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Iscritto dal: Apr 2003
Messaggi: 591
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#62 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2003
Messaggi: 591
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#63 |
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Member
Iscritto dal: Feb 2000
Messaggi: 85
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Sottoscrivo pienamente quello che è stato detto prima: ma se sto lavoro flessibile (precario) è tutta sta bellezza (imprenditori di sé stessi, giovani moderni e non fossilizzati nel posto fisso ed altra castronerie varie....)....................ma ............allora perchè tutti i figli parenti amici amanti e pusher dei politici e dei potenti in genere sono tutti fossilizzati in uno schifosissimo posto pubblico ??????????????
Perchè loro, che hanno la possibilità di scegliere il meglio (cioè il flessibile) si sono infognati così ????? Saranno masochisti?? Non so voi ma io mi sento preso per i fondelli! Ciao! |
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#64 |
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Iscritto dal: Oct 2003
Messaggi: 137
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ragazzi...
basta con 'sti commenti: son solo discorsi da bar.
io credo che prima di criticare bisogna sapere come le cose funzionano, e questo non vuol dire averle studiate, nè averle vissute, sono solo aspetti parziali della faccenda: parlate solo di ciò che qui si tratta: una fabbrica di AMD (EVVIVA!!!!) di cui si è scelta la collocazione e punto. |
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#65 |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 1999
Città: Bari
Messaggi: 1600
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e poi non dimenticate che i maggiori importatori/esportatori europei di componentistica elettronica sono tedeschi....
Ps Ragazzi non facciamo i fantozzi con le solite menate che gli altri son meglio di noi che all'estero ci considerano zero perchè Francia e Germania fan non poco schifo.... basta girarsele e vederle dal vivo e non legere le cazzatine dei giornali... Quanto al Belgio beh meglio non parlare di un paese che vive alle spalle della UE e dove cani e porci (muri compresi sanno che c'è una corruzione dilagante) roba che a confronto tangentopoli italiana anni '90 sarebbe paragonabile a microcirminalità da 4 soldi Poi fosse per loro ancor peggio sono gli spagnoli quando invece la Spagna sono anni che sta facendo faville... insomma tutta invidia. Per non palrare dell' UK fuori euro: un successo! |
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#66 |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2003
Città: Dalle montagne a Settentrione spingo vele verso il caldo Sud, e sulle onde mi dirigo veloce fin nei dorati capelli di Lei, e le sussurro storie di guerre e di antichi eroi in cerca di una meta...
Messaggi: 514
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Sono pienamente d'accordo con ciò che dice Calogero!
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#67 |
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Iscritto dal: Oct 2001
Città: Prov. di Modena
Messaggi: 195
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Vorrei dire anch'io la mia opinione, anzitutto prima di parlare a vanvera bisognerebbe provare un po' tutte le posizioni: essere stati imprenditori, impiegati, operai, statali ecc.
Dopo si possono trarre le dovute conclusioni. E' facile per chi ancora studia e non ha provato la vita vera e propria fare della demagogia. L'italia è un paese dove manca una cultura nazionale (ricordiamo che l'unità è stata raggiunta 130 anni fa) e dopo che Garibaldi arrivato in parlamento a Torino disse: Io ho fatto l'Italia adesso tocca a Voi fare gli Italiani; cosa è stato fatto? La classe dirigente fatta di tutti (dx-sx-centro-su-giù ecc.)compreso tutte le organizzazioni pseudo politiche come i sindacati (scusate ma per difendere il lavoratore bisogna essere di dx o di sx?) cosa hanno fatto da allora? In Italia conta prima la tessera poi il saper lavorare: persino gli imprenditori hanno associazioni di dx e sx (CNA-LAPAM-CONFCOMMERCIO,CONFARTIGIANATO, CONFESERCENTI ecc.) le usl, le banche, le scuole, ecc. Ma come si fa a insignire di una carica come senatore a vita il fu Umberto Agnelli maggiore industriale d'Italia. Secondo Voi da Roma non faceva i propri interessi? Gli italiani hanno avuto come genitori (che in una famiglia sono quelli che insegnano ai figli il rispetto, l'educazione, la disciplina ecc) questi bei politici (dx-sx) che hanno solo insegnato a farsi beffa degli altri, a fregare il prossimo truffando. Purtroppo questi errori li paghiamo oggi e sono preoccupato per il futuro non tanto mio ma dei giovani, io sono sposato ho ca. 40 anni e la mia decisione insieme a quella di mia moglie è stata di non fare figli perchè non vedo un futuro roseo, sarò pessimista, però è triste e vergognoso dovere cedere ad un figlio che hai amato un futuro così. Scusate Vi saluto tutti ciao
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Il cane di Terranova: http://newfydog.xoom.it/ |
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#68 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jan 2003
Messaggi: 1631
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Ragazzi,giusto per stemperare i toni vi metto alcune immagini della FAB 36 confrontata con la FAB 30:
: Non male!
Ultima modifica di STICK : 22-11-2003 alle 10:39. |
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#69 | ||
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Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
Città: Kendermore
Messaggi: 6660
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Però non sono d'accordo con te sul ritenere organizzazioni pseudo politiche i sindacati. Qui imho c'è stato un grosso fraintendimento creato da quegli esponenti politici che hanno demonizzato il valore politico dei sindacati; il sindacato (preso come organizzazione) è un soggetto che fa politica, perchè stupirsi di questo? E' un soggetto che attua delle decisioni che vanno a impattare sulla vita della gente e questo signori miei è fare politica, lavoro, previdenza, istruzione etc etc, tutti questi sono argomenti di natura politica.
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https://tasslehoff.burrfoot.it | Cloud? Enough is enough! | SPID… grazie ma no grazie "Arguing that you don't care about the right to privacy because you have nothing to hide is no different than saying you don't care about free speech because you have nothing to say." |
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#70 |
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Iscritto dal: Oct 2001
Città: Prov. di Modena
Messaggi: 195
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Lo so che non si può provare tutto, è certamente un'utopia, ma mettersi almeno nei panni degli altri, capire le varie esigenze, a volte sembra tutto bello a casa degli altri;
Es: quello statale si gratta le palle! cerchiamo di capire il perchè, forse non è motivato, forse è un lavativo, forse ha provato a rendersi utile, poi ha visto che lavorare molto ha lo stesso stipendio di chi non fa un cavolo...... Proviamo a capire chi con buona volontà arriva nel mondo del lavoro e alla fine si accorge di essere l'unico che tira la carretta....beh a me girerebbero. Oppure chi ha studiato come un forsennato per avere un buon posto e se lo vede soffiare dal primo figlio di papà, tesserato o amico, dell'amico, dell'amico, ecc Questo volevo dire nella frase "provare tutto". E l'imprenditore onesto che deve chiudere strozzato dalle tasse e dai balzelli, mentre chi ruba la fa franca. Allora questo arriverà a dire rubo anch'io perchè devo campare in qualche modo. Per quanto riguarda i sindacati, lasciamoli perdere, difendere un diritto di un lavoratore non è fare politica, il governo (dx-sx) può alzarsi la mattina e dire da ora in poi si lavora 10 ore al giorno per 6 giorni: sindacato X dice no sindacato Y dice si sindacato Z dice ni non penso che i lavoratori godano a fare 60 ore la settimana invece che 40 e allora perchè Y dice sì e Z è indeciso? Guarda ci metto la mano sul fuoco che nel passato quando l'economia tirava e tutto sembrava roseo la torta se la sono spartita tutti. Vabbè non usciamo dal seminato era solo una mia opinione poi che ci vuoi fare oramai la mela è marcia al 90%. Ciao
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Il cane di Terranova: http://newfydog.xoom.it/ |
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#71 |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2003
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In effetti la torta se la sono spartita tutti, se non altro perchè è impossibile che le sole pensioni abbiano provocato il debito pubblico, come politici a dritta e a manca vogliono (oggi) farci credere...
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#72 | |
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Member
Iscritto dal: Jul 2002
Messaggi: 182
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Le pensioni non sono state l'unica causa! Opere pubbliche incomplete o mai attivate...... (in ogni caso non funzionanti!) Stipendi altissimi, pensioni d'oro.... Alcune aziende statali in perdita continua.....(ad esempio mi pare che le poste siano in attivo da poco) Grande spreco delle risorse SANITARIE: grandi quantità di medicinali inutili prescritti ed acquistati a spese dello STATO e lasciati scadere nelle abitazioni.... Attualmente il medico di famiglia (deficie***, perdonatemi la parola! Adesso li fanno i CONTROLLI , anni fa invece no! Potrei fare tanti altri esempi di spreco inutile di denaro ma non mi và,voglio dire che i politici a volte (non tutti sia chiaro) fanno schifo! Ciao... |
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#73 |
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Member
Iscritto dal: Oct 2001
Città: Prov. di Modena
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OK ragazzi penso che in linea generale siamo tutti d'accordo, mi dispiace che siamo andati in OT, ma insomma un po' di sfogo ci vuole pure.
Buona Domenica a tutti
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#74 |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2003
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Questo articolo di Repubblica riassume una delle voci negative della situazione italiana di cui abbiamo parlato finora. In pratica, venire in Italia per una grande impresa è un controsenso visto che sono i cervelli italiani ad andare all'estero (e dunque lì dove l'azienda vuole che essi siano).
Per capire le ragioni che costringono 12.000 ricercatori italiani a emigrare all'estero ogni anno, per misurare il danno enorme di questa fuga di cervelli per il nostro paese, è d'obbligo venire a San Francisco. Qui la Silicon Valley rinasce dalla crisi puntando sull'industria del nostro futuro: biogenetica, biotecnologie, nanotecnologie molecolari. Qui fiorisce un'azienda leader mondiale nelle innovazioni applicate alla nostra salute: la Genentech, nata solo 25 anni fa, e già ricca di scoperte scientifiche e brevetti farmaceutici, con tre miliardi di dollari di fatturato all'anno. L'Italia non ha nulla di simile, non figura sulla mappa mondiale delle grandi potenze biotecnologiche. Ma la Genentech non esisterebbe senza l'esodo dei cervelli dall'Italia. Nella biografia di due scienziati siciliani fuggiti dal nostro sistema universitario, c'è una chiave dei trionfi della biogenetica californiana. Il più giovane, Napoleone Ferrara, 47 anni, ha fatto "centro" pochi mesi fa. Dopo 15 anni di ricerche alla Genentech, questo specialista in endocrinologia e onocologia ha messo a punto un nuovo farmaco per la cura del tumore all'intestino, l'Avastin, che ha superato i test clinici a fine maggio. E' un successo che dà speranze ai malati di cancro al colon. E per la Genentech è un business da un miliardo di dollari: nella Silicon Valley le biotecnologie sono il nuovo motore di creazione di ricchezza e di lavoro. La storia si ripete. 25 anni fa un altro italiano, Roberto Crea, era stato tra i fondatori della Genentech "clonando" l'insulina umana, un'altra scoperta fondamentale. La recente protesta dei 1.700 ricercatori italiani, penalizzati per tre anni di fila dal blocco delle assunzioni nelle università, porta qui a San Francisco gli echi lontani di un paese che non riesce a cambiare. Nei 25 anni che separano gli exploit scientifici di Crea e Ferrara, qui si sono succedute almeno tre rivoluzioni tecnologiche. I problemi italiani invece sono sempre uguali. "Sono emigrato qui subito dopo la laurea in medicina a Catania, nel 1982 - racconta Ferrara - su consiglio del mio stesso docente di faramacologia, il professor Umberto Scapagnini, oggi sindaco di Catania. Non gliene sarò mai abbastanza grato. Mi aiutò a vincere una borsa di studio per la University of California/San Francisco, uno dei migliori policlinici universitari del mondo. Ho avuto a disposizione mezzi e libertà che in Italia non potevo neppure sognare. Oggi un ricercatore con dottorato qui si vede offrire dai 35 ai 45.000 dollari all'anno di stipendio. Un assistente universitario alle prime armi in laboratorio può già procurarsi centinaia di migliaia di dollari per fare i suoi esperimenti. Ha tempo e autonomia per la ricerca pura, mentre in Italia è oberato da lunghe ore di insegnamento. E l'eccellenza delle attrezzature tecnologiche dell'università è impensabile da noi". A un'ora di aereo da qui, un altro nostro connazionale è una "superpotenza" che muove finanziamenti di un'entità inaudita per noi. Il fisico Roberto Peccei, padre del California Nanosystems Institute, oggi è vicerettore della University of California/Los Angeles (Ucla) con la supervisione sui fondi per la ricerca. Oltre ad amministrare i finanziamenti erogati dalla stessa Ucla - 530 milioni di dollari all'anno - Peccei è al centro di quella formidabile rete di rapporti con le istituzioni del governo federale (a cominciare dalla National Science Foundation) e con l'industria privata che finanzia i laboratori universitari. Dalla sua scrivania vede passare 15 miliardi di dollari all'anno. Il confronto è spietato. Il solo sistema della University of California (che rappresenta appena una parte delle università pubbliche in uno degli Stati Usa, ancorché il più ricco avanzato) spende per la ricerca scientifica più di tutto il sistema Italia (Stato, università e imprese messi assieme). Oltre alla generosità di finanziamenti, la cultura dei vertici accademici incoraggia gli scienziati a sfruttare le opportunità di mercato trasformandosi in imprenditori delle proprie scoperte, spesso con l'università come socio-azionista che condivide il rischio capitalistico. Peccei, che vede arrivare qui generazioni di cervelli dall'Italia, aggiunge che la forza del denaro non spiega tutto. Questi giovani talenti non sono attratti solo dalla superiorità di risorse economiche. "Del nostro sistema - mi dice - amano la lealtà dei rapporti di lavoro, l'affidabilità dei percorsi di carriera universitaria, la certezza delle relazioni di diritti-doveri tra il ricercatore e l'università. Tutto è molto trasparente. I concorsi sono globali, perché le nostre università si considerano un sistema aperto e reclutano su un mercato del lavoro mondiale. Non ci sono frontiere né privilegi nazionali, niente favoritismi locali o di "clan". Cerchiamo il meglio che offre il mondo intero, e lo ricompensiamo per ciò che vale". L'esempio delle grandi università private come Stanford nella Silicon Valley o Harvard sulla East Coast, che stanno "sedute" su un capitale di donazioni superiore a 20 miliardi di dollari ciascuna, è un atto di accusa verso l'altro protagonista latitante sulla scena italiana: il capitalismo. "Negli Stati Uniti - dice Ferrara - gran parte della ricerca scientifica è finanziata nelle università dall'industria privata; o avviene addirittura all'interno delle aziende". Il caso della sua Genentech è clamoroso: reinveste nella ricerca addirittura 623 milioni di dollari, quasi un quarto dell'intero fatturato. "E la libertà di cui godi - prosegue Ferrara - non ha nulla da invidiare al mondo accademico. Appena entri qui da giovane ricercatore ti garantiscono il 20% del tuo tempo per condurre ricerche di tua scelta, usando laboratori e impianti tecnologici dell'azienda. L'indipendenza di spirito, l'immaginazione, l'originalità sono premiate: non ti si chiede di sviluppare ricerche scelte dai manager dell'azienda. In Italia se uno come me sceglie il mondo privato, spesso deve dire addio alla "gloria" accademica perché le università sono gelose. Qui no: lavoro in un'azienda privata eppure continuo a pubblicare ricerche come i miei colleghi accademici, in più ho la soddisfazione di sviluppare farmaci, applicazioni terapeutiche che arrivano ai pazienti. Ecco, almeno così voglio sperare di fare del bene anche all'Italia. Alla fine le nuove cure che nascono qui saranno disponibili anche nel mio paese". La storia di Roberto Crea è illuminante perché questo pioniere della Genentech non si è seduto sui suoi allori californiani, non si è mai veramente rassegnato alla decadenza italiana, ha tentato con tenacia di riportare nel paese d'origine gli ingredienti del proprio successo, per arginare almeno in parte la fuga di cervelli. Dopo essersi conquistato il privilegio, a 29 anni, di lavorare in una squadra unica al mondo negli esperimenti di biologia molecolare, questo bio-chimico messinese oggi ha lasciato la Genentech per creare una sua impresa che applica la scienza all'agricoltura biologica. Torna spesso in Italia, sia come imprenditore per trapiantare le sue idee nel Mezzogiorno, sia come osservatore dell'università da cui è partito. Sui piani del governo per favorire il rientro dei cervelli è durissimo. "Chi vuole tornare indietro - dice Crea - trova tante porte chiuse. Il sistema di potere italiano, nelle università come nelle imprese, respinge o emargina chi viene da fuori. Il rientro dei talenti dall'estero destabilizzerebbe l'università, le aziende, perfino gli equilibri politici che legano accademici e governi. La legge che doveva favorire il reinserimento nelle università dei cervelli fuggiti all'estero è un fallimento. A dei luminari coronati dal successo in America come il biogenetico Cavalli Sforza di Stanford, sono stati proposti incarichi marginali, quasi umilianti. Ricordo che un quarto di secolo fa, quando nel mondo si seppe che qui a San Francisco eravamo i primi a produrre insulina umana, il governo giapponese ci mandò a sue spese venti scienziati perché ci aiutassero gratis per un anno. Poi li richiamò tutti in Giappone, dove contribuirono alla nascita di un'industria che là non esisteva. Così si comporta un sistema paese". Eccome se è possibile, il "ritorno a casa" dei cervelli emigrati all'estero. Ne sa qualcosa la Silicon Valley californiana, il centro mondiale delle tecnologie avanzate, alle prese con un problema nuovo: gli ingegneri indiani, i matematici cinesi che hanno fatto la sua fortuna, stanno davvero tornando a casa. Attirati dal boom delle due potenze emergenti - la Cina con un Pil che cresce dell'8% all'anno, l'India del 7% - migliaia di imprenditori, scienziati e manager di origine asiatica subiscono il fascino di Shanghai e di Bangalore, le Silicon Valley d'oltre-Pacifico. E poi, anche se la capacità di attrazione degli Stati Uniti resta comunque forte, l'11 settembre ha avuto una conseguenza pesante. Le nuove leggi antiterrorismo hanno imposto controlli minuziosi sul rilascio dei visti agli stranieri. La rete dei consolati americani all'estero è ingolfata dalle procedure di sicurezza. Il rilascio dei famosi H1-B - i permessi di lavoro su chiamata nominativa concessi su richiesta dell'industria per consentirle di reclutare tecnici e ricercatori dal resto del mondo - ora procede col contagocce. Lo stesso per docenti e studenti. E' un problema serio per l'America, visto che il 40% dei suoi scienziati di elettronica sono stranieri, un terzo dei premi Nobel che fanno ricerca nelle sue università hanno passaporto estero, e nella Silicon Valley il 30% delle imprese tecnologiche sono state fondate da immigrati asiatici. E' un problema per l'America, dovrebbe trasformarsi in un'opportunità per noi. La lentezza nel concedere visti per motivi di studio potrebbe arginare la fuga dei cervelli italiani. Purtroppo non è così. In Cina e in India il flusso non è più a senso unico, alcuni talenti scientifici cominciano anche a ritornare a casa, in Italia invece la direzione di marcia è una sola: continuano a scappare. Come il celebre professor Ignazio Marino che ha abbandonato il centro trapianti Ismett di Palermo, afflitto da troppi problemi burocratici e di finanziamento, ed è tornato negli Stati Uniti. Perché l'Italia non riesce a creare un flusso di ritorni - anche solo parziale - lo spiegano in una lettera aperta settanta giovani ricercatori italiani che lavorano qui per la Microsoft di Redmond-Seattle. Questi settanta sono "stati cercati". Li ha reclutati uno per uno la Microsoft, se li è andati a selezionare tra l'élite dei migliori laureati delle nostre università. In visita al quartier generale di Bill Gates (che si chiama campus, come un college universitario), il ministro italiano dell'Innovazione Lucio Stanca se li è trovati tutti davanti, quei settanta giovani connazionali. Gli hanno messo nero su bianco i motivi per cui se ne sono andati. Eccone uno: perché la Microsoft da sola "investe 6 miliardi di dollari in ricerca ogni anno", cioè il 60% di quel che spende (male) l'Italia intera, lo Stato più le università più tutte le nostre imprese messe assieme. Quindi la soddisfazione di lavorare per creare "innovazioni che hanno un impatto su un enorme numero di utenti". E poi il vantaggio di "un ambiente di lavoro multi-culturale, dove l'interazione con persone provenienti da culture differenti obbliga a ragionare in termini globali e costituisce territorio fertile per la creazione di nuove idee". "Alcuni di loro tornerebbero anche volentieri in Italia - ha ammesso Stanca - ma dove? A fare che cosa?" Grande industria tecnologica non ne abbiamo più. I settori tradizionali del made in Italy sono avari di investimenti in ricerca. In quanto all'università, assomiglia sempre di più a un buco nero, che inghiotte e distrugge ogni speranza di richiamo dei cervelli italiani fuggiti all'estero. Nonostante gli omaggi retorici del governo Berlusconi al modello americano, la sua politica di lesina dei finanziamenti e blocco delle assunzioni è quanto di più lontano dal vigoroso dinamismo delle facoltà americane. L'Italia sta producendo una università di vecchi, dove per il mancato ricambio generazione l'età media dei docenti sfiora ormai i 60 anni. E chi mai dovrebbe abbandonare i centri di ricerca della Microsoft, i laboratori di Berkeley o Stanford o del Mit per rientrare in una università presidiata da cariatidi avvinghiate alle loro poltrone? In quanto agli investimenti del sistema paese per la ricerca, con l'1,07% del Pil l'Italia è molto staccata dall'Europa (dove la media è 1,9%), essa stessa in grave ritardo sugli Stati Uniti che dedicano alla scienza il 2,8% del loro reddito nazionale. Il privato è colpevole quanto il pubblico, il capitalismo modello "Viale dell'Astronomia" (sede della Confindustria) è il più arretrato e miope di tutta l'area del G7. Le imprese italiane non credono alla ricerca, il loro contributo è appena il 43% dell'investimento nazionale - già basso - contro il 56% nell'Ue e il 66% negli Usa. I nostri settanta giovani alla Microsoft nella loro lettera aperta invocano "maggiore integrazione tra università e mondo del lavoro". Se questo rapporto da noi non funziona, le responsabilità sono equamente ripartite. Stanca ricorda che perfino alla Bocconi - che si vorrebbe la più cosmopolita delle università italiane - solo l'1% dei finanziamenti viene dall'industria, contro il 30% di fondi privati che affluiscono alla sua concorrente francese, l'Insead di Paris-Fontainebleau. E' sconcertante che una nazione di antica industrializzazione perda colpi anche in questo campo rispetto a Cina e India. Loro già riescono a far tornare una parte dei loro cervelli che hanno studiato in America, l'Italia al contrario vede aggravarsi la sua patologia: l'emigrazione dei talenti è quadruplicata negli ultimi dieci anni, si è passati dall'1% al 4% dei laureati (possono sembrare pochi, ma non lo sono perché è l'élite, il vertice della piramide che sparisce all'estero). Con la Spagna, siamo l'unico paese europeo ad avere più partenze che arrivi di stranieri. E i nostri trovano un ambiente talmente più ricco di opportunità oltre il confine, che se ne vanno davvero per sempre. La prova: il Censis ha calcolato che il 76% di tutti i cervelli italiani emigrati vive all'estero da più di dieci anni. Le cause dell'esodo? Al primo posto la burocrazia della ricerca, poi la mancanza di laboratori adeguati, gli stipendi troppo bassi. Tutti mali che difficilmente saranno curati con iniziative d'immagine come la creazione dell'Iit, prima ancora di nascere battezzato pomposamente "il Mit italiano". Senza sapere, forse, che il miliardo di euro di stanziamento previsto dal governo italiano per questa superfacoltà, è la ventesima parte del fondo di dotazione di una grande università come Harvard o Stanford. Scimmiottare l'America nelle sigle, fare il contrario dell'America nella sostanza: sembra la regola italiana. Prima di Stanca, decine di delegazioni governative sono venute in pellegrinaggio a studiare il "miracolo" della Silicon Valley. Incontrano Federico Faggin, padre dei microprocessori Intel; i top manager della Cisco Mario Mazzola e della Logitech Guerrino De Luca; i venture capitalist Enzo Torresi, Pierluigi Zappacosta, Giacomo Marini, Gianluca Rattazzi; il pioniere della biogenetica Cavalli Sforza, il co-fondatore della Genentech Roberto Crea. Non uno di questi talenti è stato mai convinto a fare i bagagli e tornare in Italia. http://www.repubblica.it/2003/k/sezi...ampiniuni.html http://www.repubblica.it/2003/k/sezi...i/rampini.html Ultima modifica di Fan-of-fanZ : 23-11-2003 alle 14:48. |
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#75 |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2003
Città: Dalle montagne a Settentrione spingo vele verso il caldo Sud, e sulle onde mi dirigo veloce fin nei dorati capelli di Lei, e le sussurro storie di guerre e di antichi eroi in cerca di una meta...
Messaggi: 514
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Si noti dal mio post precedente che non è colpa in particolare della classe politica o di singole persone. Molto di ciò che gli altri sanno fare e noi no dipende dal nostro carattere come popolazione, ossia dal modo diffuso di gestire le risorse di qualsiasi genere che qui da noi è probabilmente molto poco generoso e avventato. Dobbiamo trovare i nostri difetti di italiani e capire come cambiarli. In questo, qualsiasi classe politica o imprenditoriale o accademico/culturale potrebbe fare ben poco da sola. Dobbiamo cambiare tutti, tutti insieme, e alla svelta.
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#76 |
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Member
Iscritto dal: Jun 2003
Messaggi: 197
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io lavoro alla fiat di mirafiori quando vedo parlare un sindacalista con un capo non si capisce chi sia il capo e chi sia il sindacalista il problema è che i sindacati voglio fare la parte del padrone ma se il padrone dice chiudo c'è poco da fare...la cosa piu' emozionante è che fanno sciopero quando ormai per loro è l'ultimo giorno di lavoro cmq ci sarebbe molto da dire sugli scioperi...e non è il forum adatto:P
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#77 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2002
Città: Reggio Calabria -> London
Messaggi: 12112
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Fan-of-fanz sono il tuo + grande FAN!
6 1 grande! |
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#78 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2003
Città: Dalle montagne a Settentrione spingo vele verso il caldo Sud, e sulle onde mi dirigo veloce fin nei dorati capelli di Lei, e le sussurro storie di guerre e di antichi eroi in cerca di una meta...
Messaggi: 514
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Quote:
Ora però ti sei messo in un brutto guaio: da fan ti toccherà diffondere la Parola
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#79 |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2003
Città: Tione di Trento
Messaggi: 384
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w amd
devo dire che sono molto felice di amd anche dal punto di vista dell'andamento delle azioni. la notizia della fabbrica ha fatto perdere al titolo un 8% per motivi di sfiducia rispetto alla sostenibilità dell'investimento e per preoccupazione circa l'aumento dell'indebitamento. comunque l'azione di amd è passata dai 7 dollari di giugno ai 17 e rotti di adesso. un bel salto. viva amd!!!!!!!!!! che fa bene anche al portafoglio. speriamo continui a salire e che vendano un sacco di 64 bit...
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#80 |
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Senior Member
Iscritto dal: Nov 1999
Messaggi: 31879
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Vi ricordo che le discussioni che tangono, anche solo marginalmente, la politica sono vietate da regolamento...
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Epilogo... Se non ti rispondo... potresti essere tra quelli che ho messo in ignore list! Thread ufficiale Asus ZenWiFi AX - XT8 |
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