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#1 |
www.hwupgrade.it
Iscritto dal: Jul 2001
Messaggi: 75173
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Link alla notizia: https://edge9.hwupgrade.it/news/inno...rte_97391.html
Uno sviluppatore, Mariano Rentería, si domanda se Linux e i posti di lavoro a esso collegati siano minacciati dalla crescita del cloud, riaprendo un dibattito che non vede risposte chiare e nette Click sul link per visualizzare la notizia. |
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#2 |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2007
Città: Sicilia
Messaggi: 6045
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E' perche' dovrebbe uccidere Linux? Semmai il contrario. Avere l'astrazione del sistema operativo e' un vantaggio indiscusso che permette alle aziende ed agli sviluppatori di disaccoppiare il sistema di sviluppo, da quello di test, a quello di produzione. Se al momento ci sono macchine windows per il testing, nulla vieta a questo punto di utilizzare macchine linux. Fra l'altro le applicazioni anche se containerizzate devono comunque girare sui PC, e sui PC ci sono i sistemi operativi, quindi non vedo perche' dovrebbe frenarne lo sviluppo...
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Non abbiamo ereditato il mondo dai nostri padri L'abbiamo preso in prestito dai nostri figli |
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#3 |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2007
Città: Casnate con Bernate
Messaggi: 2018
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Non ho capito dove vuole arrivare.....
Ormai anche MS usa linux per azure. Su windows stesso si può installare un subsystem linux che è una figata... Forse quello che intende lui è che andando sempre più verso il cloud la figura del sistemista potrebbe diventare superflua in molte aziende... MA ad ogni modo i server di tutto il mondo o girano su kernel linux o su NT.... Non ho capito cosa c'entri il discorso su docker e vari... Chi usa queste cose solitamente sa che cosa c'è sotto il cofano.....
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PSU: Seasonic M12II-620 Evo MB: MSI X370 Sli Plus CPU: AMD Ryzen 7 5700X SSD: Kingston SA400S37/240GB RAM: 2x 16GB DDR4 3200MHz SCHEDA VIDEO: SAPPHIRE RX 6700 Pulse OC 10GB S.O.: bazzite.gg |
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#4 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2019
Città: Origgio
Messaggi: 1868
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Sicuramente il cloud non ucciderà Linux, la necessità di sistemisti/amministratori Linux subirà una flessione ma non credo sparirà. |
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#5 |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
Città: Kendermore
Messaggi: 6622
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Cioè fatemi capire, pigliate un post scritto da un blogger sviluppatore e magicamente questo diventa una mistica previsione sul futuro del kernel su cui praticamente gira il mondo intero dell'informatica e della figura professionale che lo sostiene?
![]() Peraltro l'articolo linkato contiene una serie di castronerie, tipo l'idea terrificante che Amazon possa farsi il suo sistema operativo. Embè? L'ha già fatto 10 anni fa, si chiama Amazon Linux ed è uno delle tante distribuzioni derivate da RedHat Linux ![]() Altro kernel? E a che scopo? Far pagare una licenza per non dover ricadere nei vincoli di licenza del kernel di Linux e finire per essere abbandonata da tutti? Mi sembra alquanto autolesionista, senza contare che nessuno sano di mente si metterebbe a progettare e sviluppare un kernel nuovo da zero, sarebbe una follia. Ad Amazon interessa incentivare l'uso dei suoi servizi, non far fuggire gli utenti verso altri lidi. Ma il guru di cui sopra non si è accorto che i servizi più utilizzati sul cloud sono proprio istanze, di fatto macchine virtuali? E qual'è il software che gira prima di tutto su queste macchine? Esatto, il sistema operativo. E qual'è il kernel più utilizzato su queste macchine? Esatto Linux... E chi le deve installare, configurare, manutenere, amministrare? Esatto, proprio i sysadmin che l'onniscente Mariano da per spacciati... ![]() Forse il guru di cui sopra, non a caso uno sviluppatore, pensa che tutto il software di questo mondo sia stateless, che tutto sia riconducibile a qualche mitico microservizio senza alcun repository, e quindi sia tutto trasformabile in magici container che possono scalare all'infinito, mentre chiunque abbia un minimo di esperienza sa benissimo che solo certe applicazioni possono concedersi questo lusso, e nel caso uno voglia usare qualche servizio di object storage o database as service deve pagarlo a peso d'oro. Poi secondo il suddetto i servizi su cui girano le applicazioni si manutengono automagicamente, e più passa il tempo più migliorano, come un buon vino d'annata... mentre invece sappiamo tutti che inacidiscono e scoppiano sommersi da eccezioni che proprio gli sviluppatori come il suddetto non fanno niente per gestire e finiscono per azzoppare qualsiasi servizio (sia che giri dentro un container o no). Ma naturalmente tutto questo non gli è passato per l'anticamera, così come le implicazioni del "cloud" sui costi, che magicamente lievitano rispetto ad architetture tradizionali o altre forme di provisioning, senza contare il fatto che su cloud è praticamente impossibile fare una previsione esatta dei costi. Ma tutto questo non lo preoccupa nemmeno per sbaglio, e questo è normale, lui è uno sviluppatore, quando qualcosa gira sul suo ide e il deploy in produzione è fatto tutto va bene, tutto è perfetto, il lavoro è finito e si può passare ad altro... ![]() Classico caso di approccio miope da parte di chi vede solo il suo "pezzettino" e ignora l'universo che ci sta dietro, ma poi del resto è la filosofia che sta dietro anche ai container, nati da sviluppatori per sviluppatori, e poi adottati in produzione da gente che non ha la minima idea delle criticità a cui si espone. ![]()
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https://tasslehoff.burrfoot.it | Cloud? Enough is enough! | SPID… grazie ma no grazie "Arguing that you don't care about the right to privacy because you have nothing to hide is no different than saying you don't care about free speech because you have nothing to say." Ultima modifica di Tasslehoff : 05-05-2021 alle 14:57. |
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#6 | |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2007
Città: Da qualche parte vicino a Venezia
Messaggi: 2473
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Da sistemista, vedo sempre più una "mitizzazione" del Cloud, qualcosa di aleatorio mistico e immateriale che risolve tutti i problemi dell'universo compresa la fame del mondo, che non richiede manutenzione né personale per la sua gestione. BALLE! Chi pensa così (ed il brutto è purtroppo che a farlo è soprattutto il manglement...) si scontrerà molto presto contro un muro, e molto dolorosamente anche. Il cloud ha innegabili vantaggi, tra cui la scalabilità e l'assenza di infrastrutture locali da mantenere, ma l'unico sistemista di cui puoi fare a meno è quello di primo livello che fa "rack&stack" delle apparecchiature. Tutto il resto ti serve ancora, e anzi più di prima perché devono nascere delle figure dedite all'ottimizzazione dei servizi perché tutto ciò che è acceso inutilmente a fine giornata ti costa bei soldi e non puoi permetterti come faresti on prem di lasciare attive ma idle un tot di VM perché "metti caso che"... Anzi, la figura che a rigor di logica sparisce non è tanto quella del sistemista ma il contorno: impiantisti, elettricisti, frigoristi, gestori di UPS e genset, condizionamento, ... Non serve fare patch? Ah no? Perché i container (mezzo aborto, IMHO, perché confondono sistema/ambiente con applicazione) non vanno ricreati ed aggiornati all'uscita della versione X+1 di $libreria o $appserver? Non farlo è esattamente come lasciare applicativi non aggiornati in esecuzione su macchine "tradizionali", non è che perché sono in container salvi da vulnerabilità ed errori applicativi, è solo un modo più comodo di impacchettare il tutto. Ultima modifica di ZioMatt : 05-05-2021 alle 15:21. |
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#7 | |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
Città: Kendermore
Messaggi: 6622
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Per loro stessa natura i manager non sanno confrontarsi con la complessità tecnica, per loro è tutto "quantitativo", ad ogni problema c'è sempre una soluzione quantitativa. Quante giornate uomo? Quante licenze? Quante risorse? Ergo per loro la scalabilità è la perfetta soluzione ad ogni problema tecnico, è la soluzione quantitativa definitiva, e i container promettono appunto questo (poi è un dettaglio se l'applicazione è stateful e la scalabilità è un miraggio... ![]() Riproducibilità, versionamento, isolamento dei processi all'interno del container, tutto questo non li tange minimamente, la scalabilità è la risposta a tutto... Poi però si scopre che in realtà, a meno che tu non sia Netflix o Facebook o Amazon o [aggiungere big a caso che offre servizi livello globale], della scalabilità essenzialmente non sai che fartene, perchè 9 volte su 10 i problemi prestazionali sono il risultato di problemi applicativi, eccezioni non gestite, servizi di terze parti che non rispondono correttamente o che rappresentano colli di bottiglia, etc etc... (***) Di conseguenza l'unico effetto della scalabilità orizzontale è: più eccezioni/sec ![]() *** = e qui vorrei fare due chiacchere con l'amico Mariano citato nell'articolo... ![]()
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#8 | |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
Città: Kendermore
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Come dicevo per lo sviluppatore il problema è semplice: se gira sul container sul mio ambiente di sviluppo allora gira in produzione, problema risolto. Poi quando un sistemista ci mette il naso dentro (solitamente dopo che i problemi sono esplosi e nessun altro riesce a capirci nulla) si scoperchia il vaso di pandora ed escono le peggio porcate. Servizi che girano dentro il container esposti a web anche se non dovrebbero, porcate tipo comunicazione tra container che passano da web perchè nessuno si è preoccupato di creare una rete dedicata tra loro, ma giusto per citarne un paio di tanti, forse i più frequenti che mi è capitato di incontrare... A questo aggiungi un aumento di complessità non indifferente, anche solo gestire qualcosa che solitamente è semplice come il logging (semplice nel senso di un append di stdout e stderr su file) diventa di una complessità mostruosa, tirando in causa servizi prima non necessari come syslog (quindi maggiore complessità --> più cose che si romperanno) o veri e propri polpettoni applicativi (es stack ELK), spesso per assurdo più complessi ed elefantiaci delle applicazione da cui devono ricevere i log... In alternativa puoi sempre fare come tanti sviluppatori e lasciare i log sul container (senza volumi persistenti, vogliamo scalare giusto? Ok go stateless... ![]() ![]()
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#9 |
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Iscritto dal: Mar 2012
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l'os piu' installato nelle istanze azure é linux, credo che questo dato dia la misura dell'inutilità di questo articolo.
Che poi l'os diventerà sempre meno importante é un dato di fatto, ma da qui a dire che uno vale l'altro é un'ipotesi ben lontana dalla realtà. Lavoro da qualche mese su un progetto docker ed il cliente ci chiede di deployare immagini distroless per questioni di sicurezza e, a parte qualche prodotto di nicchia, la maggior parte dei sw hanno ancora bisogno di un sacco di librerie di sistema, quindi che sia un OS completo o "minimal" linux serve sempre, anche nei containers. Ultima modifica di acerbo : 05-05-2021 alle 17:11. |
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#10 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2012
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#11 | |
Member
Iscritto dal: Dec 2016
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se poi sistemisti reinventatisi devops e programmatori fanno porcate senza conoscere un H di architetture cloud giusto perché hanno imparato a scrivere una pipeline YML è un discorso differente. di wannabes è sempre stato pieno il mondo IT, tanto di programmatori quanto di sistemisti. Se tutto si sta muovendo verso modelli Qualcosa-as-service, non è solo perché i manager son tutti scemi e buttano milioni per ferri che potrebbero avere onprem, c’è anche un’offerta d’infrastruttura che garantisce margini migliori per chi i prodotti invece li crea/vende. Noi da baraccone onprem da minimo 50K l’anno adesso riusciamo ad aggredire anche il mercato della piccola e media impresa grazie proprio alla flessibilità ed allo scaling del cloud, ed il costo di entrata lo riusciamo a vendere da 10€/seat. Chiaro che poi sta a noi non fare porcate con gli orchestrators/gateway/vaults/etc. e tenere tutto stateless, ma queste erano buone pratiche anche 25 anni fa agli albori dei microservizi. |
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#12 | |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2007
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Gli sviluppatori sviluppano il codice, qualcuno deve farlo girare quel codice e possono essere gli sviluppatori stessi (cosa che preferisco) o i devops. Qui non si sta parland di container etc, i container contengono gia' nel 99% dei casi una immagine di un SO (eg alpine linux) e deve essere mantenuta a tutti gli effetti e patchata se necessario. Qui ci si lamenta che ci sono servizi tipo le Lambda che astraggono via il sistema operativo del tutto. E grazie al cielo che esistono. Quante piccole medie aziende stanno veramente dietro alle patch di sicurezza del kernel linux e fanno deployment per tappare le falle? Con le lambda tutto il patching e' gestito da AWS, invece con container, macchine virtuali etc in bocca al lupo, l overhead operativo del patching e' molto alto (anche solo stare dietro agli aggiornamenti del kernel, quante aziende lo fanno?) e spesso, quasi sempre, si va a finire che non viene fatto quindi ben venga l astrazione del sistema operativo. Ultima modifica di xarz3 : 05-05-2021 alle 22:31. |
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#13 | |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2007
Messaggi: 540
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Sviluppare da zero nel 2021 senza prevedere la possibilita' di scalare in orizzontale, per lo meno entro ragionevoli limiti, e' una ricetta per il disastro. Nessuno chiede di sviluppare servizi multi regionali deployati in tutto il mondo con caching vicino i clienti etc etc, ma che tu riesca per lo meno a soddisfare piu richieste solo aggiungendo server e' il minimo, e poco piu del minimo ci sta fare uno studio e capire se l uso di un SQL e' veramente la scelta giusta visto gli enormi limiti di scalabilita' che hanno. |
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#14 | |||
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2007
Città: Da qualche parte vicino a Venezia
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Confondi kernel con SO, l'uno è una componente del secondo, ma non il contrario. Il patching va gestito comunque, a tutti i livelli, perché anche le librerie applicative le devi aggiornare, dato che di bachi ne escono parecchi anche lì. E per una distro linux "standard" non è che serva un gran ché, basta dare un giro di update/upgrade con i repo mantenuti dalle distro. Il problema nasce per il software installato fuori repo, lì sì che sono $falli. Per i container è ancora se possibile peggio, perché demandi ai devops la ricostruzione periodica di tutto l'ambaradan, e se qualcuno ha piantato nel dockerfile una versione del container di partenza le patch non le hai comunque (no, includere lo step di update come passo di costruzione del container non è una bella idea...), senza contare che questo può essere visto come operazione di "aggiornamento applicativo", e molte (troppe) aziende concentrano la forza di sviluppo sulla "next big thing" e non alla manutenzione dell'installato, salvo non ci siano problemi da correggere. |
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#15 | |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
Città: Kendermore
Messaggi: 6622
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Patchare il sistema è tutto sommato semplice con un sistema tradizionale, può essere fatto in modo schedulato e non è un azzardo come molti credono (io lo faccio da quando esistono apt e yum e ho avuto pochissimi problemi, a prescindere da questi il rapporto costi/benefici è infinitamente superiore rispetto a gestire manualmente gli updates imho).
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#16 | |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
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Quasi sempre la sofferenza in termini di performance viene interpretata come scarsità di risorse e necessità di scalare, quando invece i problemi nella maggior parte dei casi hanno natura applicativa, dalle classiche query scritte a "membro di segugio", indici mancanti, eccezioni non gestite, utilizzo di risorse di terze parti scorretto o che rappresentano colli di bottiglia, oppure analisi mal fatta. Pensiamo ai classici casi da clickday, ok l'idea di base è assurda ma ahimè capitano. Già solo pensare di affrontarli pensando prima di tutto alla scalabilità significa perdersi dei pezzi fondamentali e creare delle solide fondamenta ad un disastro annunciato. Al mio gruppo di lavoro è capitato di affrontare casi del genere, con benefici fiscali (leggasi soldi regalati) ad una platea fino a un paio di milioni di potenziali utenti e la logica di base (assurda) era "chi prima arriva meglio alloggia, gli altri si attacchino al tram e urlino in curva". In quel caso già solo disaccoppiare la fase di prenotazione della domanda per definire l'ordine di arrivo (es stacco il biglietto col numerino dal salumiere) dalla presentazione della stessa (complessa finchè vuoi ma "spalmata" su un lasso temporale più gestibile) ci ha permesso di affrontarla in totale scioltezza. Scalabilità? Giusto due application server per garantire quel minimo sindacale di ridondanza, ma il carico era ampiamente gestibile con uno solo. E parliamo di un caso limite, quanti gruppi di lavoro si trovano ad affrontare scenari da clickday? Pochissimi (e spero sempre meno in futuro, ma solo perchè spero che chi ha potere decisionale risavisca un po' visti i flop clamorosi osservati). Poi ragazzi, onestamente negli ultimi 15 anni non ho più visto un progetto da Roma a Milano dove le risorse siano oggettivamente scarse (tolto forse lo storage, ma quello più per ragioni quantitative che prestazionali). Posso capire finchè si parla del boom del web dei primi anni 2000, quando si un server scaccione, assemblato alla buona con pezzi di fortuna si doveva far girare tutto e il contrario di tutto, ma oggi oggettivamente i problemi per scarsità di risorse bisogna proprio andarseli a cercare (appunto con le rogne applicative di cui sopra).
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#17 | |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2007
Messaggi: 540
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Sai che un mese fa circa é uscita una CVE per il runtime python, tutte le versioni fino alla 3.8 affette, severità 9.8. Praticamente una catastrofe epocale. E praticamente tutti i SO Linux integrano il runtime python, quindi dubito fortemente che lo sviluppatore medio che deploya direttamente su VM si ricorda di monitorare quotidianamente le patch di sicurezza del runtime python e di patchare tempestivamente. Con le lambda AWS ha patchato il runtime in automatico a tutti i clienti in tempo zero. Con macchine virtuali? Beh ci sta da farsi il segno della croce. Poi ovvio astrarre il SO non risolve tutti i problemi ma lascia agli sviluppatori solo le vulnerabilità strettamente in capo a loro. Chi sottovaluta queste problematiche é perché semplicemente non se ne é mai preoccupato seriamente, e questo é proprio il motivo per cui é meglio che costoro non se ne occupino più. Per cui ripeto ben venga astrarre via il SO dove possibile. |
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#18 | |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2007
Messaggi: 540
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Per non parlare della ridondanza. Con OVH che ha preso fuoco siamo ancora convinti che vogliamo avere codice e dati in un solo datacenter? |
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#19 | ||||||
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2007
Città: Da qualche parte vicino a Venezia
Messaggi: 2473
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Hint: non fare assunzioni, che non sai mai chi ti sta scrivendo dall'altra parte. Quote:
E fidati che è molto più facile che siano allineati i sistemi operativi che le millemila librerie prese da sa il $divinita dove dagli sviluppatroti. Quote:
https://www.cvedetails.com/vulnerabi...21/Python.html Quote:
Rileggi i miei messaggi, prima di commentare in modo sconclusionato... non ho mai negato che il cloud possa avere dei suoi vantaggi, ma non è di certo la soluzione ad ogni problema. E non tutte le applicazioni possono essere progettate od adattate a lavorare solo con chiamate serverless. Quote:
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#20 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2012
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Il problema del devops nelle piccole aziende o in quelle con poco budget é che si lascia implementare l'infrastruttura agli sviluppatori, nelle aziende piu' grandi e con una organizzazione che coniuga l'agile all'itil gli sviluppatori usano gli strumenti che gli mettono a disposizione gli admin. Noi ad esempio siamo i garanti dei cluster kubernets e delle immagini docker, se lasciassimo agli sviluppatori mano libera quelli andrebbero a scaricare un sacco di merda da dockerhub e girarebbe tutto con configurazioni di default. Ovviamente in piccole realtà non puoi permetterti di mettere su repo interni con tanto di cicd di controllo, scan delle immagini per le falle di sicurezza, immagini del SO personalizzate, etc, etc ed in questo amazon e gli altri principali provider fortunatamente ti danno una mano enorme, il problema é quando si lavora su piattaforme cloud private e si lascia ai devops (piu' dev che ops) sia il build che il run dei servizi.
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