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Old 15-06-2008, 12:18   #1
luxorl
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Un nuovo modello di sviluppo : la Decrescita

Un nuovo modello di sviluppo : la Decrescita

http://www.byteliberi.com/2008/06/un...iluppo-la.html

Quote:
La Decrescita è un concetto secondo il quale la crescita economica - intesa come accrescimento costante di uno solo degli indicatori economici possibili, il Prodotto Interno Lordo (PIL) - non è sostenibile per l'ecosistema della terra. Questa idea è in completo contrasto con il senso comune politico corrente, che pone l'aumento del livello di vita rappresentato dal PIL, come obiettivo di ogni società moderna.
L'assunto principale è che le risorse naturali sono limitate e quindi non si può immaginare un sistema votato ad una crescita infinita. Il miglioramento delle condizioni di vita deve quindi essere ottenuto attraverso altre strade. Proprio per la costruzione di queste vie sono impegnati numerosi intellettuali, al seguito dei quali si sono formati diversi movimenti Un esempio di questi gruppi sono i gruppi d'acquisto solidale (GAS), i sistemi di scambio non monetario e gli ecovillaggi. Il principale esponente di questa corrente è Serge Latouche.
Il funzionamento del sistema economico attuale dipende essenzialmente da risorse non rinnovabili. Così com'è, non è quindi perpetuabile. I sostenitori della Decrescita partono dall'idea che le riserve di materie prime sono limitate, particolarmente per quanto riguarda le fonti di energia, e ne deducono che questa limitatezza contraddice il principio della crescita illimitata del PIL. La ricchezza prodotta dai sistemi economici non consiste soltanto in beni e servizi: esistono altre forme di ricchezza sociale, come la salute degli ecosistemi, la qualità della giustizia, le buone relazioni tra i componenti di una società, il grado di uguaglianza, il carattere democratico delle istituzioni, e così via. Le società attuali, drogate da consumi non percepiscono, in generale, lo scadimento di ricchezze più essenziali come la qualità della vita, e sottovalutano le reazioni degli esclusi, come la violenza nella periferie o il risentimento contro gli occidentali nei paesi esclusi dallo sviluppo economico di tipo occidentale.
La teoria della Decrescita sostenibile dunque si pone come mezzo per la ricerca di una qualità di vita migliore, sostenendo che il PIL consente solo una misura parziale della ricchezza (un incidente d'auto, ad esempio, è un fattore di crescita del PIL).
L’attuale sistema di pensiero si fonda su una rappresentazione dell’essere umano come soggetto privo di legami, individualista, utilitarista, orientato a massimizzare i propri interessi e ad accrescere la propria ricchezza come potere monetario. Un soggetto casualmente inserito in un ambiente, concepito invece come “mondo esterno”, da sfruttare e piegare ai propri fini. Il costo di questi traguardi economici è stato pagato non solo dalle classi lavoratrici e dai soggetti considerati non produttivi, ma anche e soprattutto dai paesi e dalle popolazioni del resto del globo, costrette ad adattarsi e a modificare i propri sistemi sociali e produttivi secondo le nostre esigenze economiche e politiche. La crescita dei redditi è stata possibile attraverso uno sfruttamento sconsiderato dei sistemi ecologici. Evidenze scientifiche non più ignorabili (caos climatico, picco del petrolio, perdita di biodiversità) mostrano come l’attuale modello di sviluppo sia, già oggi, insostenibile per la biosfera. Gli effetti negativi si fanno sentire anche sul piano sociale. Non solo per l’emergere di nuove povertà e per l’aumento delle disuguaglianze economiche, ma anche per la crescita del disagio, della precarietà lavorativa ed esistenziale, delle forme di depressione, in una generale sfiducia verso il futuro.
Questo modello di sviluppo, fondato sulla crescita, negli ultimi decenni ha prodotto un aumento del tempo di lavoro, del precariato e dello stress e, insieme, ha via via eroso il nostro tempo libero, il tempo delle relazioni, il tempo per noi stessi e per le cose che ci sono più care. A livello politico l’accumulazione della ricchezza finanziaria, il cui controllo è sempre più nelle mani di pochi, produce una formidabile concentrazione del potere, svuotando di fatto la democrazia di autentico significato. Posti di fronte alla percezione dei limiti sociali ed ecologici dello sviluppo, del degrado indotto dalla mercificazione della vita, della crescente conflittualità internazionale attorno alle risorse naturali è necessario rimettere in discussione il mito fondativo della nostra società: la crescita. Se per decenni abbiamo combattuto con tutte le nostre forze contro la povertà, oggi ci rendiamo finalmente conto di dover invece mettere in discussione la nostra ricchezza, il nostro modello di benessere. In termini generali si tratta di riequilibrare l’ossessione della produzione con la consapevolezza delle necessità di riproduzione, di rigenerazione, di cura delle persone, delle relazioni, dei contesti, dell’ambiente.
La Decrescita vuole ricostruire un patto tra generazioni: bisogna imparare a pensare attraverso la prospettiva di più generazioni e non solo della nostra. Non si tratta di insegnare il comportamento ideale e nemmeno di colpevolizzare i singoli atti consumistici. La sfida più importante sta piuttosto nella capacità di mettere in campo delle differenti pratiche sociali, relazionali, simboliche, più ricche umanamente e socialmente. Dobbiamo affrontare una serie di cambiamenti sottili nel nostro modo di pensare e di essere. Non si tratta di proporre astratte utopie o pianificazioni tecnocratiche ma bisogna cominciare a partire da noi stessi, dalle nostre relazioni, dal nostro territorio, dai luoghi che abitiamo.
Due scenari sembrano infatti profilarsi all’orizzonte, quello di una decrescita reale, necessaria, subìta, fatta di razionamenti imposti ai più poveri e foriera di prevedibili involuzioni autoritarie, come è del resto già accaduto negli Venti e Trenta del secolo scorso, a seguito dei fallimenti del liberismo ottocentesco, e quello, invece, di una decrescita condivisa, sostenibile e responsabile che al contrario può dischiudere grandi opportunità per la democrazia e l’autogoverno delle società.
In definitiva la Decrescita non mira a diminuire il benessere delle persone, ma al contrario si propone di migliorarlo ed accrescere la qualità di vita dell’individuo. La decrescita non passa attraverso l’impoverimento, tenta semplicemente di ridurre la dipendenza delle persone dall’economia, rendendole più libere ed autosufficienti.
La decrescita pretende la ristrutturazione degli edifici in funzione del loro rendimento energetico, creando in questo modo posti di lavoro e risparmi dei consumi. La decrescita persegue il miglioramento della rete di distribuzione dell’energia, un miglioramento in grado di creare occupazione e taglio degli sprechi energetici. La decrescita privilegia i prodotti locali in un’ottica di ridotta movimentazione delle merci, risparmio economico e miglioramento della qualità degli stessi. La decrescita non mira a ridurre il potere di acquisto dei salari ma al contrario intende integrarlo attraverso l’autoproduzione, lo scambio ed il dono che permettono di ridurre il numero di beni dei quali è necessario l’acquisto sotto forma di merci. La decrescita si oppone alla società globalizzata dove persone sempre più povere sono costrette ad acquistare merci sempre più povere (il cui costo è determinato in larga parte dal loro trasporto inquinante per migliaia di km) e propone una società a misura d’uomo dove sia possibile riscoprire il senso della comunità, ricostruire rapporti conviviali. La decrescita vuole ridare un senso al lavoro interpretandolo come valorizzazione delle qualità dell’individuo, del suo estro e della sua creatività finalizzato a “creare” qualcosa di utile, in netta contrapposizione con lo svilimento attuale del mondo del lavoro, costituito in larga parte da pratiche ripetitive e meccaniche di scarsa utilità (i call center rappresentano un esempio su tutti) in grado di produrre solo alienazione e salari insufficienti a garantire una sopravvivenza dignitosa. L’impoverimento rappresenta semplicemente il futuro di un modello di sviluppo basato sulla crescita infinita dei consumi che nel momento in cui i consumi cessano di crescere inizia a creare esclusione sociale e precarietà.
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Old 15-06-2008, 12:33   #2
Fritz!
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Old 15-06-2008, 16:06   #3
das
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Era il modello a cui si ispirava il precedente governo.
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Old 15-06-2008, 16:23   #4
zerothehero
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Noi lo stiamo applicando da più di 18 anni..siamo dei maestri
Ci invidiano da tutto il mondo.
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Old 15-06-2008, 16:47   #5
Xile
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Naaa tranquilli, entro 100 anni ci sarà una bella 3a Guerra Mondiale appunto per via delle risorse e perché siamo troppi. Dopodiché non ci saranno assolutamente problemi.
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Old 15-06-2008, 16:55   #6
mario3
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Naaa tranquilli, entro 100 anni ci sarà una bella 3a Guerra Mondiale appunto per via delle risorse e perché siamo troppi. Dopodiché non ci saranno assolutamente problemi.
lo Smilie che si tocca c'è minga?
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Old 15-06-2008, 17:44   #7
Black Dawn
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Città: Non riesco a trovare il giusto aggettivo dispregiativo per descriverla... STATUS: In stand-by, aspettando il peggio. AUTO: Fiat Grande Punto 1.4 T-Jet. MOTO: Honda cbr600rr 2003. MUSICA PREFERITA: In Trance I Trust!
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Potete fare gli spiritosi quanto volete, stà di fatto che le cose stanno proprio così...punto, accapo e si gira pagina (forse).
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Old 15-06-2008, 17:48   #8
GUSTAV]<
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se gli altri arrivano in italia è x prendere..
meno siamo meglio stiamo...
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Old 15-06-2008, 18:09   #9
mario3
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Originariamente inviato da GUSTAV]< Guarda i messaggi
se gli altri arrivano in italia è x prendere..
meno siamo meglio stiamo...
Non è che se stiamo in meno in Italia il petrolio non finisce.
Ci sono miliardi (in crescita) di persone che guardano il nostro benessere e lo vogliono anche loro. Con questa logica le risorse termineranno prima di quando dice Xile.
La distruzione di masse non può essere la soluzione anche perchè, se si vuole fare un ragionamento egoistico, quelli a perdere saremmo noi.
Pertanto prima troviamo un tipo di società che ci faccia vivere in armonia meglio è. A proposito di questo ci deve essere un libro di Dario Fo che affronta proprio questo argomento, lo devo leggere. Chi conosce il titolo?
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Old 15-06-2008, 18:16   #10
GUSTAV]<
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Originariamente inviato da mario3 Guarda i messaggi
Non è che se stiamo in meno in Italia il petrolio non finisce.
Ci sono miliardi (in crescita) di persone che guardano il nostro benessere e lo vogliono anche loro. Con questa logica le risorse termineranno prima di quando dice Xile.
La distruzione di masse non può essere la soluzione anche perchè, se si vuole fare un ragionamento egoistico, quelli a perdere saremmo noi.
Pertanto prima troviamo un tipo di società che ci faccia vivere in armonia meglio è. A proposito di questo ci deve essere un libro di Dario Fo che affronta proprio questo argomento, lo devo leggere. Chi conosce il titolo?
certo, se poi ci mettiamo pure a fare questi ragionamenti, lasciamogli pure casa e il conto in banca,
tanto noi siamo buoooni...
maquale armonia ? beati noi..
Rispetto dell' altro, sicuramente si, ma noi Italiani (sei Italiano vero ?)
dobbiamo essere un popolo di forti e valorosi !
mica solo nelle partite di calcio..
GUSTAV]< è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 15-06-2008, 18:34   #11
blamecanada
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L'utilizzo del PIL come unico indicatore del benessere è stato contestato da piú parti.

La possibilità di aumentare il benessere senza che il PIL aumenti è effettiva, però il mercato nel suo complesso spinge per un aumento del PIL (ossia tende a produrre e vendere il piú possibile, a prescindere dal benessere che apporti quanto produce e vende).
Quindi certamente si possono utilizzare altri indici macroeconomici per la politica economica dello Stato, ma le aziende private (che sono la parte predominante della nostra economia), tenderanno sempre alla crescita economica, salvo incentivi in senso del benessere collettivo.

Affinché l'economia sia finalizzata al benessere collettivo dovrebbe essere gestita dalla collettività.
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Trattative concHIuse: 1, 2, 3, 3, 4
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Old 15-06-2008, 19:02   #12
barrakud
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Affinché l'economia sia finalizzata al benessere collettivo dovrebbe essere gestita dalla collettività.
A mio parere non sarebbe comunque ottimale dal punto di vista organizzativo.
Basterebbe che i rappresentanti della collettività fossero veramente tali e regolamentassero il sistema in modo da indirizzarlo verso il vero benessere collettivo. Esempio concreto: Bush che ratifica il protocollo di Kyoto invece di rifiutarlo per paura di depremire la produzione americana.
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Old 15-06-2008, 19:09   #13
Fritz!
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L'utilizzo del PIL come unico indicatore del benessere è stato contestato da piú parti.

La possibilità di aumentare il benessere senza che il PIL aumenti è effettiva, però il mercato nel suo complesso spinge per un aumento del PIL (ossia tende a produrre e vendere il piú possibile, a prescindere dal benessere che apporti quanto produce e vende).
Quindi certamente si possono utilizzare altri indici macroeconomici per la politica economica dello Stato, ma le aziende private (che sono la parte predominante della nostra economia), tenderanno sempre alla crescita economica, salvo incentivi in senso del benessere collettivo.

Affinché l'economia sia finalizzata al benessere collettivo dovrebbe essere gestita dalla collettività.
La critica però va contestualizzata, il Pil è un indicatore macroeconomico (tra gli altri). Non è l'unico, e non ha come scopo quello di valutare la qualità della vita, la distribuzione del redditto, o i diritti democratici.

Limitarsi al PIL è sbagliato, anche da un punto di vista puramente economico.

Ma da qua arrivare a teorizzare la decrescita ovvero l'impoverimento, ce ne passa.
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Old 15-06-2008, 19:10   #14
Banus
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Un nuovo modello di sviluppo : la Decrescita
Benché sia utile trovare indicatori di benessere migliori del PIL, il mantenimento dell'attuale benessere richiede il consumo di molte risorse non rinnovabili. Per quanto la ricchezza pro capite sia poco indicativa, almeno nel caso di redditi bassi è correlata con il grado di soddisfazione e di benessere, segno che richiedono un livello di ricchezza (e consumo di energia, e di risorse) minimo. Quello che si può ottenere con la descrescita è solo rimandare il momento in cui le risorse si esauriranno, dopo di che torneremo ai livelli di sussistenza preindustriali...

Penso che sul lungo periodo l'economia dovrà svilupparsi verso un modello a ciclo chiuso, dove tutte le risorse non rinnovabili (come i metalli ad esempio) saranno riciclate sistematicamente, e l'inquinamento ambientale controllato. A questo punto non è necessario ipotizzare una decrescita per la sostenibilità: i limiti sono dati dalla disponibilità di energia e dalla capacità di produrre ricchezza per unità di energia, e i margini di miglioramento su questi due fronti probabilmente sono molto ampi.
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echo 'main(k){float r,i,j,x,y=-15;while(puts(""),y++<16)for(x=-39;x++<40;putchar(" .:-;!/>"[k&7])) for(k=0,r=x/20,i=y/8;j=r*r-i*i+.1, i=2*r*i+.6,j*j+i*i<11&&k++<111;r=j);}'&>jul.c;gcc -o jul jul.c;./jul |Only Connect| "To understand is to perceive patterns" Isaiah Berlin "People often speak of their faith, but act according to their instincts." Nietzsche - Bayesian Empirimancer - wizardry
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Old 15-06-2008, 19:10   #15
luxorl
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A mio parere non sarebbe comunque ottimale dal punto di vista organizzativo.
Basterebbe che i rappresentanti della collettività fossero veramente tali e regolamentassero il sistema in modo da indirizzarlo verso il vero benessere collettivo. Esempio concreto: Bush che ratifica il protocollo di Kyoto invece di rifiutarlo per paura di depremire la produzione americana.
Imho i problemi arrivano quando si sceglie di farsi rappresentare.
L'ideale sarebbe una democrazia diretta, e internet potrebbe essere il mezzo per renderla reale.
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Old 15-06-2008, 19:15   #16
Fritz!
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Benché sia utile trovare indicatori di benessere migliori del PIL, il mantenimento dell'attuale benessere richiede il consumo di molte risorse non rinnovabili. Per quanto la ricchezza pro capite sia poco indicativa, almeno nel caso di redditi bassi è correlata con il grado di soddisfazione e di benessere, segno che richiedono un livello di ricchezza (e consumo di energia, e di risorse) minimo. Quello che si può ottenere con la descrescita è solo rimandare il momento in cui le risorse si esauriranno, dopo di che torneremo ai livelli di sussistenza preindustriali...

Penso che sul lungo periodo l'economia dovrà svilupparsi verso un modello a ciclo chiuso, dove tutte le risorse non rinnovabili (come i metalli ad esempio) saranno riciclate sistematicamente, e l'inquinamento ambientale controllato. A questo punto non è necessario ipotizzare una decrescita per la sostenibilità: i limiti sono dati dalla disponibilità di energia e dalla capacità di produrre ricchezza per unità di energia, e i margini di miglioramento su questi due fronti probabilmente sono molto ampi.
Ma quello di cui parli è un fatto tecnico, che non ha molto a che vedere con l'organizzazione dell'economia.
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Old 15-06-2008, 19:18   #17
Fritz!
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Imho i problemi arrivano quando si sceglie di farsi rappresentare.
L'ideale sarebbe una democrazia diretta, e internet potrebbe essere il mezzo per renderla reale.
Se si vuole avere come criterio l'efficienza energetica e il rispetto ambientale, il modo per ottenerale è quella di prendere un gruppo di esperti e renderli dittatori globali con potere assoluto.

Come la democrazia diretta possa essere in gradoo di gestire questioni scientifiche, economiche ed organizzative mi pare davvero improbabile, l'elettore medio non ha nessuna competenza per fare una scelta informata in merito
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Old 15-06-2008, 19:22   #18
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Se si vuole avere come criterio l'efficienza energetica e il rispetto ambientale, il modo per ottenerale è quella di prendere un gruppo di esperti e renderli dittatori globali con potere assoluto.
Ma sarebbero sempre corruttibili.

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Come la democrazia diretta possa essere in gradoo di gestire questioni scientifiche, economiche ed organizzative mi pare davvero improbabile, l'elettore medio non ha nessuna competenza per fare una scelta informata in merito
Imho con un informazione realmente libera non c'è bisogno di essere esperti in tutto per poter votare. Basta dare voce a quel gruppo di esperti di cui parlavi prima
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Old 15-06-2008, 19:25   #19
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Limitarsi al PIL è sbagliato, anche da un punto di vista puramente economico.

Ma da qua arrivare a teorizzare la decrescita ovvero l'impoverimento, ce ne passa.
Beh, se si riuscisse a migliorare la qualità della vita a prescindere dall'andamento del PIL, si potrebbe anche decrescere.
Che poi solitamente con la diminuzione del PIL peggiori la qualità della vita è un altro discorso, che può avere molteplici spiegazioni.
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Old 15-06-2008, 19:27   #20
Fritz!
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Ma sarebbero sempre corruttibili.



Imho con un informazione realmente libera non c'è bisogno di essere esperti in tutto per poter votare. Basta dare voce a quel gruppo di esperti di cui parlavi prima
Perchè il popolo non è corruttibile?

Il popolo non è mai stato il motore del progresso. Il progresso viene portato avanti da minoranze ed elite
Fritz! è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
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