10 milioni di server nei datacenter Google
Si può solo stimare quale sia l'enorme potenza di calcolo a disposizione dei vari datacenter che Google può vantare nel mondo
di Paolo Corsini pubblicata il 22 Ottobre 2009, alle 14:08 nel canale MercatoPer poter gestire i miliardi di ricerche che vengono eseguite ogni giorno, oltre che per erogare con continuità i servizi gratuiti e a pagamento forniti ai propri clienti, sia privati che aziende, Google necessita di una infrastruttura server che sia non solo adeguata come potenza di elaborazione complessiva, ma che permetta anche di essere dislocata in differenti regioni mondiali.
Jeff Dean, Google Fellow, ha tenuto una presentazione (accessibile online a questo indirizzo) nella quale sono delineate alcune delle strategie che Google sta percorrendo per ottimizzare il funzionamento dei propri datacenter, oltre che del complesso di server che in questi trovano collocazione.
Al momento attuale Google ha in test un nuovo servizio, indicato con il nome di Spanner, grazie al quale i servizi che Google fornisce potranno venir automaticamente spostati da un datacenter all'altro in modo trasparente. Il sistema è pensato, stando ai dati attualmente resi disponibili, per gestire da 1 a 10 milioni di server contemporaneamente.
Un approccio di questo tipo permette a Google di far fronte in tempi rapidi ad eventuali malfunzionamenti di alcuni datacenter mondiali, semplicemente ruotandone il carico di lavoro su altri a disposizione in modo completamente trasparente. Non solo: un sistema di questo tipo ha importanti implicazioni nell'ottica di contenere il consumo complessivo dell'infrastruttura.
Basti ad esempio pensare alla possibilità di sfruttare in modo più intenso dei datacenter che sono in un'area del globo dove in un dato istante sia notte. Il costo della corrente acquistata dal fornitore è in questi casi inferiore all'orario diurno: potendo massimizzare la richiesta energetica in orari nei quali la tariffa è inferiore si ottiene una riduzione del costo complessivo.
Stesso approccio può essere fatto anche pensando al raffreddamento dei server: in questo caso il costruire sale dati in ambienti che non raggiungano all'esterno temperature particolarmente elevate nel corso dell'anno permette di evitare l'utilizzo di sistemi di condizionamento, raffreddando i server semplicemente con un adeguato e costante ricambio dell'aria all'interno del data center. Un approccio di questo tipo è stato implementato da Google in Belgio, in un'area dove la temperatura rimane sotto valori di sicurezza rispetto a quella interna al datacenter se non per pochi giorni all'anno. Nel momento in cui la temperatura interna al datacenter dovesse incrementare sensibilmente il sistema Spanner permetterebbe di sgravare il dataceter di parte del carico di lavoro, ruotato su altre sale dati internazionali, così da non generare ulteriore calore all'interno dei locali e non dover ricorrere ad un raffreddamento attivo.
Ulteriori informazioni sono disponibili a questo indirizzo.
21 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infochissà che macello poi per le sostituzioni di quelli obsoleti...
Gestire 10.000.000 di server.. wow
avranno 10 farm con su 1 milione di server virtuali
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