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![]() Io direi che forse è anche perchè c'è la mia controparte che mi dà una mano ad andare per i campi erbosi dell'off-topic. Cmq torniamo pure in topic se vi interessa tanto il penZiero del nostro illustrissimo prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede. Ultima modifica di lowenz : 14-04-2005 alle 18:59. |
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#103 |
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Il 18 febbraio 1993, che radiosa giornata per Augusto Pinochet! La ricorrenza delle nozze d’oro del dittatore cileno viene allietata da due lettere autografe in spagnolo. La prima è firmata nientemeno che dal Santo Padre. «Al generale Augusto Pinochet Ugarte e alla sua distinta sposa, Signora Lucia Hiriarde Pinochet, in occasione delle loro nozze d’oro matrimoniali e come pegno di abbondanti grazie divine», scrive il Papa, «con grande piacere impartisco, così come ai loro figli e nipoti, una benedizione apostolica speciale. Giovanni Paolo II».
La seconda è molto più calorosa. Il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano si spertica in elogi: «Ho il compito di far pervenire a Sua Eccellenza e alla sua distinta sposa l'autografo pontificio qui accluso, come espressione di particolare benevolenza. Sua Santità conserva il commosso ricordo del suo incontro con i membri della sua famiglia in occasione della sua straordinaria visita pastorale in Cile. Riaffermo al signor Generale, l'espressione della mia più alta e distinta considerazione». Le lettere, pubblicate dal quotidiano cileno “El Mercurio” e in Italia dall’Espresso (vedi l’articolo di Perrelli in fondo al pezzo), hanno ripreso a circolare in Vaticano in questi giorni. Il nome di Sodano è in testa alla lista dei papabili. Lui stesso, a quanto pare, fa sapere in giro di poter contare su almeno quaranta voti e sta cercando l’alleanza con i progressisti in funzione anti-Ratzinger. Ma l’amicizia con Pinochet è un ostacolo insuperabile: è possibile eleggere papa uno che ha espresso “alta e distinta considerazione” per un dittatore sanguinario? La corrispondenza di amorosi sensi tra i due non si limita a un messaggio isolato. Nunzio apostolico in Cile dall’77 all’88, Sodano è stato il regista del viaggio di Giovanni Paolo II a Santiago, uno dei momenti più contestati del pontificato di papa Wojtyla. Dietro il papa e il generale affacciati dal balcone della Moneda spunta il suo corpaccione. Negli anni successivi, da segretario di Stato, Sodano ha sempre spiegato di aver considerato la dittatura Pinochet come un passaggio verso il ritorno della democrazia in Cile e ha ricordato i numerosi scontri con il governo in tema di diritti umani. Un’autodifesa molto debole. Soprattutto perché la rete protettiva del Vaticano per il Generale non è mai venuta a mancare. Fino al passo che vale molto di più di un biglietto di auguri: la lettera con cui il Vaticano nel ’99 domandò ufficialmente al governo inglese di garantire a Pinochet il rientro in Cile. “Pinochet ha diritto a tornare nel suo paese. E’ un caso umanitario e giuridico che preoccupa la Santa Sede”, dichiarò Sodano. Il quotidiano spagnolo “El Pais” rivelò che la mediazione vaticana a favore del generale golpista era nata nella sede romana dell’Opus Dei, in viale Bruno Buozzi, ai Parioli. Alle riunioni avevano partecipato il vescovo che guida l’Opus, lo spagnolo Javier Echevarria e Fernando Barros, presidente del movimento cileno per la riconciliazione, ultra-pinochettista. Ma il vero protagonista della trattativa fu lui, il cardinale Sodano. Anche gli italiani hanno avuto più volte modo di apprezzare i modi spicci di Sua Eminenza. Nel 2000, per impedire il Gay Pride a Roma, creò un mezzo incidente diplomatico appellandosi al Concordato e al carattere di città sacra della capitale. Nel 2001, altra pesante interferenza: riceve in Vaticano Francesco Rutelli e Silvio Berlusconi, candidati premier alle elezioni, per farsi spiegare i loro programmi di governo. Uscite accolte malamente dal cardinale Ruini, nemico storico di Sodano. Un altro avversario è il cardinale Giovanni Battista Re: da quando Sodano riuscì a sbarazzarsi di lui facendolo trasferire alla congregazione dei vescovi è una lotta senza eslcusioni di colpi. Un mese fa, in piena malattia del papa, quando Sodano spiegò ai giornalisti di non escludere le dimissioni di Giovanni Paolo II, il cardinale Re fu il primo a contraddirlo: “parlarne è di cattivo gusto”. Ultimo episodio, la mattina del due aprile (il papa è morto la sera), una lite furibonda sui nomi dei nuovi vescovi da nominare. Da quel momento in poi Sodano e Re non si parlano più. Difficile che tornino a farlo in conclave.
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Kotoshi mo yoroshiku onegai-itashimasu |
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#104 |
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CARO PINOCHET, IL PAPA LA BENEDICE
Gianni Perrelli per l’Espresso N.49 del 10.12.1998 A vent'anni dal golpe la legittimazione più calorosa arrivò al dittatore Augusto Pinochet dalle stanze del Vaticano. 18 febbraio 1993: la privatissima ricorrenza delle sue nozze d'oro viene allietata da due lettere autografe in spagnolo che esprimono amicizia e stima e portano in calce le firme di papa Wojtyla e del segretario di Stato Angelo Sodano. «Al generale Augusto Pinochet Ugarte e alla sua distinta sposa, Signora Lucia Hiriarde Pinochet, in occasione delle loro nozze d'oro matrimoniali e come pegno di abbondanti grazie divine», scrive senza imbarazzo il Sommo Pontefice, «con grande piacere impartisco, così come ai loro figli e nipoti, una benedizione apostolica speciale. Giovanni Paolo II». Ancor più caloroso e prodigo di apprezzamenti è il messaggio di Sodano, che era stato nunzio apostolico in Cile dal '77 all'88, e che nell'87 aveva perorato e organizzato la visita del papa a Santiago, trascurando le accese proteste dei circoli cattolici impegnati nella difesa dei diritti umani. Il cardinale scrive di aver ricevuto dal pontefice «il compito di far pervenire a Sua Eccellenza e alla sua distinta sposa l'autografo pontificio qui accluso, come espressione di particolare benevolenza». Aggiunge: «Sua Santità conserva il commosso ricordo del suo incontro con i membri della sua famiglia in occasione della sua straordinaria visita pastorale in Cile». E conclude, riaffermando al «signor Generale, l'espressione della mia più alta e distinta considerazione». Il Vaticano non rese pubbliche queste missive così partecipi. Né lo fece Pinochet, che pure probabilmente le aveva sollecitate. Si decise di mantenerle nell'ambito della sfera privata, per timore che l'eccesso di enfasi attizzasse nuove polemiche. Ma tre mesi dopo prevalse la vanità del dittatore. I documenti furono portati alla luce dal quotidiano cileno "El Mercurio". E furono ripresi da "Témoignage Chrétien", la rivista francese dei cattolici progressisti. Provocando reazioni «di rivolta, di tristezza e di vergogna», nel ricordo delle barbare esecuzioni e delle feroci torture perpetrate dal regime di Pinochet. Molti lettori indirizzarono al Vaticano lettere di «indignazione». Un gruppo di preti-operai di Caen diede una risposta particolarmente risentita all'iniziativa del Papa e di Sodano. Opponendo al «commosso ricordo» di Wojtyla «l'emozione davanti alla morte del presidente Allende e di molti suoi collaboratori; davanti alla retata e al parcheggio dei sospetti nello stadio di Santiago; davanti alle dita amputate del cantante Victor Jara per impedirgli di intonare sulla sua chitarra gli accordi della libertà; davanti alle sparizioni, alle carcerazioni, alle torture». E la Fraternità e la Comunità Francescana di Béziert espressero la loro «costernazione» in modo lapidario: «Durante il potere di Pinochet Gesù Cristo era crocifisso ancora». Sentimenti di ripulsa che in Francia si sono riaffacciati dopo l'arresto a Londra del dittatore. E che subito dopo il recente incontro in Vaticano fra il cardinal Sodano e il sottosegretario cileno agli Esteri Mariano Fernandez, visto come un tentativo di attivare il Vaticano in soccorso di Pinochet, hanno riproposto gli inquietanti interrogativi che accompagnarono la rivelazione dei messaggi di auguri. Nel '93, Pinochet non era più il capo dello Stato, ma solo il comandante delle Forze Armate. E Sodano era tornato già da cinque anni in Italia dove aveva preso il posto di Agostino Casaroli al vertice della diplomazia pontificia. Che ragione c'era di elargire al dittatore riconoscimenti così entusiastici, coinvolgendo anche il papa in prima persona, per una ricorrenza non così straordinaria che avrebbe al massimo meritato un asciutto telegramma di felicitazioni? La risposta, a sentire i cattolici cileni che lavoravano a Santiago per la Vicaria de la Solidaridad, un organo della curia che per sedici anni - dal '76 al '92 - si è battuto contro le atrocità della dittatura, è nel feeling che, nonostante le tensioni provocate dalle denunce dei sacerdoti socialmente più impegnati e dagli episodi di cronaca più scabrosi, si era instaurato fra Sodano e Pinochet. Nel conflitto fra ragion di Stato e difesa dei diritti umani, pur senza plateali favoreggiamenti, il nunzio apostolico avrebbe privilegiato il dialogo con il regime, assecondando l'ipocrita transizione che provoca ancor oggi nel Cile tante lacerazioni. Negli inevitabili scontri con Pinochet, Sodano avrebbe badato a difendere l'istituzione Chiesa più che l'incolumità delle vittime perseguitate dalla dittatura. Certo, erano tempi tremendi. Ed è probabile che l'approccio sfumato dell'ambasciatore di Wojtyla sia servito a prevenire una repressione ancor più spietata. È meno comprensibile che, come dimostra l'estrema cordialità dei messaggi augurali per le nozze d'oro, a distanza di pochi anni il Vaticano abbia rimosso le pagine più tragiche della storia cilena e si sia profuso in attestati di stima verso il carnefice. La lunga permanenza di Sodano a Santiago È coincisa con un processo di spaccatura all'interno della Chiesa cilena. Da un lato le frange più conservatrici del mondo cattolico facevano quadrato intorno alla dittatura in nome dell'anticomunismo. Dall'altro gli ambienti più aperti trasformavano la Vicaria de la Solidaridad nel vero simbolo dell'antipotere. Una divisione che nelle concitate reazioni all'arresto del generale affiora ancor oggi. Oltre la metà dei cattolici cileni teme che la soluzione di processare Pinochet in patria, per la quale si sta affannando il governo Frei, potrebbe rivelarsi una beffa alla giustizia. In Cile né la magistratura militare né quella penale (che anche dopo il ritorno della democrazia si è ben guardata dall'aprire processi alla dittatura) garantirebbero imparzialità di giudizio. E si scatenerebbe una nuova ondata di disordini. Solo un pubblico pentimento di Pinochet - ipotesi considerata inverosimile - introdurrebbe una nota di distensione, scongiurando il rischio che i mai sopiti rancori sfocino in altrettanti regolamenti di conti. Da circa sette anni la Vicaria de la Solidaridad, che già dopo il referendum da cui uscì sconfitto Pinochet nell'88 aveva perso la funzione primaria, si è trasformata in un centro documentazione. Attraverso i suoi archivi è possibile ricostruire nei dettagli i controversi rapporti fra una Chiesa di ispirazione progressista e il generale che si richiamava anche ai principi della fede cattolica per giustificare la sua azione di sterminio. Già negli anni Venti la forza della Dc cilena si sviluppa intorno alle attività umanitarie dei sacerdoti che si schierano al fianco dei poveri e lottano contro il latifondo premendo per la distribuzione della terra ai contadini. Una sensibilità immune dagli estremismi della teologia della liberazione, che nel '70 non ostacola l'ascesa al governo del socialista Salvador Allende. In quel periodo, l'arcivescovo di Santiago Raúl Silva Henriquez, cardinale dal '61, accoglie con benevolenza Fidel Castro che prolunga una visita di Stato in Cile per 25 giorni, e al momento del congedo gli regala una Bibbia. Dopo il colpo di stato militare (11 settembre '73), accolto con moderato sollievo anche dalla Dc nonostante il suicidio di Allende, Henriquez prende le distanze dal regime. E il 18 settembre, una settimana dopo il golpe, in occasione della festa nazionale, impartisce una prima umiliazione a Pinochet rifiutandosi di celebrare come ogni anno il Te deum davanti alle autorità dello Stato nella cattedrale, e allestendo la cerimonia in una chiesa meno rappresentativa. Fonda poi l'8 ottobre, insieme ai responsabili delle altre fedi religiose, un Comitato nazionale per la pace che si scaglia contro le malefatte del regime. Agli attacchi della stampa e alle minacce dei golpisti, il cardinale risponde alzando il tiro. E a Paolo VI, che disgustato dal clima di terrore gli offre sostegno, risponde che pensa di potercela fare da solo. Se il generale non allenterà la presa, potrebbe incorrere in una scomunica. Ma Pinochet stringe sempre più il Cile nella sua morsa. Si allentano le resistenze, si sfalda anche il fronte religioso. Nel '75 è Henriquez che chiede aiuto a Paolo VI. Che stavolta si dichiara impotente. La guerra fredda ha procurato qualche consenso internazionale a Pinochet. Qualche mese più tardi è il tiranno a tentare un' apertura. Dopo l'uccisione d uno dei leader dell'ultrasinistra, un gruppo di mar- xisti si rifugia nella Nunziatura. E allora Pinochet decide di scrivere al cardinale: «Questo è un governo cattolico che vorrebbe buone relazioni con la Chiesa. Con lei personalmente non ci sono problemi. Il problema è il Comitato». Il cardinale intuisce che dietro le formalità si cela un ordine. Il generale non tollera più intralci. E il cardinale finge di obbedire, senza abdicare ai principi. Scompare il Comitato e al suo posto, come emanazione della sola curia cattolica, nasce agli inizi del '76 la Vicaria de la Solidaridad. Un rifugio per le vittime del regime a cui vengono assicurati patrocinio legale e assistenza medica. In aperta sfida a Pinochet, pochi me- si dopo l'arrivo di Sodano a Santiago, Henriquez proclama il '78 anno dei diritti umani in Cile. E indice un convegno internazionale sulla materia. Sodano si defila. E quando arriva un messaggio augurale del papa, minimizza attribuendolo al cardinale di Stato Jean Villot. I rapporti fra la curia e la chiesa si fanno particolarmente aspri nell'83, decennale del golpe. Henriquez si spinge a definire «inumano» il programma economico varato da Pinochet che applicando le teorie monetariste dei Chicago's boys ha rimesso in ordine i conti dello Stato sacrificando però i programmi di assistenza sociale per le classi meno abbienti. E la giunta militare sbatte in carcere i tre sacerdoti stranieri che più avevano alzato la voce nelle proteste. Sodano chiede la loro liberazione. E i tre vengono espulsi. Per evitare fratture più traumatiche, papa Wojtyla, tramite Sodano, invita i militari «a cercare risposte positive alle condizioni e alle situazioni di violenza». Pinochet, in cerca di legittimazioni, si dichiara in sintonia con le aspettative del pontefice: «Il governo cileno è impegnato nella creazione di un sistema democratico di ispirazione occidentale e cristiana; il messaggio di Sua Santità è uno strumento prezioso per la realizzazione di questi obiettivi». Ma appena sorge qualche contrasto con la curia di Santiago, si affretta a inviare a Roma Sergio Rillon, il funzionario governativo per le relazioni con il Vaticano, che non manca mai di sottolineare l'irritazione del generale. L'anagrafe dà intanto una mano a Pinochet. Per limiti d'età va in pensione il cardinale Henriquez. E a sostituirlo viene chiamato Juan Francisco Fresno, un arcivescovo più in sintonia con Sodano, che non si sottrarrà agli scontri con la dittatura ma li condurrà in modo meno battagliero. L'84 per Sodano è un anno vissuto pericolosamente. A Santiago, nella parrocchia di San Francesco si invoca la punizione divina contro i torturatori di Stato. Colti di sorpresa, i militari dichiarano guerra alle frange sovversive della Chiesa. E consegnano a Sodano un dossier da inoltrare in Vaticano, in cui si proclamano «salvatori della patria». Scoppia poi la grana dei terroristi del Mir, presunti killer del sindaco di Santiago Carlos Urzia, che attraverso i locali dell'ambasciata francese trovano rifugio negli uffici della Nunziatura. È una brutta rogna per Sodano. Anche se il Vaticano non ha firmato la convenzione sull'asilo politico, ragioni umanitarie sconsigliano la consegna dei ribelli a un governo che non dà alcuna garanzia sulla regolarità di un processo. Sodano chiede che ai quattro venga rilasciato un salvacondotto. I militari si irrigidiscono. E l'ira dell'ammiraglio José Toribio Merino Castro si scaglia verso l'obiettivo massimo: «Il papa, infallibile nelle cose divine, fallibile in quelle umane». «È una mancanza di cortesia», è la prudente replica di Sodano che sulla sostanza però tiene duro e chiede per la prima volta aiuto legale agli avvocati della Vicaria, istituzione che ha sempre percepito pericolosamente estranea alla sua linea diplomatica. Snobbava spesso le sue ricorrenze, alle quali interveniva l'intero corpo diplomatico. E secondo i racconti che circolavano nelle comunità ecclesiali, avrebbe dissuaso un cattolico torturato dal sollecitare l'intervento della Vicaria. Nel braccio di ferro stavolta è Pinochet a cedere. Dopo circa tre mesi di battaglie legali, i quattro guerriglieri del Mir ottengono il salvacondotto e salgono su un aereo diretto in Ecuador. Ma per Sodano le insidie non sono finite. Il sacerdote francese Pierre Dubois, parroco de La Victoria (quartiere proletario della capitale), e Carlos Camus, vescovo di Linares, creano nuovi attriti col regime, lanciando anatemi dai pulpiti. Nel 1985 Sodano lancia appelli (ascoltati) per la liberazione dell'attivista dell'opposizione Carmen Hales, sequestrata e picchiata da gruppi di estrema destra. Ed entra in rotta di collisione col governo per gli editoriali anti-Pinochet della rivista cattolica "Mensaje". Ma dopo il fallito attentato a Pinochet nell'86, Sodano elabora una strategia della distensione che culmina con la visita del Papa a Santiago. Ai fedeli che esprimono indignazione, il nunzio assicura che si tratta di una missione esclusivamente pastorale. Ma anche se Wojtyla incontra esponenti dell'opposizione, il clou del viaggio è l'apparizione sul balcone presidenziale del pontefice al fianco del dittatore. La Vicaria viene invece appena sfiorata. Il Papa saluta i suoi dirigenti nel cortile antistante, senza mettere piede nei locali. Sodano lascia Santiago nel giugno '88. E nell'accomiatarsi si dice preoccupato «per l'attuale situazione del paese, perché vedo che non vi è un profondo rispetto degli uni per gli altri». Cinque anni dopo, a freddo, il segno del suo rispetto lo riserverà al dittatore.
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Kotoshi mo yoroshiku onegai-itashimasu |
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#105 |
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dal corsera
MILANO - Se chiedete agli internauti chi vorrebbero papa la risposta sarà una sola: Joseph Ratzinger. A una settimana dal Conclave sono sempre più numerosi i siti che sponsorizzano l'ormai settantottenne cardinale bavarese al soglio pontificio. Blog, forum, fans club, t-shirt elogiative, in Rete è esplosa la Ratzinger-mania. E se i vaticanisti ben informati diffidano dal dar retta ai pronostici che copiosi circolano in questi giorni e che danno il decano del collegio cardinalizio fra i più quotati (mai dimenticare che chi entra papa in conclave ne esce cardinale) il popolo del web si nutre più di certezze granitiche e fa un «tifo» spudorato per Joseph l'austero. Tanto da far pensare che, sull'onda della commozione suscitata dalla scomparsa di Giovanni Paolo II, si stia preparando una nuova covata di Papa Boys, ovvero i Ratzinger boys.
Nella campagna Ratzinger-Papa si arriva persino agli estremi di paragonare il porporato ai robot dei cartoni animati giapponesi. Giocando sul nome, c'è chi da Mazinga si è inventato Ratzinga, il papa bionico. Su Dagospia si può rintracciare persino la canzoncina opportunamente modificate e che recita: «Dalla Fortezza di San Pietro arriva con i pugni teologici Ratzinga, Paapaaaa Ratzinga, Paapaaaa». Blasfemia? Sicuro. L'ultimo arrivato è un blog (raztingerpapa.splinder.com) dove si possono rintracciare poesie e preghiere dedicate al «papabile». Come questa: «Fratello di Giovanni Paolo del tuo amore ci farai regalo ci proteggerai dalle intemperie di questo mondo impazzito l'uomo più degno». Il curatore del diario on-line è particolarmente attivo, tant'è che una sua mail appare persino sul Riformista di oggi. «Cara sorella... il grande Joseph Ratzinger può guidare la Chiesa in questo momento difficile...Dacci una mano se lo ritieni giusto nobile e cristiano», è il contenuto della lettera-manifesto pubblicata dal quotidiano. Su e a favore di Ratzinger è anche ratzinger.it, rassegna completa delle omelie del cardinale, compresa la versione integrale della messa celebrata a San Pietro l'8 aprile. Nel primo conclave dell'era di Internet, la corsa al trono di Pietro si sposa anche con l'e-business. I fans di Joseph si danno appuntamento su www.ratzingerfanclub.com, con link al sito per Terri Schiavo e la sezione «shop» con le magliette che ritraggono il cardinale tedesco sorridente (costo da 12.99 a 19.99 dollari) e scritte del tipo: «Smackdown on Heresy». di Luca Gelmini
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#106 |
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Chris Bonface per “Il Tempo”
Una parola sola, «collegialità». Sembrerebbe scontata, quasi banale. Ma dentro il Sacro collegio dei cardinali la sua pronuncia ha l'effetto di una lama di coltello. Taglia e divide. «Collegialità», ha ripetuto più volte lunedì cardinale Carlo Maria Martini durante la Congregazione generale, che è già diventata un pre-conclave. «Collegialità», è risuonata ieri, il secondo giorno. E già divide e forma gli schieramenti che da lunedì prossimo metteranno la loro scheda nell'urna. «Collegialità», perché questa sarebbe mancata durante i lunghi anni di Karol Wojtyla Papa. Un pontificato che ha proiettato come mai era accaduto l'immagine del successore di Pietro nel mondo. Solo sullo sfondo, quasi alle spalle, la Chiesa nel suo insieme. La forza di un Papa e della dottrina sorretta dal garante della fede, il cardinale Joseph Ratzinger. «Collegialità», ha detto Martini, perché tutti insieme bisogna affrontare i temi «della gestione della Chiesa e le nuove domande sulla famiglia, sulla bioetica, sulla sessualità». L'ex Arcivescovo di Milano è stato il primo dei cardinali a prendere la parola ai lavori della Congregazione. Secondo il programma concordato ciascun cardinale avrebbe avuto 7 minuti a disposizione per il suo intervento. Ma nessuno voleva iniziare. Martini ha preso la parola, ha chiuso nei tempi previsti il suo intervento, e nessun altro si era ancora iscritto. Allora il vecchio cardinale malato ha ripreso il microfono, e ha continuato a parlare per altri sette minuti. Ancora nessun iscritto. Ancora Martini, la terza volta. E questa volta le parole sono state pesanti. Pesantissime. Un discorso centrato sulla malattia del Pontefice e sulla necessità di regole chiare che ne stabiliscano il dovere delle dimissioni. Parole che sono suonate come una nuova lapide, pesantissima, messa sulla bara di Giovanni Paolo II. Mentre Martini pronunciava queste frasi, i cardinali sono corsi a iscriversi per i loro interventi. E l'agenda è già tutta prenotata fino a sabato pomeriggio. Martini ha tagliato e diviso apertamente. Dietro le quinte si sono mossi invece i grandi elettori, quelli che possono contare sui voti di gruppi di cardinali affini. La Comunità di Sant'Egidio da una parte, l'Opus Dei dall'altra. E quella parola, «collegialità», ha già diviso chi vuole ripartire da basi molto diverse dal lungo papato di Woytjla e chi invece ne riafferma convinto la continuità. Il pre-conclave è già iniziato con due fronti contrapposti chiari. E due candidati. Il primo, legato a Martini e a quella parola magica, «collegialità», è il cardinale Angelo Sodano, sottosegretario di Stato vaticano uscente. Detta con vecchie logiche è lui il prescelto dai progressisti, che in questo caso sono soprattutto «assemblearisti», strenui paladini della gestione assembleare della Chiesa, cardinali e vescovi in consultazione perenne. Sodano può contare oggi su un pacchetto di 30-32 voti, piccolo, ma significativo per le prime votazioni. Si dovrà confrontare con l'unico altro candidato ufficiale, Joseph Ratzinger, guida indiscussa della tradizione, del partito dei wojtilani. Con Sodano ci sarà gran parte della Curia ufficiale, lo stesso Martini e il primate belga Godfried Danneels. Gli altri voti, con prudenza, perché potrebbe non essere questa la scelta vera, li sta muovendo proprio Sant'Egidio. Può contare su parte dell'Africa, su qualche sudamericano e su un pacchetto di voti europei, in primis quello del cardinale tedesco Kasper. Ratzinger invece avrà come grandi elettori tutti i cardinali più vicini a Giovanni Paolo Il. Dal presidente della Conferenza episcopale italiana, Camillo Ruini (che alla prima votazione potrebbe però scegliere la scheda bianca), all'austriaco Christoph Schoenborn, all'italiano Angelo Scola, patriarca di Venezia, che è il vero organizzatore della cordata, e sta raccogliendo voti dove può. Resta invece fuori dagli schieramenti, con furbizia, l'arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, che non si è nemmeno iscritto a parlare nella Congregazione. Il suo nome resta quello più forte dopo lo scontro in prima votazione fra Sodano e Ratzinger. Su di lui si sta costruendo la scelta terzista, e si forma il partito più importante dei silenti, quelli che ancora non si schierano e pensano di essere importanti dopo le prime votazioni. Su Tettamanzi, in caso di fumata nera dopo il confronto fra due schieramenti di partenza, confluirebbero tutti i voti della Chiesa italiana e il pacchetto controllato da Sant'Egidio. E alla fine anche tutti i voti del partito degli «assembleari». Ma se Tettamanzi non dovesse farcela, nel partito dei silenti spunterebbero fuori gli outsider. In testa l'honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, considerato per carattere e biografia il «Wojtyla sudamericano»: un salesiano che piace, sportivo e studioso di musica (suona il sax meglio di Bill Clinton). Progressista sulla dottrina sociale e tradizionalista sull'etica e la morale sessuale. Fra le caratteristiche che ne fanno un personaggio, anche la decisione di non vivere nell'arcidiocesi dell'Honduras, ma in una casetta a qualche chilometro dalla capitale, dove di fatto fa da badante a un vescovo locale da lunghi anni paralizzato. Qualche carta, fra gli italiani, in questo schieramento-terzista, può giocarsela anche l'Arcivescovo di Firenze, Ennio Antonelli, figura di prestigio e abbastanza quotata da fare girare (succede sempre alla vigilia dei conclavi) preoccupati dossier sulla sua salute, con annesse fotocopie di cartelle cliniche su ricoveri legati a problemi neurologici. Stessa amara sorte toccata all'indiano Ivan Dias, i cui problemi di salute vengono analizzati nel dettaglio in un altro dossier anonimo. Resta invece in caso di stallo anche una candidatura davvero outisder. quella di un non cardinale. E il nome in cima a questa ipotesi è quello di monsignore Angelo Comastri, che presiede la Fabbrica di San Pietro e già delegato pontificio alla missione lauretana.
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#107 |
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majin mixxi posta pure, ma non prendere per oro colato quel che c'è scritto, i vaticanisti al pari di chi scrive di politica, possono condire dei fatti in maniera da farli apparire diametralmente opposti.
prova a leggere la stessa notizia sul Giornale o su Repubblica. poi tanti episodi raccontati sono proprio errati, o appaiono come il tipico racconto di chi vuol far l'informato ma che ha una conoscenza per sentito dire.
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#108 | |
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Quoto. Estremamente dogmatica...
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«Sono cristiano con Copernico, Descartes, Newton, Leibniz, Pascal, Eulero, Gerdil, con tutti i grandi astronomi e fisici del passato. E se mi si chiedessero le mie ragioni sarei felice di esporle» (Cauchy) /// I shall fear no evil, for Thou art with me /// CLIO COMMUNITY /// AF inside /// Sehnsucht
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#109 |
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Diamo una chiarita ai termini: quella "Fede" a cui si riferisce Anakin quando parla di UAAR & Co è meglio designabile col termine "Credenza" (in inglese "Belief", non "Faith") che si distingue dalla "Fede" intesa in senso classico in quanto non presenta elementi religiosi ma costituisce semplicemente una base assiomatica in un contesto gnoseologico. Che poi tale base assiomatica, in quanto assiomatica, sia caratterizzata da dogmatismo.....è vero sì e no: non è proprio corretto perchè potrebbe cambiare, cosa che in ambito dogmatico non può accadere (un dogma è tale per sempre, una base assiomatica no); del resto è vero che è un atteggiamento furbetto
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#110 |
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Senior Member
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Non sono molto d'accordo su quello che hai scritto. Soprattutto non sono d'accordo su quella differenziazione che fai e che nasce dalla tua impostazione (ravvisabile in quasi tutti i tuoi interventi) di tipo intellettualistico/razionalistico etc. come se le proprie opzioni e posizioni nascessero esclusivamente sulla base esclusiva della ragione dimenticando tutta la dimensione esperienziale (sei molti più tomista tu di molti altri
Prova a leggere questo articolo partendo da dove dice "Punto di disaccordo". Ovviamente va letta cum grano salis visto che si sta parlando d'altro... cerca di contestualizzare e adattare
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#112 |
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Senior Member
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è risaputo che Pascal vale poco come scienziato!
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http://www.cipoo.net Musica corale di pubblico dominio - spartiti-MID-MP3 Chi cerca conferme le trova sempre. (Popper) |
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#113 | |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2001
Città: Berghem Haven
Messaggi: 13528
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Quote:
Per quanto riguarda il mio tomismo.....
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#114 |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2001
Città: Berghem Haven
Messaggi: 13528
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Per quanto riguarda l'articolo, calma: "religione" per me significa innanzitutto CULTO (che ha irrinunciabili pratiche, cerimonie, prassi oltre ai principi che ne sono ispiritori e di cui identifica l'origine nel trascendente). Inoltre c'è in quel passaggio una mossa altrettanto furba quanto quella di UAAR&Co. Si parte infatti dal dire quello che i principi morali non sono (I principi e valori morali non sono pure ipotesi intellettuali) ma non si cerca di identificarne l'origine, non si dice quello che sono: è un "definire" nel senso letterale di "confinare", "porre entro un limite", "delimitare" piuttosto che un "entrare nell'essere". Insomma un approccio negativo, dove cioè si procede per ex-clusione.
Ultima modifica di lowenz : 15-04-2005 alle 15:37. |
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#115 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jun 2001
Messaggi: 496
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Scusate per l'OT (cmq vedo che il topic e' gia' abbastanza OFF
Grazie, ciao P.s. Complimenti e auguri per la laurea Quote:
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Ora pioveva putrìo; tutto era putrìo, ovunque guardasse. |
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#116 |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2001
Città: Berghem Haven
Messaggi: 13528
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Se è OFF è colpa di Bet adesso, sennò è sempre colpa mia....non è giusto
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#117 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jan 2002
Città: Pelican Bay
Messaggi: 5571
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Anakin, hai una bella voglia a gridare... Di grida nell'animo umano ce n'è di ogni genere e a dargli retta ne verrebbe fuori un bello scempio e vai a sapere quale grido ascoltare e quale far tacere... Io non ho mai capito poi come dal bisogno dell'esistenza se ne deduca l'esistenza punto... O per dire altrimenti uno potrebbe benissimo ammettere la domanda ma non per questo la risposta...
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"A pessimist is someone who is waiting for it to rain. But I'm already soaked to the skin." L. Cohen. |
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#118 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jan 2002
Città: Pelican Bay
Messaggi: 5571
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Quote:
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#119 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 1999
Città: Milano
Messaggi: 240
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Quote:
devo anche ringraziarti per la domanda, perchè forse è il caso di esprimersi diversamente. esplicitamente infatti non si trova nell insegnamento x il cristiano(dopo spiego cosa intendo con questa precisazione) ed è altresì chiaro che l'esempio cristiano è quello di quella signora. però:« È peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso ». ora se una persona si trovasse a decidere sotto la pressione della morte e per paura decidesse di curarsi (nonostante ciò possa essere letale per il feto) è lecito parlare di non deliberato consenso, perchè la paura di morire è una pressione sufficiente per farci parlare di scelta non totalmente libera e voluta. questo è quindi uno sbaglio, ma depenalizzabile. un po differente il discorso ai non cristiani. la Chiesa chiede alla società di mettere al bando l'aborto, perchè si elimina una vita innocente, parliamo quindi di un tema comprensibile laicamente. non è un discorso che per recepire bisogna avere la fede, è un discorso di umana ragionevolezza (su cui si potrà non concordare) e infatti appoggiato da tanti non-cattolici (Ferrara, Pasolini, ecc). il sacrificarsi invece è un tema che richiede la fede per essere ben capito, questo per dirti che da cattolico potrei tollerare che possibilità(una vita x una vita)sia ammessa per chi non crede. in molti stati cattolici dove l'aborto era punito, laddove era in pericolo di vita la madre questo non era punito per legge, per esempio l'Irlanda l'aborto è ancora vietato tranne l'eccezione di cui parliamo, ma mi pare anche l'Italia un tempo si comportasse a questo modo.
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"Primo Ministro Ombra della Setta dei Logorroici - Quotatore Atipico - Cavaliere della Replica Instancabile" Ultima modifica di Anakin : 15-04-2005 alle 19:34. |
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#120 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jan 2002
Città: Pelican Bay
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"A pessimist is someone who is waiting for it to rain. But I'm already soaked to the skin." L. Cohen. |
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/// Sehnsucht









