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Old 16-01-2007, 17:17   #1
gourmet
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Poliziotti rinviati a giudizio per il caso Aldrovandi

http://www.radio24.ilsole24ore.com/f...=40&sezId=9761

25 settembre 2005. Federico Aldrovrandi, un ragazzo diciottenne, muore a Ferrara pochi minuti dopo essere stato fermato dalla polizia. Il giorno dopo, i giornali locali scrivono che la causa del decesso é un malore fatale, forse overdose di stupefacenti. Ma fin da subito emergono altre versioni. Tutte discordanti. Francesca Malaguti.

Luigi Andovrandi, zio di Federico, racconta il triste riconoscimento della salma di suo nipote, le prime versioni contrastanti della polizia.

Quando muore, Federico Aldrovandi ha 18 anni, compiuti il 17 luglio 2005. Vive a Ferrara, periferia sud, zona di Via Bologna. Studia da perito elettrotecnico, bravo in matematica e meno in inglese. Suona il clarinetto, fa karate. E' impegnato in un progetto per la prevenzione delle tossicodipendenze. E il sabato sera, con gli amici, si reca spesso a Bologna. Accade anche il 25 settembre 2005. Con alcuni amici si reca al Link, uno dei più importanti luoghi di spettacolo del capoluogo emiliano. Il concerto reggae quella sera salta. Federico Aldrovandi sniffa roba esilarante, una smart drug, poi prende un "francobollo" di Lsd.

Nel sangue di Federico Aldrovrandi vengono trovate tracce di oppiacei e chetamina, in minuscole quantità. Nulla che possa giustificare un'overdose o un comportamento aggressivo.

Il Giudice delle Indagini preliminari di Ferrara ordina così una perizia. I test di laboratorio indicano che la presenza di sostanze stupefacenti nel sangue é minima, ma la perizia esclude anche che il decesso di Federico Aldrovrandi sia stato provocato da traumi. La causa della morte, secondo i periti, è asfissia.

Si muove la famiglia di Federico Aldrovrandi. Anche i legali di parte civile eseguono una perizia e scrivono:
"L'assunzione di modesti quantitativi di sostanze stupefacenti da parte del giovane, alcune ore prima della morte, pare avere efficacia causale assai discutibile. Dagli atti di polizia e procura emerge che dopo l'arrivo della prima pattuglia del 113, vi fu una violenta colluttazione tra il ragazzo e gli agenti a cui seguì l'immobilizzazione forzata a terra, protrattasi per alcuni minuti, mentre almeno un agente di polizia gravava su di lui, comprimendogli la cassa toracica".

Dal referto del 118, citato nella perizia di parte civile, emergono anche i tempi dell'intervento del personale sanitario:
"La chiamata dalla centrale operativa del 113 è delle 6.08, l'ambulanza della Croce rossa e l'auto medicalizzata partono alle ore 6.10, l'arrivo sul posto della prima risale alle 6.15 e della seconda alle 6.18. Dagli atti della polizia emerge che la richiesta di inviare un'ambulanza è stata radiotrasmessa dalla volante 'alfa 3' alla centrale operativa del 113 alle 6.04, quando sul posto era già intervenuta la volante 'alfa 2. Aldrovandi è rimasto a terra con braccia ammanettate dietro la schiena, almeno per undici minuti dalle 6.04 alle 6.15. L 'emergenza sanitaria deve essere precedente alla chiamata al 113. Il soccorso è stato dunque tardivo.

Sulle cause della morte del giovane, così concludono i periti di parte civile Giorgio Gualandri e Antonio Zanzi:

Si tratta di evento concausato, cioé dovuto a fattori tutti necessari ma da soli non causalmente sufficienti, posto che la insufficiente assunzione di ossigeno Ë ascrivibile a: aumentata richiesta di ossigeno indotta dallo stress psico-fisico per la marcata agitazione psico-motoria e gli sforzi intensi posti in essere dai soggetto durante la coiluttazione e per resistere aiia immobilizzazione (e forse e in minimale parte dalla assunzione di ketamina); ipotetica depressione respiratoria secondaria alla assunzione di oppiacei; turbe della ventilazione polmonare prodotte dalia restrizione fisica in posizione prona con le mani ammanettate dietro la schiena.

15 marzo 2006. Arriva la prima svolta nelle indagini sulla morte di Federico Aldrovrandi.

La procura di Ferrara iscrive nel registro degli indagati, per il reato di omicidio preterintenzionale, quattro agenti di pubblica sicurezza, (tre uomini e una donna) che la notte del 25 settembre 2005 erano in servizio nei pressi dell'Ippodromo.

3 settembre 2006. La seconda svolta nell'inchiesta sulla morte del giovane di Ferrara. Interviene la politica.

Il ministro dell'Interno Giuliano Amato si reca a Ferrara, incontra il padre di Federico, Lino Aldrovrandi, e chiede un rapido accertamento dei fatti, un rinvio a giudizio, un vero processo.

La terza svolta nell'inchiesta sulla morte di Federico Ardrovandi é la partecipazione e la solidarietà. In tutta italia, specie in Emilia-Romagna, nasce un movimento di intelettuali, scrittori, giornalisti che non credono alle verità ufficiali. Carlo Lucarelli

La riflessione di Carlo Lucarelli é più ampia. Coinvolge il nostro modo di fare informazione, il ruolo dei giornalisti nell'accertamento della verità e l'etica del mestiere di poliziotto.

23 settembre 2006. In migliaia scendono in piazza a Ferrara. Chiedono verità e giustizia per la morte di Federico Aldrovrandi. Sono giovani, in molti hanno da poco compiuto 18 anni. Patrizia Moretti, mamma di Federico é in mezzo a loro.

E tra quei giovani che sfilano a Ferrara, c'é anche il sindaco della città Gaetano Sateriale, che aderisce alla manifestazione nonostante le polemiche.

Giulio Tiberi, rappresentante dell'associazione verità e giustizia per Aldro, sezione di Bologna.

Da alcuni mesi, Luigi Savina è il nuovo questore di Ferrara. In molti hanno percepito un vero e proprio cambio di stile. Nessun silenzio, bensì il pieno accertamento della verità sulla morte di Federico Aldrovrandi. Lo dice a chiare lettere Luigi Savina a Francesca Malaguti

Si può dunque morire a diciotto anni durante un normale controllo di polizia? E' la domanda che in molti si pongono. E lo stesso quesito che si ripete Lino Ardrovandi, padre di Federico che a suo figlio ha scritto una lettera, qualcosa in più di un mero ricordo...
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Old 16-01-2007, 17:42   #2
Lorekon
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