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#41 | |
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#42 | |
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Città: di origine, di nascita, di residenza, di domicilio, di lavoro: Roma...però nel cuore c'è solo l'INTER!
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#43 | |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2004
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Alle aziende sicuramente conviene perché hanno un costo del lavoro più basso e possono produrre più rapidamente e più efficientemente, per poi vendere al dettaglio nel mercato interno italiano allo stesso prezzo di quanto producevano quando stavano qui. Le aziende non hanno voglia di investire nel miglioramento del prodotto, tutto qui.
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#44 | |
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Iscritto dal: Jun 2000
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#45 | |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2004
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ciao
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#46 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2001
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Le Nike ultimo modello costano 200 euro non per i cinesi ma perchè paghi laureati occidentali che studiano pubblicizzano gestiscono quei pezzi di scarpa prodotti Ma altre scarpe funzionalmente identiche e simili anche in termini di costi di produzione, le trovi al mercato a 10 euro. Nel 1980 (per dire, in passato) potevi acquistare al mercato un paio di scarpe con questo grado di sofisticazione e finitura ad un prezzo che corrisponde al salario netto di 1 ora di lavoro o giù di lì? L'esempio è ancora più intuitivo e cristallino se pensi a oggetti come i PC, gli elettrodomestici standard, il tessile standard. L'errore è pensare in termini di Nike, Gucci e Prada e dire "ma visto, costano sempre lo stesso".. costano sempre lo stesso, perchè il margine in quel caso resta in Italia.. per far costare le Prada 10 euro, non devi azzerare lo stipendio ai cinesi, devi azzerare quello dei laureati allo IULM di Milano.. |
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#47 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2000
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se in italia, i laureati allo IULM costano il 50 e tutto il resto 100 io vendo un prodotto a 150. siccome voglio ridurre i costi vado in cina, i laureati italiani mi costano sempre 50, però risparmio sul resto. e allora perchè il prodotto lo vendo sempre a 150 come se lo producessi in italia? non ho mai visto una marca abbassare i prezzi con il cartello "siamo andati a portare lavoro in cina, risparmiamo noi, risparmiate voi" Ultima modifica di ALBIZZIE : 19-05-2005 alle 17:58. |
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#48 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2001
Messaggi: 991
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![]() In sintesi il post di prima: la differenza se parliamo di scarpe non la vedi sulle Nike da 200 euro, ma sulle ciabatte del mercato da 5 euro. Perchè sulle prime 190 euro restano in tasca al negoziante (italiano) allo stato (italiano) al distributore (italiano) a chi le progetta, promuove, disegna (occidentali).. e il risparmio sul costo di produzione, praticamente è ininfluente Quello che cambierebbe se non ci fosse la Cina sono le ciabatte da 5 euro, le magliette da 5 euro, le calze da 2 euro, e via dicendo.. quelle che sono 20 anni che le producono in Cina (hai presente il made in Taiwan?), e che se le facessero ad Abbiategrasso costerebbero 20 o 30 o quanti euro. |
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#49 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2000
Città: Vicenza
Messaggi: 19992
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![]() Ho avuto svariate lezioni dal responsabile logistico della Geox , ho lavorato come stagista alla Diadora per 2 mesi , ho avuto lezioni dal responsabile qualita' della diadora in cina. E tutti la pensavano differentemente da te. chissa' perche' tutti dicevano che la scelta di delocalizzare nel far east era per abbattere il costo della manodopera , e che anche se le scarpe venivano portate in aereo in europa ( con un costo del trasporto enorme ) c'era comunque un guadagno rispetto alla produzione , per es. , in italia. E qui leggo che il costo della manodopera e' ininfluente ![]() ![]() Il " centro sviluppo " della Diadora , scarpe ed abbigliamento, constava di 1 responsabile e 3-4 designer. Ora dimmi come lo stipendio di 5 persone possa essere piu' influente di quello di migliaia di operai. Poniamo che il responsabile prenda 5000 euro al mese. 3000 ogni designer. Moltiplica il tutto per , una produzione stimata , di 1 milione di scarpe all'anno. quanto incide il loro stipendio? o incide di piu' , diciamo , passare da 1000 euro al mese a 10 euro al mese moltiplicato per 5000 operai ? sono 50.000 euro a fronte di 5.000.000 al mese di costo di manodopera. quindi un risparmio di 4.950.000 euro al mese. Questo per la diadora , che e' l'esempio che conosco. La nike moltiplichiamo il tutto per 20 volte minimo. Caso Shimano : sta spostando TUTTA la produzione dal giappone alla Cina. Costruendo fabbriche , e spostanto tutti i macchinari. Fermando quasi del tutto la produzione e perdendo un sacco di clienti ( e la Campagnolo ringrazia ) perche' non ci sono ricambi. Questo perche' ? se il costo della manodopera e' ininfluente ? Ciaozzz
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![]() Ultima modifica di CYRANO : 19-05-2005 alle 18:24. |
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#50 |
Member
Iscritto dal: May 2004
Messaggi: 137
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Io penso solo a quando i cinesi "si sveglieranno" o per meglio dire si ribelleranno alle condizioni in cui molti di loro vivono (e di sfruttati ce ne sono anche qui in Italia, proprio ieri alle Iene hanno mandato un servizio in merito). Sono più di un miliardo, le conseguenze per l'economia non oso immaginarle... penso anche alle aziende italiane che delocalizzano... io prevedo tra qualche anno un crollo, insomma potenzialmente la Cina potrà far spegnere il dominio USA, speriamo non con una guerra
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#51 |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2004
Città: verona
Messaggi: 1467
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lancio una provocazione ...
e pensare che anche in ItaGLIa c'è chi desidera il comunismo ! ![]() ![]() ![]() |
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#52 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2001
Messaggi: 991
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Quote:
![]() I produttori di scarpe sono 20 anni che producono in Cina, Albizzie chiedeva: "ma allora perchè le Nike costano 200 euro?" risposta, perchè di quei 200 euro la stragrande maggioranza restano in Italia e in occidente. Se con tutte le tue esperienze calzaturiere questo non ti risulta, mi sa che o hai avuto cattivi maestri o sei stato un pessimo allievo ![]() ![]() ![]() Ultima modifica di SaMu : 19-05-2005 alle 18:35. |
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#53 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2000
Città: Vicenza
Messaggi: 19992
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Quote:
Il costo di sviluppo da parte della nike che sforna 40-50 milioni di scarpe all'anno , non incide poi molto nel prezzo finale ,fidati... il ringofiamento e' dato dai vari passaggi intermedi , quindi dal guadagno di ognuno di essi. Riprendo il caso diadora. poniamo una scarpa da 100 euro. ora quei 4.950.000 euro al mese risparmiati causa la produzione cinese , se le scarpe fossero prodotte in italia , dovrebbero essere ammortizzate. Quindi o si aumenta il costo della scarpa o si riduce il guadagno o si delocalizza. . secondo te quale soluzione hanno scelto ? Ciaozzz
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#54 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2000
Città: Vicenza
Messaggi: 19992
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non per i laureati che seppur megapagati , non incidono su 50 milioni di pezzi all'anno. ma per il rigonfiamento dei prezzi dovuto ai vari intermediari dalla produzione alla vendita al minuto. PS ma dovrei dare credito a chi lavora in quelle realta' ( all'elenco aggiungo anche un ex dirigente della Think Pink ) che dicono tutti la stessa cosa o a te che dici una cosa diversa? ![]() Ciaozzz
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![]() Ultima modifica di CYRANO : 19-05-2005 alle 18:46. |
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#55 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2004
Messaggi: 4203
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non ho letto tutto l'articolo, bastava solo il titolo, lo sappiamo tutti cosa accade nei paesi tipo cina e india
parlare ora di quanto costa una scarpa e a quanto viene venduta è ridicolo, il problema è serio e state tranquilli che come è accaduto in passato anche questi paesi troveranno un punto di rottura, vedrette le rivolte, l'uomo ha un limite di sopportazione oltre il quale esplode la rivolta, i potenti possono fare i loro comodi fino a quando non c'è nessuno che li contrasta con forza e determinazione |
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#56 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Messaggi: 2898
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Se già nelle civilissime democrazie occidentali la libertà d'informazione è spesso messa in crisi che tipo di notizie pensate possano venire date in pasto alla gente in quello che praticamente è un regime dichiarato? Mi risulta che in cina sia praticamente vietato fare il nome di piazza tien an men e che ufficialmente secondo il governo cinese in quella piazza non sia mai accaduto nulla. Che possibilità vengono date allora ai cinesi di svegliarsi, di rendersi conto della situazione in cui versano? e poi un altra domanda riguardo ai fantomatici "dazi" che l'europa vorrebbe porre sui prodotti di fabbricazione cinese. Questi dazi andrebbero applicati solo alla merce di marca cinese o anche, come sarebbe logico, alla merce di marche europee o americane o giapponesi che però hanno delocalizzato la produzione in cina? e in quest'ultimo caso questa manovra nata dall'esigenza di salvaguardare la nostra economia non finirebbe per ritorcersi contro di essa? in quest'ultimo caso le nostre amate imprese si troverebbero o nella situazione di tornare a produrre al difuori della cina, con ulteriori spese per spostare nuovamente la produzione ( difficile che i dazi imposti siano così alti da giungere a questa situazione ) o ridurre il proprio margine di guadagno ( figuriamoci ) oppure ad alzare i propri prezzi in proporzione ai dazi, e in questo caso saremmo da capo. Ultima modifica di momo-racing : 19-05-2005 alle 20:09. |
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#57 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2004
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Basti pensare ai barattoli di asparagi cinesi che costano al supermercato 1,2 euro... |
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#58 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2001
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In certi momenti sei il campione del liberismo, in altri predicatore dei diritti universali dell'uomo. A me il discorso sembra piuttosto semplice: Sostengo a spada tratta che adesso, con il sistema attuale si mantiene lo status quo: prima lavoravano la terra e vivevano miseramente, adesso sono sfruttati nelle fabbriche e vivono come bestie. Non entro nel terreno della loro concorrenza a noi. Sostengo che DEVONO MIGLIORARE LE LORO CONDIZIONI DI LAVORO. Attualmente le multinazionali che vanno a produrre là lo fanno per abbattere i costi di produzione. Hanno scelto quei paesi proprio perchè possono pagare meno gli operai, possono chiudere un occhio sui loro diritti, possono sfruttarli. Non appena queste condizioni vengono meno, l'esperienza ci insegna che tali aziende delocalizzeranno di nuovo, alla ricerca di altri paesi dove poter imporre le loro condizioni di sfruttamento. NON HANNO ALCUN INTENTO FILANTROPICO. Chiarito questo? Inoltre vedo ancora un tuo grosso errore formale: producendo in Cina o in qualsiasi altro paese, la maggior parte del guadagno dici rimane in Occidente. Non è esatto: rimane nelle tasche di pochi, mentre nel contempo la delocalizzazione ha prodotto l'impoverimento di molti. Mi si perdoni il paragone poco ortodosso: è inutile far il giochino delle plusvalenze così come adottato dalle nostre allegre gestioni di squadre di calcio: anche se aumenti il valore fittizio di un calciatore, nessuno te lo converte in denaro sonante. Quei soldi non ce li hai. A voglia millantare di aver ripianato il bilancio scambiandosi Helveg e Bachini e altre mezze calzette per MILLE MILA MILIONI di €. Ciao Federico Ultima modifica di flisi71 : 20-05-2005 alle 07:52. |
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#59 | |
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Iscritto dal: Jan 2004
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#60 |
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Iscritto dal: Feb 2001
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Enel, mi illumini!
![]() Ciao Federico che battuta cretina... ![]() |
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