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Carte d'identità elettroniche dal prossimo 2 gennaio? tassa di 20-30 E
Lunedì 24 Ottobre 2005
CHI FABBRICA LE NUOVE CARTE Per la “Silicon Valley” romana sarà un affare d’oro Guerra fra aziende di Stato per assicurarsi la produzione: vince il Poligrafico in cordata con Poste e Livolsi di PIETRO PIOVANI ROMA - La carta d’identità elettronica costerà fra i 20 e i 30 euro. Per sapere con certezza l’entità della tassa bisognerà aspettare il decreto del ministero dell’Interno. Ma si considera ormai scontato che il prezzo da addebitare ai cittadini per ottenere il nuovo documento ad alta tecnologia non sarà inferiore ai 20 euro. La decisione in realtà sarebbe abbastanza urgente, perché a partire dal prossimo 2 gennaio secondo la legge si dovrebbero già sostituire le carte di carta con le carte di plastica. Ma è possibile (se non probabile) che alla fine si preferisca rinviare la scadenza di sei mesi, il che consentirebbe di decidere con un po’ più di calma. I costi. Secondo la legge, dal 2 gennaio i cittadini che chiederanno all’anagrafe il rilascio o il rinnovo delle carte d’identità saranno tenuti a «corrispondere un importo pari almeno alle spese necessarie per la loro produzione e spedizione, nonché per la manutenzione necessaria all'espletamento dei servizi». A quanto ammontano le «spese necessarie»? La carta in sé non ha un costo altissimo. Se però si aggiungono gli acquisti delle macchine necessarie al rilascio del documento, le cifre aumentano. La spesa si potrebbe contenere se si decidesse di concentrare i luoghi in cui le carte vengono “scritte”, cioè vengono riempite con i dati del titolare. Se si creassero due o tre centri nazionali per lavorare le carte di tutti gli ottomila comuni italiani, si spenderebbe molto poco. Ma se invece si vuole che gli ottomila comuni italiani siano in grado di fare da soli e rilasciare a vista o quasi il documento, allora i costi lievitano. La tassa di 20-25 euro consentirebbe di finanziare una soluzione intermedia: allestire tremila centri di “scrittura” in tutta Italia, raggruppando i comuni vicini. La tassa. In tutti i paesi che hanno adottato o stanno adottando il documento elettronico, i governi hanno deciso di imporre una tassa. In Belgio (dove possedere la carta d’identità è obbligatorio) si pagano 10 euro. In Finlandia (dove invece è facoltativo come da noi) 40 euro. In Gran Bretagna si pensa a un documento obbligatorio da almeno 40 euro. Da noi la vecchia carta costa oggi 5,16 euro. Se quella nuova arrivasse a 25 euro il gettito per lo Stato aumenterebbe di circa 120 milioni di euro all’anno (in un anno si emettono 6 milioni di carte). La scadenza. La legge fissa il 2 gennaio come termine tassativo per abolire i documenti di carta. E non solo quelli d’identità: anche il passaporto e il permesso di soggiorno per gli extracomunitari. Per il passaporto la proroga è sicura al cento per cento, manca ancora un’intesa internazionale che ne confermi la validità oltrefrontiera. Per la carta d’identità non ci sono certezze, ma è molto difficile che si riesca a mantenere l’impegno. Molte decisioni sono ancora da prendere: quanti saranno i centri che scriveranno le carte? E quali amministrazioni devono accollarsi le spese per i macchinari? E chi incasserà i soldi versati dai contribuenti? Molti piccoli comuni ancora non sono informatizzati: chi pagherà i computer e il collegamento alla rete? Se non ci sarà la proroga, il 2 gennaio molti cittadini italiani non potranno avere il nuovo documento elettronico, perché il loro comune non sarà pronto, ma neanche quello vecchio perché la legge non lo consente. ---------------- Conterrà le nostre impronte ma senza archiviarle ROMA Pensate per garantire la massima sicurezza e la massima riconoscibilità degli individui, le carte d’identità elettroniche conterranno fra le altre informazioni anche le nostre impronte digitali. Ma non ci sarà un archivio delle impronte, nessuno potrà confrontare le impronte di un incensurato con quelle trovate sul luogo di un delitto. Il profilo dei nostri polpastrelli sarà registrato solo nella banda ottica e nel microchip della carta, allo scopo di rendere ancora più sicura l’identità della persona che mostra la carta. Per tutti comunque resta la possibilità di rinunciare alla carta d’identità, che nel nostro paese almeno per ora rimane facoltativa. -------------- Saremo riconosciuti e firmeremo “on line” Finalmente decollerà l’Italia digitale ROMA La carta d’identità elettronica è un normale documento su cui si stampano fotografia e dati anagrafici del titolare. Come tutti i documenti d’identità, serve a farsi riconoscere dagli altri e in particolare dalle autorità pubbliche. Ma la carta elettronica consente di essere riconosciuti, oltre che di persona, anche per via telematica. Mi procuro un lettore di microchip, ci infilo la tessera, digito un codice di sicurezza e dall’altro lato della rete qualcuno può avere la garanzia che quello davanti al computer sono io. «È un grande progetto per il paese», giura Giovanni Fiori, vicepresidente del Poligrafico. Dalla carta elettronica ci si aspettano grandi cose. Con la sua diffusione si potranno moltiplicare i servizi offerti dalle amministrazioni statali e locali . Qualsiasi sportello pubblico si sposterebbe a domicilio, qualsiasi pratica si potrebbe avviare e concludere on line. In pochi anni assisteremo a un grande salto tecnologico per l’intero paese, così almeno prevedono gli ottimisti. In futuro la carta potrebbe diventare il documento unico del cittadino, inglobando patente di guida e nautica, passaporto, tessera sanitaria, codice fiscale. E potrebbe diventare una carta di pagamento: un “borsellino elettronico”, per pagare ad esempio il biglietto dell’autobus. La tecnologia consentirebbe di usare il documento d’indentità anche come bancomat. Le garanzie di sicurezza sarebbero molto superiori a quelle delle attuali carte di credito. È molto probabile che prima o poi questa possibilità venga offerta ai titolari di un conto Bancoposta, visto che fra i produttori della tessera c’è pure Poste Italiane. Pie. P. ------------------ ROMA La carta d’identità elettronica è anche una grande opportunità industriale. Nella fase iniziale, produrre documenti significherà probabilmente rimetterci qualche soldo o forse andarci in pari: l’imposta di 20-30 euro servirà più o meno a coprire le spese. Ma nessuno nasconde che in futuro questo diventerà un business. Il mercato c’è: ogni anno ci sono 6 milioni di italiani che chiedono una carta d’identità, una volta ammortizzati gli investimenti iniziali i guadagni sono garantiti. E le prospettive d’affare non si fermano qui. La tessera è uno strumento che può essere messo a disposizione di enti locali, banche, aziende (ovviamente con il consenso del titolare), in cambio di adeguati compensi. Un affare su cui molti hanno cercato di saltare. La competizione ha coinvolto in particolare due aziende di Stato: da una parte la Sogei, la società informatica del ministero dell’Economia; dall’altra il Poligrafico, l’istituto che stampa Gazzette ufficiali, monete, francobolli, targhe automobilistiche. Il Poligrafico in verità è sempre stato il candidato naturale a produrre le carte, e sin dall’inizio era stato incaricato della sperimentazione. Nei giorni scorsi però una norma spuntata a sorpresa nella Finanziaria di Tremonti ha rischiato di cambiare tutto: la carta d’identità elettronica c’era scritto deve essere emessa «in analogia a quanto previsto per la Tessera sanitaria», che già viene rilasciata in molte regioni compreso il Lazio. E da chi viene fatta la tessera sanitaria? Dalla Sogei. I primi a protestare sono stati i sindaci. «La legge Finanziaria decreta inesorabilmente la chiusura del progetto della carta di identità elettronica» ha denunciato l’Anci, l’associazione dei comuni. Sostituire il Poligrafico con la Sogei significava ricominciare tutto da capo, rinviando l’operazione a chissà quando. Alla fine la norma è stata stralciata dalla Finanziaria e per ora la Sogei è uscita dal gioco. Potrebbe comunque tornare in campo accordandosi con il Poligrafico, perché in realtà la carta d’identità la faranno in tanti. Il Poligrafico ha creato una società apposita nella quale sono già entrate due imprese pubbliche come Poste Italiane e Finmeccanica, un colosso informatico Usa come Eds; tutte hanno il 15%. C’è anche il finanziere Ubaldo Livolsi, amico e collaboratore di Berlusconi, con il 2%: la sua presenza non è passata inosservata. Ma la carta elettronica sarà soprattutto un affare romano. L’occasione è provvidenziale per il Poligrafico: l’azienda che nel ’97 perdeva 320 milioni di euro è riuscita a risanarsi riducendo spese e personale, ma sta perdendo molte delle sue attività tradizionali (il governo le ha persino tolto la storica sede di piazza Verdi). Ora ha la chance di lanciarsi su prodotti ad alta tecnologia come i nuovi documenti. E sono romani fornitori come la Laser Memory Card srl, piccola società che metterà nella carta la sua banda ottica. Per il microchip invece sono in prima linea i grandi produttori mondiali, a cominciare dall’italo-francese Stm. Pie. P. ----------- E l’astrofisico Jerome Drexler incasserà 37 milioni all’anno ROMA Chi crede che studiare fisica non sia redditizio dovrebbe parlare con Jerome Drexler. Per lui la scienza è stata un affarone. Ha cominciato facendo il ricercatore nei celebri laboratori della società telefonica americana AT&T (quelli che inventarono il transistor). Poi si è messo in proprio e ha inventato la banda ottica a lettura laser. L’ha brevettata nel 1982 e l’ha venduta a diverse aziende californiane e giapponesi. Ha fondato una società, la Drexler Technology Corporation, quotata al Nasdaq. Ha già guadagnato soldi a palate, ma ora l’imminente avvento dei documenti elettronici promette di portargli ancora tanti soldi negli anni a venire.L’Italia sarà il primo grande paese del mondo ad emettere carte d’identità con banda ottica. In una lettera agli azionisti la sua società (che nel frattempo si è ribattezzata Laser Card Corporation) scrive: «Prevediamo che la realizzazione della ID card e del permesso di soggiorno in Italia si tradurrà in ricavi rispettivamente di 40 e di 5 milioni di dollari l’anno», circa 37 milioni di euro. Oggi Drexler ha 77 anni, ha lasciato le cariche operative della sua azienda, ha scritto un libro di astrofisica sul tema dell’antimateria. (Il Messaggero)
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Italia: Governo ripropone la carta di identità elettronica
Martedì, 04 luglio Si riaccendono le speranze dei sostenitori di un documento unico elettronico per i cittadini italiani. Ieri, il ministro all'Innovazione nella PA, Luigi Nicolais, ha infatti spiegato che la Carta di identità elettronica (CIE) si farà e sarà del tutto diversa da quella ipotizzata nella scorsa legislatura e naufragata per mancanza di fondi e di progetti condivisi. Il nuovo documento, ha spiegato Nicolais, sarà il compimento dei processi di informatizzazione in corso nella Pubblica Amministrazione italiana: avrà infatti funzionalità multiple di accesso alle banche dati sostituendo in toto "carta di identità tradizionale, tessera sanitaria, codice fiscale ed eventualmente anche patente e carta elettorale". Nicolais in una intervista al Corriere delle Comunicazioni ha spiegato che la nuova CIE avrà durata decennale e costerà molto meno di quanto previsto dai progetti originari, 20 euro contro i 30-50 inizialmente ipotizzati. Quanto ci vorrà? Qui ogni ipotesi è aperta ma a quanto pare Nicolais vede una strada spianata. "Ne ho già parlato con Amato, Turco e Visco - ha dichiarato - trovando rapidamente la massima disponibilità, tanto che ormai siamo molto avanti. Contrariamente a quanto si dice, c'è molta armonia e spirito di collaborazione tra i ministri". In questo processo di sviluppo dovranno trovare posto, evidentemente, serie riflessioni sul fronte della privacy. A suo tempo l'allora garante della privacy Stefano Rodotà aveva messo in guardia sui rischi di un "documento unico" leggibile da appositi lettori in dotazione presso la Pubblica Amministrazione: per tutelare il diritto del cittadino, aveva spiegato, è necessario che non venga mai meno il controllo sui dati contenuti nella CIE da parte dell'intestatario della card. Proprio rispetto alla sicurezza dei dati, lo stesso Rodotà aveva parlato dei dati sanitari come di informazioni "sensibilissime" sulle quali, proprio per questo motivo, l'intestatario dovrà avere piena autonomia decisionale, per esempio nel decidere quali informazioni di quelle che lo riguardano debbano essere "caricate" sulla card. Su questo fronte si sono in passato espressi più volte esperti di fama che in qualche caso hanno persino bocciato tout-court l'idea di una "card unica", in quanto le problematiche di gestione sicura dei dati sarebbero tali da impedirne l'attuazione "senza che questo abbia delle conseguenze". (canisciolti.info)
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cambia il governo ed il ministro ma l'inculata rimane tale e quale .
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per quel che mi serve la CI se la possono tenere
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