione.

In Germania da 9 anni c'è un governo socialdemocratico, che ha iniziato facendo della concertazione con i sindacati il metodo della sua politica economica.

Dopo 9 anni di quel metodo la Germania ha una crescita economica nulla, ha già sfondato da 2 anni il deficit previsto dal trattato di Mastricht.

Nell'oggi dunque è messa peggio di noi. L'unica cosa che ha di meglio rispetto alla situazione italiana è il minor debito pubblico ereditato dal passato.

Che la concertazione sia un metodo fallimentare, se ne è reso conto persino Schroeder, che da mesi ormai ha rotto con i principali sindacati (a cui è iscritto) e che settimana scorsa li ha mandati (letteralmente) a quel paese.

Come e perchè un metodo che si è rivelato fallimentare in Germania, possa funzionare in Italia, è tutto da capire.
Alternativa?
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Old 16-07-2004, 17:37   #12
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Old 16-07-2004, 17:37   #13
cerbert
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Onestamente sull'utilità della concertazione non saprei rispondere.
Quando nel luglio 97 (se non ricordo male), con i lavoratori in vacanza, tutto l'impianto giuridico della concertazione venne fatto passare con la benedizione di Confindustria e D'Alema, si sentì un certo odore di stantio e pasticciato...

Da quel momento in poi, per almeno 5 anni, la concertazione è diventata "tabu": proporre di emendarla faceva immediatamente saltare sulle sedie i vari Panebianchi i quali si affrettavano ad evocare scendari di lotta di piazza e operai ridotti sul lastrico dai giochi di potere.
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Old 16-07-2004, 17:43   #14
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Alternativa?
Fare le riforme economiche necessarie, senza concedere il potere di veto a nessuno.

Il problema è che non si vede nessuno, in Italia, capace di far capire agli italiani la drammaticità della situazione e imporre la necessità delle riforme.

Persino questo governo, con la maggioranza parlamentare più ampia del dopoguerra, ha concluso lentamente una riforma del mercato del lavoro di cui ancora non ci sono nemmeno i decreti di attuazione: è ancora praticamente lettera morta.

E la riforma delle pensioni, dopo 1000 estenuanti trattative, non l'hanno ancora approvata: tutto rimandato a Settembre, per una riforma che partirà dal 2008, primi effetti dal 2009, svuotata di rigore anche nei numeri se è vero che è persino più cauta di quanto proponesse 2 anni fa la Margherita.
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Old 16-07-2004, 17:51   #15
prio
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Originariamente inviato da SaMu
Fare le riforme economiche necessarie, senza concedere il potere di veto a nessuno.
Cioe' confindustria dovrebbe decidere da sola, nel caso specifico?
O il governo non dovrebbe interpellare neanche confindustria?
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Old 16-07-2004, 18:00   #16
skywalker77
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Fare le riforme economiche necessarie, senza concedere il potere di veto a nessuno
Ma se non sono stati capaci nemmeno di gestire il cambio alla moneta unica in Italia, tu vorresti fargli fare le riforme economiche ! Adesso venderanno gli immobili dei ministeri per poi pagare l'affitto ai nuovi propietari.
Parli della Germania, ma hai presente il potere economico che ha la Germania in Europa e nel mondo? La Germania ha fatto quello che qualsiasi paese governato bene avrebbe fatto in una fase recessiva ha aumentato la spesa pubblica per non far buttare il sangue ai suoi cittadini, mentre qui si condonava. Per le parti sociali quello che vuole la CGIL e che vengano rinnovati i contratti scaduti da anni, che mi sembra sia più che leggittima come cosa, e non ti preoccupare che con Montezemolo alla presidenza di confindustria le parti sociali si accorderanno, ormai Berlusconi è solo!
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Old 16-07-2004, 18:08   #17
HenryTheFirst
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Parli della Germania, ma hai presente il potere economico che ha la Germania in Europa e nel mondo? La Germania ha fatto quello che qualsiasi paese governato bene avrebbe fatto in una fase recessiva ha aumentato la spesa pubblica per non far buttare il sangue ai suoi cittadini, mentre qui si condonava.
L'uso indiscriminato della spesa pubblica come mezzo anticongiunturale è uno dei fattori che hanno portato l'indebitamento italiano ai livelli attuali. Il debito accumulato nei decenni precedenti non permette ulteriori indebitamenti, anzi, i vincoli europei ci obbligano a ridurre il debito di un buon 40%.
Un'eccessiva spesa pubblica può evitare di buttare il sangue oggi, ma al prezzo di versarne di più domani.
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Old 16-07-2004, 18:08   #18
riaw
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Ma se non sono stati capaci nemmeno di gestire il cambio alla moneta unica in Italia, tu vorresti fargli fare le riforme economiche ! Adesso venderanno gli immobili dei ministeri per poi pagare l'affitto ai nuovi propietari.
Parli della Germania, ma hai presente il potere economico che ha la Germania in Europa e nel mondo? La Germania ha fatto quello che qualsiasi paese governato bene avrebbe fatto in una fase recessiva ha aumentato la spesa pubblica per non far buttare il sangue ai suoi cittadini, mentre qui si condonava. Per le parti sociali quello che vuole la CGIL e che vengano rinnovati i contratti scaduti da anni, che mi sembra sia più che leggittima come cosa, e non ti preoccupare che con Montezemolo alla presidenza di confindustria le parti sociali si accorderanno, ormai Berlusconi è solo!

cioè tu avresti preferito che in italia fosse aumentata la spesa pubblica?
__________________
La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché. Noi abbiamo messo insieme la teoria e la pratica: non c'è niente che funzioni... e nessuno sa il perché!
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Old 16-07-2004, 18:09   #19
GhePeU
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Originariamente inviato da SaMu
Bisognerebbe chiedersi anche a che cosa serve e se è utile la concertazione.

In Germania c'è un governo socialdemocratico, che ha fatto della concertazione con i sindacati il metodo della sua politica economica. Dopo 9 anni di quel metodo hanno una crescita economica nulla, da 2 anni sfondano il 3% deficit previsto dal trattato di Mastricht, e quest'anno addirittura prevedono di sfondare il 5%.

Che la concertazione sia un metodo fallimentare, se ne è reso conto persino Schroeder. Da mesi ormai ha rotto con i principali sindacati (a cui è iscritto). Settimana scorsa li ha mandati (letteralmente) a quel paese.

Se non ce la fa Schroeder a concertare con l'IG Metall, come può farcela Montezemolo con la CGIL?

Come e perchè un metodo che si è rivelato fallimentare in Germania, possa funzionare in Italia, è tutto da capire.

6 anni
GhePeU è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 16-07-2004, 18:15   #20
skywalker77
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cioè tu avresti preferito che in italia fosse aumentata la spesa pubblica?
Se l'Italia avesse avuto un debito pubblico accettabile si, tu sai che differenza c'è tra i salari italiani e quelli tedeschi? e quelli francesi ? Sai cos'è il moltiplicatore del reddito keynsiano?
Sai perchè abbiamo uno dei debiti pubblici più alti del mondo ?
Ma soprattutto sai perchè l'Italia pur non finanziando lo shock senza manovra aggiuntiva sarebbe uscita dai parametri di maahstrickt?
skywalker77 è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
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