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#1 | |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
Città: Bastia Umbra (PG)
Messaggi: 6384
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Berlusconi, volevo Biagi restasse
Quote:
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:: Il miglior argomento contro la democrazia è una conversazione di cinque minuti con l'elettore medio :: |
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#2 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2006
Città: altamura
Messaggi: 309
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#3 |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2007
Messaggi: 1623
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Fermatemi...altrimenti potrei fare una pazzia....
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#4 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2004
Città: Rep. San Marino
Messaggi: 633
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Proprio una faccia tosta...
ma tanto ora Biagi non può fare altro che ribaltarsi nella tomba... che vergogna. |
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#5 |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2002
Città: Pelican Bay
Messaggi: 5571
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"A pessimist is someone who is waiting for it to rain. But I'm already soaked to the skin." L. Cohen. |
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#6 |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2005
Messaggi: 365
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bugiardo!! come sempre
vergogna |
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#7 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2004
Città: Vicenza
Messaggi: 2764
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ha detto di peggio quel...quel....
![]() Una "ignominia", una "falsità" contraddetta da carte che possono documentare tutto. Bice e Paola Biagi, le figlie del giornalista scomparso lo scorso novembre, si dicono "letteralmente indignate" dalle parole di Silvio Berlusconi che questa sera ha dichiarato che Enzo Biagi lasciò la Rai per ottenere una elevata liquidazione. "Mi sono battuto perché Biagi non lasciasse la televisione, ma alla fine prevalse in lui il desiderio di poter essere liquidato con un compenso molto elevato" ha detto il leader del Pdl nel corso di Tv7.
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Perchè il NO alla nuova base USA e Vicenza città militarizzata 3d ---------- Ho fatto "solo" 3 leggi ad personam... ![]() |
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#8 |
Bannato
Iscritto dal: Jun 2005
Città: Milano
Messaggi: 146
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E bbasta con queste demenzialità!
Ma non c'è decenza nemmeno per i morti. Cristo, ma quando se ne va fuori dalle scatole? Non se ne può più di idiozie! fg Ultima modifica di FabioGreggio : 15-02-2008 alle 23:03. |
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#9 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
Messaggi: 458
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![]() ![]() ![]() la prossima quale sarà ??? che aveva convinto luttazzi e snatoro a restare con lui ?? ![]()
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D |
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#10 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2005
Messaggi: 2011
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Senza parole
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#11 |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2006
Città: Roma-Milano Utente:Deberlusconizzato Iscritto:20/2/2000 Status:SuperUtenteAdm Messaggi totali:107634 Auto:BMW X3 3.0 SD M
Messaggi: 1719
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No comment
![]() Manco i morti lascia in pace con le sue ca**ate.
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#12 |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2005
Città: Abano Terme (Padova)
Messaggi: 1205
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Tratte dalle dichiarazioni di Enzo Biagi all'ANSA:"Non sono stato buttato fuori, al contrario ho raggiunto di mia iniziativa un accordo pienamente soddisfacente che gratifica sotto tutti i profili, morali e materiali, i miei 41 anni dedicati alla Rai".
Questo riferito alla liquidazione ricevuta... |
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#13 | |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2002
Città: AnTuDo ---------- Messaggi Totali: 10196
Messaggi: 1521
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“ Fiat iustitia, et pereat mundus”-המעז מנצח - ![]() |
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#14 | ||
Member
Iscritto dal: Jun 2001
Città: Torino
Messaggi: 203
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![]() lui si che rispettava quel "vecchio rancoroso" di Biagi... sisisisisi ![]() Quote:
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“Oggi ci vogliono due qualità: l’onestà e il coraggio. Quindi l’appello che faccio ai giovani è questo: cercate di essere onesti prima di tutto. La politica dev’essere fatta con le mani pulite! Se c’è qualche scandalo, se c’è qualcuno che dà scandalo, se c’è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato” ... Sandro Pertini. |
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#15 | |||||||||||||||
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2001
Città: GROSSETO
Messaggi: 1633
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Quote:
da Regime di Peter Gomez e Marco Travaglio (Bur, 2004) http://voglioscendere.ilcannocchiale...logdoc=1675272 […] Il contratto di collaborazione di Biagi con la Rai è biennale e viene rinnovato dunque ogni due anni, anche se una clausola ne prevede la prosecuzione automatica alla scadenza, salvo disdetta di uno dei due contraenti. L’ultimo scade il 31 dicembre 2001. […] I due toscanacci […]Il 10 maggio, due giorni dopo il monologo di Berlusconi a Porta a Porta con contratto, notaio e scrivania incorporati, Biagi intervista un altro toscanaccio: Roberto Benigni, premio Oscar 1999 per il film La vita è bella. Fra una battuta su Berlusconi e una sulla sinistra, Benigni ribadisce quello che tutti sanno, e cioè che voterà per l’Ulivo. Ma alla sua maniera. Colta, spiritosa, poetica.[…] Biagi finisce di nuovo nel mirino del centrodestra. C’è chi annuncia apertamente che in Rai durerà poco. Per Adolfo Urso di An, Biagi s’è macchiato dell’«ennesima porcata». Per Alessio Butti, sempre di An, «Biagi potrebbe lasciare il campo a qualche giovane». Gasparri lo inserisce in una lista di personaggi «faziosi» dettata da lui e da altri esponenti del Polo al giornalista Daniele Vimercati nel programma Iceberg, su Telelombardia, il 26 marzo 2001. La lista di proscrizione comprende anche Santoro, Luttazzi e il Tg3 in blocco. Il nuovo contratto In giugno, dopo il voto, Beretta lascia la Rai per la Fiat. Fa comunque in tempo a confermare Il fatto nel palinsesto della nuova stagione. […] Il 28 giugno 2001 la nuova bozza di contratto, concordata con De Luca e approvata dal responsabile delle risorse artistiche e strategiche della Divisione Uno (cui fanno capo Rai1 e Rai2) Giancarlo D’Arma, viene inviata a Biagi, che la accetta nel mese di luglio. Ma il 1° agosto viene nominato il nuovo direttore di Rai1: che poi è un «ex», Agostino Saccà, calabrese di Taurianova, passato dal «Giornale di Calabria» a «Panorama» e nel ’76 alla Rai: un altro ex craxiano approdato alla corte di Berlusconi. Il contratto s’inabissa nel suo cassetto. Per sempre. Biagi ripartirà in virtù di quello vecchio, scaduto ma automaticamente prorogato. Qualcuno però deve assumersi la responsabilità di rimandare in onda Il fatto. Il direttore di Divisione Giancarlo Leone invita subito Saccà a confermarlo per iscritto. Saccà nicchia: non vuole mettere la sua firma sotto una dichiarazione così compromettente. Si sa cosa pensa Berlusconi del Fatto: la firma di Saccà sotto il nome di Biagi potrebbe compromettere la sua scalata alla direzione generale, poltrona ambita anche da Leone. […]Il tira e molla si trascina fino a metà settembre, quando mancano pochi giorni alla ripartenza del programma. Mazzetti affronta Saccà a muso duro: «Tu sei il direttore, tu devi firmare». Volano parole grosse. Saccà recalcitra ancora un po’, ma alla fine, negli ultimi giorni di settembre, firma. In ottobre Il fatto riapre i battenti con l’ottava edizione, anche se il contratto di Biagi è scaduto da ormai due anni. Spostare, anzi eliminare Quanto poco convinta sia la firma di Saccà lo si capisce quasi subito. A novembre il direttore di Rai1 comincia a ipotizzare di spostare Il fatto dopo il Tg1 delle 13,30. Biagi e Mazzetti rispondono picche, e la cosa sembra finire lì. Ma il mobbing contro Biagi, che continua a registrare ascolti altissimi mentre la Rai perde punti su Mediaset un po’ a tutte le ore, riprende anche dal fronte politico. Il 3 ottobre 2001 il sottosegretario alle Comunicazioni Massimo Baldini (Forza Italia) annuncia: «Il fatto si può eliminare: non serve a niente». Zaccaria taglia corto: «Biagi è una risorsa per la Rai». E Biagi: «Baldini si vergogni e si informi sui nostri ascolti e introiti pubblicitari». Persino il ministro Gasparri prende le distanze dal suo vice: «Ha parlato male e a titolo personale». Certe cose si fanno, ma non si dicono. Saccà torna alla carica ai primi del 2002, durante un’audizione in Vigilanza. «Biagi – dichiara il 29 gennaio – è per la Rai una risorsa preziosa e da non perdere. Ma la concorrenza di Striscia la notizia è troppo forte. Quando dovremo rinnovare il contratto, potremmo decidere un cambiamento di orario. In quella fascia la rete ha un problema: fare concorrenza a Striscia. Ci vorrebbe un programma di almeno 18-20 minuti con all’interno la pubblicità. Il fatto ha una media di ascolti del 21,5%. Rispetto all’anno scorso, complice anche l’allungamento del Tg5, ha perso 3-4 punti. Per questo riteniamo che in quella fascia oraria sia necessaria un’offerta alternativa». Sfortuna vuole che proprio quella sera Il fatto stabilisca il nuovo record di ascolto del 2002, con uno share del 27,92% pari a oltre 8 milioni 39 mila telespettatori (punta massima di 8 milioni e mezzo). In ogni caso i dati forniti da Saccà sono sballati. A smentirli provvede subito lo stesso Biagi, con un comunicato stampa: Quote:
Saccà ha fornito alla Vigilanza i dati relativi ad alcune serate, non alla media degli ultimi mesi. Ma, anziché scusarsi, sostiene di essere stato «frainteso». Aggiunge che «Biagi, insieme a Vespa, è uno dei punti di forza e una risorsa preziosa della nostra offerta». Ma conferma che, «se Rai1 e la Rai dovessero decidere di fare un’offerta compatta di mezz’ora per fare concorrenza a Striscia, Biagi troverà un’altra collocazione degna della sua importanza». […] Soccorso rosso A difendere Saccà nella bufera interviene curiosamente il presidente diessino della Vigilanza, Claudio Petruccioli: «Con una certa sorpresa ho visto oggi che si è parlato di licenziamento di Biagi e dell’intenzione di sostituire Il fatto. Stando a quello che abbiamo ascoltato qui dentro, queste cose non sono state dette. Saccà ha espresso, innanzitutto, un forte apprezzamento per Biagi, accostandolo a Vespa e definendo i due giornalisti come le punte di diamante della informazione di Rai1». L’ingenuità, chiamiamola così, di Petruccioli viene prontamente smontata qualche settimana appresso, quando Saccà riparte all’attacco ventilando la sospensione del Fatto nella settimana di Sanremo, con la scusa di dare più spazio al Festival della canzone italiana e intanto sperimentare un programma alternativo. Biagi resiste e, al termine di un’aspra quanto solitaria battaglia, ottiene che se ne riparli in vista della nuova stagione, con i nuovi vertici Rai (quelli attuali sono ormai in scadenza). […] Il 5 marzo 2002 arriva il nuovo Cda. Saccà è promosso direttore generale, dopo aver dichiarato al «Corriere» il suo voto e quello di tutta la famiglia per Forza Italia. Un giuramento di fedeltà al regime in piena regola: «Io sono un aziendalista. Un uomo che ha il senso delle radici. Mio padre era socialista, io sono socialista. Resto uomo di sinistra, è la sinistra che si è spostata. Per questo voto Forza Italia. Io e tutta la mia famiglia votiamo Forza Italia, ma questo è un fatto privato». «Il mio pensiero è corso subito alla nonna...», lo fulminerà Biagi. A Rai1 va Fabrizio Del Noce, ex giornalista del Tg1, poi deputato di Forza Italia, poi di nuovo in Rai come corrispondente da New York, ultimamente conduttore di Linea Verde, il programma sull’agricoltura. Il nuovo presidente della Rai è il professor Antonio Baldassarre, docente di diritto costituzionale, già giudice e poi presidente della Consulta, già direttore del Giurì della pubblicità e ora presidente della Sisal (concorsi Totip e Superenalotto). Un pedigree che, dimenticando la sua intima amicizia con Cesare Previti e la sua vicinanza ad An a dispetto di un passato di comunista ingraiano, sembra ideale per una figura di garanzia, super partes. […] La guerra della cosiddetta Casa delle Libertà a Biagi continua sempre più virulenta. Per Bonatesta (An) il giornalista è il sintomo di una «democrazia insana». Biagi, intervistato da «Le Monde», replica: «Questa offensiva mi lascia del tutto indifferente. La mia generazione ha conosciuto il fascismo, il nazismo, il comunismo, pensate davvero che io possa preoccuparmi ora? La scomparsa del mio programma potrebbe fare comodo a Canale 5 di Mediaset [...]. Ma facciano un po’ come vogliono». «Io non mi pento» Mercoledì 17 aprile Baldassarre sale a Milano per incontrarlo. Un’ora di colloquio per parlare della nuova stagione e ribadire che «Biagi rappresenta la Rai». Ma l’indomani, in una conferenza stampa da Sofia, Berlusconi spara. Biagi risponde a stretto giro, con una dichiarazione all’Ansa: Quote:
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La denuncia più lucida viene da un liberale di vecchia scuola, il politologo Giovanni Sartori, che rilascia una durissima intervista al «Corriere»: quelle del premier – dice – sono dichiarazioni «avventate, gravi e bambinesche. Berlusconi non si tiene, quello che ha in pancia gli scappa in bocca. E così getta la maschera [...]. C’è il pericolo di un regime berlusconiano. [...] Regime non vuol dire regime fascista, in passato si è parlato di regime democristiano o di regime gollista. A me sembra esatto dire che Ciampi sta spalancando le porte a un regime berlusconiano. Le regole di fondo della democrazia sono in pericolo». I girotondi manifestano davanti alle sedi Rai. La Cdl, in Vigilanza, chiede che i programmi d’informazione Rai (Biagi, Santoro, Mannoni e persino Vespa) vengano chiusi fino alle amministrative del 26 maggio. Proposta respinta. Del Noce studia... Il 23 aprile, davanti alla Vigilanza, Baldassarre proclama: «La Rai è un’istituzione indipendente autonoma dalla politica. L’ho detto cinque o sei volte al telefono a Biagi. Biagi e Santoro sono un patrimonio professionale dell’azienda e la Rai farà di tutto per non privarsi del loro apporto giornalistico…». Lo stesso giorno anche Saccà scioglie inni al vecchio Enzo: «L’azienda non può subire dall’esterno interventi né censori né di epurazione. Personalmente, nessuno mi ha chiesto di fare epurazioni. Enzo Biagi è un grande professionista, ha la stima dell’azienda, è equilibrato, forse con qualche scivolata, ma non va associato né a Luttazzi né a Santoro. Infatti non ha avuto nessuna sanzione dall’Authority. Finché sarò direttore generale episodi del genere non si ripeteranno». Ma, secondo Gasparri, sono Biagi e Santoro che «stanno cercando con tutti i mezzi il martirio mediatico. Verrebbe proprio da dire: allora diamoglielo, quello che cercano. O no?». Il nuovo direttore di Rai1 Del Noce fiuta l’aria che tira. Dovrebbe programmare il palinsesto della nuova stagione, ma non degna il volto più noto della sua rete nemmeno di una telefonata. La redazione del Fatto continua a lavorare al buio, senza sapere quel che sarà del suo futuro. «Sto studiando...», risponde Del Noce a chi gli chiede notizie di Biagi. Biagi compreso. Mazzetti, dirigente di Rai1, non viene mai invitato a una sola riunione operativa dal nuovo direttore. Ormai è chiaro che Biagi è out, ma nessuno ha il coraggio di dirlo all’interessato e al suo pubblico. Stanco di aspettare e offeso da tanta indifferenza, il giornalista si sfoga il 22 maggio con «l’Unità», «La Stampa», «Il Messaggero» e il «Corriere» e dice: Quote:
Ancora una volta è Giuliano Ferrara a incaricarsi della difesa d’ufficio dei censori Rai, con un durissimo attacco a Biagi sul «Foglio» del 23 maggio. Titolo: Biagi, il trombone e il segnale orario. […] Ecco: non è la Rai che sta cacciando Biagi su ordine di Berlusconi. È Biagi che «si caccia da solo per biechi interessi di bottega». Contro di lui Baldassarre e Saccà si mobilitano addirittura con una nota ufficiale congiunta, come nelle ore gravi: La Rai depreca Il fatto che un collaboratore autorevole dell’azienda come Enzo Biagi usi espressioni e toni offensivi nei confronti di un giornalista, quale Fabrizio Del Noce, stimato da sempre per la sua indiscussa attività professionale e che ora è stato chiamato dal consiglio di amministrazione, su proposta del direttore generale, a dirigere una delle più importanti strutture editoriali dell’azienda stessa. Il presidente e il direttore generale esprimono solidarietà al direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce, confermandogli la stima e la fiducia da sempre riposta in lui. Per conto terzi Biagi non si lascia intimidire e risponde con la consueta ironia: Quote:
Per Sergio Zavoli, nonostante fosse stato marginalizzato, tutta questa levata di scudi non c’è mai stata. Nel mondo dell’informazione nessuno può avallare la presenza di qualcuno che dice “tu scompari”. Ma, nonostante l’attacco di Berlusconi, Biagi e Santoro ora sono in Rai e se qualcuno volesse toglierli dopo quell’attacco sarebbe più difficile. Se poi si discute di palinsesti il discorso è diverso e non vorrei che il problema fosse la collocazione alle 20,40. Se, invece di cinque minuti ogni sera, Biagi facesse una prima serata di due ore, che facciamo, scendiamo in piazza? Comunque io non voglio che si tolgano le persone e se tolgono Biagi e Santoro non resteremo certo indifferenti». Anche Marcello Veneziani si dice pronto alla pugna. Troverà il modo di dimenticarsene presto. Il 31 maggio va in onda l’ultima puntata del Fatto. Biagi e Mazzetti tracciano il bilancio dell’ottava edizione: 168 puntate con uno share medio del 21,8% contro il 16,88% del programma successivo; per 110 giornate il programma di Biagi è stato il più visto della Rai. Eppure l’avvenire è tutto da scrivere: Quote:
Per un altro mese il suo telefono resta muto. Nessuno si fa vivo per proporgli qualcosa. Spetterebbe a Del Noce. Il quale però continua a tacere. Biagi gli telefona più volte, ma le risposte sono le solite. Evasive, snervanti, umilianti: «Sono appena arrivato, sto valutando, sto studiando, ti farò sapere...». Alla quinta risposta del genere, Biagi perde la pazienza e scrive a Baldassarre e Saccà: Quote:
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«Nessuno tocca Biagi» Contro l’epurazione di Biagi e Santoro protestano in tanti. Oltre al centrosinistra, si fanno sentire la Federazione della stampa, la Cgil, migliaia di telespettatori, i girotondi e persino la Federazione europea dei giornalisti, che il 26 giugno parla di «situazione intollerabile» per la libertà d’informazione in Italia, dove è «il presidente del Consiglio a usare la televisione pubblica in modo criminale». Il 27 giugno il rappresentante dell’Osce (che riunisce 55 paesi d’Europa, America settentrionale e Asia) per la libertà dei media, il tedesco Freimut Duve, scrive a Berlusconi per chiedere immediati «chiarimenti sulla rimozione del Fatto e di Sciuscià», visto che molte voci in Italia «hanno definito questa rimozione una mossa politica». Saccà minimizza: «… Una nuova collocazione oraria del Fatto legata, ripeto, solo a esigenze di palinsesto; seconde serate dedicate a inchieste; eventuali prime serate. Vedremo la disponibilità di Biagi». Ma Biagi – domanda il «Corriere» a Saccà – tornerà in autunno su Rai1? «Per quanto riguarda la direzione generale e la direzione di Rai1, certamente sì. Con tutto il rispetto vorrei solo dire a Biagi: non è vero che Il fatto sia la trasmissione più vista di Rai1. In una fascia oraria di altissimo ascolto anche una percentuale si traduce in milioni. Ma noi ragioniamo in share: e ci sono programmi che ne totalizzano di più. Però non credo sia quello il problema di Biagi che assicura una qualità, un timbro, un segno che fanno parte del patrimonio della Rai». Il diktat bulgaro non c’entra? «Macché. Infatti nessuno tocca Biagi. …». Ma il capufficio stampa della «nuova» Rai, Giuseppe Nava, sembra parlare un’altra lingua, quando il 9 giugno rilascia questa dichiarazione ufficiale all’«Unità»: «I vertici della Rai sostengono che Enzo Biagi ha perso appeal». Biagi monta su tutte le furie. Ma il 1° luglio Baldassarre torna a rassicurarlo: «La Rai non si priverà di nessuno dei giornalisti che oggi rappresentano voci discordanti rispetto alla maggioranza». E il 9 luglio, dinanzi alla Vigilanza: «Ho sempre detto che Biagi e Santoro sono due pezzi del patrimonio della Rai, di cui la Rai non si sarebbe mai privata. È quindi falso che ci fosse l’intenzione di escludere autorevoli personalità come Biagi e Santoro dalla programmazione». Con Biagi – spiega – «l’accordo è già concluso», mentre per Santoro «i tempi sono un po’ più lunghi», ma già «nel prossimo incontro definiremo la vicenda». […] L’estate della vergogna Il 2 luglio, in corso Sempione, Saccà e Del Noce incontrano finalmente Biagi e Mazzetti. «Siamo molto soddisfatti dell’incontro», dicono all’uscita i due direttori. «Soddisfazione per questo incontro chiarificatore» esprime anche Biagi. Il quale si è chiarito con Del Noce dopo le polemiche, e gli ha riconosciuto il diritto di modificare il palinsesto per esigenze di concorrenza. L’impasse pare sbloccarsi. Rai1 ufficializza l’intenzione di combattere Striscia con un nuovo programma di 30 minuti. Biagi e Mazzetti si dicono disposti a progettarlo. Ma niente da fare: la mezz’ora anti-Striscia dovrà essere un varietà. A Biagi la Rai propone un contratto per venti «speciali» in seconda serata e cinque in prima serata, a partire da gennaio-febbraio 2003. […] L’accordo dovrà essere formalizzato con un apposito contratto, che viene confezionato prima delle vacanze dopo varie telefonate fra Mazzetti e il dirigente responsabile D’Arma. Saccà e Del Noce hanno promesso, il 2 luglio, di inviarlo a Biagi al più presto. Ma la promessa non potrà essere mantenuta, perché Del Noce continua a non trasmettere alla Divisione Uno la lettera ufficiale con la richiesta della rete. Il contratto è pronto fin da subito, ma senza quella missiva non vale nulla. E quella missiva arriverà con clamoroso ritardo rispetto agli impegni presi: Del Noce la sbloccherà soltanto dopo la metà di settembre, cioè alla vigilia della messa in onda di Max & Tux, due mesi e mezzo dopo l’incontro di presunta «riconciliazione». L’estate porta altre cannonate contro Biagi. Un fuoco di sbarramento che parte ancora una volta da Forza Italia e da An. «Enzo Biagi – dichiara il ministro Gasparri il 23 luglio – da 40 anni occupa tutti gli spazi in tv, senza lasciare nemmeno una serata libera. È come il confetto Falqui, basta la parola, e non certo perché stimoli certe funzioni come quel prodotto…». […] In settembre, per la prima volta dopo otto anni, i telespettatori di Rai1 non trovano più Il fatto. Al suo posto, gettando platealmente la maschera, la «nuova» Rai manda in onda la mini-striscia comica (o presunta tale) di Max & Tux. Una scelta sconcertante, visto che Saccà e Del Noce avevano giustificato lo spostamento e poi la soppressione del Fatto proprio con l’esigenza di tener testa a Striscia con un programma più lungo, della stessa durata. Max & Tux è ancor più breve del Fatto (3-5 minuti contro gli 8-14 delle ultime edizioni del programma di Biagi) e ancor meno compatto, trattandosi di una serie di comiche-lampo. La fascia 20,30-21 di Rai1 è addirittura frantumata in tre programmi: dopo le comiche, c’è il breve varietà itinerante La zingara, seguito da un montaggio di vecchi spezzoni dalla cineteca Rai. Biagi si sente preso in giro. I preparativi per le sue prime serate vanno a rilento. Ogni giorno spunta un nuovo intoppo. E si scopre una miriade di clausole non dette: Biagi non potrà praticamente occuparsi di attualità politica italiana (il contratto fa «particolare riferimento a situazioni internazionali»). Dovrà andare in onda solo la sera del venerdì, l’unica rimasta libera dall’occupazione di Vespa (imperversante dal lunedì al giovedì col suo Porta a Porta extralarge), ma anche la più infelice per gli ascolti, visto che molti italiani sono in viaggio per il week-end. Infine Del Noce pretende di controllare a priori i temi trattati e, a posteriori, la scaletta di ogni trasmissione, a dispetto della totale autonomia di cui Biagi ha sempre goduto («i contenuti saranno definiti con la Direzione di rete»). «Tolgo il disturbo» Ormai è chiaro che quella ingaggiata dai vertici Rai è una guerra di logoramento ai fianchi, volta a indispettire Biagi per indurlo a rinunciare. Obiettivo centrato. Biagi chiede «un po’ di rispetto, dopo 41 anni di Rai». Poi sbotta: «Con questa gente non voglio avere più nulla a che fare». Il nuovo programma non partirà, come conferma a «Repubblica» il 19 settembre: Quote:
Antonio Ricci rivela a Biagi di aver ricevuto una telefonata da Saccà: «Voleva che diluissi le prime puntate di Striscia, almeno nella fascia di Max & Tux, per aiutarli a reggere il confronto con Il fatto. Naturalmente gli ho detto di no». Infatti, lungi dal perdere ascolti con la nuova «concorrenza» di Rai1, Striscia consolida il suo primato proprio contro Max & Tux e per la prima volta supera il 40% di share. Per Biagi (ma anche per Santoro) si fa sotto il Tg3. Il 18 settembre il direttore Antonio Di Bella, dopo vari contatti informali, va a trovare Mazzetti e butta lì: «E se portassimo Enzo da noi? Pensavo a una coproduzione fra la rete e il telegiornale. Che ne dici?». Qualche giorno dopo il direttore di rete Paolo Ruffini sale a Milano per incontrare Biagi. Si discute di uno spazio fisso dentro il Tg3 e, in alternativa, di una striscia quotidiana sul tipo del Fatto alla fine del tg e dei notiziari regionali, fra le 19,55 e le 20. Biagi preferirebbe la seconda proposta. Ma ecco subito un nuovo fuoco di sbarramento. «Lavorerò gratis» […]I vertici Rai escogitano prontamente nuovi pretesti e bugie per bloccare la trattativa. Anzitutto puntano sui costi veri o presunti del programma di Biagi, argomento demagogico, ma di sicuro effetto. Saccà sostiene che il budget di Rai3 non può permettersi Biagi e il suo staff, anche se poi scrive a Biagi una lettera piena di complimenti. Baldassarre gli va dietro e, incontrando Ruffini e Di Bella il 19 settembre, li avverte: «Non chiedeteci un euro in più rispetto alle disponibilità di bilancio». […] Ma il vecchio Enzo, il 20 settembre, rimuove l’ostacolo con una lettera a Saccà che è un capolavoro di ironia. Offre di lavorare praticamente gratis: Quote:
Il 23 settembre Ruffini scrive ufficialmente a Saccà e a Giuseppe Cereda (responsabile della Divisione Due, in cui è inserita Rai3) per confermare la sua intenzione di dare un tetto a Biagi, Santoro e Fazio: «Sarebbe un errore per Rai3 non cogliere l’inaspettata opportunità di coinvolgere Santoro, Biagi e Fazio nei palinsesti della rete (permettendo così anche il recupero dell’immagine dell’azienda, rispetto a coloro che ci accusano di voler parlare con una voce sola, mettendo in discussione il pluralismo interno e dunque il ruolo stesso del servizio pubblico)». […] Ricci se la ride: «Max & Tux e Il fatto potevano coesistere benissimo, invece han voluto togliere di mezzo uno che rompeva le scatole: Biagi è stato eliminato per ragioni politiche ». Il 21 ottobre esce su «Sorrisi e canzoni tv» un sondaggio di Datamedia (l’istituto prediletto da Berlusconi): il 42% dei telespettatori preferiva Il fatto a Max & Tux, apprezzato soltanto dal 7% del pubblico. Dice Biagi all’«Unità» il 26 settembre: Quote:
Quello stesso giorno, 26 settembre, accade un fatto che chiude per sempre la partita. Biagi si vede recapitare una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno. È firmata da Agostino Saccà. Contiene l’annullamento del contratto che lo lega a viale Mazzini e che, come abbiamo visto, si rinnova automaticamente a ogni scadenza salvo disdetta di una delle due parti. Il mancato aggiornamento del contratto entro il 30 settembre del 2001 l’aveva prorogato di un altro anno, fino al 31 dicembre 2002. Ora, se nessuno lo avesse modificato o annullato entro il 30 settembre 2002, sarebbe rimasto valido sino alla fine del 2003. Ecco perché, in tutta fretta, a quattro giorni dalla data fatidica, Saccà chiude i conti con Biagi per raccomandata R.R. Il destinatario coglie al volo il messaggio: «Mi hanno licenziato, dopo 41 anni, senza nemmeno il preavviso che si dà alle colf». Dopo l’adorata moglie Lucia, scomparsa in febbraio, il vecchio Enzo ha perso anche la Rai. Rimanda indietro senza la sua firma la nuova bozza di contratto che Del Noce gli ha spedito con due mesi e mezzo di ritardo per i famosi e fumosi «speciali» su Rai1. E si affida a un civilista di fama, Salvatore Trifirò, per portare la Rai in tribunale con una causa che lo risarcisca dei danni d’immagine, professionali e biologici subìti nella lunga epurazione. È una causa vinta in partenza, ma l’avvocato, visti i tempi medi della giustizia italiana e l’età di Biagi, sconsiglia la via giudiziaria e propone una transazione. Viale Mazzini accetta. Discorso chiuso. […] Intanto la Rai perde altri colpi: dal 1° settembre al 9 novembre, la seconda rete è scesa di 12,5 punti di audience rispetto allo stesso periodo del 2001. Max & Tux ed Excalibur, cioè i sostituti di Biagi e Santoro, continuano a precipitare. Saccà, per tutta risposta, si aumenta il Tfr. Rivela che «con Biagi non c’è nessun problema». E, a chi contesta la nuova infornata di nomine, ricorda che «mi ha chiamato Berlusconi». Per complimentarsi, si suppone.[…] La risposta definitiva della Rai sul caso Biagi non arriva, né arriverà mai. Il gioco è proprio questo: fingere una trattativa eterna (ormai con l’avvocato di Biagi), per attribuire al giornalista la responsabilità dello scontato esito negativo. Il 12 dicembre Saccà rivela di aver inviato una lettera all’avvocato Trifirò per offrire a Biagi «ospitalità su Rai3 alle 18,53, prima del telegiornale». Ma da mesi il giornalista ripete che i programmi di approfondimento vanno in onda dopo, e non prima dei tg, dunque la risposta è scontata: nessun rischio che possa accettare. «Ho l’impressione che la disponibilità di Biagi si sia spenta», arguisce acutamente Ruffini. Infatti, il 13 dicembre, Biagi decide di metter fine per sempre all’inverecondo balletto, declinando la proposta indecente. Il comunicato di Trifirò parla di «ragioni personali». Chiunque abbia seguito l’estenuante e umiliante trattativa le conosce benissimo, dal diktat bulgaro in poi. Ma non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere, e così parte il coro delle prefiche, dell’unanime rammarico. […] E il mobbing continua. Il 5 dicembre la Rai avvia una procedura di sospensione contro Loris Mazzetti, reo di aver pubblicamente criticato i vertici dell’azienda: «Non avendo il coraggio di licenziare Biagi, adesso se la prendono con i suoi più stretti collaboratori per tappare loro la bocca», denuncia l’associazione Articolo 21. Qual è la colpa di Mazzetti? Aveva scritto e diffuso, il 14 novembre, alle agenzie e ad alcuni siti Internet una lettera aperta al presidente Baldassarre e, per conoscenza, a tutto il Cda: […] Il 4 settembre 2003 il quotidiano britannico «The Spectator» pubblica un’intervista a Berlusconi che, dopo aver riabilitato Mussolini e dato dei «matti» a tutti i magistrati, risponde a una domanda sugli attacchi che ha subìto da giornalisti famosi come Montanelli e Biagi: «Credo ci sia un elemento di gelosia in ognuna di queste persone, perché non riesco a trovare un’altra spiegazione. Tutti questi giornalisti, Biagi, Montanelli, erano più anziani di me e credevano di essere loro quelli importanti nel nostro rapporto. Poi il rapporto si è capovolto e io sono diventato ciò che loro stessi volevano essere. Dunque, dato che loro non mi sono politicamente affini, si è sviluppato un sentimento irrazionale tra giornalisti italiani molto famosi». Montanelli non può più rispondere: è morto da due anni. Biagi, invece, replica: «Sai che risate si sta facendo Indro adesso. Ma c’è poco da ridere e tanto da piangere. Non per me che ho 82 anni, ma per i giovani: quale esempio arriva da questo personaggio che rappresenta l’Italia?». Incensurato, dunque censurato La redazione di Biagi, in corso Sempione, viene smantellata. Nello studio Tv5 del Fatto, ora, si girano le telepromozioni. Nel 2003 cambia il vertice Rai. Baldassarre e Saccà se ne vanno col resto della compagnia, dopo un anno di disastri. Alla presidenza, come vedremo, viene designato Paolo Mieli, ma appena accenna all’intenzione di riportare in Rai Biagi e Santoro, lo rimandano da dove era venuto. Al suo posto arriva Lucia Annunziata, che non pone condizioni e infatti non fa nulla di concreto per riportare i due fuoriclasse al loro posto. Il 15 marzo l’Abacus rende noto un nuovo sondaggio: il 78,7% degli italiani rivuole in Rai Enzo Biagi e il 67,9% Michele Santoro. Favorevole anche la maggioranza degli elettori della Casa delle Libertà (il 62,9% per Biagi, il 51,2% per Santoro). Ma il nuovo direttore generale Flavio Cattaneo è sprezzante. Dinanzi alla Vigilanza, il 15 maggio, risponde così a una domanda: «Biagi ha concluso un accordo soddisfacente con la Rai che gratifica 41 anni di collaborazione». E il 19 settembre, interpellato da Enrico Lucci delle Iene, si supera. Domanda: quando tornano Biagi e Santoro? Risposta: «Bisogna chiederlo a loro, noi stiamo lavorando, stiamo incontrando Santoro e discutendo varie opportunità, c’è un rapporto cordiale, speriamo di risolvere la questione a breve. Quanto a Biagi, non è più un dipendente Rai. Se lo volete a Mediaset... è libero sul mercato». Il cerchio si chiude. Berlusconi ordina alla Rai di cacciare Biagi. La Rai lo caccia. Poi il direttore della Rai lo offre a Mediaset. In Rai Biagi non può metter piede nemmeno in veste di ospite. Quando Morandi chiede di poterlo intervistare a Uno di noi e Bonolis a Domenica In, dalle alte sfere non arriva nessuna risposta. Che, comunque, è un’ottima risposta. In compenso Bonolis potrà liberamente intervistare maghi, fattucchiere, Monica Lewinsky e Donato Bilancia, il serial killer con 17 delitti sulla coscienza e 12 ergastoli sul groppone. Biagi meglio di no: è incensurato. Dunque, censurato. Nelle infinite celebrazioni per i cinquant’anni della televisione (1954-2004), Enzo Biagi che ne ha attraversati quarantadue non è contemplato. Non esiste. Ai primi di dicembre del 2003 Pippo Baudo, che conduce su Rai3 il programma celebrativo Cinquanta, ha la malaugurata idea di chiedere a una giuria di 25 fra critici e giornalisti della carta stampata di votare il miglior programma del secolo. E i 25 malcapitati hanno l’incauta idea di premiare Il fatto. Appena la valletta gli porta il foglio con i risultati della votazione, Baudo trasecola. Interrompe la registrazione e s’infila dietro le quinte, per far ricalcolare i voti due o tre volte. Alla fine deve arrendersi: ha vinto proprio Biagi. L’imbarazzo dilaga in viale Mazzini. Cattaneo – dicono i bene informati – vorrebbe pareggiare il conto con un premio speciale a Vespa per Porta a Porta. Ma, mentre alla Rai si manovra, un giornalista presente in studio dà la notizia sul suo giornale: «Il fatto è il programma del secolo». Nessuno ha il coraggio di alzare il telefono e di informarne Biagi, che lo apprende per caso da un amico che ha letto i giornali. La presidente Annunziata parla di «giusto riconoscimento per una straordinaria carriera che non è ancora finita». Butti di An concede: «Biagi è stato un buon giornalista, ma solo quando non parlava di politica con i soliti sermoncini anti-Berlusconi». L’altro epuratore di An in Vigilanza, Bonatesta, vomita: «Se vince Il fatto, vuol dire che il livello dei programmi Rai in questo mezzo secolo è stato davvero basso». […]Biagi, ancora una volta, ne esce da gran signore: Quote:
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#16 |
Senior Member
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ci vuole tutta la notte per leggere il post sopra...
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#17 | |
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La vera fonte di quella notizia è questa: http://it.youtube.com/watch?v=JutaLj3xRXM http://www.youtube.com/watch?v=1d9gDEZBof8 http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=219007 http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=11955 Quanto al 'non sono stato buttato fuori' e all'accordo 'pienamente soddisfacente che gratifica sotto tutti i profili, morali e materiali...' Travaglio http://www.youtube.com/watch?v=nw38yFnQMiY Biagi http://www.youtube.com/watch?v=d4eulx4FH_o Tonini http://www.youtube.com/watch?v=LeUQAb-y5dc Altri http://www.youtube.com/watch?v=G9qlYBuhsxQ http://www.radioradicale.it/leditto-...o-che-ho-fatto
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Videoproiettore Epson TW5350, Darbee DVP-5000S, Himedia Q5 Pro, Sony BDP-S6700 BD3D, Fuji FinePix REAL 3D W3, LG Otimus 3D Max, 3D TV Samsung 40UED8000, 3D Tablet. Forum AVM: Videoproiezione, Blu-ray 3D Ultima modifica di CarloR1t : 16-02-2008 alle 20:09. |
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#18 |
Senior Member
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#19 |
Bannato
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Dove sono tutti i destri? A commentare la notizia di Zapatero?
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#20 |
Senior Member
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Vedrete che domani dirà d'essere stato frainteso.
![]() ![]() Ma è possibile che se due moderati come Biagi e Montanelli hanno avuto problemi con Berlusconi, gli elettori moderati in Italia, non si possano porre qualche domanda su che principi e moralità persegua quest'omino qui? Si può considerare libera l'informazione in Italia, quando sono stati messi ko giornalisti come questi, che erano due colonne dell'informazione italiana, liberale e moderata, non comunista? ![]() Invece in compenso dovrò sorbirmi tutta la campagna elettorale da quel volpone di Vespa, che i tanto temuti comunisti al governo non hanno esautorato dall'incarico, neanche quando son saltate fuori certe intercettazioni. W i Fede, i Rossella, i Giordano, i Belpietro, i Feltri.... |
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