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Old 23-03-2005, 22:03   #21
tatrat4d
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Originariamente inviato da Onisem
Bah, tanto il responso referendario da che parte credi penderà? A me sembra tanto che in un sol colpo verranno espropriati Parlamento, Senato, Capo dello Stato. Vedremo come andrà a finire...
Sul Capo dello Stato posso essere d'accordo, come vengano espropriati il Parlamento e ancor più il Senato non saprei.
Sul referendum io sono abbastanza ottimista, temo molto di più un emendamento en-passant nelle prossime due letture che costringa ad allungare l'iter parlamentare.
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Old 23-03-2005, 23:04   #22
rap
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Originariamente inviato da tatrat4d
Calma che è ancora dura e lunga a sufficienza.
è un inizio. finalmente. dopo anni di
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Old 24-03-2005, 08:38   #23
lunaticgate
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Originariamente inviato da LittleLux
Il punto, semmai, non è tanto criticare questo tipo di protesta (che certo non è dignitosa ne bella a vedersi), ma piuttosto capire che questa è il sintomo di una divisione profonda, profondissima tra maggioranza ed opposizione. In questo clima, qualsiasi riforma costituzionale, tanto più quando riguarda una parte così ampia, profonda e vitale della Costituzione stessa, sarebbe meglio non farla.

Le riforme costituzionali o sono condivise ed accettate da tutti, o sono solo pessime riforme, anche se dagli ottimi contenuti e scritte bene (e non è certamente questo il caso).

Stando così le cose, al primo cambio di maggioranza politica, probabilmente assisteremo ad una nuova riscrittura, di una parte contro l'altra, della costituzione (con la c minuscola).
L'unica cosa intelligente che è stata detta in questo thread!
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Old 24-03-2005, 09:00   #24
massimo78
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Io onestamente oggi leggendo il messaggero sono rimasto allibito da come i ricatti della Lega si ripercuotano su tutti.

Non capisco perchè ancora una volta l'opposizione resta in silenzio e rinuncia al voto.


Non capisco perchè c'è gente che si stupisce del fatto che Berlusconi non vuole il referendum prima delle elezioni 2006 visto che il fatto mi sembra chiarissimo.

Spero che la gente non abbia i paraocchi, e che al referendum dimostri il proprio dissenzo verso questo attentato alla costituzione.
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Old 24-03-2005, 10:10   #25
flisi71
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Riporto un articolo di Galli della Loggia, che in genere non rientra fra i miei opinionisti preferiti:

http://www.corriere.it/Primo_Piano/E...4/patria.shtml

LA PATRIA PERDUTA
Nuova Carta, in pericolo l’unità italiana

di Ernesto Galli della Loggia

È impossibile nascondersi la gravità di quanto è accaduto ieri al Senato. Dopo la Camera, infatti, l’assemblea di Palazzo Madama ha approvato definitivamente in prima lettura una riforma della Costituzione italiana che distrugge alcuni aspetti caratterizzanti dell’organizzazione dello Stato repubblicano e modifica in profondità il funzionamento dei massimi organi del suo potere politico nonché lo schema dei loro rapporti. Il panorama delle rovine è presto descritto. Viene estesa a dismisura, anche a campi delicatissimi come quello dell’istruzione e della sicurezza pubblica, la capacità legiferatrice delle Regioni: lo Stato centrale mantiene sì formalmente l’esercizio di un potere d’interdizione, ma in misura attenuata e così ambigua che l’unico risultato prevedibile è una crescita esponenziale del contenzioso Stato- Regioni, già oggi ben oltre il limite di guardia.
Nell’ambito del potere centrale, poi, la fine dell’attuale bicameralismo perfetto serve ad installare un Senato di nuovo tipo — presentato come «federale» ma in realtà non eletto in rappresentanza delle Regioni in quanto tali, e con competenze ridotte rispetto ad una vera camera politica —e una Camera dei deputati sovrastata da un primo ministro eletto dal popolo ma che, in barba ad ogni logica costituzionale, potrà a certe condizioni essere sfiduciato dalla stessa ed avrà, insieme, il potere di scioglierla quando gli piacerà.
Ciò che in conclusione la riforma costituzionale realizza—per giunta non subito ma, tanto per accrescere la confusione, in varie tappe scaglionate nel tempo — sarà un incrocio contraddittorio e micidiale di accentramento e decentramento, all’insegna dell’istituzionalizzazione della paralisi e dell’apoteosi del ricatto.
Del resto è solo per il ricatto continuo e minaccioso della Lega che l’onorevole Berlusconi e la destra hanno dato il via a un progetto simile. È esclusivamente, cioè, per il proprio immediato tornaconto politico che il presidente del Consiglio e altre forze della sua maggioranza, che al pari di lui non hanno mai manifestato alcun interesse per il federalismo, e anzi sono ideologicamente ai suoi antipodi come Alleanza nazionale, lo hanno improvvisamente abbracciato, accettando così cinicamente di mettere mano al disfacimento del Paese. Perché di questo si tratta: la riforma della Costituzione voluta dal governo e dalla sua maggioranza costituisce forse il più grave pericolo che l’unità italiana si trova a correre dopo quello terribile corso sessant’anni orsono nel periodo seguito all’armistizio dell’8 settembre.
Mentre in misura altrettanto forte sono in pericolo la funzionalità e l’efficienza della direzione politica dello Stato da un lato, e dall’altro alcuni valori di fondo della nostra convivenza, non più garantiti da una tutela pubblica affidabile. Di fronte a questa prospettiva inquietante, non ci sembra che abbia molto senso unire la nostra voce al coro di quelli che, sia pure con qualche ragione, mettono sotto accusa le responsabilità anche della sinistra per aver aperto la porta al disastro attuale approvando, con una ristrettissima maggioranza, le modifiche del Titolo V della Costituzione nella scorsa legislatura. Anche nelle responsabilità c’è una gerarchia, e oggi quello che appare in modo indiscutibile è il primo posto guadagnato dalla destra e dal suo capo nella corsa a fare il male del Paese. Per realizzare il misfatto hanno bisogno però del consenso dei cittadini nel referendum confermativo da qui ad un anno o quando sarà: vedremo allora se gli italiani sono davvero stanchi di avere una Costituzione e una patria.

24 marzo 2005
flisi71 è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 24-03-2005, 10:15   #26
flisi71
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Riporto un altro commento entusiastico:

http://www.repubblica.it/2005/c/sezi...zellaedit.html


Le garanzie cancellate
di ANDREA MANZELLA

Non c'è stata dunque tregua nella corsa per sradicare la nostra Costituzione dai suoi principi originari. L'estrema difesa sembra ormai affidata al referendum impeditivo. Tutte le previsioni dicono che in quel referendum prevarrà la grande maggioranza moderata degli italiani: di centro, di sinistra e anche di destra. E che sarà battuto l'estremismo di chi predica e pratica ogni giorno, da quattro anni, un bipolarismo feroce: nelle leggi, nelle nomine, nell'informazione, nella immagine esterna del Paese. Il clima di divisione nazionale, appunto, cristallizzato nel disegno governativo.

Maestri giuristi ci spiegano anche che questo progetto comunque non funzionerà. I maldestri meccanici che vi hanno lavorato hanno avvitato bulloni a casaccio. Ne è uscito fuori un macchinario che sembra privo di logica motrice. Ma il punto non è in tutto questo.

Il punto, che peserà come una zavorra nella storia della Repubblica, è che con questo progetto si è rotto il bene più prezioso che ci univa dal 1946: la pace costituzionale degli italiani.
È un bene che aveva resistito allo scontro tra laici e cattolici, tra liberali e comunisti e persino alla guerra civile fredda che per trent'anni, dal 1946 al 1976, aveva opposto pro-atlantici a pro-sovietici.
Ora si è dimostrato che è sufficiente un calcolo elettorale a breve, una baratteria di coalizione, la voglia di agitare un successo parlamentare, sia pure di corta durata, per potere spezzare senza scrupoli quel segno storico della nostra unità.

E, allora, non basterà vincere un referendum. Esso non potrà essere una misura di conservazione. Dovrà essere piuttosto la riscoperta e la rifondazione dei principi e degli equilibri della Costituzione. Una battaglia, in questo senso costituente, per una ricostruzione della specifica identità istituzionale italiana nel grande movimento costituzionale europeo.

La riconquista della pace costituzionale significherà innanzitutto la ricomposizione delle garanzie violate.

Dopo le rotture, ci sarà da ristabilire le garanzie per i tre grandi principi di base: l'equilibrio democratico tra maggioranze e minoranze; l'equilibrio parlamentare tra poteri e contropoteri del governo; l'equilibrio nazionale tra unità e pluralismo territoriale.
Risultano, infatti, fiaccate, in primo luogo, le garanzie democratiche. La stessa contestata procedura seguita in modo convulso per cambiare 53 articoli della Costituzione, con fortissima limitazione dei diritti dell'opposizione, dimostra, per sé sola, che in questo Paese il governo ormai può tutto. E può di più quando, come nel caso della revisione costituzionale, sono tecnicamente fuori gioco sia il Presidente della Repubblica sia, forse, la Corte costituzionale.

Manomettere, come fa il progetto, queste garanzie si traduce immediatamente in un attacco alla zona dei diritti fondamentali. Si è così costruita una passerella di aggressione che va dalla parte organizzativa della Costituzione alla parte, apparentemente illesa, dei diritti dei cittadini. La prima tradizionale tutela dei diritti è affidata alla ordinaria legge parlamentare. Ma questa ora non è più una difesa.

Questo degrado di sicurezza costituzionale avviene contemporaneamente al rigetto di tutte le proposte dell'opposizione che cercavano di adeguare le garanzie della Costituzione al nuovo sistema elettorale maggioritario. Erano proposte che non ponevano minimamente a rischio la stabilità dei governi e le condizioni di governabilità. Il loro rifiuto è reso più cupo dal pesante contorno di leggi che minano le pre-condizioni della democrazia: stabilizzando il monopolio governativo dell'informazione televisiva, legittimando il conflitto di interessi, insidiando l'indipendenza della magistratura.

Sono in giuoco, poi, le garanzie per il regime parlamentare.
C'è già ora il disprezzo di un primo ministro che rifiuta di andare in parlamento non solo per rispondere ad un cortese question time di importazione, ma perfino sull'indecifrabile destino di tremila soldati italiani, trascinati in un teatro di guerra. Il progetto consolida e legittima questa retrocessione del parlamento.

Una sovranità elettorale assoluta cancella ogni autonomia delle Assemblee rappresentative. Il rapporto a due parlamento-governo che è la vita stessa del principio parlamentare è bruciato fin dal giorno delle elezioni. La legge elettorale, si dice, deve "favorire la formazione di una maggioranza collegata al candidato alla carica di primo ministro". Con voti bloccati, questioni di fiducia, minaccia di scioglimento la stessa maggioranza parlamentare non ha alcuna possibilità di confronto e men che meno di controllo sull'operato del governo.

Quanto all'opposizione, i suoi voti sono considerati costituzionalmente appestati e non le si concede neppure il rimedio tipico delle democrazie maggioritarie: il ricorso preventivo al tribunale costituzionale almeno nei casi di sospetti abusi nel procedimento legislativo.

Nessun temperamento dunque all'attuale situazione di prevaricazione governativa. Vi è semmai il suo aggravarsi: con uno squilibrio ancor più forte a favore di una figura di primo ministro che assorbe in sé praticamente anche la rappresentanza parlamentare, cancellandone la differente identità.

È compromessa, infine, la garanzia dell'unità territoriale della Repubblica. Compromessa dall'inserimento della clausola di "esclusività" nelle competenze legislative delle regioni.
Una "esclusività" che non tocca solo i grandi sistemi unitari nazionali - la scuola, la sanità - ma si estende indefinitamente anche "ad ogni altra materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato". Ora, questa "esclusività" - che è il punto di inconciliabile frattura tra il regionalismo di tutti (e non solo del centro-sinistra) e quello della Lega - è una aberrazione sia per l'ordinamento italiano sia per l'ordinamento europeo. Nell'uno e nell'altro è in contrasto, infatti, con il fondamentale principio di sussidiarietà. Un principio - imperniato sulle intese fra i differenti livelli di governo - che rende mobili e flessibili le competenze.

La competenza esclusiva, se ha un senso, creerà invece un sistema di rigide gabbie legislative nel territorio della Repubblica, di compartimenti impermeabili a principi comuni, di vere e proprie dighe alla stessa legislazione comunitaria e prevedibili ostacoli alla circolazione delle imprese e dei servizi.
D'altronde la logica della frammentazione e del separatismo lascia le sue impronte digitali. Là dove consente che per cinque anni tutte le tentazioni alla diaspora del localismo italiano trovino sfogo. Sia attraverso una sospensione delle garanzie attuali della Costituzione. Sia stabilendo che ai referendum di amputazione territoriale partecipino solo "i cittadini residenti nei comuni o nelle province di cui si propone il distacco dalla regione"...

Per tutte queste ragioni il referendum non potrà esaurisi in un semplice "no". Con esso si devono ridefinire le condizioni e i principi repubblicani per un coabitare mite in Costituzione.

Nel 1946 quando cominciò la Costituente, il fascismo era definitivamente morto. Eppure si creò una Costituzione antifascista: per cercare di evitare, sbagliando magari qualcosa in senso opposto, gli eccessi di potere di quel regime trascorso. Forse è troppo pretendere che si ponga ora mano a regole costituzionali che mettano fine all'attuale esorbitante accumulo di poteri pubblici e privati proprio del berlusconismo. Ma è certamente impossibile accettare, dopo questa esperienza, meccanismi che concedano al berlusconismo (non ancora morto) o a qualunque altro estremismo populista, una patente costituzionale per prevaricare di più. Ogni politica costituzionale deve partire dall'esistente e non dalle teorie. E l'esistente è questo. Non c'è Westminster né la Bbc.

Ecco perché, alla fine, questo referendum avrà logicamente una forte influenza sulle elezioni politiche del 2006. Quale che sarà la data del suo svolgimento, esso consentirà ai cittadini di valutare l'intera posta in giuoco e di riappropriarsi di valori costituzionali che si sono fatti lontani. E che, come ogni cosa lontana, rischiano di essere perduti per sempre.

(24 marzo 2005)
flisi71 è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 24-03-2005, 10:20   #27
flisi71
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Passiamo invece ad un articolo informativo

http://www.corriere.it/Primo_Piano/P...ituzione.shtml


COSÌ CAMBIA LA COSTITUZIONE
Le modifiche all’architettura dello Stato



DEVOLUTION
Le Regioni avranno potere legislativo esclusivo per l’assistenza e l’organizzazione sanitaria; l’organizzazione scolastica, la gestione degli istituti scolastici, la definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della regione; la polizia amministrativa regionale e locale.

È stata prevista una clausola di interesse nazionale: il governo può bloccare una legge regionale se ritiene che questa pregiudichi l’interesse nazionale. L’esecutivo potrà invitare la Regione a cancellarla e se la risposta sarà negativa, la questione sarà sottoposta al Parlamento in seduta comune che avrà quindici giorni di tempo per annullarla


BICAMERALISMO
Sparirà il bicameralismo perfetto. La Camera esaminerà le leggi sulle materie riservate allo Stato (politica estera, immigrazione, difesa etc.); il Senato federale avrà 30 giorni (15 nel caso di decreti) per proporre modifiche ma su queste modifiche sarà comunque la Camera a decidere in via definitiva.
Il Senato invece si occuperà delle leggi che riguardano materie riservate sia allo Stato sia alle Regioni (le materie concorrenti stabilite dall’art. 117 della Costituzione). In questo caso la Camera potrà proporre modifiche ma sarà il Senato ad avere l’ultima parola


PREMIERATO
Si rafforzano i poteri del premier: per l’insediamento non avrà più bisogno della fiducia della Camera. La sua elezione sarà di fatto diretta: i candidati premier saranno collegati con i candidati alla Camera e sulla base del risultato elettorale il capo dello Stato nominerà primo ministro il candidato della coalizione vincente.
Il premier avrà il potere di nominare e di revocare i ministri e potrà decidere di sciogliere la Camera. I deputati della maggioranza potranno presentare una mozione di sfiducia costruttiva che dovrà però indicare anche il nome di un nuovo premier (espressione della stessa maggioranza)


CAPO DELLO STATO
Il capo dello Stato «rappresenta la nazione, è garante della Costituzione e dell’unità federale della Repubblica». Sarà eletto dall’«assemblea della Repubblica», composta da deputati, senatori, presidenti delle Regioni e due delegati per ogni consiglio regionale. L’età minima per salire al Quirinale scenderà da 50 a 40 anni.
Tra le sue prerogative sono confermate la promulgazione delle leggi, l’indizione di elezioni e referendum, l’invio di messaggi alle Camere; perde il potere di nominare e revocare i ministri, e di sciogliere la Camera. Potrà concedere la grazia


CORTE COSTITUZIONALE E CSM
La Consulta sarà composta ancora da 15 giudici ma saliranno da 5 a 7 quelli di nomina parlamentare: 4 nominati dal Senato federale e 3 dalla Camera; il capo dello Stato e le supreme magistrature ne indicheranno 4 ciascuno invece degli attuali 5. Per i tre anni successivi alla scadenza dell’incarico i giudici costituzionali non potranno far parte del governo o del Parlamento né ricoprire incarichi di nomina governativa. Nuovi criteri anche per la nomina del Csm: per i due terzi sarà eletto dai magistrati; per un sesto dalla Camera e per un sesto dal Senato federale (oggi un terzo è eletto dal Parlamento in seduta comune)



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flisi71 è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 24-03-2005, 10:39   #28
alex10
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Il premier avrà il potere di nominare e di revocare i ministri e potrà decidere di sciogliere la Camera. I deputati della maggioranza potranno presentare una mozione di sfiducia costruttiva che dovrà però indicare anche il nome di un nuovo premier (espressione della stessa maggioranza)

Quindi resterà sempre lui o un suo accolito .......

bella riforma ..... le prossime dichiarazioni a Piazza Venezia ???
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Old 24-03-2005, 10:46   #29
alex10
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Pesi e contrappesi

di Enrico De Mita


Sia in termini giuridici che politici il progetto di riforma della Costituzione che ha fatto un passo avanti decisivo ieri al Senato non risponde alle garanzie che devono essere proprie di una democrazia. Siamo di fronte a un progetto che ha punti di crisi fin dalle fondamenta e non ci può illudere che possa essere corretto attraverso modifiche dei singoli punti la cui criticità è stata peraltro messa in luce dalla dottrina giuridica.
Questo soprattutto perché la cosiddetta riforma è fatta di una serie di sovrapposizioni all'idea di base della Lega che va sotto il nome di devolution: un insieme di elementi richiesti da una parte della maggioranza e condivisi con il solo scopo di garantire la stabilità del governo. Questa è la sua forza: una riforma come pretesto politico.
Vi è innanzitutto un problema di merito. La procedura seguita, quella prevista dall'art. 138 della Costituzione con l'eventuale referendum confermativo, non appare infatti idonea per modifiche così ampie. L'art. 138 è stato concepito solo per modificare dei punti ben delimitati. Se si dovesse pervenire a un referendum rispetto a una revisione che tocca l'impianto della Repubblica e dei suoi organi fondamentali, i cittadini sarebbero chiamati a dare una risposta singola, e per questo impropria, rispetto a una serie di istituti non coerenti fra loro.
A un referendum costituzionale complesso è allora necessario rispondere in modo semplice, riconducibile a un valore che il popolo chiamato al referendum possa avvertire come forte e decisivo. Allora la critica di Prodi, che ha denunciato i rischi di una dittatura della maggioranza, contiene un minimo di forza politica, ma non è sufficiente: il rischio che l'Italia sta correndo non è solo la dittatura della maggioranza, ma il disorientamento che si creerebbe nella democrazia a partire dalla approvazione del progetto fino alla celebrazione del referendum.
A questo punto le critiche necessarie non sono più solo quelle tecnico-giuridiche, che nella loro complessità difficilmente possono essere giudicate dal popolo chiamato al referendum, ma sono quelle osservazioni che i giuristi sanno fare quando il loro pensiero investe il terreno storico-politico: «Quando la lotta politica degenera in lotta per la Costituzione, per riprendere una espressione usata a proposito di Weimar, vuol dire che si è arrivati a un punto nel quale, ove non si torni a una seria riflessione sulle condizioni e sui presupposti di una democrazia pluralista, si rischia di causare a quest'ultima ferite gravi e irreversibili» (Baldassarre).
A questo punto non è retorica affermare che la democrazia italiana può correre seri pericoli. Occorre allora tornare alla politica ed è auspicabile che le forze interne ai due poli sappiano trovare il coraggio per dare espressione alla vera maggioranza del Paese.
Contrastare questa riforma non vuol dire fare un dispetto a qualcuno, ma fare in modo che il sistema maggioritario possa tornare a espressioni costruttive superando i condizionamenti di particolari gruppi di potere. Allora prima deve venire l'assetto politico, poi le correzioni alla legge elettorale, poi gli aggiornamenti della Costituzione. Se quest'ultima viene al primo posto in funzione strumentale, per il rafforzamento di singole forze politiche, il Paese rischia la frantumazione, rischia di perdere quella prospettiva unitaria indispensabile dalla politica economica alla politica internazionale.
La Costituzione in una democrazia è la garanzia della coesione sociale e la sua corretta rappresentanza. I contrappesi alla maggioranza sono espressione di pluralismo culturale e di equilibrio nel costume democratico.
E se la Costituzione è confusa diventano insufficienti le garanzie e i contrappesi. Chi nei due poli crede a queste indicazioni ha una grossa responsabilità. Maggioranza e minoranza debbono fare l'impossibile perché questa riforma non venga approvata. Chi nella maggioranza ha una concezione moderata della politica e ha capito che il tema in gioco è il rapporto fra Paese e Parlamento, cioè la corretta rappresentanza politica, oltre le tentazioni del plebiscitarismo, deve ritrovare il coraggio della politica, una politica forte basata sui valori della trasparenza ed dell'efficacia.
Solo con un ritrovato coraggio si può salvare il sistema parlamentare e una concezione del maggioritario con esso compatibile. Il ruolo del Parlamento e l'assetto democratico del Paese sono troppo importanti per essere modificati dagli interessi di tattica politica di breve periodo
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Old 24-03-2005, 10:46   #30
tatrat4d
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Originariamente inviato da alex10
Il premier avrà il potere di nominare e di revocare i ministri e potrà decidere di sciogliere la Camera. I deputati della maggioranza potranno presentare una mozione di sfiducia costruttiva che dovrà però indicare anche il nome di un nuovo premier (espressione della stessa maggioranza)

Quindi resterà sempre lui o un suo accolito .......

bella riforma ..... le prossime dichiarazioni a Piazza Venezia ???
Si farà a meno dei ribaltoni, perdita che non mi sento di piangere...
Anzi, già la forma di sfiducia costruttiva interna alla maggioranza mi sa che qualche sconcio trasformista continua a renderlo possibile. Sarebbe stato meglio lasciare al Parlamento la possibilità di cacciare il governo, ma solo per tornare ad affidare la parola al sovrano, tramite normalissime elezioni.
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Old 24-03-2005, 11:32   #31
IpseDixit
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Il referendum non richiede quorum, secondo voi lo faranno a luglio agosto ?
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Old 24-03-2005, 12:32   #32
Onisem
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Il commento di Andreotti è stato più o meno che una volta il 23 Marzo si festeggiava la fondazione dei fasci, aggiungendo che ogni riferimento è casuale. Conoscendo l'amore per l'ironia e lo spiccato senso dell'umorismo del nostro, si può presumere che il riferimento non fosse nelle sue intenzioni poi tanto casuale?
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Marcello Dell'Utri, fondatore del partito Forza Italia, è stato condannato per mafia.
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Old 24-03-2005, 13:04   #33
Jok3r
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a me puzza il fatto che an approvi questa legge, infatti l on fisichella ha votato contro dicendo che questa legge va contro i valori di an... chi sta sbagliando?

cmq al referendum se non usano manganelli e olio di ricino non vinceranno mai ...
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Old 24-03-2005, 13:10   #34
tatrat4d
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Originariamente inviato da Jok3r
a me puzza il fatto che an approvi questa legge, infatti l on fisichella ha votato contro dicendo che questa legge va contro i valori di an... chi sta sbagliando?

cmq al referendum se non usano manganelli e olio di ricino non vinceranno mai ...
Fisichella ha una legittima opinione contraria al federalismo, che si rifà al centralismo amministrativo francese ed inglese. AN ha intanto reintrodotto il riferimento all'interesse nazionale, e il federalismo approvato non compromette i valori unitari del paese. Ricordiamoci poi che le Regioni a Stauto speciale godevano già da tempo di poteri assimilabili a quelli contenuti nel DLC.
Sul referendum voglio vedere la gente votare per difendere il potere ribaltonista dei segretari di partito: sarò ottimista, ma la vedo bene per la riforma.
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Old 24-03-2005, 13:29   #35
ally
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Il premier avrà il potere di nominare e di revocare i ministri e potrà decidere di sciogliere la Camera. I deputati della maggioranza potranno presentare una mozione di sfiducia costruttiva che dovrà però indicare anche il nome di un nuovo premier (espressione della stessa maggioranza)

Quindi resterà sempre lui o un suo accolito .......

bella riforma ..... le prossime dichiarazioni a Piazza Venezia ???
...che si unisce simpaticamente con : CAPO DELLO STATO : perde il potere di nominare e revocare i ministri, e di sciogliere la Camera...
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Old 24-03-2005, 13:40   #36
tatrat4d
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Originariamente inviato da ally
...che si unisce simpaticamente con : CAPO DELLO STATO : perde il potere di nominare e revocare i ministri
Su questo al Senato si sono detti d'accordo anche i rappresentanti dell'Ulivo.

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e di sciogliere la Camera...
Nel regime costituzionale attuale il Presidente non ha il potere sovrano di sciogliere le camere, è un atto che necessità della mancanza di una maggioranza in Parlamento. Se se ne forma una diversa in Parlamento il presidente non può sciogliere le camere, come fu costretto a non fare Scalfaro nel 94 (con suo malcelato piacere). Allora le pretese di Berlusconi di avere elezioni immediate, seppur politicamente comprensibili, erano non accoglibili dalla lettera costituzionale.
Con la riforma si crea un equilibrio tra Premier e Parlamento (che nascono entrambi dallo stesso voto politico del corpo elettorale): il primo può chiedere e ottenere nuove elezioni, il secondo può defenestrarlo. Il punto è che comunque (o quasi, c'è il neo che la maggioranza parlamentare si può trovare un sostituto primo ministro senza darne conto all'elettore) si torna dal titolare della sovranità politica per chiedere il da farsi. Alla faccia della dittatura.
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Old 24-03-2005, 14:37   #37
massimo78
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vedrete... se le elezioni 2006 vince la sinistra.. questa legge si schianterà con il referendum

se invece vince la destra, verrà approvata
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Old 24-03-2005, 14:43   #38
LittleLux
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Originariamente inviato da massimo78
vedrete... se le elezioni 2006 vince la sinistra.. questa legge si schianterà con il referendum

se invece vince la destra, verrà approvata
E' vero, ma per il futuro del paese non è certo una buona notizia...peccato, un vero peccato.

Evidentemente, pur di approvare, si creano pericolosi precedenti che non sono certo un buon viatico per scenari politici futuri, che vedo piuttosto travagliati.
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Old 24-03-2005, 14:45   #39
gioy
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Originariamente inviato da Onisem
Scusa tatrat4d, ma tu realmente ritieni che 25 anni siano un'età consona per un senatore?

per i senatori l'eliggibilità passerà da 50 anni a 40 anni, scusate ma 25 dove l avete letto?
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Old 24-03-2005, 14:46   #40
tatrat4d
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Originariamente inviato da massimo78
vedrete... se le elezioni 2006 vince la sinistra.. questa legge si schianterà con il referendum

se invece vince la destra, verrà approvata
Secondo te Prodi si castrerebbe avendo mezzi più efficaci di quelli attuali, dopo l'esperienza del '98 oltretutto?

ps. andate alla seconda pagina del giulivo e ascoltate l'audio: è in tema e da strarotfl
http://www.ilgiulivo.com/index9.html
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