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#1 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2005
Città: Givoletto
Messaggi: 6119
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Rivalità e rancori tra città
Secondo voi perchè diverse città sono in contrasto tra loro da tempo immemore? Cosa porta a queste situazioni? Per esempio noi brindisi odiamo a morte i leccesi e viceversa da centinaia di anni per diversi motivi (principalmente per la colonna romana), tant'è che noi brindisini chiamiamo i leccesi "pòppiti" per disprezzarli. Cosa ancora più grave è che, non so perchè, ma io stesso anche se nessun leccese mi ha mai fatto niente li odio da morire!!! Insomma, questa cosa che non mi appartiene mi ha condizionato molto (così come anche tutti i brindisini). Il fatto è che ho notato che queste situazioni sono presenti un pò dappertutto in Italia. Cosa, secondo voi può aver portato a questo, quale può essere la causa principale alla base di queste situazioni?
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#2 | |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2006
Città: Trapani (TP)
Messaggi: 3098
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Quote:
In genere è tutto legato a guerre passate o ad un rapporto di sudditanza dei secoli scorsi.
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A casa ho almeno sette PC, in firma non ci stanno
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#3 |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2008
Città: Rovereto
Messaggi: 2734
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ma se la colonna della via appia gliela hanno data i brindisini ai leccesi perchè avercela poi?
cmq poppiti era un termine per i salentini esteso in disprezzo ai leccesi veri e propri che non possono certo esser considerati post oppidum dai brindisini personalmente mi incazzerei sul serio ora per la questione della sabbia
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Godo, vedere come è ridotto il PCI non ha prezzo ![]() 5774_10_shevat Ultima modifica di חוה : 26-10-2008 alle 07:55. |
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#4 |
Member
Iscritto dal: Jan 2007
Città: Lucca
Messaggi: 197
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Meglio un morto in casa che un pisano alla porta.
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#5 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2005
Città: Givoletto
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#6 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2005
Città: Givoletto
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Azz... quindi Lucca e Pisa sono in contrasto?
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#7 |
Member
Iscritto dal: Feb 2007
Città: Romagna ma col cuore in Toscana, e spero nel prossimo futuro in Spagna
Messaggi: 353
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Come Stallone insegna
![]() http://it.youtube.com/watch?v=c-OwekIJPlY ![]() Comunque rispondo con una citazione di un grande scrittore che adoro "Quando non sappiamo chi odiare, odiamo noi stessi." (Da "Invisible Monster" di Chuck Palahniuk)
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Chiesa Valdese - Remember, my child: Without innocence the cross is only iron, - Grazie Daniele di regalarmi ogni giorno il tuo amore! - Per l'Alternativa - Chi ci pensa nel miele, annega - La Filosofia è come la Russia, piena di paludi e spesso invasa dai tedeschi. (Roger Nimier) |
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#8 |
Member
Iscritto dal: Feb 2007
Città: Romagna ma col cuore in Toscana, e spero nel prossimo futuro in Spagna
Messaggi: 353
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No no, c'è una stretta amicizia fra Livorno-Pisa-Lucca
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#9 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2001
Città: Pieve a Nievole (PT), Granducato di Toscana
Messaggi: 7751
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dire che sono in contrasto è riduttivo, proprio non si posson vedere
![]() per i più curiosi, ecco riassunto e origine delle (principali) rivalità toscane, dall'edizione locale del Corriere della Sera: http://corrierefiorentino.corriere.i..._toscana.shtml Annota Goethe, in viaggio per l’Italia: «Qui sono tutti in urto, l’uno contro l’altro, in modo che sorprende. Animati da un singolare spirito di campanile, non possono soffrirsi a vicenda». Difetto nazionale, ma la Toscana ne fa un’arte. Sentite questa. Pisak è un villaggio sulla costa dalmata, ben noto al turismo italiano. Chi viaggia in auto da Spalato verso sud trova, uscendo da Omis, un cartello stradale: «Pisak 16 km». Quest’anno una mano ignota, ha sostituito la distanza con... ben altra espressione: «Pisak merdak». Mano ignota, ma certo livornese, perché solo un livornese può sentire l’urgenza interiore di scendere dall’auto nel bel mezzo della Croazia per fare, armato di bomboletta, una dichiarazione del genere! La reciproca insofferenza fra livornesi e pisani è proverbiale. Nel senso letterale: la ritrovi nei proverbi e nei modi di dire. A Livorno, niente di peggio che «fa’ vaini co’ Pisani». Rispondono a Pisa che: «i discorsi li porta via ’r vento, le bicirette i livornesi». Per non dire delle barzellette livornesi, dove il «pisano » corrisponde al «carabiniere». Ricordate quel titolo del Vernacoliere dopo Chernobyl? «Primi effetti della nube radioattiva: è nato un pisano furbo. Stupore nel mondo, sgomento in Toscana». Pisa e Livorno distano dieci chilometri. Poche città sono più vicine, ma poche più ringhiose nell’affermare l’una contro l’altra le rispettive identità. Freud lo chiama il «narcisismo delle piccole differenze ». LA STORIA DEI RISENTIMENTI. Peraltro, risentimenti che hanno radici profonde. Si risale al declino di Pisa come repubblica marinara, sconfitta dai genovesi alla Meloria (1284), scoglio al largo della costa livornese. Nome che resta di pessimo auspicio: «t’avessi ’n culo ti caerei alla Meloria», dicono ancora a Pisa, per spregio. Livorno era solo un villaggio di pescatori, che gli stessi pisani vorranno poi fortificare nel Trecento, in appoggio a Porto Pisano. Nel Quattrocento, quando Pisa stessa sta ormai nell’orbita medicea, i genovesi, ormai trionfanti sulla costa tirrenica, vendono sia Livorno che Porto Pisano agli odiati fiorentini. Si può immaginare qualcosa di peggio per l’orgoglio pisano? Ahimé sì. Col processo d’interramento subìto dal bacino di Porto Pisano nel Cinquecento, e col favore della politica medicea, Livorno diventa il porto principale della Toscana (e tale resta nel Granducato dei Lorena), mentre la gloriamarinara di Pisa non sarà più che un ricordo. È fatale: ci se la piglia sempre con chi sta a portata di mano. Così i pisani, anziché odiare Genova, ce l’hanno a morte con Livorno (che profittò della disgrazia) e con Firenze (che la favorì). Affettuosamente ricambiati, ovvio. Di nuovo, proverbi e modi dire la dicono lunga. Ci fanno capire quanto antichi siano certi localismi malanimosi, dove l’ostilità per il vicino risulta appena temperata dall’umorismo (e non sempre). Il Dittionario toscano di Adriano Politi (1640) è in ciò una fonte inestimabile. «Chiede a me de’ passi di danza è come chiede a un fiorentino della topa», ghigna beffardo il pisano. Cui risponde perentorio il fiorentino: «Meglio un morto ’n casa che un pisano all’uscio ». Quest’ultimo — pochi lo sanno — in origine non è un detto fiorentino né livornese, bensì di Lucca. La faccenda si complica: cominciamo a capire che in Toscana... tutti ce l’hanno con tutti! Di nuovo, la storia. PISA CONTRO LUCCA. Pare che schiere armate della Repubblica di Pisa fossero solite attaccare e saccheggiare la Lucchesia, con temibili scorrerie notturne. Era dunque meglio — ma per davvero, nel Medioevo—avere un morto in casa che «un pisano all’uscio ». Ecco perché la tradizionale risposta del pisano doc suona (con orgoglio): «provare per credere »; oppure, a rincarare la minaccia, «che il tuo dio ti ascolti»! Del resto, ancora si dice a Lucca: «far come i ladri di Pisa» (che di giorno leticano e poi, la notte, vanno insieme a rubare). Oggi non sono che spiritosaggini. Ma non è per scherzo che Dante (Inf. XXXIII) inveisce contro «Pisa vituperio delle genti»; ed è con odio vero che subito aggiunge: «muovasi la Capraia e la Gorgona / e faccin siepe ad Arno in su la foce / sì ch’elli anneghi in te ogni persona!». A questo punto ci si aspetta che Firenze e Lucca, come pure Firenze e Livorno, vadano d’amore e d’accordo. Non hanno in Pisa un nemico comune? Troppo semplice, per noi! Funziona un po’ tra Firenze e Livorno (ma l’ultimo tentativo di gemellaggio fra tifoserie calcistiche non è riuscito per ragioni «politiche »). Non funziona affatto tra Firenze e Lucca, di cui il fiorentino non apprezza che le donne: «pane di Prato, vino di Pomino, potta lucchese e cinci fiorentino». Quanto al resto: «alla fin di tanti guai, un lucchese ’unmanca mai». Dal canto loro i lucchesi, imparzialmente, fanno battutacce su tutti, livornesi inclusi (se ne volete qualcuna: www.laotenna.it). Anche Firenze ce l’ha con tutti. Ma, da capitale altezzosa del Granducato, soprattutto con i borghigiani delle campagne. «A Marradi, e’ semina fagioli e nascan ladri». Ce l’ha perfino, Firenze, con paesi che saranno presto raggiungibili col tram: «Peretola, Brozzi e Campi, la peggio genia che Cristo stampi »; «Signa maligna, né levaci nuora né mettici figlia». Per non parlare di Prato (che proprio campagna non è), di cui i fiorentini amano mettere in ridicolo la gorgia rafforzata. La quale, ben al di là della semplice aspirazione, comporta la totale sparizione delle c e t intervocaliche: «I' son di Prao e vogl'esse' rispettao, pos'i sasso e mang'i'bbao». Cioè il baco, che negli intendimenti dell'orgoglio pratese non è certo un verme qualunque, ma qualcosa di più consistente da esibire! L'accorto lettore capirà che non mi riferisco alle ciminiere degli opifici tessili: quelle cento ciminiere che, già nell'Ottocento, sospingevano lo storico Emanuele Repetti a descrivere Prato come «la Manchester della Toscana ». PRATO CONTRO PISTOIA. Allora: che rabbia per i pratesi vedere Pistoia, l'eterna rivale, diventare capoluogo nel 1927, mentre Prato resta in provincia di Firenze fino al 1992. Rivalità secolari di cui — le vie della Storia sono infinite! — restano tracce nel mondo del pallone. Dove la Toscana tutta e la stessa provincia di Firenze (con rare eccezioni, vedi Casentino) mostrano una inveterata ostilità contro la Fiorentina, squadra del capoluogo; e preferiscono, quando manchi in A una squadra locale, tifare per il Milan (come parecchi lucchesi e pistoiesi) o per l'Inter (come nel Valdarno) o per la Juve (come tutti gli altri). Ostilità cui viene opposto dalla Firenze calcistica un aristocratico disdegno, riassunto nel motto: «Quelli a strisce son di campagna». Disdegno che non esclude l'Empoli Fc, che pure non ha la maglia a strisce, ma rappresenta per i fiorentini l'incarnazione per eccellenza dei «cugini di campagna». Tanto che, in occasione di un derby Empoli- Fiorentina (i cugini erano appena tornati in A), la tifoseria viola inalberò un cartello irridente: «Dove l'avete preso lo stadio, al-l'Ikea? ». Per non dire del Siena, che veste l'odiata maglia bianconera. L'ostilità di Firenze verso la Juventus ha tante ragioni; ma si tratta anche e soprattutto di una faccenda interna alle rivalità toscane: la provincia contro il capoluogo, la regione contro la capitale. E viceversa. Non starò a ricordare con quali epiteti, non solo in Firenze, si evoca la Maremma. Sì, per mascherare talune brusche perplessità sulla verginità della Madonna; però anche con effettivo riferimento alla Maremma vera e propria (che impestò di febbri malariche chi ci passava prima delle bonifiche). INFINE, SIENA. E poi c'è Siena. L'unica che abbia fatto davvero tremare Firenze. Battaglia di Montaperti, 1260: "lo strazio e 'l grande scempio che fece l'Arbia colorata in rosso" (Inf. X). I fiorentini non cessano di dolersene, i senesi di goderne, ambedue di parlarne. Guelfi e ghibellini, 750 anni dopo. Ma si può? La rivalità fra le due resiste ai secoli, e non disdegna malevolenze anche aspre. "Siena, di tre cose tu sse' piena: di torri, di campane e di figli di puttane ». Volgarità guelfe cui il ghibellino risponde con signorile distacco. Convinti di essere il centro del mondo, i senesi si chiudono — come e più dei fiorentini — nella contemplazione della grandezza perduta. Solo un senese doc, che abbia bevuto l'acqua di Fonte Branda, può chiedersi in tutta serietà se non sia Siena «quella farfalla il cui battere d'ali può scatenare un uragano all'altro capo del mondo» (cito dal sito della Chiocciola). Fate la prova: mettete insieme un fiorentino e un senese. Due persone sobrie e beneducate, aliene da volgarità e megalomanie. Bene che vada, si metteranno a leticare su chi parla meglio italiano. Uniti in ciò, e solo in ciò, dal comune dispregio per gli altri toscani: «barbari» tutti. A cominciare dagli aretini, si capisce, cui si rimprovera il massimo difetto: non essere né fiorentini né senesi. Per finire con Massa e Carrara, dove parlano notoriamente «ostrogoto »! IL PERCHE'? TANTI CAMPANILI. Perché tutto ciò? Certo, l'Italia intera è nota come «paese delle mille città»; ma la Toscana in questo batte tutti. Nel Tre-Cinquecento la Lombardia è sostanzialmente già una: tolta Mantova, un solo Ducato, prima visconteo poi sforzesco, unisce tutti. Lo stesso in Sicilia e altrove. In Toscana invece le rivalità si protraggono. E restano nel costume, nella cultura. Patrimonio di differenze, però anche fonte di spiritelli polemici: «montapertismo», lo chiama qualcuno. Che si ripercuote, oggi, perfino all'interno dell'ente Regione, dove gli equilibri geografici non contano meno di quelli politici. La memoria dei popoli è strana. I «quadri sociali della memoria collettiva » hanno bisogno di mediazioni simboliche, talora perfino di distorsioni leggendarie. Grazie ad esse — spiega Halbwachs — un evento sarà ricordabile solo se «memorabile ». Però: per costruire leggende e consolidare simboli, ci vuole tempo. Ecco perché nella coscienza popolare nulla resta di quanto successo pochi anni fa (con gran felicità di chi abbia governato male), ma solo importa quanto accade oggi stesso e... quanto accadde cinquecento- mille anni fa! Magari a Montaperti. D'altronde, quante faccende premono invece, che esigono ormai una visione d'insieme! Come realizzare la «città metropolitana» (lo prescrive, dopo la riforma del 2001 l'art. 114 Cost.); come riorganizzare il trasporto aereo; come coordinare il credito regionale; come pervenire a un vero «sistema universitario regionale». E tante altre. Allora, «maledetti toscani»: finché si scherza si scherza. Ma quando si parla di cose serie, non sarebbe l'ora d'abbozzarla? Sergio Caruso *Docente di Filosofia delle scienze sociali, Università Firenze Usi e costumi 31 agosto 2008
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Quel vizio che ti ucciderà non sarà fumare o bere, ma il qualcosa che ti porti dentro, cioè vivere - Twitter ![]() Ultima modifica di bluelake : 26-10-2008 alle 10:51. |
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#10 | |||
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![]() piuttosto l'odio vero e non legato a futili motivi c'è tra leccesi e baresi storicamente salento NON è puglia e bari è così lontana da non essere considerata nemmeno capoluogo di regione. il salento dovrebbe una regione a parte e questo riconoscimento ci è stato negato per ben due volte nel corso della storia repubblicana(e sempre per una manciata di voti) |
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#11 | |
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#13 | |
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![]() Una tremenda epidemia di peste funestò il Regno di Napoli nel 1656. Le vittime furono migliaia ovunque, ma la provincia di Terra d'Otranto fu miracolosamente risparmiata. La popolazione attribuì lo scampato pericolo all'intercessione di Sant'Oronzo, che fu poi per questo proclamato patrono di Lecce e della provincia. In quell'occasione la città di Brindisi donò a Lecce una delle due colonne romane che contrassegnavano la fine della via Appia, affinché su di essa venisse posta la statua di sant'Oronzo, nell'omonima piazza leccese. (http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del_Salento)
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#14 | |
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shhh, non lo sanno ![]() |
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#15 | |
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#16 | |
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#17 |
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mi verrebe da chiedere se il mare è più bello nel brindisino o nel leccese ma credo che vi ammazzereste
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#18 | |
Senior Member
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bellissimi entrambi dalle nostre parti..secondo me l'adriatico è troppo agitato ![]() |
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#19 |
Member
Iscritto dal: Jan 2006
Città: casalecchio di reno
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Si insomma, i culi gialli ci devono ancora una secchia.
C'è chi ha la testa a spigoli, ma non lo vuole ammettere. Mica è colpa nostra se, togliendo i 4/4 del cervello a un essere umano si ottiene un ferrarese. E poi, vogliamo parlare di chi, d'inverno, senza di noi morirebbe di fame? ![]() Qualsiasi commento sui toscani, poi, sarebbe passibile di ban a vita ![]()
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Mi chiedete perchè non posso prendere sul serio questa Europa? Perchè il grado di sviluppo e maturità dei cocomeri va determinato in modo congruo e l'indice rifrattometrico della polpa, misurato al centro della polpa, nella sezione massima normale dell'asse deve essere uguale o superiore all'8° brix. |
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#20 |
Senior Member
Iscritto dal: May 2000
Città: Vicenza
Messaggi: 19892
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Noi siamo in perenne "conflitto" con padovani e veronesi.
Questo per rivalità e domini storici risalenti al medioevo... Cò,aò,zò,a
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