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Old 07-04-2010, 16:39   #1
frankytop
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La Thailandia nel caos: "Stato d'emergenza" E i deputati scappano

Bangkok - Momenti di panico a Bangkok. Il governo thailandese ha proclamato lo stato d’emergenza a Bangkok e in altre cinque province. La decisione è stata annunciata dal primo ministro Abhisit Vejjajiva, dopo che le camicie rosse, i militanti fedeli al deposto premier Thaskin Shinawatra, hanno fatto irruzione in Parlamento costringendo i ministri a fuggire in elicottero. Il governo thailandese ha deciso di usare le maniere forti contro i manifestanti: "Le forze di sicurezza disperderanno i manifestanti che occupano i quartieri turistici e commerciali e arresteranno i leader delle camicie rosse".

La protesta delle camicie rosse Si tratta della giornata più drammatica dall’inizio delle proteste, il 12 marzo. Con lo stato d’emergenza sono proibite le adunate di più di 5 persone e si conferiscono all’esercito ampi poteri per disperdere gli assembramenti, anche se Abhisit ha ribadito che il governo non userà la forza. "L’obiettivo del governo è tornare alla normalità e garantire il rispetto della legge", ha dichiarato il premier in un messaggio televisivo.

Paralizzato il parlamento Il parlamento era stato costretto a sospendere un dibattito quando si era avuta notizia che 5mila camicie rosse avevano circondato l’edificio. Un’ora e mezza dopo un gruppo di manifestanti è riuscito a sfondare il cordone di sicurezza e a penetrare nel cortile del Parlamento, sfruttando il fatto che i soldati di guardia hanno avuto ordine di evitare lo scontro. Ad alcuni di loro sono stati sequestrati gas lacrimogeni. Nel palazzo si sono vissuti momenti di panico: i deputati sono fuggiti da uscite di sicurezza mentre i ministri presenti venivano portati via a bordo di elicotteri militari. Poco dopo i manifestanti si sono ritirati, facendo rientrare l’allarme per una possibile escalation golpista. Decine di migliaia di manifestanti continuano però a occupare il cuore turistico e commerciale di Bangkok e minacciano di restarvi fino a quando il governo non si dimetterà.

La protesta entra nel vivo L’irruzione in Parlamento sarebbe stata decisa da Arisman Pongruangrong, un ex cantante che guida l’ala dura delle camicie rosse e che ha risposto allo stato d’emergenza affermando che "ora sarà guerra, niente più negoziati". Gli altri leader della protesta avevano preso le distanze dall’assalto al Parlamento. Abhisit, che aveva già esteso fino al 20 aprile la Legge di sicurezza interna che conferisce poteri speciali ai militari, ha annullato la visita negli Usa in programma da sabato prossimo per un incontro con Barack Obama e la partecipazione al vertice sulla sicurezza nucleare.

Lo stato di emergenza In Thailandia lo stato di emergenza vieta gli assembramenti in pubblico di più di cinque persone e il controllo della sicurezza è affidato ai militari. Poco dopo la dichiarazione dello stato di emergenza, uno dei leader dell’Udd, Veera Mooksikapong, ha messo in dubbio la fedeltà dell’esercito nei confronti del governo. "Credo che i soldati non gradiranno i suoi ordini", ha detto Veera rivolgendosi ai manifestanti accampati da sabato scorso all’incorcio della Ratchaprasong, nel cuore commerciale di Bangkok. "Non abbiamo paura", gli ha fatto eco un altro leader delle camicie rosse, Weng Tojirakarn, che ha aggiunto: "rimaniamo fermi nella nostra protesta non violenta". Secondo Chaturon Chaisaeng, politico di lungo corso e un tempo alleato dell’ex premier miliardario Thaksin Shinawatra che dall’esilio di Dubai sostiene le camicie rosse, nè la polizia nè l’esercito vogliono intervenire per disperdere con la forza i manifestanti in piazza, almeno fino a quando la loro protesta resterà pacifica.

Il Giornale.it

Oggi è giornata di rivoluzioni a quanto pare (vedere il thread di blamecanada sul Kirghizistan)
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Old 07-04-2010, 16:41   #2
frankytop
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Scontri in Thailandia, assalto al parlamento delle "camicie rosse"



NEW DELHI – La crisi politica che da oltre tre settimane rischia di paralizzare la Thailandia ha vissuto una delle sue giornate più drammatiche quando il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nella capitale Bangkok. La decisione di mettere fuori legge gli assembramenti di più di 5 persone e di affidare all'esercito poteri straordinari è stata presa dopo che un gruppo di manifestanti in camicia rossa aveva sfidato la polizia e sfondato i cancelli del parlamento.

La scelta dei dimostranti di alzare il livello dello scontro aveva preso in contropiede il governo al punto da spingere alcuni ministri ad abbandonare il parlamento ormai assediato a bordo di un elicottero per paura di essere aggrediti dai dimostranti. Una volta conquistato il cortile del parlamento, e avuta conferma della riluttanza a ricorrere alla forza da parte della polizia, le camicie rosse si sono ritirate, facendo ritorno nell'elegante quartiere commerciale di Bangkok che hanno scelto come base delle proprie operazioni.


Dopo numerose giornate concluse con il nulla di fatto, quella di mercoledì ha almeno segnato un passo in avanti verso la soluzione, qualcunque essa sia, della crisi. Se nella prima parte della giornata era parso che i dimostranti fossero riusciti a segnare un punto a loro favore, la proclamazione in serata dello stato d'emergenza sembra rimescolare le carte. Ora il primo ministro Abhisit Vejjajiva si trova nella scomoda posizione di dover scegliere tra la linea dura (ovvero disperdere i manifestanti con la forza) oppure cedere alle loro proteste (e indire nuove elezioni). Prevedere quale sarà la sua decisione è difficile, ma pare ogni giorno più evidente che la tattica attendista osservata in queste settimane ha ormai cessato di logorare i dimostranti e iniziato invece a incrinare la credibilità del governo.

Le camicie rosse chiedono lo scioglimento delle camere e nuove elezioni, perché non riconoscono la legittimità del governo guidato dal primo ministro Vejjajiva. Il 45enne leader politico formatosi a Oxford è salito al potere nel dicembre del 2008 dopo che la maggioranza uscita vittoriosa dalle ultime elezioni era stata dissolta, in maniera molto controversa, per via giudiziaria. Il sogno delle camicie rosse è di fare rientrare in patria l'ex premier Thaksin Shinawatra, deposto nel 2006 da un colpo di stato e oggi latitante all'estero con l'accusa di corruzione e abuso di potere. Thaksin è considerato il regista delle proteste di piazza di queste ultime settimane nonché l'animatore della coalizione di governo scalzata dai giudici quindici mesi fa.

Tra i fattori che rendono indecifrabile l'immediato futuro della seconda economia del Sud Est Asiatico ci sono anche i ruoli giocati nella crisi dalle due istituzioni più importanti del paese: la monarchia e l'esercito. La prima, nonostante sia trasversalmente popolare, in passato non ha fatto mistero di essere più vicina ai partiti attualmente al governo rispetto a quelli all'opposizione che sostengono i manifestanti. In queste ultime settimane però il suo peso politico sembra essere diventato meno determinante che in passato: in parte perché l'amatissimo re, l'ottantaduenne Bhumibol Adulyadej, da mesi fa la spola tra la sua residenza ufficiale e un ospedale della capitale; e in parte perché il suo erede apparente, il principe Maha Vajiralongkorn, è molto meno popolare di lui.

L'esercito in questo momento si presenta come un'entità non meno enigmatica della monarchia. Se è vero che è stato proprio un colpo di stato militare, nel settembre del 2006, a deporre Thaksin e gettare le basi per la crisi che si sta trascinando ancora oggi, è fuori di dubbio che dopo l'ultima deludente esperienza di governo i generali potrebbero decidere una linea meno interventista che in passato. Anche l'attribuzione di poteri speciali alle forze armate decisa mercoledì sera non sembra poter essere un elemento risolutivo, vista la manifesta riluttanza del primo ministro a ricorrere alla forza.

Sullo sfondo della crisi politica si stagliano i problemi che affliggono l'economia thailandese. Se è vero che dai settori più orientati all'esportazione stanno venendo risultati incoraggianti dopo un biennio difficile, è innegabile che il turismo, che contribuisce quasi il 7% del prodotto interno lordo del paese, non sta attraversando un momento facile. Dall'inizio della crisi gli arrivi dall'estero sono calati del 10% e si stima che le perdite ammontino già a oltre 300 milioni di dollari. Nel centro della città diversi alberghi di lusso sono semivuoti, mentre alcuni di quei centri commerciali che fanno di Bangkok una delle capitali mondiali dello shopping continuano a restare chiusi.

Il Sole 24 Ore
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Old 07-04-2010, 17:23   #3
Gennarino
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NEW DELHI – La crisi politica che da oltre tre settimane rischia di paralizzare la Thailandia ...snip...

Il Sole 24 Ore
NEW DELHI ?
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Se godeste questo alberino, vi assicurate abboni alla mia alimentazione RSS! GODA!
Quando fai le cose per bene, nessuno sospettera' mai che tu abbia fatto realmente qualcosa.
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Old 07-04-2010, 18:00   #4
frankytop
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NEW DELHI ?
Boh,forse il corrispondente si trova li.
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Old 07-04-2010, 18:09   #5
tehblizz
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Anche da noi purtroppo è l'unica soluzione, se vogliamo un cambiamento vero
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Old 07-04-2010, 18:24   #6
Ilbaama
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Anche da noi purtroppo è l'unica soluzione, se vogliamo un cambiamento vero
Da noi la soluzione c'è, basta votare diversamente e in massa.
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Old 07-04-2010, 18:55   #7
MadJackal
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Iscritto dal: Sep 2008
Messaggi: 376
Beh, almeno loro sanno quando incazzarsi.
__________________
командир роты - Quando la CAUSA chiama, l'esercito del male risponde!
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Old 07-04-2010, 21:44   #8
IpseDixit
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Dall'inizio della crisi gli arrivi dall'estero sono calati del 10% e si stima che le perdite ammontino già a oltre 300 milioni di dollari. Nel centro della città diversi alberghi di lusso sono semivuoti, mentre alcuni di quei centri commerciali che fanno di Bangkok una delle capitali mondiali dello shopping continuano a restare chiusi.
E' bassa stagione e a ridosso del capodanno thailandese e gli hotel di lusso sono spesso vuoti in questo periodo. Le manifestazioni vanno avanti da quasi un mese ma solo negli ultimi giorni interessano il quartiere Silom che è lo shop center della città.
Va detto che i sostenitori di Thaksin arrivano prevalentemente dal nord e del turismo se ne fregano altamente.
IpseDixit è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 07-04-2010, 23:49   #9
tehblizz
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Messaggi: 245
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Da noi la soluzione c'è, basta votare diversamente e in massa.
Ma leggi quello che scrivono coloro che votano un certo signore, anche qui nel forum? Non c'è proprio speranza, credimi
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