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| Risultati sondaggio: siete per la pena di morte? | |||
| Sì |
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90 | 38.63% |
| No |
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143 | 61.37% |
| Votanti: 233. Non puoi votare in questo sondaggio | |||
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#81 |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2002
Città: Patrie dal Friûl
Messaggi: 3779
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Contrario sia per motivi religiosi (la vita umana è sacra) sia perchè non lo ritengo un deterrente efficace, sia perchè ho la personale convinzione che chi commette certi crimini o ha vissuto esperienze traumatiche (magari non evidenti, vedi figlio di buona famiglia ecc ecc, che però è sempre stato abbandonato a se stesso) o è un malato di testa o è nato e cresciuto in ambiti socio-culturali di un certo tipo. In ogni caso è gente che merita compassione, va "emarginata" per evitare che colpisca ancora, ma uccisa no di sicuro, secondo me.
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John Donuts |
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#82 | |
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Member
Iscritto dal: Jan 2003
Città: Roma Status:Coglione
Messaggi: 134
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Re: In alcuni casi si
Quote:
Chi stabilisce quali siano i reati meritevoli della pena di morte? Ammettere che qualche reato possa meritare questa punizione deve farci accettare che per altre culture i reati punibili così siano altri (vedi l'adulterio o l'omosessualità per alcuni popoli arabi)... e no, cari: non può esserci un'univocità mondiale, per cui... E questo a prescindere dal fatto che io, come detto sopra, sia contrario per motivi religiosi. Naturalmente anch'io, a caldo, ucciderei molti criminali (siamo uomini, siamo emotivi, istintivi). Ma noi, e lo Stato, dobbiamo essere razionali, per cui superato il momento "a caldo" (nel quale io comprenderei, pur giudicandolo sbagliato, un omicidio per vendetta) dobbiamo evitare di aggioungere un delitto a un altro.
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La mia firma aveva un senso quando la maggior parte dei miei post erano nelle sezioni OT. Ora ne dovrei pensare un'altra. Comunque me la sono messa da una parte con la speranza di poterla ripristinare... |
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#83 |
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Registered User
Iscritto dal: Jul 2003
Messaggi: 2495
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contrario
ma contrario anche alle pene basse, alle scarcerazioni facili ecc. bisognerebbe trovare qualcosa di alternativo, e cmq sono contrario anche nella facile reimissione nella societa' di individui potenzialmente pericolosi (vedi i vari cannibali, pluriomicidi ecc.) come il recente caso del cannibale tedesco lascia intendere, purtroppo assurdo quanto la pena di morte |
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#84 | |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2001
Messaggi: 991
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Re: Re: In alcuni casi si
Quote:
Io penso sia sbagliato che in alcuni stati l'adulterio e l'omosessualità siano reati. Indipendentemente dalla pena. Penso sarebbe sbagliata anche 1 settimana di carcere, per questo. E sostengo chi si batte perchè in questi paesi questi non siano più considerati reati. A stabilire quali azioni costituiscano reato, e quali pene siano associate a ogni reato, sono gli organi legislativi degli stati. Sappiamo che non esiste un codice civile e penale uguale in tutto il mondo, e che le leggi di ogni paese riflettono la sua storia, tradizione, cultura, religione. p.s.ripeto come prima che il mio parere contro la pena di morte l'ho già espresso in un post precedente.. lo preciso ogni volta, perchè in questa discussione e in quelle uguali che abbiamo già fatto, mi trovo nella curiosa situazione di essere daccordo con una posizione, trovando però illogiche o del tutto sbagliate la maggioranza delle argomentazioni con cui altri sostengono la mia posizione.. dato che ritengo che una posizione si sostenga bene solo con argomentazioni giuste, e che argomentazioni sbagliate siano controproducenti, ritengo comunque di dire che non condivido quelle che ritengo sbagliate.. anche se appoggiano o dovrebbero appoggiare la mia posizione! |
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#85 |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2001
Città: Novara (NO)
Messaggi: 20104
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sono d'accordo. ho votato si.
ma non per tutto: 1) ad esempio chi con una bomba uccide 40 persone innocenti giusto per la patria dovrebbe bruciare nelle fiamme, altro che iniezione letale. 2) avete presente quella bambina negli USA stuprata e poi accoltellata DECINE (ma vi rendete conto) di volte da suo zio? ecco il carcere a vita non lo redimerebbe di certo. è una persona inutile. i delitti con l'aggravante della efferatezza sono i peggiori. occhio non dico di applicarla ai non capaci di intendere e di volere ma a quelli che si sono resi conto. la penso così ma nonostante questo quando vedo delle persone giustiziate mi viene da piangere. preferisco non sapere.
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#86 |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
Città: PV Milano Nord
Messaggi: 3851
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è una domanda del tipo...
vuoi + bene alla mamma o al papà... non si può generalizzare... non credo che si possa metterla in questi termini... dipende molto da tante altre cose... cmq per votare ho chiaramente votato SI! mi metto sempre nei casi limite....se qualcuno stuprasse mia figlia...vedi esempio poco sopra...lo vorrei ammazzare con le mie mani! come credo molti di voi... non viviamo in un mondo perfetto purtroppo per cui non credo sia realistico volerlo tale. PS: per obiettare subito al commento di molti... non saprei sinceramente se MORIRE da innocente oppure farmi 20 anni di prigione da innocente...per poi FORSE avere un risarcimento che non mi interesserebbe tanto ormai la mia vita è andata a farsi benedire
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"W la foca, che dio la benedoca"
poteva risolvere tutto la sinistra negli anni in cui ha governato e non l'ha fatto. O sono incapaci o sta bene anche a "loro" cosi. L'una o l'altra inutile scandalizzarsi.[plutus] |
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#87 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jun 2002
Città: Milano
Messaggi: 2886
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no, per diversi motivi.
Sarei d'accordo per l'introduzione di lavori forzati, questo si.
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Varigotti. Per veri amatori: www.quellichevarigotti.com |
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#88 |
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Member
Iscritto dal: Dec 2003
Città: dal mondo SUBBACQUO
Messaggi: 37
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no
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#89 |
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Bannato
Iscritto dal: Jan 2004
Città: Bolzano - Bozen
Messaggi: 5
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Io sono x l'introduzione dei lavori forzati, e a maggior ragione sono x l'introduzione della pena di morte.......
Persone sulle spalle della società ke li mantiene a vita x i loro sbagli..... ci sta proprio bene sta faccina adesso: |
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#90 |
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Senior Member
Iscritto dal: Nov 2003
Città: Zancle
Messaggi: 398
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Non solo contro la pena di morte ma anche:
Contrario al carcere a vita (tutti hanno diritto ad unaltra possibilità) Favorevole al miglioramento delle condizioni di vita dei carcerati Favorevole al sesso in carcere Favorevole all'introduzione del lavoro obbligatorio (che non consista in rompere le pietre!) Favorevole a qualunque cosa possa favorire il reinserimento dei carcerati nella società Contrario a tenere in carcere tossicodipendenti.... vanno inseriti in apposite strutture Contrario a tenere in carcere persone mentalmente disturbate, vanno inserite inapposite strutture I pazzi maniaci sono pazzi e vanno trattati da pazzi, non da criminali comuni, leggasi "vanno inseriti in apposite strutture"
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sono un coglione, fannullone ed indegno di essere italiano |
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#91 |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2001
Città: Novara (NO)
Messaggi: 20104
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grazie ma tu presupponi uno stanziamento di miliardi di euro? alle istituzioni fregherebbe? mmmhhhh...
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#92 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2002
Città: Mi
Messaggi: 8046
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Ba mandare le persone ai lavori forzati , non mi pare molto umano. |
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#93 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Nov 2003
Città: Zancle
Messaggi: 398
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(e state certi che se si maltratta una bestia, molti uomini si indignano, ma se un carcerato vive come un cane... beh.... non sono sicuroche accadrà lo stesso)
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sono un coglione, fannullone ed indegno di essere italiano |
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#94 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jan 2004
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"Parla sempre come se non ci fosse un domani per pentirsi di quello che hai detto il giorno prima." --- Il mio pc --- SetiWarrior di 1° livello --- Le mie statistiche SETI@home BOINC --- |
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#95 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Nov 2003
Città: Zancle
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#96 | |
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#97 | |
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#98 | |
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#99 |
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Senior Member
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Città: Novara
Messaggi: 8544
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Ma scusate, se qua entrasse un omicida redento e recuperato, che magari ora proprio grazie a chi gli ha dato una seconda possibilità ha capito l'errore e fa un lavoro onesto, che gli direste?
"no, guarda, tu dovevi morire tanti anni fa perchè sei una bestia!" Non so, forse sono ingenuo, ma credo che il fatto di avere visto e sentito storie di disperati che alla fine si sono "salvati" (non lette sui giornali o ascoltate in tv, proprio viste) mi fa pensare che forse la vita di un uomo, non si risolve in un attimo, pure bestiale. E non dobbiamo essere noi a scegliere come va a finire! Byez! |
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#100 |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
Città: Lazio Età: 52 ex mod
Messaggi: 9300
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Nei paesi occidentali che la adottano, la pena di morte e' un problema secondario. Nel senso che il VERO problema sono le armi, la Polizia e il carcere. E' questa spirale infernale che negli Usa va arrestata; se il porto d'armi fosse difficile da ottenere, morti e feriti da criminalita' avrebbero un crollo verticale. Se i poliziotti non fossero quasi tutti bianchi di origine irlandese, un nero non avrebbe dieci volte piu' probabilita' di essere fermato rispetto a un bianco
Quanto alle carceri: CARCERI USA: QUANDO LA PENA E' UN BUSINESS Se Dostojevski sosteneva che "la qualità della società si misura dalla qualità. delle sue prigìoni", il modello penitenziario made in Usa ne è la sua traduzione reale. Ma in senso negativo. Scrivendo del suo sistema repressivo, ogni anno Amnesty Internationai denuncia le brutalità compìute dalle forze di polizia, aggiungendo poi che "le carceri statunitensi sono spesso teatro di gravi abusi e sono sovente caratterizzate da condizioni di vita molto dure. Maltrattamenti e torture sono ampiamente diffuse, anche ai danni di minori e di donne. In molti penitenziari, i detenuti sono vittime di abusí: fisici e sessualí sia da parte delle guardie sia da parte di altri reclusi. Inoltre, sono stati segnalati frequenti abusi nell'utilizzo di strumenti elettrici spray irritanti e dispositiví di costrizione". Ogni anno sono miglìaia le denunce contro le forze dell'ordíne; queste hanno colpito e ucciso persone sospette, che non opponevano alcuna resistenza. Il dipartimento di polizia di San Diego ha identificato ben 94 casi di morti in custodia avvenute tra il 1982 e il '92 a seguito di tali sistemi. Attualmente, negli Stati Uniti, ci sono poco meno di due milioni di detenuti su una popolazione di 275 milioni di persone. Si stima che la tendenza sia in ulteriore crescita, tanto che si paventa uno scenario a dir poco inquietante: un americano ogni 20, nella sua vita, avrà buone probabilità di finire almeno una volta dietro le sbarre. Se poi al numero dei carcerati veri e propri, sommiamo i condannati che usufruiscono della libertà sulla parola (685mila), o di uno stato di sorveglianza (3.260.000), vedremo che quasi sei milioni di cittadini della più ricca potenza mondiale sono sotto tutela penale. Se ancora nel '75 il numero dei detenuti non andava oltre le 380mila unità, solo dieci anni dopo era raddoppiato (740mila), per superare il milione e 600mila nel '95, con un incremento annuo dell'8%, lungo tutto il decennio. In sostanza, tra gli anni '80 e '90, il numero dei carcerati è triplicato. Nel '97 si poteva contare un numero di imprigionati da sei a 10 volte superiore a quelli dei paesi europei. Nel Sud Africa dell'apartheid, paradossalmente, la pena carceraria è stata comminata con minor frequenza che nell'America di oggi. E riguardava ovviamente la popolazione nera. Come negli Stati Uniti. Infatti dal 1989, per la prima volta nella sua storia, i neri rappresentano la maggioranza dei prigionieri, benché non superino il 12% della popolazione; se il 60% dei carcerati è composto dalle minoranze etniche, quasi la metà è afroamericana. Nel '95, su 22 milioni di neri in età adulta, 767mila stavano dietro le sbarre, 999mila erano in libertà vìgilata e 325 erano rilasciati sulla parola. Anche il numero delle donne imprigionate è sensibilmente cresciuto, passando dalle 5.600 dei '70 alle 75mila del '97. E anche in questo caso, quelle di colore sono le più colpite. Quasi 3mila condannati stanno aspettando di percorrere per l'ultima volta il miglio verde che lì porterà davanti dal boia. Da un punto di vista statistico, il numero di carcerati vede gli Stati Uniti al secondo posto dopo la Cina e prima della Russia. Anche se l'Europa non è stata a guardare; copiando l'esempio del "grande fratello" d'oltreoceano, negli ultimi vent'anni, il tasso di detenzione è aumentato del 20-30%. In Italia del 20%. MENO REATI E ... PIU CARCERATI E' fin troppo facile pensare che l'aumento delle carcerazioni sia la logica conseguenza dell'incremento delle infrazioni alle leggi. Il senso comune vede di solito nel popolo dei reclusi un indicatore di criminalità. Più reati, più gente in cella. Un'equazione a prova di bomba. Ma non è così. Se è vero che negli Stati Uniti, dalla metà degli anni '70, c'è stato un vertiginoso balzo in avanti nel numero dei detenuti, quello delle vittime, cioè dei reati commessi, ha continuato a decrescere. Dal '73 al '90, il tasso di quelli contro la persona è sceso del 24,5%, mentre i reati contro la proprietà del 26,1 %. La spiegazione di questa apparente contraddizione sta nel fatto che è aumentata la durezza della sanzione penale. L'aumento del numero di persone che finiscono in cella è l'effetto di politiche penali più severe e non la necessaria conseguenza di un aumento dei reati. Così si finisce dentro anche per atti, per i quali sarebbero possibili pene alternative. Qualche esempio: nello stato della Georgia, un ragazzo di 11 anni è stato incarcerato per aver minacciato la sua insegnante. Uno di 12 per aver molestato una persona con una telefonata. Una ragazza di 14 anni è finita in prigione per aver fatto dei graffiti su un muro. Si può essere imprigionati a 16 anni per aver trasgredito le regole fissate dal padre e per non voler andare a scuola. Sono stati buttati in cella ragazzi scappati da casa o accusati di "minacce terroristiche", solo perché avevano imprecato contro i propri professori. Il numero di persone rinchiuse nei vari istituti correzionali del paese è passato da 17.300 (1975) a 48.300 (1985), per raggiungere quota 130mila nell'95. Fa buon gioco la manipolazione delle paure dell'opinione pubblica allo scopo di creare, un giorno sì e uno ancora sì, una "emergenza sicurezza permanente. Anche noi italiani ne sappiamo qualcosa... Ciò che conta, in questo caso, non sono i dati reali sulla criminalità, ma la percezione che l'uomo della strada ha di questo fenomeno. Sull'onda di tutto questo, in America si sta affermando una vera e propria "lobby delle prigioni": gruppi di faccendieri, di imprenditori di carceri private, interessati ad aumentare i propri profitti, si danno da fare perché le nuove procedure, le norme per la libertà sulla parola o i nuovi stanziamenti in materia carceraria, non entrino in conflitto con i loro interessi, facendo pressione sul governo e sulla magistratura a favore dì un incremento delle carcerazioni. Gli appaltatori delle prigioni, i fornitori delle forze dell'ordine e il sindacato delle guardie sono riusciti a far approvare una legge, che allunga i termini della detenzione. Così le celle non rimarranno mai vuote. Nella capitale della California, il sindacato delle guardie degli stabilimenti di pena, è la corporazione più forte, più importante di quella del tabacco e dell'agricoltura. Grazie alla sua influenza, lo stipendio di un secondino supera del 30% quello di un docente incaricato universitario. LE NUOVE TECNOLOGIE PER IL CONTROLLO SOCIALE Il "sistema industriale delle carceri" è quindi uno di quelli in maggiore crescita. Non solo per quanto riguarda l'aspetto immobiliare, ma anche per l'alta tecnologia impiegata all'interno delle prigioni. In primo luogo, la schedatura. L'espansione delle banche dati ha fatto in modo che negli Usa ci siano 50 milioni di schede criminali riguardanti ormai 30 milioni di persone, pari a quasi un terzo della popolazione maschile dei paese. Un sistema di controllo diffuso, insinuante, che non interessa solo chi è incappato nei rigori della legge, ma che si allarga "a rete" tirando dentro familiari, parenti prossimi, vicini di casa, conoscenti. Se uno è un "criminale", è possibile che infetti l'ambiente, ricerchi e riceva complicità; per questo deve essere monitorato per poi essere "bonificato". Data poi la forbice che si è aperta tra le pene inflitte e la complessiva capacità ricettiva del sistema carcerario -tra domanda e offerta c'è sempre un relativo squilibrio-, l'industria high tech ci da una mano, realizzando prodotti sofisticati che permettono una diversa gestione della detenzione. Tra quelle di sorveglianza, le tecnologie più in uso sono ovviamente quelle elettroniche e, in primo luogo, il cosiddetto "braccialetto ", conosciuto anche in Italia e utilizzato per assicurare il controllo del condannato fuori dal carcere. E' collegato ad un apparecchio telefonico; se il sorvegliato si allontana dalla sua abitazione, trasformata così in una vera prigione, il collegamento con il telefono si interrompe e nella caserma di polizia suona l'allarme. Le tecnologie di "seconda generazione ", in fase di sviluppo, vengono progettate invece per seguire l'individuo 24 ore su 24. Contemplano dispositivi che permettono di registrare il ritmo cardiaco, la pressione, il tasso di adrenalina e l'eventuale presenza di alcool o droga nel sangue. Gli strumenti per la sorveglianza elettronica di "terza generazione ", le cui ricerche sono in corso, non prevedono un uso per la semplice sorveglianza del "soggetto pericoloso", ma anche un'interazione con lo stesso. Il sistema indicherà, infatti, se la persona controllata è sul punto di commettere qualche infrazione; nel qual caso, sarà possibile intervenire sul suo organismo attraverso segnali sonori, scariche elettriche o altro. Il sistema elettronico sarà in grado di avvisare, punire o tentare di impedire l'infrazione. Anche la famosa Mitsubishi - sì, proprio quella delle auto, delle moto e degli stereo - non ha perso l'occasione di lucrare sulle disgrazie altrui. Già da dieci anni offre un kit completo che contiene non solo il tradizionale bracciale, ma anche un telefono collegato con un trasmettitore televisivo e uno strumento per misurare il livello di alcool nel sangue. L'INDUSTRIA DELLE SBARRE L'apparato penitenziario americano svolge un compito molto preciso riguardo alle fasce socialmente più deboli della popolazione: si tratta di quella moltitudine di persone in tutto o in parte escluse dal mercato del lavoro dipendente regolare, o da un'assistenza pubblica che si sta avvicinando al sistema di carità. La "criminalizzazione della miseria" prima e la carcerazione poi rappresentano gli strumenti ideologici e pratici per ridurre artificialmente il livello stesso della disoccupazione, sottraendo dal mercato del lavoro decine di migliaia di persone: gli esuberi. L'altro risvolto della medaglia è rappresentato invece dall'incremento dell'occupazione nel settore dei beni e dei servizi carcerari. Si è valutato che, nel decennio passato, le prigioni Usa hanno ridotto di due punti il tasso di disoccupazione, assorbendo le eccedenze". Qualche ricercatore si è spinto ad affermare che l'alta proporzione della popolazione incarcerata riduce il dato percentuale della disoccupazione statunitense, ma il mantenimento di questo stesso livello costringerà ad espandere sempre più il sistema penale. Una buona parte dei detenuti nelle prigioni americane, sia pubbliche che private, rappresentano un autentico mercato del lavoro parallelo. In California, dal 1990, una nuova legge prevede che le imprese private possono utilizzare il lavoro dei detenuti. Ciò che una volta veniva prodotto all'esterno, ora può essere fabbricato dalle mani di un carcerato che riceve un salario pari al 20% di quello minimo convenuto, mentre l'amministrazione ne trattiene l'80%. Non si tratta più di un lavoro volontario, ma di un obbligo sancito per legge che definisce il dovere del prigioniero di lavorare per pagare i "servizi", di cui usufruisce. Di conseguenza, le prigioni non sono solo privatizzate, ma producono lavoro a basso costo, diventando, soprattutto nelle aree rurali del paese, una parte sostanziale delle economie locali. Ad esempio, alla prigione di Lochart, gestita dalla Weckenhut, lavorano in subappalto altre tre compagnie private. Una di queste, la Lochart Technologies Inc., che produce componenti meccanici, con il lavoro dei detenuti è riuscita a finanziarsi la costruzione di una fabbrica, chiudendo quindi i propri impianti di Austin (Texas), licenziando i dipendenti e traslocando nella fabbrica-carcere tutti i suoi macchinari. Quei disoccupati potrebbero un domani far parte della nuova classe operaia della "industria delle sbarre". Molte corporazioni transnazionali stipulano contratti con gli States per produrre merci e mettere su centri di televendita. La Twa e l'Eddie Bauer Sorting Groups utilizzano i detenuti ai centralini telefonici, per ricevere prenotazioni e ordini. La Microsoft ha fatto impacchettate, avvolgere nel cellofan e spedire dai reclusi il suo Windows 95. Lo stato della California ha prodotto un video a sostegno del programma per costruire fabbriche nelle sue prigioni. Lo slogan è: "Perché andare lontano, quando puoi avere una forza lavoro disciplinata a casa tua? ". Per non lasciare soltanto gli Stati Uniti a fare la parte del brutto anatroccolo, possiamo affermare che questa logica è imperante anche nelle Repubbliche dell'ex unione sovietica e in Cina. Nel primo caso, la produzione nei luoghi di detenzione rappresenta una parte vitale dell'economia, responsabile di 8,5 miliari di rubli di entrate l'anno. Dal sistema concentrazionario cinese escono invece merci per un valore di circa 100 milioni di dollari l'anno. Beni che vengono venduti in tutto il mondo. Se è così, allora non può non farci riflettere quanto ha scritto Nils Christie, noto criminologo norvegese: "I lager nazisti e i gulag sovietici non erano frutto di menti criminali; erano soprattutto il prodotto della razionalizzazione tecnica del controllo sui diversi. Allora fu l'ideologia a legittimarli. Oggi è il mercato il business che c'è dietro, rischia di legittimare questo sistema". articolo completo: http://www.informationguerrilla.org/carceri_usa.htm
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