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#1 |
Bannato
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Forum di Davos: scontro Erdogan (Turchia) - Peres (Israele)
Il premier Erdogan attacca Peres e accusa: 'Dibattito squilibrato a favore dell'israeliano'.
Istanbul ha accolto il primo ministro Recep Tayyip Erdogan, al ritorno dal forum di Davos, come un eroe. Erdogan ha abbandonato il Forum Economico Mondiale, dopo uno scambio di parole molto duro con il presidente israeliano Simon Peres e il moderatore del dibattito David Ignatius del Washington Post. Il premier turco è andato su tutte le furie quando Ignatius non gli ha dato la possibilità di replicare alle parole di Peres che ha difeso l'intervento militare a Gaza ricevendo applausi dalla platea: "Peres, lei è più vecchio di me - ha detto Erdogan. Lei parla ad alta voce, e il tono alto della voce copre una coscienza sporca. Quando è il momento di uccidere, voi sapete bene come farlo". Erdogan, rosso in volto, ha poi raccolto i suoi appunti e si è alzato dicendo: "Non credo che tornerò ancora a Davos l'anno prossimo". Nella conferenza stampa, il premier turco ha spiegato di essersi molto innervosito per il fatto che a Peres siano stati concessi 25 minuti per difendere la missione militare a Gaza e a lui solo 12 per parlare delle sofferenze dei palestinesi. Alla folla che lo aspettava all'aeroporto, Erdogan ha detto: "Ho fatto quel che dovevo. Io non sono un capo tribù, io rappresento la nazione turca". . . LINK AL VIDEO DELL'INTERVENTO CON SOTTOTITOLI: .http://www.youtube.com/watch?v=qHZusFgq3QU . Moderator: There was a heated debate here. This is a discussion that can last for hours. We are already out of time. Erdogan: One minute. Moderator: Mr. President, well, you know Erdogan: One minute, one minute! No! One minute. Moderator: Ok, but I want you not to speak more than one minute. Erdogan: Mr. Peres, you are older than me. Your voice is very loud. I know that you are speaking aloud because of the requirement of a sense of guilt. My voice will not be that loud. About murdering, you know killing very well. I am well aware how you murdered children on beaches. Two former prime ministers of your country had important sayings to me. You have former prime ministers who say When I entered Palestine over armed combat cars, I consider myself more and more pleased. I can give their names, maybe some of you wonder. Besides, I condemn those of you who applaud this persecution. Because applauding these killers who murdered those children, who massacred those people is, I believe, also another crime committed against humanity. Look, we cannot disregard a reality here. Here, I jotted down a lot of notes, but I dont have time to answer all of them. But, I will say you only two things: Moderator: Excuse me Prime Minister, we can't start the debate again. Erdogan: Excuse me. First, excuse me, do NOT interrupt me! First, The Old Testament says in the 6th commandment: You shall not kill! But there is murder here. Second, this is also very interesting. Gilad Atzmon, a Jew himself, says: Israeli barbarity is far beyond even ordinary cruelty. Besides, Avi Shlaim, Professor of Oxford who performed his military duty in Israeli army, says in the Guardian the following: Moderator: Prime Minister, Prime Minister. I wanna ask to our host. Erdogan: Israel became a gangster state. (to the moderator) I thank you, too. For me, Davos is done for me from now on. I will not come again. You all know this in this way. You are not letting us speak. (Showing Peres) He spoke for 25 minutes, but you let e speak 12 minutes. No way! . . ONORE AD ERDOGAN E A CHAVEZ NELLA LOTTA CONTRO IL MALE E LA CRIMINALE PERFIDIA SIONISTA!!!! . . |
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#2 | |
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Ignatius è Armeno-statunitense!! |
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#3 |
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Erdogan-Peres, rissa su Hamas. «Trattare». «No, è un pericolo»
fonte Danilo Taino - Il Corriere della Sera DAVOS — Il World Economic Forum vuole unire il mondo. Ieri è stato invece l'occasione per uno dei maggiori scontri pubblici tra statisti di primo piano. Il presidente israeliano Shimon Peres e il primo ministro turco Recep Erdogan hanno urlato e litigato dal palco centrale, davanti ad almeno un migliaio di politici, finanzieri, accademici. Due delle figure chiave per far ripartire il processo di pace nel Medio Oriente — che tra l'altro dovrebbero essere considerate amiche — hanno rotto platealmente. Erdogan, a fine dibattito, si è alzato in anticipo dicendo «non credo che tornerò a Davos dopo questo». La giornata di ieri, al vertice sulle Alpi svizzere, aveva molti dibattiti sulla situazione del Medio Oriente dopo i fatti di Gaza a cavallo di inizio anno. Il dibattito a cui partecipavano i due statisti — assieme al segretario dell' Onu Ban Ki-moon e al segretario della Lega Araba Amr Moussa— era proprio dedicato a trovare una via per ricostruire un processo di pace. Erdogan, che ha parlato prima di Peres, ha criticato Israele per l'attacco a Gaza, anche alzando i toni e la voce, in certi momenti. Ha sostenuto che con Hamas si devono fare i conti perché è stato eletto democraticamente e va integrato nel processo di pace. E ha raccontato che, quattro giorni prima dell'attacco a Gaza, lui stesso stava negoziando ad Ankara per cercare di arrivare a trattative dirette tra Israele e Siria. Il premier israeliano Ehud Olmert era presente in città, ma non gli diede alcuna indicazione di quello che stava per succedere. Un Erdogan irritato. Al punto che raccontava, parlando dell'isolamento dei Territori Palestinesi, che lui stesso e la moglie avevano dovuto aspettare mezz'ora per passare un posto di blocco nei pressi di Ramallah. La replica di Peres è stata un'esplosione di indignazione e rabbia. Ora urlando, ora portando numeri, ha raccontato i metodi terroristici e violenti di Hamas. Per chiedere: «Non so di quale Hamas lei parli, primo ministro ». Ha detto che Gaza era aperta e l'economia iniziava a fiorire, prima che Hamas prendesse il potere iniziasse a condurre attentati, costati migliaia di morti. Solo poi, Israele ha chiuso i valichi. «Lei ha aspettato mezz'ora a Ramallah, caro ministro, perché da lì passano autobus carichi di esplosivo», ha detto guardando Erdogan negli occhi. Ancora: «Cosa farebbe se Istanbul fosse colpita ogni notte da dieci o cento missili?». Di più: «Mubarak (il presidente egiziano, ndr), che conosce la situazione di Israele e della Palestina almeno quanto lei, primo ministro, ha accusato Hamas per questa situazione, non noi». Finale di Peres: «In passato, Hezbollah ha capito la lezione e ora non lancia più missili: speriamo la impari anche Hamas». «Lei si sente in colpa, per questo reagisce così», è riuscito a dire Erdogan prima di lasciare il palco. Ma il pasticcio tra amici — la Turchia media tra Israele e Sira — era fatto. «Ho rispetto per mister Peres — ha poi detto Erdogan —, anche per la sua età non ho alzato la voce». Non sarà un dibattito acido a rallentare il processo di pace così come uno buono non la accelera. Ma, diavolo, i nervi sono a fior di pelle, in Medio Oriente. |
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#4 |
Senior Member
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ho condotto diverse trattive ma sono troppo pigro per segnarmele. CMR 2.0 tornante - AMIGA 600 |
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#5 |
Senior Member
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mi mancavano sti thread delirio
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#6 | |
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#7 |
Bannato
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Quando è il momento di uccidere, e voi sionisti sapete bene come farlo.
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#8 |
Senior Member
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quando faccio una cosa mi piace farla bene (cit.)
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#9 |
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Cosa che Erdogan non ha detto...
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#10 |
Member
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«Cosa farebbe se Istanbul fosse colpita ogni notte da dieci o cento missili?»
E non ha risposto neache a questo... ![]() Vergogna presidente. ![]() |
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#11 |
Senior Member
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E grazie anche a chavez
Dalle strade residenziali dell’Upper West Side alle monocamera nell’East Village, fino alle case di Miami con vista sull’oceano, i telefoni hanno iniziato a squillare dall’alba. A chiamare da Caracas sono stati genitori, nonni e zii raccontando a figli e nipoti in America quanto avvenuto nella notte. «Hanno dissacrato la sinagoga di Mariperez», «hanno gettato in terra i rotoli della Torà», «hanno lasciato scritte insultanti», «erano armati». Sono centinaia gli ebrei venezuelani che negli ultimi anni hanno abbandonato il loro Paese a causa di Hugo Chávez rifugiandosi soprattutto a New York e Miami, da parenti ed amici, per iniziare una nuova vita. La grande fuga è iniziata fra il 2004 e il 2005, quando Chávez mandò per la prima volta la polizia a bussare alle case degli ebrei per «censire le presenze», sapere in quanti abitavano in quali case. Per i più giovani è stato un campanello d’allarme al quale ne sono seguiti altri: gli insulti lanciati da Chávez nella notte del Natale 2006 nei confronti di «alcune minoranze discendenti da coloro che hanno crocefisso Gesù», la diffusione del libello antisemita zarista «Protocolli dei savi anziani di Sion», le scritte «Judios perros» (ebrei cani) sulle mura di centri ebraici, gli insulti via radio contro personaggi noti accusati di non essere abbastanza chavisti, le minacce di morte ai rabbini. Ad ogni scossa di odio il flusso di partenze verso l’America è aumentato. Le famiglie si sono divise: a Caracas restano genitori e nonni, molti dei quali ancora riconoscenti al Paese che li accolse durante la Seconda guerra mondiale, mentre ad andare via sono le nuove generazioni che non vedono futuro possibile. «È triste pensare che i miei nonni trovarono la libertà a Caracas nel 1942 fuggendo dall’Austria e oggi la stessa Caracas sia pericolosa per noi», dice un veterinario di 32 anni, che non dà il nome «per timore di vendette contro i miei». La violenza di quanto avvenuto nella notte fra venerdì e sabato ha sorpreso anche i più prudenti su Chávez. Alle 22 un gruppo di almeno quindici uomini armati, a volto scoperto, è arrivato alla sinagoga Tiferet, la più antica di Caracas, ha sfondato i portoni, ammanettato le guardie ed è penetrato nella sala di preghiera dissacrandola: i rotoli della Torà (il Pentateuco) sono stati gettati in terra, gli arredi e i libri sacri strappati, i tallit (scialli di preghiera) usati per pulirsi le scarpe, urinandoci sopra. Lo scempio è durato fino alle 3 del mattino, quando il blitz si è concluso con il furto degli archivi - gli indirizzi degli iscritti - e l’uso di pennarelli rossi per disegnare immagini del Diavolo e lasciare scritte come «Morte a tutti», «Maledetti ebrei» e «Israele assassina». Gli aggressori si sono ritirati senza che nessuno li fermasse e l’indomani mattina i leader della comunità, che conta 15 mila anime, hanno deciso di chiudere i locali. «Mai nella storia del Venezuela siamo stati vittime di una simile aggressione - sono state le parole del presidente Elia Faranche -, ci sentiamo minacciati, intimiditi, attaccati». Proprio Faranche pochi giorni fa aveva chiesto alla polizia di proteggere la sinagoga dal rischio di attacchi ma si era visto opporre un rifiuto. Centinaia di persone, ebrei e non, ieri mattina si sono assiepati di fronte alla «Tiferet» in una veglia di solidarietà alla quale il ministro degli Esteri, Nicolas Maduro, ha risposto promettendo di «punire i responsabili», nell’ambito di un discorso molto duro nei confronti di Israele «colpevole di crimini a Gaza». Poi sulla vicenda è intervenuto anche il presidente Hugo Chavez: «Noi condanniamo le azioni contro la sinagoga di Caracas, perchè la violenza va condannata e noi la condanniamo, venga da dove venga». Ma proprio il crescendo di critiche da parte del governo venezuelano contro Israele durante la crisi di Gaza - culminate nella rottura dei rapporti diplomatici - ha portato ad un aumento di atti antiebraici. Per Abraham Foxman, presidente dell’Anti-Defamation League (Adl), quanto avvenuto evoca la «Notte dei cristalli» del 1938 quando i nazisti devastarono le sinagoghe tedesche e, assieme al Centro Wiesenthal, imputa a Chávez «una campagna di odio, incrementata con il pretesto della guerra Israele-Hamas. Se non è stata promossa, è stata certo almeno tollerata». Anche Israele chiama in causa il presidente: «I venezuelani non sono razzisti né antisemiti, simili atti non avrebbero potuto avvenire senza l’avallo delle autorità più alte», afferma il portavoce Yigal Palmor.
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#12 |
Senior Member
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#13 | |
Bannato
Iscritto dal: Feb 2001
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Quote:
Oh, poveri piccoli sionisti......sono 60 anni che massacrate palestinesi e causate crimini efferrati ovunque in medio oriente....prendetevela con il vostro governo sionista criminale e arrogante se poi il mondo (ovviamente la gente comune che non ne può più di bambini ammazzati da voi, non di certo i vostri servi dei governi occidentali) più passa il tempo più si scaglia contro di voi, anche se in certe occasioni ingiustamente. E basta a fare le uniche vittime eterne con la storia delle persecuzioni naziste e ogniqualvolta ci sono rivolte verso Israele.....durante il nazismo moltissimi ebrei sono state vittime di assurde barbarie, ma sono morti 50 milioni di individui nella seconda guerra mondiale ed i campi di concentramento erano anche pienissimi di polacchi, zingari, gay, comunisti e oppositori vari del nazismo...non solo ebrei!!! La vostra propaganda usraeliana ha criminalizzato chiunque fosse arabo, adesso che sta succedendo con voi però gridate allo scandalo....è la logica fine di chi si vuole imporre con la violenza e la prepotenza....e se i vari governi dell'UE non fossero delle marionette nelle mani dei sionisti, dei squallidi servi dei governi di Israele, a quest'ora avrebbero ritirato tutti gli ambasciatori da Tel-Aviv. Ormai l'unica differenza tra stella di davide e stella uncinata sta nel colore della bandiera. ![]() ![]() ![]() |
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#14 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2002
Messaggi: 1334
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Mi mancava mr Usraele...
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#15 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2000
Città: prov. di Alessandria
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Speravate che la voce della lotta contro la plutocrazia massonica sionista, padrona dell'economia globale fosse stata zittita per sempre?!?!? Speravate che le lobbies giudee guerrafondaie naziste, fasciste, castriste, franchiste, giuseppiste, santantoniste avessero la via aperta per distruggere il mondo con le loro fauci e renderlo schiavo di USRAELE? Illusi!! La lotta è appena cominciata! No pasaran! Servi di Sion non la farete franca, passeremo casa per casa per rastrellarvi fino all'ultimo.
Gli israeliani sono criminali nazisti, i baristi sono criminali nazisti, il mio vicino di casa che parcheggia come un insensato è un criminale nazista
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Addio Pierpo, motociclista. Se il cameriere di un locale per me è un idiota, non conosce le regole del locale, tratta bene solo i suoi leccaculo ma va bene al proprietario...cambio locale. |
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#16 |
Member
Iscritto dal: Feb 2008
Città: dire paesino sarebbe essere generosi :asd:
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Certo Erdogan che è riuscito af allertare i magistrati e i laici di turchia riguardo alla costituzione laica e chavez che scheda gli ebrei che secondo lui hanno ucciso Gesu come a voler sapere dove stanno per non far perder tempo agli squadroni.
![]() Entrambi premio nobel per la pace. ![]()
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Sampdoria o Lazio,ditemi voi chi ha bruciato di piu,la sconfitta diretta o la sconfitta morale? |
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#17 | |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2000
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Certo ogni mezzo è lecito per combattere la lobby giudo-massonica ![]() Chi dice il contrario è parte del complotto! ![]()
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Addio Pierpo, motociclista. Se il cameriere di un locale per me è un idiota, non conosce le regole del locale, tratta bene solo i suoi leccaculo ma va bene al proprietario...cambio locale. |
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#18 | |
Member
Iscritto dal: Feb 2006
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Quote:
Un’organizzazione di difesa dei diritti dell’uomo, il Centro Simon Wiesenthal, e i quotidiani francesi Libèration e Le Monde hanno sparso voci diffamatorie contro il presidente del Venezuela, Ugo Chavez: egli sarebbe antisemita. Manipolando con evidente malafede una citazione incompleta, tentano di discreditare una personalità politica che si è imposta come punto di riferimento anti-imperialista sia per i movimenti progressisti latino-americani, sia per l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio. La polemica Il Centro Simon Wiesenthal, principale organizzazione ebraica per la difesa dei diritti dell’uomo, il 4 gennaio 2006, ha inviato una lettera al presidente venezuelano Ugo Chavez Frias per esigere da lui pubbliche scuse per le affermazioni che avrebbe fatto. Parallelamente, l’associazione ha scritto ai presidenti di Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay chiedendo loro di bloccare il processo di integrazione del Venezuela nel Mercosur (Mercato Comune Latino-Americano) finchè Ugo Chavez non avrà chiesto scusa pubblicamente. [1] Immediatamente, il corrispondente dell’agenzia Reuters a Caracas (Venezuela) pubblica un messaggio d’agenzia. Agisce tuttavia con prudenza. Fa notare che la trascrizione ufficiale delle affermazioni presidenziali è diversa dalla citazione pubblicata dal Centro Wiesenthal e riproduce il brano incriminato. La versione inglese del messaggio d’agenzia, pubblicato 15 ore più tardi, viene riscritto dalla direzione. La citazione non vi è più riprodotta, il giornalista nota che il presidente Chavez non ha parlato degli ebrei, ma lascia intendere che egli ha espresso il suo antisemitismo in modo allusivo. [2] Il comunicato del Centro Wiesental viene ripreso da qualche quotidiano della destra dura in Argentina e in Venezuela, ma visto la citazione esatta diffusa da Reuters, la maggior parte dei giornali si astengono e la polemica fa flop. Un nuovo tentativo viene fatto dalla Voce dell’America. La radio del Dipartimento di Stato degli Stati uniti si limita a dare la versione del Centro Wiesenthal ed evita accuratamente di riprodurre la citazione incriminata. [3] Ancora una volta non ci sono reazioni. E’ infine il quotidiano francese Libération, proprietà di Eduard de Rothschild, che riesce a rilanciare la polemica. Non senza sfacciataggine, cita le affermazioni del presidente Chavez .... ma tagliandole. [4] Per dare più forza all’accusa, Libération aggiunge che il presidente venezuelano ha avuto come consigliere per un anno il sociologo argentino Norberto Ceresole, che il giornale presenta allo stesso tempo come revisionista e sostenitore della dittatura militare. L’autore dell’articolo, il giornalista francese Jean-Hébert Armengaud, è noto per la sua opposizione personale alla rivoluzione boliviana, come d’altra parte a tutti i regimi progressisti d’America Latina. Tra l’altro è l’autore di articoli diretti contro le politiche di Fidel Castro e di Jean-Bertrand Aristide. L’articolo del Sig. Armengaud viene ripreso dall’Associated Press, poi da Le Monde . [5] Così vengono sparse le voci diffamatorie. Manipolazioni Secondo il Centro Simon Wiesenthal, il presidente Chavez avrebbe dichiarato “Il mondo appartiene a tutti, tuttavia delle minoranze, i discendenti di quelli stessi che crocifissero il Cristo, si sono appropriati delle ricchezze del mondo”. Queste affermazioni riprenderebbero la vecchia solfa antisemita accusando gli ebrei di essere sia deicidi, sia di accaparrarsi le ricchezze. Secondo Libération, il presidente Chavez avrebbe identificato i “padroni del mondo” dichiarando “Più che mai, il Cristo ci manca (...), ma succede che una minoranza, i discendenti di coloro che crocifissero il Cristo (...) si è appropriata delle ricchezze del mondo (...) ed ha concentrato queste ricchezze nelle mani di alcuni”. Né il Centro Wiesenthal, né Libération, indicano le circostanze in cui queste affermazioni sono state fatte, nè a quale pubblico erano rivolte. In realtà, Ugo Chavez si era espresso, la vigilia di Natale, davanti ad un’associazione cattolica di sinistra. In quell’occasione ha dichiarato: “Il mondo appartiene a tutti, tuttavia delle minoranze, i discendenti di quelli stessi che crocifissero il Cristo, i discendenti di quelli stessi che espulsero Bolivar da qui e in un certo modo lo crocifissero a Santa-Marta, in Colombia; una minoranza si è appropriata delle ricchezze del mondo; una minoranza si è appropriata dell’oro del pianeta, dell’argento, dei minerali, dell’acqua, delle terre fertili, del petrolio, delle ricchezze quindi, e le ha concentrate in poche mani: meno del 10% della popolazione mondiale possiede più della metà della ricchezza del mondo.” [6] Interrogato dal Réseau Voltaire, il direttore del Centro Wiesenthal di Buenos Aires, Sergio Widder, ammette che “esiste un margine di ambiguità nelle dichiarazioni” incriminate. [7] Egli riconosce: Che il presidente Chavez non parlava degli ebrei, né in modo esplicito, né in modo implicito. Che i teologi della Liberazione, che animano il Centro di sviluppo locale umano integrale [8] nel quale il presidente Chavez stava parlando la vigilia di Natale, non considerano gli ebrei responsabili della morte del Cristo, bensì l’impero romano; e che essi sviluppano una spiritualità secondo la quale Cristo ha mostrato la via della liberazione interiore e politica di fronte all’imperialismo. Che le minoranze condannate dal Sig. Chavez in quanto animate dalle stesse intenzioni degli assassini di Cristo erano la classe dirigente venezuelana che espulse Bolivar e lo lasciò morire in Bolivia, ed il sistema globale attuale che concentra le ricchezze nelle mani del 10% della popolazione mondiale. Comunque sia, il Sig. Widder mantiene parzialmente le sue accuse sostenendo che l’importante non sarebbe ciò che il presidente Chavez ha detto, ma ciò che il suo pubblico rischia di capire; un dirigente di tale importanza ha il dovere di fare affermazioni chiare e prive di ambiguità. Tuttavia il Sig. Widder ammette che il discorso del presidente Chavez era chiaro al suo pubblico e che egli stesso non è in grado di citare esempi di altri gruppi, escluso il Centro Wiesenthal, che avrebbero interpretato quelle affermazioni come antisemite. Inoltre, il Sig. Widder tiene a precisare che il Centro Wiesenthal non si pronuncia sulla politica generale del Sig. Chavez. Poste in gioco Questa polemica, in mancanza di elementi seri su cui fondarla, riflette poste in gioco precise e considerevoli. Il Centro Simon Wiesenthal, lungi dall’essere unicamente un’ associazione ebraica di difesa dei diritti dell’uomo conosciuta per aver dato la caccia con successo ai criminali nazisti, è diventato anche un organo di sostegno alla politica israeliana. Per questa ragione, se il Réseau Voltaire è fiero di aver agito a fianco del Centro Simon Wiesenthal per lottare contro il risorgere dell’antisemitismo, non può prendere tuttavia per oro colato tutte le sue dichiarazioni. Verso la metà degli anni Ottanta, il Centro organizza colloqui sul terrorismo che sono in realtà delle tribune contro la resistenza palestinese. Agli inizi degli anni Novanta, il Centro fornisce un rapporto, messo su in tutta fretta, che accusa società francesi e tedesche di fornire gas mortali a Saddam Hussein per gasare la popolazione irachena. Nel 1992, il Centro presenta una petizione per sostenere la fazione del leader bosniaco Alia Itzetbegovich e fare intervenire la NATO; eppure Itzetbegovic è un ex-militante nazista, ma ha il sostegno di Israele. Oggi il Centro milita perchè si agisca contro l’Iran. In prima pagina del suo sito internet, il Centro propone viaggi in Israele con inclusi incontri con “i dirigenti israeliani presenti e futuri” (sic) e una visita ad una base militare di Tsahal. Nel suo comunicato riguardante le affermazioni attribuite al presidente Chavez, il Centro lo paragona al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinedjad. In modo più diretto, Libèration ricorda che la prima visita ufficiale del Sig. Ahmadinedjad all’estero dovrebbe aver luogo ... in Venezuela dove sarà ospite del Sig. Chavez. Il quotidiano francese evoca nell’occasione il caso di Norberto Ceresole, un ex-consigliere del Sig. Chavez, sottolineando che era revisionista. Libèration dimentica di precisare, da una parte che proprio a causa del suo revisionismo Ugo Chavez lo licenziò, e dall’altra che il Sig. Ceresole fu anche consigliere dei dirigenti iraniani. A questo titolo, svolse un ruolo centrale nel riavvicinamento del Venezuela all’Iran in seno all’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEP). In altri termini, nel momento in cui gli Stati Uniti e Israele preparano un’azione militare contro l’Iran e tentano di isolarlo dal punto di vista diplomatico, il Centro Wiesenthal accusa falsamente il Presidente Chavez di antisemitismo per isolarlo a sua volta. Per assicurarsi il sostegno del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti in questa manipolazione, il Centro Wiesenthal non manca di associare al suo procedimento un tentativo di bloccare l’adesione del Venezuela al Mercosur, in modo da rilanciare il progetto di zona di libero scambio che il presidente George W. Bush aveva invano tentato di imporre nel vertice di Mar del Plata. Le accuse diffamatorie del Centro Simon Wiesenthal fanno seguito a una lunga lista di campagna di stampa contro il presidente Chavez. Egli in effetti è stato qualificato via via di seguito dalla stampa atlantista di “ golpista “, di “ gorilla “, di “ dittatore “, di “ populista “, senza mai che si riuscisse a puntellare queste ingiurie. Ci rincresce che il Centro Simon Wiesenthal, la cui azione contro i nazisti suscita una viva ammirazione, si unisca a queste campagne e avvilisca in questo modo la lotta contro l’antisemitismo, riducendola a una semplice manovra di bassa politica per fare avanzare gli interessi israeliani. Thierry Meyssan Giornalista e scrittore, presidente del Réseau Voltaire. Traduzione : Manno Mauro [1] « El Centro Simon Wiesenthal condena declaraciones antisemitas de Hugo Chavez y reclama disculpas publicas », Centre Simon Wiesenthal, Buenos Aires, 4 janvier 2006. [2] « Centro Wiesenthal condena declaraciones ’antisemitas’ de Chávez », Reuters, Caracas, 4 janvier 2006, 6h58 GMT. English version « Wiesenthal Center slams Chavez "anti-Semitic" talk » 21h55 GMT [3] « Jewish Group Accuses Venezuelan President of Anti-Semitic Comments », Voice of America, 5 janvier 2006. [4] « Le credo antisémite de Hugo Chávez », Jean-Hébert Armengaud, Libération, 9 janvier 2006. [5] « Le centre Wiesenthal accuse Hugo Chavez d’antisémitisme », Le Monde, 9 janvier 2006. [6] « El mundo tiene para todos, pues, pero resulta que unas minorías, los descendientes de los mismos que crucificaron a Cristo, los descendientes de los mismos que echaron a Bolívar de aquí y también lo crucificaron a su manera en Santa Marta, allá en Colombia. Una minoría se adueñó de las riquezas del mundo, una minoría se adueñó del oro del planeta, de la plata, de los minerales, de las aguas, de las tierras buenas, del petróleo, de las riquezas, pues, y han concentrado las riquezas en pocas manos : menos del diez por ciento de la población del mundo es dueña de más de la mitad de la riqueza de todo el mundo », Hugo Chavez Frias, 24 décembre 2006. [7] « Existe un margen de ambiguedad en sus declaraciones », entretien téléphonique avec Sergio Widder, 9 janvier 2006. [8] Centro de desarrollo endogeno integral humano. http://www.voltairenet.org/article134373.html |
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#19 |
Senior Member
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Tutto ciò è fuffa in confronto ai fatti reali accaduti e descritti nell'articolo che hai quotato.
Chavez avrebbe anche potuto sposare una ebrea, ma i fatti fanno capire cosa ne pensi degli ebrei in realtà.
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#20 | |||
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