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Old 13-08-2007, 17:08   #1
Igor
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De Magistris davanti al Csm: vogliono togliermi le inchieste

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Il magistrato che indaga sui fondi europei denuncia «il tentativo di fermarlo»
De Magistris davanti al Csm: vogliono togliermi le inchieste
La procura di Matera intercetta il pm mentre parla con i carabinieri


ROMA — Assedio e scacco matto, in due mosse, al pubblico ministero di Catanzaro, Luigi de Magistris. Un tentativo di fermarlo che, ha detto il pm davanti al Csm, proviene dall'interno della magistratura, anzi dai vertici della magistratura di Calabria e Basilicata. Lui, Luigi de Magistris, il pm che per la malversazione dei fondi europei sta indagando anche sul capo del Governo, Romano Prodi (per abuso d'ufficio), e che con le inchieste Poseidone, Why not e Toghe lucane sta disvelando una nuova e più grave Tangentopoli italiana, lo ha detto chiaro davanti ai suoi colleghi: «Mi hanno già tolto un'inchiesta importante. Adesso il mio timore è che vogliano togliermi anche le altre due che sto per concludere e che sono altrettanto importanti».


La fuga di notizie
Come si blocca un'inchiesta? Per esempio, togliendola di mano a chi ce l'ha. O magari con una sistematica fuga di notizie, in cui però i giornalisti non c'entrano. Proprio com'è accaduto per l'inchiesta Poseidone (250 milioni di euro che tra depuratori e altre opere inesistenti dovevano mantenere blu le acque di Calabria, ammorbate da ogni sorta di porcheria).Il procuratore di Catanzaro, Mariano Lombardi, un bel giorno ha tolto l'inchiesta al pm de Magistris. Il motivo vero di quella avocazione, come il Corriere ha potuto ricostruire, è che uno degli autori della fuga di notizie sarebbe proprio Lombardi, che avvertiva uno degli indagati, il senatore Giancarlo Pittelli (di Forza Italia, accusato di riciclaggio e associazione segreta).

Pittelli poi, che tra l'altro è socio del figlio della moglie del procuratore, avvertiva gli altri su ciò che faceva o stava per fare «questo merda di pm», cioè de Magistris. Tra gli indagati, una sorta di «interpartito» destra-sinistra: il vicepresidente della Calabria, Nicola Adamo (Ds), l'ex sottosegretario alle Attività produttive, Giuseppe Galati (Udc), l'ex presidente della Regione Giuseppe Chiaravalloti (Forza Italia), il consigliere di amministrazione dell'Anas, Giovan Battista Papello (An).


Il lunedì nero
E' il 10 maggio 2005 quando il pm de Magistris consegna al suo capo Lombardi copia dei decreti di perquisizione da eseguire il 18 maggio. Da quel momento, i telefoni diventano bollenti, compresi ovviamente quelli di Lombardi e Pittelli, che si sentono a ripetizione e addirittura si sarebbero incontrati di persona tra il 14 e 15 maggio. La frase chiave è: «La cena è prevista per il 18 maggio». La «cena» non è altro che la perquisizione del 18, che però il pm de Magistris anticipa a sorpresa al giorno 16, lunedì. Per tutte le persone coinvolte nella vicenda è un lunedì nero. «Sembrano api impazzite a cui è stato distrutto l'alveare», dicono gli investigatori, e a questo punto, come risulta dalle intercettazioni e dai tabulati, le telefonate diventano «diverse migliaia», perché tutti telefonano a tutti. Si arrabbiano e si offendono a vicenda (Pittelli chiama Chiaravalloti «presuntuoso e pisciaturu», Chiaravalloti «da in escandescenze» al momento della perquisizione). Ma soprattutto sono preoccupati. Perché uno dei perquisiti, l'ex subcommissario all'emergenza ambientale Papello, è negli Stati Uniti e ha lasciato tutto a casa: numero di conto corrente di An, intercettazioni (illegali) di Piero Fassino (Ds) e Pietro Folena (Rifondazione) che parlano con il presidente dell'Anas, Vincenzo Pozzi, di «cose da sistemare», e tanta altra roba.

In più, sempre lunedì 16, la Guardia di finanza becca al valico di frontiera di Brogeda (Como) Giuseppe e Cesare Mercuri (altri due indagati) con 3,5 milioni di euro prelevati in tutta fretta da una cassetta dì sicurezza di una filiale della Banca popolare di Brescia, a Milano, e nascosti sotto un sedile del treno. Un colpo che innesca altre telefonate concitate tra i protagonisti della vicenda, tra i quali l'ex senatore de ed ex sottosegretario Franco Bonferroni, poi consigliere di Finmeccanica.


Toghe calabro-lucane
Su questa vicenda, che vede coinvolti anche il procuratore aggiunto di Catanzaro, Salvatore Murone, e il sostituto procuratore generale Pietro D'Amico, sta indagando la procura di Salerno. Ma la Tim è da novembre 2006 che non ha ancora consegnato tutti i tabulati che le sono stati richiesti per l'inchiesta Poseidone. Che nel frattempo è stata affidata a un altro pm di Catanzaro, Salvatore Curcio. Poseidone però è ferma lì. Mentre il pm Curcio ha subito fatto perquisire «per fuga di notizie» una giornalista del Quotidiano di Calabria, Chiara Spagnolo. Sequestrandole tutto, anche i diari dell'adolescenza. Il pm Curcio dice di cercare «tutto quanto attiene alle inchieste Poseidone, Why not e Toghe lucane». In altre parole, di fatto Curcio sta indagando su de Magistris. Non potrebbe. Poiché la competenza su Catanzaro è di Salerno. Ma Curcio lo fa.

L'altra morsa della tenaglia è in Basilicata. Dove la procura di Matera — su querela del sindaco della città Nicola Buccico, senatore di An ed ex membro del Csm —, nell'ambito di un processo di diffamazione a mezzo stampa ascolta, e trascrive, le telefonate del parlamentare Felice Belisario (IdV) e intercetta le conversazioni tra il pm de Magistris e il capitano dei carabinieri Pasquale Zacheo. I tre parlano di Toghe lucane, e de Magistris e Zacheo delle indagini sullo stesso Buccico e sui magistrati materani, tra i quali Annunziata Cazzetta e Angelo Onorati (proprio il pm e il gip che hanno disposto quelle intercettazioni) e Giuseppe Chieco, il capo della procura di Matera. Forse ora è un po' più chiaro il perché delle parole del pm Luigi de Magistris davanti al Csm.

Carlo Vulpio
CORRIERE DELLA SERA
13-08-2007

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Old 13-08-2007, 17:09   #2
Igor
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L'INTERVISTA
«Un sistema d'affari sta strozzando la Calabria»
Il magistrato De Magistris, il pm di Catanzaro che indaga su tangentopoli parla delle lobby che si spartiscono i finanziamenti nella regione: «Nelle società miste pubblico-privato i "soliti" figli e parenti di politici, magistrati, poliziotti, carabinieri... un sistema che ha bisogno d'inglobare i controllori»

di Enrico Pietro

Mafia, politica e affari in Calabria. Ne abbiamo parlato con il magistrato più discusso, attaccato e al centro di polemiche e interrogazioni parlamentari: Luigi de Magistris, il pm di Catanzaro che sta scoperchiando il sistema d'affari che impera alla punta dello Stivale. Lo abbiamo fatto pubblicamente sabato scorso, a Reggio Calabria, nel corso della manifestazione conclusiva di «LegalItalia», il meeting organizzato da «Ammazzateci tutti».



Dottore, ci parli del sistema degli affari e delle tangenti in Calabria.
«C'è una nuova forma di criminalità organizzata in Calabria, che non è solo 'ndrangheta, che tende alla gestione dei fondi pubblici, di quelli che sono arrivati, che stanno arrivando e che arriveranno. Questo è lo snodo fondamentale, perché è lì che si radicano, si rafforzano e aumentano le collusioni tra istituzioni, politica, affari e sistema bancario»

II procuratore antimafia di Reggio, il dottor Boemi, parla dell'esistenza di un "tavolo" dove queste diverse entità si mettono insieme e decidono.
«Quelle che lei chiama le varie entità non agiscono in modo autonomo. Basta vedere le scalate societarie, il sistema delle società miste pubblico-privato che si trovano dietro tutti i settori dei finanziamenti pubblici e si vedrà che la 'ndrangheta ha un suo ruolo, è pienamente inserita. Non è un terzo livello, questo è un sistema nel quale dentro c'è la criminalità organizzata tradizionale e quella dei colletti bianchi, non sono settori separati gli uni dagli altri. Quando parliamo di gestione dei finanziamenti pubblici (solo per il 2006-2007 18 miliardi e mezzo di euro), noi ci accorgiamo che dietro il cosiddetto tavolo della spartizione ritroviamo spesso le stesse società, lo stesso giro di professionisti, gli stessi gruppi di potere. E questo accade se parliamo di rifiuti, di informatizzazione, di acqua o di sanità. Ci sono società che si occupano di tutti questi settori contemporaneamente. Questo sistema ha bisogno di inglobare e controllare anche pezzi di istituzioni deputate al controllo. Ci siamo trovati di fronte a situazioni di commistione tra controllori e controllati che il conflitto di interessi di Berlusconi fa quasi ridere. E accade spesso che il collante di tutto ciò sia, come dire?...»

La massoneria...
«Massoneria, lobby, circoli, luoghi certamente trasversali».

Chi c'è dentro queste società?
«Faccia una visura camerale per vedere chi sono i soci, i consiglieri di amministrazione e vedrà che abbiamo il figlio del politico, il nipote, il figlio e il parente del magistrato, e poi del poliziotto, del carabiniere. Un sistema».

Un antistato potente.
«Affatto, quando si arriva a questi livelli ci troviamo di fronte a quella che lo scrittore Domenico Starnone definisce la normale devianza. Mi spiego: una volta c'erano i servizi deviati, la magistratura deviata, anche i giornalisti deviati, ora la cosa si sta ribaltando. Deviati sono quei pochi magistrati che fanno inchieste, i pochi giornalisti che scrivono, gli investigatori che fanno il loro dovere. E allora il nostro compito, da cittadini, è ribaltare nuovamente tutto questo e riaffermare di nuovo la presenza dello Stato».

Nel '92 scoppiò Tangentopoli e vennero le inchieste di Mani pulite, quali sono le differenze con la situazione di oggi?
«Nel '92 il quadro politico nazionale era in fibrillazione, gli imprenditori facevano la fila davanti agli uffici dei pm e confessavano, stanchi com'erano di pagare tangenti. La magistratura era compatta, quindi forte. Da allora tutto è cambiato: c'è stato un accordo, anche con la mafia che ha dismesso la strategia delle bombe e dell'attacco allo Stato. Tutti attorno a un tavolo, imprenditoria e politica deviata. L'obiettivo non è più la mazzetta, ma la spartizione dei finanziamenti pubblici. Ci sediamo, facciamo le nostre società, prendiamo. Questa è la regola. Oggi, poi, il conflitto sociale è basso e la magistratura non è più compatta, non ha più la forza per far fronte al sistema, appare narcotizzata».

Di chi è la colpa?
«Stiamo pagando gli effetti delle leggi devastanti approvate dai governi precedenti. Speravamo che questo governo avrebbe cancellato le leggi ad personam, non è successo e forse la situazione è per molti aspetti peggiorata».

Un quadro fosco, tutti uguali...
«Non è questo, il governo precedente, con i suoi atteggiamenti e gli attacchi sgradevoli alla magistratura, aveva compattato l'opinione pubblica, oggi abbiamo un fenomeno più strisciante. Io, ad esempio, mi sono illuso non tanto di essere sostenuto dalle istituzioni nelle mie inchieste, ma di avere almeno la loro neutralità. Prendo atto, invece, che dalla politica e dalle istituzioni mi vengono una serie di ostacoli. E invece dobbiamo invertire questa tendenza per ridare fiducia all'opinione pubblica che crede nel controllo di legalità».

Lei è il magistrato più ispezionato, attaccato e criticato, in questo momento. Ho letto di un importante politico calabrese che giudica "inattendibili" le sue inchieste. Un altro dice che lei cerca solo applausi...
«Andiamo con ordine: l'attendibilità o meno di una inchiesta la decide un Tribunale, una Corte d'assise, non un politico. Questo avviene nei paesi normali. Per il resto, io sono convinto che un magistrato non debba ricercare il consenso dell'opinione pubblica, sono contrario alla figura del magistrato etico. Quando facciamo una inchiesta dobbiamo prescindere da valutazioni di convenienza o di opportunità che sono quelle che ti possono spingere verso il consenso o il dissenso della pubblica opinione. Detto questo, prendo atto del fatto che in Calabria sento molto più vicine tante persone che non hanno alcun potere, mentre sento lontane le istituzioni. E questo, mi creda, è un dato che mi inquieta. Il ruolo della magistratura è importante, ma non sostitutivo della funzione politica. Detto ciò, è evidente che il diritto ha una sua funzione rivoluzionaria, con il diritto si può cambiare la società».

Dicono che lei stia per lasciare la Calabria.
«Si tranquillizzino tutti: ho detto a chi mi offriva posti altrove che io voglio continuare a fare il pm a Catanzaro. Per farmi andar via devono avere il coraggio di cacciarmi. Se hanno la volontà e la forza di trasferirmi va bene, io sono un servitore dello Stato. Ma lo devono dire, non devono fare manovre subdole per mandarmi via».

Lei ha fatto inchieste importanti, spesso abbiamo letto di minacce, intimidazioni, ce ne parli, per favore.
«La cosa più allarmante sono le intimidazioni nei confronti delle persone offese o di chi viene a denunciare reati. Vedo intimidazioni anche violente nei confronti di giornalisti che cercano di raccontare le cose rimuovendo la cappa di silenzio che per troppi anni ha oppresso questa terra. Intimidazioni e ostacoli nei confronti degli investigatori che affiancano il magistrato. Mi preoccupa il messaggio fascista che sta dietro a tutto questo: colpirne uno per intimidirne cento. La realtà è che se indaghi su uno zingaro che ruba macchine ti applaudono, se lo fai su un politico o un colletto bianco è la fine: ti attaccano tutti».


La accusano di non portare mai a termine le sue inchieste, cosa risponde.

«Se si fa un monitoraggio, come io ho fatto documentando a chi di dovere, si vedrà che le mie inchieste sono tutte concluse. Qualcuna si è arenata in dibattimento, soprattutto quelle contro i pubblici amministratori. Una sola non è finita, l'inchiesta Poseidone, nella quale c'è stata una grave fuga di notizie che ha favorito gli indagati. Mi è stata scippata».

Da chi?
«È un dato pubblico, dal mio procuratore che l'ha affidata a se stesso».

Perché?
«L'ho spiegato alla procura della Repubblica competente».

Dalle sue inchieste viene fuori un quadro devastante. Il governatore Loiero parla di «un marchio di infamia che pesa sulla Calabria». Lanci un messaggio ai calabresi onesti, la maggioranza.
«Parlo da cittadino. Se fosse stata utilizzata la metà dei fondi arrivati la Calabria poteva essere una piccola Svizzera. Così non è. E allora i calabresi si devono ribellare, collettivizzare la loro rabbia. La rivolta civile non è un atto contro, ma a favore delle istituzioni. In un momento di metastasi come questo, la rivolta morale e civile degli onesti può favorire la rinascita della Calabria. Solo così riusciremo ad imprimere su questa terra l'unico marchio che merita: quello della bellezza».



l'Unità
13-08-2007
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Old 13-08-2007, 20:05   #3
hibone
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eh... sai che novità... scommettiamo che lo spostano?!
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Old 14-08-2007, 16:46   #4
bjt2
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Old 14-08-2007, 16:49   #5
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Se fosse stata utilizzata la metà dei fondi arrivati la Calabria poteva essere una piccola Svizzera
null'altro da aggiungere...
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Old 14-08-2007, 16:57   #6
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Old 16-08-2007, 09:58   #7
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Cose purtroppo gia viste,sia con falcone borsellino e caselli,a palermo per mafia...sia a milano per di pietro bocassini d'ambrosio e borrelli per tangentopoli...
Purtroppo quando all'interno della stessa ANM e CSM vi sono personaggi collusi e deviati,siamo alla frutta...
Speriamo che De Magistris facendo venir tutto alla luce dei giornali riesca ad evitare che ancora una volta si infanghi e distyrugga il lavoro di un onesto magistrato.
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Old 21-09-2007, 20:07   #8
Igor
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Mastella, trasferire pm Catanzaro
Richiesta ministro a Csm avanzata in via cautelare


(ANSA) - ROMA, 21 SET - Il ministro della giustizia ha chiesto al Csm il trasferimento cautelare per il pm di Catanzaro De Magistris e del Procuratore capo Lombardi. L'iniziativa si riferisce alla inchiesta amministrativa avviata dagli ispettori di Mastella in Procura a Potenza e relativa all'inchiesta sulle 'toghe lucane', vale a dire il presunto comitato di affari che avrebbe agito in Basilicata e sul quale ha indagato De Magistris. Gli ispettori avrebbero rilevato 'gravi anomalie' nella gestione del fascicolo.
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Old 21-09-2007, 20:11   #9
FastFreddy
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eh... sai che novità... scommettiamo che lo spostano?!
Ok, mo che ce fai coi soldi della scommessa?
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La mia config: Asus Z170 Pro gaming, Intel i5 6600k @4.5Ghz, cooler master 212x, corsair vengeance 8Gb ddr4 2133, SSD sandisk ultra II 480Gb, Gainward GTX960 4Gb, Soundblaster Z, DVD-RW, ali Corsair CX750M, Case Thermaltake Suppressor F31
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Old 21-09-2007, 20:21   #10
Igor
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http://www.repubblica.it/2007/09/sez...catanzaro.html

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La Procura di Catanzaro nella bufera: da lì è partito l'avviso di garanzia a Prodi
L'ispezione era stata ordinata dopo l'inchiesta sulle toghe lucane

Mastella al Csm: "Trasferite i pm De Magistris e Lombardi"




ROMA - Il ministro della giustizia Mastella ha chiesto al Csm il trasferimento cautelare di ufficio per il pm di Catanzaro Luigi De Magistris e del procuratore Capo Mariano Lombardi. La richiesta - secondo quanto si è appreso - è arrivata a conclusione dell'istruttoria condotta dagli ispettori del ministero negli uffici giudiziari di Catanzaro. L'iniziativa di Mastella si riferisce alla inchiesta amministrativa avviata dai suoi ispettori presso gli uffici giudiziari di Potenza, quella su Catanzaro è in fase conclusiva.

La relazione di 300 pagine è stata inviata alla prima commissione del Csm e riguarda l'inchiesta sulle "toghe lucane", vale a dire il presunto comitato di affari che avrebbe agito in Basilicata e sul quale ha indagato De Magistris. L'indagine era già partita nel mese di maggio.

Gli ispettori di Mastella avrebbero rilevato "gravi anomalie" nella gestione del fascicolo, contestando a De Magistris il suo rifiuto a riferire gli sviluppi dell'inchiesta al procuratore capo Lombardi, mentre quest'ultimo sarebbe "incolpato" per non aver esercitato alcun controllo sul suo sostituto.

Nelle inchieste di De Magistris è entrato anche il premier Romano Prodi, indagato questa estate per abuso d'ufficio. Anche se dalla procura non è mai arrivata alcuna conferma ufficiale.

Il caso dell'estate. Il nome del presidente del consiglio, Romano Prodi, è finito nel registro degli indagati della Procura della Repubblica di Catanzaro nell'ambito di una mega inchiesta denominata dagli inquirenti "Comitato d'affari": sotto indagine i finanziamenti europei ricevuti da un gruppo di imprenditori.

Il coinvolgimento del premier nell'inchiesta sul "comitato d'affari" è stato provocato dal ritrovamento e dal sequestro di un cellulare in uso ad Antonino Saladino. Nell'agenda di Saladino oltre ai numeri di altri personaggi già indagati (tra questi i generali della Guardia di Finanza, Walter Cretella e Paolo Poletti, Luigi Bisignani iscritto alla loggia P2 e quello del senatore di Fi, Gianfranco Pittelli) quello di Sandro Gozi (ex funzionario dell'Unione europea, assistente politico di Prodi e attualmente suo sostituto in commissione Affari Costituzionali della Camera), Pietro Scarpellini e di Romano Prodi.

Palazzo Chigi ha sempre ribadito la "totale estraneità" del premier, anche dopo una discussa intervista al magistrato.

Le reazioni. Il procuratore capo Lombardi di Catanzaro ha dichiarato: "Non faccio commenti, la situazione è già troppo ingarbugliata". E De Magistris: "Continuo a lavorare".

Il magistrato. De Magistris è titolare di alcune inchieste che hanno toccato, trasversalmente, diversi esponenti politici regionali e nazionali. Seguiva anche l'inchiesta "Poseidone", relativa alla gestione di fondi per la depurazione e l'ambiente. L'inchiesta gli venne revocata dal procuratore capo Lombardi, dopo che lo stesso de Magistris aveva inviato un avviso di garanzia al senatore Giancarlo Pittelli, coordinatore in Calabria di Forza Italia. Lombardi motivò la scelta di revocare l'inchiestra a De Magistris sostenendo che non era stato informato degli sviluppi.

(21 settembre 2007)
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Old 22-09-2007, 09:39   #11
dantes76
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mazza e riotta che dicono?
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“ Fiat iustitia, et pereat mundus”-המעז מנצח -
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Old 22-09-2007, 09:59   #12
pars_
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mazza e riotta che dicono?
che la coppia di sub che è stata sott'acqua 2 settimane ora sta bene e che potranno vedere lo sviluppo della loro luna di miele nello speciale alle 23.00 di questa sera
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Old 22-09-2007, 10:18   #13
fsdfdsddijsdfsdfo
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No! Lo promuovono!
è la stessa cosa che ho pensato io. Promoveatur ut amoveatur.

Dai latini non è cambiato molto.
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Old 22-09-2007, 20:42   #14
Ser21
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porca puttana...queste notizie mi fanno impazzire...
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Old 22-09-2007, 20:46   #15
pars_
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porca puttana...queste notizie mi fanno impazzire...
che fa la rima con questa
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Old 22-09-2007, 20:47   #16
Onisem
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I Tg dovrebbero parlare di queste cose invece di occuparsi di cazzate.
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Tanto poco un uomo si interessa dell'altro, che persino il cristianesimo raccomanda di fare il bene per amore di Dio. (Cesare Pavese)
"Sono un liberale di destra, come potrei votare uno come Berlusconi?"
Marcello Dell'Utri, fondatore del partito Forza Italia, è stato condannato per mafia.
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Old 22-09-2007, 20:53   #17
Ser21
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de magistrisi è un magistrato che fa il suo lavoro in un ambiente in cui politica,imprenditori,mafia operano tutte a braccetto.Lombardo è il classico capo procuratori che si mette di mezzo per bloccare,rallentare,fermare,insabbiare le inchieste scomode,tipo poseidone,in cui il pm magistrisi è dovuto arrivare al punto di non comiunicare gli sviluppi a lombardi.Nella storia si è arrivati a tali estremi anche a palermo con grasso e pignatone,in cui i loro pm nn li informavano degli sviluppi clamorosi,per evitare FUGHE DI NOTIZIE e qunid di sputtanare le indagini.
Il fatto che il coordinatore della CALABRIA sia pitelli di fi e che si indagato mi fa sorridere...
Mastella ovviamente come i suoi predecessori alla giustizia,ha colto l'occasione al volo per sbarazzarsi di un PM SCOMODO e ha tirato in mezzo lombardo,di solito era solo il pm scomodo,si vede che lombardo aveva proprio esagerato

Nulla di nuovo nei metodi classici e terribili di insabbiamento e distruzione delle legalità.Sono atti come questi che stanno a capo del perchè l'italia sia una paese alla deriva da pià di vent'anni....
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Old 23-09-2007, 13:58   #18
Igor
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IL COMMENTO
Troppa urgenza signor ministro
di GIUSEPPE D'AVANZO


Perché Luigi De Magistris, perché proprio lui? Qual è la priorità, l'assoluta, incalzante, impellente, imperiosa urgenza che ha convinto Clemente Mastella a chiedere al Csm di trasferire, in via cautelare, il pubblico ministero di Catanzaro?

L'analoga richiesta del ministro contro il procuratore capo Mariano Lombardi è soltanto il frutto di questa censura. Lombardi, per Mastella, deve andar via da Catanzaro per non aver controllato con piglio autoritario, diretto nella direzione giusta, moderato quanto basta le mosse di De Magistris. Quindi, è De Magistris il problema di Mastella.

Perché? Perché il ministro si è precipitato in avanti con un passo inconsueto per la sua democristianissima prudenza senza attendere gli esiti dell'istruttoria in corso al Consiglio superiore della magistratura che si sta già occupando del conflitto che divide il sostituto (De Magistris) e il suo capo (Lombardi)? Qual era l'improrogabile necessità che ha convinto Mastella?
E' alquanto improbabile che il guardasigilli riesca a offrire uno scampolo di risposta convincente. E' una facile previsione se si guarda al deprimente stato in cui marcisce l'amministrazione della giustizia in Calabria.

Emilio Sirianni, un giudice civile, appena qualche giorno fa ha raccontato con dovizia di dettaglio al Sole-24 Ore che cosa accade nelle aule di giustizia calabresi. Nel novembre del 2006, a Vibo Valentia, fu arrestato il presidente di sezione del Tribunale civile insieme a pericolosi mafiosi locali. Sia prima che dopo l'arresto, c'è stato un silenzio assordante dei magistrati di quel Tribunale. Possibile che nessuno avesse mai notato frequentazioni e comportamenti sospetti? La Procura di Locri è stata lasciata a lungo nelle mani di un giovanissimo magistrato e solo quando andò via si accertò l'esistenza di 4.200 procedimenti con termini scaduti da anni, su un totale di 5000 e di circa 9000 procedimenti "fantasma": risultavano nel registro, erano inesistenti in ufficio.

Capita, in Calabria, di vedere entrare un avvocato in camera di consiglio e dopo un po' arrivare un cameriere con vassoi di leccornie. Parleranno del campionato della Reggina? In Calabria può accadere che un giudice decida che un notaio, imputato di "falso ideologico", non sia considerato un pubblico ufficiale. Reato derubricato in "falso in scrittura privata", tempi di prescrizione ancora più brevi. Notaio prosciolto. Il pubblico ministero non propone l'appello. La disorganizzazione dell'ufficio lascia scadere i termini.

O il caso del bancarottiere? Dichiara di aver utilizzato i soldi distratti all'impresa per curare il fratello malato di cancro. Il giudice riconosce lo "stato di necessità" e, senza chiedergli prova della malattia del fratello e del suo stato di indigenza, lo proscioglie. Sulla parola.

"Conformismo, tendenza al quieto vivere, fuga dai processi scottanti, pigrizia" sono per Sirianni i codici di lavoro della magistratura in Calabria, "una magistratura che - per indifferenza, paura, connivenza, conformismo, furbizia - gira la testa dall'altra parte, strizza l'occhio ad alcuni imputati, non vigila e non fa domande sulle anomalie dell'ufficio".

Non sarà agevole per Mastella sostenere che il "caso" di Luigi De Magistris debba trovare con rapidità una soluzione con il trasferimento del pubblico ministero perché, in caso contrario, l'amministrazione della giustizia a Catanzaro e in Calabria ne riceverà un danno irreversibile. Non sarà agevole anche perché Luigi De Magistris è al lavoro per sollevare i coperchi di quelle pentole borbottanti dove si incrociano, protetti da una magistratura connivente, spaventata o conformista, gli interessi di istituzioni, amministrazioni, politica, imprenditoria, finanza. Un sistema, sostiene il pubblico ministero, che ha la pretesa di controllare tutti i finanziamenti pubblici che dall'Unione Europea piovono in una Calabria, che ha il vantaggio di essere "obiettivo 1" e attende negli anni 2007/2013 un flusso di danaro pari a 8 miliardi e mezzo di euro. E' un pugno di indagini che, nonostante il ministro Bersani le abbia in disprezzo e le definisca "bufale", si muovono intorno ai leader dell'Udc, di Forza Italia, nei pressi di qualche consulente di Palazzo Chigi, vicino a qualche amico personale di Mastella. Sarebbe stata una buona ragione, per il ministro di tenersi lontano da De Magistris. Glielo avrebbe dovuto consigliare il buon senso e la moderazione. In assenza di risposte soddisfacenti del guardasigilli, si fa fatica a non pensare che proprio il passo spedito, non distratto, fermo di quel pubblico ministero sia oggi per il ministro (per il governo?) l'impellente, imperiosa urgenza che lo ha costretto a chiederne il trasferimento. Dovremmo chiederci, forse, se la prossima nella lista non sia il giudice di Milano Clementina Forleo. Anche lei, in verità, qualche preoccupazione la dà. Ne pagherà le conseguenze, signor ministro?


(23 settembre 2007)
http://www.canisciolti.info/news_dettaglio.php?id=8958

Quote:
Mastella: Se mi costringono alle dimissioni è la fine del governo Prodi

In due diverse interviste, rilasciate a 'La Repubblica' e a 'La Stampa', il ministro della Giustizia Clemente Mastella replica alle accuse provenienti dalla sinistra radicale sulla sua richiesta al Csm di trasferire il sostituto procuratore di Catanzaro Luigi De Magistris e il suo capo, Mariano Lombardi.

"Ho agito in base ai fatti, mi chiedano pure le dimissioni", afferma il Guardasigilli. In particolare, al quotidiano diretto da Ezio Mauro, il ministro della Giustizia sostiene di sentire "odore di antipolitica permanente e a chi ne e' contagiato dico che l'antipolitica e' la spia del malessere a fare atti di governo. Se le conseguenze sono impotenza, prigionia politica, il non fare, il non decidere, il lasciar correre, quest'epidemia non mi ha preso, ne' mi prendera' mai".

Al quotidiano torinese, poi, Mastella parla per le richieste inoltrate al Csm di "atto dovuto sia per l'accumularsi delle violazioni disciplinari accertate nei confronti di De Magistris che di Lombardi, e questo in primo luogo da parte della Procura generale della Cassazione e poi degli uffici ministeriali, sia perche' non si puo' essere condannati alla paralisi, in violazione dei propri doveri istituzionali, laddove si accerti che un ufficio giudiziario importante e' allo sbando".

In merito inoltre ad una presunta inchiesta di De Magistris sul suo conto, Mastella replica: "Se mi iscrivera' nel registro degli indagati allora si' che ci ritroveremo di fronte a una ritorsione, ma non da parte mia". Il Guardasigilli conclude dicendosi "sereno" e che, se verra' costretto alle dimissioni, "sarebbe la fine del governo Prodi".
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Old 23-09-2007, 14:07   #19
Igor
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Magistrati in Calabria
Enrico Fierro

La Calabria degli onesti è drammaticamente sola.
Ce lo raccontano due notizie. I progetti di attentati nei confronti dei magistrati della Direzione antimafia di Reggio Calabria e la decisione del ministro della Giustizia Clemente Mastella di chiedere al Csm il trasferimento del pm di Catanzaro Luigi De Magistris. La prima notizia, a dire il vero, non esiste. Nel senso che leggendo i giornali nazionali di ieri non si trovava traccia dell’inchiesta dei carabinieri sui recentissimi summit di ’ndrangheta nei quali è stata decisa l’eliminazione di almeno un magistrato della Dda reggina. Sui tavoli delle redazioni sono arrivati i lanci delle agenzie, i corrispondenti locali dei grandi giornali avevano a disposizione i dettagli dell’inchiesta, insomma c’era il materiale sufficiente per informare gli italiani che in un angolo d’Italia boss di mafia stanno preparando la loro svolta «corleonese». Zero, neppure una riga.

Sola eccezione questo giornale che da mesi continua a mantenere i riflettori accesi sulla Calabria. Eppure tutti, magistrati, presidente dell’Antimafia, studiosi, giornalisti, si affannano a dire che la ’ndrangheta è diventata la mafia più forte d’Europa. Circolano cifre che nessuno smentisce: 35 miliardi di fatturato l’anno, pari al 3,5% del pil, una ricchezza che arriva al 18% di quella prodotta dall’intera Calabria, un esercito di uomini a disposizione. E nessuno smentisce il signor Sabas Pretelt de la Vega, ambasciatore della Colombia in Italia, quando afferma che col traffico di cocaina ormai la ‘ndrangheta movimenta una cifra (100mila milioni di euro) «pari al 100% del pil» del suo paese.

In Calabria ci sono migliaia di amministratori locali vittime di attentati e intimidazioni, il 50% dei commercianti e degli imprenditori paga il pizzo (il 70% nella città di Reggio). Una parte del territorio nazionale ormai è persa alla democrazia. Le regole del vivere civile, della libertà di impresa, la sicurezza quotidiana, sono parole vuote e senza senso. Eppure qui lo Stato e il governo continuano a muoversi con la lentezza di sempre. Buona parte dei vertici degli uffici giudiziari sono scoperti, la Procura di Reggio Calabria è gestita da un «procuratore reggente», quella di Catanzaro ha un procuratore del quale si chiede il trasferimento. Le forze dell’ordine da tempo chiedono più uomini e mezzi. E basta andare in un commissariato della Locride e vedere che manca addirittura il collegamento alla rete internet, osservare le macchine di servizio e di scorta, per rendersi conto di cosa parliamo. La Regione, la più povera d’Italia, utilizzerà una parte dei fondi europei per acquistare Volanti nuove.

A Reggio Calabria, i magistrati lavorano in condizioni di estrema insicurezza, non sanno più da che parte è il nemico, dopo che si è scoperto l’esistenza di «talpe» all’interno della procura che informano i capi cosca sulle inchieste e sugli arresti. Si è scoperto che la ‘ndrangheta intercetta le conversazioni di alcuni pm. In città è ancora all’opera un periodico che negli anni passati si è distinto per l’opera di disinformazione, di depistaggio e per gli attacchi ai pm più esposti nella lotta alla mafia e alla massoneria. Recentissime inchieste hanno portato alla luce il legame stretto tra pezzi del mondo politico e la ‘ndrangheta. A Reggio è stato arrestato un consigliere di An - poliziotto della Mobile in aspettativa - per gli stretti rapporti con una famiglia di mafia; il capogruppo alla Regione dell’Udeur, il partito del ministro della Giustizia, è inquisito per ragioni di scambio elettorale con la mafia.

In Calabria c’è il bianco e il nero, ma domina il grigio. Agazio Loiero, il governatore, è un uomo minacciato dalle cosche, ma è sotto inchiesta per una storia di sanità e appalti, il Consiglio regionale ha norme antimafia severissime, ma nel contempo ha una quota elevatissima (33 su 50) di consiglieri inquisiti per vari reati. «Un marchio d’infamia», come ammette lo stesso Loiero, grava sull’intero mondo politico di quella realtà. La Calabria si stacca sempre più dal resto del Paese. La politica nazionale è assente, non ha programmi per affrontare una situazione sociale devastante, dove la povertà interessa il 44% delle famiglie, dove, ci dice l’Isveimer nei suoi rapporti, è ripresa l’emigrazione come negli anni Sessanta. L’informazione è distratta. Dopo la strage di Duisburg, la ‘ndrangheta è sparita subito dalle pagine dei giornali per lasciare spazio alle gemelline di Garlasco.

De Magistris. Giovane pm, battagliero lettore del Vangelo. Ha indagato sul «bubbone» che devasta e opprime la Calabria e le sue istituzioni: gli intrecci perversi tra famiglie politiche. Il sistema d’affari che qui è rigorosamente interpartitico. Destra e sinistra, governo e opposizione. Senza distinzioni. Società, intrecci, gestione del danaro pubblico. «In molte società miste - ci disse in una intervista - puoi trovare il parente del magistrato, l’amico del politico, di destra e di sinistra, non importa». Con l’inchiesta «Poseidone» - una storia di sperperi miliardari per le politiche di risanamento ambientale - portò alla luce l’intreccio tra massoneria e affari, il finanziamento illecito di partiti nazionali. Con l’inchiesta «Why Not?» ha lambito il sistema delle società e degli interessi che vedono insieme pezzi della destra e della sinistra, nomi riconducibili ai potentati (solidamente interpartitici) di Catanzaro e Cosenza. Lo hanno attaccato tutti. Senza distinzioni di bandiera. «Le sue inchieste sono inattendibili», sentenziò il segretario regionale dei Ds dimenticando che in una Repubblica seria sono i Tribunali, le Corti d’Assise a giudicare attendibile o meno una inchiesta.

Dicono che ha esagerato, che l’ha sparata grossa quando ha iscritto nel registro degli indagati Prodi e forse lo stesso Mastella. Sussurrano che ha pesantemente violato regole e procedure, che ha nascosto i fascicoli al suo capo nella procura «verminaio» di Catanzaro. Dicono, ma toccherà al Csm e ai suoi organismi verificare e giudicare. La realtà è che il suo trasferimento appare agli occhi dei calabresi onesti come uno schiaffo, una prepotenza del potere politico, un attacco ad un magistrato che stava andando fino in fondo nella battaglia per la legalità.

A Catanzaro e dintorni, ora c’è qualcuno - nel mondo politico e degli affari - che sta stappando bottiglie di champagne per la «punizione» inflitta al giovane pm. E’ un brindisi amaro, consumato sulle macerie della legalità e della speranza di riscatto della Calabria.

l'Unità
23 settembre 2007
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Igor
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http://www.repubblica.it/2007/09/sez...tribunale.html
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L'iniziativa organizzata da movimenti come "Ammazzateci tutti"
Alla manifestazione hanno aderito anche i Meetup di Grillo
De Magistris, monta la protesta
domani sit-in a Catanzaro


ROMA - Dopo il trasferimento del sostituto procuratore della Repubblica Luigi De Magistris deciso dal Guardasigilli Clemente Mastella, e le polemiche che sono seguite, nasce un movimento spontaneo di protesta che mette insieme cittadini e associazioni.

Lunedì pomeriggio, a Catanzaro, davanti al Palazzo di giustizia, si svolgerà un sit-in di protesta, una iniziativa promossa da "E adesso ammazzateci tutti", il movimento costituito a Locri dopo l'assassinio, il 16 ottobre del 2005, del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno. Fra le altre adesioni, quella di Calabrialibre, Rete per la Calabria e Agorà e i Meetup di Beppe Grillo

Il movimento sta anche organizzando due manifestazioni popolari, una a Catanzaro, che si dovrebbe tenere la prossima settimana, e un'altra a Roma. "Bisogna agire ora o mai più - si legge in un comunicato di Ammazzateci tutti - dobbiamo far scattare un moto di ribellione e di liberazione in Calabria e in tutto il Paese".

Il Movimento dei Ragazzi di Locri ha anche creato un blog sul quale stanno giungendo centinaia di adesioni al movimento d'opinione promosso in favore di De Magistris.

(23 settembre 2007)
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