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#1 |
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Intercettazioni, linea dura del Pdl nella legge bavaglio per i giornalisti
Ennesimo tentativo di imbavagliare la notizia, perche' a qualcuno fa paura che la gente sappia come vanno davvero le cose, e possa di conseguenza farsi delle idee diverse da quelle preconfezionate da raiset.
A breve mi attendo un "qualchecosa" di min zho lhin che decanta le lodi di tale testo ed enumera i pericoli mortali per ogni libero cittadino derivanti dalle intercettazioni. Eh, ma prima o poi la corda si rompe, a furia di tenderla..... Tratto da La Repubblica Intercettazioni, linea dura del Pdl nella legge bavaglio per i giornalisti Il nuovo testo sarà depositato oggi alle 14 in commissione Giustizia al Senato. La durata degli ascolti sarà di 60 giorni, necessaria la prova che un reato è in corso. Vietata la pubblicazione anche di un riassunto fino alla conclusione delle indagini preliminari. La conferma di Schifani in un incontro con l'Anm di LIANA MILELLA ROMA - Contro i giornalisti, e quindi contro gli editori, la maggioranza compatta non molla di un millimetro. Anzi, se potesse, inasprirebbe ancora di più la riforma delle intercettazioni. Resterà rigida la regola per cui delle telefonate sbobinate non si potrà più pubblicare una riga, neppure per riassunto, fino alla chiusura delle indagini preliminari. Cioè, magari, per anni. Addio diritto di cronaca su inchieste come quelle di Firenze, di Trani o di Calciopoli, solo per citare le ultime raccontate dai giornali. Sul resto il governo qualcosa è disposto a cedere, ma sul bavaglio alla stampa no. La conferma arriva dal presidente del Senato Renato Schifani che incontra le toghe dell'Anm giusto mentre, in via Arenula, politici e tecnici mettono a punto le modifiche alla legge sugli ascolti. C'è il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, il relatore Roberto Centaro, il direttore dell'ufficio legislativo Augusta Iannini. Il Guardasigilli Angelino Alfano fa capolino. Il nuovo testo dovrà essere pronto per oggi alle 14 per essere depositato in commissione Giustizia a palazzo Madama. Da Schifani, come dalla riunione, ecco la netta conferma del pugno duro contro la stampa: niente telefonate sui giornali o recitate in tv, nemmeno per sintesi. Un totale black out. Multe agli editori, fino a 500mila euro, se ne consentono la pubblicazione. Almeno su questo Berlusconi ha imposto il divieto di trattative o cedimenti. Passi sugli "evidenti indizi di colpevolezza" che diventano "gravi indizi di reato", per via di Napolitano che minaccia di rimandare la legge alle Camere se il testo resta identico. Ma sulla pubblicazione degli ascolti il Cavaliere ha un "alleato" nello stesso presidente della Repubblica, cui le paginate di verbali non sono mai piaciute. E dunque avanti, multe più salate di oggi, fino a 10mila euro per una telefonata finita in pagina ("solo" 5mila per un altro atto del procedimento), carcere fino a un anno se si pubblicano ascolti destinati alla distruzione. Sul resto il premier qualcosa molla. Il presidente dell'Anm Luca Palamara, fuori dallo studio di Schifani, parla di "apertura positiva". Si riferisce ai "gravi indizi di reato", la formula già presente oggi nel codice di procedura penale, che per le toghe fa venir meno l'incubo degli "evidenti indizi di colpevolezza", formula che avrebbe bloccato qualsiasi indagine. Il presidente del Senato non anticipa di più, ma il resto delle modifiche non copre di certo la mole di critiche di giudici e giuristi alla riforma. A cominciare dai paletti rigidi che circonderanno i "gravi indizi di colpevolezza". Come la stretta sulle utenze che dovranno essere "intestate" agli indagati o comunque da essi "utilizzate" o dai limiti rigidi ad allargare, pur di poco, la sfera degli intercettati. Per il resto le maglie si allargano di poco. Di certo si ampliano per i parlamentari, attuando subito un paio di recenti sentenze della Consulta (113 e 114): quando qualcuno di loro ricadrà per caso in un ascolto, il magistrato avrà il dovere di chiedere subito l'autorizzazione (e quindi mettere nel nulla l'ascolto medesimo visto che con la richiesta cade anche qualsiasi segreto). Ma su norma transitoria, durata, microspie, tabulati, autorizzazione del tribunale collegiale, le modifiche sono minimali. In alcuni casi inesistenti. Alla fine i falchi hanno vinto sulle colombe. Ad esempio la legge entrerà in vigore sì solo per i processi futuri, ma quelli attuali avranno solo tre mesi di tempo per mettersi in regola. La durata rimane di 60 giorni al massimo (salvo casi eccezionalissimi). Per mettere le microspie ci vorrà la prova che in quel luogo si sta commettendo un reato. La richiesta dei tabulati telefonici dovrà obbedire alle stesse regole delle telefonate. E toccherà a un tribunale di tre persone autorizzare quello che prima passava per le mani di un solo giudice. Con quale dispendio di tempo e di energie si può immaginare fin d'ora. Buonanotte, intercettazioni. (20 aprile 2010)
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#2 |
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![]() e tutto va bene
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#3 | |
Senior Member
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Se la maggioranza degli italiani fosse contro questo governo forse si, ma dato che le elezioni quali esse siano le vincono a mani basse, vuole dire che la situazione sta bene così. Imho tirano la corda, poi sollevano fumo, poi danno un contentino e lo fanno passare come la panacea di tutti i mali, poi tirano un poco la corda, poi lubrificano a dovere, ecc ecc... In tutto questo l'opposizione è collusa, perchè non è possibile non trovare dopo anni di beghe una visione comune, ergo la situazione attuale va benissimo a tutti. |
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#4 | |
Senior Member
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#5 | |
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Iscritto dal: May 2009
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Gente stufa ce n'e' sempre di piu' per fortuna, e in quest'ottica trovo che i signori al governo trovino necessario ammutolire sempre piu' la realta'. Spero solo che non facciano in tempo.
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#6 |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2005
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Stramaledetti, è una legge veramente criminale.
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#7 | ||
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2005
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Nelle intercettazioni i nomi di Dell'Utri e Verdini. Al vaglio della magistratura tra l'altro l'attività di un giudice tributario di FRANCESCO VIVIANO
http://www.repubblica.it/politica/20..._roma-3473304/ Quote:
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#8 |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2005
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Il caso Mercadante
Le microspie che questo governo, il governo che combatte la mafia vuole di fatto abolire perché tra le norme che vengono proposte da questo esecutivo e che sono già state votate c’è quella che vieterà di piazzare le microspie a casa di un boss, perché le microspie potranno essere piazzate esclusivamente nel luogo in cui si presume che venga commesso un reato, nel luogo in cui si presume che si parli di traffico di droga o di omicidio, quindi non verranno più messe in macchina, queste microspie cosa ci raccontano? Ci raccontano che Mercadante nella campagna elettorale del 2006 si era messo d’accordo con Nino Rotolo e altri importanti boss palermitani per candidare e portare in Consiglio Comunale il nipote di un boss e guarda caso partecipavano all’allora motore azzurro tutti gli esponenti di sangue, imparentati con un… partecipavano alla propaganda elettorale dell’allora Forza Italia in quel di Palermo, aprivano anche dei baracchini. In una di queste intercettazioni risulta anche un rapporto tra Mercadante e Antonino Cinà, quest’ultimo era il medico di Riina, il medico che ha condotto la trattativa, i due discutono come far vincere un concorso pubblico da un primario che faceva il viceprimario a Milano all’ospedale di Riguarda, viene utilizzata Cosa Nostra quindi per tentare di truccare un concorso pubblico. Mercadante finisce in prigione, viene arrestato nel 2006 e è sommerso da una quantità impressionante di prove, una quantità impressionante di prove che porterà poi alla sua condanna a 10 anni di reclusione. Ebbene, la cosa interessante è quella che accade dopo il suo arresto, dopo il suo arresto uno si aspetterebbe, va beh, lui si è autosospeso, i famosi probiviri che adesso se la dovrebbero prendere un Urso e Bocchino perché hanno polemizzato con i colleghi di partito intervengono su di lui, no accade che in carcere c’è una processione di parlamentari che lo vanno a trovare, entrano in carcere Basiglio Germanà, Stefania Craxi, Innocenzo Leontini, Mario Ferrara e persino il futuro Ministro di Grazia e Giustizia, quello che dice di combattere la mafia, Angelino Alfano. Con le dichiarazioni di Berlusconi e soprattutto con questo tipo di comportamenti, si dà un segnale chiaro alle organizzazioni criminali, si strizza l’occhio alle organizzazioni criminali, per questo ma polemica di questi giorni non è una polemica che riguarda Roberto Saviano o la Mondadori, non è il caso di entrare, ricordare neanche a Marina Berlusconi che non è vero, come ha affermato in una lettera che la sua Casa Editrice non abbia mai censurato nessuno, il primo episodio di censura che ricordi riguarda proprio la Mondadori nel 1994, quando dall’edizione italiana dell’Europa dei Padrini, il libro scritto da Fabrizio Calvi e pubblicato dalla Mondadori, scompaiono due pagine che esistevano nell’edizione francese che riguardano Vittorio Mangano, più recentemente ci ricordiamo il caso di Sara Mago, costretta a cambiare Casa Editrice lasciare l’Einaudi per uno dei suoi libri, proprio perché polemizzava con il Premier. Si dicono molte cose e ci si perde spesso la memoria, su una cosa però dovremmo avere ben chiare tutti le idee, la mafia ci giudica dai comportamenti e dalle parole, per questo è importante quello che scrive Saviano, Lirio Abbate, per questo quello che dice il nostro Presidente del Consiglio fa abbastanza schifo! http://voglioscendere.ilcannocchiale...t/2475509.html |
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#9 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2004
Città: Padova
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se "la corda si rompesse" questo darebbe solo la scusa per usare lo stato di polizia per eliminare del tutto i "terroristi" perchè così verrebbero definiti quelli che difendono legalità-giustizia-costituzione-democrazia.
mala tempora currunt ... ![]() ![]() ![]() ![]()
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mac user = hai soldi da buttare; linux user = hai tempo da buttare; windows user = hai soldi e tempo da buttare ![]() |
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#10 | |
Senior Member
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Città: Enna : urbs inexpugnabilis
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i furbi i servili i criminali la fanno franca. MALEDETTI. |
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#11 | |
Bannato
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#12 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2005
Città: Trentino
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Apprezzo il fatto che Il Fatto Quotidiano farà disobbedienza sociale, facendo ricorso quando verrà portato in tribunale.
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#13 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
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grazie a queste riforme il paese uscirà dalla crisi
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#14 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2002
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*I pensionati se ne catafottono (sono valtellinese, ma adoro Camilleri) del futuro, loro hanno dato ed ora gli va bene tutto quello che passa al convento, dato che ogni mese la pensione arriva. |
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#15 | |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2006
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#16 |
Senior Member
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Città: Salerno
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"è una fergogna che al ggiornodoggi fengano condotti professi mediatici fulla base di qualche pubblicafione di intercettafioni, il proffedimento è giusto, anche perché parla di limitafe il giornalismo, finché non toccano la mia profeffione, a me chemmefrega" Pappappapparapa pa pa pa papa pa paraaaaaa
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#17 |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2005
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Arrivano gli emendamenti anti-D'Addario (divieto di registrazione), il bavaglio e il carcere per i giornalisti e quello che "salva" i criminali se in compagnia di un onorevole
Avendoci messo le mani giureconsulti del calibro di Schifani, Alfano e Ghedini, era naturale che la legge sulle intercettazioni fosse una boiata. C’è semmai da dubitare della sanità mentale di chi s’illudeva di migliorarla con qualche "emendamento condiviso" qua e là. Chissà che si aspettavano i vertici dell’Anm e i fresconi del Pd dall’intervento del presidente del Senato, quello che quando non faceva l’autista del senatore La Loggia prestava consulenze legali a noti mafiosi. Il risultato è che la boiata resta una boiata, a parte un ritocchino che cancella i "gravi indizi di colpevolezza" come condicio sine qua non per intercettare, ripristinando gli attuali "gravi indizi di reato". Dopo lunghe spiegazioni, con l’ausilio di qualche disegnino, berlusconidi e schifanidi hanno finalmente capito che le intercettazioni servono a scoprire i colpevoli e consentirle soltanto dopo averli scoperti significa non scoprirli più. Per il resto, tutto come prima. Con l’aggiunta di un paio di novità da perizia psichiatrica. La prima: se intercetta un criminale che parla con un parlamentare (la qual cosa accade con grande frequenza), il pm deve bloccare tutto e chiedere l’autorizzazione del Parlamento a proseguire. Esempio: il delinquente Gigi parla con l’onorevole Pippo, ma non lo chiama onorevole: lo chiama solo Pippo. Passano mesi prima che gl’interlocutori di Gigi vengano identificati e si scopra così che Pippo è un onorevole. Nel qual caso la nuova norma è inutile. Poniamo invece che si capisca subito che Pippo è un onorevole: il pm dovrà avvertire il Parlamento, cioè Pippo, che sta intercettando il suo amico Gigi, così Pippo potrà avvisare Gigi di non chiamarlo più, o di cambiare telefono, o di usare i pizzini. Così l’inchiesta va in fumo. Stessa regola per acquisire i tabulati del parlamentare che parla con l’indagato intercettato. Ma di solito è proprio per sapere a chi è intestata una certa utenza che si acquisisce il tabulato: d’ora in poi per acquisirlo bisognerà già sapere che è di un parlamentare e chiedere il permesso al Parlamento. E’ il comma 22. Seconda novità: il privato cittadino che – come la D’Addario con Berlusconi – registra o filma proprie conversazioni con qualcuno rischia da 6 mesi a 4 anni di galera, a meno che non emerga una notizia di reato e venga tempestivamente denunciata. Ma la stessa cosa non può farla un magistrato: vietato piazzare cimici nell’auto o nella casa del mafioso o dello stupratore (ma anche telecamere allo stadio per prevenire eventuali atti di violenza), a meno che non si abbia la certezza che in quel luogo si sta commettendo un delitto. E, siccome la certezza non c’è mai, le cimici e le telecamere non si piazzeranno mai più. Non è meraviglioso? Intatte anche le follie dei 60 giorni di durata massima delle intercettazioni (poi, fosse anche la vigilia di un omicidio, si stacca tutto) e del divieto di usare intercettazioni in un’inchiesta diversa da quella per cui sono state disposte (intercetto uno per furto di bestiame e scopro che sta per ammazzare la moglie? Il nastro non è più utilizzabile per incastrarlo per uxoricidio). Poi naturalmente c'è il bavaglio alla stampa. Secondo indiscrezioni trapelate dal Quirinale, a Napolitano va bene così. Il giornalista che pubblica un atto d'indagine rischia 2 mesi di galera più 10 mila euro di multa (20 mila se è un’intercettazione pubblicata o raccontata o riassunta) più la sospensione dalla professione; e il suo editore fino a 500 mila euro ad articolo. Ma qui la boiata è talmente incostituzionale e contraria alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo che la Consulta e/o la Corte di Strasburgo faranno presto giustizia. Cose che capitano in un paese dove il premier pensa che "in Italia da circa 15 anni c’è un golpe bianco tinto di rosso attuato da alcuni magistrati con pezzi della politica". Anzi no, mi dicono che la frase è di Matteo Messina Denaro. Ragazzo sveglio. Farà strada. http://antefatto.ilcannocchiale.it/g...nobrsulla_libe Questa potrebbe essere la peggiore legge ammazza giustizia di sempre. ![]() |
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#18 |
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Di Pietro: "Intercettazioni vietate? E noi le leggiamo in Aula
Da La Repubblica
Grande Antonio!!! Di Pietro: "Intercettazioni vietate? E noi le leggiamo in Aula Il leader dell'Idv annuncia la sua "disobbedienza civile" contro il ddl del governo Così facendo verranno inserite nel resoconto parlamentare e potranno essere pubblicate ROMA - A mali estremi, estremi rimedi. Non potendo bloccare la legge che limita fortemente le intercettazioni, l'Idv di Antonio Di Pietro gioca di fantasia. Il ddl del governo vieta la pubblicazione sui giornali? L'Idv le leggerà in Aula. "Ogni volta che ci sarà un'intercettazione regolarmente depositata e a disposizione delle parti, al termine della seduta d'Aula (alla Camera o al Senato) si alzerà un parlamentare dell'Idv e la leggerà" dice l'ex pm. Un modo, questo, che comporterà l'inserimento delle intercettazioni lette nel resoconto parlamentare e la loro conseguente pubblicazione. Senza conseguenze penali per il cronista. Una strategia messa a punto ieri nel corso di una riunione del partito per evitare che con gli emendamenti che la maggioranza ha presentato al ddl intercettazioni "si passi dalla padella alla brace" così come dimostrerebbe, secondo l'ex pm, la cosiddetta norma "Anti-D'Addario" che vieta e punisce riprese e registrazioni considerate 'fraudolente'. Il testo del governo prevede che chiunque pubblichi o riveli atti di un processo penale coperti dal segreto istruttorio rischia una pena detentiva che va da uno a sei anni di reclusione. E' previsto anche che nessun documento o intercettazione di un processo penale possa essere pubblicato prima dell'udienza preliminare. Tra le novità indicate al ddl sulle intercettazioni spicca anche la non applicabilità della nuova normativa alle indagini già in corso: restano quindi i presupposti per proseguire con l'attività intercettativa in atto, ma soltanto per un periodo massimo di ulteriori 75 giorni. Dopodichè l'ascolto o la ripresa video devono cessare. Nel secondo emendamento si prevede che potranno essere intercettati soltanto soggetti indagati dalla magistratura o direttamente connessi ai fatti delittuosi e non, come invece avviene ora, purchè abbiano contatti di qualche genere con persone eventualmente connesse con il soggetto indagato. In buona sostanza, viene sancito il concetto di 'individualizzazione' dell'intercettazione. Non solo: i luoghi sottoposti a sorveglianza devono appartenere o essere utilizzati dall'indagato o da persone diverse, purchè risultino, dalle indagini, già a a conoscenza dei fatti sui quali si sta conducendo l'inchiesta. Inoltre, cambia anche il destinatario della richiesta di autorizzazione a procedere con l'intercettazione: non più il gip, ma il tribunale. Oltre ai due emendamenti governativi, sono state presentate anche una decina di modifiche proposte dal relatore. Una di queste, per chi pubblica in tutto in parte atti o documenti di un processo penale di cui sia vietata la pubblicazione è punito con l'arresto fino a due mesi o, in via alternativa, con l'ammenda da due a diecimila euro. Se la pubblicazione riguarda invece una intercettazione, la pena sarà l'arresto fino a due mesi o l'ammenda dai quattro ai ventimila euro. Chiunque invece effetti "fraudolentemente riprese o registrazioni di comunicazioni o conversazioni a lui stesso dirette o comunque effettuate in sua presenza - si legge in un altro emendamento del relatore - è punito con la reclusione da 6 mesi a quattro anni", a meno che, è specificato nello stesso emendamento, dalla conversazione non emergano notizie di reato immediatamente riferite all'autorità giudiziaria. Per potersi avvalere di conversazioni in cui sia coinvolto un parlamentare, sarà poi sempre necessario ricevere autorizzazione da parte della giunta della Camera di appartenenza del parlamentare stesso. (21 aprile 2010) Maledetti ![]() ![]() ![]()
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#19 |
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Iscritto dal: Feb 2005
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Per lo meno se c'era qualche dubbio con questa scoprono le carte: sono dei criminali, null'altro che criminali impadronitisi del nostro paese!
L'ennesima vittoria dell'illegalità sbattuta in faccia alla popolazione onesta a cui sono fiero di appartenere. A calci in c***o bisogna andarli a prendere altro che chiacchiere sul forum, svegliamoci |
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#20 | ||
Senior Member
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http://www.ilgiornale.it/interni/int...e=0-comments=1
la macchina propagandistica sta lavorando bene anche su questo argomento c'è quello di poche parole Quote:
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