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Old 30-01-2005, 13:18   #1
SaMu
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Elezioni in Iraq

Non c'è ancora nessun thread sull'argomento?


Nove gli attacchi suicidi a Bagdad: una trentina le vittime
Kamikaze contro i seggi, ma la gente va a votare

Nove i kamikaze in azione da domenica mattina presto contro i seggi elettorali a Bagdad, e non solo. Attacchi poi rivendicati dal gruppo di Al Zarqawi via web. È bersagliata la gente che cerca di andare a votare. Circa trenta le vittime degli attentati finora. Il premier Allawi, mostrando il pollice inchiostrato dopo il voto, dice: «È un momento storico, gli iracheni stanno scegliendo il proprio futuro». Alta affluenza nelle zone sciite e curde, seggi deserti nelle aree sunnite e nemmeno aperti per questioni di sicurezza nel «triangolo della morte» a sud della capitale. Stime non ufficiali affermano che l'affluenza al termine sarà di circa il 50% (continua)

********************

Il presidente aveva detto: «Pochi andranno a votare per paura»
Al Yawar ci ripensa: «Alle urne 2 iracheni su 3»
BAGDAD - Confusione su quanti andranno a votare in Iraq anche per il presidente iracheno ad interim Ghazi al-Yawar. L'esponente di una tribù sunnita si è prima detto pessimista sull'affluenza alle urne nelle elezioni di domenica. «Quello che speriamo è che la maggior parte degli iracheni partecipino al voto - ha detto il presidente in una conferenza stampa a Bagdad - ma sappiamo che la maggioranza non lo farà a causa della situazione della sicurezza». Al Yawar è convinto che solo una minoranza di iracheni boicotterà le elezioni per ragioni politiche, mentre il vero problema è il timore di attacchi ai seggi e ai centri elettorali. Poche ore dopo, però si è contraddetto: «Mi aspetto che la maggioranza, almeno i due terzi degli aventi diritto, andrà a votare».

AL SADR: LIBERTÀ DI VOTO - Smentendo la notizia riportata da alcuni organi di informazione arabi secondo la quale avrebbe dato ordine di sostenere la lista Monarchica Costituzionale, la corrente sciita guidata dall'imam Moqtada al-Sadr ha confermato l'indicazione di libertà di voto fornita in precedenza ai propri militanti.

PROROGATO LO STATO D'EMERGENZA - L'Iraq ha esteso di 30 giorni lo stato d'emergenza nel Paese per poter mantenere la mano pesante sui ribelli. Lo annuncia oggi un comunicato del governo, alla vigilia delle storiche elezioni. Lo stato di emergenza era stato dichiarato per 60 giorni a novembre, prima degli assalti alla roccaforte dei ribelli di Falluja, ed è stato rinnovato due volte. Include poteri speciali per imporre il coprifuoco e per chiudere i confini e gli aeroporti se necessario, e per arrestare sospetti ribelli senza seguire le normali procedure. Tra il 28 e il 31 gennaio, l'Iraq ha imposto speciali misure di sicurezza che includono estesi coprifuoco, restrizioni nei viaggi e la chiusura dei confini e dell'aeroporti di Bagdad, per salvaguardare la sicurezza delle elezioni di domani.

VOTO ALL'ESTERO - Primi dati ufficiali sull'apertura della tornata elettorale irachena. Aspettando l'apertura delle urne di domenica nel loro Paese natale, numerosi iracheni hanno votato all'estero. Durante il primo giorno di apertura della consultazione il 30% circa degli iscritti ha votato Il dato proviene da Ginevra, dove ha sede l'organizzazione International Organization for Migration, che sta coordinando le operazioni di voto per conto della Commissione elettorale irachena. Alle urne nella giornata di venerdì si sono recati 84.429 votanti. L'affluenza più alta è negli Emirati arabi, dove ha raggiunto il 49%. Più bassa l'affluenza negli usa (22%). Gli organizzatori hanno già comunicato il dato che solo 1 su 4 dei potenziali votanti si sono iscritti alle liste elettorali, e segnala inoltre come molti iscritti risiedano lontano dalla sede del voto (gli italiani, per esempio, dovrebbero votare in Germania, non essendoci seggi nel nostro Paese) dunque il dato non deve essere considerato definitivo. La previsione è per una percentuale finale più elevata per la fine della tre giorni di voto all'estero, che si chiuderà domenica sera.

*********************

Filo spinato e barricate per proteggere lo storico voto di domenica
La polizia irachena ai seggi come in trincea




IN RETE


Il programma del partito Unità del popolo, lista di sinistra e laica (in inglese)
Elenco dei partiti e delle liste presenti in Iraq (in inglese, molti link in arabo)

I principali gruppi poliltici iracheni e una loro breve storia (in inglese)

I più importnti leader iracheni e dell'alleanza militare internazionale sulla stampa mondiale (in inglese)

Unione patriottica del Kurdistan-Puk (in inglese)
Partito democratico del Kurdistan-Kdp (in inglese)


Il sito del grande ayatollah al-Sistani (in inglese)













Da uno dei nostri inviati
BAGDAD - Seggio numero 65, scuola secondaria di Karrada, in un quartiere centrale della capitale. Uno dei tanti campi di battaglia tra terrorismo integralista e chi sostiene il tentativo di crescita della democrazia in Iraq. Per arrivarci si devono superare il filo spinato che blocca il traffico, tre file di barricate in cemento armato, il controllo degli agenti iracheni.

Qui domani si vota. «E’ ancora tutto da preparare. Ci hanno fatto accampare da 5 giorni, ma solo nelle prossime ore arriveranno le urne con le schede e il materiale elettorale», dice Amer, un 19enne da poco reclutato nella polizia, sorridente, fiero della sua uniforme nuova e del kalashnikov oliato di fresco. Recluta in forza tra i circa 150 mila tra poliziotti e militari della nuova Guardia Nazionale chiamati in prima linea a difendere il voto.

«Ora siamo solo una decina di sentinelle qui nella scuola di Karrada. Ma da sabato sera ogni seggio avrà almeno 50 guardie, cui si aggiungeranno le pattuglie mobili irachene. Gli americani sono appostati sui tetti dei palazzi più alti del quartiere. E i loro elicotteri dovrebbero garantirci contro l’eventualità di cecchini», osserva il suo comandante, sergente Achmed Abdul Latif. Andare sul tetto della scuola è limitato persino a loro. «Per i cambi della guardia ai piani alti parliamo via radiolina con gli americani», spiegano.
Ieri pomeriggio il piccolo drappello sembrava tranquillo, fiducioso. Gli agenti scherzavano tra loro, davano quattro calci al pallone con i ragazzini del vicinato. Ma le famiglie nelle case che danno sulla strada erano preoccupate e richiamavano i figli in casa quando si avvicinavano troppo alla scuola. Le strade erano deserte già molte ore prima l’inizio del coprifuoco alle 19 (fino alle 6 di mattina). Tutti si erano riforniti di acqua, cibo e candele per i prossimi tre giorni di allarme rosso.

Paure comprensibili. Ieri mattina il gruppo filo Al Qaeda guidato da Abu Musab Al Zarkawi era tornato a minacciare attentati contro chiunque si rechi alle urne e persino chi vive in prossimità dei seggi. «Attenti a voi. Non andate ai centri di voto, propagatori di ateismo e vizio. E attenti coloro che risiedono nelle vicinanze. Gli americani li hanno trasformati in scudi umani. Siete stati avvisati. Poi avrete solo voi stessi da incolpare», si legge nel nuovo comunicato. Il gruppo sembra determinato a colpire, nonostante il governo iracheno abbia rivelato l’arresto di altri 3 luogotenenti di Al Zarkawi. Dalle parole ai fatti.

Ieri nel mirino della guerriglia sono tornati proprio i seggi: una decina colpiti da spari e bombe in almeno sei città del Paese. Ma anche i soldati americani: almeno 5 morti nelle ultime 24 ore. A Ramadi gli estremisti sunniti avrebbero decapitato sei sciiti che avevano manifestato l’intenzione di votare. In serata è caduto un elicottero Usa sui quartieri meridionali di Bagdad, sembra con 3 uomini a bordo. Non è chiara la loro sorte e neppure se si tratti di attentato o incidente. Per le truppe della coalizione è un lutto che si aggiunge a quello ancora fresco per i 31 morti dell’elicottero da trasporto Usa caduto, sembra per un guasto meccanico, al confine con la Giordania tre giorni fa. Ma l’obiettivo più colpito restano i poliziotti iracheni. Ieri mattina un’autobomba è scoppiata vicino a un loro posto di blocco presso la grande centrale elettrica di Bagdad, uccidendo quattro persone. Tra i tanti attentati, ieri nel Sud, presso Bassora, un agente è morto e quattro sono rimasti feriti per una bomba.

«Ho servito nella polizia irachena per 26 anni. Amo questo lavoro. Dopo l’invasione americana, attesi 20 giorni, poi mi presentai in caserma e tornai al mio posto. E non lo lascio. Sebbene non sia mai stato tanto pericoloso», racconta il colonnello Saeb al Rawi, 45 anni, 4 figli, responsabile del pattugliamento di sei seggi nel quartiere di Abbachane. Lo abbiamo incontrato per circa due ore ieri nella sua abitazione assieme a un collega più giovane, Ahmed Alì al Zubaidi, 32 anni, di pattuglia a sua volta ai seggi nel quartiere di Arthie. Entrambi negli ultimi mesi sono stati più volte sotto il fuoco della guerriglia e persino in pericolo di vita. Hanno visto morire e restare feriti tanti colleghi. Il loro stipendio non supera i 350 dollari mensili. A febbraio ne riceveranno 100 in più come indennizzo per il servizio elettorale. «Non lo facciamo per i soldi. Con i rischi che corriamo, se la motivazione fosse economica avremmo lasciato da un pezzo. Ma questo è il nostro dovere. Il Paese ha bisogno di noi», dicono senza retorica. Tanto che entrambi non andranno a votare. Il governo transitorio prevede un’affluenza alle urne del 72%. Loro non ci credono.

«Mi sembra troppo ottimista. Comunque qui a Bagdad l’astensione per paura di attentati sarà molto alta. E poi la gente non ama questi candidati. Non li conosce o pensa che siano in larga parte stranieri, iracheni che non sanno nulla del loro Paese e ora balzano sul carro dei vincitori cercando di guadagnarci», spiegano all’unisono. La loro preoccupazione maggiore però è per il futuro: «Siamo di fronte a una guerriglia ben armata, coraggiosa, equipaggiata con sistemi di comunicazione migliori dei nostri. Le loro azioni non cesseranno dopo il voto. Anzi, potrebbero farsi ancora più aggressive e micidiali, perché condotte da uomini che non hanno paura di morire. Noi abbiamo bisogno di auto blindate, migliore intelligence, giubbotti anti-proiettile più leggeri. La guerra sarà ancora lunga».

Lorenzo Cremonesi
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Old 30-01-2005, 13:22   #2
SaMu
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Al TG parlano di affluenza superiore al 50% già a mezzogiorno. Gli osservatori internazionali hanno visitato seggi e constatato la regolarità delle procedure.

Mi sembra stiano andando oltre le più ottimistiche previsioni, e l'accanimento degli uomini di Al Zarkawi contro gli iracheni al voto, potrebbe trasformarsi nel loro peggior errore.
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Old 30-01-2005, 13:28   #3
rap
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si.
Stanno votando. Si stanno riprendendo la democrazia, che i TERRORISTI vorrebbero togliergli ancora.
Se continua cosi la sconfitta per i topi di fogna che hanno cercato in ogni modo di impedire queste elezioni sarà totale.
Nonostante le bombe e le intimidazioni degli "eroici guerriglieri" , stanno votando.
Senza se e senza ma.

Ultima modifica di rap : 30-01-2005 alle 13:32.
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Old 30-01-2005, 13:30   #4
Onisem
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Io spero che quanta più gente possibile possa esprimere il proprio voto senza per questo venire massacrata, spero che il risultato delle elezioni sia vera espressione della loro volontà, spero che non ne debbano uscire disillusi.
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Tanto poco un uomo si interessa dell'altro, che persino il cristianesimo raccomanda di fare il bene per amore di Dio. (Cesare Pavese)
"Sono un liberale di destra, come potrei votare uno come Berlusconi?"
Marcello Dell'Utri, fondatore del partito Forza Italia, è stato condannato per mafia.
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Old 30-01-2005, 14:19   #5
riaw
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ora sono al 72% e si prospetta un'apertura prolungata dei seggi.
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La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché. Noi abbiamo messo insieme la teoria e la pratica: non c'è niente che funzioni... e nessuno sa il perché!
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Old 30-01-2005, 14:35   #6
jumpermax
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dopo la palestina un'altra pagina di storia. Forse è vero che per apprezzare la democrazia bisogna guadagnarsela...
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Old 30-01-2005, 14:41   #7
rap
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è molto bello. è democrazia.
è la sconfitta dei terroristi e di chi non vuole dare a questo popolo una possibilità.
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Old 30-01-2005, 14:46   #8
jumpermax
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Originariamente inviato da rap
è molto bello. è democrazia.
è la sconfitta dei terroristi e di chi non vuole dare a questo popolo una possibilità.
cmq anche dei tanti che non credevano che avessero una possibilità, ed in questo è curioso che nel fronte ci fossero i contrari alla guerra che persone come la Fallaci. Certo un'elezione non fa democrazia come la storia dell'europa del secolo scorso ci insegna... però per quelle zone è un fatto totalmente nuovo. Dopo i palestinesi gli irakeni sono i primi mediorientali a poter eleggere il loro governo. Questa è la vera guerra al terrorismo.
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Old 30-01-2005, 14:48   #9
SaMu
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Al netto delle autobombe dei terroristi e delle minacce degli sgherri dell'ex-regime ai sunniti per non andare a votare, l'affluenza al voto ha qualcosa di straordinario.
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Old 30-01-2005, 14:50   #10
jumpermax
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Originariamente inviato da SaMu
Al netto delle autobombe dei terroristi e delle minacce degli sgherri dell'ex-regime ai sunniti per non andare a votare, l'affluenza al voto ha qualcosa di straordinario.
cribbio, rischiano la pelle per farlo e lo fanno lo stesso... se penso che qua da non c'è gente che va al mare piuttosto che andare a votare mi vergogno...
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Old 30-01-2005, 14:55   #11
riaw
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Originariamente inviato da SaMu
Al netto delle autobombe dei terroristi e delle minacce degli sgherri dell'ex-regime ai sunniti per non andare a votare, l'affluenza al voto ha qualcosa di straordinario.

La cosa straordinaria non è che ci sono tante persone che votano E i kamikaze.
ma che ci sono tante persone che votano MENTRE ci sono i kamikaze.
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La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché. Noi abbiamo messo insieme la teoria e la pratica: non c'è niente che funzioni... e nessuno sa il perché!
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Old 30-01-2005, 14:56   #12
recoil
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Originariamente inviato da jumpermax
cribbio, rischiano la pelle per farlo e lo fanno lo stesso... se penso che qua da non c'è gente che va al mare piuttosto che andare a votare mi vergogno...
hai ragione è quello che penso anche io
ci stanno dando una bella lezione direi...
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Old 30-01-2005, 15:06   #13
LittleLux
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Notizie dall'Irak al voto

Iraqis show mixed response to polls
By: Aljazeera on: 30.01.2005

Iraqis show mixed response to polls


Sunday 30 January 2005, 15:00 Makka Time, 12:00 GMT


Six explosions rocked Mosul as polls opened around Iraq


A number of Mosul's Kurdish residents have defied death threats and an unstable security situation and headed towards the polls, but in some other Iraqi cities no one is voting.
As polls opened across the country, early signs showed a poor turnout of voters in Mosul. US soldiers were seen driving around city blocks asking why residents were not voting.

Despite a heavy US and Iraqi National Guard presence and no civilian vehicular traffic, six explosions rocked the city. The general hospital had no immediate word on casualties.

Voter turnout was heavy in Al-Qadisiya district of the city, however. A polling station for the city's Kurdish population is located in the heart of the district.


Sunni turnout negligible

Polling stations in several towns in Iraq have not opened five hours after nationwide voting started on Sunday, the country's electoral commission said.

Despite a heavy US military force
Fallujans are not likely to vote


"In Latifiya, Mahmudiya and Yusufiya, polling stations have not yet opened their doors," commission spokesman Farid Ayar told reporters.


"As you know, Latifiya, Mahmudiya and Yusufiya are hotspots. We have allowed residents of these areas to vote in the nearest polling station" to the towns, said another member of the commission.

In war-ravaged Falluja, nearly all residents stayed at home despite the presence of five polling stations. Only one man was reported to have voted.

Meanwhile, the head of the local council in Samarra said no citizens would vote because of the poor security situation.

"Nobody will vote in Samarra because of the security situation," said Taha Husain, the head of Samarra's local governing council.

No employees turned up at polling centres in Samarra and police were not to be seen on the streets, an agency correspondent reported.


Kurdish turnout high

While many voters across Iraq were hesitant to venture outside because of a highly volatile security situation and the promise of major attacks, Kurds in Arbil and other northern Iraqi cities have been rushing to polling stations.


Kurds are hoping to strengthen
their political gains in a new Iraq

Kurdish areas are expected to register the highest turnout in Iraq.

Jalal Talabani, who heads the Patriotic Union of Kurdistan (PUK) and is thought by some to be vying for a top position in the next government, was among the first to vote in Sulaimaniya.

The PUK and the rival Kurdistan Democratic Party of Masud Barzani are running on a common slate which is expected to perform strongly and secure more than 50 seats in the assembly.


Unlike the rest of Iraq, it is not the first time Kurds in the three northern provinces have had the chance to vote in a free election. In 1992, just after the first Gulf war, they elected a regional parliament, and in 1999 they elected three provincial councils.

Political ambition


But Sunday's vote is likely to be crucial to the Kurds' political ambitions as the 275-member national assembly up for grabs is charged with writing a new constitution for post-Saddam Iraq.

Kurdish leaders want that text to enshrine their hard-fought right to self-rule, and want their existing autonomous region expanded to include the northern oil centre of Kirkuk and parts of two other provinces.

Kurds will also pick their provincial councils and their 111-member autonomous parliament.

================================================

Analisi sulle conseguenze:

This election will change the world. But not in the way the Americans imagined
By: Robert Fisk on: 30.01.2005


01/29/05 "The Independent" — Shias are about to inherit Iraq, but the election tomorrow that will bring them to power is creating deep fears among the Arab kings and dictators of the Middle East that their Sunni leadership is under threat.

America has insisted on these elections - which will produce a largely Shia parliament representing Iraq's largest religious community - because they are supposed to provide an exit strategy for embattled US forces, but they seem set to change the geopolitical map of the Arab world in ways the Americans could never have imagined. For George Bush and Tony Blair this is the law of unintended consequences writ large.

Amid curfews, frontier closures and country-wide travel restrictions, voting in Iraq will begin tomorrow under the threat of Osama bin Laden's ruling that the poll represents an "apostasy". Voting started among expatriate Iraqis yesterday in Britain, the US, Sweden, Syria and other countries, but the turnout was much smaller than expected.

The Americans have talked up the possibility of massive bloodshed tomorrow and US intelligence authorities have warned embassy staff in Baghdad that insurgents may have been "saving up" suicide bombers for mass attacks on polling stations.

But outside Iraq, Arab leaders are talking of a Shia "Crescent" that will run from Iran through Iraq to Lebanon via Syria, whose Alawite leadership forms a branch of Shia Islam. The underdogs of the Middle East, repressed under the Ottomans, the British and then the pro-Western dictators of the region, will be a new and potent political force.

While Shia political parties in Iraq have promised that they will not demand an Islamic republic - their speeches suggest that they have no desire to recreate the Iranian revolution in their country - their inevitable victory in an election that Iraq's Sunnis will largely boycott mean that this country will become the first Arab nation to be led by Shias.

On the surface, this may not be apparent; Iyad Allawi, the former CIA agent and current Shia "interim" Prime Minister, is widely tipped as the only viable choice for the next prime minister - but the kings and emirs of the Gulf are facing the prospect with trepidation.

In Bahrain, a Sunni monarchy rules over a Shia majority that staged a mini-insurrection in the 1990s. Saudi Arabia has long treated its Shia minority with suspicion and repression.

In the Arab world, they say that God favoured the Shia with oil. Shias live above the richest oil reserves in Saudi Arabia and upon some of the Kuwaiti oil fields. Apart from Mosul, Iraqi Shias live almost exclusively amid their own country's massive oil fields. Iran's oil wealth is controlled by the country's overwhelming Shia majority.

What does all this presage for the Sunni potentates of the Arabian peninsula? Iraq's new national assembly and the next interim government it selects will empower Shias throughout the region, inviting them to question why they too cannot be given a fair share of their country's decision-making.

The Americans originally feared that parliamentary elections in Iraq would create a Shia Islamic republic and made inevitable - and unnecessary - warnings to Iran not to interfere in Iraq. But now they are far more frightened that without elections the 60 per cent Shia community would join the Sunni insurgency.

Tomorrow's poll is thus, for the Americans, a means to an end, a way of claiming that - while Iraq may not have become the stable, liberal democracy they claimed they would create - it has started its journey on the way to Western-style freedom and that American forces can leave.

Few in Iraq believe that these elections will end the insurgency, let alone bring peace and stability. By holding the poll now - when the Shias, who are not fighting the Americans, are voting while the Sunnis, who are fighting the Americans, are not - the elections can only sharpen the divisions between the country's two largest communities.

While Washington had clearly not envisaged the results of its invasion in this way, its demand for "democracy" is now moving the tectonic plates of the Middle East in a new and uncertain direction. The Arab states outside the Shia "Crescent" fear Shia political power even more than they are frightened by genuine democracy.

No wonder, then, King Abdullah of Jordan is warning that this could destabilise the Gulf and pose a "challenge" to the United States. This may also account for the tolerant attitude of Jordan towards the insurgency, many of whose leaders freely cross the border with Iraq.

The American claim that they move secretly from Syria into Iraq appears largely false; the men who run the rebellion against US rule in Iraq are not likely to smuggle themselves across the Syrian-Iraqi desert when they can travel "legally" across the Jordanian border.

Tomorrow's election may be bloody. It may well produce a parliament so top-heavy with Shia candidates that the Americans will be tempted to "top up" the Sunni assembly members by choosing some of their own, who will inevitably be accused of collaboration. But it will establish Shia power in Iraq - and in the wider Arab world - for the first time since the great split between Sunnis and Shias that followed the death of the Prophet Muhammad.


Che ne pensate?
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Old 30-01-2005, 15:11   #14
ChristinaAemiliana
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Originariamente inviato da jumpermax
cribbio, rischiano la pelle per farlo e lo fanno lo stesso... se penso che qua da non c'è gente che va al mare piuttosto che andare a votare mi vergogno...

Ma questo è niente! Conosco un sacco di gente col seggio a 5 minuti a piedi da casa che non va a votare perché è domenica e chi ha voglia di vestirsi e uscire?

Intanto...

30-GEN-05 14:23
Iraq: nuovo bilancio, 24 i morti e 65 i feriti
(ANSA) - BAGHDAD, 30 GEN - E' di 24 iracheni uccisi e altri 65 feriti l'ultimo bilancio dei sanguinosi attentati nella giornata delle elezioni in Iraq. Lo ha riferito il ministero della Sanita': 21 morti e una quarantina di feriti, sono state provocati dagli attacchi dei kamikaze a Baghdad. Intanto, almeno sei nuove esplosioni in successione oggi pomeriggio a Baghdad, a meno di un'ora dalla chiusura dei seggi elettorali, fissata per le 17:00 locali.
__________________
«Il dolore guida le persone a distanze straordinarie» (W. Bishop, Fringe)
How you have fallen from heaven, O star of the morning, son of the dawn!
You have been cut down to the earth, You who have weakened the nations!
(Isaiah 14:12)
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Old 30-01-2005, 15:27   #15
beppegrillo
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Messaggi: 1451
Ottimo gesto da parte degli iracheni , contrariamente a quello che alcuni vogliono far credere e della tanto sospirata resistenza irachena...
Hanno capito che ora è arrivato il momento di prendere le redini del loro paese e voltar pagina, nonostante i terroristi stiano facendo di tutto per impedirlo..
Speriamo che l'iraq segua il ns esempio del dopoguerra
__________________
Ciao ~ZeRO sTrEsS~
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Old 30-01-2005, 15:57   #16
LittleLux
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Iraq Voter Turnout Placed at 72 Percent, some places 95% voted
By: AP on: 30.01.2005


BAGHDAD, Iraq - An Iraqi election official said Sunday that 72 percent of eligible Iraqi voters had turned out so far nationwide.


The official, Adel al-Lami of the Independent Electoral Commission, offered no overall figures of the actual number of Iraqis who have voted to back up the claim.


Al-Lami said the percentage of registered voters who had gone to the polls in some Baghdad neighborhoods was as high as 95 percent.


Iraqi officials had predicted that up to eight million of 14 million eligible voters — just over 57 percent — will turn out for Sunday's election to choose a National Assembly and governing councils in the 18 provinces.


Earlier, the top U.S. adviser to commission, Carlos Valenzuela, offered a much more cautious assessment, saying turnout appeared to be high in many areas, but that it was too early to know for sure.


There has been little sign of voters in some heavily Sunni areas, such as the cities of Fallujah and Ramadi, according to witnesses. But Valenzuela said earlier that some voters had shown up in the two cities.

Qui, se leggete attentamente, qualcosa non torna.

=================================================

Questo quanto accaduto, sarebbe meglio dire esploso, oggi in Irak durante le votazioni:


Timeline of attacks on Iraq election day - 1340 GMT
By: Reuters on: 30.01.2005

BAGHDAD, Jan 30 (Reuters) - The following is a timeline of attacks on election day in Iraq since polls opened at 7 a.m. (0400 GMT). Local times indicate when attacks were reported.

- Suicide bomber kills three and wounds 13 on a minibus carrying Iraqis to vote in a town south of Baghdad. (16:25 p.m.)

- Suicide car bomb explodes outside Baghdad house owned by Justice Minister Malik al-Hassan, who was out (1:06 p.m.)

- Suicide bomber kills two policemen in Baghdad (12:47 p.m)

- U.S. Marine is killed in action in volatile Anbar province west of Baghdad (12:41 p.m.)

- Suicide bomber kills at least six people in queue outside polling station in eastern Baghdad (12:10 p.m.)

- Suicide bomber kills one person and wounds 16 at Baghdad polling centre (11:55 a.m.)

- Suicide bomber kills at least one person and wounds four at polling centre in western Baghdad (11:15 a.m.)

- Suicide bomber kills at least four people and wounds nine at polling centre in western Baghdad (10:54 a.m.)

- Suicide bomber kills at least four people at polling station in Baghdad's Sadr City (10.07 a.m.)

- Suicide bomber blows himself up in queue of voters outside west Baghdad polling station, causing several casualties (10:06 a.m.)

- Mortars land near several Baghdad polling stations, killing two people and wounding several (10:04 a.m.)

- Mortar attack kills one person near Hilla, south of Baghdad (9:32 a.m.)

- Blast hits voting station in central Basra, no word on casualties (08:54 a.m.)

- Suicide car bomber kills policeman at checkpoint near polling station in west Baghdad (8:18 a.m
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Old 30-01-2005, 16:21   #17
Onisem
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L'unico appunto: con ogni buona intenzione il dato dell'affluenza mi pare, per ora, molto provvisorio e poco obiettivo. Credo che bisognerà attendere la chiusura dei seggi e sentire gli osservatori per capire meglio.
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Tanto poco un uomo si interessa dell'altro, che persino il cristianesimo raccomanda di fare il bene per amore di Dio. (Cesare Pavese)
"Sono un liberale di destra, come potrei votare uno come Berlusconi?"
Marcello Dell'Utri, fondatore del partito Forza Italia, è stato condannato per mafia.
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Old 30-01-2005, 16:30   #18
jumpermax
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Originariamente inviato da Onisem
L'unico appunto: con ogni buona intenzione il dato dell'affluenza mi pare, per ora, molto provvisorio e poco obiettivo. Credo che bisognerà attendere la chiusura dei seggi e sentire gli osservatori per capire meglio.
sarà ma queste immagini sono impressionanti...







pensate cosa vuol dire restare in fila così sapendo dei kamikaze e dei cecchini. Pensate quanto debbano ritenere importante votare per rischiare la vita in quel modo.
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Old 30-01-2005, 16:43   #19
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Non volevo in alcun modo svilire l'atteggiamento degli iraqeni di fronte a questo appuntamento. Ed aggiungo: sono quasi tutte donne.
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Old 30-01-2005, 16:53   #20
jumpermax
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Non volevo in alcun modo svilire l'atteggiamento degli iraqeni di fronte a questo appuntamento. Ed aggiungo: sono quasi tutte donne.
no credo che abbiano file separate. Uomini da una parte donne dall'altra, come puoi notare nella prima foto.
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