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#41 | |
Senior Member
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oddio, il senso dell'umorismo su sto forum non è proprio dei migliori..... ironizzavo sul tuo nick.... ![]()
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#42 |
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Sarebbe comunque interessante sapere come (per conto di chi) l'emendamento sia comparso in commissione giustizia.
La scelta del governo di inglobare la delega non è il massimo, ma in quanto a decreti omnibus (la Corte costituzionale prima o poi li dovrà vietare) se ne sono viste di peggio. Non so se la scelta di inserire la delega così come giaceva in commissione sia stata maliziosa, per quanto hanno dichiarato Castelli e Giovanardi ieri penderei per il no. Ora sta cmq a Castelli essere di parola, e usare i decreti per rimettere a posto le cose.
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#43 | |
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#44 | |
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Iscritto dal: Dec 2002
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Infatti, Lega e udc aspettano al varco ![]()
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#45 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2005
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ciò ma mi prendi in giro?????!!!!!!!!!!!!!! spero tu stia facendo apposta.
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#46 | |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2003
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Poi, è ovvio che se il governo lo caccia in un decreto sospettare è legittimo.
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#47 |
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Da: http://www.lavoce.info/
02-05-2005 Proteggere il creditore fa bene all'impresa Laura Bottazzi Marco Da Rin La qualità del sistema legale di un paese ha importanti conseguenze economiche. La capacità di proteggere l’investitore, ad esempio, è fortemente correlata con lo sviluppo del mercato finanziario e con la crescita economica. Questo vale sia per i paesi in via di sviluppo, che devono attrarre capitali dall’estero, sia per le imprese dei paesi industrializzati, che devono trovare attrarre finanziatori per i loro progetti di investimento. Due diverse tradizioni La struttura legale di un paese ha riflessi in particolare le modalità di finanziamento delle sue imprese. In Italia, così come in Francia e Spagna, fanno poco ricorso al mercato azionario e preferiscono indebitarsi con le banche o autofinanziarsi. Anche quando si quotano, mantengono una struttura proprietaria molto concentrata. Al contrario, le imprese anglosassoni e scandinave dipendono meno dal credito bancario e hanno una struttura proprietaria molto più dispersa. Da cosa dipende questa differenza? Per capirlo è necessario distinguere tra due tradizioni del codice commerciale: la common law, che ha origine inglese, vige nei paesi anglosassoni e influenza quelli scandinavi, e la civil law, che deriva dal codice romano e vige nei paesi latini. Germania e Austria rappresentano un caso intermedio. I paesi di common law offrono agli investitori una protezione legale più forte rispetto a quelli di civil law, hanno governi meno corrotti, procedure di fallimento più efficienti, e standard contabili più trasparenti. Anche la capacità di far eseguire le leggi differisce: è maggiore in Scandinavia e in Germania, forte nei paesi anglosassoni, e debole in Francia e in Italia. Il sistema legale e le imprese Alcuni recenti studi vanno oltre i confronti tra sistemi nazionali. L’accesso e l’utilizzo di dati a livello di singola impresa consente infatti di tenere conto delle caratteristiche di chi riceve il finanziamento: la dimensione, l’età, la localizzazione, il settore di attività, eccetera. In questo modo, l’analisi può separare gli effetti sulle modalità di finanziamento dovuti alle caratteristiche di impresa da quelli dovuti al sistema legale. Un primo risultato è che i termini contrattuali del finanziamento dipendono dalla qualità della protezione legale degli investitori. Una analisi di 11mila prestiti in sessanta paesi negli ultimi dieci anni mostra che le banche concedono prestiti con scadenza più lunga e con costo minore là dove la protezione legale dei creditori è migliore. Un secondo risultato è che la relazione complessiva tra investitore e impresa dipende dal sistema legale. Se gli aspetti contrattuali che regolano il rapporto tra intermediario finanziario e impresa variano nei diversi paesi perché è differente il sistema legale vigente, per la stessa ragione variano anche gli aspetti non contrattuali. Consideriamo il caso del venture capital, ovvero il finanziamento di nuove imprese con elevato potenziale di crescita. Questa è probabilmente la forma di intermediazione finanziaria in cui più importanti sono gli aspetti non contrattuali, quali l’esercizio di corporate governance da parte dell’investitore e il suo supporto alla ricerca di dirigenti o al reperimento di nuove fonti di finanziamento. Maggiore l’impegno del venture capitalist in tali attività, maggiore sarà la crescita dell’impresa finanziata, e quindi il suo valore. L’investitore sarà portato a impegnarsi di più negli aspetti non contrattuali quando è maggiore la sua protezione legale, in quanto gli sarà più facile catturare parte dell’incremento del valore dell’impresa. L’analisi di un campione di oltre 1.600 finanziamenti di venture capital in diciassette paesi europei conferma la validità empirica di questi risultati. Un terzo risultato, sempre confermato dall’analisi del comportamento del venture capital europeo, è che la struttura stessa degli intermediari varia con il sistema legale. Se un sistema legale protegge l’investimento della società di venture capital, la incoraggerà anche a sviluppare la sua capacità di contribuire al successo delle imprese che finanzia tramite attività non contrattuali. Una società di venture capital inglese sarà quindi meglio attrezzata sia a finanziare una nuova impresa che a sostenerne il successo con forme di supporto non contrattuale di una francese o italiana. Questi risultati mostrano come l’effetto del sistema legale sull’intermediazione finanziaria sia notevole e profondo. Suggeriscono anche che un governo può migliorare la qualità del sistema finanziario attraverso riforme delle norme legali, ma che ciò richiede per sua natura tempi lunghi. Per saperne di più Qian, Jun, and Philip Strahan (2005) "How Law and Institutions Shape Financial Contracts: The Case of Bank Loans", Nber Working Paper 10052. Laura Bottazzi, Marco Da Rin, e Thomas Hellmann, (2005) "What Role of Legal Systems in Financial Intermediation? Theory and Evidence", Igier Working Paper n. 283. NdR: Quando l articolo e' stato scritto la chicca della bancarotta fraudolenta, non era pervenuta
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#48 | |
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#49 | |
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![]() L'importante è che non passi alla fine della fiera (a dire il vero Vietti sostiene che anche con la nuova norma il reato si sarebbe prescritto sempre in 15 anni, anche se mi suona strano). Sulla fiducia io non ho nulla in contrario, anzi, per me su ogni conversione in legge di decreto o legge di iniziativa governativa il governo la dovrebbe porre di default, quantomeno per coerenza politica.
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#50 | |
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Bravo!!!
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#51 |
Senior Member
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A quanto pare il governo ha deciso di fare marcia indietro. Speriamo.
Il viceministro all'Economia garantisce la modifica del decreto, sul quale intanto la commissione Giustizia ha espresso parere negativo Bancarotta, Vegas: "Riporteremo la pena massima a dieci anni" L'emendamento arriverà domani al Consiglio dei ministri Il voto di fiducia è previsto per mercoledì 11 ROMA - Il viceministro all'Economia, Giuseppe Vegas, ha annunciato alla Camera un emendamento per correggere il testo uscito dal Senato e riportare la pena massima per bancarotta fraudolenta a dieci anni. L'annuncio arriva dopo le polemiche che avevano seguito ieri e oggi l'approvazione al Senato del decreto sulla competitività, che stabiliva una riduzione delle pene. "Il nostro obiettivo è quello di chiarire che la pena massima per bancarotta fraudolenta resta a dieci anni. Il governo - ha spiegato Vegas - presenterà un emendamento in commissione o in aula". Intanto la commissione Giustizia alla Camera ha espresso parere negativo su tutto il decreto sulla competitività, comprese le norme sulla riforma del reato di bancarotta. Molte le assenze tra gli esponenti della Cdl al momento della votazione. L'emendamento che corregge la norma sulle pene per bancarotta fraudolenta arriverà domani sul tavolo del consiglio dei ministri, ha detto ancora Vegas alla Camera. Il dl, sul quale però adesso pesa il parere sfavorevole espresso dalla commissione Giustizia, dovrebbe essere votato tra lunedi e martedi dalle commissioni riunite della Camera, Finanze e Affari Costituzionali e arrivare all'esame dell'Aula già martedì pomeriggio. Il voto di fiducia è previsto per mercoledì. Intanto rimane l'impegno del governo a cambiare per lo meno le norme sulla bancarotta, che allegerivano da 10 a sei anni la pena massima prevista. Il ministro della Giustizia Roberto Castelli aveva ribadito stamane la sua estraneità alle norme che stabilivano una riduzione della pena, e alla loro inclusione all'interno del decreto sulla competitività, sul quale il governo ha posto la fiducia. "Non so cosa sia successo in Commissione e nessuno mi ha avvertito che era stata decisa la riduzione della pena per il reato di bancarotta", ha detto Castelli, in un'intervista rilasciata a Radio Padania Libera. "Quando me ne sono accorto il testo era già stato presentato al Senato e per motivi di urgenza non era più possibile intervenire". "Da parte mia e della Lega dobbiamo impegnarci per ripristinare quanto meno la situazione precendente", ha poi aggiunto Castelli, precisando che anche il governo "si è impegnato formalmente a farlo". (5 maggio 2005) |
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#52 | |
Bannato
Iscritto dal: Oct 1999
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![]() ![]() Cio' che conta è che il decreto sia stato approvato, e che verrà giustamente corretto in questo dettaglio. |
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#53 | |
Senior Member
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#54 | |
Bannato
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LuVi |
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#55 | |
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Poi, che anche il resto del pacchetto sulla competitività sia tutto un ![]() ![]() ![]() ![]() |
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#56 | |
Bannato
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![]() ![]() Touché ![]() LuVi |
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#57 | |
Senior Member
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![]() ![]() Comunque, provvedimento ritirato, per la gioia di rap e di noi tutti...urrà!!! ![]() Via libera del Consiglio dei ministri all'emendamento al ddl sulla competitività. Ripristinato il regime precedente Bancarotta, Castelli annuncia: "La pena torna a dieci anni" ROMA - "Il Consiglio dei ministri ha deciso di ripristinare il testo originario che il governo aveva presentato in sede di emendamenti al dl sulla competitività, integrato dalle norme proposte in commissione bilancio del Senato". Tocca al ministro della Giustizia Castelli annunciare l'iniziativa del consiglio dei ministri, chiarendo che in questo modo "è stata abrogata la parte relativa alla bancarotta, quindi la parte penale del diritto fallimentare che viene eliminata attraverso un opportuno emendamento". Le pene per la bancarotta restano dunque quelle attualmente in vigore. In pratica il consiglio dei ministri ha dato il via libera all'emendamento che abroga totalmente la parte penale della riforma del diritto fallimentare, in particolare le pene per il reato di bancarotta fraudolenta, modificate nel maxiemendamento al dl sulla competitività. In questo modo, la pena massima per chi commette reato di bancarotta torna a 10 anni, mentre nel maxiemendamento era stata ridotta a sei anni. Per ora, spiega Castelli, "questa è l'unica modifica prevista al decreto competitività, almeno per la parte che mi riguarda, e cioè la giustizia, ma il cdm è ancora in corso, non so se ci saranno ulteriori questioni". Esulta il centrosinistra. "L'opposizione ha vinto. Il governo non ha avuto il coraggio di portare alle estreme conseguenze il tentativo di depenalizzare la bancarotta. Con la nostra ferma denuncia abbiamo sventato un danno enorme per i risparmiatori. Evidentemente, sono tornati indietro perchè questa volta non c'erano di mezzo gli interessi del premier" afferma Giuseppe Fanfani, responsabile giustizia della Margherita. Quanto al ricorso alla fiducia sul dl competitività, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, ha annunciato che "lunedì entro le 13 verrà presentato l'emendamento soppressivo alla Camera in modo che possa esprimersi con voto di fiducia sul testo senza questa parte. Il dl passerà poi al Senato per il voto definitivo che deve avvenire prima del 15 maggio. (6 maggio 2005) Ciao ![]() |
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#58 | |
Bannato
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![]() LuVi |
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#60 | ||
Bannato
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Il ![]() ![]() Solita propaganda da 4 soldi, puah ![]() |
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