Foxconn trasferisce la produzione di smartphone e tablet in USA?
Secondo quanto riportato da fonti cinesi, Foxconn potrebbe iniziare a produrre smartphone e tablet per le società clienti in America
di Nino Grasso pubblicata il 25 Novembre 2013, alle 14:21 nel canale TelefoniaFoxconn
Conosciuta soprattutto per essere la società che si occupa della produzione materiale degli iPhone, ma anche per le dure condizioni lavorative a cui sono sottoposti i suoi dipendenti, Foxconn è uno dei più grandi fornitori per i produttori di smartphone e tablet. Nokia e Samsung ad esempio, oltre ad Apple, producono i propri dispositivi all'interno di stabilimenti specializzati del produttore taiwanese in Cina, che secondo indiscrezioni riportate da fonti cinesi starebbe vagliando la possibilità di spostare alcune linee produttive negli Stati Uniti.
Moto X è attualmente l'unico dispositivo prodotto ed assemblato nello stato americano e, nonostante la richiesta da parte degli utenti non si sia mostrata eclatante nonostante le gustose novità anche sotto la scocca, potrebbe spingere altri concorrenti a realizzare strategie di produzione simili, spostando almeno le ultime fasi di assemblaggio sul territorio statunitense.
I motivi per cui i produttori dell'elettronica di consumo si affidano a stabilimenti cinesi sono molti e noti a tutti: fra quelli ufficiali abbiamo l'elevata disponibilità di terre rare indispensabili per la produzione di specifici tipi di prodotti, mentre fra quelli meno ufficiali ma verosimilmente più realistici abbiamo il basso costo della manodopera, legato però ad una preparazione della stessa non in linea con gli standard occidentali.
Le cose stanno però cambiando: i costi di manodopera stanno crescendo anche in Cina, e la crescente possibilità di automatizzare molti dei processi di produzione potrebbero rendere più conveniente un approccio di questo tipo anche dal punto di vista economico. Sarà ampiamente probabile, quindi, vedere società che delegheranno la produzione di dispositivi di fascia alta agli stabilimenti dei fornitori negli USA, mentre per gli altri modelli si utilizzerà un approccio di tipo più tradizionale.
Secondo quanto riportato da cnYes.com, Foxconn sta cercando di aprire alcune strutture nella East Coast e nella West Coast statunitensi. Lo stesso Terry Gou, fondatore della società, ha incontrato recentemente il Governatore dell'Arizona Janice Brewer proprio per discutere sull'eventuale apertura di uno stabilimento nello stato americano, che già vede molte realtà che producono software, ma nessuna che si occupa della produzione di hardware.
9 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoAppena questi salgono ritorna ad essere conveniente produrre "near the factory" con un indotto produttivo aggregato e su sul suolo di rivendita.
La Cina per le grandi aziende è stata solo un bolla speculativa, se i costi si alzano rifanno le valige e in Cina lasciano solo gli stabilimenti per il mercato asiatico nella speranza che la perdita di lavoro non ributti il paese stesso "nella crisi" contraendo le vendite.
La ruota gira
100anni fa è toccato a noi in europa, poi si è passati agli states, poi alla cina e in futuro probabilmente si andrà massicciamente in india.
Le terre rare non sono un motivo per andare in Cina:
1) le si potrebbe facimente importare (i Giaponesi lo fanno), sia come materia prima che come componenti già finiti
2) servono principalmente per fare microprocessori (cosa che già fanno in USA, quindi le importano)
Massì, usiamo termini di cui ignoriamo il significato che fa fico
Magari in questo contesto sarebbe il caso di parlare di delocalizzazione
10post è almeno il 10% degli stessi è inutile...
Eccerto, la colpa è sempre di qualcun'altro (in questo caso di qualcos'altro). D'altra parte rileggere quello che si è scritto è così faticoso
Ad ogni modo questo completamento automatico che partendo da
[CENTER]delo[/CENTER]
porta a
[CENTER]geolocalizzazione[/CENTER]
deve essere un vero bijou
Vabbè va
ps: la media peggiora, 18,18% di post inutili
100anni fa è toccato a noi in europa, poi si è passati agli states, poi alla cina e in futuro probabilmente si andrà massicciamente in india.
Ma anche no.
A meno di mutamenti radicali l'India si è già giocata le sue carte.
La Cina ha i suoi problemi in termini di corruzione, ma sono poca cosa rispetto a quello che si ha in India (basta vedere che disastri hanno fatto PER DECENNI a livello di sviluppo di armamenti nonostante il massiccio aiuto in termini di know-how da parte di buona parte dell'Europa e di Israele).
Inoltre il che il ritorno della produzione "vicino al mercato di vendita" è guidata
da tre fattori che prescindono dal costo della manodopera:
1) aumento dei costi di trasporto;
2) maggiori possibilità di sostituire lavoro manuale con automazione;
3) maggiore flessibilita dovuta alla minor latenza tra variazione degli ordini
di produzione ed arrivo dei nuovi prodotti sul mercato.
In pratica, eccetto che per alcune produzioni il costo del personale diventerà sempre meno importante.
Ma questo non significa che vi sarà anche un ritorno significativo in termini di posti di lavoro "in fabbrica" (quelli finiscono in maggiore automazione), in compenso si aprono un sacco di opportunità per chi fa automazione industriale (progettazione, assistenza e retrofit) e per un sacco di attività di supporto.
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