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Old 26-05-2004, 13:06   #1
abbidubbi
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salma Quattrocchi.....bohhh???

articolo di saverio lodato:

Quattrocchi, un mistero italiano
di Saverio Lodato

Il carro funebre ha dovuto fare dietrofront. Contrordine della famiglia: il feretro dovete riportarlo a Roma. È accaduto sulla Tiburtina, martedì mattina, quando una telefonata sul cellulare di una delle persone addette al trasporto della salma (vera o presunta) di Fabrizio Quattrocchi ha definitivamente spezzato un cerimoniale sbrigativo che andava avanti dal giorno in cui si era diffusa la notizia del ritrovamento a Bagdad di quel che restava del corpo del body guard assassinato. A quel punto, all’autista, non è restato altro da fare che tornare sui suoi passi, destinazione il cimitero monumentale del Verano. Da ieri mattina alle 11 e 30, la salma è lì e per ora è lì che è destinata a rimanere. Un fatto che non si era mai visto. Una decisione che una famiglia non può prendere a cuor leggero. Una decisione che di solito, in casi analoghi, una famiglia non prende. Una decisione che lascia intravedere un grumo di incertezze, di dubbi, di paure, che non può spiegarsi altro che con una pressocchè totale mancanza di fiducia nei confronti delle versioni ufficiali. I Quattrocchi temono il rischio patacca? Temono che gli vengano consegnati resti qualsiasi pur di mettere la parola fine sotto questa tragedia? Temono che qualcuno voglia costruire sulla morte del loro congiunto ipotesi tranquillizzanti sulla sorte toccata agli altri tre ostaggi? Si capirà meglio nei prossimi giorni. Ma un primo dato sembra di evidenza solare.

I Quattrocchi non si fidano. Da giorni, ormai, vanno per la loro strada. E fanno esattamente tutto il contrario di quello che le autorità si aspetterebbero da loro. In una parola: respingono - almeno per il momento - quei poveri resti che le autorità italiane attribuiscono con indiscutibile certezza a Fabrizio Quattrocchi. E non dimostrano alcuna fretta di riavere a Genova quei poveri resti. Normalmente una famiglia si attacca spasmodicamente a una speranza. Non è questo il caso. Perchè?

I Quattrocchi, sino a oggi, non hanno mai parlato. Non hanno mai cercato le luci della ribalta. Erano gli unici a non essere presenti a Porta a Porta la sera in cui il ministro degli esteri Franco Frattini fece quella pantomima, prima negando di sapere, poi confermando in diretta che l'ucciso era proprio Fabrizio Quattrocchi. E noi non conosciamo la famiglia Quattrocchi. O meglio: abbiamo intravisto l'altro giorno, in una saletta dell'Aviazione Civile dell'aeroporto romano di Ciampino, la fidanzata di Fabrizio, Alice; suo padre, Mauro Girona; il fratello del body guard, Davide. Erano in attesa che arrivasse l'aereo con la salma (vera o presunta) del loro caro. Sono stati parcheggiati in quella saletta per un'ora buona, affidati alle cure amorevoli di tre crocerossine. Noi giornalisti gli ronzavamo attorno. Non c'era alcuno sbarramento che ci impedisse di rivolgere loro la parola. E infatti - ma senza risultati - in tanti ci abbiamo provato. Se i familiari di Fabrizio avessero voluto, avrebbero avuto più di un'occasione per dichiarare qualcosa, per esprimere interrogativi, stati d'animo, considerazioni su quanto è accaduto e sta ancora accadendo in quest'interminabile tragedia dei quattro ostaggi rapiti in Iraq. Scuotevano mestamente il capo come diniego a ogni tentativo di rompere il ghiaccio. C'è una profonda serietà nel comportamento di questa famiglia che non parla, ma si esprime con atti determinati, comportamenti non facilmente decifrabili dalla macchina dei media. Ricapitoliamo.

1) Ieri la famiglia ha formalmente bloccato il trasferimento da Roma a Genova della bara con i resti (veri o presunti) di Fabrizio. E l'avvocato Aurelio Di Rella ha dichiarato che «la famiglia chiede che la salma non venga trasferita a Genova sino a definizione degli accertamenti e non comprende le ragioni della fretta con la quale si sta operando». Così la bara è stata momentaneamente sistemata a Roma nel cimitero monumentale del Verano. Sino a data da destinarsi. E pensare che già lunedì, alcuni giornali e alcune televisioni, davano per avvenuto l'arrivo a Genova della salma. Calma, calma, sembrano dire i Quattrocchi - che però non lo dichiarano né alle agenzie, né ai giornali, nei ai tg - noi vogliamo che le cose siano fatte bene, vogliamo - per dirla con le parole di un dispaccio Ansa di ieri - «la certezza matematica" che quel sacchetto di resti corrisponda davvero a Fabrizio.

2) Il fermo della bara è strettamente connesso alla discussa questione del Dna. Sempre ieri, i Quattrocchi hanno preso una decisione - naturalmente non anticipata da «comunicati» - assai pesante e gravida di conseguenze in un momento come questo. Hanno incaricato il professor Renzo Celesti di eseguire una perizia di parte, un Dna che sia, in qualche modo, prova del nove di tutti i Dna che sono stati effettuati sino a oggi. E a tale scopo, il professor Celesti ha chiesto e ottenuto, dai magistrati titolari dell'inchiesta, Franco Ionta e Pietro Saviotti, di poter effettuare altri prelievi. Celesti, ieri, ha commentato laconico: «preferisco non dare tempi certi. Sono esami difficili, che possono comportare anche tempi lunghi». Ora si apprende che i primi esami, quelli eseguiti dai carabinieri del Ris «non avrebbero evidenziato frammenti di proiettile». E il professor Paolo Albarello, direttore di medicina legale dell' Università la Sapienza, all'indomani dell'autopsia, rincara la dose: «Non ci sono le condizioni per rilevare residui di polvere da sparo». Che significa? Vacilla la certezza che nelle ultime ore era stata sbandierata, al punto che si dava già per avvenuto il trasbordo dalla salma a Genova?

3) Altra questione assai controversa è la questione dei funerali di Stato. Il ministro della difesa Antonio Martino, quando ancora non erano arrivati in Italia i resti (veri o presunti) di Fabrizio Quattrocchi, ha dichiarato : «Fabrizio Quattrocchi merita i funerali di Stato». Gli ha dato man forte Gianfranco Fini, aggiungendo però che l'ultima decisione «spetta alla famiglia». La verità è che la famiglia Quattrocchi non solo non ha deciso ancora in quale forme dovranno essere s\volte le esequie, ma non ha addirittura deciso la data dei funerali, poiché è ancora alle prese con il tentativo di avere «certezza matematica» sull'identità di quei resti. Osserva l'avvocato Di Rella: «Gli esperti mi hanno riferito che per effettuare gli esami su un corpo ridotto in quelle condizioni ci vogliono dai quattro ai sei giorni. Il che vuol dire che le esequie potrebbero essere rimandate anche alla prossima settimana». E anche in questo, la famiglia Quattrocchi merita rispetto. Di fronte al carnevale delle onorificenze, elargite dagli uomini di governo con discutibilissimo senso del buon gusto, loro, i familiari, non si precipitano a incassare ciò che si vedono offrire su un piatto d'argento. Con il silenzio, anche su questo punto, sembrano dirci: innanzitutto cerchiamo di capire di chi sono davvero quei resti; poi cerchiamo di capire come è avvenuta la morte, in quali condizioni, con quali causali, e che cosa è davvero accaduto a Bagdad. I funerali verranno dopo.

4) Questa è l'altra nota dolens di questa storia. Autentico buco nero. Non esiste alcuna ricostruzione ufficiale definitiva di cosa stessero facendo i quattro body guard in territorio iracheno. E' stato detto e scritto tutto e il contrario di tutto. Anche le modalità dell' esecuzione sono rimaste top secret, perché top secret è rimasto il video che Al Jazira si è tenuta in cassaforte. Né è stata mai spiegata la «trattativa» che portò alla liberazione di due 007 italiani ( ma quelli con tutti i timbri e le carte in regola) indicati - secondo la testimonianza di un giornalista della Reuters - come prigionieri dei terroristi arabi, un paio di giorni prima che si apprendesse la notizia della cattura dei quattro body guard italiani. Esiste un legame di causa ed effetto fra i due episodi? La famiglia Quattrocchi sospetta che ci sia? E che il governo italiano non l'abbia raccontata tutta e sino in fondo? Non lo sappiamo.

5) C'è un altro aspetto che si è tinto di giallo nelle ultime ore. Riguarda proprio il mancato incontro, lunedì a Roma, delle famiglie Agliana, Stefio e Cupertino, proprio con la famiglia Quattrocchi. Le tre famiglie erano venute il giorno in cui era stata annunciato l'arrivo della salma da Bagdad. Ma le tre famiglie sono state dirottate prima alla Farnesina, poi alla Croce Rossa, in un estenuante tour per le vie della capitale che, alla fine, guarda caso, non ha reso praticabile un loro «passaggio» a Ciampino dove i Quattrocchi erano in attesa. Quando Antonella Agliana ha incontrato i giornalisti, a nome di tutti i familiari dei tre ostaggi, ha precisato: «Siamo venuti sin qui appositamente perché Fabrizio tornava in Italia. Non siamo andati ad aspettarlo a Ciampino perché non era una cosa ufficiale, ed era giusto che si rispettasse la famiglia». Poi, Antonella Agliana ha stabilito un nesso forte fra il ritrovamento di Quattrocchi e le «buone speranze» di rivedere liberi i propri cari, «buone speranze» che il ritrovamento dei resti ha alimentato in loro. Domanda: qualcuno, sta alimentando in loro la meccanicità di questo nesso? Qualcuno cerca di convincerli che se i resti sono di Quattrocchi allora il tempo volge al bello? E ci spingiamo oltre se ipotizziamo che potrebbe essere stata questa la ragione che lunedì ha reso impossibile il grande abbraccio fra le quattro famiglie? In altre parole: se i Quattrocchi adesso non ci vedono chiaro sull'identità di quei resti, ciò non significa forse che rischia di venire giù anche l'altro pilastro virtuale sul quale il governo cerca di costruire la sua tattica di rapporto con le famiglie Agliana, Stefio e Cupertino?

In conclusione: più il tempo passa, più i gialli si moltiplicano. Sarebbe andata molto meglio se i Quattrocchi avessero dato l'ok per la chiusura della bara. Sarebbe andata molto meglio se i Quattrocchi avessero preso al volo l'occasione dei funerali di Stato. Ma questo non è accaduto. E ciò complica ancora di più i tanti scenari di questa storia infinita. E - prevedibilmente - ne allunga i tempi a dismisura.
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Old 26-05-2004, 13:09   #2
Lorenzaccia
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