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Old 19-09-2009, 11:51   #1
dantes76
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Tremonti finge di combattere l’evasione

Quote:
Tremonti finge di combattere l’evasione
di Carlo Alberto Tregua

Revocare la banche nei paradisi fiscali

Tags: Giulio Tremonti, Economia

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È un periodo che il ministro dell’Economia se la prende con il sistema bancario perché si rifiuta di comprare i Tremonti-bond, che costano il 7,5 per cento. Lamenta, Tremonti, che non finanziandosi con lo strumento statale la banca non abbia ossigeno finanziario per potere a sua volta sostenere la richiesta di credito da parte del sistema-impresa.
D’altra parte, le banche italiane hanno difficoltà a finanziarsi con il costo citato e impiegare a un tasso minore. Esse dimenticano che la disponibilità dello Stato italiano a fornire liquidità, seppur al tasso del 7,5% è conseguente ai “buchi” relativi alle insolvenze dei crack internazionali di cui gli istituti di credito italiani possedevano azioni e obbligazione.
Le insolvenze conseguenti hanno depauperato il capitale delle banche e, in attesa che nuovi utili lo ricostituiscano, è lecito aspettarsi che non venga stretto il collare dei finanziamenti a scapito della necessità delle imprese di fare nuovi investimenti e di aumentare il proprio volume di affari.

L’Agenzia delle entrate, condotta dal direttore generale Attilio Befera, e la Guardia di finanza, guidata dal generale Cosimo D’Arrigo, nostro conterraneo, hanno stretto le maglie sull’evasione, anche in collaborazione con le parallele strutture di Stati esteri, in modo da tentare di ottenere informazioni attraverso le rogatorie.
Tuttavia, a fronte delle iniziative internazionali, bisogna sottolineare che la polpa dell’evasione è in Italia. Notizia di questi giorni è che in Sicilia i consumi superano l’Iva (la distanza fra spese e redditi sfiora il 40 per cento), dimostrazione immediata e palese della forte evasione di questo tributo.
Se viene evasa l’Iva, significa che viene nascosto il volume d’affari e quindi vengono evase le relative imposte dirette (Ires, Irap e Irpef). C’è quindi materia imponibile da fare emergere in una quantità stimata da molti osservatori nella misura di cento miliardi di euro.

La maggiore evasione fiscale, però, non è nel Meridione. Per la semplice ragione che esso contribuisce al Pil nazionale per circa il 25 per cento. L’evasione è maggiore ove c’è un grande volume d’affari, e quindi in tutte le Regioni del Nord Italia. Sembra strano che la Lega su questo punto taccia, forse perché le conviene favorire gli evasori, che la votano anche per questo indebito vantaggio.
Se c’è nero nella vendita finale di componentistica, oggetti domestici, mobili e via enumerando, la filiera illegale comincia dalla fabbrica. Diversamente, nel punto terminale non esisterebbe. Come infatti non esiste nella produzione e distribuzione di autoveicoli, della loro assistenza e ricambistica. Una maggiore evasione è nei servizi, ove non ci sono oggetti materiali che devono essere trasportati, per non parlare della vendita al dettaglio, visto che non tutti i negozi marcano gli scontrini.
L’articolo unico più volte suggerito di fare inviare telematicamente in tempo reale copia delle fatture e degli scontrini emessi all’Agenzia delle entrate viene ignorato. E questo la dice lunga.

Ci chiediamo perché i vari Governi degli ultimi trent’anni abbiano ignorato il fenomeno della immensa evasione che tanti imprenditori e cittadini italiani possono conseguire con la connivenza delle banche della Repubblica di San Marino. Il sistema economico del Titano poggia proprio sull’evasione fiscale italiana.
L’evasione fiscale ha anche localizzazione nei cosiddetti paradisi fiscali. La stranezza è che le banche italiane, come Unicredit (presente nelle Isole Cayman o a Honk Kong) o Intesa San Paolo (nella Grand Cayman), hanno le loro filiali in tali paradisi fiscali. Né il ministero dell’Economia, né la Banca d’Italia hanno spiegato all’opinione pubblica il motivo per cui debbano avere lì le loro sedi. Sarebbe stato invece comprensibile che Tremonti e Draghi avessero obbligato tali istituti a chiudere le loro filiali nei paradisi fiscali.
In questo quadro interviene la Tremonti-ter, cioè lo scudo fiscale che consentirà il rientro in Italia di un importo stimato in cento miliardi di euro, con l’incasso di cinque miliardi per il ministero dell’Economia. Fanno bene, Guardia di finanza e Agenzia delle entrate, ad attivare una pressione perché l’operazione raggiunga il suo target.

Articolo pubblicato il 17 settembre 2009

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“ Fiat iustitia, et pereat mundus”-המעז מנצח -
dantes76 è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 19-09-2009, 11:55   #2
:dissident:
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La stranezza è che le banche italiane, come Unicredit (presente nelle Isole Cayman o a Honk Kong) o Intesa San Paolo (nella Grand Cayman), hanno le loro filiali in tali paradisi fiscali. Né il ministero dell’Economia, né la Banca d’Italia hanno spiegato all’opinione pubblica il motivo per cui debbano avere lì le loro sedi. Sarebbe stato invece comprensibile che Tremonti e Draghi avessero obbligato tali istituti a chiudere le loro filiali nei paradisi fiscali.
Si ma dubito che possano davvero chiedere una cosa del genere
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Old 27-09-2009, 13:21   #3
LUVІ
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Messaggi: 1722
Beh, del resto lupi e urso l'hanno detto che l'itaglia è il paese spauracchio mondiale dei paradisi fiscali.
Peccato che valga per tutti meno che per il loro re.

LuVi
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Old 27-09-2009, 13:52   #4
Kewell
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Quote:
L’evasione fiscale ha anche localizzazione nei cosiddetti paradisi fiscali. La stranezza è che le banche italiane, come Unicredit (presente nelle Isole Cayman o a Honk Kong) o Intesa San Paolo (nella Grand Cayman), hanno le loro filiali in tali paradisi fiscali. Né il ministero dell’Economia, né la Banca d’Italia hanno spiegato all’opinione pubblica il motivo per cui debbano avere lì le loro sedi. Sarebbe stato invece comprensibile che Tremonti e Draghi avessero obbligato tali istituti a chiudere le loro filiali nei paradisi fiscali.
Lo hanno ascoltato:

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleO...lesView=Libero

Quote:
Nuova spinta alla lotta ai paradisi fiscali. Anche le filiali estere delle banche italiane e degli altri intermediari finanziari residenti nel nostro Paese stabilisce una nuova circolare dell'Agenzia delle entrate «sono tenute a inviare i dati relativi ai rapporti intrattenuti e alle operazioni effettuate dalla propria clientela italiana all'archivio dei conti correnti dell'Agenzia delle entrate». Le informazioni potranno anche essere usate «per verificare se i cittadini italiani hanno depositato i soldi all'estero comunicandolo al Fisco nel quadro Rw della dichiarazione dei redditi».

L'archivio - spiega l'agenzia - è alimentato al momento «dalle comunicazioni relative ai rapporti continuativi intrattenuti con la clientela esistenti, ancorchè cessati, a partire dalla data del primo gennaio 2005, alle operazioni poste in essere al di fuori di un rapporto continuativo (extra-conto), con l'esclusione delle operazioni di versamento effettuate tramite bollettino di conto corrente postale per un importo unitario inferiore a 1.500 euro, nonchè ai rapporti diversi da quelli intrattenuti con i titolari dei rapporti continuativi o delle stesse operazioni extra-conto (procure e deleghe)».

L'obbligo di effettuare le comunicazioni - conclude l'Agenzia delle entrate - riguarda le banche, Poste italiane, gli intermediari finanziari, le imprese di investimento, gli organismi di investimento collettivo del risparmio, le società di gestione del risparmio e ogni altro operatore finanziario.
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Old 28-09-2009, 08:27   #5
dave4mame
Bannato
 
Iscritto dal: Jan 2007
Città: Verona... finchè non mi buttano fuori :D
Messaggi: 3224
a me da tanto l'aria che il sagace articolista abbia pisciato fuori dal vasino...
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Old 28-09-2009, 08:31   #6
Jarni
Member
 
L'Avatar di Jarni
 
Iscritto dal: Dec 2003
Città: FM
Messaggi: 152
Che schifo di paese.
Era vero quel detto, che dobbiamo dichiarare guerra agli USA, la perdiamo, loro ci annettono come 51° stato e diventiamo tutti americani.
Ma con questa classe dirigente... va a finire che la guerra la vinciamo noi!
Jarni è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
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