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il capitalismo salva i poveri
Ludwig von Mises. Solo il capitalismo salva i poveri
di Alberto Mingardi “L’elemento caratteristico del capitalismo, che lo distingue dai metodi di produzione pre-capitalistici, è il rivoluzionario principio del mercato. Il capitalismo non è semplicemente produzione di massa, ma produzione di massa finalizzata a soddisfare i bisogni delle masse”. La cesura è di quelle storicamente significative: “Le corporazioni delle arti e dei mestieri della vecchia epoca avevano soddisfatto quasi esclusivamente i bisogni del ricco. Al contrario, le nuove fabbriche producevano beni convenienti per molti”. “I dipendenti stessi sono i clienti, che consumano la gran parte dei beni prodotti. Essi sono quei clienti sovrani che hanno ‘sempre ragione’”. La lucidità di Ludwig von Mises è leggendaria. In poche righe, riesce a dare espressione compiuta e convincente alla tesi per cui il liberismo sarebbe “di sinistra”: cioè, fuor di metafora, a spiegare bene come mai il modo di produzione capitalistica tenda ad avvicinarsi molto di più agli umili, di quelli che l’hanno preceduto. Il paragrafo precedente è tratto da “Liberty and Property”, un saggio del 1958 originariamente presentato come relazione al nono meeting della Mont Pelerin Society. Assieme ad altri quattro testi misesiani, è ora tradotto in “Libertà e proprietà” (Soveria Mannelli-Treviglio, Rubbettino-Facco, pp.104. € 10), pubblicato sotto gli auspici della Confedilizia. Sia di destra o di sinistra, il liberismo è difficilmente comprensibile senza fare riferimento alla sua istituzione centrale: i diritti di proprietà privata. Quanti, più di recente, hanno sottolineato i benefici che un’economia di libero mercato produce a vantaggio dei più poveri, si sono tipicamente trovati a ridimensionare il ruolo della proprietà. Anche nel discorso comune, la società di mercato passa ormai per società di consumatori, non per società di proprietari. Le due cose non sono mutuamente esclusive, ma complementari. Per Mises, “nel capitalismo, la proprietà privata dei fattori di produzione ha una funzione sociale. Gli imprenditori, i capitalisti e i proprietari terrieri sono dei delegati dei consumatori; e il loro mandato è revocabile. Per essere ricco, non è sufficiente avere risparmiato e accumulato il capitale una volta. È necessario investirlo ripetutamente in quelle produzioni che meglio soddisfano i bisogni dei consumatori”. La “funzione sociale” che ha in mente il grande austriaco non è sicuramente quella alla quale si riferisce la Costituzione italiana. Per Mises, è il sistema del profitto stesso ad essere “sociale”: la ricchezza esce dall’antico schema aristocratico, diventa un fattore dinamico. Ricchi si può anche diventarlo, oppure si può smettere di esserlo. Ma non solo a causa di un furto, di una predazione: semplicemente, il benessere dei produttori viene aggiogato alle libere preferenze dei consumatori. Nell’età borghese, “gli attori [economici] diventavano non solo lavoratori liberi, ma anche clienti. Questo cambiamento radicale era riflesso nell’importanza assunta dagli scambi di mercato. Quello di cui gli affari necessitano prima di tutto sono mercati e ancora mercati. È questa la chiave di volta della produzione capitalistica. Mercati, cioè acquirenti, compratori, consumatori. Sotto il capitalismo esiste una via alla ricchezza: servire i consumatori meglio e a minor costo degli altri”. La critiche al capitalismo si fondano tutte, a vari livelli, su un’incomprensione: “i socialisti vedono solo l’organizzazione gerarchica delle varie imprese e impianti e non riescono a rendersi conto che la ricerca del profitto costringe gli imprenditori a servire i consumatori”. Gli attori economici, in una economia di mercato, sono costretti ad imbrigliare il proprio egoismo. È vero, come diceva Adam Smith, che non è dalla benevolenza del macellaio che ci aspettiamo la carne in tavola: ma è anche vero che un macellaio che non si sforzasse di fornire un buon prodotto e di essere gentile e corretto con la sua clientela, non andrebbe lontano. Ciò avviene per la stessa natura del mercato. Da una parte abbiamo una pluralità nell’offerta. Dall’altra, abbiamo consumatori che spendono del proprio. Il fatto di poter scegliere fra più fornitori di uno stesso bene “regola” l’offerta, attraverso i prezzi e meccanismi di carattere reputazionale: non si va da chi ha fama di dare carne di seconda scelta. Ma la pluralità di possibilità è solo un pezzo, della scelta: l’altro pezzo è dato dal fatto che il consumatore è proprietario. Per “sovranità del consumatore”, non si intende il diritto delle camarille di categoria di estorcere risarcimenti alle aziende. Bensì la cruda realtà della dipendenza dei “padroni”, dai quattrini - tanti o pochi - impegnati dai consumatori per acquistare i beni che vendono loro. Spiega Mises: “esiste una mutua relazione tra la ricchezza dell’uomo d’affari (acquisita servendo i consumatori), l’accumulazione di capitale e l’aumento dello standard di vita dei salariati, che rappresentano la maggioranza dei consumatori”. Questo circolo virtuoso di interdipendenze, è l’economia di mercato. I quattro saggi misesiani raccolti in questo volume sono corredati da una ispirata prefazione di Lorenzo Infantino, e da un ricco contributo su Mises di uno dei suoi più noti allievi: Murray N. Rothbard. Lungo tributo a un “maestro”, e testimonianza dell’influenza che egli ha saputo suscitare. Anche dopo essere dovuto fuggire dall’Europa, quando a New York occupava una posizione accademica davvero “precaria”, Mises, scrive Rothbard “riuscì a essere un faro solitario per la libertà, per il laissez-faire e per l’economia austriaca. La sua straordinaria produttività non si affievolì neanche in America. Fortunatamente, un discreto numero di seguaci traduceva i suoi vecchi lavori e pubblicava le sue nuove opere. Nel periodo successivo alla guerra Ludwig von Mises rappresentò il centro del movimento libertario americano: una guida e una continua ispirazione per tutti noi”. Lo stesso possono dire, oggi, i lettori di questo volume. L'opera completa di Von Mises dovrebbe essere letta da tutti per comprendere con chiarezza il funzionamento del lmercato fondato sulla libera intrapresa e dei mezzi di produzione privati. Anni di propaganda hanno trasformato la parola capitalista in un insulto, mentre il capitalista ha un importante funzione sociale contribuendo a creare ricchezza, lavoro e benessere per la nazione. Dopo la rivoluzione industriale abbiamo assistito alla piu grande esplosione dei consumi e miglioramento della qualità della vita nella storia. I paesi con pochi capitali fanno ancora la fame, mentre i paesi dove il capitalismo è diffuso hanno visto crescere il benessere dei cittadini.
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2002
Città: Vercelli
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Mah, mi convince poco.
Soprattutto quando parla di "libera scelta" dei consumatori. A me sembra, invece, che i maggiori sforzi del capitalismo attuale siano concentrati sul creare fittiziamente nuovi "bisogni" piuttosto che soddisfare quelli esistenti. Il vero scopo non è "servire il consumatore", ma spillargli più soldi possibile vendendogli cose che non gli servono dopo averlo convinto del contrario.
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"Personalmente non ho nulla contro chi crede in un Dio, non importa quale. Sono contrario a chi pretende che il suo Dio sia l’autorità che gli permette di imporre delle restrizioni allo sviluppo e alla gioia dell’umanità" (Alexander S. Neill, «Summerhill», 1960). |
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Iscritto dal: May 2003
Città: Lucca
Messaggi: 15043
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焦爾焦 |
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Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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Che il capitalismo sia meglio dei sistemi precapitalisti non credo sia in discussione: forse solo qualche gruppuscolo reazionario ha pensato di sostenere che si stesse meglio prima perché c'era più ordine e gerarchie più definite. Ma va bene iniziare da lì, così si mette subito il lettore in condizioni di darti ragione o passare per cretino.
Il resto è la solita minestra apologetica che non tiene conto né della realtà dei fatti (ci si può arricchire anche senza produrre ricchezza e benessere per gli altri, ma anzi a discapito degli altri) né delle effettive critiche che sono state fatte al capitalismo, che non è certo "il capitalista è brutto e cattivo" ma sono un po' più argomentate. Comunque questa è solo la prefazione... penso che il libro sia un po' più approfondito. Ma dubito che lo leggerò
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2002
Città: Vercelli
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"Personalmente non ho nulla contro chi crede in un Dio, non importa quale. Sono contrario a chi pretende che il suo Dio sia l’autorità che gli permette di imporre delle restrizioni allo sviluppo e alla gioia dell’umanità" (Alexander S. Neill, «Summerhill», 1960). |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3759
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In altre condizioni (che in larga parte si verificano in questo periodo) ciò è falso. L'errore è infatti pretendere che un sistema funzioni sempre allo stesso modo a prescindere dal contesto in cui viene applicato. |
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#7 |
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Iscritto dal: Feb 2007
Città: Toscana
Messaggi: 146
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Potrebbe avere ragione se accanto alla parola capitalismo ci fosse la parola "ETICO"!!!
Purtroppo l'etica è qualcosa che i capitalisti+ sfrenati non conoscono, per loro l'unico interesse è perdeguire la richhezza in qualunque modo, ed è questo a mio avviso ciò che rende il capitalismo come lo abbiamo nella nostra società uno schifo!!!!
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#8 |
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Iscritto dal: Oct 2001
Città: Oldest Republic
Messaggi: 74
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Direi che le idee sono sempre ottime: socialismo, comunismo, capitalismo.
Poi devi fare i conti con gli uomini e stai a vedere che il modo per distorcere o mandare a rotoli le idee lo troviamo |
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#9 |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2005
Città: Napoli
Messaggi: 6817
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E' anche un problema di oligopolio/duopolio/monopolio. In una concorrenza perfetta è veramente il consumatore che decide la sorte dell'azienda. Ma raramente un mercato è anche solo lontanamente paragonabile ad una concorrenza perfetta...
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0 A.D. React OS La vita è troppo bella per rovinarsela per i piccoli problemi quotidiani... IL MIO PROFILO SOUNDCLOUD! |
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#10 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2002
Città: Vercelli
Messaggi: 1874
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Definire "schiavo dei consumatori" qualcuno che invece ha come scopo primario quello di manipolarne i bisogni (come sempre, con la differenza che ora ha anche mezzi estremamente efficaci per farlo), è un'affermazione decisamente avulsa dal contesto reale.
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"Personalmente non ho nulla contro chi crede in un Dio, non importa quale. Sono contrario a chi pretende che il suo Dio sia l’autorità che gli permette di imporre delle restrizioni allo sviluppo e alla gioia dell’umanità" (Alexander S. Neill, «Summerhill», 1960). |
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Bannato
Iscritto dal: Jun 2005
Città: Milano
Messaggi: 146
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#12 |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2000
Città: Guantanamo Beach
Messaggi: 423
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Mia opinione è che in realtà (non in teoria) il Capitalismo si basi esclusivamente sullo sfruttamento della forza lavoro per fare concorrenza e non "sulla qualità dei beni prodotti dove la forza lavoro viene remunerata per come dovrebbe DAL MERCATO cioè da tutti i produttori"
vedi Cina, industrie nell'est europeo, etc. è come se la "teoria" capitalistica utilitaristica (quella convenzionale che io non concepisco... io condivido quella del valore-lavoro) fosse LA LEGGE ma come al solito i "furbetti" la eludono... ieri per mancanza di tutela dei lavoratori, oggi grazie alla "globalizzazione" (cina, africa-negri, est europeo... cioè sfruttamento del capitale umano) OBIETTIVO dell'mercato Economico (per economia si intende sfruttare al meglio le risorse disponibili) dovrebbe essere il BENESSERE SOCIALE GENERALIZZATO quindi magari se il capitalista ha un aumento del profitto del 30%, la ricompensa del capitale umano impiegato deve aumentare del 30% Un minimo stipendio (ccnl) ci deve essere sia per il lavoratore sia per l'imprenditore (se no ESCE DAL MERCATO e non riceve soldi a palate dallo stato come la FIAT ad esempio che fa le fabbriche in Polonia) Così ci sarebbe un circolo virtuoso (aumento dei consumi - con aumento di produzione ed occupazione - e degli investimenti proveniente dal piccolo risparmio che comprano azioni od obblifgazioni di aziende) Senza bisogno che lo Stato tolga ai poveri (IMPOSTE alla maggior parte dei cittadini che rimangono col salario di sussistenza... ed AIUTARE i ricchi con sovvenzioni, rottamazioni etc.)
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È un bene che gli abitanti della nazione non capiscano abbastanza il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo facessero, credo che ci sarebbe una rivoluzione prima di domattina. Henry Ford |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
Città: milano
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#14 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jan 2005
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Tanto poco un uomo si interessa dell'altro, che persino il cristianesimo raccomanda di fare il bene per amore di Dio. (Cesare Pavese) "Sono un liberale di destra, come potrei votare uno come Berlusconi?" Marcello Dell'Utri, fondatore del partito Forza Italia, è stato condannato per mafia. |
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Bannato
Iscritto dal: Jun 2005
Città: Milano
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Bellissima la gag di Cournot fatta da Gaber tempo fa. Un cacciatore mira al cielo per aspettare un uccello. Improvvisamente ne passa uno dalla parte opposta. Allora si pone dalla parte opposta. Ne passa uno dall'altra parte. Alla fine decide di non cambiare posizione, per un calcolo di probabilità. Nulla, l'uceello ripassa dalla stessa parte. Commento di Gaber: "Cournot, che pirla!" fg |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
Città: milano
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La redistribuzione compete allo stato, che deve decidere quanto tassare i salari e quanto i profitti.
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
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Bannato
Iscritto dal: Jun 2005
Città: Milano
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Lo Stato sociale è mantenuto in gran parte da 14 milioni di buste paga. in Italia non c'è il capitalismo. C'è l'anarcocapitalismo, cioè la sua interpretazione degenerata. fg |
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#19 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
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La teoria del valore-lavoro di Marx è incompleta.
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Bannato
Iscritto dal: Jun 2005
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E' il monopolio o il trust che, estremizzazione del duopolio, degenerano il capitalismo. fg |
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