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I love FireFox 0.8 ......bye bye Internet Explorer. Lo so bene che è uscita l'ultima versione ! Since Nov-2003 |
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E’ al varo un Documento Programmatico destinato al quinquennio 2006-2010 che prevede interventi significativi sulla R&S. Sgravi fiscali, aliquote ridotte e commesse governative e delle amministrazioni locali alle imprese che investono in R&S. Oggi in CINA solo 3 imprese su 10.000 possono rivendicare diritti in termini di Titolarità di Risultati di Ricerca (o proprietà intellettuale). Il Governo cinese ha previsto nel Piano quinquennale 2006- 2010 che la spesa per R&S pubblica si attesti al 2,5% del PIL, nonché, si proceda celermente alla realizzazione di un sistema legislativo sempre piu’ attento alla difesa dei risultati di Ricerca e della proprietà intellettuale. ”Si Parla di una cifra che nel 2010 rappresenterà un valore pari a 75 miliardi di dollari investiti in attività di Ricerca e Sviluppo: per capire l’impatto della decisione del Governo di Pechino sull’economia internazionale è sufficiente considerare che l’Italia oggi investe 13 miliardi di Euro in R&S, ovvero, i cinesi investiranno oltre 4 volte il valore degli investimenti italiani correnti in R&S. La Cina, inoltre, puo’ contare su 500.000 neo-ingegneri all’anno: un esercito di potenziali talenti che devono diventare oltre che scienziati anche imprenditori in base alle linee del Governo di Pechino” commenta Ermanno Delia ( http://www.assolaw.com ). La CINA ha inoltre lanciato una campagna acquisti oltreoceano: il Consiglio di Stato cinese ha elaborato un Piano per riportare in Patria i Talenti che attualmente operano negli USA offrendo loro la direzione dei Dipartimenti di Ricerca sulle nuove tecnologie, l’ingegneria genetica, le biotecnologie, ed in generale le frontiere della ricerca. ----------------------------------------------------------------------------- La National Science Foundation (NSF) degli Stati Uniti ha presentato nei giorni scorsi lo «Science and Engineering Indicators 2006», il rapporto biennale sullo stato della ricerca scientifica e sullo sviluppo tecnologico del paese in relazione, anche, al resto del mondo. Si tratta di un rapporto su un settore strategico che ci dice come si stanno modificando gli equilibri culturali, sociali, economici e, quindi, politici del pianeta. Il carattere fondamentale che ha informato di sé gli ultimi 15 anni, dicono gli esperti della NSF, è la globalizzazione della ricerca scientifica e tecnologica. Un carattere che contiene in sé tre elementi diversi: l’aumento delle risorse; l’incremento della ricerca privata; la nascita di un nuovo polo mondiale. L’aumento degli investimenti in ricerca nel mondo tra il 1990 e il 2003 è stato davvero sensibile: a dollaro costante, da 377 a 810 miliardi di dollari (+115%). Ciò ha comportato solo in parte un incremento dell’output accademico: gli articoli scientifici pubblicati ogni anno sono passati da 466.000 a 699.000 (+50%). Ma ha prodotto una straordinaria crescita della produzione nel settore delle alte tecnologie: passate da un fatturato di 1.500 a 3.500 miliardi di dollari ogni anno (+133%). Così che se nel 1990 il settore rappresentava solo l’11% delle produzione di beni nel mondo, ora rappresenta il 18%. Il secondo elemento è l’aumento degli investimenti privati in ricerca scientifica. In tutto il mondo il rapporto tra ricerca pubblica e privata si è sbilanciato a favore di quest’ultima. Nel 1990 negli Usa la spesa pubblica rappresentava il 48%, era scesa al 26% nel 2001 per assestarsi al 31% dopo l’attentato alla Torri gemelle e la forte ripresa degli investimenti in ricerca militare. Nello stesso periodo in Europa la spesa pubblica è scesa dal 41 al 34%. Solo in Giappone il peso relativo dalla spesa pubblica è cresciuto, dal 18 al 23%, ma nell’ambito di uno storico squilibrio a favore della privata. Il trend nelle potenze tecnoscientifiche emergenti è analogo: i privati investono più degli stati. In questo quadro l’Italia rappresenta (col Canada) l’unica vera eccezione: da noi manca un’industria con una vocazione all’innovazione attraverso la ricerca. Il terzo e, forse, il più importante elemento è l’irruzione sulla scena di un nuovo polo tecnoscientifico, il quarto insieme ai tre classici Europa, Usa e Giappone: quello asiatico costituito dalla Cina e da una costellazione di altri otto stati con una spiccata vocazione per la ricerca. Nel suo insieme questo polo già produce laureati in materie scientifiche pari alla somma di Stati Uniti ed Europa (dei 15). E già produce beni hi-tech pari alla somma di Stati Uniti e Giappone. La Cina, con 84 miliardi di dollari investiti ogni anno, è terza nella classifica delle nazioni che investono di più in ricerca scientifica. E, col 12% del totale mondiale, è seconda solo agli Stati Uniti nella produzione di beni ad alta tecnologia. Questo nuovo polo è, insieme agli Stati Uniti, il più dinamico sul fronte dell’economia della conoscenza. Se negli Usa, infatti, il peso dell’hi-tech nell’economia nazionale è passato dal 12% del 1990 al 30% del 2003, in Cina è passato dal 6 al 18% e negli altri otto paesi dell’Asia dal 13 al 23%. Per contro la penetrazione dell’alta tecnologia è cresciuta poco in Europa (dal 9 al 12%) e quasi niente in Giappone (dal 14 al 15%). E noi che stiamo qui a preoccuparci per i sandali indiani e le t-shirt cinesi. Chi sta guadagnando e chi sta perdendo in questo titanico riarrangiamento planetario della capacità di produrre conoscenza? I paesi emergenti dell’Asia la cui spettacolare crescita, in questo settore, non ha precedenti nella storia. Ma a guadagnare sono stati anche gli Usa, che attraverso l’innovazione sono stati capaci di rinnovare la loro leadership economica (oltre che militare e politica). Pochi dubbi ci sono anche sui perdenti: l’Africa (esclusa dal processo) e tutti gli altri paesi del cosiddetto Terzo Mondo che stentano a tenere il passo. E l’Europa? Ci sono molte ombre e poche luci. Se l’Unione europea, infatti, resta il maggiore esportatore in assoluto di hi-tech, vede le sue quote diminuire. Se è ormai il massimo produttore di articoli scientifici al mondo, è anche vero che sul piano della qualità della ricerca stenta a tenere il passo. D’altra parte l’Europa investe in ricerca 210 miliardi di dollari l’anno, contro i 280 degli Stati Uniti. E, soprattutto, frammenta questa spesa in 25 stati e, quindi, in 25 politiche diverse. Se poi il bilancio dell’Unione viene ridotto e i tagli investono anche la scienza e l’educazione, difficilmente l’Europa riuscirà a entrare da protagonista nella società della conoscenza. E l’Italia? Non è un caso che non sia neppure nominata nel rapporto NSF. Il nostro paese è semplicemente fuori dai processi che abbiamo descritto. E avrà grandi difficoltà a rientrarvi se non ne prende coscienza. IL RAPPORTO della National Science Foundation americana. Negli ultimi 15 anni abbiamo assistito a una globalizzazione della ricerca scientifica: crescono gli investimenti e il polo asiatico si piazza ai primi post
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EUROPA - Panoramica delle attività dell'Unione europea - Ricerca e Innovazione
La ricerca e l’innovazione contribuiscono a creare posti di lavoro, offrire prosperità e garantire la qualità della vita. L’UE occupa una posizione di primissimo piano per molte tecnologie ma si trova ad affrontare sempre più la concorrenza non solo dei concorrenti tradizionali, ma anche delle economie emergenti. I programmi congiunti consentono di ottenere risultati che gli Stati membri non possono conseguire da soli. Lo strumento principale è il Sesto programma quadro. Mantenere la competitività Mantenere la competitività è una grande sfida per l’UE. Tuttavia dal 2000 l’aumento degli investimenti nella R&S in termini di percentuale di PIL, è in netto rallentamento. Nel 2003 nell’UE gli investimenti R&S erano pari all’1,93% del PIL, rispetto al 2,59 negli USA e 3,15 in Giappone. In Cina era solo 1,31%, ma la spesa aumenta del 10% l’anno. L’UE si è posta l’obiettivo di portare le spese di ricerca al 3% del PIL entro il 2010 e di aumentare la quota del settore privato al 67% entro lo stesso anno (rispetto al 56% nel 1999). La spesa complessiva dell’UE in materia di ricerca e innovazione sta stagnando a causa del rallentamento dei finanziamenti R&S da parte del settore delle imprese. Se tale tendenza non viene invertita l’UE non solo non riuscirà a conseguire entro il 2010 l’obiettivo dei 2/3 della spesa di R&S finanziata dal settore privato, ma la percentuale di R&S rispetto al PIL ammonterà nell’UE solo al 2,2%, un livello che la Cina raggiungerà nello stesso anno. Questa sfida è affrontata non solo mediante il Sesto programma quadro (e il Settimo programma quadro nel periodo dal 2007 al 2013) ma anche, nell’ambito dell’”agenda di Lisbona”, mediante un piano d’azione sulla ricerca e innovazione destinato a creare ricchezza e posti di lavoro. Il piano d’azione, varato in ottobre 2005, si basa, per la prima volta, su una strategia integrata per le politiche comunitarie di ricerca e innovazione. Le 19 iniziative previste dal piano mirano a porre la ricerca e l’innovazione al centro delle politiche UE, dei finanziamenti UE e dell’attività imprenditoriale. Le principali iniziative riguardano una riorganizzazione degli aiuti di Stato, una protezione più efficace della proprietà intellettuale, la mobilitazione di altri finanziamenti per la ricerca, la creazione di poli (detti cluster) di innovazione e partnership più efficaci tra università e industria. Finanziare la ricerca La Commissione europea è dotata di uno stanziamento di bilancio pari a circa 20 miliardi di euro nel periodo 2002-2006 per costruire uno Spazio europeo della ricerca nell’ambito del Sesto programma quadro (noto come 6º PQ). Circa i tre quarti di questo stanziamento sono destinati a sette aree prioritarie: * genomica e biotecnologie per la salute, * tecnologie per la società dell’informazione, * nanotecnologie, materiali intelligenti e nuovi processi di produzione, * aeronautica e spazio, * sicurezza alimentare e rischi per la salute, * sviluppo sostenibile, * scienze economiche e sociali. L’obiettivo è costruire piattaforme di eccellenza a livello di UE e finanziare programmi di ricerca che renderanno la realizzazione delle politiche comunitarie più efficiente in aree quali agricoltura, pesca, protezione della salute e del consumatore, ambiente, mercato unico, trasporti e società dell’informazione. Il finanziamento è riservato ai progetti per i quali un approccio transnazionale costituisce un vantaggio evidente. Molti paesi hanno concluso accordi di cooperazione che consentono loro di accedere a questo finanziamento ma, di norma, almeno due partecipanti devono provenire da Stati membri dell’UE, paesi candidati o la Svizzera. I finanziamenti sono destinati principalmente: * ai collegamenti in rete transfrontalieri tra centri di eccellenza in università, istituti di ricerca e imprese; * a progetti integrati, coinvolgendo una massa critica di partner scientifici ed industriali; questi progetti devono riguardare prodotti, processi o applicazioni di servizi significativi; * alla partecipazione dell’UE a programmi di cooperazione specifici di scienza e tecnologia, istituiti congiuntamente da certi governi o organizzazioni di ricerca nazionali. Sono previsti inoltre aiuti finanziari per la formazione e la mobilità dei ricercatori, un aiuto allo sviluppo, l’istituzione di infrastrutture europee scientifiche e tecnologiche, l’individuazione delle priorità per le politiche future in materia di scienza e tecnologia, attività di particolare interesse per le piccole imprese e programmi destinati ad attirare i giovani e le donne nel mondo della ricerca. Molti programmi si basano sul proposito di creare uno Spazio europeo della ricerca (SER) destinato a rendere la ricerca europea più efficace, sostituendo una cooperazione saltuaria tra ricercatori e organismi di ricerca con programmi di ricerca integrati transnazionali e transettoriali. Il passo successivo potrebbe essere la creazione di un “Istituto europeo della tecnologia” in merito al quale nel settembre 2005 è stata avviata una consultazione pubblica. Il Centro comune di ricerca Ben più del 5% del bilancio del 6º PQ è destinato al Centro comune di ricerca (CCR), la rete dell’Unione europea costituita da sette istituti di ricerca ubicati nell’UE che forniscono ai responsabili politici dati scientifici affidabili su cui basare le loro decisioni, soprattutto nei seguenti settori: prodotti alimentari, prodotti chimici e salute; ambiente e sviluppo sostenibile, sicurezza nucleare e controlli di sicurezza. Fissione e fusione nucleare Il 7% del bilancio del 6º PQ va alla ricerca sull’energia nucleare. Una parte di questi finanziamenti è destinata al CCR. Il 60% del bilancio per la ricerca nucleare è destinato specificatamente alla fusione nucleare, un’alternativa alla fissione nucleare rispettosa dell’ambiente ma tecnologicamente molto complessa, utilizzata attualmente nelle centrali nucleari. L’UE, il Canada, la Cina, il Giappone, la Corea, gli Stati Uniti e la Russia stanno collaborando, nell'ambito del progetto ITER, per la realizzazione del primo dispositivo di fusione nucleare destinato a produrre una quantità di elettricità pari a quella di una normale centrale elettrica. Il reattore ITER sarà costruito in Francia, a Cadarache. Nell’area dell’energia nucleare basata sulla fissione nucleare, le priorità di ricerca sono: gestione dei rifiuti radioattivi, radioprotezione e sicurezza nucleare. La ricerca sull’energia rinnovabile e sull’uso efficiente dell’energia viene finanziata separatamente dal bilancio per lo sviluppo sostenibile del 6º PQ. La prossima frontiera? L’UE attribuisce una grande importanza al ruolo che svolgerà nello spazio. Guida il progetto Galileo per la prossima generazione di sistemi satellitari di posizionamento globale che possono essere utilizzati per una serie di applicazioni, dalla gestione più efficace del traffico alle operazioni di ricerca e salvataggio. Esiste un programma di cooperazione con l’Agenzia spaziale europea che riguarda i lanciatori e settori quali le comunicazioni via satellite, i voli umani nello spazio e la microgravità. A scadenze regolari si svolgono riunioni ministeriali congiunte dell’UE e dell’ESA. Si discute di una politica spaziale europea e il progetto GMES (Global monitoring for Environment and Security) , che agevola il lavoro dei responsabili politici in materia di anticipazione, in caso di emergenze ambientali o in materia di sicurezza, costituisce una priorità del Settimo programma quadro. Nel 7° PQ la sicurezza e lo spazio costituiscono un settore a sé stante. Le altre priorità sono : salute, prodotti alimentari; agricoltura e biotecnologie; tecnologie di informazione e comunicazione; nanoscienze, nanotecnologie, materiali e nuove tecnologie di produzione; energia, ambiente (cambiamento climatico compreso); trasporti (aeronautica compresa), scienze socioeconomiche e scienze umanistiche. http://europa.eu.int/pol/rd/overview_it.htm
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"Il silenzio è la più perfetta espressione del disprezzo." - « Tancas serradas a muru Fattas a s'afferra afferra Si su chelu fit in terra L'aiant serradu puru » - vedere avvinazzati darsi arie da sommelier non ha prezzo -
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#25 | |
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Città: Singularity
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Gli ananlisti sono abbastanza concordi nel ritenere la crescita della Cina strutturale (ad esempio qui ) e non dovuta solo alle esportazioni a basso costo (vedi iniziative volte a favorire il mercato interno). Quindi penso che queste proiezioni siano abbastanza attendibili, anche se in 50 anni può succedere di tutto
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echo 'main(k){float r,i,j,x,y=-15;while(puts(""),y++<16)for(x=-39;x++<40;putchar(" .:-;!/>"[k&7])) for(k=0,r=x/20,i=y/8;j=r*r-i*i+.1, i=2*r*i+.6,j*j+i*i<11&&k++<111;r=j);}'&>jul.c;gcc -o jul jul.c;./jul |Only Connect| "To understand is to perceive patterns" Isaiah Berlin "People often speak of their faith, but act according to their instincts." Nietzsche - Bayesian Empirimancer - wizardry |
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so bene che è diversa ma ci sono delle analogie molto interessanti |
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#27 |
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#30 | |
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rientrando in topic quale sarebbe la ricetta per riequilibrare o almeno contenere questa enorme crescita cinese? |
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#31 | |
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Iscritto dal: Dec 2002
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Ultima modifica di dantes76 : 07-05-2006 alle 01:14. |
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#32 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2003
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ecco qui ti volevo, ma per fare tutto ciò da qualche parte i soldi bisogna pur prenderli, che facciamo tagliamo i milioni di posti improduttivi in europa e soprattutto in italia? perchè per quante ruberie ci sinao i costi alla fine sono quelli, in usa, in cina tagliano il superfluo qui manteniamo tutti pur di dare la pagnocca a tutti che si fa? ti ricorso che l' italia è con l' acqua alla gola |
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#33 | |
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Iscritto dal: Jul 2002
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cazzo! dovrò imparare il cinese pure!!!
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#34 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2002
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si potrebbe iniziare dalle universita, veri e propi campi di fancazzismo, cui il 99% di chi frequenta, va o per far dire alla mamma, mio figlio va all'universita' e in 5 anni cambia 8 facolta', o andava per avitare il militare dando quelle due o tre materie...eliminare i signorotti propietari delle universita', evitare finaziamenti a pioggia'. per la serie pochi soldi ma per tutti, e dare finaziamenti mirati a ricerche piu remunerative..ecc ecc.... Ps: ma non mi dire che ora va male? ma come le cassandre....
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#35 | |
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Iscritto dal: Dec 2002
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o andare al mare, perche la regia dall alto dice cosi', come se' il mondo si calasse le braghe per le scelte fatte in italia
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#36 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2003
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che dovrò! devi è difficile devi iniziare ora |
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#37 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2003
Città: spero ancora per poco in italia
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ma insomma, tutti quelli laureati che conosco ci sono andati solo perchè amavano la materia, ma il punto è un altro questa gente vuole essere anche stipendiata meglio di quello che lavora in ufficio in posta o in fabbrica e quindi o si cambia dall' oggi al domani tutto o condinuiamo a galleggiare alla deriva. te lo dico che farà l' italia fin che può galleggia poi i topi che sanno nuotare si salvano gli altri in padella |
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#38 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2002
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per favore non tocchiamo quest'argomento ke giusto ieri mi sono sparato 60 euro al salone del libro.. e meno male ke pensavo che chiudesse alle 11 mentre in realtà ha chiuso alle dieci (sonjo arrivato verso le nove e dieci di sera) altrimenti mi sarei sparato tutto l'affitto in libri...
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#39 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2002
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(avevo anke la tentazione di iscrivermi a lingue) quello ke mi fotte è la pronuncia e soprattuto il listening...ovvero il gap tra parlato e scritto ke immagino in cinese sia qualcosa di abominevole ...
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#40 |
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Bannato
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Come ho detto la Cina potrà si avere un pil superiore all'Europa e USA ma non potrà mai eguagliare lo stesso stipendio di noi al mese, ed all'anno, è questa la differenza.
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perchè per quante ruberie ci sinao i costi alla fine sono quelli, in usa, in cina tagliano il superfluo qui manteniamo tutti pur di dare la pagnocca a tutti che si fa? ti ricorso che l' italia è con l' acqua alla gola








