Dalla NASA un chip in grado di operare ad elevate temperature
L'ente spaziale americano sviluppa un particolare chip che può sopportare l'operatività ad elevatissime temperature senza l'ausilio di sistemi di raffreddamento
di Andrea Bai pubblicata il 12 Settembre 2007, alle 11:13 nel canale ProcessoriIn ambito tecnologico il contenimento delle temperature d'esercizio è un problema abbastanza pressante. Tutti i dispositivi tecnologici, infatti, siano essi sistemi PC desktop o notebook, console, prodotti consumer e via discorrendo, sono inevitabilmente soggetti a problemi di funzionamento quando si trovano ad operare in condizioni di temperatura elevata.
I sistemi di raffeddamento, tradizionali ad aria, a liquido o fantascientifici progetti che prevedono l'impiego di nanotecnologie, occupano un posto piuttosto importante nell'intero panorama tecnologico.
Il problema del raffreddamento di processori e componentistica elettronica è ovviamente molto più sentito in quegli ambiti dove l'implementazione tecnologica si trova a dover fare i conti con ambienti particolarmente ostili. In questo caso, infatti, spesso è necessario dover scendere a compromessi e adottare soluzioni meno vantaggiose in termini di efficienza pura ma che premino l'affidabilità.
Un approccio diverso al problema è stato portato avanti dalla NASA. Un gruppo di ricercatori dell'ente spaziale statunitense ha infatti progettato un particolare chip che fosse in grado di operare senza problemi di stabilità e funzionamento anche a temperature estremamente elevate. Questo nuovo chip, del quale purtroppo non sono noti molti dettagli se non il farraginoso nome (silicon carbide differential amplifier integrated circuit), è stato in grado di superare una sessione di test della durata continuativa di 1700 ore (circa 70 giorni) alla temperatura di 500°C.
La possibilità di resistere a temperature così elevate mette i progettisti nella condizione di non dover pensare al fardello del sistema di raffreddamento e adottare implementazioni maggiormente efficienti. La principale traduzione nel mondo reale di questa nuova scoperta è l'implementazione di un chip di controllo, in campo aeronautico e aerospaziale, che controlli il consumo di carburante e le conseguenti emissioni, in modo tale da realizzare motori jet con una maggiore efficienza.
Future interpretazioni della nuova tecnologia potranno trovare posto all'interno di pozzi di petrolio, oleodotti, impianti di trivellazione e via discorrendo. Nel caso in cui i costi di produzione dovessero inoltre essere non proibitivi, è possibile che questo genere di tecnologia faccia la propria comparsa anche all'interno dei normali motori per automobili e autocarri. Di applicazioni in campo consumer, per ora, non se ne parla.
Fonte: Dailytech
37 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoscherzi a parte, le applicazioni scientifiche e industriali ne trarranno un grande beneficio!
In orbita non è possibile dissipare il calore e la componentistica è soggetta a notevoli sbalzi di temperatura che vanno dal super freddo al super caldo anche in pochissimo tempo..
Per questo è indispensabile produrre componenti estremamente stabili che possano lavorare inb condizioni davvero estreme!
fsb a 2 tera sotto azoto liquido e via
P.S. E' una battuta giusto per bloccare i flames sul nascere (calcolate che scrivo da un barton 2500 per ora... anche se passerò ad un c2duo...)
E' un amplificatore differenziale (come dice il nome), un semplice integrato operazionale, da lì a fare un microprocessore (o anche soltanto una porta logica) ce ne passa...
In pratica una calcolatrice...
La butto sulla battuta perchè onestamente non ne capisco molto di queste cose... Infatti quella di prima era anch'essa da considerarsi come una cosa da ridere...
La stanza apposita è la cucina dove ora sono i fornelli.
Sono i thunderbird, comunque anche i palomino scaldavano parecchio.
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