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#1 |
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Conoscere L'islam
Cosa significa Islam ?
letteralmente "sottomissione ad Allàh", la risposta a questa domanda si trova nelle parole del Corano. Infatti nel Corano si trovano gli insegnamenti di Dio - Allàh. Allàh insegna nel Corano: "In verità, la religione presso Allàh è l' Islàm" In un altro passo del Corano Allàh ammonisce "E chi preferisce una religione diversa dall' Islàm, non se la vedrà accolta e nella vita futura egli sarà nel numero dei perdenti" Quindi, poiché Allàh è Verità, solamente l'Islàm , tra le diverse religioni praticate dagli uomini, è la vera religione divina. Nel Corano Allàh ordina: "Obbedite ad Allàh ed ubbidite all'Apostolo e a coloro che di voi detengono l'autorità islamica." Nel Corano Allàh avverte: "Chi ubbidisce all'Apostolo, obbedisce ad Allàh" "C'è per voi nell'Apostolo un modello esemplare." Con queste parole Allàh sottolinea una importantissima verità: gli insegnamenti, i precetti e gli esempi di vita dell'Apostolo (il Profeta Muhammad - pbsl) hanno valore di regola di condotta . L'Islàm è il Codice di vita, che si fonda sul Corano e sulla Sunna del Profeta. La parola Sunna significa "pratica di vita" e nella pratica di vita del Profeta ci sono esempi da imitare e modelli di comportamento da mettere in atto, per chi vuole vivere l'Islàm. Il nome di chi colui che possiede l'identità islamica è quello di muslim (musulmano). Musulmano è, quindi, solo ed esclusivamente colui che è "sottomesso ad Allàh, ha fede nel credo islamico e pratica l'Islàm con un codice di vita che si fonda su cinque regole essenziali :i pilastri." Commettono un grave errore tutti coloro che legano l'appartenenza all'Islàm a un'area geografica, a una nazionalità, a un passaporto, piuttosto che all'obbedienza ad Allàh, che ha il suo momento interiore nell'Imàn (il credo islamico) e il suo momento comportamentale nell' Islàm ( la pratica di vita che si fonda sul Corano e sulla Sunna). CONSULTA ANCHE conoscere l'islam - parte 2 : http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1271350
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Utente gran figlio di Jobs ed in via di ubuntizzazione Lippi, perchè non hai convocato loro ? Ultima modifica di giannola : 01-09-2006 alle 19:16. |
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#2 |
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Il Corano
Ogni popolo ha avuto ed ha tradizioni sacre spesso raccolte in un libro. Gli ebrei hanno la Torah, i cristiani il Vangelo, gli indù i Veda, i taoisti il Tao Te Ching, i musulmani il Corano...Quel che stupisce è che ogni libro sacro parla all'uomo più che ad uno specifico popolo, fa godere di quella intelligenza che supera i limiti terrestri e contingenti. Il libro che in modo esplicito, chiaro, evidente afferma che ogni popolo ha il suo profeta ed il suo libro sacro, e che tutti sono stati inviati da Dio è il Corano. La rivelazione divina è universale per il Corano:
(2,213)"Erano un tempo, gli uomini una nazione sola, e Dio mandò i profeti, araldi ed ammonitori, e con loro rivelò il Libro pieno di Verità..." Il Libro dunque non va inteso esclusivamente come testo visibile ma come sapienza scritta oltre il tempo e lo spazio. Ad esso hanno attinto tutti i messaggeri. Del resto nella prima sura l'aprente sta scritto che "Dio è il Signore dei mondi" ed è plausibile pensare a tutte le forme di vita intelligenti che hanno popolato e popoleranno l'universo, a meno di ritenere l'uomo l'unica creatura intelligente in una creazione cosmica infinita ed immensa la qualcosa limiterebbe il concetto che si ha del divino. (Cor.31.27) Se tutti gli alberi della terra diventassero calami, e il mare, e sette mari ancora, fornissero l’inchiostro ,le parole di Dio non sarebbero esaurite La Rivelazione è eterna e senza confini. Il Corano afferma che Dio ha inviato ad ogni popolo il suo messaggero ed il suo libro (nel Libro) ( 7,52-10,47 e 74 -8,4-15,10-16,326 e 43-17,15-22,75-30,46-35,24-37,72 e 176) e che tutti saranno giudicati in base a quanto di esso hanno conosciuto. Come a dire che nel cuore è nascosto un tesoro di consapevolezza e coscienza scritto da sempre e poi riflesso all'esterno dai messaggeri. Da questo punto di vista è propriamente rivelazione (velare nuovamente) mentre per la percezione del cuore sarebbe più corretto parlare di svelamento. E' ribadito in tre punti che chi prega nel divino (ossia in Sé) e si comporta onestamente è approvato da Dio. (2,62- 5,69- 4,124) quindi non già esclusivamente chi segue una fede particolare "uomini e donne, ebrei cristiani sabei e chiunque prega il divino e compie il bene quegli avrà il suo paradiso e non sarà leso da nulla." Per cui il musulmano è tenuto ad accettare e rispettare tutte le fedi come provenienti da Dio ed a non imporre le sue regole e la sua fede . (2,256)"nessuna costrizione in fatto di religione E ancora: (18.29) La verità emana dal Signore. Creda chi vuole, non creda chi non vuole. Per il Corano sono tutti musulmani i credenti in un profeta ed in un libro sacro. Ciò feconda un autentico ecumenismo (termine che significa "insieme delle terre" ) ,un dialogo tra le religioni non falsato dalla pretesa più o meno subdola di questa o quella di essere "più rivelata" delle altre. Le religioni sono di Dio (o meglio la pulsione di fede oltre il loro aspetto burocratico ) , non di Gesù, di Maometto o del Buddha. Se Dio avesse voluto, dice il Corano, tutti i popoli avrebbero lo stesso credo, se così non è va rispettata una ragion d'essere superiore. L'apparente diversità dei messaggi è conseguente a quella dei popoli. Ogni fede autentica porta a Dio, come i fiumi portano al mare. Nel mondo tutto svanisce, ogni forma naturale e culturale perisce, ricorda il Corano, per cui solo canalizzando la propria esistenza contingente al sentimento mistico dell'Unico non ci si smarrisce. Casi di fanatismo ed incomprensione di questa o di altre religioni , se vogliamo guardare alla sostanza, non ci devono sviare. Esattamente come distinguiamo il Vangelo dall'inquisizione come un'aberrazione fatta dagli uomini in nome di Dio così dobbiamo separare i casi di fondamentalismo islamico dal Corano. Ma cosa significa" rivelazione " e fino a qual punto l'uomo che la raccoglie, come un recipiente l'acqua, ha un ruolo in essa? La ricerca interiore di alcuni uomini arrivati all'illuminazione è armonica con la rivelazione stessa, quanto discende dal cielo svela quello che si libera dall'identificazione con l'esistenza contingente. Ossia lo tensione di forza (jihad) per sottrarsi all'ignavia, alla consuetudine facendo il bene e acquistando Conoscenza va di pari passo a quella vocazione, quell'aiuto interiore del Sé che va svelandosi. Questo è il significato della Jihad che alcuni hanno confuso con la "guerra santa" termine coniato dalla cristianità per le crociate. Le guerre non sono mai sante per nessuna religione, per nessun testo sacro ma solo per la follia umana. Il gioco della guerra nasce solo dall'immaturità e dalla devianza psichica. ( E' evidente comunque che per legittima difesa è giusto contrattaccare come ha fatto Maometto contro i meccani che cercavano di eliminare lui ed i suoi seguaci. ) E' affermato dal Libro che i profeti sono inviati da Dio . Qui si vuole sapere cosa c'entra Maometto col Corano (che letteralmente significa "recitazione" ma è chiamato anche " il distinguente"). Consideriamo pure questo punto di vista orizzontale ed entriamo nella storia. Maometto era sposo della ricca vedova Cadigia e con lei amministrava l'attività commerciale. Nei suoi viaggi come capo carovaniere ha incontrato nuove idee religiose, altre fedi e culture. Presumibilmente aveva anche colloquiato con gli asceti preislamici, gli hanif, che credevano in un Dio unico. Forse sull'esempio degli asceti che si ritiravano a meditare in certi periodi alla stregua dei monaci siriani ( il "viaggio interiore" periodicamente intrapreso dai sufi, i mistici dell'Islam) , il profeta cominciò ad appartarsi nella caverna di Hira. Certamente quest'uomo aveva raccolto molte idee e riflessioni portandole a maturazione in una visione colta ed elevata. Ormai quarantenne, la tradizione dice che durante la meditazione gli apparve l'arcangelo Gabriele per rivelargli le prime sure del Corano. Era il giorno 27 del mese di Ramadan dell'anno 611 d.C. ( l'arcangelo con tanto di ali è solo una rappresentazione mistica, nell'Islam sapienziale è l'equivalente del concetto di Spirito Santo ma non inteso come persona divina bensì come Attributo divino) . Il profeta è illuminato , il suo cuore trabocca ed all'invito di scrivere egli si sente impotente a raccogliere un messaggio così vasto ma l'ordine è perentorio ed egli riesce, grazie a Dio, a trattenere nella sua fibra umana questa rivelazione. Le rivelazioni si susseguirono nel corso della sua vita per i successivi ventitré anni, indicandogli anche la via da seguire tra mille difficoltà, dovette infatti, tra l'altro, difendersi dagli attacchi dei meccani che volevano sopraffare lui ed i suoi segaci. Le sure vennero raccolte dal suo segretario Zahid ibn Thabit e custodite dai primi califfi Abu Bakr, Omar ( poi da sua figlia Hafsa vedova del profeta) ed Uthman e sarà proprio quest'ultimo a dare l'incarico a Zahid di guidare una commissione per la redazione finale del testo. Il materiale delle 114 sure sarà ordinato non cronologicamente ma secondo uno schema grossomodo quantitativo, dalle più lunghe alle più brevi, eccezion fatta per la prima sura, l'aprente. E' importante considerare che, ancor vivo il profeta, molti conoscevano a memoria il Corano e che le versioni "diverse" differiscono soprattutto per l'ordine ed il titolo delle sure. Il Corano dunque che leggiamo ha quella originalità che manca o è per lo meno dubbia in altri testi sacri, come quelli dell'antico ( più volte redatto come un muro ridipinto) e del nuovo testamento (con diverse versioni poi dette apocrife, molte scomparse o fatte scomparire). Tra le traduzioni in italiano del Corano a detta degli esperti, valida è quella di monsignor Peirone, di gusto ma non rigorosa quella del Bausani, ma è da preferire quella in francese di Si Boubakeur Hamza . Ho trovato eccellenti i commenti del Corano di Gabriele Mandel nel "Il Corano Senza Segreti" ed.Rusconi, e di Syyed Hossein Nasr all'interno di "Ideali e Realtà dell'Islam" e "Il Sufismo" ed.Rusconi. Certo è che la bellezza anche poetica, ritmica ed evocativa del testo sfugge ad ogni traduzione. L'ammissione che sia un testo inimitabile è compresa pienamente solo da chi conosce l'arabo e le sfumature che i termini e le frasi contemplano (chissà quante perse nei secoli dalla percezione linguistica!). Per fare un esempio sul volgare una poesia dialettale può essere splendida ma tradotta si appiattisce appunto perché perde la ricchezza evocativa della lingua originale. Comunque sia i concetti elevatissimi del Testo rimangono, ed anche quelli adeguati ad aspetti pratici e giuridici (si pensi a chi era rivolto subito il Corano, a gente rozza ed incolta) colpiscono per la ragionevolezza e l'equilibrio e per l'avanguardia rispetto all'epoca, ridando diritti e dignità spirituale all'uomo ed alla donna (nel medioevo cristiano alla donna ed alle altre etnie non era riconosciuta ufficialmente un'anima), dignità alla giurisdizione in un invito costante al dialogo per evitare forme di gerarchica prevaricazione. La visione eguagliante degli uomini tuttavia rispetta qualità e valori. L’amico e successore del profeta Abu Bekr , tenne questo discorso: (dalla"vita di Maometto"di TabAbu bekr ) Musulmani, ho accettato il potere solo per evitare discordie, lotte e spargimento di sangue. Oggi come ieri sono vostro uguale. Posso fare il bene ed il male. Se agirò bene ringraziate il Signore ,se agirò male, correggetimi e avvertitemi. Finche obbedirò a Dio obbeditemi, se mi allontanerò dalla sua volontà cessate di obbedirmi e ritenetevi sciolti dal giuramento che mi avete prestato... La dura legge del taglione è mitigata , invitando dove è possibile ad essere comprensivi, pronti alla riconciliazione ed al perdono: (39-40) (sono perdonati) coloro che, colpiti da una violenza, difendono se stessi; perché un male reclama come pagamento un male eguale. ma chiunque perdona e si riconcilia verrà ricompensato da Dio. in verità egli non ama i prevaricatori) (42,40) "Un male ha per pagamento un male eguale. Ma chiunque perdona e si riconcilia verrà ricompensato da Dio. In Verità Egli non ama gli ingiusti " Il profeta unificò durante la sua vita la penisola arabica. Lo troviamo compagno ed amico di chi lo seguiva, pronto al dialogo ed a dissipare ogni forma di prevaricazione. I suoi successori (i quattro califfi ben guidati: Abu Bekr, Omar, Uthman e Alì ) tennero preziosa la sua saggezza e presero consiglio dal Corano. Purtroppo come in ogni comunità umana ci furono incomprensioni e lotte tra fazioni che determinarono l'assassinio di Uthman e di Alì ( 661) e quindi la divisione tra i sunniti (la maggioranza che era per l'elezione democratica del califfo) e gli sciiti ( favorevoli invece a mantenere il califfato all'interno della famiglia del profeta ). Nonostante questo l'Islam si espanse non tanto per una politica offensiva quanto perché le popolazioni lo accettavano volentieri essendo allora il più tollerante e progredito . Quando era califfo Alì l'Islam aveva esteso il suo influsso dalla Spagna alla Cina. Il vero miracolo, sorprendente da un punto di vista storico, è che in pochi decenni dal Corano emerse una civiltà che dalla grezza e semiprimitiva vita dei beduini divenne il faro di civiltà nel mondo medioevale a cui ampiamente l'occidente cristiano attinse. E’ dunque necessario vedere nel Libro né la sola metafisica né la sola contingenza normativa ma il suo fluire nei tempi oltre la sua cristallizzazione fisica. Esso non si impone dogmaticamente ma si svolge dinamicamente:" quando noi cambiamo un versetto con un versetto dicono, i miscredenti, sei un bestemmiatore! "(16,101) .ed ancora:"Se noi abroghiamo un qualsiasi versetto o lo facciamo dimenticare, ne apportiamo uno migliore o equivalente. Non sai tu che in verità Dio è onnipotente?"(2,106) Richiede comprensione. Da qui una estesa letteratura sufi sui veli del Corano, da quello letterale a quelli via via più nascosti e prossimi alla Realtà. Un velamento identico a quello di tutta la Realtà dalle forme apparenti alle essenze. Evolvere significa svelarsi alla Realtà nella Realtà. Nessun concetto, nessuna immagine naturale e simbolica è adeguata al divino. I sufi ricordano sempre:"I cieli e la terra non mi contengono ma mi contiene il cuore del mio fedele" Il Corano è il libro di Allah quando Allah significa Dio (al Lah=la divinità) per cui anche un arabo cristiano dirà che crede in Allah. Non è dunque un nome caratteristico di Dio. Ed è il Corano non il profeta a costituire la rivelazione, essendo questo comunque un essere umano. Solo da Lui può discendere ogni grazia ed ogni bene, per quanto si incanali, per così dire, anche negli inviati e nei maestri . "Nulla è simile a Lui, Egli è Inconoscibile, non generato né generante" dice il Libro nella Sura 112. Nel Corano il divino è spogliato di ogni antropomorfismo e residuo idolatrico sebbene parli spesso per similitudini e parabole ( affermando chiaramente che si tratta solo di simbolismo fiabesco ogni descrizione del soprannaturale come quelle dell'inferno e del paradiso) . Questa è l'immagine offerta del divino : (24, 35-37): Dio è la luce dei cieli e della terra. La sua luce è come una nicchia in cui si trova una lampada, lampada entro un vetro, vetro come un astro scintillante, ha luce da un Albero benedetto: un olivo né dell' oriente né dell'occidente , il cui olio illumina quasi senza che foco lo tocchi.Luce su luce. Dio guida verso la sua luce chi Egli vuole, e Dio (Dio è onnisciente) conia degli esempi per (le) genti... Luce che irradia calore (amore) in eterno. Ma anche questo è metafora, è solo un esempio. Per cui l'inviato non è un essere sovrumano, né quindi ovviamente Verbo divino, ma un suo strumento. I profeti sono comunque esseri umani, Dio è l'unico, Dio è il più grande ("Allah Akbar" formula rituale pronunciata durante la preghiera in una sottomissione, o meglio, immersione totale in Lui ) . Dio si rivela in loro, come del resto si rivela in ogni cosa, nell'universo infinito Suo specchio, attraverso le Sue qualità ed i Suoi nomi. Da questo stato di prossimità nel divino essi splendono della Sua Luce. Parafrasando AlJili, il profeta è come un anello che ha incastonato il gioiello dell'Essenza (Dhat) . Ma i nomi di Dio non sono Dio, sono solo Sue manifestazioni ed Attributi. Tradizionalmente ne vengono elencati 99 tratti dallo stesso Corano ed il centesimo, segreto ed indicibile, è detto conferisca il potere sulla vita e sulla morte , in quanto va' oltre il manifestato dei nomi, stando esso alla fonte e non nel fluire delle forme, appetibile dall'essere stesso nell'estinzione (al fana) della sua forma. La sua conoscenza è come sbarrata dall'individualità, crosta e fango sull'essenza . L'individualità , pur importante sul suo piano e che anzi deve essere pienamente realizzata in armonia con quanto la trascende, per sé stessa è solo vanità come " il mondo è un gioco ed una distrazione" ( 57,20) ed è per questo che (XXVIII,32) "il fine ultraterreno l’abbiamo destinato a coloro che non vogliono esaltare se stessi su questa terra" Ma veniamo alla storia coranica del Kidr la quale mette in evidenza il mistero di Dio e la sua Giustizia. Spesso sento persone che dicono: "non credo più in Dio perché c'è del male nel mondo" ma che ne sappiamo noi, in assoluto, di cosa è bene e male? Noi non possiamo escludere che tanta sofferenza nasca per espiazione (di vite o meglio di "esistenza" precedente come credono molti sufi) o per prova, o comunque secondo disegni non costringibili nella logica umana. Certo è che la sofferenza nasce dal vero male dell'ignoranza, prima di tutto quella di non armonizzarsi col Principio di tutti gli opposti. Da qui la pace (Salam) ed ogni bene di cui Dio è dispensatore. Il mondo è irradiato di felicità e bellezza sebbene non sia la felicità e la bellezza. Nella storia che sentiremo a dar prova di mancanza di adeguata conoscenza è il profeta Mosè. Egli chiede ad un enigmatico personaggio "servo dei nostri servi" identificato dai sufi col Kidr, maestro e legislatore nascosto od angelo che sia, di istruirlo (per certi tratti esso ricorda quell'altrettanta misteriosa figura di Melkisedek di cui parla la Bibbia, sacerdote di Dio altissimo, senza padre né madre e a cui si inchina il profeta Abramo). Trovammo là un servo fra i Nostri servi, al quale avevamo elargito misericordia, al quale avevamo insegnato Noi stessi una certa scienza. Mosè gli disse:-Posso seguirti, per imparare qualcosa di quel che conosci? E l'altro:- In verità non potrai sopportare con pazienza la mia compagnia. Come potresti sopportare con costanza ciò di cui non hai ancora afferrato il significato? - Se Dio vuole mi troverai costante,- disse-né disobbedirò ai tuoi ordini.- Ebbene-fece l'altro; - se mi segui non ti interrogherò affatto su quello di cui non ti avrò ancora parlato. Partirono tutti e due, e quando furono saliti sui una barca, l'uomo vi praticò una falla. Allora Mosè:- Vuoi forse annegare la gente dato che pratichi una falla? In verità hai commesso un atto riprovevole. E l'altro:-Non ti avevo detto che non avresti potuto sopportare con pazienza la mia compagnia?-Non prendertela con me per una cosa che avevo dimenticato; e non impormi un compito difficile. Ripartirono entrambi ; e quando incontrarono un bambino, l'uomo lo uccise.- Hai ucciso un individuo puro, o è in cambio di un altro individuo? In verità hai commesso un atto inaudito. E l'altro: -Non ti avevo detto che non avresti resistito con costanza in mia compagnia? - Se dopo questo ti interrogherò ancora su una qualsiasi cosa, allora non verrò più con te. Accetta le mie scuse. Ripartirono entrambi, e quando furono vicino ad una città, chiesero cibo agli abitanti, ma essi rifiutarono loro l'ospitalità. Poco dopo videro un muro che stava per crollare e l'uomo lo restaurò. Allora Mosè disse:- L'hai fatto senza chiedere un pagamento! Allora l'uomo disse: - Questa è la separazione fra noi due. Ma ti farò conoscere il significato di ciò che non hai potuto sopportare con pazienza. La barca appartiene a povera gente che lavora in mare: Volevo porla al riparo, perché dietro di noi veniva un re che si impadroniva di ogni barca. Quanto al bambino, suo padre e sua madre sono dei credenti; e temevamo che imponesse loro la sua ribellione, la sua miscredenza. Noi abbiamo voluto che il Signore lo sostituisca con un più puro e più degno di tenerezze. E quanto al muro, appartiene a due ragazzi orfani di quella città, e sotto vi è un tesoro che appartiene a loro. Il loro padre era un dabben uomo. Il Signore ha dunque stabilito che entrambi raggiungano il pieno vigore e trovino il tesoro; come misericordia da parte del Signore, dato che non l'ho fatto per mia scelta. Ecco ciò che non sei riuscito a sopportare con costanza. Per finire credo che due debbano essere gli approcci fondamentali per studiare un testo sacro. Uno è scientifico come avendo davanti un oggetto qualsiasi da esaminare e verificare. L'altro è all'opposto, mistico, in cui per fede e percezione se ne coglie la saggezza e l'ispirazione spirituale. In entrambi i casi v'è un grande guadagno poiché ci si libera dalla miseria dell'ovvio, della ripetizione fine a se stessa. "Il sangue del sapiente vale ben di più di quello del martire" . E Maometto invitava alla ricerca, a non fermarsi sul già dato: "il sapere va' cercato fino in Cina"(adith), ossia nelle estreme possibilità dello scibile umano. E comunque con umiltà. Dal senso del limite nasce quello di una vastità incommensurabile di possibilità di sapienza delle cose interiori ed esteriori (una riflesso dell'altra secondo il simbolismo della croce, verticalità dell'Essere ed orizzontalità dell'Esistenza) . L'uomo in fondo è sulla terra per cercare. E le scoperte, se la Realtà è infinita, non hanno mai fine.
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#3 |
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La Sunnah
La parola araba che suona "Sunnah" indica il concetto che nella lingua italiana viene espresso dalla parola " la Pratica", " la Linea di Condotta"
Si legge nel Corano: "Non troverete nessun cambiamento nella sunnah [la linea di condotta] di Allah!" (Corano 33,62) La parola araba che suona "Hadith" significa il concetto espresso nella lingua italiana dalla parola "Tradizione" (trasmissione orale della notizia di un detto, di un atto, di un fatto). Nell'uso corrente queste due parole sono adoperate per indicare la Linea di condotta islamica del Profeta Muhammad, che sono state trasmesse di generazione in generazione, oralmente, mediante una catena di persone degne di fede il cui primo anello è un testimone "de visu" o "de auditu" appartenente alla cerchia dei seguaci del Profeta. La Sunnah, si riferisce in particolare, a quelle Pratiche, del Profeta che sono parte integrante della sua Missione Profetica e che erano seguite dai suoi Compagni. Il Profeta usava fare una chiara distinzione tra quelle azioni del suo comportamento che i musulmani dovevano seguire e quelle che invece non appartenevano al suo ministero profetico. Una Sunnah, cioè una pratica islamica, viene trasmessa attraverso l'osservazione, l'imitazione e attraverso l'insegnamento. Una "tradizione", dunque, deve essere un racconto tramandato da una catena ininterrotta di narratori attendibili e avente per oggetto un comportamento di Maometto, il cui agire è ispirato da Dio. Come è facile immaginare, nel mondo islamico non esiste un'opinione unitaria e concorde su quali hadith siano da ritenere attendibili: una collezione di hadith del IX secolo ne elenca 300.000, di cui soltanto 8000 ritenuti autentici. Nel IX secolo vennero preparate raccolte di hadith che riferivano i comportamenti, i detti e anche i silenzi del Profeta, da cui si potevano desumere regole di comportamento non epresse dal Corano. Il loro insieme costituisce la tradizione sacra o sunna ed è seguito dalla maggioranza dei musulmani, che prendono in nome di sunniti.
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#4 |
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Le religioni creano solo grossi problemi al mondo.
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TAAAAAAKKK |
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#5 |
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Purtroppo prevedo una fine prematura per questa discussione...complimenti per la perseveranza
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Attenzione: il messaggio potrebbe essere ironico... ![]() "L’uso della libertà minaccia da tutte le parti i poteri tradizionali, le autorità costituite...Il popolo è minorenne. La città è malata. Ad altri spetta il compito di curare e di educare. A noi il dovere di reprimere. La repressione è il nostro vaccino! Repressione è civiltà!” Ultima modifica di svarionman : 30-08-2006 alle 23:00. |
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#6 |
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Hadith
Come già detto, la parola araba che suona "Hadith" significa il concetto espresso nella lingua italiana dalla parola "Tradizione" (trasmissione orale della notizia di un detto, di un atto, di un fatto).
Un Hadith è la trasmissione orale di una testimonianza riguardante un detto, un fatto, un atto, un comportamento del Profeta Con l'andar del tempo, dopo la scomparsa del Profeta, vennero fatte delle Raccolte di Ahadith ( ahadith è il plurale arabo) ed ogni testimonianza era preceduta dalla Catena dei Trasmettitori (Isnad); ad esempio il Tale ha raccontato che il Tal altro raccontò di aver udito Omar dire: Ç L'Inviato di Allah disse "...".Inoltre i compilatori delle raccolte, per scrupolo di verità, riportavano anche notizie sul tenore letterale dei testi (Matn). In tal modo essi provvidero non soltanto ad informarci su ciò che era stato riferito sul Profeta, ma anche sulla documentazione riguardante la provenienza della Tradizione -------------------------------------------------------------------------------- 2.1.1 Libri Canonici del Hadith Fin dall'inizio della Missione Profetica di Muhammad, coloro che avevano accolto il Messaggio Islamico, e quindi, intendevano Praticare l'Islam, erano solleciti nel registrare tutto quanto l'Inviato di Allah, faceva e diceva, per poter, seguendo i suoi esempi ed obbedendo ai suoi precetti, Realizzare in forma islamica la loro esistenza. Dopo la morte del Profeta, quando il Dominio della Parola di Allah traboccò dalla Penisola Arabica per liberare dall'oppressione dell'ignoranza tutti gli uomini e si estese ampiamente ad Occidente ed ad Oriente, coloro ai quali Iddio accordò il privilegio di rispondere alla vocazione islamica furono spinti dal loro autentico sentimento religioso a conoscere quanto più possibile della vita e degli insegnamenti e delle opere del maestro e per aver il modello della loro condotta islamica dalla viva voce dei testimoni oculari della sua vita. Fu così che, dopo poco tempo, si accumularono una grande quantità di dati sulla vita del Profeta. La maggior parte delle notizie sulla vita e sulle opere del Profeta, che Allah lo benedica e l'abbia in gloria erano trasmesse oralmente, però alcuni musulmani incominciarono a raccogliere queste testimonianze per loro uso privato, in collezioni. Queste collezioni avevano, principalmente, lo scopo di raccogliere materiale utile per la risoluzione di questioni di diritto e di dottrina religiosa. Per questo motivo l'accettazione di una tradizione era condizionata alla sussistenza di un certo numero di requisiti, idonei nel loro complesso a dare la più assoluta garanzia di autenticità. I più autorevoli libri di Hadith sono: 1) Sahih scritto da Bukhari ( 194-256 dopo l'Egira) 2) Sahih scritto da Muslim ( 202-261 dopo l'Egira) (Il Sahih di Bukhari è superiore al Sahih di Muslim per metodo di classificazione). Ci sono, poi, altri 4 libri di Hadith che sono conosciuti come la Sunnah di: 3) Abu Dawud ( 202-257 d. E.) 4) Tirmidy ( m. 279 d. E.) 5) Nassa Õi ( 215-303 d. E.) 6) Ibnu Maya ( 209-273 d. E.) Questi libri di Hadith sono il frutto dell'iniziativa personale dei ricercatori e compilatori delle raccolte. Ogni libro è stato sottoposto, prima di essere accettato come fonte autentica di notizie relative agli insegnamenti del Profeta(pbsl), ad un accurato esame critico da parte della comunità islamica. -------------------------------------------------------------------------------- 2.2.2 Criterio per l'accettazione di un Hadith L'ingente mole delle tradizioni rese ben presto necessaria l'adozione di certi rigidi criteri di esame per la verifica della loro autenticità. Gradualmente, al fine di verificare l'autenticità delle tradizioni, si formò una categoria di studiosi che diede vita ad una originale branca della scienza religiosa: la Scienza del Hadith (ailmu_l_hadith). Questi studiosi del Hadith (detti Muhaddithin) adottarono il seguente metodo di indagine : Per prima cosa essi eseguivano ricerche per accertare se la catena di trasmissione (isnad) portava, a ritroso, fino ad una persona che era stata presente al fatto; accertata l'esistenza di una catena di trasmissioni valida, essi passavano al vaglio l'attendibilità di ciascuno dei trasmettitori; Per ciascuno di essi fu eseguito uno studio dettagliatissimo per mettere a fuoco la sua vita, il suo carattere, i suoi interessi e la sua attività, il grado di veridicità, il livello morale della sua vita, le condizioni della sua memoria, come capì ciò che vide e/o sentì, la sua affidabilità, la sua cultura, la sua istruzione e così via. Migliaia di Muhaddithin dedicarono le loro vite alla ricerca di ogni minimo dettaglio sulle vite dei trasmettitori delle tradizioni sul Profeta. Grazie alle loro meticolose ricerche è possibile conoscere la biografia completa di circa 100.000 persone che furono coinvolte nelle tradizioni. La ragione di tanto rigore nel vaglio sia del Hadith che delle vite dei trasmettitori ha la sua base in questo precetto coranico: " O voi che credete, se qualche perverso vi porta una notizia , vedeteci chiaro prima di far del male a qualcuno e dovervi poi pentire del vostro operato ! " (Corano 49,6) Dopo aver accertato l'attendibilità e la veridicità del trasmettitore lo studio veniva esteso alla credibilità del detto o del fatto. Il criterio per scartare una tradizione per difetto di credibilità era il seguente: 1- il fatto o il detto è contrario agli insegnamenti del Corano e della Sunnah ed è in contraddizione con altri Hadith; 2- la tradizione attribuisce al Profeta delle assurdità; 3- il fatto o il detto sono contrari a fatti provati; 4- oppure si contraddicono internamente ; 5- la tradizione riporta un evento che, se fosse realmente accaduto, centinaia di persone lo avrebbero osservato, mentre solo una persona ne ha riferito; 6- la tradizione contiene parole sconvenienti o addirittura volgari; 7- o profezie di eventi futuri con date specifiche; 8- o minaccia castigni tremendi per piccole mancanze; 9- o promette enormi ricompense per adempimenti di marginale importanza. Questi canoni per vagliare la credibilità della tradizione sono stati desunti da esempi forniti dai Compagni del Profeta. Per dare un'indicazione al riguardo, possiamo riferire quanto disse Omar ad una donna che gli faceva presente un atteggiamento del Profeta. Disse Omar: " Non possiamo lasciare il Libro e la Sunnah del Profeta(pbsl) per dare un giudizio in base a quanto va dicendo una donna di cui non sappiamo ciò che ricorda e ciò che dimentica !". In un'altra occasione, sappiamo che Aiscia la moglie del Profeta(pbsl) non accettò una testimonianza riportata dal figlio di Omar. Essa si giustificò, dicendo: " Tu e quello che attesta questo fatto dell'Inviato di Dio(pbsl) non dite bugie, però qualche volte capite erroneamente" -------------------------------------------------------------------------------- 2.2.3 Classificazione degli Hadith Gli hadith sono stati divisi in 3 gruppi principali: 1) Sahih : cioé degno di fiducia e attendibile; 2) Hasan : buono; 3) Da Õif : debole. Ci sono, inoltre, degli Ahadith il carattere è incerto. Tutti gli Ahadith presentati da Bukhari e da Muslim hanno il carattere Sahih. Sono altresì sahih tutti gli altri Ahadith che, pur non facendo parte delle raccolte di Bukhari e di Muslim, hanno superato positivamente l'esame a cui sono stati sottoposti dai Muhaddithin. Le tradizioni Hasan sono quelle la cui fonte è nota e i cui trasmettitori sono conosciuti per la loro affidabilità e la loro precisione; tutte queste tradizioni sono accettate dalla maggior parte degli insegnanti, dei dottori della legge islamica e dei giuristi. Mentre le tradizioni Hasan sono state riconosciute come base valida per decisioni legali nella giurisprudenza islamica, lo stesso carattere non è stato riconosciuto alle tradizioni Da’if (deboli) le quali pertanto non possono essere poste a fondamento di decisioni giurisprudenziali e di pareri legali. Ma non bisogna credere, per questo, che esse siano rifiutate in blocco. Le tradizioni deboli che esortano i credenti a bene operare sulla linea islamica possono essere citate. Esistono diversi gradi di debolezza che vanno dalla mancanza di un anello nella catena delle trasmissioni alla completa invenzione del detto o del fatto attribuito, in tal caso falsamente, al Profeta . -------------------------------------------------------------------------------- 2.2.4 Argomenti trattati dal Hadith Il Hadith tratta tutti gli argomenti relativi a tutti gli aspetti della vita. Il Bukhari divise la sua opera in 97 libri. 3 libri riguardano: l'Inizio della Rivelazione, la fede e la Conoscenza 30 libri trattano: l'Adorazione Islamica (Salah), l'Imposta Coranica (Zakat), la Visita alla Mecca (Hajj) , il Digiuno (Saum) 22 libri trattano: Affari commerciali, Amministrazione Pubblica, Lavoro , Giustizia. 3 Libri trattano: il Jihad ( lo sforzo - la lotta per la causa di Allah), i Dhimmi (sudditi non musulmani dell'Impero Islamico) 1 libro tratta della Creazione. 4 Libri trattano dei Profeti e le buone qualità dei Compagni del Profeta(pbsl) 1 libro tratta dell' Attività del Profeta(pbsl) a Medina. 2 libri trattano dei Commenti relativi ai passi del Corano. 3 libri trattano: del Matrimonio, del Divorzio, del Mantenimento della Famiglia 26 libri trattano temi diversi: cibo, bevande, abiti, buone maniere Il 96° libro del Sahih di Bukhari sottolinea l'importanza di obbedire al Corano e di attenersi agli esempi del Profeta come ci vengono insegnati nella Sunnah. Il 97° libro tratta, infine, nel Tawid (Tawid è il principio dell'Unicità Unità e Unipersonalità di Allah).
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#7 | |
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#8 |
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Interessante come proposta di 3d
![]() Non l'ho letto tutto, appena posso leggo bene tutte le informazioni perchè ci sono alcuni aspetti che voglio appronfondire ![]() |
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#9 |
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Ijma: l'opinione concorde della comunità.
Corano e sunna, interpretati anche secondo tecniche minuziose, lasciavano però ancora qualche problema insoluto, né i pareri degli ulema avevano forza sufficiente ad integrare la parola di Dio. Tuttavia una tradizione della sunna afferma che, se la comunità dei giuristi- teologi dà il suo consenso generale ad una teoria, questa non può essere errata. Questo consenso (ijma) non è facile da definire. Di fatto, l'ijma è intesa come il consenso dei giurisperiti più autorevoli, purché il loro numero sia ragionevolmente grande e il loro parere chiaramente formulato. -------------------------------------------------------------------------------- Qiyas: l'interpretazione analogica. Questa fonte è specificamente giuridica, nel senso che l'uso dell'analogia - strumento indiscusso in teologia - fu oggetto di gravi controversie nella soluzione di casi giudiziari, perché si riteneva empio usare la ragione umana per colmare un'apparente lacuna divina. Ecco un esempio: si riconobbe alla donna, vittima di un reato, un'indennizzo pari alla metà di quello che sarebbe spettato ad un uomo, perché all'uomo spetta un'eredità doppia che alla donna. L'analogia era un apporto esterno all'islam. Essa penetrò nel pensiero islamico attraverso le conquiste dei paesi di cultura irano-ellenistica e fiorì sotto la dinastia degli Abbàsidi (nel 700-800 d.C.). E' sotto questa dinasia che il diritto islamico assunse la sua forma odierna e in essa si cristallizò. Con il passaggio della capitale imperiale da Damasco a Bagdad, il travaso culturale tra conquistatori e conquistati si attuò decisamente. E' a questo punto che elementi del pensiero greco vennero inglobati nel ragionamento giuiridico-teologico dell'islam, così come norme giustinianee ed ebraiche vennero inglobate nel suo diritto. Poi, alla fine della dinastia abbàside nel 935 d.C., i regionalismi si fecero più forti; ma il diritto sacro, il fikh, si era ormai pietrificato come una colata di lava al termine del suo corso.
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#10 |
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Le fonti non canoniche.
L'estensione delle conquiste islamiche islamiche e il perdurare di grandi stati islamici fino al secolo XIX rendeva indispensabile integrare di fatto il sistema classico delle fonti con altri strumenti, legati a una più sviluppata attività legislativa e giudiziaria, ovvero a particolari tradizioni locali. Va ricordato, però, che le fonti non canoniche non fanno parte delle fonti classiche islamiche appena sopra elencate. -------------------------------------------------------------------------------- 1. Urf: la consuetudine. Bisogna distinguere i paesi islamici retti da un diritto consuetudinario non islamico (come l'Indonesia) e i paesi di diritto islamico in cui la consuetudine (urf) sembra essere esclusa dalle fonti del diritto. L'urf, tuttavia, ha una sua esistenza non ufficiale, legata a situazioni anteriori all'islamizzazione di un certo territorio, e contribuisce a integrare il diritto islamico. Una consuetudine locale, ad esempio, può stabilire il termine entro cui deve essere pagata la dote. -------------------------------------------------------------------------------- 2. Le decisioni giudiziarie Anch'esse tendono ad integrare questo diritto: i malikiti seguivano le pronunce di Medina, gli hanbaliti e hanafiti quelle irachene e gli shafiiti quelle della Mecca. Infatti la fuga di Maometto a Medina divide il suo insegnamento in due parti, una più adatta ad una società di mercanti, l'altra ad una di beduini. -------------------------------------------------------------------------------- 3. Qanun: il decreto del sovrano. L'assestamento dell'impero islamico e, in seguito, la formazione di parlamenti generarono come ultima fonte il decreto del sovrano del singolo paese, introducendo così una duplice giurisdizione: mentre il cadi, giudice monocratico religioso, continuò ad applicare la legge sacra, i tribunali laici applicarono il qanun. -------------------------------------------------------------------------------- 4. Maslaba: il pubblico interesse. Sempre in tempi recenti, si fece ricorso al concetto di pubblico interesse, inteso in senso lato. In Tunisia, ad esempio, si introdusse un limite alla poligamia sottolineando che un uomo non può comportarsi in modo eguale verso tutte le mogli e che questa ineguaglianza di trattamento (soprattutto economico), oltre a essere contraria al dettame coranico, è contraria anche al pubblico interesse.
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#11 | |
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Tralasciando il cristianesimo, che è ben conosciuto e che in questa sezione ha una vastissima trattazione, vi sono altre religioni di cui sarebbe utile approfondire la conoscienza, spero di riuscirle a trattare in modo adeguato
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#12 |
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Vorrei fare un piccolo appunto.
Allah è la parola araba per dire Dio... non c'è motivo per non tradurlo in "Dio"...non capisco perchè si debbano tradurre tutte le parole arabe nel loro corrispondente e non si traduca la parola che significa Dio... magari per farlo sembrare diverso dal nostro? Dato che nè cristianesimo, nè islamismo ammettono il politeismo ciò non ha senso... Non credo che se troviamo un testo della chiesa protestante americana che chiami dio come "god" noi nella traduzione lasciamo "god"... Tanto è vero che i pochi cristiani di lingua araba usano la parola "Allah" per indicare Dio. Ultima modifica di subvertigo : 30-08-2006 alle 23:13. |
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#14 | |
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#15 | |
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#16 |
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Interessante grazie Giannola.
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#17 |
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Città: di origine, di nascita, di residenza, di domicilio, di lavoro: Roma...però nel cuore c'è solo l'INTER!
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giannola, ma hai scritto tutto tu?
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#18 |
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Città: Genova
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3D molto interessante.
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Quello che AMD e INTEL non dicono... |
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#19 |
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Confessioni islamiche
I SUNNITI
I Sunniti (Ahl al Sunna Wal-Jama'a: le genti della tradizione e della comunità) si presentano come i depositari dell'ortodossia islamica, perché sono rimasti fedeli alla "tradizione” del Profeta. Si oppongono, con maggiore o minore violenza, a tutte le "dissidenze" dell'ISLAM. I Sunniti, che pretendono di essere i soli ortodossi interpreti della volontà di Maometto, costituiscono la maggioranza dei musulmani: riconoscono legittimi i primi quattro califfi elettivi e sulla scorta di questa divergenza sono andati elaborando una dottrina che si stacca in qualche punto da quella delle altre sette. Attualmente i sunniti (gli ortodossi, coloro che seguono la Sunnah, ovvero la tradizione musulmana) rappresentano la maggioranza dei musulmani. Il sunnismo, ramo maggioritario dell'Islam, accetta l'interpretazione delle quattro grandi scuole giuridiche (Madhabit) dell'VIII e del IX secolo: l'hanafismo, il malikismo, lo sciafismo e l'hanbalismo. -------------------------------------------------------------------------------- Gli SCIITI alla morte del Profeta Maometto, nel 632, un gruppo di musulmani si radunò intorno ad ali (Shi'at ali, partito di ali), ritenendo che il Califfato e l'Imamato gli spettassero di diritto, in ragione del suo grado di parentela con il Profeta. Essi, infatti, preconizzavano che la leadership della comunità musulmana dovesse spettare alla famiglia del Profeta ed alla sua discendenza. al di là della comune particolare venerazione nei confronti dei primi Imam, gli Sciiti si sono divisi in diverse sette a seconda degli Imam riconosciuti. Le loro dottrine principali vengono tutte essenzialmente elaborate intorno alla teoria dell'Imamato e del Mahdi. Dunque "Sciiti" indicava i seguaci del Partito di ali, cugino e genero di Maometto e quarto califfo dell’Islam, considerato come unico successore legittimo del profeta alla guida della comunità : usurpatori sarebbero quindi i tre califfi precedenti, riconosciuti invece dai Sunniti e, con essi, i fondatori della dinastia Omayyadi, anch’ essi detentori del califfato; infine quanti, come i Kharigiti, si ribellarono all'autorità di alì, che venne assassinato nel 661 d.C. Gli sciiti riconoscono la guida non di un califfo - sovrano che, secondo loro, non ha alcun rapporto privilegiato con la divinità - bensì di un Imam (una guida) che, appartenente alla famiglia di ali, è dotato di potere sia temporale sia spirituale. La maggior parte degli sciiti si trova oggi in Iran. Una corrente particolare dell'Islam è il sufismo, ovvero il misticismo musulmano. -------------------------------------------------------------------------------- Gli SCISMATICI E' bene precisare che alcuni tra questi movimenti hanno dato vita a pericolose sette eretiche che hanno stravolto gli insegnamenti del Corano. Tuttavia ricordiamo: -------------------------------------------------------------------------------- Balikiti Sono i seguaci di Balik Abdallah al Firuz, un mullah Sciita fanatico proveniente dalle terre a nord ovest di al Haz che predica che la magia è un abominio proibito da Dio. Egli sostiene che tutti i maghi sono uomini malvagi e devono essere uccisi in nome di allah. Balik ha dichiarato una Guerra Santa contro coloro che praticano la magia, ovunque si trovino. I Mussulmani che rimangono uccisi nel tentativo di assassinare un mago sono martiri, che si guadagnano l'ingresso immediato in Paradiso. Questa fede incrollabile fa dei balikiti degli assassini temerari. Per tutti i territori a nord e a ovest di al Haz gli stregoni sono caduti preda di bande di Balikiti. Lo stesso Balik è stato condannato, anche se a malincuore, dai mullah Sciiti. Il Sultano è comunque furioso, in quanto uno dei suoi più fedeli consiglieri è stato rapito dal suo letto e fustigato a morte, soltanto perché esistevano delle voci riguardo al fatto che fosse un mago. Il sultano ha offerto un'enorme quantità di oro a chiunque gli porti la testa di Balik. I Balikiti sono stati colpiti anche ad al Wazif dove, se catturati, sono pubblicamente torturati a morte. I maghi nei paesi islamici hanno iniziato a pagare guardie del corpo, sospettando che i balikiti si nascondano nell'ombra. -------------------------------------------------------------------------------- Drusi al Hakim, sesto califfo fatimida, fortemente influenzato dalla Shi'a estrema, giunse a proclamarsi incarnazione della divinità. Dopo la sua misteriosa scomparsa, nel 1021, venne creata in Egitto una nuova setta, quella degli hachimiti o drusi, dal nome del suo capo Muhammad Darazi. La setta, diretta in seguito da Hamza Ibn ali, proclamò al Hakim manifestazione dell'intelletto universale e, secondo l'archetipo del messianesimo avventista sciita, ne attende il ritorno in qualità di Mahdi. Dall'Egitto, la comunità drusa si spostò verso la Siria, il Libano (ove conta circa 400.000 adepti) ed Israele (circa 7.000 elementi). Credono nella trasmigrazione delle anime. -------------------------------------------------------------------------------- Yazidi La setta degli Yazidi deriva il proprio nome da Yazid, assassino dell'Imam Husain, figlio di ali. Nei rituali, sono presenti elementi propri della tradizione cristiana, ebraica, manichea ed islamica (vengono contemporaneamente praticati il battesimo, la circoncisione ed il digiuno musulmano). La comunità yazida è composta da circa centomila elementi, che abitano nel Kurdistan e nella regione caucasica. -------------------------------------------------------------------------------- Ibaditi Partigiani di Abdallan Ibn al Ibadi, presunto fondatore della setta verso la fine del VII secolo, gli Ibaditi sono attualmente i soli superstiti dello kharigismo nella sua versione moderata: non considerano i non Kharigiti degli empi e si rifiutano di uccidere gli apostati e le loro famiglie. -------------------------------------------------------------------------------- Kharijiti I Kharigiti (uscenti), in origine partigiani di ali, lo abbandonarono allorché egli, in occasione della battaglia di Siffin (giugno 657), accettò una procedura di arbitrato con il contendente omeyade Mo'wiya. Essi si rifiutarono di accettare che la nomina del califfo potesse essere sottoposta alla valutazione di un uomo, poiché ritenevano che tale decisione dovesse essere presa dall'insieme della comunità (in quanto espressione della volontà di Dio). La setta difendeva il principio secondo il quale ogni musulmano poteva essere eletto califfo senza preclusioni di tipo razziale o di ascendenza familiare o tribale. Il solo requisito richiesto era quello dell'adesione alla fede. Per la setta, la condotta del califfo doveva essere irreprensibile: qualsiasi grave colpa lo faceva passare dallo status di credente a quello di infedele, mutamento che legittimava l'insorgergli contro. In generale, l'adepto che commetteva un peccato grave era considerato un apostata e doveva essere punito con la morte. I Kharigiti, inoltre, dichiaravano empi tutti i musulmani che si rifiutavano di seguire i loro insegnamenti. Questa setta mussulmana è l'equivalente islamico degli Ospitalieri. I Kharijiti sono devoti al concetto di jihad, la Guerra Santa Islamica. Diversamente dalla setta terrestre da cui discendono, i Kharijiti di Yrth sono specificamente un ordine di pii cavalieri islamici. Il luogo in cui sono più numerosi è al Wazif, dove possiedono alcune potenti fortezze. Sono i più acerrimi nemici degli Ospitalieri, che hanno i loro avamposti sulle frontiere del nord. I capi Kharijiti sono continuamente impegnati a convincere il Califfo perché organizzi un'invasione dei regni cristiani. I Kharijiti ritengono che la jihad sia il sesto Pilastro dell'Islam, importante quanto il pellegrinaggio. Pertanto considerano se stessi Mussulmani migliori dei loro più miti correligionari, e ciò li rende impopolari in molte situazioni. In ogni caso il Califfo li lascia fare, dal momento che sono ottime guardie confinarie. I loro occasionali sconfinamenti nel territorio di Megalos hanno poche conseguenze senza il supporto dell'esercito del Califfo, ma forniscono a quest'ultimo utili informazioni. La magia, per quanto non proibita dal credo dei Kharijiti, non è praticata comunemente. Ciò non ha niente a che vedere con dei pregiudizi, ma solo dal fatto che ad al Wazif tutti i maghi devono servire per due anni, nell'esercito del Califfo, e i Kharijiti preferiscono non ricevere ordini da chi non è totalmente devoto alla jihad. -------------------------------------------------------------------------------- Mutaziliti Seguaci di un indirizzo o sistema di teologia musulmana. L' origine del movimento va ricercata nelle lotte politiche dell' inizio dell' VIII sec. d. C., quando un gruppo di uomini pii assunse un atteggiamento di 'neutralità' (questo è il significato della denominazione) tra i ribelli Kharigiti che giudicavano 'infedele' il peccatore musulmano, e la maggioranza che gli attribuiva ancora la qualità di credente: i Mutaziliti affermavano che la posizione del peccatore era 'intermedia' fra quei due opposti. Col declinare delle lotte civili, il partito Mutazilita perdette il suo originario contenuto politico, e si trasformò in scuola teologica. I principali dogmi furono: affermazione del libero arbitrio, eternità delle pene infernali per i peccatori rei gravi peccatori, anche se musulmani; negazione di Dio anche nella vita futura. Dopo aver trovato adesioni tra alcuni califfi Abbasidi nel IX sec, il Mutazilismo decadde nel XIII sec, dopo aver trasmesso parte del proprio dogma nella religione degli Sciiti e degli Ibaditi. -------------------------------------------------------------------------------- Wahabiti Movimento dell'Islam fondato nel XVIII secolo da Mohammad ibn Abd al-Wahab che si proponeva di riportare l'Islam alla purezza originaria, abolendo l'adorazione di santi e martiri. Esso si richiama agli insegnamenti di Ibn Hanbal e di Ibn Tayuiya. al Wahab convertì alla sua dottrina un capo politico, Muhammad Ibn Sa'Ud, il cui figlio, 'Abd El-'Aziz, fu il fondatore del primo impero wahabita. Il wahabismo non è dunque una setta, ma un movimento fondamentalista, caratterizzato da un grande rigorismo morale e che intende riportare l'ISLAM alla sua primitiva purezza. La dinastia dei Sa'Ud governa l'Arabia Saudita dal 1932. Nel regno saudita, l'hanbalismo è la scuola giuridica ufficiale. Le moschee wahabite sono semplici e senza minareto. Wahabiti conquistarono la penisola arabica e La Mecca. Wahabiti sono gli attuali regnanti dell'Arabia Saudita. Wahabita è Osama Bin Laden, come pure il leader dei guerriglieri ceceni Shamil Basaev. I Wahabiti sono storici nemci degli Hashemiti. Gli Wahabiti sottolineano più delle altre correnti la necessità della Jihad. Uno degli obiettivi dichiarati da Bin Laden stesso nell'atto di costituzione del Fronte Islamico Mondiale, nel 1998, è, oltre alla liberazione della moschea di al-Aqsa a Gerusalemme, l'occupazione della Santa Moschea dell'Islam alla Mecca, nel territorio di un regime-quello saudita-assogettato all'America. Per gli wahabiti, quindi, le uniche regole per una vita religiosa sono contenute nel Corano e nella Sunnah. Ogni altra regola non è valida. -------------------------------------------------------------------------------- Hashemiti Sono i discendenti diretti del Profeta Maometto e i guardiani dei luoghi santi. L'attuale re di Giordania Abdallah II è il quarantaduesimo erede di Maometto. Gli hashemiti sono stati scacciati dall'Arabia dai wahabiti, sostenuti dagli inglesi. Secondo alcuni il re hashemita avrebbe pieno titolo a rivendicare il titolo di guardiano della Mecca. A distanza di quattro secoli il confronto continua. -------------------------------------------------------------------------------- Assassini La setta fu fondata nel 1090, al momento del massimo imperversare del Banestorm. alcuni membri furono trasportati a Yrth insieme ad altri Mussulmani e portarono con sé le loro credenze e la loro organizzazione. Seguendo l'esempio del loro fondatore terrestre, costruirono una fortezza sulla vetta delle montagne nell'occidente di al Haz e la chiamarono al Amut, cioè Nido dell'Aquila. Là risiede il capo della setta, noto ai profani col nome di Veglio della Montagna, da cui invia i suoi seguaci a compiere missioni di terrore. Gli Assassini prendono nome dalla parola Hashishin, cioè "consumatori di hashish" (la droga di Yrth che porta questo nome è diversa da quella della Terra, ma produce gli stessi effetti). Il loro fine ultimo è da sempre quello di diffondere la loro concezione dell'Islam su tutta la faccia di Yrth. Tuttavia il primo passo consiste nel far cadere tutti i governi islamici ortodossi. I principali metodi adottati sono l'assassinio in pubblico e l'intrigo politico. Praticamente ogni città nei territori Islamici ospita membri del culto degli Assassini. La setta pratica una versione misticheggiante dell'Islam, che non rispetta le normali preghiere e la pratica del digiuno. Gli Assassini ritengono che esistano nove livelli di sviluppo spirituale e che solo quando tutti i fedeli avranno raggiunto il nono, ci sarà l'avvento del Mahdi, il Redentore. Credono inoltre che tutte le proprietà debbano essere godute da tutti e che l'adorazione della Roccia a Geb'al Din e la venerazione dei santi sia un sacrilegio. Gli agenti degli Assassini sono chiamati fedayn, e ricevono un eccezionale addestramento nella loro arte. Sono maestri nel travestirsi piuttosto che nel muoversi furtivamente, dal momento che i loro omicidi vengono sempre commessi in pubblico. Ciò serve a dimostrare che i nemici della setta vengono sempre puniti e a garantire il martirio dell'assassino, che viene quasi sempre linciato. I fedayn amano colpire durante la preghiera del venerdì nella moschea, dove possono contare su un vasto pubblico e sulla possibilità di avvicinarsi facilmente alla vittima. -------------------------------------------------------------------------------- Zayditi (Zayditi, drusi e alawiti non sono più considerati musulmani dagli ortodossi) Partigiani di Zayn Ibn Li (ali Za'n U'L'A Bidin), morto nel 740, bisnipote di ali e nipote di Hussein, sono i soli a riconoscerlo come quinto Imam. Per gli altri Sciiti è suo fratello, Mohammad al Baqir (morto nel 731), ad essere il quinto Imam. Contrariamente alle altre sette sciite, lo zaydismo (o Shi'a moderata) (Per la Shi'a moderata, l'Imam è "colui che è rettamente guidato") riconosce la legittimità dei due primi califfi. In teoria, essa lascia la designazione dell'Imam alla libera scelta della comunità, nella pratica ha sostenuto il diritto alla successione dei discendenti di ali, della sua sposa Fatima (figlia del Profeta) e dei loro figli, Hasan ed Hussein. Per gli Zayditi, l'Imam è il depositario del sapere e deve far valere i propri diritti, impadronendosi del potere con le armi. La particolarità che distingue questa setta dalle altre fazioni sciite è il rifiuto della "Taqiya", ossia dell'obbligo di dissimulare le proprie credenze, in caso di pericolo per se stesso o per la comunità. Lo zaydismo conta almeno 6 milioni di aderenti ed è la religione ufficiale dello Yemen del Nord. -------------------------------------------------------------------------------- Ismailiti Poco prima della morte, nel 765, Ja'Far al Saddiq nominò quale suo successore Musa al Kazim, scartando per motivi oscuri Isma'Il, suo figlio primogenito. I sostenitori di Isma'Il fecero di quest'ultimo il loro settimo ed ultimo Imam (donde il termine ad essi applicato di Settimani), alla morte del quale si rifiutarono di credere. Isma'Il si sarebbe infatti nascosto per tornare un giorno come Mahdi a ristabilire la giustizia sulla terra. In tal modo, gli Ismailiti si separarono dai Duodecimani (o della Shi'a media) (Secondo la Shi'a media, l'Imam è colui che è dotato di "infallibilità ed impeccabilità" e che viene "illuminato dalla luce divina”), che invece riconoscono Musa al Kazim come settimo Imam. Gli Ismailiti si pongono l'obiettivo di rovesciare il Califfato sunnita, ai loro occhi illegittimo, e di sostituirvisi. L'ismailismo (cui aderiscono alcune centinaia di migliaia di musulmani che vivono in Siria, in Libano, in India, in Pakistan ed in Israele) ha generato molte sette scismatiche, tra cui quella dei Drusi, dei Nizariti, dei Mustaliani (detta della Shi'a estrema) (Per la Shi'a estrema, l'Imam è "colui che rappresenta la personificazione di Dio”). Quelle dei Carmati e dei Fatimidi da molti non sono considerate sette religiose, ma gruppi politico-militari, che hanno governato senza lasciare successori. -------------------------------------------------------------------------------- Carmati Riunitisi intorno ad Hamdan Qarmat, propagandista ismailita, ritenevano che Muhammad, figlio di Isma'Il, fosse il Mahdi atteso. I Carmati fondarono, nell'899, uno Stato a Bahrein e giunsero perfino ad attaccare e conquistare la Mecca, nel 930. Il loro Stato indipendente, di tipo comunitario ed egualitario, sopravvisse fino al 1077 circa. -------------------------------------------------------------------------------- Fatimidi Costoro credevano che il Mahdi fosse uno dei nipoti di Isma'Il e pretendevano di discendere dalla figlia del Profeta, Fatima. Si stabilirono dapprima nell'Africa del Nord, poi fondarono il Califfato fatimida d'Egitto (nel 969), ove mantennero il potere fino al 1171. Carmati e Fatimidi hanno condiviso l'opinione secondo cui si doveva distruggere "l'illegittimo" Califfato sunnita e difendere la propria dottrina, praticando il terrorismo rivoluzionario. -------------------------------------------------------------------------------- Nizariti Sono i seguaci di Nizar, figlio primogenito dell'ottavo califfo fatimida, al Mustansir (morto nel 1094), che è allo stesso tempo il loro diciottesimo Imam. Nel 1090, un proselita di al Mustansir, Hasan Ibn Sabbah (morto nel 1124) si impadronì della fortezza al Amut, in Persia, ove insediò l'organizzazione terroristica dei Fidawiya (meglio conosciuta con il nome di setta degli "assassini", poiché praticava l'omicidio politico e faceva uso di hashish). Questa comunità scomparve verso il XIII secolo e gli Ismailiti del ramo nizarita, dopo essersi nuovamente divisi in diverse fazioni (tra cui la setta dei Khodjas in India), fanno ora capo, per la maggior parte, all', che considerano il loro Imam. -------------------------------------------------------------------------------- Musta'lieni Sono i seguaci del figlio cadetto di al Mustansir, al Musta'li (morto nel 1101), che fu designato da suo padre e dal governatore militare alla successione del potere, a detrimento di Nizar. alcuni Musta'lieni hanno formato la setta dei Bohoras in India e non riconoscono come loro guida l'Agha Khan. -------------------------------------------------------------------------------- Duodecimani o Imamiti Aderiscono alla Shi'a media e costituiscono la maggioranza tra gli sciiti (oltre 50 milioni di aderenti). I Duodecimani chiudono la successione degli Imam al dodicesimo di essi, Muhammad al Mandi, scomparso nell'infanzia nell'874. Essi ritengono che egli non sia morto, ma che sia entrato in "occultamento". Essi lo chiamano Sahib al Zaman (signore del tempo) e ne attendono il ritorno come Mahdi per ristabilire la giustizia sulla terra. -------------------------------------------------------------------------------- Nusairiti o Alawiti Muhammad Ibn Nussair al Namiri (morto nell'884), fondatore e teologo della setta nel IX secolo, sosteneva che 'alI al Hadi o al Naqi, decimo Imam (morto nel 868), fosse un'incarnazione dello Spirito Santo e rivendicò per sé la successione. I suoi adepti contestano la nomina dell'undicesimo Imam, Hasan al Askari, accettato invece dai duodecimani. Gli alawiti riservano un culto particolare ad al I. La loro dottrina e i loro rituali presentano elementi extra islamici, circostanza che li pone lievemente al margine dell'Islam. I componenti della setta, circa 400.000, vivono nella Siria nord-occidentale e nella regione libanese di Tripoli. -------------------------------------------------------------------------------- Mahdiya E' un movimento fondato in Sudan, verso la fine del XIX secolo, da Muhammad Ahmad Ibn Abdallah (morto nel 1825). Costui si proclamò Mahdi di allah e "califfo del Profeta", chiamato a ricostituire l'unità dell'Islam. Egli incitava alla guerra santa ( Jihad ) tutti coloro che intendevano ribellarsi ai regimi "corrotti". Il Mahdi importò in Sudan un Islam epurato e puritano che ricorda, per certi versi, il wahabismo. La tribù degli Ansari, nel Sudan, è l'erede dei Mahdisti. -------------------------------------------------------------------------------- Sanusi'a E' una Confraternita mistica, fondata da Sidi Muhammad al Sanousi (morto nel 1859) e diretta, dal 1918, da suo nipote, Muhammad Idris, che fu, dal 1951, il sovrano dei primo regno di Libia fino al colpo di stato del 1969. -------------------------------------------------------------------------------- Ahmaditi Mirza Ghulam Ahmad (morto nel 1908), fondatore di questa setta, nata nel Punjab (India), si proclamò "messaggero universale", affermando di essere allo stesso tempo il Mahdi dei musulmani, il Messia dei cristiani e l'Avatar di Krishna. Un gruppo dissidente della setta costituì a Lahore una società per la propagazione dell'Islam. I Lahori si rifanno al sunnismo. Essi sono presenti in India, Pakistan, Iran, Arabia, Egitto e Malesia. -------------------------------------------------------------------------------- Ahl-I-Haqq La comunità degli Ahl -I - Haqq (gente della Verità) è stata fondata nel XV secolo da Sultan Suhaq. Il culto si basa sul raggiungimento dell'estasi attraverso il totale annientamento del proprio essere in Dio e sulla resurrezione finale. I principali centri degli Ahl -I - Haqq si trovano nel Kurdistan e nell'Azerbadjan e sono formati da elementi di estrazione prettamente agricola e contadina. -------------------------------------------------------------------------------- Shaikhismo, babismo e baha'ismo Lo shaikhismo è un movimento fondato da Ahmal al Asa (morto nel 1826), il quale afferma che, in assenza dell'Imam, l'esistenza di un intermediario tra quest'ultimo ed i fedeli è indispensabile. Quest'intermediario, lo "sciita perfetto", è il portavoce autorizzato (Bab) dell'Imam atteso. Il babismo venne fondato nella prima metà del XIX secolo da Sayyed alI Muhammad al Shirazi (giustiziato nel 1850), che si proclamò Bab nel 1844, incitando a prepararsi ad accogliere "colui che Dio manifesterà". Il baha'ismo, nato dal babismo, è un movimento che venne fondato da Mirza Husain 'all Nuri, soprannominato Baha Allah (morto nel 1892), che dichiarò, nel 1863, di essere colui di cui il Bab aveva annunciato la venuta. Il baha'ismo si sviluppò ad opera del figlio di Baha Allah, Abbas Effendi (soprannominato Abd al Baha e morto nel 1921) e di suo nipote Shoghi Effendi, morto nel 1957. La loro dottrina pacifista ha per scopo l'unificazione politico-religiosa e la fusione delle razze. I Baha'i credono nella fraternità universale e nell'educazione permanente, tesa a realizzare l'avvento di un governo mondiale. Il primitivo messaggio messianico di impronta sciita si è trasformato, nel corso del tempo, e soprattutto a seguito del contatto con l'Occidente, in una dottrina spirituale di tipo umanista-liberale. Riconosciuta come organizzazione non governativa dalle Nazioni Unite, la Comunità Baha’i è attivamente impegnata nella lotta contro le discriminazioni di sesso e razziali ed in quella contro gli armamenti. Abbandonate le suggestioni esoteriche, i Baha'i propagandano la compatibilità della scienza con la fede, l'idea del progresso continuo, rifiutando gli elementi soprannaturali e miracolistici della religione. L'organizzazione è centralizzata e fa capo alla Casa Universale di Giustizia, che ha assunto la guida della fede Baha’i alla morte di Shoghi Effendi. Essa è costituita da nove membri, eletti ogni cinque anni dalle Assemblee Spirituali Nazionali del mondo intero ed ha potere legislativo. Il Centro Mondiale è situato ad Haifa (Israele), dove si trova anche il "tempio d'oro". Insediatisi originariamente in località della Palestina e dell'Iran, ove sono stati duramente perseguitati dal regime khomeinista, i Baha'i (3-5 milioni di seguaci) sono attualmente dispersi in varie parti del mondo, specie nell'area terzomondista. La diffusione della fede è affidata alle Assemblee Spirituali Locali nonché, stante il fervore "pionieristico" di molti seguaci, all’iniziativa individuale.
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Utente gran figlio di Jobs ed in via di ubuntizzazione Lippi, perchè non hai convocato loro ? |
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#20 |
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Confesso di avere una edizione del Corano a casa e leggendolo via via mi dicevo ...ma qui è come la Bibbia... qui è come il Nuovo Testamento...ma parla anche di Gesù e via dicendo.
Purtroppo come al solito l'uomo è fenomenale nel rigirare le cose come vuole. La stessa parola "Jihad" indica lo sforzo che ogni musulmano deve fare per diffondere (con la sola forza delle parole beninteso) l'Islam. Ne più ne meno quello che deve fare qualsiasi credente di qualsiasi religione. La mia impressione è che l'Islam stia passando quello che il Cristianesimo ha passato nel medioevo.
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