Il tracciamento pubblicitario online è illegale nell'UE: sentenza storica della Corte d'Appello Belga

La Corte d'Appello belga ha stabilito che il Transparency & Consent Framework (TCF), utilizzato dall'80% dei siti web per raccogliere il consenso al tracciamento pubblicitario, viola il GDPR
di Andrea Bai pubblicata il 15 Maggio 2025, alle 15:21 nel canale WebLa Corte d'Appello belga ha emesso ieri una sentenza che stabilisce l'illegalità del Transparency and Consent Framework (TCF), il quadro largamente utilizzato nell'Unione europea per la gestione delle preferenze dell'utente maggior parte della pubblicità online personalizzata.
Questa decisione conferma quanto già stabilito dall'Autorità belga per la Protezione dei Dati (APD) nel 2022, ovvero che la tecnologia alla base degli annunci online viola diversi principi del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), la legge europea sulla privacy digitale entrata in vigore nel 2018. Più nello specifico la sentenza della Corte d'Appello belga determina che l'elemento "TC String" (una combinazione di caratteri che esprime le preferenze dell'utente) costituisce un dato personale ai sensi del GDPR.

Il sistema pubblicitario online si basa sul cosiddetto Real-Time Bidding (RTB), il meccanismo che permette agli inserzionisti di partecipare ad aste in tempo reale per mostrare i propri contenuti online e in cui le offerte si basano sulle informazioni che vengono raccolte dal tracciamento delle attività online degli utenti effettuate tramite i cookie.
Il TCF, un metodo per standardizzare le modalità con cui i siti web chiedono agli utenti il consenso al tracciamento, è stato ideato dalla divisione europea dell'Interactive Advertising Bureau, l'organizzazione pubblicitaria americana che sviluppa standard di settore, conduce ricerche e fornisce supporto legale al settore della pubblicità online e che rappresenta molti dei più importanti organi di stampa a livello globale, ma principalmente negli Stati Uniti, in Canada e in Europa.
La reazione di IAB Europe, che aveva presentato il ricorso, sembra essere principalmente di sollievo per non essere stata ritenuta responsabile dei dati raccolti tramite il TCF: "Questa decisione si basa sul ragionamento della CGUE secondo cui IAB Europe non dovrebbe essere considerata titolare del trattamento congiunto insieme ai partecipanti al TCF in relazione al successivo trattamento dei dati, quindi a qualsiasi trattamento diverso dal trattamento delle stringhe TC. Questa posizione è accolta con favore da IAB Europe. Ci auguriamo che questo segnali il momento di tornare a un dialogo significativo e costruttivo con le autorità di regolamentazione, che affronti le realtà tecniche e pratiche. Solo questo ci permetterà di attuare evoluzioni pratiche e utili al TCF, a vantaggio sia degli utenti che dei partecipanti al TCF" ha commentato Townsend Feehan, CEO di IAB Europe.
Ma cosa succede, ora, nel concreto? Il TCF è attualmente attivo sull'80% di Internet e al momento non è ancora chiaro quali dovranno essere i prossimi passi da compiere per gli inserzionisti e per i sistemi di pubblicità digitale ma, dopo le modifiche che IAB dovrà proporre e che saranno supervisionate dalle autorità garanti, i popup di consenso potrebbero anche diventare un ricordo del passato.
4 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoMa speriamo guarda... SPERIAMO!! Era ora. Era diventato frustrante gestire quel popup in quasi ogni singolo sito web.
La Corte d'Appello belga ha stabilito che il Transparency & Consent Framework (TCF), utilizzato dall'80% dei siti web per raccogliere il consenso al tracciamento pubblicitario, viola il GDPR
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Concordo, è fastidioso tanto
Fastidiosi e completamente inutili
.
Installando (su Firefox) l'estensione "I don't care about cookies" o "I still don't care about cookies", il fastidio sarà solo un ricordo...
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